Statistica nelle scienze della natura. Dalla teoria cinetica alla meccanica statistica Giulio Peruzzi [email protected] Dipartimento di Fisica e Astronomia Università di Padova Laurea Magistrale Scienze Statistiche - 3 febbraio 2014 G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 1 / 64 Prologo Scienze naturali vs. scienze economiche e sociali: un problema di gerarchia di complessità dell’oggetto investigato? Teorie = insieme di modelli: ruolo dei modelli nelle scienze. Nell’ambito delle scienze della natura, i modelli sono equazioni matematiche e insieme delle loro soluzioni e modelli di dati (risultati delle misure): il rapporto tra modello dell’esperimento e qualche definito modello teorico è affidato alle metodologie statistiche. Questo procedimento è diverso nelle scienze economiche e sociali? Statistica descrittiva vs. statistica inferenziale, per certi versi anche nelle scienze della natura (nelle diverse fasi di sviluppo di un settore disciplinare). G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 2 / 64 Ruolo delle ipotesi e loro controllo. Possibilità di individuare un modello significante per due diverse teorie (es. equazione di diffusione valida sia per il gas sia per il calore), o più mdelli per una stessa teoria (per es. meccanica quantistica). È possibile ricavare una relazione di equivalenza fra modelli diversi nelle scienze economiche e sociali? Altrimenti siamo lasciati con una pluralità di teorie per gli stessi dati. Leggi matematiche (per es. in fisica) e leggi empiriche (nelle scienze economiche e sociali) catturano entrambe regolarità, ma le prime sono esplicitamente costruite come invarianti (nello spazio e nel tempo), le seconde no. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 3 / 64 Bibliografia Stephen G. Brush, Kinetic Theory, vol. 2, Pergamon Press, Oxford 1966. Domenico Costantini, I fondamenti storico-filosofici delle discipline statistico-probabilistiche, Bollati Boringhieri, Torino 2004. Ettore Majorana, “Il valore delle leggi statistiche nella fisica e nelle scienze sociali”, Scientia, vol. 36, 1942, pp. 58-76 (ripubblicato in Ettore Majorana. Scientific Papers, SIF, Bologna - Springer, Berlin Heidelberg 2006). G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 4 / 64 Indice degli argomenti 1 La teoria cinetica dei gas Rudolf Clausius James Clerk Maxwell La distribuzione delle velocità (1860) Interpretazione del 2o principio della termodinamica Il “diavoletto” di Maxwell 2 Ludwig Boltzmann Il teorema H “Paradossi” di Loschmidt e Zermelo G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 5 / 64 La teoria cinetica dei gas La teoria cinetica dei gas: i precursori Daniel Bernoulli (1700-82; in particolare i risultati pubblicati nell’Hydrodynamica del 1738) e Georges L. Le Sage (1724-1803) John Herapath (1790-1868) e John James Waterston (1811-83). Se il lavoro di Herapath influì su un primo approccio alla teoria cinetica avviato da James Prescott Joule (1818-89), il lavoro di Waterston sarà riscoperto e pienamente valorizzato solo nel 1892 da Rayleigh. Dopo i primi abbozzi di una teoria cinetica dei gas forniti da Joule, un indubbio impulso alle ricerche nel settore venne da un articolo di August Karl Krönig (1822-79) pubblicato nel 1856. Krönig era all’epoca uno scienziato famoso in Germania (aveva una cattedra alla Realschule di Berlino ed era editore dell’importante rivista Fortschritte der Physik). G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 6 / 64 La teoria cinetica dei gas Rudolf Clausius Il primo lavoro di Clausius viene pubblicato nel 1857 col titolo Über die Art der Bewegung, welche wir Wärme nennen (Sulla specie di movimento che chiamiamo calore). Rudolf Clausius (1822-88) G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Esso costituisce un notevole passo avanti rispetto ai risultati di Herapath, Joule e Krönig nella derivazione della formula che esprime il legame tra la pressione di un gas (una grandezza fisica macroscopica) e la velocità dei moti molecolari (una grandezza appartenente al livello microfisico). Meccanica Statistica La teoria cinetica dei gas Padova, 03/02/2014 7 / 64 Rudolf Clausius Ipotesi di Clausius relative alla costituzione del gas e agli urti molecolari: 1. Gas ideale (lo spazio occupato dalle molecole deve essere infinitesimo rispetto al volume complessivo del gas). 