Dalla analisi del rischio di g g incendio alla ingegneria orientata alla prestazione Un approccio integrato in accordo a quanto previsto dal D.M. 9 maggio 2007 LA VERA PROBLEMATICA ATTUALE I modelli teorici, teorici ed in modo speciale i codici di simulazione simulazione, hanno una particolare capacità di assistere il progettista nelle decisioni connesse con la sicurezza antincendio. Comunque questi strumenti hanno anche un potenziale di danno e possono guidare verso decisioni non accettabili. In considerazione di ciò è necessario un approccio metodologico ben codificato e strutturato, oltre che valutabile in modo obbiettivo anche da soggetti terzi (es. Autorità) (1) (1). A. N. Beard “Short Short communication on Requirements for an acceptable model use” Fire Safety Journal 40 (2005) pagg. 477-484 Workshop on the Development of Key Performance Indicators for the Use of Computer Models in Support of Fire Safety Engineering FRS/Building Research Establishment, Garston, Watford, UK, 22 Settembre 2003 ISO Technical Report TR 13387-3, Fire Safety Engineering, Part 3: Assessment and Verification of Mathematical Fire Models LA STESSA DI 11 ANNI FA Negli ultimi 20 anni si è osservato un incremento importante nel numero dei codici automatici a disposizione per l’analisi e la simulazione del rischio di incendio. Sono stati prodotti sia modelli di tipo probabilistico, che modelli di tipo deterministico. Molti modelli esistenti sono in fase di miglioramento e nuovi modelli continuano ad essere rilasciati per ll’uso uso in questo campo. campo Comunque come tali modelli devono essere applicati in modo efficace come tassello di un processo di progettazione è ancora molto lontano dall’essere conosciuto e diverse aree di problematica si sono evidenziate. E’ necessario individuare un contesto in cui tali modelli vengono impiegati e riconosciuti da tutti gli attori. La domanda più importante alla quale è necessario rispondere è: quali e quanti modelli in realtà possono integrarsi con la conoscenza e l’esperienza esistenti e possono costituire parte di un approccio integrato coerente alla progettazione ed al rispetto delle norme e dei regolamenti esistenti (codici prescrittivi n.d.r.)? (a) Quali sono i limiti e le capacità di un modello di calcolo (ivi incluso il software che lo implementa e lo rende disponibile), perchè esso possa essere impiegato con consapevolezza? (b) Quali sono le condizioni, i limiti di batteria, etc. sulla base dei quali uno o più modelli possono essere impiegati nell’analisi di un caso reale in modo accettabile? (1) (1). A. N. Beard “Fire models and design” Fire Safety Journal 28 (1997) pagg. 117-138 Un tema centrale che emerge è la necessità di evitare il pericolo di vedere un modello di calcolo come a sè stante, come vincolo principale di una analisi, come metodologia stessa adatta alla analisi di qualsivoglia problema antincendio nell’ambito di qualsivoglia dominio di simulazione, come una sorta di deus ex machina. IL / I CODICI DI CALCOLO AUTOMATICI NON COSTITUISCONO LA METODOLOGIA NON RAPPRESENTANO S O L’INGEGNERIA ’ G G ANTINCENDIO C O PRESTAZIONALE S O Essi, a tutti gli effetti sono uno strumento a supporto del processo di progettazione o di verifica antincendio del quale devono conoscersi vantaggi antincendio, vantaggi, svantaggi prima dell’uso dell uso. In casi particolari di analisi lo strumento di calcolo automatico maggiormente adatto viene selezionato a p partire dai dati ottenuti dalla simulazione stessa nell’ambito di un p processo iterativo di analisi a grado di approfondimento crescente. ESEMPIO: PREDIZIONE DELLA TEMPERATURA DI INCENDIO Stima della reale temperatura di un incendio mediante un modello deterministico. Per ‘temperatura reale’ si intende la temperatura effettiva di un incendio che il modellatore cerca di predire attraverso l’impiego l impiego di un codice di calcolo. categorizzazione degli errori E’ necessario preliminarmente affermare che: (a) la variabile di stato stessa, una temperatura media, dipende in modo diretto dalle assunzioni fatte. La predizione dei risultati connessi cn una temperatura media è correlata con la definizione del dominio di simulazione mediante ‘zone’ aventi caratteristiche predominanti (modelli a zone). D’altra parte i codici CFD (modelli di campo) predicono, in senso generale, la temperatura in uno specifico punto del dominio di simulazione; sebbene, comunque, in realtà uno spazio (volume) viene diviso in una serie di celle contigue le cui caratteristiche variabili di stato sono assunte essere uniformi per l’intero volume di controllo della cella. Il numero relativamente alto di celle impiegate con un modello CFD consente di predire il valore di temperatura in uno specifico punto: anche se la cella che circonda il punto potrebbe avere dimensioni rilevanti. Il punto principale rimane il fatto che la variabile scelta da definirsi risulta fortemente condizionata dalla tipologia di modello da impiegarsi. I codici CFD non sono assolutamente tout court la risoluzione di tutti i problemi simulativi che possono eventualmente emergere nell’ambito di una progettazione antincendio. Tr TEMPERATURA REALE Le assunzioni teoriche e numeriche possono essere solamente una approssimazione, positiva o negativa, del comportamento reale. Ad esempio in un modello a zone ci sono diversi metodi del plume della fiamma. In un modello di campo diversi modelli di turbolenza. Assunzioni anche sui dati in ingresso alla simulazione (es parametri e coefficienti in ingresso al modello di trasferimento del calore o al modello di turbolenza). Approssimazione nelle tecniche di simulazione numerica. Solo in pochi semplici casi casi, le equazioni che soddisfano il sistema possono essere risolte per via analitia e non numerica. Ad. Es. L’integrazione di ordinarie equazioni differenziali può essere effettuata mediante RungeHutta o Burlish-Stoer. In alcuni casi le differenze possono essere apprezzabili. In un modello di campo la risoluzione della mesh che crea le celle è fondamentale fondamentale, oltre che le condizioni al contorno. ASSUNZIONI TEORICHE E NUMERICHE TECNICHE DI SOLUZIONE NUMERICHE T1 a) Errori nella produzione del sw che è inteso rappresentare il modello e le sue tecniche di simulazione numerica numerica. T2 a) Errori nella progettazione del sistema di calcolo dei microprocessori T4 a) Mancata comprensione da parte dell’utente del modello o delle soluzioni numeriche b) Mancato impiego corretto del pacchetto a disposizione c) Errori nell’inserimento dei dati di input. T3 b) Il sistema fisico in corso di analisi può entrare in uno stato inatteso che non è appropriato per il software. c) Bachi software veri e propri ERRORE SOFTWARE b) Errori fisici di realizzazione Tc c) Combinazione di a e b ERRORE HARDWARE ANALIISI ED INTERPRET TAZIONE DE EI RISULTATI PRED DETTI E’ necessario inoltre affermare che: (b) la metodica stessa per calcolare un valore medio da dati grezzi (raw) può essere diversa da caso a caso. Ad esempio il calcolo della profondità dello strato superiore può essere effettuata sia mediante la correlazione di Mitler o secondo la correlazione di Cooper. TEMPERATURA PREVISTA ERRORE DI APPLICAZIONE TRIANGOLO DELLA PROGETTAZIONE ANTINCENDIO A. N. Beard. “Short communication on Requirements for an acceptable model use” Fi S Fire Safety f t Journal J l Utente Leggi, regolamenti, codici prescrittivi, regole tecniche e linee guida internazionali Esperienza storica Esperto antincendio in grado di applicare una ‘Metodologia’ ad un ‘Codice di calcolo’ al fine della simulazione di eventi complessi e di interpretarne correttamente i risultati significativi. Metodologia Codice di calcolo Approccio di studio strutturato, ben codificato, generalmente riconosciuto. Strumento avanzato che ha il potenziale di fornire informazioni importanti, altrimenti non disponibili, per il supporto alle decisioni nell nell’ambito ambito della progettazione della sicurezza antincendio. PROGETTAZIONE ANTINCENDIO D.M. 9 maggio 2007 SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO (SGSA) Probabilistici, Deterministici Nel 1992: 74 modelli Nel 2003: 162 modelli (1) (1). Olenick, Carpenter “An updated international survey of computer models for fire and smoke” SFPE Journal of Fire Protection Engineering, Engineering 13 13, 2003 2003. In particolare: 52 modelli a zone, 20 modelli di campo, 9 modelli di risposta dei rivelatori, 24 modelli di esodo, 63 altri modelli L’INCENDIO Definizione del problema Codici prescrittivi Analisi del rischio di incendio Previsione e simulazione Progettazione antincendio ANALISI ANTINCENDIO STRATEGIA ANTINCENDIO “Gestione del rischio di incendio” DOCUMENTAZIONE “Progetto antincendio” Sistemi di prevenzione, di mitigazione delle conseguenze sia per gli occupanti, sia per i beni, sia per le strutture e di garanzia dell’evacuazione sicura in caso di emergenza incendio. Misure impiantistiche e misure procedurali (es. Piano di