Geografia umana regionale

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LA GEOGRAFIA OGGI
Individui, società, spazio
LA GEOGRAFIA ALLA RIBALTA NEL MONDO, IN CRISI IN ITALIA
La Geografia è una scienza molto antica, nata per soddisfare il bisogno dell’uomo di
conoscere il mondo che lo circonda. Le definizioni che di essa sono state date hanno
seguito l’evoluzione del pensiero geografico, a sua volta influenzato dalla varie
correnti filosofiche. Nel Settecento la geografia aveva un’impronta essenzialmente
descrittiva; nel corso dell’Ottocento, invece, ha iniziato a ricercare le cause dei
fenomeni fisici e umani e le loro interdipendenze.
Nel periodo determinista (fino all’inizio del Novecento) la geografia si ricollegava
principalmente alle scienze naturali, ponendo l’uomo e gli altri esseri viventi in
posizione subordinata rispetto all’ambiente naturale, ovvero la natura era vista
come matrigna. L’uomo era determinato dall’ambiente naturale: i caratteri somatici
(forma del naso, struttura dei capelli, statura) si facevano dipendere dal clima e dalla
vegetazione; la presenza di sedi umane era determinata dal clima, dalla maggiore o
minore distanza dal mare; le attività agricole dipendevano dall’esposizione dei suoli
ai raggi del sole, ecc.
Nella Geografia del periodo possibilista (a partire dal Novecento fino alla metà del
secolo) l’uomo è diventato un soggetto attivo, capace di modificare l’ambiente
naturale per soddisfare i propri bisogni. Essa è una geografia storicizzata in quanto le
modifiche apportate dall’uomo sono avvenute durante i secoli.
In quegli anni erano frequenti lavori che avevano come oggetto territori
paesaggisticamente omogenei, tali lavori erano detti monografie geografiche e
venivano effettuati direttamente sul terreno, attraverso sopralluoghi.
Nella geografia di allora le classificazioni erano il frutto di una generalizzazione di
casi e il metodo adottato era quello induttivo, dal particolare al generale, e la
Geografia era dunque detta idiografica (idios=particolare).
Il riconoscimento che l’uomo può intervenire sulla natura e modificarla favorì
l’affermazione della concezione volontaristica o prospettica, soprattutto visibile
presso gli urbanisti.
Nei primi anni trenta si sviluppò una nuova concezione detta funzionalista, la quale
era indirizzata a studiare l’organizzazione dello spazio nei centri dotati di servizi che
espletano funzioni. Essa applicava il metodo deduttivo, il quale prevede di partire
dalle leggi generali e di verificarle nella realtà.
Le forme d’organizzazione spaziale erano allora ricondotte a figure geometriche
aventi particolari proprietà matematiche, dunque, la Geografia si aprì anche ai
metodi quantitativi. Anche il più recente approccio che si è affermato in Geografia,
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quello sistemico, prevede l’uso di modelli matematici per lo studio dei fenomeni
fisici ed umani.
Nel corso dell’ultimo trentennio si è sviluppata la Geografia della percezione, la
quale avvalendosi delle tecniche proprie della Psicologia e della Sociologia, studia
uno spazio vissuto, la cui immagine è riflessa in speciali mappe mentali.
In generale, in tutto il suo percorso la Geografia si presenza come una disciplina
relativamente debole, perché:
1. Non ha stimolato riflessioni riguardo la sua evoluzione nel contesto filosofico
e scientifico;
2. Si presenta troppo discorsiva e priva di un linguaggio autonomo.
Da circa un decennio, in molti Paesi, a seguito dell’approvazione della Carta
internazionale dell’educazione geografica (Washington, 1992), si è assistito a una
vera e propria esplosione della Geografia, grazie alla quale si ritiene di poter studiare
e interpretare meglio lo sviluppo economico, i risultati elettorali, le diversità
culturali, la storia sociale del Paese.
In Italia, invece, si ha una scarsa considerazione della disciplina, che appare come
qualcosa di ascientifico, di non formativo. Le cause sono interne alla stessa
Geografia, in quanto, per lungo tempo, i docenti hanno richiesto, come conoscenza
della Geografia di:
- Enumerare i luoghi
- Descrivere i luoghi
- Precisare l’altitudine di determinati punti
- Conoscere alcuni dati statistici
Quasi mai , invece, è stata definita la funzione della Geografia nel contesto
educativo e sociale del Paese e raramente si è evidenziato il suo carattere di
originalità rispetto alle discipline da cui attinge informazioni. In sostanza veniva
privilegiata un tipo di Geografia descrittiva e mnemonica.
LE DISTINZIONI TRADIZIONALI E QUELLE INNOVATIVE
Geografia generale
Secondo la Geografia classica rientrano nella Geografia generale tutti gli studi sia
fisici sia umani che si riferiscono all’intera superficie terrestre. In base a ciò molti
trattati di Geografia generale erano costituiti da un solo volume. Nell’unitarietà della
Geografia dominava il metodo induttivo che partendo dal particolare permetteva di
pervenire al generale.
Nel corso degli anni Settanta, per effetto della concorrenza di discipline
specialistiche e della contrapposizione tra geografi umani e geografici fisici, fu messa
in discussione la Geografia generale come scienza di sintesi tra discipline scientifiche
e discipline umanistiche. Da allora il dibattito in merito è stato molto acceso; solo da
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un decennio, in nome della Geografia sistemica, che mira a congiungere i processi
della storia e quelli della natura e a valutare in modo nuovo l’interdipendenza fra
azione umana ed ecosistema, si è proposta la riunificazione della ricerca geografica.
Geografia regionale
La regione, ente amministrativo interno allo Stato e capace di emanare leggi,
rispettando i limiti posti dallo Stato stesso, è oggetto di studio proprio della
Geografia regionale.
Nel periodo determinista la regione geografica analizzava i caratteri fisici o naturali
più o meno importanti, dunque era di fatto una regione fisica. Le regioni geografiche
più indagate erano i bacini idrografici dei maggiori fiumi, ma venivano considerati
anche altri fattori importanti come il clima, la morfologia, la vegetazione.
La regione del periodo possibilista era identificata grazie al suo paesaggio. Per
identificare una regione si poteva utilizzare:
- un solo elemento, fisico o umano, per cui si parlava di regione elementare,
- più elementi, per cui parlava di regione complessa,
- tutti gli elementi, per cui si parlava di regione integrale.
La regione integrale o regione-paesaggio era un prodotto dell’uomo che si
esprimeva come abitante, come lavoratore, come consumatore. Il paesaggio,
dunque, percepibile dall’uomo tramite i sensi era anche culturale.
La regione funzionale fu oggetto di studio della Geografia nomotetica che prevede la
verifica, sul terreno, di leggi stabilite precedentemente. Tale regione era
rappresentata da un tratto di superficie terrestre organizzato da un polo, grazie
all’esercizio di una o più funzioni. Ogni polo o centro è dotato di una serie più o
meno grande di strutture capaci di espletare servizi. Es:
- Negozi= regione funzionale di tipo commerciale
- Uffici= regione funzionale di tipo burocratico-amministrativo
- Scuole= regione funzionale di tipo scolastico
- Ospedali= regione funzionale di tiposanitario
- Ecc.
Ogni regione funzionale ha un’estensione diversa dalle altre, poiché, nello spazio
geografico, vi sono anche altri poli concorrenti, che attraggono popolazione. Dunque
la regione funzionale è di difficile delimitazione.
Le regioni nelle quali si attua la pianificazione territoriale si definiscono regioni di
piano o regioni-programma. Si tratta di regioni di varia estensione territoriale, di
solito corrispondente a circoscrizioni amministrative o a parti di esse. Si è soliti
ricordare, come regione-programma, due grandi valli fluviali:
- Valle del Ruhr (Germania), affluente di destra del Reno, fortemente
industrializzato, disponendo di carbon fossile, fu soggetto ad un piano
multiplo (abitazioni, miniere, industrie), per cui si parlo di piano dei piani.
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- Valle del Tennessee (Stati Uniti), sub-affluente di sinistra del Mississippi,
nella quale il piano riguardò la sistemazione del fiume che provoca frequenti
alluvioni, rendendolo navigabile e utile.
In Italia i pochi interventi compiuti hanno avuto solo carattere settoriale come
parchi e turismo, mentre un progetto di riqualificazione viario e urbano risalente agli
anni ’80 non fu portato a termine per ragioni politiche ed economiche.
In linea con la Geografia della percezione si è affermata un’idea di spazio che
possiamo definire soggettivo o percepito. Il bambino è capace di definire l’immagine
dello spazio sulla base delle informazioni raccolte guardandosi attorno. Per gli adulti
contribuiscono anche altre fonti d’informazione che dipendono dal livello culturale,
dai mezzi di comunicazione di massa ecc. L’immagine di uno spazio, perfino di una
regione, che ci si può creare si definisce:
- tradizionale se avviene attraverso la lettura e la pittura;
- attuale se viene fornita dai mass-media o dalle informazioni del momento
- globale se riguarda i rapporti fra reale e immaginario, cioè ciò che si desidera.
L’identificazione della regione-sistemica avviene per gradi, attraverso varie fasi. Una
volta scelto un certo territorio, di sui si desidera verificare il carattere di regionesistema, si procede:
1) A un’elencazione di tutti gli elementi fisici e umani presenti nel territorio e alle
loro caratteristiche (numerosità, sesso, stato civile, istruzione, professione),
che vengono organizzati in tabelle. (RICERCA ELEMENTARE).
2) Alla disposizione degli elementi e degli attributi nello spazio, identificando
nodi, assi e reti. (RICERCA SINTAGMATICA).
Dopo queste due fasi si procede alla ricerca e alla valutazione delle interazioni, cioè
dei rapporti reciproci fra nodi, assi, reti, ecc. (RICERCA SISTEMICA).
La regione-sistema ha carattere aperto, cioè può essere costantemente modificata
con allargamenti o riduzioni. Maggiore è il numero degli elementi in gioco, maggiore
è la difficoltà d’analisi per i geografi e gli studiosi di scienze regionali.
Le definizioni che la Geografia ha dato nel tempo alla regione geografica sono molto
diverse, di conseguenza i criteri scelti per regionalizzare, cioè per suddividere le
regioni in unità territoriali minori, sono piuttosto numerosi.
Durante il periodo determinista, le varie unità territoriali, regioni o sub-regioni,
erano delimitate grazie a parametri fisici, come per esempio le valli, ossia dai bacini
dei singoli fiumi.
Durante il periodo possibilistico, si regionalizzava tenendo conto del variare del
paesaggio, anche se questo era molto difficile da definire.
Le regioni-programma, invece, sono delimitate in modo inequivocabile con nette
separazioni. Nella pianificazione territoriale, per designare i micro territori, si utilizza
il termine inglese zoning, cioè zonizzazione.
La regionalizzazione dei funzionalisti è attuata su regioni funzionali elementari,
come le regioni commerciali, o su regioni funzionali complesse.
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In generale, il problema dell’incertezza dei confini è superato tenendo conto
dell’intensità delle relazioni che i territori presentano l’uno con l’altro.
Le “geografie regionali” ci permettono di avere una conoscenza generale della Terra.
Geografie speciali
Occorre fare una distinzione:
1. GEOGRAFIA FISICA= studio dei fenomeni che si manifestano sulla superficie
terrestre indipendentemente dalla volontà dell’uomo;
2. GEOGRAFIA UMANA= studio dei fenomeni che avvengono sulla Terra per
volontà dell’uomo.
L’una e l’altra sono articolare in branche o settori, che possono riguardare sia
l’intera superficie terrestre, sia territori più ristretti, come le single regioni. In questo
caso avremo:
1. GEOGRAFIA FISICA GENERALE e GEOGRAFIA FISICA REGIONALE
2. GEOGRAFIA UMANA GENERALE e GEOGRAFIA UMANA REGIONALE.
Le tematiche più considerate nell’ambito della Geografia fisica regionale sono:
a) La posizione assoluta di un territorio definita mediante le coordinate
geografiche, ossia i valori della latitudine e della longitudine dei punti estremi
del territorio stesso. Talvolta si definisce anche la posizione relativa che
riguarda altri fenomeni presenti sul territorio come la distanza in linea d’aria
dal mare, da un fiume, da una cima montana, ecc.
b) La geomorfologia di un territorio, intesa come lo studio delle forme del
territorio:
- Orizzontali= forma proiettata sul piano che può essere desunta dalla lettura di
una carta che ne evidenzia i confini;
- Verticali= rilievo.
c) La climatologia di un territorio, intesa come lo studio del clima;
d) L’idrografia continentale di un territorio, intesa come studio dei fenomeni
acquei che si manifesta sulla superficie della Terra: laghi, sorgenti, ghiacciai,
ecc.
e) L’oceanografia, intesa come studio delle acque degli oceani e dei mari: maree,
correnti, moto ondoso, ecc.
f) La biogeografia di un territorio, intesa come studio geografico degli esseri
viventi che si divide in studio della vegetazione e della fauna.
