LEZIONI Prof. Massimo Ampola Prima parte Per iniziare lo studio

Prof. Massimo Ampola – Lezioni di Metodologia
LEZIONI
METODOLOGIA
Prof. Massimo Ampola
Prima parte
Per iniziare lo studio della metodologia, dei metodi, e delle tecniche della ricerca
sociale, bisogna innanzitutto affrontare alcune considerazioni preliminari che contengono, tuttavia, lo spirito ed il nucleo dell’intero Corso.
L'apprendimento e l'esercizio della ricerca sociale differiscono in modo radicale dai
processi analoghi delle altre discipline: apprendere ed esercitare ciò che sinteticamente
definiamo "ricerca sociale" finisce per costituire, oltrechè un percorso disciplinare
specializzato,da svolgersi magari professionalmente,un modo di essere nella realtà, generato da un retroterra cognitivo orientato a leggere ed attribuire senso alle relazioni
che ne compongono l'architettura.
Ma quale realtà? Essa è data da oggetti ed attori che esistono in sé (hanno identità
oggettiva ed una costituzione specifica ed articolata a prescindere dalla mia esistenza
soggettiva) ma che esistono per me in quanto entrano in relazione con me,nel mio
tempo e spazio di attore sociale (entrano in relazione con me nella mia interezza soggettiva? Quanto e su quale misura di differenza rispetto ad un altro attore sociale…..?).
[Andranno riletti qui non soltanto i temi proposti dalle sociologie della vita quotidiana,ma anche le trasformazioni dei veicoli e delle forme di scambio simbolico offerte dall'antropologia culturale e dalla storia dei soggetti sociali.]
Possiamo dire che la realtà ci è data come rete a più dimensioni,costituita da relazioni tra oggetti (ecosistema) ed attori/soggetti (ecosistema sociale);una rete di relazioni che si configura come sistema di comunicazioni costituito da sottosistemi specializzati con codici proprii,che entrano in relazioni differenziate,in tempi e spazi differenti.Lo studente può pensare al famoso cubo di Rubrik: una partita giocata su più
dimensioni,dove ogni dimensione orizzontale ha caselle tra loro in relazione,e dove la
relazione verticale sposta significativamente,con effetti diversi,il rapporto tra le dimensioni orizzontali.Introduciamo,inoltre,la distinzione tra comunicazione (uno
scambio tra emittenti e ricettori) ed informazione(una emissione informativa,spesso
uno scambio incompleto)].
Il nostro primo problema è prender coscienza che abbiamo bisogno,per poter rispondere a quel tipo di domande, di ricostruire categorie di "comprensione", cognitive,adeguate alla complessità ontologica del nostro mondo.
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Tutto lo studio affrontato finora ha inteso fornire una serie di nozioni e di punti di
vista che sono andati ad incasellarsi e ad omogeneizzarsi con l’insieme di esperienze
che costituisce la personalità di ogni attore sociale. In fondo -ancora- non siamo altro
che la somma di tutto ciò che è stata la nostra vita (diamo per il momento questa assunzione, ma si vedrà che nello stesso tempo siamo anche qualcosa di meno e qualcosa
di diverso). I punti fondamentali di questa linea di pensiero ci conducono ad affrontare
non solo problematiche più specifiche, che riguardano i diversi metodi della ricerca
sociale come approntati ed utilizzati, per mezzo delle tecniche, da un osservatore, ma
anche tematiche relative allo stesso ricercatore sociale, al modo in cui si relaziona, alla
sua stessa architettura cognitiva.
La pluralità di stimoli, di inputs tipica della società contemporanea ha fatto sì che
oggi sia difficile organizzare un'adeguata percezione della propria identità, di quali
siano i propri bisogni, del modo in cui si attribuiscono significati in seguito ad una costruzione continua, che rielabora tutte le manifestazioni del nostro essere nel mondo.
Eppure questo tipo di società e di razionalità all’interno delle quali ci troviamo calati
dipendono da noi attori sociali con una intensità ben più forte che nel passato, per
quanto riguarda sia il loro mutamento che le loro determinazioni.
La spinta dovuta alla razionalità ed al metodo scientifico moderno,quella che ha determinato i tempi ed i modi di essere sociali ed istituzionali della società occidentale,
sembra a poco a poco esaurirsi. Fu il logoramento culturale delle categorie conoscitive
abituali a mettere in moto il processo galileiano di costruzione della logica della ricerca che conduce dall'unità cognitiva del pensiero filosofico (metodologicamente suddivisa in fisica e metafisica) alla pluralità metodologica delle scienze sperimentali,così
come Erasmo da Rotterdam propose il modo di intendere il pensiero nella sua totalità e
Cartesio ne fissò la sintassi plurale ed il significato conoscitivo unitario: oggi siamo di
fronte a nuove necessità, come allora strettamente legate al contesto storico-sociale, di
fronte a nuove esigenze di logica della ricerca e della conoscenza.
