bella la vita militar! - Accademia Corale Stefano Tempia

STAGIONE 15-16
Lunedì 16 novembre 2015 ore 21
Conservatorio “G.Verdi”
RE ARTÙ SECONDO PURCELL
I love Barocco
Prima del concerto
degustazione a cura dei
Coro e Ensemble barocco dell'Accademia Stefano Tempia di Torino
Dario Tabbia direttore e maestro del coro
Alena Dantcheva, Rossella Giacchero, Mariasole Mainini, soprani
Elena Carzaniga contralto
Gabriele Barinotto tenore
Mauro Borgioni baritono
Henry Purcell (1659-1695)
King Arthur, or the British Worthy, opera con dialogo
Purcell – King Arthur
King Arthur è una semi-opera di carattere patriottico su libretto di John Dryden rappresentata
per la prima volta a Londra nel 1691. Il soggetto si ispira alla leggenda di Re Artù, ma
l’intreccio è stato interamente inventato dallo scrittore. Purcell subisce l’influenza di Lulli nella
concezione generale dell’opera (importanza del coro, balletti, precisione prosodica) ma la
scrittura è estremamente sorvegliata e musicalmente perfetta. Questa perfezione si manifesta
soprattutto nelle pagine corali (vi si sente la sicurezza tecnica del compositore di oratori) che
presentano una sapiente struttura contrappuntistica, pur utilizzando motivi di danza o canzoni
popolari inglesi, con il loro tipico ritmo sincopato. Lontano dal considerarsi innovatore, Purcell
cerca di realizzare, quasi un secolo prima di Gluck e due secoli prima di Wagner, l’unità
compositiva delle varie scene dell’opera. Il suo lirismo si accompagna a un’espressione
drammatica individuale e concreta, ben lontana dall’oggettività della scuola napoletana.
1
Lunedì 30 novembre 2015 ore 21
Teatro Vittoria
VIOLONCELLO E PIANOFORTE
Giovani talenti
Prima del concerto
degustazione a cura dei
Eduardo Dell’Oglio violoncello
Federico Tibone pianoforte
Robert Schumann (1810-1856)
Adagio e Allegro in la bemolle maggiore op. 70
Phantasiestücke op.73
Johannes Brahms (1833-1897)
Sonata in fa maggiore n. 2 op. 99
Schumann - Adagio e Allegro op. 70 in la bemolle maggiore per corno (oppure violino e
violoncello) e pianoforte
L’opera 70 di Schumann è una specie di vigilia, nel senso che è l’ultima composizione in cui
viene dato spazio alla vena lieta e distesa del compositore. La prima parte del 1849 fu
densissima di eventi positivi, la seconda parte sconvolta dalle barricate per le strade di Dresda
e, nella mente del musicista, dalle visioni allucinate. Il 14 febbraio, in un solo giorno, fu scritto
di getto l’Adagio e Allegro per pianoforte e corno oppure violino o violoncello. L'uso del
violoncello risulta particolarmente felice nell'Adagio, che porta l'indicazione «Langsam, mit
innigem Ausdruck» (Lento con intima espressività). Anche nel tempo rapido il violoncello
esprime molto bene le qualità che Clara indicava in questa Sonata, secondo lei "superba, fresca,
appassionata".
Schumann - Phantasiestücke op.73 per clarinetto (oppure violino o violoncello) e
pianoforte
I Phantasiestücke opera 73 furono scritti da Schumann nel 1849, anno tra i più fecondi della
propria esistenza, con la significativa "fuga" da Dresda verso la tranquilla campagna di Kreisha.
Questi brani rappresentano un tentativo di evasione, realizzato con la complicità degli amici
della locale orchestra di corte. Appartengono a un nucleo di composizioni destinate a un
consumo privato, a quella pratica della Hausmusik (musica casalinga) che, oltre ad allietare nel
caso specifico le serate dei coniugi Robert e Clara, era parte integrante della vita musicale
tedesca. Occorre dunque rifarsi alle esigenze del "far musica insieme" per comprendere la
limitata estensione di queste composizioni e il fatto stesso che esse non siano previste per un
unico strumento, ma che venga indicata ad libitum una scelta fra diverse soluzioni strumentali.