Tutte queste tematiche possono essere affrontate anche dalla Geografia fisica
generale, quanto tali fenomeni si riferiscono all’intera superficie della Terra.
Le tematiche più considerate nell’ambito della Geografia umana regionale sono:
a) La popolazione, cioè la distribuzione territoriale e i fenomeni migratori;
b) Le sedi, cioè il modo in cui l’uomo si ferma sul territorio.
Queste tematiche possono essere affrontate anche dalla Geografia umana generale,
quando il campo d’osservazione sia rappresentato dall’intera superficie terrestre.
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Geografia storica
Si definisce “storica” la particolare branca della Geografia che studia le condizione
geografiche di età passate. Essa studia in particolare:
- Le caratteristiche fisiche di alcuni territori;
- Le condizioni demografiche;
- Le vie di navigazione;
- Sviluppo edilizio;
- Sviluppo dell’agricoltura;
- Sistemi stradali;
- Rapporti commerciali;
Particolarmente importanti sono le conoscenze geografiche acquisite nel tempo
grazie ai grandi viaggiatori, come Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci,
Ferdinando Magellano e le imprese di alcuni esploratori.
Geografia politica
Si definisce “politica” quella particolare branca della Geografia che studia gli Stati
e l’organizzazione politico-amministrativa interna ad essi.
Le tematiche geografico-politiche più ricorrenti riguardano:
- I confini degli Stati, inclusi quelli aerei e marittimi;
- Il fenomeno etnico,
- La discriminazione religiosa;
- Il problema nucleare;
- Le organizzazioni politiche ed economiche sovranazionali.
Geografia economica
La Geografia economica rivolge il suo interesse allo studio di svariate categorie di
fatti economici. Nel periodo possibilista, l’attenzione fu rivolta soprattutto ai
fenomeni che incidevano sul paesaggio, come l’agricoltura, l’allevamento,
l’industria, il commercio e i trasporti.
Questi fenomeni erano considerati come un fatto di occupazione dello spazio e
l’agricoltura era l’attività che maggiormente contribuiva a modellare il paesaggio.
Di recente la Geografia economica ha rivolto la sua attenzione anche a fenomeni
statisticamente documentabili come i flussi di capitale, le idee, le informazioni,
ecc, ma che non si imprimono nel paesaggio. Oggi l’oggetto privilegiato sono la
riduzione delle distanze, la globalizzazione dell’informazione, l’espansione dei
consumi, nuovi orientamenti del mercato del lavoro.
Recentemente, i campi di ricerca delle scienze geografiche si sono allargati e
questo ha determinato la nascita di nuovi insegnamenti. Altre discipline
geografiche particolarmente interessanti sono:
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- La GEOGRAFIA URBANA, che considera i rapporti fra un organismo urbano e il
territorio circostante, in opposizione alla GEOGRAFIA RURALE, interessata allo
studio della campagna.
- La GEOGRAFIA DELLA POPOLAZIONE, che si occupa delle tematiche del
popolamento, delle lingue, delle religioni, dell’alimentazione, delle razze.
- L’ORGANIZZAZIONE E PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO, che incentra la
propria analisi sulle valutazione, sui comportamenti e sulle azioni di soggetti
privati e pubblici, con particolare riferimento ai Paesi avanzati.
- La POLITICA DELL’AMBIENTE, che studia i rapporti fra ambiente ed economia.
Particolare attenzione è rivolta alle conseguenze del sistema industriale, come
i costi determinati dall’inquinamento e dai rifiuti, e al tema dello sviluppo
delle qualità ambientali nei sistemi di produzione avanzati.
- La GEOGRAFIA DEL TURISMO, che considera il turismo sia dal punto di vista
culturale che economico, soffermandosi sullo studio dei motivi che sono alla
base dei viaggi.
La CARTOGRAFIA è anch’essa strettamente legata alla Geografia e riguarda la teoria
e la storia della cartografia, le tecniche di rilevamento, le tecniche di realizzazione
delle carte.
ALCUNE TEMATICHE VINCENTI
La scala locale e quella regionale
Qualsiasi studio geografico può riguardare territori poco estesi o molto estesi. Il più
piccolo oggetto di studio è rappresentato da un centro, villaggio, borgo o città, e
dall’area che lo circonda. Tali sono le ricerche condotte su scala locale.
Le conoscenze utili, acquisibili attraverso la scuola, variano in base all’età degli
individui, al livello culturale e all’attività esercitata.
È possibile conoscere la propria regione partendo dal basso, attraverso la Geografia
del vicino, ossia la Geografia delle cose con cui si è a contatto giornalmente. Per i
ragazzi della scuola, potrebbe essere un esempio partire dalla planimetria dell’aula,
passando poi all’itinerario seguito per raggiungere la scuola. In un primo momento i
ragazzi realizzano le mappe mentali, cioè carte non in scala, in cui emergono solo le
cose che li colpiscono; il passo successivo è quello della realizzazione di una carta in
scala, nella quale si adottano simboli appropriati e sono rispettate le relative
distanze. Successivamente si possono ampliare le proprie conoscenze sul quartiere
urbano in cui si trova la scuola, sul territorio comunale, sul territorio provinciale, sul
territorio regionale.
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Scala nazionale
Le conoscenze possono estendersi anche su scala nazionale, cioè prendendo a
riferimento l’intero territorio di un dato Paese. I parlamentari, per esempio,
responsabili della cosa pubblica, cioè dello Stato, devono conoscere tutto il territorio
nazionale nelle sue caratteristiche fisiche e antropiche sia per evitare errori sia per
attuare una corretta programmazione. Stessa cosa vale per gli operatori economici
che lavorano nell’ambito di uno Stato.
Scala multinazionale
La vita sociale ed economica è organizzata su territori che, superando i tradizionali
confini politici, coinvolgono un numero più o meno grande di Paesi e ciò impone ai
cittadini di avere conoscenze geografiche su scala multinazionale. Conoscenze di
questo tipo riguardano sia i rappresentanti dei singoli Stati sia i vari operatori
economici interessati ad acquistare o vendere prodotti o servizi in altri Paesi.
Scala globale
La globalizzazione, cioè il fatto che fra tutti i Paesi del mondo si manifestino rapporti
sempre più intesi di carattere economico, politico, culturale, sociale, rende
necessario conoscere le caratteristiche geografiche di tutto il mondo. A tale scopo si
può disporre di vari strumenti d’informazione, come i profili diffusi in internet, gli
annuari dell’ONU e, in Italia, il Calendario Atlante.
L’Italia presenta oggi una popolazione che, sotto il profilo dell’istruzione, è quasi in
linea con quella dei Paesi culturalmente più evoluti del mondo. Quello che
preoccupa è la differenza che esiste fra le varie regioni, per cui le differenze fra Nord
e Sud, fra regioni industriali e regioni agricole, fra aree urbane e aree rurali.
Oggi il livello necessario di conoscenze è quello che superi i limiti del locale e perfino
del nazionale, per interessare ormai il globale. Ogni individuo dovrebbe disporre di
conoscenze geografiche a livello planetario.
L’uso della carta
Chiunque abbia in mente di studiare un Paese, una regione una città o di fare un
viaggio non può evitare di consultare una carta geografica.
La carta geografica è una rappresentazione ridotta, approssimata e simbolica della
Terra nel suo complesso o di parti di essa. La rappresentazione ridotta avviene
attraverso la scala. L’approssimazione avviene modificando i rapporti di distanza fra
i singoli punti, in quanto la Terra è sferica e non può essere rappresentata così
com’è su un foglio. I simboli riguardano la rappresentazione delle montagne , i fiumi,
le strade, le ferrovie, ecc.
Una distinzione fondamentale delle carte è basata sulla numerosità dei fenomeni
che vi sono rappresentati. In base a questo distinguiamo:
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- CARTE GENERALI= raffigurano tutti i fenomeni che si manifestano nel
territorio. Esse rappresentano essenzialmente i fenomeni visibili, come rilievi,
corsi d’acqua, laghi, ghiacciai, foreste, strade, ferrovie, ecc. A tali fenomeni si
aggiungono i confini politico-amministrativi, i toponimi (nomi di luogo),
coronimi (nomi di regione), idronimi (nomi di torrenti, fiumi, laghi, ecc.) e le
quote altimetriche.
- CARTE TEMATICHE= raffigurano un solo fenomeno o pochi fenomeni fra loro
collegati. Esse rappresentano in genere fenomeni non visibili nel paesaggio,
come le temperature, le precipitazioni, i venti, la composizione chimico-fisica
dei suoli; oppure fenomeni di carattere economico-sociale, come le
produzioni agricole e industriali, il traffico stradale, ferroviario e dei porti, ecc.
Le carte politiche e le carte fisiche sono due esempio di carte tematiche.
Per la rappresentazione di fenomeni di carattere quantitativo si usano in genere:
a) Carte tematiche in cui il fenomeno è raffigurato con simboli particolari
sovrapposti ad una carta di base a carattere generale. Un artificio è quello di
utilizzare un fondo, cioè una carta generale di base, in calco pallido, dai colori
tenui (grigio) e sopra questo vengono collocati i simboli prescelti per mettere
in particolare evidenza il fenomeno.
b) Carte tematiche in cui il fenomeno è raffigurato con gli stessi simboli, ma su
un fondo semplificato, caratterizzato dai soli confini politico-amministrativi. Si
tratta di cartogrammi con areogrammi (figure geometriche piane)
sovrapposti. Queste tecniche possono essere utilizzate solo con dati statistici
assoluti. Invece per i dati statistici relativi vengono utilizzati i cartogrammi a
mosaico, caratterizzati da tinte o tratteggi graduati.
Negli atlanti le figure geometriche piane o solide sono talvolta sostituite da
particolari simboli, gli ideogrammi, che, con la loro forma, richiamano alla
mente di chi legge la carta il fenomeno che si manifesta in un particolare
territorio.
Un’altra grande categoria di carte tematiche speciali serve nella pianificazione
territoriale che raffigurano un territorio per come dovrà apparire in futuro. I simboli
utilizzati in queste carte mettono in evidenza se un determinano terreno sarà
destinato all’edilizia residenziale, a verde pubblico, all’industria, ad una nuova
strada, ecc.
Una funzione ausiliaria nei confronti della cartografia è offerta dall’utilizzo di grafici.
Fra i vari grafici distinguiamo i:
1) DIAGRAMMI. Esistono vari tipi di diagrammi, ma le categorie più diffuse sono:
- I diagrammi con ordinate filiformi= sono rappresentati da un sistema di assi
cartesiani sui quali sono rappresentate due variabili. Quando il fenomeno
considerato è di carattere temporale, nell’asse orizzontale si rappresenta la
“variabile tempo”, cioè gli “istanti” in cui sono stati effettuate le rilevazioni
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censuarie (In Italia ogni 10 anni). Verticalmente invece si rappresenta il
numero degli abitanti grazie ad una serie di ordinate filiformi, segmenti, di
altezza proporzionale ai valori accertati, innalzate in corrispondenza di
ciascuno degli istanti di rilevazione. Se si congiungono gli estremi superiori
delle ordinate si evidenzia l’andamento temporale, trend, del fenomeno
popolazione.
- I diagrammi a colonnette o a canne d’organo= vengono utilizzati quando il
fenomeno considerato si prolunga per periodi più o meno lunghi. Es: quantità
di pioggia caduta mensilmente.
2) ISTOGRAMMI= tale termine viene utilizzato nei casi in cui la variabile
rappresentata sull’asse orizzontale è di carattere quantitativo.