Il primo passo fondamentale non può che essere quello di interrogarci su chi dovrà
fare ricerca, su chi dovrà interrogare la realtà per ottenere risposte che possano meglio
farci comprendere il mondo nel quale viviamo e del quale siamo, sempre più spesso
costruttori con limitata capacità di scelta. Dobbiamo interrogarci su noi stessi, sulla
nostra capacità di leggere la quotidianità, sul nostro modo di relazionarci, su come costruiamo le nostre categorie mentali, come le applichiamo per vivere ed ogni giorno
scegliere.
Il secondo passo è quello di riorganizzare i nostri processi mentali in forma adeguata: iniziare a pensare in maniera differente, a leggere ciò che in effetti è dietro tutta una
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serie di distorsioni causali,dovute anche all'uso di modelli non più adeguati alla comprensione delle dinamiche causa/effetto delle relazioni sociali. Iniziare a cogliere in
maniera adeguata sia ciò che entra in contatto con noi, sia il nostro modo di porci nei
confronti del reale, quindi procedere ad attribuire significati di relazione(con le loro
conseguenti gerarchie di scelta di comportamento) non in base ad una conoscenza solamente esperenziale od informativa ma imparare a leggere diversità di contenuto,di
forma e di peso delle diverse fasi dello scambio comunicativo che costituisce il veicolo,il modo di essere del soggetto sociale .Didatticamente,anzi,adoperemo l'immagine
di una rete di sistemi comunicativi tra loro differenziati,nei confronti dei quali l'attore
svolge relazioni di esperienza ed il soggetto di comunicazione consapevole; stabiliremo come una relazione adeguata risponda allo schema:
E
R
®
(e)
sia, cioè, uno scambio nel quale il ricettore è in grado di trasformarsi a sua volta in
emittente,acquisisca una capacità cognitiva ed una possibilità di azione.
In un tempo/spazio sociale quale quello contemporaneo,articolato su macrosistemi
di comunicazione e sull'iterazione informativa,il nostro procedimento metodologico è
quello di ricostruire e risistemare strumenti categoriali relativi ad una logica discendente da quei macrosistemi di realtà: il nostro processo di apprendimento si svolgerà,
dunque, non soltanto a partire dagli strumenti della logica classica (di tipo sillogistico,per esempio) ma soprattutto a quelli delle procedure di tipo cibernetico:
Anello di retroazione
Domanda
Scatola nera
Risposta
Procedure continue,adeguate alla nostra comunicazione continua,fino ad arrivare ad
una logica dei significati sociali delle relazioni,qualunque sia il tipo di oggetto con il
quale entriamo in relazione.
[ Occorre qui rammentare,sia pure sinteticamente,come nasce e cosa implica il
modello cibernetico. Il testo universalmente ritenuto come punto di riferimento per l'inizio degli studi sulla cibernetica non può che essere N. WIENER, La Cibernetica (trad.
it., Il Saggiatore, Milano 1968) pubblicato nel 1948. In realtà tali studi iniziano qual-
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che anno prima, all'interno del clima culturale proprio degli Stati Uniti, influenzato da
una forte componente comportamentista e meccanicista, che si ritroverà trasportata in
toto negli studi di sui cosiddetti modelli di controllo, in modo tale da dare il via anche
a considerazioni di tipo cognitivista, fino ad alcuni spunti (che tuttavia restano tali) di
tipo costruttivista.
Nel 1942 alla Josiah Macy Jr. Foundation venne svolto un seminario interdisciplinare dal titolo "Seminario sull'inibizione mentale" nel quale si incontrarono un gruppo di studiosi di scienze naturali, tra i quali A. Rosenblueth (che aveva già lavorato
con N. Wiener e J. Bigelow sullo studio in ottica prettamente comportamentista di determinate attività degli organismi viventi per poterle quindi analizzarle in termini di
funzionamento di macchine analoghe) e W. McCulloch (che insieme a W. Pitts svilupperà un modello cibernetico del funzionamento e della trasmissione di informazione
per mezzo dei neuroni); unitamente ad un gruppo di studiosi di scienze sociali, tra i
quali G. Bateson, M. Mead, L. K. Frank. In seguito l'esperienza di questo seminario
venne ripresa alla fine della Seconda Guerra Mondiale dal 1946 e ripetuta per dieci
volte, nello spirito di una nuova rivoluzione, non solo scientifica, ma sotto alcuni versi
persino epistemologica (ulteriori approfondimenti storico-epistemici si possono trovare nel libro di S. J. HEIMS, I Cibernentici, trad. it. Editori Riuniti, Roma 1994). Scienze
naturali e Scienze sociali lavoravano fianco a fianco per cercare di dare risposte nuove a problemi comuni all'interno dell'ottica degli scienziati che avevano dato vita all'esperienza e per alcuni versi ad una vera e propria nuova disciplina e ad un nuovo
modo di relazionarsi nei confronti della natura degli esseri viventi: la Cibernetica.