Johannes Brahms - Sonata n. 2 op. 99 in fa maggiore per violoncello e pianoforte
La Sonata per violoncello e pianoforte op. 99 fu composta da Brahms nel 1886 sulle rive del
lago di Thun, nell'Oberland, poco dopo la Quarta Sinfonia. L'espressione musicale d'insieme è
piuttosto vigorosa ed energica. Il violoncello si espande con eloquenza melodica e il suo canto
non manca di una tensione drammatica molto efficace.
2
Sabato 12 dicembre 2015 ore 21
Tempio Valdese
AMOR CHE MOVE IL SOLE…
Percorsi corali
Coro G di Torino
Carlo Pavese direttore
LIEBE
Jacobus Gallus
Johannes Brahms
Gustav Mahler
LOVE
Thomas Tallis
Charles Villiers Stanford
Samuel Barber
Benjamin Britten
AMOR
Tomas Luis de Victoria
Pietro Clausetti
Bruno Bettinelli
Carlo Pavese
Corrado Margutti
Carols
Surge, propera, amica mea
da Sieben Lieder, op. 62
1. Rosmarin
2. Von alten Liebesliedern
4. Dein Herzlein mild
Die zwei blauen Augen (arr. Clytus Gottwald)
If Ye Love Me
When Mary Through the Garden Went
da Reincarnation, op. 16
1. Mary Hynes
3. The Coolin
da Five Flowers Songs
5. The Ballad of Green Broom
Prima del concerto
degustazione a cura dei
O magnum mysterium
da Due canzoni a cinque voci
L’ombra dei boschi d’Aser
da Tre espressioni madrigalistiche
Già mi trovai di maggio
Amor
Le mensonge
I Sing of a Maiden (Robin Wells)
Angels We Have Heard on High (antica melodia francese)
Ding Dong Merrily on High (antica melodia francese)
Joy to the World (Haendel – Mason)
Il concerto si avventura tra le mille declinazioni e sfaccettature dell’amore. L’articolazione del
programma è geografica e linguistica, parte dalla Vienna del Kantor Handl, di Brahms e
Mahler, per attraversare panorami inglesi e americani, e approdare ai tepori mediterranei. Nel
percorso non manca l’amor sacro nei suoi aspetti più umani, come la contemplazione della
bellezza nel cantico delle creature, la figura di Maria Maddalena, l’amore materno della
Madonna per il suo bambino. Prevalgono nondimeno le sfumature dell’amor profano, dal
romanticismo viennese all’ironia di Britten e Margutti, dagli slanci di Barber ai lacci danteschi
di Pavese, per concludere il cammino cantando quell’amore “On high” che con la Natività
sintetizza spirito e carne, gioia trascendente e festa popolare.
3
Domenica 20 dicembre 2015 ore 18 Anteprima
Lunedì 21 dicembre 2015 ore 21 Concerto
Conservatorio “G.Verdi”
IL VIVALDI DI SARDELLI
I love Barocco
Coro dell’Accademia Stefano Tempia di Torino
Ensemble Modo Antiquo
Federico Maria Sardelli direttore
Dario Tabbia, maestro del coro
Nicky Kennedy soprano
Antonio Giovannini controtenore
Andrea Fermi tenore
Federico Maria Sardelli (1963)
Concerto per violino in si minore
Dixit Dominus per soli, coro e orchestra
Antonio Vivaldi (1678- 1741)
Dal Cimento dell’armonia e dell’invenzione, Le quattro stagioni, Concerto op. 8 n. 1 in mi
maggiore, La primavera, per violino, archi e basso continuo
Sinfonia, cori e duetti da Dorilla in Tempe RV 709
Gloria in re maggiore RV 588 per soli coro e orchestra
Federico Maria Sardelli – Dixit Dominus e Concerto per violino in si minore
Sardelli non scrive musica in stile vivaldiano per “dimostrare una sua convinzione musicale”.
Egli ha scelto questo stile perché è il più adatto a lui, gli viene spontaneo e accende, senza
sforzo, la sua fantasia. È il suo linguaggio naturale. La sua musica non ha nessuna intenzione
polemica nei confronti della scuola musicale moderna, ma è un gesto di affetto verso il Prete
rosso e la sua epoca. Comporre in uno stile “storico” obbliga l’autore contemporaneo non
soltanto a rispettare e imitare il linguaggio musicale del periodo e dell’autore prescelti, ma
soprattutto a immergere se stesso nel contesto culturale, sociale e religioso in cui quella musica
fu composta: e ciò vale specialmente per la musica vocale sacra, come dimostra il Dixit
Dominus proposto in questo concerto. Sardelli segue Vivaldi raggiungendo la massima varietà
di tempi, tonalità, metri, strutture ed espressioni. Ecco dunque che abbiamo questa musica
insieme antica e nuova, pronta a fare tutto ciò di cui la musica è capace: elevare, eccitare,
lenire, divertire, stupire e coinvolgere.