Emergenza Interno) MANTENIMENTO & MIGLIORAMENTO NEL TEMPO (SGSA) Sistemi di protezione passiva e protezioni attive. Sistemi di comunicazione, sistemi di allertamento, punti di raccolta, vie di esodo, etc. PROGETTAZIONE E QUALITA’ NELLA SICUREZZA ANTINCENDIO Le scelte progettuali che hanno per obiettivo ll’ottenimento ottenimento delle migliori condizioni di sicurezza per gli occupanti di un edificio e per le strutture dell’edificio stesso dipendono dalla valutazione di alcuni fattori la cui conoscenza deve essere approfondita in relazione alle diverse caratteristiche proprie di ogni edificio. La sicurezza delle persone è ovviamente legata al tempo necessario agli occupanti per lasciare la costruzione e raggiungere un luogo sicuro. I fattori che determinano la durata dell’evacuazione sono diversi: la tempestività p dell’allarme,, l’attitudine delle persone ad uscire più o meno rapidamente, la conoscenza dei luoghi, la chiarezza dei percorsi e l’efficacia della segnaletica relativa, i tempi necessari all’arrivo dei mezzi di soccorso, etc. Il progettista deve operare al fine di limitare la velocità di sviluppo e di propagazione del fuoco, di proteggere le vie di fuga in modo che qqueste siano sempre p ppercorribili e qquindi difese dall’invasione dei fumi e dall’eccessivo aumento della temperatura. p (NON SI PARLA SOLO DI RESISTENZA AL FUOCO DELLE STRUTTURE O DI COMPARTIMENTAZIONE) L’estrema complessità del fenomeno INCENDIO e la variabilità e l’indeterminatezza di molti fattori che lo caratterizzano fanno si che la cultura della prevenzione contemporanea concentri ll’attenzione attenzione sulla salvaguardia della incolumità delle persone, evitando l’approfondimento dello studio tendente a produrre soluzioni costruttive per edifici capaci di resistere a qualsiasi tipo di incendio. L’ottenimento di questo tipo di obiettivo è giudicato estremamente costoso e di difficile e problematica realizzazione, a causa, appunto dell dell’indeterminatezza indeterminatezza delle reali caratteristiche di un incendio e delle sollecitazioni da esso esercitate sulle strutture costruite. La variabilità dei parametri in gioco rende molto difficile lo studio teorico degli incendi. L’ANALISI L ANALISI DEL RISCHIO DI INCENDIO PERDONO VALIDITA’ I CODICI PRESCRITTIVI? Norme, regole tecniche, standard nazionali ed internazionali, etc. no essi rappresentano la miglior scelta nella maggior parte dei casi tuttavia in alcune situazioni specifiche le metodologie orientate alla garanzia della pprestazione antincendio consentono un approfondimento pp dell’analisi del rischio di incendio ed una previsione utile ad evidenziare il grado di sicurezza dell’edificio anche in relazione a possibili alternative di protezione, costituendo tit d un valido lid strumento t t di supporto t all progettista. tti t SITUAZIONI SPECIFICHE Edifici storici Layout particolare o complesso Problematiche particolari ESEMPIO: CASE DI CURA ED OSPEDALI OGGI ? ESEMPIO: CASE DI CURA ED OSPEDALI Ospedali, case di cura e strutture simili, come cliniche, ospedali universitari, laboratori diagnostici ed ospizi, devono essere necessariamente considerate strutture critiche dal punto di vista della sicurezza antincendio. Le norme e le regole tecniche antincendio costituiscono in questo caso il punto di partenza (requisito minimo) per la progettazione della strategia antincendio. Alcune pproblematiche rendono auspicabile p l’approfondimento pp dell’analisi anche al fine della determinazione delle migliori g misure da mettere in atto e mantenere nel tempo (SGSA). Questo appare chiaro considerando diversi aspetti: Dimensioni significative e layout particolarmente complesso in Italia e nel resto d’Europa queste attività sono spesso condotte in edifici storici che, durante gli anni sono stati interessati da integrazioni, modifiche, ampliamenti, etc. negli anni diversi nuovi edifici sono stati aggiunti E connessi con il corpo principale e tutti gli Spazi utili sono stati impiegati ed espansi …spesso risultando in un layout estremamente complesso senza una precisa organicità LAYOUT, CONNESSIONI TECNICHE E FUNZIONALI, ETC. 50% 15% 35% Struttura Connessioni Superficie totale Il fabbricato risultante da questo processo è costituito da una aggregazione di molteplici edifici con connessioni funzionali e tecnologiche sviluppate su diversi piani sia sopra che sotto il suolo. NUMERO E TIPOLOGIA DEGLI OCCUPANTI Gli occupanti rappresentano un fattore importantissimo da tenere in considerazione per una serie di ragioni: Condizioni dei pazienti di queste strutture Numero totale delle persone presenti …considerando i ppazienti a lunga g degenza, g , i pazienti in day-hospital, il personale direttivo ed amministrativo, il personale medico, gli operatori ditte terze operanti nel sito, i visitatori, gli studenti, etc. La sicurezza antincendio in queste strutture risulta essere inoltre influenzata da molti altri fattori, tra cui, la presenza di: materiali combustibili, sostanze pericolose, forti sostenitori della combustione reti tecnologiche distribuite (e.e., gas medicali, gas infiammabili, etc.) apparati elettrici ed elettronici Per tutta una serie di motivi dunque, questo tipo di strutture, come altresì altre strutture caratterizzanti da una forte eterogeneità di pubblico (es. centri commerciali, parchi divertimenti, cinema multisala e auditorium), presentano una altissima vulnerabilità intrinseca all all’incendio incendio. LL’approccio approccio prestazionale può garantire un approfondimento, approfondimento oltre ll’applicazione applicazione dei codici prescrittivi, prescrittivi per investigare meglio problematiche connesse con situazioni architettoniche e di impiego del manufatto edilizio estremamente particolari. MEDESIMA SITUAZIONE RELATIVAMENTE EDIFICI PREGEVOLI PER ARTE E STORIA, CENTRI COMMERCIALI, AUDITORIUM, TUNNEL, EDIFICI COMPLESSI DAL PUNTO DI VISTA ARCHITETTONICO, ETC. FSE: Approccio al problema (prescrittivo, prestazionale) IIn aggiunta i t a quanto t precedentemente d t t detto: d tt l’esperienza l’ i storica t i di incidenti i id ti in i Italia It li (Cinema (Ci St t t di Torino, Statuto T i Fi Fiera di Todi, T di Reggia Palace Hotel - Napoli, Teatro “La Fenice” di Venezia, ecc.) ed all’estero (Albergo MGM - Grand. USA, Happy-land Social Clubs - USA e molti altri) ha messo in evidenza come, indipendentemente dal rispetto delle normative specifiche, il progettista deve farsi carico di avere una visione globale del problema e valutare se, e quando, può essere opportuno, o necessario, adottare misure i alternative lt ti o integrative i t ti di quelle ll previste i t dalle d ll varie i normative ti e dai d i codici di i prescrittivi. itti i Le norme prescrittive rappresentano, un requisito necessario, ma non sempre sufficiente, al fine f della garanzia del raggiungimento di un adeguato livello di sicurezza. Soprattutto in questi ultimi anni, parallelamente sono stati sviluppati e perfezionati metodi e modelli che consentono di rappresentare t il fenomeno f d ll’i dell’incendio di e che h possono essere utilizzati tili ti sia i per la l ricostruzione i t i di incendi i di realili e quindi i di per capire i quale sia stata la causa dell’innesco e la modalità di sviluppo dello stesso, sia per approcci progettuali che mirano a giustificare e/o validare un determinato sistema di protezione. PERFORMANCE Allo stesso tempo si deve tenere conto che spesso l’esistente presenta delle peculiarità, in alcuni casi talmente specifiche, tali da richiedere un approccio specifico. In Italia il D.M. 9 maggio 2007 introduce la problematica e fornisce alcune linee guida, che il professionista esperto può adottare al fine di migliorare la propria strategia antincendio, risolvere problematiche specifiche, verificare l’equivalenza tra misure di protezione (attive e passive), anche attraverso un migliore uso della simulazione quale strumento maggiormente approfondito di indagine del fenomeno incendio. Ciò significa che quando, ad esempio, la normativa stessa non può essere applicata tout court, per esempio per vincoli storico storicoarchitettonici, è necessario comunque delineare un sistema di protezione con un livello di sicurezza equivalente (misurabile) a quello prescritto. Utilizzando le conoscenze scientifiche oggi disponibili si può pertanto procedere alla verifica delle soluzioni progettuali adottate al fine di poter confermare l’adeguamento ai fini della sicurezza e della incolumità delle persone. FSE: Valutazione del Rischio di Incendio L’espressione: livello di sicurezza equivalente prevede necessariamente che la ‘performance’ di una strategia antincendio, i t intesa come insieme i i d i fattori dei f tt i di compensazione i d deve essere a)) misurabile, i bil b) adeguata d t alla ll situazione it i di vulnerabilità l bilità specifica ifi all’incendio del fabbricato (intesa come insieme dei fattori di penalizzazione). Anche in forma iterativa in fase di progettazione