Il modello proposto, comprensivo dei suoi sviluppi successivi (tali da far anche parlare di un passaggio da una prima cibernetica ad una seconda cibernetica), fornisce
tutta una serie di spunti e di intuizioni di enorme valore, quali quello di feedback, positivo o negativo, che implica quindi il passaggio da una causalità di tipo lineare ad
una di tipo circolare, anche se, nel pensiero degli autori sopra citati, il tutto si dovrebbe svolgere in termini di uno schema mezzi-fini di tipo lineare, che risulterà in
ogni caso ben presto inadeguato anche ai suoi stessi propositori. Non ci si deve tuttavia fermare ad una considerazione positiva in funzione di questo mutamento, in quanto all'interno dello schema retroattivo proposto, non viene espressa né la possibilità,
né il modo per cui l'emittente ed il ricettore possano essere modificati, all'interno della
relazione, per mezzo delle proprie determinazioni. La costruzione, o meglio, la cocostruzione di significati adeguati implica l'assunzione di idee, metodi e strumenti nati
nell'ambito della cibernetica, ma non ci si può fermare alla semplice acquisizione di
tale dato. C'è bisogno di tutta una rielaborazione ad adattamento all'architettura logica che è alla base della lettura e della comprensione del dato relazionale, il soggetto
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non è un semplice polo del discorso, ma una componente strutturale caratterizzante le
singole determinazioni significative].
Riuscire a comprendere ed essere consapevoli di ciò che noi stessi comunichiamo,
anche semplicemente nel mostrarci, è già un passo in avanti. Essere consapevoli che il
mutamento non è più un fatto terminale, ma la regola tempo/spazio della quotidianità,è
il processo iniziale per far sì che non sia più l’informazione proveniente dall’esterno a
doversi incastrare parzializzata nei cassetti della nostra mente, ma che siano le nostre
categorie mentali ad essere costruite in modo tale da fare aderire il nostro pensiero al
reale. In altre parole, per fare sì che la costruzione del mondo delle relazioni sociali
non ci trovi più attori parziali, ma soggetti capaci di governare le proprie attribuzioni
di significato.
Un esempio che già conosciamo è quello di un’adeguata distinzione tra ciò che è un
bisogno reale e ciò che è un bisogno indotto, specificazione del problema riguardante
la libertà degli individui, sia nel loro vivere quotidiano che nelle loro scelte esistenziali. E' opinione comune,corrispondente ad preciso indirizzo politico letterario,che lo
sviluppo sociale sia un processo continuo e che,nelle generazioni contemporanee,abbia
raggiunto livelli di libertà soggettiva decisamente più ampi che in passato: è indubbiamente vero secondo criteri tradizionali di tipo economico-istituzionale classico,ma
è altrettanto vero se ci riferiamo a criteri di capacità e possibilità di stabilire gerarchie
di significato secondo propri modelli soggettivi (autonomia) ? Siamo capaci individualmente e collettivamente- di selezionare e scegliere tra le forme ed i contenuti
dell'informazione che riceviamo,più di quanto non lo fosse un attore tre generazioni
fa? (quell'informazione/comunicazione,va ricordato,che è alla base dei nuovi processi
di divisione del lavoro)
E,dunque,che cosa significa nel nostro tempo e spazio sociale,soggetto? Che cosa
significano libertà,istituzioni,politica…
Rifacciamoci ad un esempio ben noto: un non fumatore ed un fumatore inveterato
procedono insieme e quest'ultimo propone all'altro di fumare (sono all'aperto,non ci
sono altri,sono,dunque,liberi di fumare).
Il non fumatore risponde al fumatore:"ti propongo una prova basata sulla nostra libertà: essendo entrambi liberi di fumare,questa settimana tu non fumi,la settimana
prossima io fumerò con te".Naturalmente il fumatore assuefatto non potrà rispettare
l'accordo,egli crede di essere libero di scegliere,ma è condizionato dal suo bisogno indotto,è condizionato dall'abitudine indotta dall'esperienza del fumo.
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Cos'è,allora,libertà nell'esercizio sociale? Ci sono note le risposte classiche:sono libero quando ho il potere di scegliere o di non scegliere:la libertà risiede nella volontà,cioè nel poter sviluppare se stessi nei modi e nelle direzioni in cui si vuole farlo,senza impedimenti
"In cui credo di volerlo fare" Cioè,il voglio dipende dal credo.La mia volontà è in
qualche modo diretta dalla mia intelligenza,dalla mia capacità cognitiva:"Più sono
preparato,più so cosa voglio,più sarò libero.In altre parole,più conosco me stesso (le
mie pulsioni,la mia costituzione,le mie forze…) più posso usare la mia volontà.
Allora,ciò che intralcia la mia volontà razionale limita la mia libertà:
a) pulsioni/passioni;
b) paure;c)intralci alla mia razionalità dovuti a limitazioni di capacità ambientale
(caduta nella democrazia formale,eccesso di informazioni…..).