Vivaldi – Le quattro stagioni
Antonio Vivaldi nasce a Venezia (suo padre era violinista alla cappella di San Marco) il 4
marzo 1678. Fu ben presto ordinato sacerdote ma non esercitò praticamente mai conducendo
una vita libera e gioiosa al seguito di compagnie di cantanti girovaghi. La sua fama di musicista
si diffuse assai presto e già nel 1703 insegnava al Conservatorio della Pietà. Visse a Mantova e
Venezia, fu acclamato in tutte le città d’Europa fra cui Vienna dove morì nel 1741. La
produzione del compositore veneziano è enorme: quasi 500 concerti, di cui più di 200 per
4
violino, suo strumento preferito, di cui era un virtuoso. Le quattro stagioni sono il ciclo più
noto tra le sue composizioni. Si tratta di quattro concerti, ispirati ciascuno ad una stagione
dell’anno. Fanno parte de Il Cimento dell’Armonia e dell’Invenzione op. 8 e costituiscono uno
dei primissimi esempi di musica descrittiva. Nel concerto in mi maggiore per violino, archi e
cembalo (La primavera), la musica descrive passo a passo l’andamento dei singoli episodi della
stagione: il canto degli uccelli, il temporale e la danza finale.
Vivaldi – Dorilla in Tempe RV709
Dorilla in Tempe è un melodramma eroico-pastorale in tre atti di Antonio Vivaldi su libretto
di Antonio Maria Lucchini. Fu rappresentata per la prima volta il 9 novembre 1726 al Teatro
Sant'Angelo di Venezia. La Sinfonia dell’opera, composta prima delle Quattro stagioni,
contiene lo stesso tema del primo movimento, Allegro, della Primavera.
Vivaldi – Gloria RV 588
Vivaldi scrisse vari Gloria. Solo due di questi sono giunti sino a noi e cioè il RV 589 e l'RV
588. Un terzo Gloria ci è giunto mutilo. Il meno conosciuto, l'RV 588, fu composto
presumibilmente durante l'attività del compositore presso il Pio Ospedale della Pietà, istituto
all'epoca noto per il suo coro particolarmente avanzato. Il Gloria testimonia l’esistenza di
un’ampia visione di insieme. Il trattamento delle parti è molto avanzato per i tempi: la scrittura
omofonica corale ha sullo sfondo un’intricata figurazione degli archi e, al contrario, l’intreccio
contrappuntistico delle voci è sostenuto con discrezione dagli accordi degli archi. Questa
indipendenza tra voci e strumenti anticipa la messa sinfonica dell’età classica.
Lunedì 11 gennaio 2016 ore 21
Teatro Vittoria
TRA TOCCATE E RONDÒ
I love barocco
Prima del concerto
degustazione a cura dei
Andrea Bacchetti pianoforte
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Toccata in mi minore BWV 914
Suite francese n.5 in sol maggiore BWV 816
Suite inglese n.5 in mi minore BWV 810
Concerto italiano in fa maggiore BWV 971
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Fantasia in re min K 397
Rondò in re maggiore K 485
Sonata in do maggiore K 330
Bach - Toccata in mi minore BWV 914
La Toccata in mi minore BWV 914 è una tra le prime composizioni di Bach giunte fino a noi:
fu scritta verso il 1708 - Bach aveva ventitre anni - ed è la più semplice di tutte. Il genere della
Toccata derivava dalla improvvisazione che durante l'epoca barocca il musicista professionista
era tenuto a saper fare, e consisteva in una parte libera e in una parte obbligata. La
composizione comprende quattro episodi. La struttura, in senso lato, è teatrale, e la
composizione trasferisce sulla tastiera del clavicembalo le esperienze che il giovane Bach
aveva fatto a Mühlhausen, dove aveva composto le prime cantate sacre.
