Leggere e…
Sillabare-solfeggiare
La poesia è essenzialmente suono, ritmo, materia. Senso e significato “prendono” a partire da lì.
Leggere poesia in lingua straniera è prima di tutto suonare quella materia.
Sillabare, leggendo/suonando una poesia, è il modo migliore per cominciare. Una sorta di
solfeggio.
Per il lettore straniero, ancora di più, è un modo per entrare nei suoni della lingua, per esempio
dell’italiano. Un esercizio di fonetica.
Faccio spesso solfeggiare i principianti, la mattina, appena arrivati. È anche un riscaldamento.
Scelgo una poesia che mi piace. Una fotografia del poeta. Magari la copertina di un suo libro.
Se l’aula è attrezzata, proietto tutto sul muro. Se no, qualche fotocopia, e via nel vecchio stile.
Nella pagina seguente trovate una poesia di Sandro Penna, prima “intera”, poi divisa in sillabe. C’è
la foto (si vede, sfuocato, Pasolini; Penna guarda noi o guarda lui?) e c’è la copertina dell’edizione
Garzanti.
L’esercizio è semplice. Prima io leggo la poesia. Poi la faccio leggere a tutti, come viene viene. Poi
la leggo sillabando (unendo all’occorrenza vocale finale d’una parola e vocale iniziale della parola
successiva; ma non sono un esperto di metrica). Passo la palla a loro. Tutti sillabano. Si mettono a
posto i suoni, via via, quando c’è da metterli a posto.
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È bello lavorare
nel buio di una stanza
con la testa in vacanza
lungo un azzurro mare.
È bel lo la vo ra re
nel bu io diu na stan za
con la tes tain va can za
lun gou na zzu rro ma re.
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