Ci sono,inoltre,limiti esterni naturali:
1) p.e. non ho le ali;
2) limiti giuridici (non si passa con il rosso);
3) limiti alla volontà posti dai costumi (controllo sociale).Sinteticamente,possiamo
dire:
– limiti interni:volontà/ragione/biologia
– limiti esterni:società/relazioni
Il problema classico è,dunque: l'uomo è totalmente libero o ci sono limiti (almeno
quelli naturali,interni) ? .[Vale la pena che lo studente rammenti come solo a partire
dal 1300 con Occam si cominci a parlare di individuo soggetto di diritti,cioè di soggettività propria oltrechè sociale]
Ed è anche opportuno qui riportarsi ai fondamenti culturali di base: dalle motivazioni al limite per i credenti (cristiani,israeliti…) a quelle sociali e politologiche (il limite dettato dalla natura per Rosseau,la visione della storia per Hegel e poi per
Marx…..)
Nel nostro approccio alle relazioni sociali contemporanee,quale risposta alla domanda classica:"ho libertà di fronte alla mia vita?"(p.e.sono libero di praticare l'eutanasia o di suicidarmi?).
Coloro che credono che ci siano leggi esterne all'uomo rivendicheranno la liberta di
uccidersi;coloro che,al contrario,credono in leggi che vanno al di la dell'uomo affermeranno che egli non ha,nella sua libertà,questo potere.
Ma il nostro campo di lavoro è la rete oggettiva degli scambi di relazione che costituiscono la realtà (determinata dalle esperienze per l'attore ed organizzata per motiva-
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zioni dal soggetto) : le idee,i processi,le categorie storiche e politiche, che pure fanno
parte del nostro sistema di motivazioni individuale e collettivo,non esauriscono la
comprensione di questo campo.In sintesi,quale tipo di sapere distingue efficacemente
il credo dall'intenzione determinata dalla cognizione della realtà?
Il sapere sociologico è epistemologicamente connettivo e metodologicamente "indipendente" da giudizi: analizzeremo passo per passo questa definizione,per ora è sufficiente sottolineare che questo tipo di sapere ci consente di comprendere come,per identificare una società dall'organizzazione dei suoi componenti,in qualunque transizione temporale ed in qualunque collocazione di spazio sociale,non siano concettualmente adeguate le categorie di "potere assoluto" o di "assoluta libertà.Da queste categorie discendono le tradizionali definizioni di "società pluralista" (libertà se non interferisco) e "società paternalista"(libertà nel quadro delle salvaguardie collettive) :il sapere mi permette di essere almeno oggettivo(pluralismo) o di prevedere i rischi sociali(paternalismo);tuttavia,in entrambi i tipi di società i limiti alla libertà degli attori rimangono mutevoli, dinamici,concretizzati nel tempo e nello spazio sociale dall'adeguatezza (equilibrio) delle relazioni nell'attività sociale.Essi si distribuiscono diversamente su diversi livelli secondo i ritmi e le modalità dell'attività sociale e sono leggibili -oggettivamente- da un sapere cognitivamente adeguato,connotato,cioè,da un processo del tipo: più so più conosco i miei limiti soggettivi (capacità) più sono presente a
me stesso (possibilità) più ho indifferenza di giudizio,più sono libero.La nostra attività
di relazione,la nostra capacità/possibilità di relazione di scambio (cioè una relazione
effettiva,una comunicazione,non una funzione informativa) dipende da questo processo di costruzione dell'indipendenza di giudizio.
Torniamo,in questo senso,alle definizioni tradizionali: pluralismo significa rispettare la libertà altrui fino in fondo se non fa danno a me o ad altri;tuttavia rivendico la
mia libertà in casi estremi ostacolando la libertà altrui secondo le mie certezze.
Ed ancora,il paternalismo risponde ad un processo di questo tipo: più so più sono libero,ma chi sa di più pensa di dover decidere per gli altri sulla base tipologica del proprio sapere.
Questi processi -di fatto- si attuano attraverso il sistema di relazioni che costituisce
l'attività sociale,ma una relazione è tale (è uno scambio nel quale il ricettore ha la capacità e la possibilità di trasformarsi in emittente) quando è adeguata,equa,cioè dotata
di indifferenza di giudizio.In altre parole,quando è connotata dal comprendere,dal saper riconoscere la pluralità e l'architettura delle motivazioni altrui,accettandone la possibilità di modifica delle proprie convinzioni.
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In sostanza,il lungo cammino dell'individuo per diventare soggetto perché capace ed
in grado di esercitare scelte e diritti,che si è espresso nel pensiero moderno,nelle forme
sociali ed istituzionali come cammino verso tipi diversi di società,poichè diverse erano
le forme ed i contenuti del concetto di libertà che le identificavano,si definisce oggi nella frammentata pluralità della società contemporanea- per la necessità di dotarsi di
categorie razionali e di metodi particolarmente caratterizzati dall'"indipendenza" di
giudizio,capaci,cioè,di mettere il soggetto in condizioni di capacità cognitiva e possibilità di scelta dei veicoli e delle forme di azione,di metterlo in condizioni di riconoscere
e svolgere relazioni adeguate ed eque [reciprocità].