5
Bach - Suite francese n. 5 in sol maggiore BWV 816
Le Suite francesi vennero composte fra il 1722 e il 1725. Tuttavia, vennero soprannominate
francesi solo nel 1762 da Friedrich Wilhelm Marpurg, in contrapposizione con le Suite inglesi,
un'altra raccolta bachiana. Il nome venne reso comune da Johann Nikolaus Forkel, che, nel
1802, scrisse: «Vengono generalmente chiamate Suite francesi perché sono state scritte secondo
il gusto francese». L'opinione del Forkel, però, è sbagliata, in quanto le suite seguono
abbondantemente i canoni compositivi italiani.
Bach - Suite inglese n. 5 in mi minore BWV 810
Le Suite inglesi vennero composte fra il 1717 e il 1723 a Cöthen. L'attributo inglesi non è
dovuto a Bach, bensì al suo biografo Johann Nikolaus Forkel, secondo cui tali suite furono
forse composte per omaggiare un nobile inglese. Altre ipotesi sul nome possono essere spiegate
dallo stile e dalla struttura di ogni opera, che ricalca una sequenza tipica delle suite: un preludio
iniziale e altri movimenti in forma di danza. Una caratteristica di queste suite è la presenza di
doubles, cioè variazioni sulla danza precedente.
Bach - Concerto italiano in fa maggiore BWV 971
Il Concerto alla maniera italiana BWV 971è ideato da Bach esclusivamente per lo strumento
solista senza accompagnamento. La cosa straordinaria è che in questo lavoro il compositore
ottiene l'effetto dei due insiemi strumentali su un’unica tastiera. Il riferimento allo stile
"italiano" ai riferisce al fatto che Bach, aveva familiarizzato fin dagli anni della giovinezza con
i lavori di Vivaldi, Albinoni, Marcello. Egli trae spunto da questi stilemi, ripensati in maniera
del tutto personale.
Mozart – Fantasia per pianoforte in re minore K 397
La Fantasia per pianoforte in re minore K 397 venne composta a Vienna da Mozart nel 1782.
Non ha il carattere leggero e spensierato di altre composizioni mozartiane, ma ha una scrittura
più consona all'estetica romantica del secolo seguente. Indimenticabile pagina mozartiana in cui
si cimentano i più grandi pianisti.
Mozart – Rondò in re maggiore K. 485
Poche notizie si hanno in genere sulla genesi dei molti brevi brani pianistici del catalogo di
Mozart, la cui nascita è legata a circostanze che rimangono nell'ombra. Si tratta di un Rondò
piuttosto articolato e brillante basato sulle varie fortune del capriccioso tema di base. Tuttavia il
fine ricreativo è raggiunto con una tecnica non particolarmente impegnativa, il che lascia
pensare che la pagina fosse destinata a qualche allieva o a qualche nobile "dilettante".
Mozart – Sonata in do maggiore K 330
È probabile che anche la Sonata in do maggiore K. 330 sia stata scritta per qualche allieva.
Facile e breve, questa sonatina, non presenta infatti un contenuto di alto impegno tecnico. Ciò
nonostante, è scritta con sapienza e brillantezza.
6
Sabato 30 gennaio 2016 ore 21
Concerto
Tempio Valdese
DULCE LUMEN
Percorsi corali
Coro Giovanile Italiano (Feniarco)
Roberta Paraninfo e Gary Graden direttori
Giovanni Gabrieli (1557-1612)
Andrea Venturini (1959)
Domenico Scarlatti (1685-1757)
Giovanni Bonato (1961)
Giovanni Pierluigi da Palestrina
(1525-1594)
Antonio Caldara (1670-1736)
Nino Rota (1911-1979)
Mauro Zuccante (1962)
Magnificat a 12 voci
Maternitas tua a 6 voci e soli spazializzati
Magnificat
Genuit puerpera per coro spazializzato
Stabat mater a 8 voci in due cori
Jaakko Mäntyjärvi (1963)
Bo Hansson (1943-2010)
Michael Waldenby (1953)
Kirby Shaw (1935-1991)
Ward Swingle (1927-2015)
Brandon Waddles (1988)
Hans Schanderl (1960)
Canticum Calamitatis Maritimae a 8 voci
O voi che travagliate a 6 voci
Dulce lumen a 8 voci
Plenty good room
L´amour de moi
City called heaven
Yum-Ba-Ye / Yodling d-a ji
Crucifixus a 16 voci
Vigilate et orate / Quinque prudentes virgines
Ecce vidimus eum a 8 voci in due cori
Il Coro Giovanile Italiano propone un percorso musicale che va dal Rinascimento italiano alle
sonorità contemporanee dell’Europa del Nord. Il programma è diviso in due parti che
rappresentano l’anima dei rispettivi direttori. La prima parte dà luce alla musica sacra di autori
italiani, dal Rinascimento a oggi, in un percorso articolato su due aree tematiche dedicate
rispettivamente a Maria e alla Passione di Cristo. L’organico è molto vario: dalle 4 alle 16 voci,
dai brani a doppio coro fino alla scrittura contemporanea spazializzata. La seconda parte ci fa
ascoltare un trittico di compositori scandinavi, non molto presenti nei programmi dei concerti,
in un percorso sacro dalle sonorità particolari, per concludersi con alcuni brani scritti o
arrangiati secondo i canoni della tradizione afro-americana.