La scala, ossia il rapporto fra la distanza di due punti rappresentati nella carta e i
corrispondenti punti nella realtà, varia a seconda delle esigenze di coloro che
utilizzano le carte. Di solito si distinguono:
- CARTE A GRANDE SCALA
- CARTE A PICCOLA SCALA
Una classificazione tradizionale delle carte in base alla scala è la seguente:
a) PIANTE (città) e MAPPE (campagna), quando il denominatore della scala è
inferiore a 20.000.
b) CARTE TOPOGRAFICHE (rappresentano i luoghi con rifugi, sorgenti, boschi,
ghiacciai funivie, ecc.), quando il denominatore della scala è compreso fra
20.000 e 150.000
c) CARTE COROGRAFICHE (rappresentano regioni più o meno estese:
automobilisti), quando il denominatore della scala è compreso fra 150.000 e
1.000.000.
d) CARTE GEOGRAFICHE IN SENSO STRETTO, quando il denominatore è superiore
al milione. (Cartine delle aule).
Le carte possono essere realizzate anche grazie all’uso di personal computer, di
tavolette grafiche o digitalizzatori, di programmi cartografici , di basi cartografiche
pronte. In queste carte digitalizzate i problemi maggiori sono l’alto costo del
software e l’impossibilità di realizzare carte proprie, perché per questo tipo di lavori
occorrono conoscenze informatiche e programmi friendly.
Negli ultimi vent’anni si sono affermati i Sistemi Informativi Geografici (GSI), adatti
alla gestione di informazioni territoriali. I principali pregi di questo sistema sono:
- Flessibilità, possono essere letti e aggiornati costantemente;
- È possibile geo-referenziare ogni informazione.
Essi sono utilizzati nella determinazione delle reti viarie, nella progettazione di spazi
pubblici e nella pianificazione territoriale. Una particolare utilizzazione della
cartografia elettronica sono gli autonavigatori.
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Originariamente il compito di realizzare la cartografia generale era affidato
all’ISTITUTO GEOGRAFICO MILITARE ITALIANO (IGMI), oggi è esteso anche alle
Regioni.
Cambiamenti politici
Dopo la seconda guerra mondiale vi sono stati sulla Terra profondi cambiamenti
politici. Dopo la scomparsa delle colonie e della contrapposizione fra i due blocchi
occidentale e comunista, ovvero Stati Uniti e Unione Sovietica, la Terra è suddivisa in
quasi 200 Stati. La Russia è la prima per estensione, seguono il Canada, Cina, Stati
Uniti, Brasile, Australia. In termini di popolazione la prima è la Cina.
Sull’attuale assetto politico internazionale sono stati determinanti alcuni fattori:
- La scomparsa dell’Unione Sovietica, sciolta nel 1990. Successivamente si
formò l’attuale CSI= COMUNITÀ DI STATI INDIPENDENTI di cui fanno parte la
Russia e altri Stati;
- La caduta del comunismo negli altri Paesi dell’est europeo, che si sono
avvicinati all’Occidente sia dal punto di vista politico sia economico;
- La riunificazione tedesca, avvenuta nel 1990, che ha condotto alla formazione
dell’attuale Repubblica federale;
- I confini balcanici che hanno condotto alla dissoluzione della Federazione
Iugoslava e alla nascita di nuove repubbliche indipendenti da Belgrado
(capitale della repubblica di Serbia).
Rimane irrisolta la questione del Vicino Oriente, per i continui contrasti fra Israele e
la popolazione palestinese. Calda è anche l’area compresa fra Cina, Taiwan e Hong
Kong. Infatti, mentre quest’ultima è sotto la sovranità della Repubblica Popolare
come “regione speciale amministrativa”, Taiwan è ancora autonoma da Pechino.
Oggi l’unico paese-leader sono gli Stati Uniti che, grazie alla loro potenza politica,
militare ed economica, condizionano le scelte di molti altri Stati.
La geografia politica, che si occupa degli Stati e delle loro suddivisioni, studia anche
le grandi organizzazioni internazionali, i territori di competenza e le funzioni.
La più grande organizzazione internazionale è l’ONU=ORGANIZZAZIONE DELLE
NAZIONI UNITE che, nata nel 1945, mira a favorire e salvaguardare la pace e la
sicurezza nel mondo, promuovere la cooperazione internazionale dal punto di vista
economico, sociale e culturale. Quasi tutti i paesi fanno parte dell’Assemblea, ma la
responsabilità principale è affidata al Consiglio di Sicurezza. Esso è composto da 15
membri, 5 dei quali permanenti e con diritto di veto e 10 eletti per 2 anni.
L’ONU è collegato a varie Agenzie specializzate, quali:
- La FAO, che si occupa dei problemi alimentari e agricoli del mondo;
- L’ UNESCO, che si occupa della collaborazione internazionale nel campo
dell’educazione, della scienza, della cultura;
- L’OMS=ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ, che promuove la
collaborazione in campo sanitario;
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- La WTO, che ha stretti rapporti con le Nazioni Unite
liberalizzazione degli scambi commerciali.
e mira alla
Un’altra importante organizzazione internazionale è l’OCSE=ORGANIZZAZIONE PER
LA COOPERAZIONE E LO SVILUPPO ECONOMICO che, nata nel 1961, si propone di
favorire lo sviluppo economico dei 29 Paesi membri e, in particolare, il commercio
internazionale.
Inoltre ricordiamo l’OPEC=ORGANIZZAZIONE DEI PAESI ESPORTATORI DI PETROLIO,
che mira a coordinare una politica comune fra gli 11 membri e, in particolare, a
definire i prezzi del grezzo sul mercato mondiale.
Fra le organizzazioni internazionali con competenze geografiche più ristrette
ricordiamo:
- L’UNIONE EUROPEA, che, nata nel 1993, mira a favorire l’unione economica
dei Paesi-membri, che attualmente sono 15: GERMANIA, FRANCIA, REGNO
UNITO, ITALIA, SPAGNA, PAESI BASSI, BELGIO, GRECIA, PORTOGALLO, SVEZIA,
AUSTRIA, DANIMARCA, FINLANDIA, IRLANDA, LUSSEMBURGO. Il Parlamento
Europeo che, ha funzioni d’indirizzo e di controllo della politica comunitaria,
ha sede a Strasburgo, ma alcune sedute plenarie e le sedute delle
commissioni hanno luogo a Bruxelles. A partire dal 2002 vi è stata l’adozione
della moneta unica europea, l’euro.
- La CSI=COMUNITÀ DEGLI STATI INDIPENDENTI, che, nata nel 1991,
comprende 12 delle 15 Repubbliche dell’ex Unione Sovietica.
- La LEGA ARABA, con sede al Cairo e con carattere politico-economico-militare,
alla quale aderiscono una ventina di Paesi arabi e l’OLP=ORGANIZZAZIONE
PER LA LIBERAZIONE DELLA PALESTINA.
Inoltre con finalità politico-militari opera la NATO=ORGANIZZAZIONE DEL TRATTATO
DELL’ATLANTICO DEL NORD.
L’Italia è membro di varie organizzazioni internazionali:
- ONU
- UE
- UEM=UNIONE MONETARIA EUROPEA
- CONSIGLIO D’EUROPA, che mira a garantire il rispetto dei diritti umani
- EBRD=BANCA EUROPEA PER LA RICOSTRUZIONE E LO SVILUPPO, che tende a
favorire la ricostruzione economica dei Paesi dell’Europa centro-orientale che
rispettano i diritti umani e i principi della democrazia
- NATO
- OCSE
- OSCE=ORGANIZZAZIONE SULLA SICUREZZA E LA COOPERAZIONE IN EUROPA
- UEO=UNIONE DELL’EUROPA OCCIDENTALE, che coordina la politica di difesa dei
Paesi-membri in stretto collegamento con la NATO.
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Rapporto uomo-ambiente
Negli studi di Geografia il rapporto uomo-ambiente è stato sempre preso in
importante considerazione. In passato l’ambiente era considerato in senso
naturalistico (NATURA=MATRIGNA), successivamente è emerso che l’uomo non è
circondato solo da fenomeni naturali, ma anche da fenomeni umani. Infatti,
condizionamenti per l’uomo non derivano solo dalla natura, ma anche dal
comportamento di altri uomini.
Gli atteggiamenti dei vari Paesi nei confronti dell’ambiente sono molto differenziati.
Il complesso di interventi che mirano a gestire in modo razionale gli ecosistemi è
gestito dalle cosiddette Politiche per l’ambiente, i cui scopi fondamentali sono:
- Il controllo dell’inquinamento
- La tutela di singoli ecosistemi
- La prevenzione dei danni e la riparazione degli stessi
- L’utilizzazione di tecnologie pulite.
I maggiori problemi di carattere ambientale si manifestano nei Paesi industrializzati
nei quali si è cercato di intervenire attraverso l’emanazione di diverse leggi, che
condizionano oggi alcuni processi di produzione industriale, le emissioni di gas, la
circolazione dei veicoli, lo smaltimento dei rifiuti civili e industriali. Per far fronte al
fenomeno dell’inquinamento le alternative sono:
- Disinquinare i territori inquinati da tempo
- Risanare e rispristinare i tratti di superficie terrestre inquinati e, in particolare,
i fiumi, i laghi, i mari
- Prevenire le cause dell’inquinamento modificando i cicli produttivi e
introdurre la raccolta differenziata.
In generale occorre che l’uomo ponga adeguati freni allo sviluppo accettando solo
quello ecosostenibile, cioè sostenibile dall’ambiente. Questa scelta, però, può
indebolire i risultati della produttività e può incontrare resistenze da parte degli
imprenditori.
Lo stesso turismo spesso è causa di danni di vario tipo: foreste distrutte per
realizzare impianti da neve, pinete eliminate per costruire campeggi, villaggi,
seconde case, mega costruzioni alberghiere, ecc. Lo stesso inquinamento
elettromagnetico prodotto dalle reti di trasporto elettro-energetiche e dalla
telefonia mobile crea numerosi problemi.
Per la realizzazione di grandi opere pubbliche e private, come raffinerie di petrolio,
centrali nucleari, acciaierie, autostrade, ferrovie, ecc. occorre effettuare una
preventiva valutazione dell’impatto ambientale (VIA), la quale consiste in una
valutazione sociale dei progetti, che considera sia i costi e i benefici che ricadono sui
promotori dell’opera, sia gli effetti che questi possono avere su tutti i cittadini.
Anche i paesaggi tipici, cioè tratti della superficie terrestre espressione di valori
naturali e culturali, andrebbero preservati. Riguardo alla tutela del paesaggio, in
alcuni Paesi esistono precise norme che mirano a frenare gli eccessi dei
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“rimodellamenti” dell’uomo. I maggiori problemi che contrastano la conservazione
sono determinati:
- Dall’espansione dei grandi agglomerati urbani
- Dalla riutilizzazione delle abitazioni ex rurali
- Dallo sviluppo industriale
- Dallo sviluppo turistico-alberghiero
- Dalla realizzazione di infrastrutture stradali e ferroviarie
- Dall’agricoltura.
I geografi del periodo deterministico credevano che l’uomo era costretto ad
accettare i rischi naturali, essendo considerato succube della natura. I geografi di
oggi, invece, si preoccupano di fronteggiare i rischi ambientali, valutandoli assieme
ai cultori di altre discipline, sia da un punto di vista etico sia da un punto di vista
politico.
In Italia si operò la delimitazione delle aree ad elevato rischio ambientale, perché
soggette ad alterazioni dell’equilibrio ecologico nei corpi idrici, nell’atmosfera e nel
suolo. Oggi, le aree a rischio sono numerose soprattutto a causa dell’elevata
concentrazione industriale. Al fattore dell’inquinamento si aggiungono la presenza
di industrie a rischio d’incidente, la sismicità, il vulcanesimo, la franosità ecc. Nello
stesso tempo sono presenti aree naturali protette oggi pienamente fruibili da coloro
che amano la natura e che rappresentano uno slancio per il turismo. Il fatto che nel
nostro Paese, accanto alle aree protette esistano aree-problema deve costituire per
tutti uno stimolo a migliorare l’ambiente.