[E' opportuno qui che lo studente,partendo dalla rilettura di Weber,dalle tipologie
di società dettate da Durkheim,dai temi dell'antropologia culturale,riprenda e ricostruisca le proprie categorie storicistiche e politologiche, a partire dalla ripartizione
sociale di tipo feudale alle modalità di distribuzione della schiavitù,fino ai rapporti liberalismo/socialismo/totalitarismo,ai temi della sociologia dello sviluppo…..ma riprenda successivamente il tema sociologico del "ripiegamento in sé",dell'uomo che si
rivolge alla soddisfazione "per sé",ritornando sulle aspettative del pensiero moderno,dall'uomo-buono,la cui razionalità è misura tendenzialmente positiva di Rousseau,alle buone leggi alle quali sarebbe seguito il buon comportamento del cittadino,di
stampo liberale,fino alla pianificazione dell'uguaglianza nel pensiero marxista…].
Ciò che definiamo indifferenza/indipendenza di giudizio coincide,dunque,con la capacità di riconoscere l'altrui posizione,cioè con la capacità di svolgere una relazione
adeguata perché equilibrata.
Valga come stimolo alla rilettura il riferimento a Parsons: il bambino nasce rivolto
verso se stesso,gli è difficile metter gli altri prima di sé,si aspetta di esser posto davanti
a loro.Ed ancora,il processo di crescita è costituito dal processo di comprensione della
necessità della relazione solidale,dal bisogno di adeguatezza e successivamente dalla
corrispondenza tra quest'ultimo bisogno ed il senso di responsabilità.
L'indifferenza di giudizio emerge,dunque come il limite,come vincolo che indica
non quello che si deve fare,ma soltanto quello che non è possibile fare
[In margine,lo studente rifletta che è' proprio l'estensione logica della responsabilità a costituire la sintassi di legittimazione morale nel nostro sistema sociale ( per esempio,di cio' che chiamiamo "politica") ;affermare :"Tutti i tedeschi sono responsabili dell'olocausto" non è logico,è "morale";ma la nostra relazione conoscitiva rispetto al fenomeno sociale tedeschi/olocausto è adeguata,equa (cioè,connotata da equilibrio delle categorie conoscitive e da "indifferenza" di giudizio) o è generata da altre
fonti? (p.e.il naturale sdegno di fronte all'avvenimento).Ed allora qual è la costituzio-
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ne significativa della morale? Essa deve derivare dalla nostra capacità di relazione
adeguata o dalle fonti-limite del nostro sapere? ].
Il tema centrale della libertà,affrontato utilizzando categorie interpretative differenti
da quelle abituali,ci da una risposta precisa: il soggetto,nel quadro oggettivo delle relazioni sociali,non è mai "assolutamente" libero ma "limitato" dal suo contesto ambientale, con le sue caratteristiche limite,temporali e spaziali,specializzate,anzi,la capacità
di comprendere i diversi "linguaggi" di questi limiti (differenza tra esperienza e consapevolezza) stabilisce livelli più o meno ampi di autonomia,determina la differenza tra
attore e soggetto,in ultima analisi determina i livelli quantitativi/qualitativi di libertà
praticabile.
I connotati,l'articolazione del mutamento che chiamiamo sinteticamente "modernità" (o,per sottolineare il confine con la società industriale,postmodernità) ci si presentano,dunque,non come effetti discendenti da una causalità unica (la nuova divisione
del lavoro) ma come un sistema di scambi distribuiti su livelli diversi,con cause determinate dalle differenti relazioni che si stabiliscono tra questi livelli.La prima osservazione che ne consegue è che,se la stessa tipologia del lavoro passa dalla struttura semistatica produzione /consumo a quella dinamica di produzione determinata dalla capacità di scambio/consumo previsto (cioè,da una struttura che influisce sull'organizzazione
generale della società ad una struttura direttamente legata ai tempi,ai modi ed all'ambiente degli attori sociali) il problema dell'identità degli attori diviene centrale.Il procedimento lineare di un attore nella società industriale (la mia organizzazione del lavoro determina i miei tempi affettivi,i miei bisogni,il mio ambiente quotidiano,dunque io
sono questo,il mio status deve essere adeguatamente e liberamente rappresentato dalle
istituzioni) non è sufficiente a cogliere il complesso sistema contemporaneo,costituito
da scambi continui,immediati,che investono direttamente ogni attore sociale; il suo "io
sono questo per queste cause e l'essere questo ha (o deve avere) questi effetti" è continuamente rimesso in circolo,modificando cause ed effetti,costituendo come sfumata e
mobile la sua identità.
Ne deriva la necessità di cognizione adeguata,di una logica circolare delle relazioni, che ne riveli l'interna dinamica di distribuzione per poterne "governare" l'equilibrio.
[ Lo studente rammenti qui che ogni relazione è connotata da un codice (il "come"
essa si esplica oggetivamente) ma che tale codice non è mai asettico,"puro",cosiccome
in natura l'oggetto fisico non si presenta nella sua univocità molecolare,ma arricchito,spesso radicalmente modificato, da altre componenti molecolari o di stato].