7
Sabato 6 febbraio 2016 ore 18
Tempio Valdese
MARATONA CORALE I
Percorsi corali
Programma a cori separati
Coro Maschile Coenobium
Maria Dal Bianco direttore
Gregoriano
Anonimo
Cipriano De Rore
(1516-1565)
Giovanni Pierluigi da Palestrina
(1525-1594)
Giovanni Croce
(1557-1609)
Franz Biebl
(1906-2001)
Gaudeamus, Antiphona ad introitum, I
(Festa di S. Agata, vergine e martire)
Cuncti simus concanentes da Llivre Vermell de Montserrat
Sub tuum praesidium, a 4
Magnificat quarti toni
Sicut cervus, a 4
Ave Virgo, sponsa Dei, a 8
doppio coro
Ave Maria – Angelus Domini
per soli e coro
Coro Femminile “Ensemble La Rose”
Jose Borgo direttore
Javer Busto (1949)
Knut Nystedt (1915-2014)
Ola Gjeilo (1978)
Albert J Alcaraz (1978)
Giovanni Bonato (1961)
Eva Ugalde (1973)
Eriks Esenvalds (1977)
Rihards Dubra (1964)
Miklos Kocsar (1933)
Magnificat
Mary’s Song
Ubi Caritas
Priere
Drai Brauen
Miserere
O Salutaris Hostia
Salve Mater
Sub tuum praesidium
Programma antico - Coro maschile
Il concerto si apre con l’antiphona ad introitum Gaudeamus tratta dal proprium della festa di
Sant’Agata per poi proseguire con il brano Cuncti simus concanentes dall’antico codice Llivre
Vermell, un manoscritto anonimo redatto alla fine del XIV secolo in Spagna. Al repertorio della
polifonia rinascimentale appartengono Sub tuum praesidium del fiammingo Cipriano De Rore e
il doppio coro Ave Virgo, sponsa Dei, del chioggiotto Giovanni Croce. Di Giovanni Pierluigi da
Palestrina vengono proposti il Magnificat quarti toni e il noto motetto Sicut cervus. Si chiude
con un brano mariano di Franz Biebl, l’annunciazione alla Madonna della sua maternità.
Programma moderno - Coro femminile
Il Magnificat dello spagnolo Javer Busto introduce i brani dal tema mariano Mary’s song del
norvegese Knut Nystedt, Salve Mater del lettone Rihards Dubra e Sub tuum presidium
dell’ungherese Miklos Kocsar. Dopo Ubi caritas della norvegese Ola Gjeilo e Miserere della
basca Eva Ugalde, spazio al suggestivo Drai Brauen di Giovanni Bonato, omaggio all’antica
lingua cimbra. Per chiudere Priere del catalano Albert J Alcaraz e O salutaris hostia del lettone
Eriks Esenvalds.
