Uso ed abuso del “Semper Reformanda” La morte è stata sommersa

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http://sentieriantichi.riforma.info — Circolare dell’Associazione
Uso ed abuso del “Semper
Reformanda”
La morte è stata sommersa
nella vittoria
Uno dei motti principali della Riforma protestante si
riassume nell’espressione latina “Semper
Reformanda”, abbreviazione di: "Ecclesia reformata
quia semper reformanda est", vale a dire,
parafrasandolo, “La chiesa, anche se riformata, ha
bisogno di essere sempre riformata". Questo motto fa
riferimento al principio che la chiesa debba
continuamente riesaminare sé stessa, per mantenersi
sempre fedele, nell'azione e nella dottrina,
confrontandosi costantemente con l’insegnamento
della Parola di Dio [1].
Questa mattina le montagne bianche di neve sono
indorate dal sole dell'alba e, benché la natura si stia
ancora riposando, già la primavera è nell'aria
annunziando nuova vita...ma guarda un po'! la mia
riflessione spontanea nei pressi della vita è che in
questa sinfonia prodotta dal tocco dei sensi: vista,
udito, tatto, olfatto, la stonatura stridente della morte
proprio non ci sta bene!"
Mi ricorderò sempre il pensiero che ebbi nella mia
tenerissima infanzia quando realizzai per la prima
volta che esisteva la morte...in quel momento pensai
semplicemente: "Però! sarebbe bello vivere per
sempre!" Ora sono giunta a capire che, la morte è il
concetto, è la realtà, è l'idea più potente sul sentiero
della vita, proprio perchè è l'anomalia per eccellenza;
nella vita non c'è niente che sia più anomalo che la
morte. Se ci si riflette a fondo, la morte non può essere
un qualcosa di normale; anzi non ha senso se non che
ci sia stato qualcosa di veramente sconvolgente che
l'abbia innescata.
Questa locuzione, però, non risale alla Riforma del
XVI secolo in quanto tale, ma al movimento del
Pietismo [2], all’interno della Chiesa riformata
olandese.nel XVII secolo. E in quel contesto, infatti
che nasce la Nadere Reformatie [3] (l’ulteriore
Riforma). Il motto “Semper Reformata” appare per la
prima volta pubblicato da Jodocus van Lodenstein, in
un libro di letture devozionali dal titolo:
Beschouwinge van Zion [4] (Contemplazione di Sion),
Amsterdam, 1674, e da lì diventa sempre più popolare.
La morte dunque, nel percorso dell'esistenza, diventa
l'oggetto centrale dell'analisi esistenziale, perché nel
contesto "vita" la morte proprio non ci sta bene
essendo più potente del suo contesto stesso e lo
stravolge, vincendo: la morte risulta più forte della
vita. La morte dunque è il più gran nemico dell'uomo
perché è ciò che lo caratterizza in tutti i suoi aspetti, a
partire da ciò che lo circonda, fino a raggiungerlo
nell'intimo, nei pensieri, nella volontà e nelle azioni
che sono alleati con essa, fino alla separazione dalla
relazione attraverso la conoscenza di Dio
Il Van Lodenstein è una figura importante nel Pietismo
riformato olandese. Secondo questo autore e gli
esponenti di questo movimento, la Riforma aveva
riformato la dottrina della chiesa, ma la vita e la
pratica del popolo di Dio, di ciascun credente, aveva
sempre bisogno di confrontarsi continuamente con la
Parola di Dio, e questo per conformare effettivamente
ad essa ogni aspetto della vita. Inoltre, costante è la
necessità per la chiesa di “correggere la rotta” per
evitare la deriva morale e spirituale [5] in cui incorre
chi (chiesa o singolo credente che sia) non si attiene
all’insegnamento biblico così com’è definito con
precisione dalle Confessioni di fede e dai catechismi
della Riforma. Quando “la forma” dottrinale, morale e
spirituale viene “de-formata”, lo Spirito Santo la “riforma” efficacemente attraverso le Sacre Scritture,
rilette, riscoperte e ri-applicate. Il Van Lodenstein e i
suoi colleghi non privilegiavano tanto “l’esperienza”
in quanto tale rispetto alla “arida ortodossia” (come
talvolta si descrive la protesta del Pietismo - come se
per questo avesse disprezzato la dottrina), ma
A questo punto il bel paesaggio mattutino, nella sua
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realtà, si trasforma e non è più un'espressione di vita,
ma acquista il colpo sicuro e deciso del pugnale della
morte.
difendeva l’ortodossia riformata, promuovendone
l’effettiva e non formale applicazione alla vita della
chiesa e di ogni singolo credente. Questo è rilevabile
pure dall’enfasi esperienziale del Catechismo di
Heidelberg [6] che congiunge sapientemente dottrina e
vita.