In altre parole,riconoscere i diversi livelli causali di una relazione ci da la possibilità
di comprenderla come dato,cioè di comunicare/scambiare con quei livelli che si sono
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sommati nella relazione stessa (condizione sufficiente) aprendo la possibilità di comprendere il significato di quella somma (condizione necessaria).
E' nella capacità/possibilità di intraprendere questo processo cognitivo che si costituisce la differenza tra attore (modalità e significati di relazione dettati dall'esperienza)
e soggetto (modalità e significati dettati dalla comprensione oggettiva).
Seconda Parte
1) Abbiamo già osservato che la nostra possibilità di "essere nel mondo,nella realtà" risiede -innanzitutto- nella capacità di relazione,di scambio intenzionale, significativo, dunque:
a) essere consiste nello scambiare,nell'essere in relazione (costruire significati relazionali);
b) i nodi comunicativi della realtà "sono" la realtà,non soltanto la sua rappresentazione.
Lo scambio comunicativo può essere primario,di semplice relazione (apprendo la
realtà attraverso le esperienze,ma so che ci sono limiti oggettivi alle relazioni di esperienza) o secondario,cioè,reciproco,significativo,intenzionale.
Queste modalità presuppongono e costituiscono lo scambio cognitivo (conoscitivo
nel senso di comprendente) presuppongono,dunque, adeguati strumenti e processi di
razionalità (abbiamo già visto come sia necessario un processo di costruzione di razionalità adeguata,dotata di adeguati strumenti conoscitivi,per riconoscere i piani diversi
su cui si articola il contenuto oggettivo di ciò che,sinteticamente,chiamiamo libertà).In
questa direzione riconosciamo un senso di insufficienza nel quadro teorico-razionale
tradizionale,che vede la conoscenza scientifica basata sull'esclusivo controllo dell'attività empirico-sperimentale.L'esperimento è stato inteso come l'osservazione di un processo fisico di cui si intende offrire una spiegazione scientifica;cioè,il processo di selezione razionale dell'ipotesi vera in quanto aderente alla realtà,in grado,dunque,di costituire la "legge",base della teoria scientifica.[Lo studente potrà,qui,utilmente approfondire la visuale del neopositivismo logico,in particolare il concetto di verificazione
e,successivamente,tornare all'opera di Comte,rileggendone intenzioni e presupposti].Sappiamo,oggi,che questa lettura è insoddisfacente,poiché: a) l'esperimento,per
quanto avanzato,non sottopone alla prova un'unica ipotesi scientifica,bensì sceglie tra
un ventaglio (si apre a molteplici tesi); b) sempre,la scelta del ricercatore si colloca in
un contesto sociale,cioè di empiria differenziata rispetto a quella dell'esperimento.Le
teorie scientifiche contemporanee (e,quindi,l'attuale ripartizione tra scienze nomotetiche ed idiografiche) sono fondate su presupposti basati sul rigore logico e su adeguate
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argomentazioni; di fatto,con Merton da un lato e con Kuhn dall'altro,siamo ormai lontani da Spengler (la scoperta come espressione della personalità);già Popper afferma
che l'intersoggettività (un processo teorico e sociale) è il metro per giudicare i risultati
del processo scientifico;in sostanza,la logica della ricerca si configura come argomentazione retorica.Il punto base del positivismo classico,il presupposto dell'osservazione
neutra (pura) è posto in crisi dalla constatazione che ogni osservazione è legata alle
premesse teoriche,anzi,è un'attività teorica.
[Qui lo studente potrebbe intraprendere utilmente la lettura dell'opera di Feyerabend].
Appare evidente,nel quadro epistemologico contemporaneo,lo spostamento del centro della logica oggettiva della scoperta scientifica alla sua interazione con la società;appare ancor più evidente il delinearsi di un ruolo centrale della ricerca sociologica,ma in quale modo? Qual è (senza qui soffermarsi sugli sviluppi del dibattito metodologico contemporaneo) la possibilità per la ricerca sociologica,una volta considerata
l'osservazione come "successiva" alla teoria, di evitare il rischio di psicologizzarsi,di
abbandonare il terreno "empirico" ?
La risposta,per ora sintetica,è nell'architettura analitica di metodo proprio della ricerca sociologica,nella specifica architettura di argomentazioni secondo il completo
campo della realtà,cosi come si presenta per il nostro tempo ed il nostro spazio sociale
[Qui potranno esser utilmente riletti Berger e Luckman alla luce di Wittgenstein e
Morin].
Per Popper la filosofia della scienza "dice" allo scienziato come "leggere il mondo";
per noi la ricerca sociologica analizza le dimensioni e le relazioni che "sono" il mondo
letto dalle diverse procedure conoscitive dell'uomo.
[E' opportuno,qui,che lo studente rilegga Luhmann alla luce di"Semantica e cognizione" di Jackendoff, fissando correttamente la distinzione tra sintassi e semantica.Successivamente potrà riflettere -rispetto alle definizioni postgalileiane ed al loro
uso ideologico- sulle forme metodologiche di tipo metafisico e sui veicoli linguistici
oggi in uso.]