8
Sabato 6 febbraio 2016 ore 21
Tempio Valdese
MARATONA CORALE II
Percorsi corali
Programma a cori uniti
Tra i due concerti della
MARATONA
degustazione a cura dei
Coro Maschile Coenobium
Maria Dal Bianco direttore
Coro Femminile “Ensemble La Rose"
Jose Borgo direttore
Musiche di Giovanni Bonato, Benjamin Britten, Roberto Di Marino, Franco Dominutti,
Rihards Dubra, Maurice Duruflé, Gabriel Fauré, Zsolt Gárdonyi, Edvard Grieg, Trond Kverno,
Franz Liszt, Luigi Molfino, Piret Pormeister-Rips, Eva Ugald
Il Coro Maschile Coenobium ci presenta un immaginario viaggio musicale nel Novecento che
tocca vari paesi europei, con autori francesi come Fauré e Duruflé, l’inglese Britten, l’estone
Pormeister Rips, i norvegesi Grieg e Kverno, il russo Rachmaninov, gli ungheresi Liszt e
Gárdonyi. Ampio spazio anche al repertorio italiano contemporaneo con Molfino, Bonato, Di
Marino e Dominutti.
Sabato 12 marzo 2016 ore 21
Tempio Valdese
MADRE PER SEMPRE
Percorsi corali
Coro Jubilate di Legnano
Carlo Paolo Alli direttore
Josquin Des Pres (1450-1521)
Henry Purcell (1659-1695)
Franz Biebl (1906-2001)
Francis Poulenc (1899-1963)
Benjamin Britten (1913-1976)
Javier Busto (1949)
Morten Lauridsen (1943)
Maurice Duruflè (1902-1986)
Juri-Ruut Kangur (1975)
Joseph Rheinberger (1839-1901)
Felix Mendelssohn Bartholdy (1809–1847)
Miguel Matamoros ( 1994-1971)
Arr. Electo Silva
James Taylor (1948)
Arr. Simon Carringto
Harold Arlen (1905-1986)
Arr. Gerard Ziemann
Kyrby Shaw (1935-1991)
Tu solus qui facis mirabilia, mottetto a 4 voci miste
Hear my prayer, o Lord, mottetto a 8 voci miste
Ave Maria - Angelus Domini, a 7 voci miste
Salve Regina, mottetto a 4 voci miste
A Hymn to the Virgin, inno a 8 voci miste
Salve Regina, mottetto a 4 voci femminili
O magnum mysterium, mottetto a 4 voci
Ubi caritas, mottetto a 4 voci miste
In paradisum, mottetto a 7 voci miste
Abendlied a 6 voci miste
Richte Mich Gott
EL Juramento, a 4 voci miste
That Lonesome Road, a 4 voci miste
Somewhere Over The Rainbow, a 4 voci
Plenty Good Room, negro spiritual a 4 voci
miste
9
Il concerto prende avvio dai lunghi accordi sospesi di Josquin Des Pres che esprimono la
tensione verso la dimensione celeste. La venerazione per Maria è affidata alla musica di grandi
compositori contemporanei. Franz Biebl ha musicato la preghiera dell’Angelus, Benjamin
Britten, con il suo Inno alla Vergine, ci presenta un insolito dialogo, mentre Francis Poulenc e
Javier Busto ci presentano due letture diverse della Salve Regina. Maurice Duruflé affronta con
Ubi caritas il rapporto fra canto gregoriano e linguaggio musicale moderno. Juri-Ruut Kangur,
giovane compositore estone, nel cluster che apre In Paradisum dà forma sonora a ciò che non è
rappresentabile. La preghiera è la dimensione più vera dell’uomo. Questa verità viene affermata
con solennità da Mendelssohn nel mottetto Richte mich Gott. La parte finale del programma
descrive vari sentimenti dell’animo umano, dall’amore descritto dal cubano Miguel
Matamoros, alla solitudine di James Taylor, alla speranza di Harold Harlen, per finire con un
negro spiritual, Plenty Good Room, che ci ricorda che c’è un posto per ognuno di noi sul treno
che conduce alla gloria di Dio.