La popolazione
Della popolazione la Geografia considera la consistenza, la distribuzione territoriale,
la densità, le tendenze, vari aspetti qualitativi come sesso, età, lingua, religione,
professione, ecc. Il fatto più importante che riguarda la popolazione mondiale è la
rapidità del suo incremento, molto forse in seguito alla rivoluzione agricola e
industriale e ai progressi avvenuti nella medicina. L’umanità si addensa
maggiormente in 4 grandi regioni della Terra:
1. Nell’EUROPA CENTRO-OCCIDENTALE (Belgio, Regno Unito, Germania, Italia)
2. Nella parte NORD-ORIENTALE DEGLI STATI UNITI (New Jersey, New York)
3. Nel SUB-CONTINENTE INDIANO (Pakistan, India, Bangladesh)
4. Nell’ESTREMO ORIENTE ASIATICO (Corea, Giappone, Taiwan).
I fattori che influiscono sulla distribuzione della popolazione sono molto numerosi:
- Di carattere naturale, il clima, i rilievi, disponibilità d’acqua;
- Di carattere umano, campo agricolo, industriale, commerciale.
Si ha una popolazione ottimale in un Paese quando le forze-lavoro sono sufficienti
per sfruttare, nel migliore dei modi, le risorse disponibili. Di fatto, vi sono alcune
regioni sovrappolate e altre sottopopolate. Oggi l’accrescimento demografico
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avviene in modo squilibrato, interessando principalmente i Paesi molto ricchi, in cui
influiscono sicuramente i fenomeni di immigrazione.
Le cause naturali, cioè le nascite e le morti, influiscono in maniera differente. I tassi
di natalità sono molto elevati soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove la
popolazione ha bassi livelli d’istruzione, influiscono le credenze religiose e sono poco
diffusi i contraccettivi. In passato, le catastrofi naturali, come carestie e pestilenze,
avevano un ruolo decisivo negli alti tassi di mortalità, soprattutto nei Paesi meno
evoluti e ciò determinava una situazione di equilibrio. Più recentemente, i progressi
della medicina e dell’igiene, assieme agli interventi tecnici e sociali hanno
accresciuto la differenza tra tasso di natalità e mortalità. In genere, i Paesi che
registrano una percentuale più alta di nascite hanno una struttura giovane e dunque
diventano più produttivi. Quelli che presentano nascite ridotte hanno una
popolazione più invecchiata e una minore capacità di rinnovo.
È possibile rimediare agli eccessi di popolazione rispetto alle risorse attraverso:
- Una migliore utilizzazione delle risorse disponibili
- Un adeguato controllo delle nascite
- I movimenti migratori.
I movimenti migratori consistono in trasferimenti più o meno lenti di popolazione da
un’area ad un’altra della superficie terrestre. Essi sono determinati da un complesso
di motivi, in parte di attrazione e in parte di repulsione.
Fra i motivi di attrazione abbiamo:
- Condizioni climatiche più favorevoli
- Tenore di vita più elevato
- Spirito d’avventura
- Condizioni economiche più favorevoli
Fra i motivi di repulsione:
- Condizioni ambientali sfavorevoli
- Persecuzioni religiose
- Persecuzioni politiche
- Cambiamenti intervenuti nei confini.
Distinguiamo le migrazioni:
- INTERNE, consistono in spostamenti che avvengono da una regione all’altra
dello stesso Paese.
- INTERNAZIONALI, spostamenti che coinvolgono più Paesi.
Un ulteriore criterio di distinzione delle migrazioni è basato sul numero più o meno
grande di soggetti interessati. Quindi abbiamo:
- MIGRAZIONI DI MASSA, quando il trasferimento coinvolge interi popoli o
comunque un notevole numero di persone;
- MIGRAZIONI PER INFILTRAZIONE, quando il trasferimento coinvolge un
limitato numero di soggetti che vanno ad inserirsi in un tessuto umano
preesistente;
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- MIGRAZIONI DEFINITIVE, quando chi lascia il luogo d’origine decide di non
farvi più ritorno;
- MIGRAZIONI TEMPORANEE, coloro che si trasferiscono per limitati periodi di
tempo, di solito quelli in cui si pratica un’attività lavorativa;
- MIGRAZIONI DI RITORNO, coloro che tornano nel proprio Paese d’origine
dopo il pensionamento con la speranza di concludere la propria esistenza nel
luogo di nascita;
- MIGRAZIONI STAGIONALI, coloro che si spostano per lo svolgimento di lavori
che impegnano solo stagionalmente.
Altra figura è quella rappresentata dai FRONTALIERI, cioè quei cittadini che
giornalmente attraversano la frontiera e rientrano in sede dopo una giornata di
lavoro. Essi si configurano come lavoratori pendolari internazionali (Canton
Ticino/Svizzera).
A partire dall’Unità, l’Italia ha registrato un incremento della popolazione, da tassi di
natalità e di mortalità relativamente alti si è passati ad un calo di entrambi, finché il
tasso di mortalità non ha superato quello di natalità. Tale trend demografico è stato
influenzato dai flussi migratori, relativamente al passato e ad altre cause in tempi
più recenti, come:
- Invecchiamento degli Italiani
- Riduzione dei matrimoni
- Consistenza dei divorzi
- Pratiche contraccettive
Negli ultimi anni l’Italia si è trasformata da Paese d’emigrazione in Paese
d’immigrazione. La presenza delle giovani coppie straniere ha determinato la ripresa
del tasso di natalità, che ha superato quello della mortalità.
Il governo centrale ha il compito di predisporre idonee strutture per l’accoglienza e
di favorire l’integrazione degli immigrati nella società. Le differenze di lingua, di
religione, di costumi, rappresentano un grosso problema che deve impegnare tutti
per favorire la politica dell’integrazione.
Urbanesimo e urbanizzazione
Le città sono forme d’insediamento umano molto importanti che oggi assorbono
quote di popolazione maggiori rispetto a quelle delle campagne.
Per mettere in evidenza che un determinato insediamento è una città si prendono in
considerazione diversi criteri:
- La DIMENSIONE, o meglio il NUMERO DEGLI ABITANTI, superiore di solito a
5.000 abitanti;
- La DENSITÀ DEMOGRAFICA, cioè il numero di abitanti per kmq;
- Le TIPOLOGIE EDILIZIE PREVALENTI, sviluppo degli edifici in verticale e uso di
materiali più o meno standardizzati, come cemento armato.
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Per definire una città si considera, inoltre, la struttura della popolazione attiva, che
deve rivelare l’assenza delle attività agricole che, al massimo, devono essere
marginali. La prevalenza delle attività terziarie e industriali e la presenza di attività
quaternarie, dette anche di direzione e di controllo fanno in modo che nelle città
non si manifestino:
- Le profonde differenze di classe tra dipendenti e patronato, tipiche delle aree
rurali;
- I cosiddetti generi di vita, ossia quei comportamenti uniformi tipici degli
abitanti delle campagne.
La grande diffusione delle classi intermedie come impiegati, artigiani, commercianti,
ha determinato l’affermazione del fenomeno dell’anonimato urbano che consiste
nel disinteresse mostrato dai cittadini nei confronti del prossimo.
La città è stata definita anche in base alle attività che svolge per i suoi abitanti.
Queste funzioni sono distinte di solito:
- ORIGINARIE, che determinarono la nascita delle città;
- DERIVATE, che sono state acquisite dalle città.
Una tipica funzione originaria di molte città è stata quella commerciale, poiché esse
sorsero come luoghi di mercato vicino alle strade principali, oggi la maggior parte
delle città svolge contemporaneamente più funzioni. Es: Roma, città multifunzionale
e polifunzionale, in quanto centro politico-amministrativo, culturale, turistico,
religioso, commerciale, ecc. Più le città sono grandi, più diventa difficile gestirle.
La città offre occasioni di lavoro più numerose e questo ha determinato un
progressivo spostamento di popolazione verso l’area urbana, determinando una
prevalenza di popolazione nelle città rispetto alle campagne. Col termine
urbanesimo si intende l’affermarsi del “fenomeno città” che è possibile dimostrare
attraverso la crescita dell’indice di urbanizzazione, ossia del rapporto percentuale fra
la popolazione che abita nelle città e la popolazione totale. I Paesi industrialmente
più avanzati presentano percentuali molto elevate di urbanizzazione, altri, come
l’Italia, hanno quote pari ai 2/3; altri ancora, caratterizzati da un’economia
prevalentemente agricola, hanno percentuali di poco superiori a 1/10.
Nei Paesi caratterizzati dalla rivoluzione industriale, la crescita urbana è dipesa
dall’afflusso di consistenti masse di popolazione operaia nelle vicinanze degli
stabilimenti. Di contro, nei Paesi in via di sviluppo il fenomeno urbano è quasi del
tutto sconosciuto e l’unica città è la capitale, gli altri sono solo insediamenti rurali.
Il termine urbanizzazione indica il fenomeno relativo a quelle aree circostanti le città
che assumono progressivamente carattere urbano. L’urbanizzazione che interessa le
aree periferiche di una città può essere:
- A MACCHIA D’OLIO, quando si manifesta in maniera uniforme in tutte le
direzioni;
- A FORMA DI STELLA, quando avviene seguendo le strade principali;
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- GEMMAZIONE, quando avviene in territori separati dalla città sotto forma di
isole o gemme.
Nei Paesi economicamente più sviluppati è molto frequente il processo di
urbanizzazione dei territori interposti fra due o più città, che si congiungono per
effetto di nuove costruzioni. In questo caso si ha la nascita di
CONURBAZIONI=unione fra due o più città, o di AREE METROPOLITANE, che pur
appartenendo a circoscrizioni amministrative diverse, manifestano un’evidente
continuità dal punto di vista edilizio.
Con il termine inurbamento si designa il fenomeno dell’ingresso nelle città di
popolazione che precedentemente abitava nelle campagne. Il principale motivo di
questo trasferimento è il lavoro.
Da qualche tempo si sta assistendo alla riutilizzazione di abitazioni rurali
abbandonate dai contadini da parte di cittadini desiderosi di allontanarsi dal caos
cittadino. A ciò si aggiunge la costruzione di nuove residenze di livello medio-alto.
Tale flusso di persone dalla città alle campagne si può spiegare in due modi:
- Fenomeno opposto a quello dell’urbanizzazione= contro-urbanizzazione
- Un ulteriore manifestazione dell’urbanizzazione stessa= nuove residenze dei
ricchi.
L’Italia presenta uno sviluppo urbano medio-alto. Le percentuali di popolazione
urbana sono maggiori nelle regioni industrializzate del Nord e del Centro, più basse
nel Mezzogiorno. Di solito le città superano i confini comunali e si estendono anche
nei territori dei comuni vicini e quindi esercitano la loro influenza su uno spazio più
ampio che prende il nome di HINTERLAND.
Negli ultimi 20 anni, in Italia, si sta assistendo a una profonda crisi urbana,
determinata da diverse cause:
- Invecchiamento della popolazione
- Trasferimento dei principali stabilimenti industriali
- Crisi edilizia
- Crisi fiscale
In certe aree rurali permangono forme d’insediamento accentrato, intermedio e
parso. Nell’area alpina sono presenti sedi temporanee, o stagionali, come i
maggenghi, le malghe, le baite, le casere, legate al fenomeno dell’alpeggio, cioè lo
sfruttamento dei pascoli nel periodo tardo-primaverile e in quello estivo.
Agricoltura
L’agricoltura, assieme all’allevamento e alla silvicoltura, ossia la coltura dei boschi,
sono da sempre le attività economiche che richiedono i maggiori spazi,
determinando la costruzione di numerosi paesaggi.
In molti Paesi, tali attività, dette PRIMARIE, assorbono tutt’ora una percentuale di
popolazione attiva superiore a quella dedita all’industria e al terziario. In genere
l’agricoltura fornisce generi alimentari e materie prime destinate all’industria.
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Una tipica forma di agricoltura produttrice di beni appena capaci di soddisfare i
bisogni dei coltivatori è quella di sussistenza, presente nei Paesi in via di sviluppo o
sottosviluppati. In un passato non troppo lontano, anche alcune aziende agricole del
nostro Paese erano al limite della sussistenza. In contrapposizione all’agricoltura di
sussistenza, abbiamo quella commerciale, che mira ad ottenere i prodotti da
destinarsi al mercato. Si tratta di beni sia destinati al consumo sia all’industria
affinché li trasformi. In molti Paesi latino-americani, asiatici e africani, vaste
estensioni territoriali sono utilizzate per la produzione di singoli beni vegetali o
animali. In questo caso si parla di monocoltura, in contrapposizione alla policoltura,
che indica la coesistenza, in una data area, di più produzioni agricole.