del manufatto edilizio Utilizzando Utili d le l conoscenze scientifiche i tifi h oggii disponibili di ibili sii puòò pertanto t t procedere d alla ll verifica ifi delle d ll soluzioni l i i progettuali tt li adottate d tt t all fine di poter confermare l’adeguamento ai fini della sicurezza e della incolumità delle persone. Tale orientamento, fino a qualche anno fa del tutto opzionale, è diventato essenziale dall’emanazione del D. Lgs. 626/94 e s.m.i. (i.e. DM 10 marzo 1998) che impone una “Valutazione del rischio” di incendio. E’ infatti su tale valutazione che l’esercente deve “misurare” l’adeguatezza delle misure adottate simulando l’evoluzione dello scenario di incendio considerato e le effettive possibilità di evacuazione per le persone. La normativa prevede che la valutazione del rischio di incendio, incendio per ogni luogo di lavoro individuato, individuato tenga conto delle seguenti informazioni (minime): tipo di attività; materiali immagazzinati e manipolati; attrezzature presenti nel luogo di lavoro compresi gli arredi; caratteristiche costruttive del luogo di lavoro compreso i materiali di rivestimento; dimensioni e articolazioni del luogo di lavoro; numero di persone presenti. Diversi modelli di calcolo del rischio di incendio sono stati sviluppati negli anni e sono disponibili al progettista per una valutazione propedeutica al successivo approfondimento. Questo ultimo aspetto, aspetto nel caso ad esempio di particolari edifici, edifici si rivela di particolare complessità in quanto gli occupanti normalmente non conoscono la sistemazione generale dello stesso e quindi la distribuzione delle vie di esodo. Tali problemi si riscontrano in tutti gli edifici di pubblico spettacolo con l’aggravante dell’elevato numero di persone che normalmente si raccolgono in tali edifici, nelle grandi strutture ricettive, nelle strutture sanitarie e di assistenza, nei parchi divertimento, etc. FSE: Analisi del rischio di incendio e successiva simulazione La valutazione del rischio di incendio deve essere codificata in modo tale da divenire il principale strumento per la determinazione degli scenari di riferimento da impiegarsi nella successiva fase di simulazione (detta anche di approfondimento analitico). LLa verifica ifi in i relazione l i aglili scenarii d’incendio d’i di attesi tt i (credibili), ( dibili) mediante di t adeguati d ti modelli d lli che h simulano i l sia i l’evolversi l’ l i dello d ll scenario sia le modalità di evacuazione di tutte le persone, consente di avere una visione molto più aderente alla realtà attesa sull’effettivo livello di sicurezza che la soluzione di protezione garantisce. Si supponga add esempio i di condurre d una simulazione i l i aii fini fi i della d ll verifica ifi della d ll prestazione t i i caso di emergenza per incendio in i di di una struttura ricettiva per l’intrattenimento. Per valutare il rischio che corrono gli occupanti dell’attrazione in cui scoppia un incendio, si calcola il tempo impiegato dalle persone nell'evacuazione considerando l'impatto dell'incendio con l'edificio e le persone. Ciò significa che nota l'evoluzione dell'incendio e la distribuzione del fumo nell’edificio, le persone cercheranno di raggiungere l'uscita prestabilita, evitando le stanze in cui il fumo è troppo denso o la temperatura troppo elevata, cioè le condizioni pericolose per l'uomo. Lungo le vie d'uscita le persone vengono a contatto con le conseguenze dell'incendio che possono ostacolare o addirittura precludere la salvezza. il modello di calcolo (correlazioni numeriche, modelli di campo, modelli a zone) simula le condizioni che si vengono a creare in ogni zona in funzione del tempo e stima l'intervallo di tempo in cui si raggiungono condizioni critiche per l' l'uomo (li lli di prestazione). (livelli t i ) I codici prescrittivi stessi, mediante un approfondimento crititco, l’adozione di strumenti simulativi, prove in campo ed esperienza storica, nell’ambito di un approccio a garanzia della performance possono essere migliorati essi stessi: es. gli incendi nei tunnel. FSE: Analisi del rischio di incendio e successiva simulazione /2 Il rischio per le persone è in funzione delle concentrazioni delle sostanze tossiche emesse dalla combustione tenendo conto del tempo di esposizione; si considerano le seguenti sostanze: CO2 (e quindi CO) e O2, che con l'alta temperatura, possono causare incapacità e morte. Per quanto riguarda l'ossigeno, si considera la diminuzione di ossigeno che viene consumato nella combustione. In questo tipo di attività si considerano generalmente valori limite di tollerabilità per i seguenti parametri: le alte temperature, temperature concentrazioni di CO2 e O2 (vedi tabella che segue). Bisogna comunque leggere tali valori considerando che il limite di tollerabilità di una persona diminuisce al crescere del numero di variabili pericolose in gioco (cioè c’è una sovrapposizione degli effetti). I valori di CO2 e CO che si trovano in tabella, si riferiscono ad un tempo di esposizione di 5 minuti che è inverosimile durante un evacuazione. un’evacuazione Infine per quanto riguarda la percentuale di ossigeno al di sotto della quale si ha perdita di conoscenza, bisogna comunque considerare il fatto che già al di sotto del 16 % in genere l’incendio si auto-estingue. Parametro: Limiti di tollerabilità: [1] Temperatura [°C] 65 100 CO2 [% in volume] > 15 (valore di LC50 per 5 minuti di esposizione) CO [ppm] 5000 (valore di LC50 per 5 minuti di esposizione) O2 [% in volume] 10 < 10 (perdita di conoscenza) (morte) (perdita di conoscenza) ((morte)) ESEMPIO L’utilizzo dei programmi di calcolo comporta delle ipotesi limitative di cui è necessario tenere conto nell’analizzare i risultati quali, ad esempio p il fatto che nelle banche dati dei pprogrammi g di calcolo,, i materiali utilizzati nelle simulazioni che ppartecipano p alla combustione e quelli di finitura dell’edificio oggetto d’interesse, sono materiali simili a quelli di progetto, ma non trattati per la resistenza al fuoco. Al fine di verificare le prestazioni in modo conservativo è possibile non tener conto dei dispositivi antincendio attivi di rivelazione e soffocamento. FSE: livelli di prestazione Nell’ambito dello sviluppo di un progetto antincendio con le regole della Fire Safety Engineering è necessario definire i livelli di pprestazione che si intendono ggarantire ((as minimum requirement) q ) qquantificandoli ((anche sulla base della letteratura e delle norme di riferimento, quale, in primis la norma ISO TR 13387, prima edizione del 1999). temperatura p La temperatura massima ammissibile nell’ambito della determinazione dei requisiti di performance può variare in considerazione degli obbiettivi antincendio che si sono stabiliti preliminarmente per il progetto (esodo degli occupanti, tempo di messa in sicurezza delle apparecchiature da parte di operatori predefiniti, intervento dei soccorritori, etc.). BS 7974 irraggiamento visibilità specie tossiche ed irritanti BS 7974 FSE: Modelli di calcolo disponibili per la fase di approfondimento Probabilistici Deterministici Questi modelli nascono essenzialmente per ricondurre a correlazioni matematiche la fenomenologia dell’incendio così come evidenziata nell’ambito di prove sperimentali e della analisi di incidenti effettivamente avvenuti. I concetti di ‘frequenza’ frequenza di accadimento e ‘probabilità probabilità di evoluzione evoluzione’ secondo un determinato percorso caratterizzano fortemente l’analisi. Sono impiegati sia per la stima degli effetti derivanti da un incendio, sia per la stima dell’esito della evacuazione in emergenza degli occupanti del fabbricato. fabbricato Tali modelli sono derivati dalla esperienza industriale, chimica di processo e nucleare. Questi modelli descrivono il fenomeno dell dell’incendio incendio mediante espressioni matematiche basate sulla chimica, e sulla fisica. L’impiego dei codici automatici non deve e non può essere inteso come uno strumento di standardizzazione e/o di sostituzione dei criteri g generali di protezione antincendio: l’impiego, come evidenziato nella ricca letteratura del settore, deve essere in accordo ad una metodologia più ampia e coerente (che parte dall’analisi dei rischi) e comunque limitato ad applicazioni specifiche per risolvere problematiche particolari aventi un certo grado di complessità e criticità. In molti casi infatti i codici di calcolo ‘tradizionali’ e comunque già validati dalla comunità scientifica e dalle Autorità (non solo italiane) quali DNV Phast©, TNO Effects© TNO Damage©, g Shell Global Solutions Fred©, etc., risultano q quindi g già essere uno strumento adatto e pratico (in termini di tempi, di quantità di dati di input, etc.) alla valutazione delle conseguenze derivanti dagli incendi. Simulazione dell dell’esodo esodo in emergenza a ZONE di CAMPO (CFD) Z1 Z2 Le equazioni di bilancio valgono per ciascun volume di controllo in cui è suddiviso il