Domenica 20 marzo 2016 ore 18 Anteprima
Lunedì 21 marzo 2016 ore 21 Concerto
Conservatorio “G.Verdi”
TRA ARMENIA E ISLAM
Eventi unici
In collaborazione con
Coro e Orchestra dell'Accademia Stefano Tempia
Coro Maschile “La Rupe” di Quincinetto
Guido Maria Guida direttore
Dario Tabbia, Domenico Monetta, maestri dei cori
Massimo Marin violino
Maurizio Redegoso Kharitian viola
Dario Destefano violoncello
Francesca Rotondo soprano
Alejandro Escobar tenore
Devis Longo baritono
14 marzo ore 10.30 Politecnico
Prova d’orchestra aperta al
pubblico, inserita in Polincontri
Classica
Padre Komitas (1869 –1935)
Sareri vrov Knatz-Eri eri jan ( È andato per le montagne)
Canti nuziali Harsanekan
Mer takvorin Inch Bidi
Katzek Perek Takvormer
Met Takvorn er kach
En Tizan
Takvori mer
Avs inch kaghtzr ban (Che cosa dolce)
Andzrev ekav (Ha piovuto)
Giulio Castagnoli (1958)
Triplo Concerto “dalla cruna del mondo” per violino, viola e violoncello (2015/16)
Brano ispirato a tematiche musicali armene, ebraiche e islamiche
Luis-Étienne-Ernest Reyer (1823-1909)
Le Sélam, Symphonie orientale per soli, coro e orchestra (1850)
10
Padre Komitas (Kütahya 1869 – Parigi 1935) è stato un religioso, compositore, musicista e
musicologo armeno. È considerato il padre della moderna musica armena. Soghomon Gevorki
Soghomonyan nacque in una famiglia di musicisti, fu ammesso al seminario di Echmiadzin,
dove si diplomò nel 1893. Divenne un monaco e gli fu dato il nome di Komitas. Fondò e
condusse il coro di un monastero fino a quando si recò a Berlino per studiare presso
la Humboldt-Universität. Acquisì il titolo di dottore in musicologia e tornò a Echmiadzin, dove
condusse il coro polifonico maschile. Viaggiò moltissimo, registrando melodie folcloristiche.
Collezionò e pubblicò circa tremila canzoni, spesso riadattate per il suo coro. Perse la ragione
nel 1915 dopo aver assistito al genocidio armeno ed è considerato un martire.
Giulio Castagnoli (Roma, 1958) nato in una famiglia di fisici, dopo aver studiato lettere antiche
ed archeologia all'università di Torino, si laurea in storia della musica e si diploma in
composizione con Gilberto Bosco, Carlo Pinelli e Ruggero Maghini e in pianoforte con Maria
Golia presso il Conservatorio di Torino. Si perfeziona poi alla Hochschule für Musik di Friburgo
con Brian Ferneyhough e con Franco Donatoni all'Accademia nazionale di Santa Cecilia di
Roma. Dal 1984 è docente di composizione al Conservatorio di Torino. Ha tenuto corsi
all'Università e ha insegnato alla Scuola Nazionale di Cinema. Negli anni Ottanta collabora con
il compositore Sergio Liberovic, incontra John Cage e Giacinto Scelsi, vince numerosi concorsi
internazionali di composizione. Compone su commissione delle principali istituzioni in Europa,
America, Asia e Australia.
Castagnoli – Triplo concerto
«I compositori della seconda metà del Novecento hanno dato voce a chi ancora non l'aveva
avuta: la principale tecnica compositiva sviluppata da Berio, Castiglioni o Scelsi può esser
definita come un'estensione generalizzata dei principi contrappuntistici. La successiva
generazione di musicisti ha ora il compito di unificare quella polifonia apparentemente caotica
rapportandola al suo centro: per lo meno in campo artistico si potrebbe così ritrovare
quell'armonia che sembra perduta nella società contemporanea. Nel passaggio del testimone da
una generazione all'altra, la musica percorre sentieri quasi obbligati, attraverso stretti passaggi
simili a certi incroci d'alta montagna, in cui le vie si unificano nella sola salita che conduce alla
vetta. La cruna dell'ago immaginata nel Triplo Concerto è una porta delle antiche mura di
Gerusalemme, da cui passa chi vuol compiere un viaggio spirituale in compagnia. Ho tentato di
cucire fra loro pezze di stoffa colorata trovate qua e là, per rimanere al caldo durante il
cammino».
( Cit. Giulio Castagnoli)
Louis Etienne Ernest Rey, detto Ernest Reyer (Marsiglia 1823 - Le Lavandou 1909) ha
contribuito allo sviluppo dell’arte musicale in Francia all’inizio del Novecento. A venticinque
anni si dedicò alla musica e si stabilì a Parigi per studiare, ma i suoi studi di armonia e di
composizione rimasero sempre incompiuti. Fu anche critico musicale e diventò membro
dell’Accademia delle Belle Arti sostituendo Félicien David. Ernest Reyer è musicista dotato di
sensibilità delicata e immaginazione poetica. Benché francese, come Gounod, ha subito molto di
più l’influenza dei tedeschi e, per questo, ha avuto un ruolo storico molto importante, preparando
il pubblico francese a sentire i drammi di Wagner.