Nel processo di ricomposizione dell'equilibrio unitario della conoscenza scientifica
l'ambizione della sociologia è,dunque,di costituirsi come processo connettivo dell'unità: dalla crisi della filosofia [chi è l'essere, chi sono io…] definita da Galileo e dalla
quale emergono i metodi sperimentali,fondamenta delle conoscenze nomotetiche,alla
metodologia sociologica che risponde alla domanda: chi sono io nelle mie relazioni
con gli altri,attori ed oggetti nell'ecosistema,con la sua realtà complessa e conoscibile
per strade diverse nelle sue diverse componenti?
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Va ancora sottolineato come la struttura della teoria sia il prodotto di una costruzione razionale che solo in un secondo momento si misurerà con il processo empirico,verificando la propria efficacia: si tratta - di fatto- dello stesso problema della ricerca sociologica, non soltanto nel rapporto tra modello teorico (macro) e verifica (micro)
quanto nel processo di "costruzione" e risistemazione del dato.
Rimane,comunque aperto il problema dell'accessibilità del mondo alla nostra razionalità (giustificazione per una capacità cognitiva unitaria) : abbiamo già affermato
che l'esperimento non sottopone alla prova dei fatti un'unica ipotesi scientifica,ma una
molteplicità di tesi; a renderlo valido non sarà,dunque,la sola osservazione rispondente
al processo empirico,ma anche altri parametri (la semplicità teorica,la simmetria,l'equivalenza); va ben compreso che,anche se l'architettura e lo sviluppo delle teorie scientifiche non si articolano esclusivamente sull'attività sperimentale,rimane stabilito che il controllo sulla loro efficacia nel descrivere i caratteri del mondo naturale
viene effettuato in riferimento all'osservazione mediante la verifica e la conferma di
effetti previsti (estranei a precedenti elaborazioni).
Se la struttura teorica (il processo di conoscenza dell'evento naturale) è il prodotto
di una costruzione razionale che solo in un secondo momento verificherà la propria efficacia misurandosi con l'evento fisico,risulta evidente la sua efficienza,dal momento
che la correlazione di verifica è dettata preventivamente dal ricercatore .E' possibile
individuare una correlazione tra mondo naturale e processo di conoscenza razionale
che sfugga a questa predeterminazione ? Per poter leggere efficacemente il mondo fisico deve risultare:" la realizzazione delle idee matematiche più semplici possibile"
(Einstein) ma rimane indeterminata la ragione per la quale esso sia manifestamente accessibile alle nostre elaborazioni teoriche:forse è il momento di riconoscere che l'ecosistema generale è accessibile per la sua realtà "in sé" collegata alla sua realtà significativa nel tempo e nello spazio dei suoi attori sociali.
Dopo le nostre premesse possiamo affermare che le scienze positive (in particolare
quelle fisiche) si servono nelle loro procedure di modelli che fanno ricorso all'immaginazione, e distinguono -in queste procedure- diversi tipi di analogia,secondo funzioni
diverse che essi hanno nelle diverse scienze della natura.Si determina,allora,una duplice necessità: a) evitare il rischio di assumere il modello positivo come rappresentazione metodologicamente esclusiva dei fenomeni e delle categorie di fenomeni che consideriamo (dobbiamo,cioè,superare il limite intrinseco di tutti i modelli rispettandone il
valore euristico) e,b) dobbiamo esser capaci di considerare in forma analogica i diversi
livelli della realtà che esaminiamo.
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[Lo studente,qui,può considerare il modello come un idealtipo metodologico
e,dunque,vedere nell'analogia uno strumento che ci consente di superare i limiti dei
modelli e cogliere i diversi piani della realtà].
Questi limiti emergono costantemente nell'uso dei modelli per spiegazioni semplici,rivelandone l'inadeguatezza,finendo per essere inesatti quando la ricerca si approfondisce,e richiede il passaggio concettuale all'analogia,che non rappresenta una corrispondenza esatta ma consente di stabilire relazioni di scala più ampia ed estese tra le
diverse componenti della realtà.
[Ai fini didattici rammentiamo la definizione di Lalande (Dictionnaire tecnique et
critique de la philosophie,Paris,PUF,1968):identità del rapporto che unisce da due i
termini di due o più coppie].
Ci si apre una serie di considerazioni problematiche:al di fuori del quadro quantitativo non possiamo avere relazioni identiche se i termini non sono identici (avremmo,in
questo caso,somiglianza) ; ne deriva tutta una serie di difficoltà riguardo alla validità
rigorosa del concetto di analogia.[Torneremo su questo quando avremo affrontato i
fondamenti della logica sfumata].Va rammentato,comunque,che nelle scienze naturali
le relazioni oggetto di un'analogia riguardano spesso "atti,comportamenti…" determinati da interazioni multiple in situazioni simili.Noi sappiamo che,di fatto,non si possono dare relazioni veramente identiche sia perché non esistono situazioni totalmente identiche (spazio/tempo) sia perché le interazioni stesse sono relazioni che dipendono
dai termini a cui si riferiscono.Può accadere,in sede di teoria o di uso di un modello,che comportamenti appartenenti ad ambiti completamente diversi siano descritti dalle stesse equazioni matematiche (si verifichi,cioè,un'analogia di tipo forte).[E' opportuno qui riprendere la distinzione tra modello e teoria:quest'ultima non costituisce un'espressione figurativa,letteraria,ma la riproduzione matematica di un determinato
fenomeno.]