sistema da analizzare (dominio di simulazione) Vengono caratterizzati gli occupanti (fino al dettaglio individuale se necessario), il comportamento ed i tempi di percezione del pericolo e dell’allarme. Possono ricevere dati in ingresso dai modelli di simulazione dell’incendio per la verifica degli impedimenti dovuti a mancanza di visibilità, fumo, panico per fiamme visibili, temperatura, etc. FSE: Modelli CFD Nell'ultimo decennio la fire science e la fire safety engineering (FSE) hanno giovato del continuo progresso della fluidodinamica computazionale t i l (CFD: (CFD computational t ti l fluid fl id dynamics), d i ) sia i sull piano i d ll ricerca della i circa i la l modellazione d ll i d i fenomeni dei f i fisici, fi i i sia i dal d l punto t di vista della implementazione tecnologica di tali modelli mediante algoritmi di calcolo e grazie alla potenza sempre crescente dei calcolatori elettronici. Nel campo della simulazione CFD dell'incendio le strade percorribili sono essenzialmente due: a) la prima prevede l'utilizzo di modelli CFD general purpose applicati allo studio degli effetti dell'incendio (Fluent©, StarCD©, CFx©) b) la l seconda d prevede d l'applicazione l' li i di modelli d lli sviluppati il ti add hoc h per lo l studio t di dell'incendio d ll'i di e dei d i suoii effetti ff tti (FDS©, (FDS© Smartfire©) S tfi ©) Modelli CFD ‘general general purpose’ purpose sono user-friendly ed in genere ricchi di accessori per il set-up degli scenari ed il trattamento dei dati (postprocessamento grafico ad esempio); sono in generale diffusi, fino a poter essere considerati standard de facto di q questo tipo p di analisi. non si sono diffusi nel settore dello studio dell'incendio a differenza di quanto è accaduto in altri settori tecnologici (ad esempio lo studio del raffreddamento dei chip o del moto di un elica); non modellano la combustione ma ne richiedono i parametri caratteristici (andamento temporale della potenza) quali dati di ingresso ingresso. Modelli specifici per l’incendio l incendio nascono e sono ottimizzati per lo studio dei fenomeni di incendio e di combustione; nonostante l’ottimo grado di affidabilità (e validazione) sono pacchetti generalmente più recenti e di conseguenza g in alcune situazioni essi non sono ancora maturi. generalmente non sono di immediato utilizzo: rispetto ai CFD general purpose richiedono una discreta conoscenza del fenomeno di incendio non sono user-friendly e necessitano di una buona conoscenza del fenomeno dell'incendio; la descrizione geometrica del problema è in genere onerosa, non essendo assistita da strumenti CAD interni o di interfaccia che consentano l'importazione automatica di file di planimetrie. FSE: Estensione alla Fire Investigation ed indietro L’approccio basato sulla simulazione del fenomeno di incendio, grazie ai modelli di calcolo di cui si è parlato, sta diventando maturo a t l punto tal t da d essere impiegato, i i t con discreti di ti risultati, i lt ti nell’ambito ll’ bit della d ll cosiddetta idd tt “Fire “Fi Investigation” I ti ti ” ossia i l’analisi l’ li i forensica f i del d l fenomeno di incendio al fine di poter caratterizzare cosa è accaduto con buona probabilità nell’ambito di un determinato luogo in seguito a incidente o evento delittuoso. I metodi t di simulativi i l ti i vengono iniziati i i i ti a partire ti da d dati d ti edd evidenze id raccolti lti in i campo e successivamente i t osservatiti e tendono t d a riprodurre i d la ‘scena di incendio’, ricostruendo i processi di combustione, spiegando lo sviluppo delle fiamme e dimostrando il movimento del fumo descrivendo a posteriori, la configurazione del combustibile, gli effetti della ventilazione, il layout del fabbricato, l’impatto dei sistemi di protezione passiva/attiva supposti essere in essere ed, ovviamente, la sorgente di innesco. In questo senso, anche eventualmente combinando i casi simulati con tecniche di analisi probabilistiche (es. alberi degli eventi) è possibile seguire un approccio post-duttivo per la identificazione degli scenari di incendio maggiormente credibili. Tali approcci sono già definiti nell’ambito di alcune norme di riferimento specifiche, i.e. ad esempio NFPA 921 “Guide for fire and explosion investigations” ed. d 2003 che h definisce d fi i l ricostruzione la i t i di una scena di incendio i di con le l seguentiti parole: l Fire science reconstruction is from one of the fire it ignites to go out in the fire scene, can explain the dispositions of fire and smoke development, the situation of flammable thing distribution, ventilation effects, and the effects of manual or automatic suppress equipments, the design of the building itself, characteristic and casualties of the human life safety devices, etc. Il risultato dei calcoli volti alla determinazione di ciò che è successo (ad esempio tempo di combustione, temperature, altezze delle fiamme, altezze del layer del fumo in ciascun compartimento, movimento dei prodotti di combustioe, etc.) può aiutare nella ricostruzione. Questo approccio è stato impiegato, anche in Italia, con notevole successo. Per estensione, supponendo che comunque gli edifici nei quali si origina e si sviluppa un incendio sono stati realizzati in conformità con le regole tecniche ed i codici prescrittivi esistenti, è possibile affermare che in molti casi, l’applicazione delle tecniche della fire safety engineering (FSE) a completamento della progettazione antincendio in fase di determinazione iniziale della strategia per la sicurezza antincendio durante la stesura del progetto e rispetto alcuni scenari rappresentativi e credibili può comunque portare un approfondimento della problematica e l’individuazione di ulteriori o migliori misure antincendio. Introduzione L’analisi di rischio è divenuta un tool fondamentale ai fini della: a) Determinazione del livello di sicurezza antincendio di un edificio; b) Assicurazione della qualità della protezione antincendio ottenuta in fase di progettazione anche evitando costose attività di riprogettazione; c) Integrazione delle risultanze nelle specifiche di progettazione e nel fascicolo del fabbricato. L’approccio di tipo prestazionale (Society of Fire Protection Engineers, SFPE) Tale approccio è completamente sovrapponibile con quanto previsto dal D.M. 9 maggio 2007 Definire lo scopo dello studio ed i battery limits dello stesso Identificare i Goals e gli obiettivi di prestazione Sviluppare il criterio di prestazione Sviluppare il caso di incendio di riferimento (scenari di progetto) Analizzare i risultati derivanti dalla simulazione verificandoli con i criteri di prestazione individuati Mantenere nel tempo il livello di sicurezza antincendio raggiunto o migliorarlo (SGSA) Il metodo proposto Il metodo proposto collega l’analisi del rischio con l’ingegneria antincendio utilizzando procedure e relativi tools/metodologie al fine di garantire gli obbiettivi individuati e di ottenere una miglior percezione del quadro complessivo unitamente ad una eventuale fase di progettazione maggiormente efficiente. ffi i t Vantaggi Miglior classificazione dei rischi di incendio caratterizzanti l’edificio Informazioni e decisioni supportate da dati Rispetto delle norme e degli standard vigenti Raggiungimento di condizioni più sicure attraverso una misura e riduzione d li effettivi degli ff tti i rischi i hi Identificazione delle misure di protezione migliori. Risparmio FASE 0: INDIVIDUAZIONE DEL DOMINIO DI INDAGINE VERIFICA CODICI PRESCRITTIVI E STANDARD ANALISI DEL RISCHIO distribuzione del livello di rischio di incendio nell’edificio; caratteristiche tecnologiche ed edilizie dell’edificio in esame (in termini di layout e geometria tridimensionale, condizioni di ventilazione interna ed esterna,, stato della compartimentazione p interna e delle aperture, p , destinazione d’uso dei luoghi di lavoro, etc.); condizioni di esercizio tradizionali (distribuzione del personale ed ubicazione nei luoghi di lavoro, presenza di personale disabile con indicazione del grado di inabilità e tipologia della stessa, stato psico-fisico e grado di formazione del personale con particolare riferimento al grado di risposta in caso di emergenza, indicazioni circa situazioni anche temporanee p di p particolare affollamento, etc.)) sistemi di rilevazione fumo/incendi presenti; sistemi fissi di estinzione incendi; sistemi di evacuazione fumo-calore; cartellonistica e segnaletica di emergenza. Fase A1: Analisi qualitativa ex. D.M. 9 maggio 2007 Fase A2: Analisi quantitativa ex. D.M. 9 maggio 2007 Fase B: Compresa valutazione delle garanzie di esodo in sicurezza degli occupanti del fabbricato in condizioni di emergenza per incendio numero e tipologia delle uscite di emergenza; distanze da percorrere ; collettori principali e percorsi alternativi di esodo; principale cartellonistica ed illuminazione delle vie di esodo; punti di raccolta “intermedi”; intermedi ; principali percorsi di evacuazione dai