Essendo la morte il potere più potente fu necessario
vincerlo attraverso la sua stessa arma; la morte del
Figlio di Dio fu come un vortice in un buco nero che
trascinò con sé "la morte", la conseguenza naturale e
spirituale del peccato e tutto ciò che la caratterizza,
distruggendone il potere, annientando il dardo
infuocato del nostro peggior nemico, trionfando su
tutti i suoi aspetti esterni, interni all'uomo ed eterni."O
morte, dov'è la tua vittoria? O morte dov'è il tuo
dardo" (1 Corinzi 15:16).
Ritenuto oggi ampiamente come una delle
caratteristiche fondamentali di una chiesa
autenticamente protestante accanto ai famosi “Cinque
sola della Riforma” [7], l’interpretazione di questo
motto viene oggi, però, molto spesso distorta per farle
affermare cose che non solo non erano quelle
originalmente intese, ma che contraddicono
palesemente gli altri princìpi della Riforma. Il
“Semper Reformanda” viene, per esempio invocato,
spesso e volentieri, da protestanti di tendenza liberale
per giustificare, di fatto, qualsiasi loro innovazione,
revisione o allontanamento dall’ortodossia
confessionale (che viene così relativizzata) in nome di
una presunta “evoluzione del pensiero” o
“cambiamento delle circostanze”. In nome di questo
principio si vorrebbe persino talvolta giustificare
l’allontanamento dai principi storici di base della fede
cristiana come sono contenuti nei Credo ecumenici,
oppure la loro radicale revisione. Questo
fraintendimento ed abuso del “semper reformanda”,
presuppone, in chi lo perpetra, il relativismo dottrinale,
esso stesso concetto quanto di più lontano ed
incoerente vi possa essere con i presupposti identitari
della fede riformata storica. Esso rivela, di fatto, come
il pensiero liberale sia pesantemente condizionato
dalla filosofia evoluzionista.
In Cristo la morte è stata sommersa nella vittoria:
Questa realtà della morte sommersa nella vittoria non
la vediamo ancora manifestata, ma è già tutta "in
embrione" ed è per questo che posso ora permettermi
l'ardire di udire la sinfonia mattutina in un
appagamento totale per mezzo di quell'Uno che ha
trascinato con sé nella morte, la "signora Morte"
annientandone per sempre il potere.
"Signore sovrano, al quale appartiene ogni potere,
ogni gloria, ogni onore; pure a te appartiene la
vittoria nella più grande guerra fra tutte le
guerre...per sempre...la vita trionfò, trionfa e
trionferà; non esistono parole nella lingua umana
per esprimerti ciò che ti è dovuto; Tu rimani il
Centro glorioso di ogni affetto più profondo, di ogni
pensiero più elevato, di ogni devozione e
consacrazione più radicale."
ll “Semper reformanda” diventa così il motto di chi si
vanta di essere “aperto” a muoversi al di là dalla fede e
dalla pratica confessata nei nostri canoni dottrinali. Ci
dicono: “Come potrebbero mai confessioni e
catechismi scritti nel XVI e nel XVII secolo guidare la
nostra dottrina, vita e culto nel XXI secolo?”. Questa
contestazione, però, sorge da chi non solo equivoca
l’origine e la funzione del canoni dottrinali della
Riforma, ma da chi ha sostanzialmente alterato i
presupposti stessi della fede cristiana storica sui quali
essa stata fondata, vale a dire le Sacre Scritture come
espressione immutabile della Parola di Dio ed
interpreti di sé stesse.