Un esempio tipico di monocoltura sono le piantagioni di canna da zucchero e di
caffè di alcuni Paesi dell’America Latina. I Paesi che gestiscono queste produzioni
specializzate corrono diversi rischi perché:
- I prodotti ottenuti subiscono oscillazioni di prezzo a causa di prodotti
concorrenti;
- Le piante coltivate o gli animali allevati possono essere interessati da
eventuali malattie;
- Alcuni eventi naturali possono produrre danni irreparabili.
I fattori che influiscono sulla produzione agricola sono molto numerosi, ma essa
dipende soprattutto da tre fattori fondamentali della produzione:
- La terra
- Il capitale
- Il lavoro
A ciò si aggiunge la contrapposizione fra la
1- AGRICOLTURA ESTENSIVA, è praticata nelle regioni del Globo in cui il fattore
terra è superiore rispetto al capitale e al lavoro. In questo caso si mira ad
ottenere dal suolo non il massimo rendimento unitario (quantità massima di
prodotto per ettaro), ma il massimo rendimento per unità di lavoro impiegata
(per addetto). Ciò si può ottenere o utilizzando grandi macchine (frumentostati Uniti) o manodopera a basso costo (latifondo del Mezzogiorno).
L’ALLEVAMENTO ESTENSIVO, specie per gli ovini da lana, accade nelle regioni
temperate o semi-aride dell’Australia, dove vengono sfruttati pascoli
immensi.
2- AGRICOLTURA INTENSIVA, è caratterizzata dall’elevata dose di capitali
impiegati per unità di superficie. Il denaro è destinato all’acquisto di sementi
selezionate, concimi, antiparassitari impianti d’irrigazione, macchine, attrezzi
e lavoratori. Essa è praticata nei Paesi tecnologicamente più evoluti che non
dispongono di larghi spazi.
L’ALLEVAMENTO INTENSIVO, di solito è basato sulle stalle e non sugli animali
lasciati allo stato brado ed è organizzato con criteri scientifici, sfruttando
mangimi opportunatamente scelti.
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3- AGRICOLTURA ATTIVA, è caratterizzata da un ruolo particolare del lavoro
umano rispetto al fattore terra e al capitale. Ciò si verifica quando è
necessaria una costante presenza della manodopera per la semina,
l’irrigazione, la concimazione, la disinfestazione, la raccolta.
Le produzioni agricole sono ottenute in contesti molto diversi sia dal punto di vista
naturale sia dal punto di vista umano.
La proprietà fondiaria, cioè la proprietà dei singoli fondi agricoli, può presentarsi in
diversi modi: in alcuni casi vi sono aziende molto estese, in altri aziende medie, in
altri ancora di aziende piccole o molto piccole, per cui si parla di polverizzazione
fondiaria. La stessa conduzione dei fondi agricoli po’ vincolare le scelte produttive.
Infatti, nella piccola proprietà coltivatrice diretta o nelle forme di compartecipazione
si praticano, di solito, coltivazioni diverse, che mirano a soddisfare i bisogni
alimentari del coltivatore. Diversamente, nelle grandi proprietà, si hanno produzioni
non diversificate: cereali, olive, prodotti orticoli, ecc.
Quando l’uso dei fertilizzanti chimici non era ancora diffuso, le diverse coltivazioni
erano alternate con criteri razionali, in modo da restituire al terreno le sostanze
nutritive che erano state assorbite dalle colture dell’anno precedente. Queste
successioni di colture prendono il nome di ROTAZIONI AGRARIE ed avevano durata
più o meno lunga: biennali, triennali, quadriennali, fino a coinvolgere anche 9-10
anni.
Le scelte produttive influiscono anche sui paesaggi agrari che si presentano:
- Frazionati, nel caso in cui domini la piccola proprietà e siano attivate le
rotazioni;
- Omogenei, nel caso in cui domini la grande proprietà e siano praticate più o
meno le stesse colture.
Es: I territori dell’Unione Sovietica, dove dominano le aziende statali e
cooperativistiche, destinate alla coltura di cereali, patate, barbabietole da zucchero.
Le coltivazioni agricole possono essere destinate al consumo o all’uso industriale.
I cereali rivestono un ruolo fondamentale nell’alimentazione umana, i più importanti
sono il frumento, il riso e il mais, ma anche l’orzo, l’avena, le segale, il miglio.
- FRUMENTO, coltivato nelle regioni temperate fresche, nelle regioni interne a
clima continentale, nelle regioni tropicali. Il principale produttore mondiale è
la Cina, seguono gli Stati Uniti, l’India e la Francia;
- RISO, pianta tipicamente asiatica. Anche per il riso la Cina è al primo posto,
seguita da India, Indonesia, Vietnam, e Bangladesh;
- MAIS, coltivato nei Paesi tropicali e in quelli sub-tropicali con estate umida. Al
primo posto vi sono gli Stati Uniti, seguiti da Cina, Brasile, Argentina e
Messico.
Fra le piante da tubero, che contengono fecola, abbiamo:
- PATATA, originaria dell’altopiano peruviano, è oggi coltivata in tutte le parti
del mondo. Le principali produttrici sono la Cina e la Russia.
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- PATATA DOLCE (o Batata), tipica delle regioni tropicali.
- MANIOCA, arboscello originario del bacino delle Amazzoni, dalle cui radici si
estrae una sostanza amidacea detta tapioca. La troviamo soprattutto in
Nigeria.
Fra le piante da zucchero, si ricordano in ordine di importanza:
- CANNA, una graminacea che arriva ad un’altezza di 5 metri e che richiede
molta acqua, cresce soprattutto nelle regioni ad alta piovosità estiva. I
maggiori produttori sono Brasile e India. Essa è la materia prima privilegiata
per la produzione di zucchero;
- BARBABIETOLA, pianta tipica delle regioni temperate, meno esigente di cure
rispetto alla canna. Il maggiore produttore è la Francia.
Fra le piante produttrici di materie prime atte a ottenere bevande stimolanti,
ricordiamo:
- VITE, originaria dell’Asia occidentale, è oggi coltivata soprattutto nelle regioni
a clima mediterraneo. L’uva è principalmente destinata alla vinificazione. Nel
1998, l’Italia ha superato la Francia sua eterna rivale.
- LUPPOLO, utilizzato insieme all’orzo per ottenere la birra, bevanda tipica dei
Paesi centro-europei, è ormai diffuso in tutto il mondo. Il luppolo è un
rampicante che arriva a 10 metri di altezza ed è diffuso soprattutto nelle
regioni continentali con inverni freddi. I principali produttori sono gli Stati
Uniti.
- CAFFÈ, TÈ, CACAO, i cosiddetti nervini. Per il caffè primeggia il Brasile, per il
cacao la Costa d’Avorio, per il tè emerge l’India.
Fra le piante dai cui frutti si estraggono oli alimentari si ricordano la SOIA,
l’ARACHIDE, il COTONE, la PALMA DA COCCO, la PALMA DA OLIO, il SESAMO,
l’OLIVO, il GIRASOLE.
- OLIVO, largamente diffuso nei Paesi mediterranei. Il primo posto nella
produzione è occupato dalla Spagna, seguita dall’Italia e dalla Grecia.
- ARACHIDE, nota come nocciolina del Brasile, è diffusa principalmente nei
Paesi asiatici e africani. Il maggior produttore è la Cina.
Fra i prodotti agricoli d’uso industriale si ricordano le fibre tessili e le gomme
naturali, che derivano dalla secrezione dei vegetali.
- COTONE, pianta propria della zona tropicale, produce un frutto di forma
ovoidale da cui si estrae la fibra tessile. I maggiori produttori sono Cina e Stati
Uniti;
- CAUCCIÙ NATURALE, nome generico con cui si designa il latice, una specie di
latte, che si estrae incidendo i tronchi di vari alberi. La pianta cauccifera più
nota e diffusa è quella originaria del Brasile, ma oggi i principali produttori
sono la Tailandia, l’Indonesia e la Malaysia.
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Inoltre vengono prodotte anche alcune colture illegali come la canapa indiana, coca
e papavero, da cui derivano le droghe e che sembrano provenire soprattutto dalla
Colombia.
Fra le produzioni forestali emerge il legname, come combustibile, materiale da
costruzione e come materia prima per le industrie. I maggiori produttori mondiali
sono i Paesi presenti nella zona equatoriale e nelle regioni nordiche dell’emisfero,
caratterizzati da immense foreste. I maggiori produttori sono gli Stati Uniti.
Fra le produzioni zootecniche spiccano le carni, il latte, le lane. L’allevamento del
bestiame è concentrato in due grandi regioni della Terra:
- Le zone temperate, steppe e praterie
- La zona calda, steppe predesertiche e savane.
 ALLEVAMENTO BOVINO, il Paese che raggiunge il maggior livello di
specializzazione sono gli Stati Uniti, che nella zona del mais allevano bovini da
carne e presso i Grandi laghi bovini da latte. Anche l’Argentina e la Russia
dispongono di allevamenti di buon livello.
 ALLEVAMENTO SUINO, è praticato ormai quasi dovunque con criteri moderni
e in esso emerge nettamente la Cina.
 ALLEVAMENTO OVINO, il primo posto è conteso tra Cina e Australia, nelle cui
steppe dominano gli ovini di tipo merinos fornitori di lane pregiate. Per
l’allevamento caprino prevalgono Cina, India e Pakistan.
La pesca
La pesca è fra le attività primarie delle società complesse e serve per soddisfare sia i
bisogni alimentari delle società stesse, sia la domanda di mercato.
Il pesce è consumato principalmente nei Paesi che si affacciano sul mare, ma le
moderne tecniche di conservazione e di trasporto ne hanno esteso la domanda. La
pesca è esercitata principalmente nei mari con correnti fredde e nelle estese
piattaforme continentali. Più esattamente le principali aree di pesca sono mari che
bagnano:
- L’EUROPA NORD-OCCIDENTALE
- L’ATLANTICO NORD OCCIDENTALE
- La COSTA ORIENTALE DEGLI STATI UNITI e del CANADA
- Il PACIFICO NORD-OCCIDENTALE
Nella quantità di pescato emergono la Cina, il Perù, il Giappone e Stati Uniti che
esercitano la pesca dei salmoni. Fra i Paesi europei primeggi la Norvegia, l’Islanda, la
Danimarca. La Russia primeggia nella pesca fluviale che alimenta i vari stabilimenti di
produzione del caviale.
Un fenomeno indipendente è caratterizzato dalla caccia alla balena che, sebbene
vietata, è tuttora praticata da alcuni Paesi, come la Norvegia, che ne trae olio, pelli e
carne.
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La situazione italiana
L’agricoltura italiana si presenta molto arretrata rispetto agli altri Paesi europei. I
motivi di questi ritardi sono:
- STORICO-SOCIALI, le varie vicende delle diverse regioni italiane hanno influito
sulla struttura fondiaria, sulle forme di conduzione e sulle diverse forme di
utilizzazione del suolo;
- NATURALI, poiché il Paese presenta notevoli differenza climatiche,
morfologiche, altimetriche e suoli dalla composizione molto diversa che non
hanno permesso rese unitarie, cioè rendimenti per ettaro.
Anche il paesaggio delle nostre campagne è molto variegato, a tal proposito si
ricordano:
- BASSA PIANURA LOMBARDA, occupata da prati irrigati e caratterizzata dalla
presenza di cascinali in cui si pratica l’allevamento bovino;
- TOSCANA INTERNA, caratterizzata dalla coltura promiscua (coltivazioni
erbacee) e della coltura specializzata;
- SICILIA INTERNA, caratterizzata da grosse città rurali circondate da latifondi,
generalmente destinati a frumento per due anni consecutivi e destinati a
riposo nel terzo anno per recuperare la fertilità.
Da circa un cinquantennio sono state introdotte in Italia innovazioni tecniche
importanti, come l’impiego di concimi chimici e di macchine. L’agricoltura moderna,
più intensiva nell’Italia settentrionale, ha provocato da un lato, una crescita della
produttività e, dall’altro, una vera e propria aggressione nei confronti dell’ambiente.