piani in elevazione; numero e tipologia degli occupanti; densità media ipotizzabile in aree non direttamente caratterizzabili da occupanti specifici; ubicazione del personale; scenari di incendio di riferimento ((con particolare p riferimento agli g scenari maggiormente gravosi in termini di conseguenze o in termini di coinvolgimento dei collettori principali di esodo), derivanti dalla analisi di cui alla precedente Fase A. Schema di flusso del metodo proposto Modello concettuale 1/9 Identificazione del “Sistema” – Layout L td dell’edificio ll’ difi i – Limiti dell’analisi Obbiettivi R Requisiti i i i Prestazionali P i li Modello concettuale 2/9 Criteri C it i di Prestazione P t i • Stakeholders: tutti i soggetti gg che possono prendere decisioni. • Normative, Normative regolamenti regolamenti, standard standard, guide Definiscono il criterio di accettabilità e le soglie di tolleranza. Modello concettuale 3/9 Identificazione dello scenario di riferimento (scenari di progetto) • Ne vengono definiti i parametri mediante tecniche di analisi del rischio gg idonea è scelta • La tecnica maggiormente sulla base del problema (FTA, ETA, PHA, etc.), ) o dalla letteratura ((casi base da NFPA). Modello concettuale 4/9 Sistema di protezione antincendio definito essere adatto alla risoluzione del problema Tenendo in considerazione lo scenario (gli scenari) di riferimento identificato (rilevante, credibile rappresentativo) gli ingegneri credibile, antincendio progettano/propongono un sistema di contrasto dell’incendio dell incendio da verificarsi sulla base dei caratteristici parametri di questo. Il sistema antincendio può essere una possibile combinazione di misure attive e passive. Modello concettuale 5/9 Analisi della conseguenza La valutazione delle conseguenze g derivanti dallo scenario di incendio ritenuto rappresentativo viene condotto utilizzando un tool di simulazione numerico appropriato alle classi dei criteri di prestazione definiti (modello di evacuazione, i t l di simulazione tool i l i andamento d t fumo / incendio, etc.). A questa fase appartengono anche le attività di modellazione dell’esodo in condizioni di emergenza. Modello concettuale 6/9 Verifica della Accettabilità sulla base dei criteri it i prestazionali t i li individuati i di id ti • Le misure proposte garantiscono le prestazioni? – SI: Rapporto finale rischio di incendio e successivo, se necessario, iter autorizzativo – NO: NO Risultati Ri l i rigettati i i Modello concettuale 7/9 Rigetto dei risultati • L Le prestazioni t i id dell sistema di sicurezza non sono adeguate d t • I criteri di confronto non sono adatti • U Una nuova combinazione di misure i d deve essere verificata • Un nuovo set di obiettivi e di criteri deve essere definito Modello concettuale 8/9 RAPPORTO DI STUDIO • • • • • • • • • Scopo del progetto antincendio Riferimenti, assunzioni, ecc. Obbiettivi Criteri di performance Analisi dei rischi di incendio Scenari di incendio considerati Progettazione assunta Valutazione delle conseguenze Conclusioni Modello concettuale 9/9 La metodologia ad oggetti: • Solo i sotto-modelli adatti vengono impiegati • Ciascun sotto-modello è sviluppato secondo un tool appropriato pp p • Vengono evidenziate le problematiche specifiche • Le analisi possono essere affrontate con maggior approfondimento mediante un approccio iterativo. CASO STUDIO 1 “Verifica della adeguatezza di un sistema i t antincendio” ti di ” Premessa Un sistema antincendio presente, o da realizzare, all’interno di un impianto deve tener conto dei risultati/osservazioni scaturiti da un’analisi di rischio precedente la realizzazione. L’analisi di rischio viene effettuata per determinare gli scenari incidentali di riferimento per la tipologia di impianto in esame. Gli scenari incidentali determinati in particolare dipendono strettamente dalle quantità contenute dalle apparecchiature presenti nell nell’impianto impianto, dalle condizioni operative di esercizio, esercizio da eventuali criticità di processo e dalla disposizione (lay (lay-out) out) dei reali carichi d’incendio. Tutto ciò significa che la progettazione di un sistema antincendio debba essere calibrata e corretta da quanto scaturisce da un’analisi di rischio, rischio condotta parallelamente o immediatamente dopo la disposizione preliminare dei mezzi antincendio. antincendio I mezzi antincendio ovviamente saranno determinati attraverso l’utilizzo di normative di progettazione, che potrebbero essere le norme API, NFPA, ecc. A prescindere dalla normativa di riferimento utilizzata, e quindi senza entrare nel merito della scelta effettuata dalla società di progettazione, progettazione il presente capitolo vuole evidenziare ll’importanza importanza della conduzione dell dell’analisi analisi di rischio, rischio come strumento per la verifica di adeguatezza del sistema antincendio in esame. Di seguito si riportano le considerazioni volte a valutare l’adeguatezza dei sistemi di protezione idrica per fronteggiare gli effetti da irraggiamento termico stazionario all all’interno interno delle aree impianti. impianti La verifica è stata effettuata analizzando le situazioni di “POOL FIRE” (sicuramente più critico dal punto di vista del raffreddamento e delle aree coinvolte rispetto al JET–FIRE o al FLASH-FIRE) e valutando il fabbisogno di acqua per l’estinzione e per il raffreddamento delle apparecchiature coinvolte dagli scenari incidentali di riferimento. Acqua q richiesta pper il raffreddamento Per gli scenari di POOL-FIRE individuati dall’analisi di rischio, su cui si effettua la verifica, si determina la quantità di acqua totale necessaria per raffreddare contemporaneamente le apparecchiature coinvolte (sorgente e bersagli), oltre che ai quantitativi per estinzione. Secondo quanto stabilito dalla norma API 2030 l’acqua di raffreddamento necessaria è pari a 4,1 l/min per m2 di superficie da raffreddare (Rif.1, sez 7.3.5 “Pressure vessels, exchangers, and towers”)[2]. Per tener conto di eventuali parziali inefficienze di raffreddamento (ad es. bersagli parzialmente coperti) si è adottato un coefficiente di sicurezza pari a 1,5 applicando quindi una portata complessiva di acqua pari a 6,2 l/min/m2. Acqua richiesta ai fini dell’estinzione Per gli scenari di POOL FIRE individuati dall’analisi di rischio si determina la quantità di acqua necessaria per l’estinzione della pozza incendiata. Come dimensione della pozza incendiata da estinguere si fa riferimento allo scenario in esame. Le portate specifiche di acqua e schiuma necessarie per ll’estinzione estinzione sono date dalla normativa NFPA 11 [3], assunta a riferimento. In via cautelativa ed al fine di tener conto di eventuali parziali inefficienze di estinzione (ad es. acqua non frazionata opportunamente) si è adottato un coefficiente di sicurezza pari a 2, applicando una portata complessiva di acqua pari a 12,2 l/min/m2. Disponibilità di acqua Ai fini della valutazione al ta ione della disponibilità di acqua acq a che unn sistema antincendio possa garantire si considerano: considerano • i monitori, inclusi quelli su torretta, posti al di fuori dei cerchi di soglia di 12,5 kW/m2 e distanti non più di 40 metri dal centro emergenza (considerata la gittata utile); • tutte le prese idrante fisse poste al di fuori dei cerchi – soglia di 12,5 12 5 kW/m2 e distanti non più di 40 metri dal cerchio soglia a 12,5 12 5 kW/m²; questo assume che le eventuali lance siano collegate con non più di 2 manichette di 20 metri cadauna. Alla pressione a cui viene portata generalmente la rete antincendio, si assumono le seguenti portate erogabili dai singoli dispositivi: •idrante standard (2 prese): 1.000 l/min; •monitori fissi (anche su torretta): 2.000 l/min. Esempio Lo scenario incidentale di riferimento corrisponde ad un incendio di una pozza di liquido infiammabile al suolo, fuoriuscito dalla tenuta meccanica i delle d ll pompe P-1 P 1 A/B. A/B Nella N ll seguente t tabella t b ll sii riportano i t l caratteristiche le tt i ti h dello d ll scenario i in i esame, la l relativa l ti dimensione di i della pozza originata e le distanze di danno raggiunte dall’irraggiamento di 12,5 kW/m2. Questo ultimo valore corrisponde alla distanza entro la quale sono ipotizzabili danni, per irraggiamento, alle strutture e apparecchiature hi t li it f l’apparecchiatura limitrofe l’ hi t sorgente. t Per P evitare it t li danni tali d i occorre quindi i di intervenire i t i estinguendo ti d la l pozza eventualmente incendiata e contemporaneamente raffreddare le apparecchiature limitrofe. Distanza critica (m) Scenario n. 1 Apparecchiatura P-1 A/B Diametro pozza 12,5 kW/m2 6 13 Considerazioni La tabella seguente riporta per lo scenario di POOL FIRE considerato le quantità di acqua necessarie, necessarie sia per garantire il completo raffreddamento delle superfici irraggiate delle apparecchiature circostanti che per ll’estinzione circostanti, estinzione della pozza incendiata. Sorg. Nel calcolo si assume che le pompe abbiano una superficie standard di 1 m2; Appar. Coinv. ∅ (m) L/h (m) A m2 Acqua necess. l/min/m2 Acqua tot l/min Estinz. 