IN MORTE DEL SAC. ATTILIO BATTOLLA Il sacerdote don Attilio Battolla, Parroco di Casale di Pignone, è deceduto la mattina del 14 settembre all’Ospedale S. Andrea della Spezia. Don Attilio era nato a Piana Battolla l’11 luglio 1934 e dopo aver frequentato il Seminario vescovile, a Sarzana, fu ordinato sacerdote proprio nella sua Parrocchia di Piana Battolla il 28 giugno 1959 dal Vescovo Mons. Giuseppe Stella. Il suo primo incarico fu quello di Curato nella Parrocchia di Pegazzano, dal 1° settembre 1959; successivamente passò alla Parrocchia di Migliarina, sempre come Curato, il 1° settembre 1963. Dopo essere stato Pievano Parroco di Trebiano per un anno, dal 1° settembre 1971, venne nominato Arciprete Parroco della Parrocchia di San Martino a Casale, nel Comune di Pignone, il 1° settembre 1972. Per brevi periodi di tempo fu anche Parroco di Borghetto Vara e di Ripalta (1988-1989) e Amministratore parrocchiale di Bracelli (1992-1994). Negli ultimi tempi don Attilio era stato ricoverato presso la Clinica Alma Mater e, negli ultimi giorni, nell’ospedale spezzino dove è improvvisamente sopraggiunta la morte. Le esequie sono state celebrate nella Parrocchia di Casale di Pignone e sono state presiedute dal Vescovo Mons. Luigi Ernesto Palletti e concelebrate da molti confratelli. Al termine la salma è stata tumulata, secondo le sue volontà, nel cimitero di Casale. Casale, 16 settembre 2015 Omelia del Vescovo Ancora una volta ci troviamo raccolti per dare l’ultimo saluto ad un sacerdote del nostro presbiterio diocesano. Don Attilio Battolla, parroco di Casale di Pignone. È il settimo dall’inizio dell’anno. Don Attilio era nato a Piana Battolla l’11 luglio 1934 e dopo aver frequentato il Seminario vescovile, a Sarzana, fu ordinato sacerdote proprio nella sua Parrocchia di Piana Battolla il 28 giugno 1959 dal Vescovo Mons. Giuseppe Stella. Il suo primo incarico fu quello di Curato nella Parrocchia di Pegazzano, dal 1959 al 1963, dalla quale passò alla Parrocchia di Migliarina, nella quale fu Curato dal 1963 al 1972. Fu poi parroco per un anno di Trebiano, incarico che ricoprì dal 1971 al 1972, mentre il 1° settembre 1972 venne nominato Parroco di questa Parrocchia di San Martino a Casale. In questi anni è stato anche, per brevi periodi di tempo, Parroco di Borghetto Vara e di Ripalta e Amministratore parrocchiale di Bracelli. Negli ultimi tempi don Attilio a causa dell’aggravarsi dello stato di salute era stato ricoverato presso la Clinica Alma Mater e, proprio in questi ultimi giorni, nell’ospedale spezzino dove la mattina di lunedì scorso è improvvisamente sopraggiunta la morte. Ogni volta che viene a mancare un pastore siamo richiamati a volgere lo sguardo al Pastore grande del gregge, il Signore Gesù, e ad ascoltare insieme quelle parole del Vangelo: «bene, servo buono e fedele … prendi parte alla gioia del tuo padrone» (Mt 25, 23). E questo non per un comprensibile desiderio di consolazione dal dolore che ci vede insieme accomunati e stretti oggi in preghiera, ma soprattutto come testimonianza di una speranza che non può venire meno neppure di fronte alla morte. Infatti, ci ricorda l’Apostolo, «sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore» (Rm 14, 8). Inoltre la nostra mente non può non andare al ricordo di un altro breve ma significativo versetto evangelico: «non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15, 16). Tutto è gratuità, ed è proprio di fronte all’eternità che questa dimensione della nostra esistenza si fa sentire con sempre maggior forza. Se poi la pensiamo alla luce di una vita integralmente donata a servizio del Vangelo, allora tutto ciò acquista ancor più significato: il sacerdote è costituito pastore per il suo popolo, dispensatore dei suoi misteri di salvezza, annunciatore della Parola di Dio; è chiamato a condividere le gioie e le sofferenze della sua gente, dei suoi parrocchiani, a compiere i gesti del ministero, fonte di salvezza per coloro che li ricevono, a testimoniare quella carità pastorale che diviene fonte di santificazione per il pastore stesso. Risuonano nel nostro cuore le parole rivolte dal Signore all’Apostolo Pietro: «mi ami più di costoro?» (Gv 21, 15). E nel contempo emerge significativa l’affermazione conclusiva di Gesù: «pasci le mie pecore» (Gv 21, 17). Nel primo periodo del mio arrivo in diocesi, feci la visita alle varie zone e comunità colpite dell’alluvione del 2011. Era passato un anno da quei tragici eventi e i segni di ciò che era avvenuto erano ancora molto visibili. Ricordo che don Attilio mi accolse e mi raccontò con precisione quello che era accaduto. Poi, portandomi in Chiesa, mi fece vedere i danni subiti; soprattutto potei cogliere in quella occasione come il suo narrare i fatti non fosse semplicemente quello di chi li osserva in modo distaccato. Era infatti un racconto che esprimeva tutta la partecipazione e la vicinanza al dolore della sua gente. Era un modo per esprimere vicinanza e trasmettere memoria di presenza e fede. Da molti poi ho ricevuto anche testimonianza del suo amore per la liturgia e per la musica; del desiderio di educare sempre a tutto ciò la sua comunità. Ultimamente le sue condizioni di salute erano andate deteriorandosi. Vari sono stati gli episodi critici che si sono susseguiti, ma a dire il vero tutti bene superati. Ricordo quando, incontrandolo all’ospedale, lo trovai ancora ben presente: mi riconobbe subito e ci salutammo cordialmente. Poi, in modo improvviso, è giunto al termine della sua corsa terrena. Oggi lo vogliamo affidare al Signore, ricordandolo nella preghiera da lui sempre vissuta, ma soprattutto in questo ultimo periodo di sofferenza, specie nel desiderio costante di accostarsi ai sacramenti e in modo particolare a quello della riconciliazione e alla comunione eucaristica. L’Eucaristia che per lui celebriamo sia il modo più bello per accompagnarlo a quella pienezza di luce e di salvezza della quale è stato annunciatore e dispensatore negli anni del suo ministero. A noi il conforto della fede e l’attesa nella speranza della resurrezione.