I nostri terreni sono occupati da:
- Seminativi, ossia da coltivazioni erbacee avvicendate fra le quali sono
compresi i cereali, la patata, le foraggere. Per il mais l’Italia occupa una
posizione di rilievo nel mondo, per il riso emerge per l’eccellente qualità del
prodotto, per il frumento rivela, invece, carenze tecnologiche e basse rese
unitarie
- Prati permanenti e pascoli
- Colture legnose permanenti, fra le quali emergono la vite e l’olivo e piante da
frutto come agrumi, meli, peri, mandorli, ciliegi;
- Boschi
- Altra superficie occupata dall’orticoltura non familiare come pomodori,
carciofi, cocomeri, legumi, ecc. e dalla floricoltura.
Nell’allevamento del bestiame alcuni comparti sono in crisi, mentre appaiono in
espansione l’allevamento suino e ovino, soprattutto in Sardegna, Sicilia, Calabria.
Con l’espressione sistema agricolo si indica un’area che si distingue dalle altre sulla
base dei seguenti parametri:
- Distribuzione delle aziende agricole per classi d’ampiezza
- Quote di superficie aziendale
- Superficie agricola realmente coltivata (SAC).
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L’industria
Nell’ambito delle attività secondarie sono considerate:
- L’industria estrattiva
- L’industria manifatturiera
- L’industria di trasformazione
- L’industria delle costruzioni
- L’industria di energia elettrica, del gas e dell’acqua
Sotto il profilo territoriale la Geografia si occupa dell’ubicazione, della distribuzione
geografia e della localizzazione delle industrie. Questo processo insediativo implica
l’analisi dei vari fattori che possono influire sulla nascita di un’industria in un dato
territorio. Essi variano:
1. DA INDUSTRIA A INDUSTRIA: per quelle che utilizzano minerali hanno un peso
determinante i trasporti, per le industrie che richiedono molto lavoro umano
conta maggiormente la manodopera, per altre industrie medio-piccole può
essere importante nascere vicino ad altre industrie;
2. NEL TEMPO: fattori che giustificano oggi la nascita di un’industria in un certo
luogo possono venire meno domani, ecco perché si assiste nel tempo alla
rilocalizzazione;
3. IN RELAZIONE ALLE CONDIZIONI POLITICO-ECONOMICHE: lo Stato e altri enti
pubblici possono influire sulla scelta dei luoghi dell’industria sia a gestione
pubblica sia a partecipazione statale.
Con riferimento alla natura delle materie prime utilizzate e anche al prodotto
ottenuto, si distinguono:
- INDUSTRIE PESANTI, es: metallurgia;
- INDUSTRIE LEGGERE, es: abbigliamento.
Tenendo conto della destinazione dei loro prodotti semilavorati o finiti, si distingue
fra:
- INDUSTRIE DI BASE, quando il loro prodotto è un semilavorato utilizzato da
altre industrie;
- INDUSTRIE PRODUTTRICI DI BENI DESTINATI AL CONSUMO, quando il
prodotto è finito e destinato ai consumatori finali.
L’industria si localizza per effetto del vario combinarsi dei vari fattori produttivi. Le
industrie estrattive sono condizionate dalla natura, cioè si sviluppano vicino
giacimenti minerari. Legati alla natura sono anche le industrie di energia
idroelettrica, poiché le centrali che sfruttano i salti d’acqua si localizzano vicino
l’alimentazione di fiumi o laghi-serbatoio. Si distinguono:
- CENTRALI AD ALTA CADUTA, con gli impianti generatori alimentati da laghi
artificiali situati fino a 1000 metri più in alto;
- CENTRALI A MEDIA CADUTA, con una serie di sbarramenti a catena;
- CENTRALI A BASSA CADUTA, che utilizzano i fiumi di pianura.
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L’industria delle costruzioni e quella d’installazioni di impianti non presentano un
luogo fisso, ma si spostano seguendo la domanda.
Le industrie di trasformazione, come quelle metallurgiche, meccaniche pesanti,
chimiche pesanti, ecc. si localizzano in particolari punti della superficie terrestre
creando dei veri e propri centri industriali. Queste ampie zone sono dette aree
industriali.
Tipiche aree industriali eterogenee, caratterizzate da stabilimenti appartenenti a
comparti diversi, sono sorte alle periferie di alcune città, ma anche all’interno delle
città stesse. In questo caso l’industria presenta un carattere interstiziale. Aree
industriali omogenee si hanno invece quando le industrie appartengono a un singolo
comparto. In tali aree è presente il fenomeno dell’integrazione verticale, che si
registra quando gli impianti sono specializzati in particolari fasi della produzione,
come accade quando la fase di filatura, di tintura e di tessitura sono svolte in unità
distinte. In queste stesse aree possono anche manifestarsi legami fra le imprese del
comparto tessile con industrie di altri comparti, come le industrie chimiche che
forniscono coloranti o le industrie meccaniche che forniscono macchine alle filature
e alle tessiture. Questi legami sono, invece, detti di integrazione orizzontale.
Quando in un’area industriale si manifestano anche legami fra industria e banche
locali, solidarietà fra imprenditori e abitanti con scuole professionali per i lavoratori
si parla di distretto industriale.
Le industrie a tecnologia avanzata sono oggi concentrate in particolari tratti di
territorio denominati PST=PARCHI SCIENTIFICI E TECNOLOGICI O TECNOPOLI che
interessano i Paesi ad economia particolarmente avanzata come gli Stati Uniti. Qui
sorgono iniziative industriali connesse a laboratori di ricerca nei pressi delle maggiori
università.
Le maggiori produzioni industriali sono:
- PETROLIO GREZZO, la cui produzione è concentrata in una decina di Paesi fra
cui i principali sono l’ARABIA SAUDITA, STATI UNITI, RUSSIA;
- CARBON FOSSILE, la cui produzione è concentrata in 7 Paesi fra cui i principali
sono: CINA e STATI UNITI;
- GAS NATURALE, concentrata principalmente in RUSSIA E STATI UNITI;
- ENERGIA ELETTRICA (STATI UNITI);
- ACCIAIO (CINA);
- AUTOVETTURE (GIAPPONE);
- NAVI VARATE (GIAPPONE, COREA DEL SUD, CINA);
- CEMENTO (CINA).
Il sistema di produzione artigianale è ancora presente in alcuni Paesi preindustrializzati, come la NIGERIA, l’ IRAN e alcune REPUBBLICHE ISTMICHE AMERICA
SETTENDRIONALE. Esso è basato su:
25
- L’acquisto o il reperimento, da parte dell’artigiano, delle materie prime;
- L’esecuzione del lavoro da parte dell’artigiano stesso con l’aiuto dei familiari o
estranei;
- La vendita diretta.
Nei Paesi industrializzati, l’artigianato più diffuso è quello atipico, che produce, in
unità più piccole rispetto a quelle industriali, beni standardizzati del tutto simili a
quelli prodotti in serie dalle industrie; in tali Paesi permangono anche alcune
produzioni tipiche destinate spesso ai turisti.
Nell’artigianato tipico rientrano:
- Articoli in pelle;
- Articoli in legno o avorio;
- Sete pitturate a mano;
- Oggetti in vetro pitturato.
In Italia le attività secondarie assorbono circa un terzo delle forze-lavoro. Lo sviluppo
industriale registra un forte squilibrio fra Nord e Sud. Le industrie manifatturiere e di
trasformazione presentano distribuzioni geografiche diverse.
Fra quelle subordinate al fattore-trasporti sono:
- Le INDUSTRIE SIDERURGICHE, sono a duplice tipo:
 A ciclo integrale, che producono ghisa e quindi acciaio, sono localizzate
sulle coste , dove giungono i minerali di ferro e il carbone
d’importazione;
 Elettriche, che producono acciaio in mini-acciaierie elettriche
utilizzando rottami ferrosi, sono localizzate soprattutto in Lombardia e
Piemonte.
- La RAFFINAZIONE DEL PETROLIO, è prevalentemente costiera
- La CHIMICA PESANTE.
Tra le industrie che sono localizzate fra i luoghi delle materie prime e il mercato
sono:
- I MATERIALI DA COSTRUZIONE, es: cemento;
- INDUSTRIE ALIMENTARI, es: zucchero.
Fra le industrie localizzate in vicinanza del mercato sono:
- L’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA
- Le INDUSTRIE AD ALTA TECNOLOGIA
- Le INDUSTRIE DELLE MACCHINE UTENSILI
Tuttora importante, più o meno in tutte le regioni del Paese, è l’artigianato, che
rispecchia antiche tradizioni con le sue produzioni made in Italy, espressione della
cultura popolare.
26
Le attività terziarie e quaternarie
Le attività che non rientrano nel settore primario e secondario sono dette terziarie.
Oggi i Paesi economicamente più evoluti vedono prevalere il terziario nella
ripartizione delle forze-lavoro. Le principali attività terziarie sono il commercio, i
trasporti, le comunicazioni, il turismo, ma anche il credito, l’istruzione, la sanità, ecc.
La Geografia distingue:
- Terziario banale, complesso di attività commerciali e di servizio presenti quasi
ovunque;
- Terziario avanzato, attività meno diffuse ed evolute (libere professioni,
pubblicità, attività collegate con l’informatica, ecc.);
- Terziario esplicito, attività che in passato appartenevano ai comparti
industriali e che poi si sono costituite in unità autonome (studi professionali,
marketing, ecc.).
Le attività di direzione e di controllo costituiscono una categoria di attività a sé
stanti, definite quaternarie. Esse sono svolte da coloro che possono compiere scelte
decisive riguardo all’attività delle aziende industriali, commerciali, bancarie,
assicurative, ecc. e si concentrano nelle grandi capitali economiche del Globo.
- COMMERCIO INTERNAZIONALE, commercio che si realizza nel mondo fra tutti
i Paesi, considerati contemporaneamente come importatori ed esportatori;
- COMMERCIO CON L’ESTERO, commercio che riguarda le relazioni di un
singolo Paese con il resto del mondo; in tale commercio è interessante
verificare se prevalgono le importazioni o le esportazioni. A tal proposito
esiste un documento contabile, la bilancia commerciale, costituita dalla
contrapposizione delle esportazioni e delle importazioni di un determinato
Paese. La differenza fra importazioni ed esportazioni può presentarsi:
 Positiva, bilancia commerciale attiva;
 Negativa, bilancia commerciale passiva;
 Nulla, bilancia commerciale in pareggio.
- COMMERCIO INTERNO, transazioni che rientrano nell’ambito di un dato
Paese. In tale commercio sono interessanti:
 La consistenza, la composizione qualitativa, la distribuzione territoriale
delle attività commerciali di alcune città, per accertare se, all’interno di
queste, ci siano aree più e meno dotate;
 Le aree di mercato
 I mercati periodici
 Le fiere periodiche
 Le manifestazioni fieristiche
 I prezzi.
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La Geografia definisce il turismo come il trasferimento di uno o più soggetti dal
luogo di abituale residenza verso una o più mete. Inoltre è essenziale che avvenga
un trasferimento di reddito e che si registri almeno un pernottamento fuori sede.
Quando il soggetto rientra senza pernottamenti si parla di escursionismo.
Nello svolgimento del turismo si possono distinguere tre fasi:
- IRRADIAZIONE, che corrisponde al momento in cui il turista si sposta dal luogo
di abituale residenza;
- CIRCOLAZIONE, che corrisponde al momento in cui il turista si sposta dal
luogo di abituale residenza per raggiungere la meta. Se il viaggio avviene
senza soste intermedie, si parla di trasferimento (aereo), se il viaggio avviene
con soste intermedie, si parla di scorrimento (auto);
- RICETTIVO, che corrisponde al momento in cui il turista è ospitato nelle
attrezzature ricettive. All’analisi delle strutture segue quella del movimento
misurato di solito in termini di arrivi e di partenze. Il movimento è distinto
sulla base della nazionalità degli ospiti, in quanto il turismo straniero fa
circolare più denaro.
È importante distinguere il turismo sulla base dei motivi che stanno alla base del
viaggio, per cui avremo:
- Turismo proprio, se il trasferimento avviene per divertimento o per motivi
culturali;
- Turismo improprio, se il trasferimento avviene per altri motivi (di salute,
congressuale, d’affari, professionali).
Negli ultimi anni ha acquisito molta importanza il rapporto turismo e ambiente, in
riferimento al tema della sostenibilità. Infatti, ci si sta rendendo conto che anche il
turismo, se eccessivamente sviluppato, finisce per procurare danni talvolta
irreparabili all’ambiente, per cui si manifesta sempre più la necessità di non
superare certi limiti. Attenzione particolare viene rivolta alle seconde case o
residenze secondarie.