Certo, i canoni dottrinali storici delle chiese riformate
non sono, di per sé, la nostra autorità ultima in materia
di fede e di condotta, ma la Parola di Dio che essi
riflettono. Interpretazioni “migliori” del testo biblico
sono, in linea di principio, sempre possibili, ma esse
devono essere dimostrabili persuasivamente tali sulla
base di presupposti necessariamente omogenei con la
fede che questi canoni ha generato. Di fatto, però, la
maggior parte di chi oggi propone innovazioni
dottrinali e morali spesso pretende di farlo sulla base
"...quando poi questo corruttibile
avrà rivestito incorruttibilità e
questo mortale avrà rivestito
immortalità, allora sarà
adempiuta la parola che è scritta:
«La morte è stata sommersa nella
vittoria»" (1Corinzi 15:54).
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Semper
Reformanda
di una “nuova luce” che avrebbe acquisito sul testo
biblico e che, a sua volta, sorge da concetti che, a tutti
gli effetti, alterano, sovvertono e relativizzano
l’autorità stessa della Bibbia. Essi pretendono, infatti,
altrettanto dogmaticamente, che il moderno approccio
critico e “scientifico” sia tale da “ridimensionare”
l’autorità della Bibbia, quella che si era da sempre
ritenuta tale. Il risultato finale di questi
“aggiornamenti” e “progressi” non è così tanto una
riforma, ma una radicale ridefinizione ed alterazione
della fede cristiana, operata sulla base di presupposti
alieni alla fede millenaria del popolo di Dio; non
riforma, dunque, ma revisione sostanziale. Tutto
questo in nome del “progresso” o persino dell’azione
dello “Spirito” che alcuni ritengono guidare
trionfalmente la storia ma che, se fosse nel modo che
essi immaginano, solo cadrebbe in contraddizione con
sé stesso [8]. Con l’originale “Semper Reformanda”
tutto questo non ha nulla a che fare. Che un tale
revisionismo possa star bene ad alcuni è un fatto, ma
non per chi intende preservare “la fede, che è stata
trasmessa ai santi una volta per sempre” per la quale
l’Apostolo ci esorta a combattere strenuamente (Giuda
3).
è allora che singoli e chiese vengono trasformati. Il
motto che ancora si vede scritto come insegna di molti
edifici ecclesiastici protestanti, e che risale al tempo
della Riforma del XVI secolo è: “Chiesa evangelica
riformata dagli errori e dalle superstizioni umane” [11]
(secondo l’insegnamento delle Sacre Scritture). Il
concetto di “riforma permanente” che oggi di fatto
molti protestanti liberali affermano, è l’esatto opposto.
Essa diventa: “Chiesa evangelica riformata dagli errori
e dalle superstizioni umane”, nel senso che sono gli
errori e le superstizioni umane, fatte passare per
“progresso”, che determinano, essi stessi, “la forma”
della chiesa. Si dovrebbe con buon motivo quindi dire
che siamo di fronte non a chiese riformate, ma a chiese
deformate e conformate al mondo (per essere “più
attuali” e “più rilevanti”!).
Un esempio, però, della giusta e ricoorente riforma,
suscitata dallo Spirito di Dio, potrebbe essere quella
emblematica che era avvenuta in Israele al tempo del
re Giosia, dopo aver "ritrovato" il libro della Legge:
"Quando il re udì le parole del libro della legge, si
stracciò le vesti. Poi il re diede quest'ordine al
sacerdote Chilchia, ad Aicam, figlio di Safan, ad
Acbor, figlio di Micaia, a Safan il segretario, e ad
Asaia, servitore del re: «Andate a consultare il
SIGNORE per me, per il popolo e per tutto il regno di
Giuda, riguardo alle parole di questo libro che si è
trovato; poiché grande è l'ira del SIGNORE che si è
accesa contro di noi, perché i nostri padri non hanno
ubbidito alle parole di questo libro, e non hanno messo
in pratica tutto quello che in esso ci è prescritto (...) Il
re ordinò al sommo sacerdote Chilchia, ai sacerdoti del
secondo ordine e ai custodi della porta d'ingresso, di
togliere dal tempio del SIGNORE tutti gli arredi che
erano stati fatti per Baal, per Astarte e per tutto
l'esercito celeste, e li bruciò fuori di Gerusalemme nei
campi del Chidron, e ne portò le ceneri a Betel ecc." (2
Re 22:11-13; 23:4). Altri re di Israele prima di lui
avevano ritenuto di "aggiornare" la fede ai tempi e
corrotto il culto, subendone però la severa condanna da
parte di Dio.