6,0 -- 28 12,2 342 P-1 A/B -- -- 1 6,2 6 P-2 A/B -- -- 1 6,2 6 D-11 D 2,6 7,2 59 6,2 366 P-3 A/B -- -- 1 6,2 6 D-2 2,7 5,5 47 6,2 291 D-3 A/B 0,5 2,6 6 6,2 37 D-3 C 0,7 3,1 7 6,2 43 D-4 A/B 0,3 2,6 5 6,2 31 D-4 C 0,5 3,1 5 6,2 31 T-1 , 1,4 18,0 , 79 6,2 , 490 E-1 A 1,0 6,0 19 6,2 118 P-1 A/B il calcolo della portata di acqua richiesta è effettuato in relazione all’intera altezza della apparecchiatura da raffreddare: tale assunzione è cautelativa in quanto le parti più critiche da raffreddare sono le porzioni poste alle quote inferiori. inferiori Totale l/min ~ 1.800 Considerazioni 2 La tabella seguente riporta la quantità di acqua totale richiesta per l’azione antincendio sullo scenario analizzato nell’ipotesi di applicazione contemporanea su tutte le apparecchiature coinvolte, sia per estinzione che per raffreddamento. Nella stessa tabella sono riassunte le quantità di acqua disponibili calcolate attraverso il censimento dei sistemi fissi di erogazione presenti nell’area dell’emergenza. S Scenario i Pool Fire da P-1 A/B Idranti Monitori Totale acqua richiesta i hi t l/min N Port. l/min N ~ 1.800 4 4.000 0 Port. l/min Totale dispon di l/min D lt l/min Delta l/ i 0 4.000 +2.200 Come si evince dalla tabella il sistema antincendio progettato risulta teoricamente dimensionato per fronteggiare l’emergenza in esame (POOL-FIRE), in quanto la quantità di acqua disponibile è di gran lunga superiore a quella necessaria per le operazioni di estinzione e di raffreddamento delle apparecchiature circostanti. L’impianto in esame è circondato da n. 6 idranti e da n. 5 monitori fissi. Irraggiamento termico e disponibilità mezzi Copertura mezzi disponibili Considerazioni 3 In realtà però, però come mostrato nella planimetria antincendio, antincendio riportata in figura precedente, precedente la distribuzione dei soli monitori non risulta adeguata a fronteggiare lo scenario incidentale individuato dall’analisi di rischio. Infatti nessun monitore sarebbe disponibile da parte degli operatori, in quanto la gittata utile (considerata di 40 m dal centro dell’emergenza) dell emergenza) non riuscirebbe a coprire e raffreddare le apparecchiature circostanti e quindi ll’impianto impianto in esame risulterebbe coperto solamente in parte (come mostrato in figura). Tutto ciò perché si ritiene importante l’utilizzo di monitori fissi (in alternativa alla tipica colonna idrante per attacco manichetta) per consentire un efficace e tempestivo inizio dell dell’intervento intervento antincendio da parte del personale operativo presente nell nell’area area, in attesa dell’arrivo della squadra e dei mezzi dedicati. L’inserimento quindi di un monitore a protezione d ll parte della t scoperta t d dell’impianto ll’i i t è il risultato dell’analisi di rischio effettuata, che ha consentito la verifica teorica, ma soprattutto tt tt pratica ti dei d i mezzii antincendio da utilizzare per fronteggiare l’emergenza in esame. Considerazioni 4 Il sistema fognario g specifico per ogni g impianto deve essere dimensionato anche tenendo conto delle risultanze dell’analisi di rischio. Infatti la stessa analisi di rischio, utilizzata per verificare l’adeguatezza del sistema antincendio, consente di stimare il quantitativo di prodotto infiammabile rilasciato e la quantità di acqua necessaria per le operazioni di estinzione e raffreddamento. In caso di accadimento dello scenario incidentale di riferimento, occorrerà verificare che il sistema fognario sia in grado di drenare il quantitativo totale di fluidi sversati (prodotto infiammabile e acqua antincendio). Tale criterio è fondamentale in quanto in caso di emergenza, un dimensionamento non sufficiente del sistema fognario causerebbe uno spandimento del prodotto infiammabile lontano dal punto di rilascio originale e quindi la possibilità di creare ulteriori fonti di pericolo in prossimità di altre apparecchiature. CASO STUDIO 2 “Verifica della prestazione di esodo in caso di emergenza da d incendio i di iin strutture t tt ricettive: i tti parco divertimenti” Scenari di incendio considerati Partendo dalle banche dati di HAZARD I e FPEtool, FPEtool sono state individuate due tipologie d'incendio che possono verificarsi nelle scene all’interno dell’attrazione in esame. Si è ipotizzato un incendio alla scena 4, 6 e 10 in relazione al carico di incendio presente nelle stesse, simulando le due tipologie di incendio di seguito descritte : Incendio 1 : un corto circuito innesca gli elementi in legno e/o cartone e la scenografia in poliuretano ed in gomma siliconica. fuoco lento con fase di crescita e di flashover graduale (potenza emessa lenta) Incendio 2 : un corto circuito innesca un incendio con potenza emessa elevata; si è utilizzato l’incendio “ultra-fast” presente nella banca dati di FPEtool che caratterizza gli incendi per magazzini od ambienti di stoccaggio. fuoco piu’ veloce con fase di crescita e di flashover rapida (potenza emessa elevata in poco tempo). Si è deciso di non considerare altre tipologie d'incendio data la grande entità di risorse spesa nella compartimentazione sia orizzontale che verticale dell'edificio e nei dispositivi di protezione antincendio attivi collocati su tutta la superficie dell’attrazione. Principi Per valutare il rischio che corrono gli occupanti dell dell’attrazione attrazione in cui scoppia un incendio, incendio si calcola il tempo impiegato dalle persone nell'evacuazione considerando l'impatto dell'incendio con l'edificio e le persone. Ciò significa che nota l'evoluzione dell'incendio e la distribuzione del fumo nell’attrazione, le persone cercheranno di raggiungere l'uscita prestabilita, evitando le stanze in cui il fumo è troppo denso o la temperatura troppo elevata, cioè le condizioni pericolose per l'uomo. Lungo le vie d'uscita le persone vengono a contatto con le conseguenze dell'incendio che possono ostacolare o addirittura precludere la salvezza. HAZARD I simula le condizioni che si vengono a creare in ogni Scena in funzione del tempo e stima l'intervallo di tempo in cui si raggiungono condizioni critiche per l'uomo. Il rischio per le persone è in funzione delle concentrazioni delle sostanze tossiche emesse dalla combustione tenendo conto del tempo di esposizione; si considerano le seguenti sostanze: CO2 (e quindi CO) e O2, che con l'alta temperatura, possono causare incapacità e morte. Per quanto riguarda l'ossigeno, si considera la diminuzione di ossigeno che viene consumato nella combustione. In questo lavoro si sono considerati valori limite di tollerabilità per i seguenti parametri: le alte temperature, concentrazioni di CO2 e O2 (vedi tabella che segue). segue) Bisogna comunque leggere tali valori considerando che il limite di tollerabilità di una persona diminuisce al crescere del numero di variabili pericolose in gioco (cioè c’è una sovrapposizione degli effetti). I valori di CO2 e CO che si trovano in tabella, si riferiscono ad un tempo di esposizione di 5 minuti che è inverosimile durante un’evacuazione. Infine per quanto riguarda la percentuale di ossigeno al di sotto della quale si ha perdita di conoscenza, bisogna comunque considerare il fatto che già al di sotto del 16 % in genere ll’incendio incendio si auto auto-estingue estingue. Parametro: Limiti di tollerabilità: [1] Temperatura [°C] • 65 (perdita di coscenza) • 100 (morte) CO2 [% in volume] > 15 (valore di LC50 per 5 minuti di esposizione) CO [ppm] 5000 (valore di LC50 per 5 minuti di esposizione) O2 [% in volume] • 10 (perdita di conoscenza) • < 10 (morte) Rappresentazione delle aree di interesse L evacuazione viene rappresentata, L’evacuazione rappresentata per mezzo del programma Exodus, Exodus con gruppi di nodi connessi tra di loro per mezzo di bracci, od archi, che consentono di individuare tutti i possibili spostamenti delle persone all'interno dell’attrazione. Nella simulazione sono state definite tre tipologie di nodi : i nodi (verdi) che rappresentano lo spazio "libero", dove le persone possono muoversi senza alcun impedimento; i nodi (rossi)che rappresentano i seggiolini delle barche che costituiscono il punto di partenza delle persone verso le vie di esodo; i nodi (azzurri) che rappresentano le scale che rallentano ll’esodo esodo delle persone. persone L’attrazione “I Corsari” è situata nella zona sud del Parco Gardaland ed è costituita da un canale d’acqua chiuso ad anello lungo il quale transitano n° 14 barchette a gruppi di due trasportanti ciascuna n° 20 persone al massimo; per accedere all’attrazione all attrazione, a gruppi di 40 persone, persone si passa attraverso un corridoio che porta verso ll’imbarco imbarco (Scena 1). 