La Geografia dei trasporti, che si occupa dello spostamento sulla superficie terrestre
di persone e beni, studia i flussi che si manifestano sulle reti tecniche. I flussi
riguardano le reti di circolazione che si distinguono in base:
- Alla direzione dei movimenti tra due località diverse;
- Alla consistenza del traffico;
- Alla tipologia del traffico: passeggeri,, merci, veicoli, convogli ferroviari,
natanti, ecc.
Oltre allo studio dei flussi, si effettua una valutazione dei livelli di utilizzazione delle
infrastrutture. Indagini particolari sui flussi generati da coloro che gravitano
giornalmente per ragioni di lavoro o di studio sui maggiori centri urbani sono
eseguite per predisporre adeguati piani del traffico.
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Da qualche decennio l’interesse si è spostato da fenomeni materiali a fenomeni
immateriali, come i flussi di capitali, di idee, di informazioni.
La bilancia commerciale non è sufficiente per rappresentare l’intero quadro
finanziario di un Paese. Essa comprendere solo le partite visibili, costituite dalle
importazioni e dalle esportazioni di merci, mentre ogni Paese è interessato anche da
altre partite dette invisibili. Esse consistono nella contropartita monetaria di servizi
di vario genere di cui il Paese fruisce o che dal Paese stesso sono forniti ad altri. Fra
le partite di questo tipo, con segno positivo, abbiamo:
- I diritti di mediazione;
- Gli interessi sui capitali investiti all’estero;
- Gli apporti valutari del turismo;
- I noli marittimi;
- I noli aerei;
- Le rimesse degli immigrati;
- I trasferimenti internazionali di capitale.
Il terziario in Italia è il settore economico che assorbe il maggior numero di attivi. Il
processo terziarizzazione sta interessando sempre di più il nostro Paese, mentre il
quaternario si mantiene sostanzialmente concentrato in alcune grandi aree
metropolitane, come quella di Milano.
La nostra bilancia commerciale, negli ultimi anni, si è rivelata positiva, sia per
l’intraprendenza di molte aziende medio-piccole sia per effetto del deprezzamento
dell’Euro, che favorisce le esportazioni. Nelle nostre esportazioni emergono i
prodotti dell’industria meccanica e metalmeccanica, quelli dell’industria del cuoio e
delle calzature, quelli dell’industria del legno e del mobile. Nelle nostre importazioni
dominano i veicoli, i computer, il petrolio, alcuni generi alimentari. Il partner
principale dell’Italia è la Germania, seguita da Francia, Stati Uniti, Regno Unito e
Spagna.
Positiva è anche la bilancia dei pagamenti, grazie, in particolare, al turismo. I flussi
molti intensi di beni e persone su strade e ferrovie dimostrano la vitalità del sistemaItalia. Le ferrovie hanno subito forti ridimensionamenti soprattutto in sede locale; si
sono invece potenziate le lunghe distanze (intercity, eurostar, eurocity).
Nel movimento merci dei porti hanno grande prevalenza i porti-petroli, integrati con
raffinerie. In termini di movimento passeggeri si mantiene netta la prevalenza di
Napoli e dei porti del suo Golfo.
Nel movimento passeggeri aereoportuali sono stati rafforzati i servizi interni.
Nella diffusione della telefonia mobile l’Italia è all’avanguardia nel mondo e anche
l’accesso ad internet è sempre più diffuso.
29
Le infrastrutture
Le infrastrutture, che consistono in particolari beni creati da enti pubblici, ma gestiti
anche da privati, hanno grande rilevanza per le società di oggi.
Quasi tutte le infrastrutture economico-tecniche e sociali occupano sulla superficie
terrestre spazi più o meno grandi. L’uomo si rivolge a queste infrastrutture con
grande frequenza. Il fenomeno più studiato dalla Geografia è rappresentato proprio
dalle infrastrutture per trasporti, come strade, ferrovie, porti, aeroporti, ecc. A ciò si
aggiunge lo studio per le infrastrutture per le comunicazioni, come reti telefoniche,
televisive, informatiche, che provocano preoccupanti fenomeni di inquinamento
elettromagnetico.
Dopo l’invenzione dell’automobile si ebbe:
- Un’enorme espansione delle strade;
- Miglioramenti tecnici negli itinerari;
- Intensificazione dei traffici;
- Piste;
- Ecc.
Le strade ordinarie sono migliore, rispetto alle altre infrastrutture terrestri, come
ferrovie, idrovie, impianti a fune tipici delle aree montane, per:
- Flessibilità;
- Polivalenza, trasporto sia di merci che di persone
Le autostrade sono nate in Germania, negli anni Trenta del XX secolo, e si sono poi
diffuse negli altri Paesi, assumendo un ruolo primario fra le infrastrutture per i
trasporti.
L’avvento delle ferrovie è avvenuto in Gran Bretagna nel 1825 e ciò consentì di
rendere i trasporti più economici e più rapidi. La sua affermazione dipese da fattori
fisici (territorio) e umani (popolazione). In genere i territori caratterizzati dalle
densità ferroviarie più elevate erano quelli maggiormente industrializzati, dove
c’erano delle vere e proprie reti, formate da linee collegate fra loro, grazie a nodi. In
altri casi la densità era più bassa, perché le ferrovie consistevano, ora in linee di
penetrazione, ora in linee transcontinentali.
Le ferrovie sono state finora gestite in prevalenza dalla Stato, in condizioni spesso
sfavorevoli per la concorrenza della strada ordinaria nei trasporti di merci e
passeggeri. Solo in tempi recenti si è assistito ad una progressiva privatizzazione, che
sta inducendo le nuove società ad operare secondo la logica di mercato.
In passato, i porti, punto d’incontro dei traffici marittimi con quelli terrestri, erano
distinti in due categorie:
- NATURALI, se costituiti da insenature prive di qualsiasi protezione realizzata
dall’uomo;
- ARTIFICIALI, se costituiti da un insieme di strutture e di attrezzature create
dall’uomo per accogliere le navi.
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Oggi, i residui porti naturali sono utilizzati soltanto per accogliere qualche
imbarcazione da diporto, tutti i restanti porti sono artificiali e dotati di dighe di
protezione, pontili e banchine per l’attracco delle navi, magazzini, piazzali da
deposito, ecc.
In relazione alla loro posizione rispetto alla linea di costa, s’individuano:
1. Porti esterni, situati lungo la linea di costa principale o alla foce di grandi
fiumi;
2. Porti interni, che consistono in bacini per l’attracco delle navi, realizzati
modificando la costa.
In relazione alle funzioni svolte si distinguono:
- Porti militari;
- Porti mercantili, destinati a usi civili, distinti in commerciali e passeggeri;
- Porti industriali, che ospitano impianti di trasformazione di materie prime;
- Porti di rifornimento, dotati di depositi;
- Porti di riparazione;
- Porti pescherecci;
- Porti turistici.
La necessità di trasferire, nei tempi più brevi possibili, beni e persone e quindi di
usare mezzi sempre più veloci, come gli aerei, implica l’esistenza di particolari
strutture, come gli aeroporti, opportunatamente distribuiti.
Sulla base dei tipi di aerei, distinguiamo:
- Aeroporti civili
- Aeroporti militari
- Aeroporti privati.
Gli aeroporti caratterizzati da movimento di passeggeri sono dotati di aerostazioni,
con biglietterie, punti di controllo dei bagagli a mano, posti di ristoro, ecc. in molti
casi, gli aeroporti sono supportati da linee metropolitane, ferrovie e strade.
In alcune regioni, i laghi, i fiumi, i canali rappresentano un’alternativa alle strade e
alle ferrovie quando si devono trasferire prodotti agricoli, forestali, minerari,
industriali e, ovviamente, persone. I laghi e i fiumi sono utilizzati da tempo per il
trasporto del legname. In alcuni casi, lungo i corsi d’acqua, nelle lagune e sui laghi,
sono ubicate speciali banchine per favorire lo sbarco e l’imbarco delle merci e dei
passeggeri e sono creati veri e propri porti.
Nell’ambito dell’Europa centrale un noto porto fluviale è quello di Basilea, sul Reno,
sorto nel punto d’incontro delle frontiere svizzera, francese e tedesca. Nell’America
Settentrionale la via dei Grandi Laghi è perfino percossa da navi.
La Geografia attuale studia sempre di più le reti della comunicazione o reti del
pensiero, nelle quali ciò che si trasferisce è rappresentato dalla parola scritta, dalla
voce, dal suono o dalle immagini. Oggi il fattore tempo è sempre più importante e le
reti informatiche sono sempre più sfruttate nel mondo. Lo stesso internet ha ormai
un ruolo determinante all’interno dell’informazione globale.
31
L’Italia è dotata di tutti i principali tipi di infrastrutture per i trasporti, ricordiamo in
particolare:
- STRADE ORDINARIE E AUTOSTRADE. Le statali, insieme alle autostrade,
costituiscono il sistema fondamentale per i trasporti con mezzi gommati. La
densità della rete stradale si presenta diversa da regione a regione: LIGURIA,
MARCHE, EMILIA ROMAGNA, VENETO, ABRUZZO, vantano i valori più alti. Fra i
provvedimenti più recenti spicca la realizzazione della terza corsia di alcune
autostrade e di tangenziali o raccordi anulari per circumnavigare le maggiori
aree metropolitane;
- FERROVIE. La rete ferroviaria italiana è per circa 1/5 in concessione ai privati.
Oltre metà delle reti è elettrificata, nel meridione le linee sono meno
funzionali. La Ferrovie dello Stato S.p.a sta procedendo a un rinnovo degli
impianti, alla costruzione di linee ad alta velocità, ad un miglioramento del
materiale rotabile;
- PORTI, lo sviluppo costiero del nostro Paese ha favorito lo sviluppo dei porti,
anche se quelli più importanti sono solo una trentina. Sono porti artificiali,
specializzati in particolari tipi di traffico. Il più importante è quello di Genova.
- AEROPORTI, gli aeroporti dotati di piste adatte al decollo dei grandi velivoli
impiegati nei voli internazionali e di moderne aerostazioni sono molto pochi. I
più importanti sono Milano-Malpensa, Roma-Fiumicino, Milano-Linate.
- IDROVIE. L’Italia scarseggia di vie d’acqua navigabili a parte il Po e qualche
fiume, canale padano-veneto.
- RETI INFORMATICHE.
Evoluzione economica spontanea e regolata
Oggi non si può parlare di sviluppo spontaneo perché anche i Paesi ad economia di
mercato basati su libera iniziativa, prevedono regole cui i cittadini e le aziende
devono sottostare. Tuttavia i livelli di controllo dello Stato e degli altri enti pubblici
territoriali sono mutati nel tempo, in particolare con le teorie del liberismo. Da
allora, l’attività delle varie categorie di operatori è stata condizionata dallo Stato che
attua una vera e propria programmazione economica. Le motivazioni che stanno alla
base della regolazione dell’economia da parte dello Stato sono di duplice natura:
- SOCIALE, per eliminare eventuali squilibri regionali, settoriali e fra classi
diverse di cittadini.
- ECONOMICO, per regolare situazioni di mercato strutturali che l’iniziativa
privata non sarebbe in grado di modificare. Lo scopo finale in questi casi è di
soccorrere alcuni settori in crisi o di promuovere lo sviluppo di altri.
Quando si parla di economie pianificate si intendono le economie dei Paesi dell’Est
europeo, in particolare l’ex Unione Sovietica. In tali Paesi il capitale e la terra erano
in mano allo Stato e il lavoro era retribuito dallo Stato o da altri enti periferici da
esso coordinati e controllati. Di conseguenza, tutto lo sviluppo era gestito da Mosca.
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Anche nei Paesi vicini furono operate scelte coordinate secondo il principio della
divisione internazionale del lavoro: le industrie pesanti furono favorite in confronto
a quelle leggere, l’agricoltura direttamente gestita dallo Stato fu favorita rispetto a
quella di tipo cooperativistico grazie alla forbice dei prezzi.