Quali sono,dunque,i fondamenti ontologici dell'analogia? Crea un nuovo tipo di ordine o presuppone un ordine effettivamente esistente tra le cose? Ed inoltre: 1) nel passaggio da un modello ad un altro prevale la continuità o la rottura? 2) l'analogia può
servire per passare dal campo logico delle scienze naturali a quello delle scienze umane? 3) qual è il rapporto tra analogia e dialettica? (due modi,due codici inconciliabili o
complementari?)
4) quali sono i criteri per usare l'analogia nelle proiezioni sociali "forti" dell'uomo
(trascendenza,futuro….)
Dobbiamo definire meglio i nostri termini: 1) modello;2) analogia;3) metafora.
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Prof. Massimo Ampola – Lezioni di Metodologia
Possiamo intendere il modello come una descrizione dei fenomeni che avvengono
in natura in modo sostanzialmente analogo alla teoria,dalla quale è distinguibile solo
perché ci propone un diverso grado di formalizzazione.
Il modello si colloca come conoscenza "orizzontale" tra realtà del medesimo livello;
l'analogia "opera" diversamente in ambiti differenti :per esempio,nel linguaggio,da un
modello formalizzato si producono - per analogia- altri modelli formalizzati; sottolineiamo,dunque,che l'analogia collega piani diversi di conoscenza anche "verticale".La
metafora ci appare come una trasposizione linguistica,il chiamare -per riportarci ad
una analogia- un oggetto con il nome di un altro.
Torniamo ora ai modelli,innanzitutto ai modelli-cornice che definiscono,che danno
identità ad una disciplina;devono rispondere ad una serie di domande:1) quanti e quali
tipi di modelli esistono in generale ed in sociologia?
2) quali sono le loro condizioni di validità ed i criteri di formulazione?
3) quali sono i problemi che identificano all'interno della sociologia?
[lo studente rammenti qui i parametri che abbiamo già sottolineato a proposito del
processo empirico:la semplicità teorica,la simmetria,l'equivalenza].
[E' opportuno che,oltre ai modelli "interni" alle scienze sociali ed a quelli di collegamento diretto- che saranno trattati a parte- lo studente rinfreschi le conoscenze relative ai modelli fondamentali delle scienze fisiche:dal modello determinista(senza dimenticare,però,l'opera di Volterra e di Leotka) al modello atomico aduale della meccanica quantistica;il modello del gas perfetto e quello dello spazio/tempo postulato
dalla teoria della relatività.Ricordi,inoltre, a proposito dei modelli filosofici,da quello
di S.Tommaso d'Aquino a quello intuitivo di Bergson,ai diversi storicismi….tutti hanno in comune la coerenza rispetto ai principi di base e l'evidenza (cioè la logica del
pensiero strutturata dall'autore)].
Dal nostro procedere emerge una riflessione critica sul modello generale postgalileiano: si delinea una crisi dell'univocità,che si apre all'analogia ed alla metafora:all'interno del sapere logico-scientifico si delinea la possibilità di argomentazioni
fondate sull'analogia.L'argomentazione analogica non è necessariamente strutturata
sull'ambito puramente quantitativo,è "elastica" rispetto alle molteplici forme della realtà (i livelli attraverso i quali essa si offre per essere conosciuta) consente l'elaborazione
di modelli fondati non esclusivamente su un "quadro" matematico,ma,anzi,ancorati alla pluralità di procedure conoscitive della realtà,inclusi i suoi piani simbolici.Qui si situa il passaggio,l'interfaccia tra le scienze della natura e quelle sociali: va preso atto,cioè,che non siamo di fronte soltanto ad un mutamento dei postulati di base della
conoscenza scientifica,muta soprattutto la nostra capacità/possibilità di spostarci su
piani diversi ed analogicamente collegati della realtà.
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E' necessario riflettere con attenzione su questo passaggio: facciamo nostra la definizione dell'analogia come reale "partecipazione" ontologica di caratteristiche tra loro
connesse a diversi livelli, mentre la metafora deve essere sottoposta ad un controllo
semantico,di significato,che tenga conto dell'universo di significati condivisi nella loro
valenza differenziata; in questo senso,l'argomentazione analogica consente di superare
il limite modellistico immagine della realtà/verifica matematica per aprirsi ad una conoscenza-sommatoria;in sostanza,per aprirsi a percorsi cognitivi strutturati non soltanto sulla condizione sufficiente (i postulati di tipo naturalistico) ma anche sulla condizione necessaria (il loro prodursi nella rete dei significati sociali).
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