Nel contesto del XVI secolo, il nostro abusato motto
non era né liberale né conservatore, ma radicale, nel
senso del ritornare “alle radici”. Questo era riflesso nel
“Sola Scriptura”. La Riforma, infatti, non aveva
interesse nel “cambiamento” fine a sé stesso. Come
sostiene Calvino nell’opera “La necessità di riformare
la chiesa” [9], i riformatori stessi erano accusati di
essere degli “innovatori”, mentre era la chiesa
medievale ad essere “innovativa” distorcendo, come
faceva, sia il culto che la fede. La Riforma faceva
appello al ristabilimento del Cristianesimo apostolico.
La chiesa romana pretendeva di essere “sempre la
stessa”, ma aveva accumulato una congerie di dottrine
e di pratiche che erano sconosciute alla chiesa antica e
al Nuovo Testamento stesso.
Importante è pure considerare come in "Ecclesia
reformata quia semper reformanda est" il verbo
“reformanda” sia passivo. Non è, infatti, che la chiesa
sempre riformi sé stessa, oppure che i teologi ed i
sinodi delle chiese possano decidere di riformare la
chiesa per “adattarla ai tempi” o secondo quelle che
percepiscono essere le loro convenienze. Spesso
proditoriamente lo fanno, ma questa non è la riforma
com’era originalmente intesa. In questo modo la
chiesa diventa parte attiva, determinando essa la
propria dottrina, culto e disciplina alla luce di sempre
mutevoli contesti culturali e circostanze. Il
progressivismo così diventa fine a sé stesso e la chiesa
diventa specchio del mondo. È la chiesa, però, che
sempre “viene riformata” dallo Spirito di Dio
attraverso la Parola quando, di fronte alla deriva ed
alla degenerazione di molte sue espressioni storiche,
Dio stesso fa sorgere, inaspettatamente, tempi di
risveglio [10]. E’ allora che le Sacre Scritture ritornano
ad essere lette e prese sul serio come Parola di Dio ed
Non è quindi perché la cultura cambia sempre e noi
dobbiamo essere all’altezza dei tempi, che la chiesa
deve essere “semper reformanda”, ma perché abbiamo
sempre bisogno di essere ri-orientati dalla Parola che
sta sopra di noi, individualmente e collettivamente, che
la chiesa non può stare ferma. Essa dev’essere una
chiesa sempre in ascolto, in ascolto della Parola di
Dio: “Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che
si ascolta viene dalla parola di Cristo” (Romani 10:17).
Personalmente e collettivamente la chiesa giunge
all’essere tale e come tale è tenuta in vita dall’ascolto
dell’Evangelo biblico. La Chiesa è sempre “quella che
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3
riceve” non solo i doni di Dio, ma anche la Sua
correzione. Lo Spirito non ci conduce
indipendentemente dalla Parola, ma ci fa ritornare al
Cristo com’è rivelato dalla Parola. Dobbiamo sempre
ritornare ad udire la Parola del nostro Pastore. Lo
stesso Evangelo che crea la Chiesa, è lo stesso che la
sostiene e la rinnova. La nostra conformità personale
alla Parola che Paolo ci comanda in Romani 12 non
sarà mai completa in questa vita, e lo stesso è vero per
la chiesa nel tempo presente.
Il 12 febbraio 1554 moriva,
condannata a morte per
decapitazione, Lady Jane
Grey, regina di Inghilterra
per otto giorni, all’età di 17
anni. Vittima di complotti e
vendette politiche, la qualità
della sua vita e della sua morte
la renda degna di comparire
nella galleria di coloro che si
sono distinti come testimoni e martiri della fede
cristiana evangelica.
Questa prospettiva ci preserva certo dal rendere
infallibile la tradizione, ma anche dall’ossessione di
molti protestanti di cominciare sempre daccapo in ogni
generazione. Quando la Parola di Dio è la fonte della
nostra vita, la nostra fedeltà ultima non è al passato
come tale, o al presente o al futuro, ma a quella Parola
che, come disse Martin Lutero in un suo inno, sta al di
sopra delle potenze terrene. Non dietro a noi, né
davanti a noi, ma al di sopra di noi, regna il nostro
sovrano Signore sul Suo corpo in ogni luogo e tempo.