1) Lungo ll’attrazione attrazione gli spettatori vengono trasportati fino alla scena numero 18 e quindi di nuovo alla scena 1 da dove escono. Distribuzione degli occupanti Per la valutazione del piano di sicurezza antincendio dell’attrazione, si è considerato il numero massimo di persone che la stessa può ospitare. Quindi sono state considerate 20 persone per barchetta (7 gruppi, ognuno da due barchette) e 40 persone in fila in attesa di entrare nella Scena 1 e qquindi un totale di 320 ppersone. Per le caratteristiche delle persone è stata utilizzata la distribuzione automatica delle persone presente nel programma Exodus: metà uomini e metà donne, con mobilità ed agilità nella norma e con percentuale (in funzione dell’età) pari a: • 52 % di 7-29 anni;; • 30 % di 30-50 anni; • 18 % di età superiore i 50 anni. Rappresentazione delle aree di interesse L evacuazione viene rappresentata, L’evacuazione rappresentata per mezzo del programma Exodus, Exodus con gruppi di nodi connessi tra di loro per mezzo di bracci, od archi, che consentono di individuare tutti i possibili spostamenti delle persone all'interno dell’attrazione. Nella simulazione sono state definite tre tipologie di nodi : i nodi (verdi) che rappresentano lo spazio "libero", dove le persone possono muoversi senza alcun impedimento; i nodi (rossi)che rappresentano i seggiolini delle barche che costituiscono il punto di partenza delle persone verso le vie di esodo; i nodi (azzurri) che rappresentano le scale che rallentano ll’esodo esodo delle persone. persone L’attrazione “I Corsari” è situata nella zona sud del Parco Gardaland ed è costituita da un canale d’acqua chiuso ad anello lungo il quale transitano n° 14 barchette a gruppi di due trasportanti ciascuna n° 20 persone al massimo; per accedere all’attrazione all attrazione, a gruppi di 40 persone, persone si passa attraverso un corridoio che porta verso ll’imbarco imbarco (Scena 1). 1) Lungo ll’attrazione attrazione gli spettatori vengono trasportati fino alla scena numero 18 e quindi di nuovo alla scena 1 da dove escono. Distribuzione degli occupanti Per la valutazione del piano di sicurezza antincendio dell’attrazione, si è considerato il numero massimo di persone che la stessa può ospitare. Quindi sono state considerate 20 persone per barchetta (7 gruppi, ognuno da due barchette) e 40 persone in fila in attesa di entrare nella Scena 1 e qquindi un totale di 320 ppersone. Per le caratteristiche delle persone è stata utilizzata la distribuzione automatica delle persone presente nel programma Exodus: metà uomini e metà donne, con mobilità ed agilità nella norma e con percentuale (in funzione dell’età) pari a: • 52 % di 7-29 anni;; • 30 % di 30-50 anni; • 18 % di età superiore i 50 anni. Considerazioni L scenario Lo i dell’incendio d ll’i di è stato t t rappresentato t t con un programma di calcolo l l che h utilizza tili un modello d ll matematico, t ti cosiddetto idd tt “a “ zona”. ” Ciò significa che ogni ambiente dell’edificio (zona) è rappresentato da due strati con caratteristiche uniformi: uno superiore di fumo ed uno inferiore relativamente più freddo d’aria. Le zone dell’edificio, raffigurate con dei nodi, sono collegate tra loro per mezzo di collegamenti ll ti e quindi i di le l aperture t (porte ( t e finestre) fi t ) che h a loro l volta lt sono raffigurati ffi ti con dei d i rami.i Graficamente quindi l’edificio è rappresentato con una rete con un numero di nodi pari al numero di ambienti considerati. Nell considerare N id glili scenarii di incendio i di e le l conseguenze causate t dagli d li incendi i di stessi t i sii è supposto t che h i sistemi i t i di protezione t i (sprinkler ed evacuatori di fumo) non si attivino, in modo da simulare la configurazione peggiore ipotizzabile. La simulazione considera un intervallo massimo di tempo pari a 10 minuti, in quanto l’evacuazione di persone si risolve in un tempo minore. i Incendio di tipo 1 nella scena numero 4 – Fumo (h) Figura 3.1 Figura 3.2 Dalla Figura 3.1 si nota come lo strato di fumo cresca subito nella scena numero 4 con una certa velocità (già ad un minuto dall’innesco la scena è piena di fumo fino a circa 1.80 metri dal piano di calpestio); l ti ) lo l stesso t comportamento t t sii ha h per le l scene 3 e 5, 5 ma con una velocità l ità leggermente l t inferiore (la quota di circa 1.80 metri viene raggiunta solo dopo due minuti); questo comportamento è dovuto al fatto che: i collegamenti tra le scene sono completamente aperti (9 m2); il letto del fuoco aumenta nel corso dell’incendio, facendo crescere la zona di emissione dei fumi che passano nelle zone adiacenti prima di riempire la zona di origine del fuoco. Si nota che anche la scena 2 si riempie di fumo a partire da circa 1 minuto dall’innesco; ciò è dovuto al fatto che l’altezza della scena 2 è di soli 5 metri (la metà rispetto alle altre scene). Figura 3.3 Dalle Figure 3.1, 3 1 3.2 3 2 e 3.3 3 3 si osserva ancora come lo strato di fumo non scenda mai al di sotto della quota di circa 1.80 metri; ciò è dovuto al fatto che il fumo quando raggiunge la quota di 3 metri (altezza dei collegamenti tra le zone) passa alle scene vicine. Inoltre dalla Figura 3.3 si vede come anche nelle scene 13, 14 e 15 arriva il fumo. Ciò è dovuto al fatto che il collegamento per la manutenzione è considerato aperto. Incendio di tipo 1 nella scena numero 4 - T Figura 3.4 Figura 3.5 Dalle Figure 3.4, 3.5 e 3.6 si osserva l’andamento della temperatura dello strato di fumo (U) e di aria (L) rispettivamente per le scene 1 5, 6 10 e 11 15 (fare attenzione alla scala sull’asse delle ordinate). D ll Figura Dalla Fi 3 4 sii osserva come la 3.4 l temperatura t t aumenti ti subito bit nella ll scena 4 fino fi a raggiungere i un massimo a circa tre minuti dall’innesco di 140 °C. La temperatura per le scene 2, 3 e 5 ha circa lo stesso andamento qualitativo con un massimo a circa 4 minuti dall’innesco, ma con un valore di massimo diverso. Sempre dalle medesime figure si nota che la temperatura in alcune scene decresce. Ciò è dovuto al fatto che, nella simulazione, le scene 1 e 15 sono collegate g con l’esterno, ed essendo nel sottosuolo, si è supposto pp che l’esterno sia ad una temperatura di circa 10 °C. Tale approssimazione non ostacola la veridicità della simulazione in quando è verosimile che le scene lontane dall’incendio non siano interessate pesantemente dall’evolversi dello stesso. Figura 3.6 Dalle Figure 3.1 e 3.4 si osserva inoltre che, nella scena 4, quando il fumo raggiunge la quota di 1.80 metri (1 minuto dall dall’innesco) innesco) la temperatura è di 65 °C; C; la quota del fumo, fumo poi, poi si stabilizza intorno a 1.80 metri, mentre la temperatura continua a crescere fino a raggiungere i 140 °C dopo tre minuti dall’innesco. Dalla Figura 3.6 si nota che le scene dalla 11 alla 15 non sono interessate dall’incendio e la temperatura rimane nell’intorno della temperatura ambiente di partenza. Incendio di tipo 1 nella scena numero 4 - %O2 Figura 3.10 Figura 3.11 Dalle Figure 3.10, 3.11 e 3.12 si osserva l’andamento della percentuale in volume di ossigeno (O2) presente nello strato di fumo (U) e nello strato di aria (L) rispettivamente per le scene 1÷5, 6÷10 e 11÷15 (fare attenzione alla scala sull’asse delle ordinate). . Si osserva che la percentuale di ossigeno decresce durante l’incendio; ciò è dovuto al fatto che l’ossigeno è la parte comburente nella reazione di combustione. Dalla Figura 3.10 si nota come l’ossigeno venga consumato in quantità rilevante nello strato di fumo delle scene 3, 4 e 5. In ogni caso la percentuale in volume di ossigeno non scende mai al di sotto del 18.5 %. Figura 3.12 Incendio di tipo 1 nella scena numero 4 - %CO2 Figura 3.7 Figura 3.8 Dalle Figure 3.7, 3.8 e 3.9 si osserva l’andamento della percentuale in volume di anidride carbonica (CO2) presente nello strato di fumo (U) e nello strato di aria (L) rispettivamente per le scene 1 5, 6 10 e 11 15 (fare attenzione alla scala sull’asse delle ordinate). ordinate) Nella zona di origine dell’incendio, la concentrazione di CO2 aumenta con lo stesso andamento della temperatura. Si raggiunge una concentrazione massima del 89 % in volume a circa 240 secondi. Valori superiori al 15 % si hanno solo per le scene 2, 3 e 5. Figura 3.9 Evacuazione I risultati su tat de dell’evacuazione e acua o e otte ottenuti ut co con l’utilizzo ut o de del pprogramma og a a Exodus odus [3], so sonoo esp espressi ess in forma o a ddi tabe tabellee in cu cui,, pe per og ogni pe persona, so a, si specifica: ¾ il numero identificativo della persona (n°); ¾ il sesso; ¾ il nodo di partenza; p ; ¾ l’età; ¾ il nodo di uscita; ¾ la distanza del nodo iniziale occupato da ogni persona rispetto all’uscita più vicina; ¾ il tempo p neccessario ad ogni g ppersona pper evacuare l’attrazione ((PET,, Personal Elapsed p Time). ) L’esito dell’evacuazione è presentato per ogni livello dell’attrazione interessato dall’evacuazione. Dai risultati ottenuti dalle simulazioni di evacuazione si ricava che il tempo per evacuare l’attrazione è di circa tre minuti. ++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ Nella simulazione fatta con il programma Exodus, Exodus si è Number of People out : 160 , first out (secs) : 30.03 , last : 169.10 . considerata una popolazione media di circa trent’anni, metà ++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ uomini e metà donne, con capacità motorie normali e Exit results table for GARDALAND - “Corsari” considerando tempi di risposta delle persone normali. Ciò ++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ significa che non sono state prese in considerazione persone Pos|Gender |Start Node | Age|End Node |Distance| PET| bisognose di assistenza per muoversi o persone con un +++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ 1|Female |9 | 15|Exit_1_e_9 | 31.30| 30.03| grado di attenzione non normale. 