Un’altra prerogativa dello sviluppo dei Paesi ad economia pianificata fu
l’appiattimento delle remunerazioni del lavoro, che favorì l’eliminazione della
disoccupazione anche nella popolazione di sesso femminile. Questa forma di
sviluppo ormai non esiste più, sia per la disintegrazione dell’Unione Sovietica che ha
perso il suo ruolo guida, sia perché anche i Paesi comunisti residui stanno optando
per la liberalizzazione delle loro economie. La stessa Repubblica Popolare Cinese
fonda la sua economia sull’incremento degli investimenti esteri, sulle privatizzazioni,
sulle rimesse degli immigrati e sulla propensione al risparmio degli abitanti. Siamo di
fronte a un Paese politicamente comunista, ma contraddistinto da un’economia
socialista di mercato.
L’Italia che fino a 30 anni fa aveva visto dominare le grandi imprese a partecipazione
statale, si è resa conto che poteva avere uno sviluppo maggiore affidandosi
all’iniziativa privata. Nel nostro Paese, le vie intraprese per privatizzare le grandi
aziende a partecipazione statale sono state diverse:
- Cessione di immobili;
- Trasformazioni di enti e aziende autonome in società per azioni;
- Offerta pubblica di vendita di azioni,
- Ecc.
Per il suo successo occorrono manager politicamente autonomi, ben preparati,
pronti a recepire le innovazioni, capaci di attuare una gestione efficiente ed
equilibrata sotto il profilo economico.
I divari territoriali
Esistono diversi metodi per evidenziare le disuguaglianze territoriali che si
manifestano sia su base internazionale, sia su base nazionale.
I metodi tradizionali consistono nell’impiego di alcuni indicatori statistici, ossia di
alcuni numeri che esprimono la condizione di sviluppo o di sottosviluppo in cui si
trovano determinate aree. I dati disponibili consentono confronti abbastanza
attendibili fra regioni di uno stesso Paese e meno attendibili fra Paesi diversi, poiché
i vari popoli si diversificano, sia per cause naturali, sia per cause storico-sociali.
Data la diversa estensione territoriale e il diverso numero di abitanti dei territori
osservati non è possibile utilizzare dati assoluti, ma si ritengono più validi alcuni dati
relativi, che rispecchiano il livello economico generale, l’andamento demografico, il
livello d’istruzione, la situazione alimentare, la situazione igenico-sanitaria, i consumi
energetici, ecc. Attraverso questi metodi è possibile distinguere Paesi sviluppati e
Paesi sottosviluppati e, quindi, Paesi Capitalisti, Paesi Socialisti e Paesi del Terzo
mondo.
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I metodi dinamici, che richiedono l’osservazione di varie categorie di relazioni
internazionali, ci permettono di distinguere fra Centro e Periferia del mondo. Il
Centro è rappresentato dai Paesi ricchi, la Periferia dai Paesi poveri. A queste due
grandi realtà si aggiunge quella di una serie di Paesi di difficile classificazione, perché
interessati da uno sviluppo più o meno lento.
Il livello economico generale raggiunto dai vari Paesi può essere individuato grazie:
- REDDITO INDIVIDUALE, rapporto fra Prodotto Nazionale Lordo e numero di
abitanti;
- INDICE D’INFLAZIONE, deprezzamento della moneta espresso in termini
percentuali, conseguente ad un costante incremento dei prezzi.
In termini reddituali emerge il Lussemburgo, seguito da Norvegia e Stati Uniti, anche
l’Italia si colloca su livelli medio-alti. Una settantina di Paesi presenta redditi inferiori
a mille dollari.
Il 40% della popolazione mondiale risulta povera, con un tenore di vita molto basso.
Le profonde differenze fra Paesi ricchi e Paesi poveri si rilevano anche in base alle
caratteristiche demografiche, rispecchiate nell’indice di sviluppo umano (ISU), che
tiene conto di:
- Durata della vita;
- Livello di alfabetizzazione;
- PIL per abitante.
Sulla base dell’ISU primeggia il Canada, seguito da Norvegia e Stati Uniti; l’Italia
occupa il 19° posto.
I Paesi ricchi, già interessati da tutte le fasi della transizione demografica, sono
attualmente in calo, i Paesi poveri sono tuttora interessati da forti incrementi per
cause naturali. A questa situazione si aggiungono la limitata speranza di vita alla
nascita e il sovrappopolamento, a fronte delle ridotte risorse alimentari.
Sotto il profilo sociale, l’analfabetismo, quasi scomparso nei Paesi ricchi, è molto
elevato nei Paesi poveri, nonostante alcuni di loro spendano molti soldi per
l’istruzione.
Dal punto di vista alimentare, le calorie disponibili nei Paesi ricchi risultano doppie
rispetto a quelle dei Paesi poveri. L’iperalimentazione dei Paesi ricchi si contrappone
alla ipoalimentazione dei Paesi poveri.
La scarsa disponibilità di cibo nei Paesi poveri si riflette sulla precaria condizione
igienico-sanitaria e, più in generale, sul loro benessere. In molti casi mancano non
solo le strutture, ma anche i medici. Le malattie infettive più preoccupanti sono
diffuse principalmente nelle campagne, dove l’assistenza manca del tutto, e
interessano gran parte degli abitanti, in quanto la popolazione urbana è pochissima.
Molto alto è anche l’indice di affollamento, soprattutto nelle bidonvilles, cioè il
numero di abitanti per vano abitato e pochissimi quelli che possono disporre di
acqua potabile e di servizi igienico-sanitati nelle abitazioni.
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Questi Paesi hanno molta difficoltà a riprendersi per via di un complesso di cause,
quali:
- Agricoltura tradizionale restia alle innovazioni;
- Industria che non decolla per mancanza di capitali;
- Terziario ipertrofico, cioè sviluppato eccessivamente rispetto al fabbisogno;
- Carenze infrastrutturali.
I singoli Paesi, sia quelli ricchi sia quelli poveri, presentano degli squilibri interni più o
meno marcati, che si manifestano sia da un punto di vista economico generale sia da
altri punti di vista su base internazionale.
Al diverso sviluppo fra una regione e un’altra e fra i vari settori dell’economia
contribuiscono la maggiore o minore disponibilità di risorse naturali e infrastrutture,
la consistenza della popolazione e i comportamenti demografici, il livello
d’istruzione, la disponibilità di capitali, la capacità imprenditoriale, ecc.
Tuttavia un ruolo importante è rivestito dall’industrializzazione capace di assorbire
la manodopera agricola e di dominare economicamente e psicologicamente sul
territorio nazionale.
L’Italia stessa presenta, al suo interno, uno sviluppo squilibrato, con emarginazione
del Mezzogiorno e delle Isole. Al momento dell’Unità, l’Italia era generalmente
arretrata, sebbene il Nord era più evoluto del Sud, il divario non era ancora così
incolmabile. Tuttavia, il persistere del latifondo, del banditismo e dell’ignoranza e il
confronto delle industrie meridionali con quelle del Nord, ostacolarono il
superamento degli squilibri. La superiorità di Piemonte, Lombardia e Liguria in tutti i
settori dell’economia apparì sempre più netta, grazie alla crescente concentrazione
di industrie e alla vicinanza di Francia, Svizzera e Prussia. A ciò contribuiva la diversa
distribuzione geografica delle città:
- Sbocco delle valli alpine lungo alcune importanti strade dell’Italia
settentrionale;
- Isolate e molto distanti l’una dall’altra nel Sud e nelle Isole.
All’indomani della seconda guerra mondiale, i divari territoriali, fra un Nord
industriale e un Mezzogiorno arretrato, erano ancora molto evidenti. Mentre il
territorio settentrionale, forte di un’agricoltura intensiva, di una zootecnica
razionale e di un sistema industriale a gestione prevalentemente privatistica, si
rafforzava ulteriormente, il Sud appariva sempre più subordinato agli aiuti statali.
Attualmente, dopo la crisi dell’istituto delle partecipazioni statali e della grande
industria, l’industria italiana è basata sempre più sulle medie dimensioni.
Uno specchio dello squilibrio è offerto dal PIL individuale che in alcune regioni del
Nord appare quasi doppio rispetto a quello di alcune regioni del Mezzogiorno.
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La Geografia può contribuire a risolvere i problemi del mondo?
Tutti, in un modo o in un altro, fanno Geografia, utilizzano lo spazio terrestre e lo
modificano. Essere attivi sulla Terra non significa necessariamente deteriorarla, lo
spazio può anche essere migliorato. Il tutto investe la sensibilità dell’uomo e in ciò è
evidente il ruolo della Geografia, disciplina che ci aiuta a conoscere e interpretare il
mondo. Per far ciò è necessario che la Geografia operi in sinergia con altre scienze,
fisiche e umane.
Molti fenomeni naturali, come quelli geologi, sismici, meteorologici sono oggi
studiati da branche scientifiche in stretto rapporto con la Geografia.
Da circa 20 anni è comparsa una disciplina specialistica, la GEOGRAFIA MEDICA, che
indaga gli aspetti territoriali-ambientali di alcune malattie sia nei Paesi sviluppati sia
in quelli sottosviluppati, proponendo una migliore prevenzione e il raggiungimento
di quell’equilibrio denominato salute.
Inoltre la Geografia lavora a stretto contatto anche con l’ECOLOGIA, che pone al
centro delle sue preoccupazioni la conservazione della natura e le opere dell’uomo
che richiamano alla natura. Essa effettua attente analisi delle cause di certe
alterazioni e di certi eventi estremi, propone iniziative per contenere gli effetti e
predispone progetti per il ripristino delle condizioni originarie.
Storia e Geografia, avendo come oggetto di studio l’uomo della storia, sono in un
rapporto di interdipendenza. Anche la Geografia attiva infatti si propone di guardare
al passato per il futuro.
In passato la Geografia e l’Economia hanno studiato gli stessi fenomeni: la
produzione agricola e industriale, i condizionamenti alla produzione stessa, i mezzi
di trasporto, le relazioni commerciali e turistiche, ecc. In tempi recenti il contatto
interdisciplinare si è intensificato grazie all’assunzione, da parte dei geografi, di
teorie economiche da verificare sul terreno.
Altrettanti punti di contatto sono stati istaurati tra la Geografia e l’Antropologia
culturale che studia i caratteri e i costumi dei popoli e i comportamenti umani, la
Demografia, che studia i dati relativi a classi omogenee di popolazione, la Sociologia,
che studia molti fenomeni di interesse anche geografico.
Il mondo di oggi è un sistema in cui il globale e il locale sono in continua e costante
tensione. Una singola disciplina da sola non è sufficiente a recuperare tutte le
dimensioni sociali e culturali dei territori e quindi risulta fondamentale la
collaborazione fra le discipline.
La Geografia è stata spesso legata alla Statistica. I dati statistici sono stati sempre
utilizzati dai geografi, in particolare dai climatologi e da coloro che si occupavano di
popolazione. Di recente anche i geografi economisti hanno iniziato ad utilizzare dati
statistici grezzi ed elaborati. La misurazione svolge un ruolo rilevante nella ricerca
scientifica, perché, essendo ripetibile, consente di trasmettere le informazioni da
uno studioso ad un altro.
36
Il geografo di oggi include nei propri lavori sia serie storiche, riferite a momenti
diversi e quindi utili per operare confronti temporali, sia serie geografiche, riferite a
luoghi diversi e quindi utili per cogliere le differenziazioni spaziali dei fenomeni.
Il geografi italiani non hanno avuto mai la pretesa di risolvere i problemi che
assillano il mondo. Tuttavia non si può trascurare l’impegno manifestato dai docenti
della disciplina nella scuola dell’obbligo, nella scuola media superiore,
nell’Università.
Quella di geografo, una professione possibile?
In Italia, i geografi sono poco noti alle varie autorità che si occupano di
pianificazione territoriale e di sviluppo economico. Alla professione di geografo
spettano tutte le attività riguardanti l’analisi, la rappresentazione, l’organizzazione e
la trasformazione dello spazio geografico, in relazione a:
- Condizioni naturali, sociali ed economiche di regioni e ambiti geografici;
- Analisi geostorica del territorio
- Realizzazione di cartografie tematiche
- Definizione di limiti e confini geografici
- Razionalizzazione di piani topografici comunali
- Inventario delle risorse territoriali
- Ecc.
Di fatto però solo alcuni geografi hanno avuto la possibilità di partecipare a ricerche
applicate, occupandosi di unità su-regionali da pianificare, di regioni turistiche da
valorizzare, di paesaggi da pianificare, ecc.
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