11
Lunedì 18 aprile 2016 ore 21
Tempio Valdese
A CAPPELLA
Percorsi corali
Coro dell'Accademia Stefano Tempia di Torino
Dario Tabbia, direttore e maestro del coro
Lino Mei, organo
Musiche di Johannes Brahms, Felix Mendelssohn-Bartholdy, Gabriel Fauré, Ivo Antognini,
Lino Mei
Il concerto sviluppa il percorso svolto dalla polifonia corale dal Romanticismo ai nostri giorni.
Una proposta tesa a individuare quali elementi della composizione corale siano stati oggetto di
rivalutazione da parte dei compositori contemporanei. Saranno evidenziate quindi le
caratteristiche legate all'uso del timbro vocale come elemento espressivo così come lo sviluppo
delle suggestione armoniche intese come colore. Gli autori presentati rappresentano i vertici
dell'espressione romantica, da Mendelssohn a Brams, da Fauré a Rheinberger per arrivare ad
autori contemporanei quali Ivo Antognini, considerati ormai dei classici della musica corale
contemporanea.
Lunedì 16 maggio 2016 ore 21
Teatro Vittoria
PREMIO STEFANO TEMPIA
Prima del concerto
degustazione a cura dei
Concerto del vincitore
selezionato tra i migliori diplomati del
Conservatorio “G. Verdi” di Torino nell'anno 2015
In collaborazione con
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Lunedì 6 giugno 2016 ore 21
Conservatorio “G.Verdi”
BELLA LA VITA MILITAR!
Eventi unici
Coproduzione con l'Orchestra Filarmonica di Torino
Coro dell'Accademia Stefano Tempia
Orchestra Filarmonica di Torino
Filippo Maria Bressan direttore
Dario Tabbia maestro del coro
Carlotta Gomiero soprano
Marta Codognola mezzosoprano
Matteo Pavlica tenore
Deseret Lika basso
Coproduzione con
Il concerto verrà replicato
martedì 7 giugno per la
Stagione dell'OFT
Franz Joseph Haydn (1732-1809)
Sinfonia in sol maggiore Hob.I:100 (Military)
Missa in Angustiis in re minore per soli, coro e orchestra Hob.XXII:11 (Nelsonmesse)
Haydn - Sinfonia in sol maggiore (Militare)
La Sinfonia in sol maggiore, eseguita per la prima volta il 31 marzo del 1794, fu subito accolta
da un grande successo a cui ha certo contribuito l’ormai inseparabile soprannome di "Sinfonia
militare". La grandiosa realtà della vita militare, con le sue marce scandite, e il contorno di
colori, segnali e pennacchi, era un soggetto molto gradito alla fantasia artistica del tardo
Settecento. In musica si aggiungeva l'esotismo della cosiddetta "banda turca", cioè il drappello
di piatti, triangolo e gran cassa in uso nelle favolose parate delle truppe ottomane. Al loro
strepito Haydn unisce trombe e timpani, e così l’opera indossa l'alta uniforme e si pavoneggia
con grandiosi effetti.
Haydn – Nelsonmesse
Terza del gruppo delle sei messe composte da Haydn fra il 1792 e il 1802 su commissione del
principe Nicolaus II Esterházy, tutte destinate a celebrare ogni anno l’onomastico della
principessa Maria Hermenegild, alla quale il musicista era particolarmente affezionato. La
Missa in Angustiis, detta anche Nelsonmess, fu concepita originariamente per un organico
limitato, nei fiati, a un fagotto e a tre trombe. Solo in un secondo momento furono aggiunti un
flauto, due oboi, due clarinetti, due corni. Già il rilievo attribuito volutamente alle trombe,
addirittura tre e originariamente solitarie nella compagine degli archi, spiega il titolo della
Messa in relazione alle vicende belliche del momento. Mentre Haydn componeva,
l’ammiraglio Nelson sconfiggeva la flotta francese nelle acque d’Egitto. La composizione
rimase quindi associata al nome del grande comandante inglese.
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