2|Male 3|Female 4|Female 5|Female 6|Female 7|Female 8|Female 9|Male 10|Female 11|Male 12|Male 13|Male 14|Male 15|Female 16|Male |15 |10 |23 |16 |39 |8 |2917 |33 |7 |32 |34 |17 |2924 |26 |31 | | | | | | | | | | | | | | | 15|Exit_1_e_9 | 15|Exit_1_e_9 | 15|Exit 15|Exit_1_e_9 1 e 9 | 15|Exit_1_e_9 | 15|Exit_1_e_9 | 15|Exit_1_e_9 | 15|Exit_11_e_13| 15|Exit_1_e_9 | 15|Exit_1_e_9 | 15|Exit 15|Exit_1_e_9 1 e 9 | 15|Exit_1_e_9 | 15|Exit_1_e_9 | 15|Exit_11_e_13| 15|Exit_1_e_9 | 15|Exit 1 e 9 | 30.90| 31.74| 30 30.30| 30| 30.80| 33.64| 32.04| 36.83| 34.91| 31.77| 35 35.12| 12| 34.81| 33.31| 37.89| 34.21| 32.97| 31.03| 31.45| 32 32.18| 18| 33.18| 33.52| 34.52| 35.08| 35.12| 35.52| 35 35.56| 56| 35.85| 36.85| 37.27| 37.68| 37.85| Inoltre si è considerato che le vie d’uscita sono ben segnalate in modo da permettere, alle persone presenti nell’attrazione, di poter seguire la via di esodo più veloce verso le uscite. Dai risultati si evince che le scale e le vie di evacuazione sono state distribuite adeguatamente lungo tutto il percorso dell’attrazione e sono state dimensionate in modo da garantire un ottimo deflusso delle persone considerando la sua capacità massima. CASO STUDIO 3 “Approccio prestazionale in accordo alle ll linee li guida id SFPE con ausilio ili codice di CFD FDS” Caso studio studio, identificazione del sistema • Simulazione di incendio in un edificio pubblico bbli • Edificio soggetto a vincoli • Applicazione dell’approccio prestazionale t i l mediante di t codice di di calcolo CFD, NIST FDS I codici di calcolo CFD, come il Fire Dynamics Simulator del NIST (USA), forniscono la stima della evoluzione dell’incendio in uno spazio per via numerica risolvendo le equazioni di conservazione (massa, energia, diffusione delle specie, etc.) risultanti da un incendio. Il calcolo è sviluppato pp attraverso i metodi ai volumi finiti. Pur necessitando la descrizione dei compartimenti dell’edificio (ivi comprese le aperture), permettono la modellazione di spazi non compartimentati o aventi dimensioni significative, come possono essere gli atri, le rampe scale, i camini, ecc. Goal e Obbiettivi • Goal – Verifica del livello di sicurezza delle persone nell’ambito di un esodo in emergenza • Obbiettivi – Predizione dell’andamento dell andamento dei fumi in caso di incendio sulla base di un incendio di riferimento rappresentativo pp della realtà esaminata. Criteri di prestazione p Parametro Criterio Visibilità 9m Ossigeno g 15 % Monossido di carbonio 80 ppm Anidride carbonica 0.5 % Temperatura 50 °C Descrizione Vi ibili à ddeii corpii riflettenti Visibilità ifl i la l luce, l corrispondente a circa 25 m per i corpi illuminanti di emergenza (riferimento: la larghezza del piano terra è 16.8 m) Primi segni g di fatica Primi segni di fatica (4000 ppm di CO sono letali in meno di un’ora) Limite di sicurezza per esposizione prolungata (3 % di concentrazione richiede doppia ventilazione) Con il 50% di umidità relative si ha una tolleranza massima pari a 2 ore per il tipico individuo Scenario di incendio 1/2 • Materiali a e a co combustibili bus b ge generalmente ea e e presenti: – Minore presenza di materiali combustibili – Il carico di incendio maggiormente rappresentativo t ti è dato d t dalla d ll presenza di una libreria al piano terra • 1.5 m3 di libri • su di una superficie di 1,5 m2 La individuazione dello scenario o degli scenari di incendio di progetto, sulla base di una specifica analisi di rischio di incendio (di criticità e di vulnerabilità) viene generalmente condotta in accordo alla selezione degli scenari base previsti dalla norma NFPA 101 “Life Safety Code©” e sulla base delle analisi già effettuate sul fabbricato in esame in risposta a quanto previsto dalla normativa italiana di riferimento (in particolare analisi del rischio di incendio ai sensi del D.M. 10 marzo 1998, che, opportunamente sviluppata consente l’i di id l’individuazione i e la l definizione d fi i i d li scenarii di incendio degli i di di progetto tt realisticamente li ti t ipotizzabili i ti bili nelle ll condizioni di i i di esercizio i i previste i t in i considerazione della gravità delle conseguenze in termini di sviluppo e di propagazione dell’incendio, della sollecitazione strutturale derivante, della vulnerabilità per il caso in esame della popolazione presente nell’edificio e di eventuali soccorritori). Scenario di incendio - 2/2 • Definizione e set-up dello scenario di incendio – Reazione di combustione: “WOOD” dalla base dati standard del codice FDS, modificato in considerazione dell’effettivo sviluppo da parte dei libri di fumo fumo. • Set-up dei parametri geometrici del dominio d’esame – Edificio: 37 m lunghezza, 18.8 m larghezza; 16 m altezza – Il dominio di simulazione è composto da 622,080 (144 x 72 x 60) celle cubiche cubiche, aventi 0 0.25 25 m di lato 700 600 Power (kW W) 500 400 grafico potenza 300 200 100 0 0 100 200 300 400 500 600 700 800 Ti Time (seconds) ( d ) HRR dell’incendio di riferimento 900 Sistema di protezione antincendio proposto • Sistema di estrazione fumo e di ventilazione di emergenza attivato in 300 s – Viene assunto che il tempo di rilevazione (td) è compatibile (stesso ordine di grandezza) del tempo necessario affinchè ll’incendio incendio di riferimento raggiunga il punto di HRRmax (330 s). s) Geometria Sviluppo del tempo di esodo t [s] Simulation time scale 0 300 530 390 590 Safety margin Δtdetection Δtinitiatingevacuation = 90 s Δt safe place = 140 s 60s Overall evacuation time Δt EVACUATION = 290s Δt EVACUATION = Δtinitiatingevacuation + Δt safeplace + safety f t margin i = 90 s + 140s + 60 s = 290s Valutazione della prestazione, p piano terra - 1/5 Time (s) 240 480 590 720 960 Visibility and concentration of the combusion products Visibility O2 CO CO2 Soot 3 (m) (%) (ppm) (%) (mg/m) 0 17 0.17 30 00 30.00 20 72 20.72 0 04 0.04 ~00 14.18 27.83 20.61 3.28 0.09 13.58 29.06 20.62 3.14 0.08 22 82 22.82 17 30 17.30 20 54 20.54 5 30 5.30 0 14 0.14 11.28 30.00 20.63 2.60 0.07 Visibility, and concentrations of oxygen, smoke and combustion products along escape routes at ground floor; the time of full evacuation is in bold typeface Temperature (°C) 20 04 20.04 22.52 22.19 23 91 23.91 21.57 Valutazione della prestazione, piano primo - 2/5 Time (s) 240 480 590 720 960 Visibility and concentration of the combustion products Visibility O2 CO CO2 Ashes 3 (m) (%) (ppm) (%) (mg/m ) 4.47 30.00 20.69 1.03 0.03 28.63 13.79 20.50 6.67 0.18 32.53 12.13 20.47 7.57 0.20 33 88 33.88 11 65 11.65 20 46 20.46 7 88 7.88 0 21 0.21 39.33 10.04 20.41 9.16 0.24 Visibility, i ibili and d concentrations i off oxygen, smoke k andd combustion b i products along escape routes at second floor; the time of full evacuation is in bold typeface Temperature (°C) 21.07 24.81 24.66 24 41 24.41 24.93 Valutazione della prestazione di visibilità i ibilità - 3/5 • Sviluppo del fumo: Al di fuori dell’isovolume: – visibilità > 10 m Clip multimediali Al di fuori dell’iso-volume: visibilità > 10 m Valutazione della p prestazione con riferimento alle conc. di CO e CO2 4/5 • Sviluppo dei fumi: Al di fuori dell isovolume: dell’isovolume: Clip multimediali – CO < 40 ppm – CO2 < 1 % Valutazione della prestazione di temperatura 5/5 • Sviluppo del fumo: Al di fuori dell’isovolume: – temperatura < 50 °C Clip multimediali CONCLUSIONI L’ingegneria g g antincendio ((Fire Safetyy Engineering), g g), riconosciuta formalmente come disciplina p dalla emanazione del D.M. 9 maggio 2007 che sottolinea il ruolo fondamentale dell’esperto antincendio, delle metodologie innovative, degli strumenti di calcolo e dell’analisi delle problematiche attraverso ipotesi ed assunzioni che portano a previsioni, diviene a tutti gli effetti il linguaggio con il quale tutti gli attori (esperto, (esperto Autorità, Autorità gestore) possono dialogare al fine di individuare, verificare,mantenere nel tempo un determinato livello di sicurezza antincendio con particolare riferimento a tutte le situazioni in cui, per diversi motivi, un approfondimento può portare ad un miglioramento p g delle condizioni ancorchè i requisiti q previsti da norme specifiche p p devono essere considerati inalienabili.