Quando invochiamo la frase: “La chiesa, anche se
riformata, ha bisogno di essere sempre riformata
secondo la Parola di Dio”, confessiamo di essere parte
della chiesa, corpo di Cristo, e non semplicemente di
noi stessi, e che questa chiesa è sempre creata e
rinnovata dalla Parola di Dio e non dallo spirito dei
tempi.
Per molti storiografi, la vicenda di Lady Jane Grey non
è che un episodio minore della storia dell’Inghilterra
nel turbolento periodo della Riforma del XVI secolo.
Per altri essa è diventata occasione di romantiche
storie d’avventura e d’amore da immortalare nella
letteratura e nel cinema. Per noi la sua è e rimane una
testimonianza di fede per aver lei manifestato, pur
nella sua pur breve vita e nei suoi scritti, i tratti
inconfondibili di autentica ed esemplare fede cristiana.
Sulla sua vicenda il past. P. Castellina ho scritto un
libro, che potrete trovare in: http://www.lulu.com/
shop/paolo-castellina/la-vicenda-di-lady-jane-grey/
paperback/product-6088695.html Vedi anche: http://
ladyjane.riforma.net
Bisogna, infine, anche dire che i protestanti liberali,
che invocano questo motto per giustificare il loro
asservimento allo spirito della nostra epoca, non siano
per altro i soli ad abusare del concetto di “Semper
Reformanda”. Lo usano anche alcuni evangelici
conservatori per chiamarci a quella che ritengono
essere una definizione “più larga” di ciò che significhi
essere riformati. Guarda caso, però, la loro “apertura”
di fatto vuole solo dire tollerare ed abbracciare antiche
eresie già ampiamente confutate o altri aspetti dello
spirito di questo mondo scambiati per opera dello
Spirito di Dio [12]. A tutto questo i nostri canoni
dottrinali riformati ci rendono attenti e ci proteggono.
Comprendiamo, quindi, il senso originale del “Semper
Reformanda”, ce ne avvaliamo con riconoscenza e ne
contrastiamo ogni abuso.
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Note
"Sentieri Antichi Valdesi"
Borg. Garnier 5, Villar Pellice, 10060 Torino,
Italia
[1] Non “al messaggio evangelico”, concetto limitante.
[2] http://riforma.info/wiki/index.php?title=Teopedia/Pietismo
[3] http://riforma.info/wiki/index.php?title=Teopedia/
Nadere_Reformatie
[4] http://goo.gl/4h0S37 come pure http://goo.gl/65j9y6
[5] Si può parlare di un processo di “entropia” della chiesa.
“Secondo Martin Lutero la chiesa riformata non è tale se non
conserva sempre la capacità di riformarsi. Se la chiesa ha bisogno di
trasformarsi è perché è soggetta, come tutte le istituzioni umane, alla
legge dell'entropia, ed è destinata a degenerarsi”. Cfr. http://
www.torinovaldese.org/archivio/NEWS_TO_100421.html e
sull’entropia vedasi: https://it.wikipedia.org/wiki/Entropia
[6] http://riforma.info/wiki/index.php?title=Heid
[7] https://it.wikipedia.org/wiki/Cinque_sola
[8] Dio di fatto guida la storia secondo i Suoi propositi verso il fine
che Egli si è proposto, attraverso il Suo Spirito, ma non nel senso
che questi immaginano, abbracciando senza discernimento ogni
novità che si ritiene un progresso.
[9] http://www.swrb.ab.ca/newslett/actualNLs/NRC_ch00.htm
[10] Che non sono “programmabili”, ma che dipendono dalla
sovranità provvidenziale di Dio.
[11] Come ancora si vede, per esempio, sul muro della chiesa
riformata di Poschiavo (Svizzera).
[12] Ironicamente, in questo molti protestanti liberali ed evangelici
conservatori si ritrovano uniti: la mancanza di discernimento e
l’attribuzione allo Spirito Santo di idee e di pratiche di ben altra
origine.
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