2. Collisioni istantanee (tempi di collisione molto più piccoli degli intervalli di tempo che separano due collisioni successive). 3. Solo collisioni (l’influenza delle forze tra le molecole o di forze esterne deve essere trascurabile). G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 8 / 64 La teoria cinetica dei gas Rudolf Clausius Si può allora pensare che nell’intervallo di tempo che intercorre tra due collisioni successive le particelle si muovano su traiettorie rettilinee con una velocità che Clausius, per semplicità, suppone uguale in modulo per tutte le molecole. Sulla base di queste ipotesi, Clausius arriva alla seguente espressione del legame tra pressione, volume e moti molecolari: PV = 1 Nmv 2 3 dove P è la pressione del gas, V è il volume occupato dal gas, N è il numero totale di molecole del gas, m la massa e v la velocità media di traslazione identica per ogni molecola. Nm/V è allora la densità del gas. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica La teoria cinetica dei gas Padova, 03/02/2014 9 / 64 Rudolf Clausius Se si conosce la densità del gas a una data pressione P, la formula trovata permette di ricavare la velocità media delle molecole. I valori trovati da Clausius nel caso dell’ossigeno, dell’azoto e dell’idrogeno sono, rispettivamente, 461, 492 e 1844 metri al secondo. Il risultato di Clausius viene criticato pochi mesi dopo dal meteorologo olandese Christoph Hendrik Diederik Buys-Ballot (1817-90). Una velocità molecolare così elevata sembra in evidente contraddizione con la relativa lentezza del processo di diffusione di un gas in un altro. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 10 / 64 La teoria cinetica dei gas Rudolf Clausius Clausius risponde a questa obiezione in un articolo del 1858 (letto da Maxwell in traduzione nel 1859): abbandona l’ipotesi delle dimensioni infinitesime delle molecole (il cui diametro è ora d); introduce un parametro, chiamato cammino libero medio e indicato con `, per designare la distanza media che una molecola percorre prima di urtarne un’altra. ` deve essere abbastanza grande rispetto a d, per non compromettere l’applicazione dei concetti base della teoria cinetica usati per derivare la legge del gas ideale, ma deve essere sufficientemente piccolo da far sì che una molecola debba cambiare la sua direzione frequentemente, e impiegare quindi un tempo relativamente lungo per uscire da una certa regione dello spazio di dimensioni macroscopiche. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica La teoria cinetica dei gas Padova, 03/02/2014 11 / 64 Rudolf Clausius Il cammino libero medio è, come dice Clausius, inversamente proporzionale alla probabilità che una molecola che si muove nel gas collida con un’altra molecola. Siccome una collisione tra due molecole di raggio r avviene quando i loro centri si trovano a una distanza minore o uguale a d = 2r , il risultato è equivalente a quello che si ottiene pensando alla collisione di una particella puntiforme su un oggetto circolare di raggio d. La probabilità di collisione è allora proporzionale alla superficie πd 2 e quindi ` deve essere inversamente proporzionale a πd 2 . Con argomenti statistici Clausius stabilisce che la probabilità W che una molecola percorra una distanza x senza collidere è data da: W = e x/` , per cui solo una piccola frazione delle molecole percorre una distanza maggiore a qualche ` prima di collidere, e questo risponde all’obiezione di Buys-Ballot. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 12 / 64 La teoria cinetica dei gas James Clerk Maxwell I fondamentali motivi che spingono Maxwell ad avviare i suoi studi sulla teoria cinetica dei gas scrivendo l’Illustration of the dynamical theory of gases nel 1860 sono: tentare di risolvere il problema di una trattazione dei moti di un sistema costituito da molte particelle, studiare le proprietà fisiche di tale sistema (come la viscosità); sondare le possibilità della applicazione di metodi statistici all’analisi dei problemi fisici (Quetelet e John Herschel). James Clerk-Maxwell (1831-79) G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica La teoria cinetica dei gas Padova, 03/02/2014 13 / 64 James Clerk Maxwell L’interesse di Maxwell per la teoria della probabilità risaliva agli anni tra il 1848 e il 1850, gli anni in cui leggeva con attenzione i contributi forniti in questo campo da vari autori, tra cui Laplace, Boole, De Morgan. Al 1850 risale la lettera a Campbell dove scrive: [...] la vera logica di questo mondo è il Calcolo delle Probabilità [...] Questa branca della Matematica, che di solito viene ritenuta favorire il gioco d’azzardo, quello dei dadi e le scommesse, e quindi estremamente immorale, è la sola “Matematica per uomini pratici”, quali noi dovremmo essere. Ebbene, come la conoscenza umana deriva dai sensi in modo tale che l’esistenza delle cose esterne è inferita solo dall’armoniosa (ma non uguale) testimonianza dei diversi sensi, la comprensione, che agisce per mezzo delle leggi del corretto ragionamento, assegnerà a diverse verità (o fatti, o testimonianze, o comunque li si voglia chiamare) diversi gradi di probabilità. Campbell e Garnett, The Life of James Clerk Maxwell, p. 143. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 14 / 64 La teoria cinetica dei gas James Clerk Maxwell Marzo 1855 - Viene bandito il concorso per il premio Adams con il tema “i moti degli anelli di Saturno”. Maxwell partecipa con una memoria dal titolo “Sulla stabilità del moto degli anelli di Saturno” e vince il premio. On the stability of the motion of Saturn’s Rings (1855-59). G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica La teoria cinetica dei gas Padova, 03/02/2014 15 / 64 La distribuzione delle velocità (1860) Il punto di partenza di Maxwell è l’“analogia fisica” tra le molecole in un gas e un insieme di sfere di piccole dimensioni, dure e perfettamente elastiche. L’analisi degli urti elastici tra coppie di sfere permette a Maxwell di ricavare l’ipotesi fondamentale che trasforma la teoria cinetica in una teoria compiutamente statistica: le numerose collisioni tra le molecole di un gas non determinano l’uguaglianza delle velocità delle varie molecole, ma hanno l’effetto di produrre una distribuzione statistica delle velocità, nella quale tutti i valori delle velocità, da zero all’infinito, sono presenti con probabilità diverse. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 16 / 64 La teoria cinetica dei gas La distribuzione delle velocità (1860) Per formulare la distribuzione statistica delle velocità Maxwell parte da due ipotesi: nell’urto elastico tra due sfere il rimbalzo può avvenire con uguale probabilità in tutte le direzioni; scomposta la velocità lungo tre direzioni mutuamente ortogonali, la distribuzione di probabilità per ogni componente della velocità è indipendente dai valori delle altre componenti (un’ipotesi che nel 1867 riuscirà a derivare), cioè le distribuzioni di probabilità per vx , vy , vz sono tra loro uguali nella forma. Su questa base Maxwell ricava che, in un gas composto da N particelle, il numero dNvx di particelle che ha velocità lungo x compresa tra vx e vx + dvx è: dNvx = N −vx 2 /α2 √ e dvx , cioè una distribuzione gaussiana. α π G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica La teoria cinetica dei gas Analoghe espressioni valgono per il numero di particelle dNvy e dNvz che hanno velocità lungo y e lungo z compresa tra vy e vy + dvy e vz e vz + dvz . Padova, 03/02/2014 17 / 64 La distribuzione delle velocità (1860) È questa la celebre espressione della distribuzione maxwelliana delle velocità, dalla quale Maxwell ricava l’espressione della velocità media vM = 2α/π 1/2 . Maxwell può così ottenere che il numero di particelle dNv che hanno velocità 1/2 2 2 2 v = vx + vy + vz compresa tra v e v + dv è: dNv = 4N 2 −v 2 /α2 √ v e dv α3 π G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 18 / 64 La teoria cinetica dei gas La distribuzione delle velocità (1860) La conclusione di Maxwell è che “le velocità sono distribuite tra le particelle secondo la stessa legge con la quale gli errori sono distribuiti tra le osservazioni nella teoria del metodo dei minimi quadrati”. La descrizione dei processi fisici tramite una funzione statistica segna una svolta importante nella fisica ottocentesca. Come sottolinea Gibbs nel necrologio scritto nel 1889 per Clausius: “Nello studiare Clausius ci sembra di studiare la meccanica; nello studiare Maxwell, come pure succede per la gran parte del lavoro di Boltzmann, ci sembra invece di studiare la teoria delle probabilità”. Dall’interpretazione causale deterministica, fondata sulle leggi della meccanica, si comincia a passare a un’interpretazione di tipo probabilistico, che troverà fondamento nella moderna meccanica statistica. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica La teoria cinetica dei gas Padova, 03/02/2014 19 / 64 La distribuzione delle velocità (1860) I nuovi problemi interpretativi emergono già nella seconda metà degli anni ‘60 dell’Ottocento, quando si cerca di dare una giustificazione soddisfacente della funzione statistica trovata da Maxwell. La legge di distribuzione delle velocità ottenuta manifesta vari caratteri che la rendono intuitivamente plausibile: dNv tende a zero quando v tende a zero; dNv tende a zero quando v tende a infinito; la funzione di distribuzione ha un massimo per v = α. Tutto ciò è in accordo con quanto ci si aspetta fisicamente che avvenga, cioè che solo un numero relativamente piccolo di molecole abbiano velocità molto basse o molto alte. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 20 / 64 La teoria cinetica dei gas La distribuzione delle velocità (1860) È lo stesso Maxwell a tentare per primo un approccio diverso nel suo articolo del 1867 dal titolo On the dynamical theory of gases. Supponendo che le velocità molecolari si trovino già distribuite secondo la funzione maxwelliana, le collisioni elastiche tra le molecole lasciano questa distribuzione invariata nel tempo, cioè la distribuzione maxwelliana è stabile. Su questa base Maxwell congettura che la distribuzione trovata sia quella a cui converge qualunque distribuzione iniziale delle velocità. Proprio da qui parte Boltzmann negli anni ‘70 con l’obiettivo di fornire una spiegazione del secondo principio della termodinamica, fondata sulla teoria cinetica dei gas. Ma torniamo al lavoro di Maxwell del 1860. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica La teoria cinetica dei gas Padova, 03/02/2014 21 / 64 La distribuzione delle velocità (1860) Introdotta la funzione di distribuzione, Maxwell affronta il problema d’una sua indiretta verifica sperimentale, applicandola alla descrizione dei fenomeni di trasporto: viscosità, diffusione, conducibilità termica. Egli interpreta la viscosità come trasferimento di impulso tra strati di particelle che, come negli Anelli di Saturno, si muovono strato per strato con velocità tangenziali diverse, e ottiene l’espressione del coefficiente di viscosità µ in funzione della densità ρ del gas, del libero cammino medio ` e della velocità media vM : µ = 1/3ρ`vM . Poiché ` è inversamente proporzionale a ρ, Maxwell conclude che la viscosità è indipendente dalla pressione. La ragione di questo fatto come scrive in una lettera a Stokes del 1859 - è che nei gas rarefatti il libero cammino medio è più grande e quindi l’azione di frizione [cioè il trasferimento di momento] si propaga a distanze maggiori, mentre, al contrario l’aumento di pressione implica una diminuzione della distanza media lungo la quale ogni molecola può propagare il momento. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 22 / 64 La teoria cinetica dei gas La distribuzione delle velocità (1860) Il risultato, plausibile sul piano teorico, è apparentemente contraddetto dai dati sperimentali disponibili, come nota Maxwell nell’articolo del 1860. In ogni caso Maxwell, sostituendo nell’espressione trovata i valori di µ e ρ ricavati da alcuni esperimenti condotti da Stokes e il valore di vM ricavato dall’espressione PV = 31 NmvM 2 ottenuta da Clausius, è in grado di dare una prima stima del valore di `. Il valore da lui trovato - 5, 6 × 10−6 cm per l’aria a pressione atmosferica e a temperatura ambiente - è diverso dall’attuale a meno di un fattore due (il valore è oggi circa 10−5 cm). Nota: disinvoltura metodologica, in contrasto con il “falsificazionismo ingenuo”. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica La teoria cinetica dei gas Padova, 03/02/2014 23 / 64 La distribuzione delle velocità (1860) Maxwell, con lo stesso metodo impiegato per ricavare il coefficiente di viscosità, affronta quindi i calcoli relativi alla diffusione dei gas e alla conduzione del calore determinando, rispettivamente, il numero di molecole e la quantità di energia trasportate nel gas. Applicando le formule di diffusione ricavate dagli esperimenti condotti in questo ambito da Thomas Graham negli anni Quaranta, Maxwell riesce ad ottenere una seconda stima indipendente del valore di ` in aria, pari a 6.3 × 10−6 cm. Il parziale accordo con la stima di ` ottenuta dal coefficiente di viscosità è una conferma della sostanziale plausibilità della teoria. Tuttavia la trattazione di Maxwell del 1860 viene criticata da Clausius in un articolo del 1862. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 24 / 64 La teoria cinetica dei gas La distribuzione delle velocità (1860) Clausius rileva che Maxwell, utilizzando una funzione di distribuzione delle velocità isotropa - cioè uguale in tutte le direzioni - anche in presenza di variazioni di pressione e temperatura (nel caso, rispettivamente, della diffusione e della propagazione del calore), ha commesso una serie di errori di calcolo. Clausius fornisce una teoria essenzialmente corretta formalmente, ma insoddisfacente fisicamente in quanto continua a far uso dell’assunzione che la velocità molecolare sia costante. Proprio a partire dalle critiche teoriche mossegli da Clausius e dall’incertezza dei dati sperimentali che Stokes gli aveva comunicato, Maxwell inizia, tra il 1863 e il 1865, una serie di accurate verifiche sperimentali delle sue conclusioni teoriche relative all’andamento della viscosità. [Nota: processo complesso di elaborazione della scienza] G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica La teoria cinetica dei gas Padova, 03/02/2014 25 / 64 La distribuzione delle velocità (1860) I risultati delle sue ricerche sperimentali vengono pubblicati nel 1866 nell’articolo dal titolo On the viscosity or internal friction of air and other gases. Maxwell verifica, in linea con la sua teoria, che il coefficiente di viscosità rimane costante per un ampio campo di variazioni della pressione, un risultato confermato negli stessi anni dagli esperimenti di Oskar Emil Meyer. Oltre alle critiche di Clausius, un altro risultato ricavato da queste misure costringe tuttavia Maxwell a rivedere il suo approccio iniziale alla teoria cinetica dei gas. Secondo il modello delle sfere elastiche collidenti, alla base del lavoro del 1860, il coefficiente di viscosità doveva essere proporzionale alla radice quadrata della temperatura assoluta (µ ∝ T 1/2 ), mentre i risultati ottenuti indicavano una dipendenza di tipo lineare (µ ∝ T ). G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 26 / 64 La teoria cinetica dei gas La distribuzione delle velocità (1860) Proprio negli stessi anni in cui conduce i suoi esperimenti, Maxwell abbandona il modello semplificato delle sfere elastiche e sviluppa una teoria dinamica generale dei costituenti dei gas, nella quale le molecole sono descritte come centri di forza. I risultati di queste ricerche, che costituiscono un sostanziale passo avanti rispetto al lavoro del 1860, vengono pubblicati da Maxwell nel 1867 nel suo articolo dal titolo On the dynamical theory of gases. Il metodo di indagine consiste nel calcolare i valori medi di varie grandezze espresse come funzioni della velocità di tutte le molecole di un dato tipo all’interno di un elemento di volume, e le variazioni di questi valori medi dovute, prima di tutto, agli urti delle molecole con altre dello stesso o di diverso tipo; in secondo luogo, all’azione di forze esterne come la gravità; e, in terzo luogo, al passaggio delle molecole attraverso la superficie che racchiude l’elemento di volume. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica La teoria cinetica dei gas Padova, 03/02/2014 27 / 64 La distribuzione delle velocità (1860) Gli urti sono analizzati nel modello nel quale le molecole si respingono tra loro con una forza che va come 1/r n . In generale la variazione dei valori medi delle funzioni delle velocità dovuta agli urti dipende dalla velocità relativa delle due molecole collidenti e, a meno che il gas si trovi all’equilibrio termico, la distribuzione di velocità non è nota, e quindi non è possibile calcolare direttamente queste variazioni. Tuttavia, nel caso di forze che vadano come 1/r 5 , la velocità relativa sparisce e i calcoli possono essere eseguiti. In questo caso speciale si trova che il coefficiente di viscosità è proporzionale alla temperatura assoluta, in accordo con i risultati sperimentali ottenuti da Maxwell. Viene anche derivata l’espressione del coefficiente di diffusione e paragonato con i risultati sperimentali pubblicati da Graham. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 28 / 64 La teoria cinetica dei gas La distribuzione delle velocità (1860) In una teoria di questo genere la nozione di libero cammino medio tra due urti successivi non ha più significato: le molecole infatti non si muovono in linea retta ma lungo orbite complicate, in cui le deflessioni hanno luogo a distanze che dipendono dalle velocità e dalle posizioni iniziali delle molecole. Per questo Maxwell, sviluppando alcuni risultati mutuati dalle teorie dell’elasticità, sostituisce alla nozione di cammino libero medio quella di “modulo del tempo di rilassamento” delle tensioni in un gas. Inoltre l’utilizzo della legge di distribuzione delle velocità, che, come già notato, viene derivata in questo articolo in modo più generale, fornisce la chiave di volta per calcolare le varie proprietà dei gas. [cf. Brush, riassunto anteposto all’articolo di Maxwell del 1867] G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica La teoria cinetica dei gas Padova, 03/02/2014 29 / 64 La distribuzione delle velocità (1860) L’evoluzione verso l’equilibrio avviene di solito in due stadi distinti: più velocemente nello spazio delle velocità che in quello delle configurazioni. Qualunque sia la distribuzione di non equilibrio di partenza, dopo un tempo abbastanza breve si raggiunge la situazione di equilibrio locale, cioè una distribuzione maxwelliana diversa però punto per punto. Successivamente queste disuniformità spaziali vengono “smussate” tramite trasporto di molecole, energia e impulso da una posizione all’altra, dando così luogo a una situazione di equilibrio globale. Il secondo stadio dell’evoluzione verso l’equilibrio è regolato dalla variazione dei parametri macroscopici (temperatura, densità, velocità media) dovute al trasporto legato alle collisioni. Le leggi generali che regolano i fenomeni di trasporto sono in ultima analisi proprio le leggi dell’idrodinamica dei mezzi viscosi. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 30 / 64 La teoria cinetica dei gas Interpretazione del 2o principio della termodinamica Dalla fine degli anni 1860, anche alla luce dei risultati ottenuti dalla teoria cinetica dei gas, cresce l’attenzione sui mutamenti concettuali che la termodinamica sembra imporre nella descrizione fisica dei fenomeni, specialmente in rapporto al dibattito sull’interpretazione del secondo principio della termodinamica. Quali conseguenze derivano dall’uso di metodi statistici nell’elaborazione delle leggi fisiche? È possibile su base statistica spiegare l’irreversibilità dei processi termici espressa dal secondo principio della termodinamica? E come spiegare questa irreversibilità in rapporto alla reversibilità delle leggi che governano i fenomeni meccanici? G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica La teoria cinetica dei gas Padova, 03/02/2014 31 / 64 Il “diavoletto” di Maxwell Uno dei fatti meglio stabiliti della termodinamica è l’impossibilità di produrre senza compiere lavoro una differenza di temperatura o di pressione in un sistema racchiuso in un contenitore che non permette cambiamenti di volume né passaggi di calore, e nel quale sia la temperatura sia la pressione siano ovunque le stesse. Questa è la seconda legge della termodinamica, ed è senza dubbio vera finché si può trattare i corpi solo nel loro insieme, senza aver modo di percepire e maneggiare le singole molecole di cui essi sono composti. Ma se noi concepiamo un essere le cui facoltà siano così acuite da permettergli di seguire ogni molecola nel suo cammino, un tale essere, i cui attributi sono tuttavia essenzialmente finiti come i nostri, sarebbe capace di fare ciò che per noi è attualmente impossibile. Infatti abbiamo visto che le molecole in un recipiente pieno d’aria a temperatura uniforme si muovono con velocità nient’affatto uniformi, anche se la velocità media di un qualunque insieme sufficientemente numeroso di esse, arbitrariamente scelto, è quasi esattamente uniforme. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 32 / 64 La teoria cinetica dei gas Il “diavoletto” di Maxwell Supponiamo adesso che tale recipiente sia diviso in due parti, A e B, da un setto in cui vi sia un piccolo foro, e che un essere, che può vedere le singole molecole, apra e chiuda questo foro in modo da permettere solo alle molecole più veloci di passare da A a B, e solo a quelle più lente di passare da B ad A. In questo modo, senza compiere lavoro, egli innalzerà la temperatura di B e abbasserà quella di A, in contraddizione con la seconda legge della termodinamica. Questo è solo uno degli esempi in cui le conclusioni da noi tratte dalla nostra esperienza concernente i corpi composti da un immenso numero di molecole possono risultare non applicabili a osservazioni e a esperimenti più raffinati, che possiamo supporre effettuati da qualcuno capace di percepire e maneggiare le singole molecole che noi invece trattiamo soltanto per grandi insiemi. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica La teoria cinetica dei gas Padova, 03/02/2014 33 / 64 Il “diavoletto” di Maxwell Dovendo trattare di corpi materiali nel loro insieme, senza percepire le singole molecole, siamo costretti ad adottare quello che ho descritto come il metodo statistico di calcolo, e ad abbandonare il metodo strettamente dinamico, nel quale seguiamo con il calcolo ogni movimento. Sarebbe interessante chiedersi fino a che punto quelle idee concernenti la natura e i metodi della scienza che sono state derivate dagli esempi di indagine scientifica in cui si segue il metodo dinamico siano applicabili alla nostra reale conoscenza delle cose concrete, che, come abbiamo visto, è di natura essenzialmente statistica, poiché nessuno ha ancora scoperto un qualche metodo pratico per tracciare il cammino di una molecola, o per identificare la singola molecola ad istanti successivi. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 34 / 64 La teoria cinetica dei gas Il “diavoletto” di Maxwell L’esperimento mentale di Maxwell contiene vari spunti di riflessione. La distribuzione statistica delle velocità causa sempre fluttuazioni spontanee a livello delle singole molecole, che possono provocare il trasferimento del calore dal corpo a temperatura minore a quello a temperatura maggiore: queste però sono “rare” e quindi non influiscono sulla nostra percezione macroscopica dell’irreversibilità. [Solo l’azione del diavoletto, che opera a livello delle singole molecole, può produrre un flusso macroscopico di calore da un corpo a temperatura minore a uno a temperatura maggiore.] Il secondo principio della termodinamica è perciò, a differenza delle leggi della meccanica classica, una legge di tipo statistico: le fluttuazioni indicano che può essere violato anche se con bassa probabilità. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica La teoria cinetica dei gas Padova, 03/02/2014 35 / 64 Il “diavoletto” di Maxwell Maxwell inoltre, assimilando il flusso di calore al mescolamento molecolare, implicitamente asserisce che l’irreversibilità sancita dal secondo principio della termodinamica è equivalente alla transizione da un sistema parzialmente ordinato a uno meno ordinato. In altri termini l’ordine e il disordine molecolare vengono associati alle transizioni da uno stato di non equilibrio (bassa entropia) a uno stato di equilibrio (massima entropia) del sistema. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 36 / 64 Ludwig Boltzmann 1868 - generalizza la teoria di Maxwell al caso di forze esterne (come la gravità). Ludwig Boltzmann (1844-1906) G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Boltzmann dimostra che è ancora possibile avere equilibrio termico con temperatura costante in una colonna verticale isolata di gas: la densità e la pressione variano esponenzialmente con l’altezza (in funzione cioè del potenziale gravitazionale). In notazione moderna quello che Boltzmann ricava è che la probabilità di trovare una molecola in un punto di potenziale V è e−V /kT , oggi noto come fattore di Boltzmann. Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 37 / 64 Ludwig Boltzmann Siccome V può essere l’energia potenziale di tutte le forze che agiscono sulla molecola, comprese eventuali forze intermolecolari, il fattore di Boltzmann combinato con la distribuzione di Maxwell permette di esprimere la probabilità di uno stato molecolare non solo nei gas, ma anche nei liquidi e nei solidi. Ecco perché la legge di distribuzione di Maxwell-Boltzmann ha avuto in seguito applicazioni così vaste diventando uno dei principi basilari della meccanica statistica classica. Ma in realtà trova applicazioni anche in campi diversi da quelli della meccanica statistica classica. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 38 / 64 Ludwig Boltzmann 1868-1871: Boltzmann riconsidera criticamente il programma di riduzione del secondo principio alla meccanica (via il principio di minimo dell’azione). In una serie di pubblicazioni del periodo si evidenzia da un lato il dispiegarsi di argomentazioni matematiche relative al calcolo delle probabilità, e dall’altro una progressiva presa di distanza dalle tesi della totale riducibilità della termodinamica alla meccanica. Una volta ridefinite in un nuovo apparato teorico ricco di determinazioni formali le nozioni base della teoria cinetica dei gas - la temperatura, le traiettorie molecolari, i valori medi delle grandezze, prima fra tutte l’energia - Boltzmann avvia una profonda disamina dei fondamenti della teoria che lo porterà alla conclusione che essa ha una natura sostanzialmente probabilistica, sulla falsa riga di Maxwell. Interpretare la probabilità non come strumento ma come fondamento delle leggi fisiche è forse il suo merito più alto, dal quale discende una radicale modifica del tradizionale approccio meccanicista. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Ludwig Boltzmann Padova, 03/02/2014 39 / 64 Il teorema H Il teorema H [in realtà originariamente “teorema E”] La revisione boltzmanniana delle basi della fisica teorica dei gas sfocia nella memoria del 1872 dal titolo “Ulteriori studi sull’equilibrio termico delle molecole del gas” (sequela di un articolo breve mai pubblicato sui Poggendorff’s Annalen). Idea base - Un gas è formato da particelle che compiono moti irregolari, ma a livello macroscopico la materia allo stato gassoso obbedisce a leggi perfettamente definite. Una spiegazione di queste leggi deve quindi poggiare sulla teoria delle probabilità e su un’attenta analisi delle distribuzioni molecolari. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 40 / 64 Ludwig Boltzmann Il teorema H Per questo è necessario: individuare alcuni asserti generali sul numero di collisioni e di particelle presenti in elementi generici di volume del gas; ricavare nella forma più generale l’equazione che regola l’andamento temporale di una generica funzione di distribuzione f ; riflettere criticamente sull’interpretazione da dare ai rapporti tra leggi fisiche macroscopiche e asserzioni probabilistiche. I passi fondamentali erano quindi quelli: 1. di trovare l’equazione differenziale che esprima l’andamento temporale di f nel tempo; 2. di definire matematicamente una grandezza funzione di f che garantisca effettivamente che i sistemi molecolari tendono a una distribuzione maxwelliana; 3. di collegare questa grandezza a una grandezza macroscopica nota. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Ludwig Boltzmann Padova, 03/02/2014 41 / 64 Il teorema H Supponiamo che in un istante to siano note la posizione e la velocità di una molecola qualsiasi, quali saranno la sua posizione e la sua velocità in un successivo istante t? Il problema - scrive Boltzmann - è completamente determinato ma non è risolubile a questo livello di generalità [impredicibilità)]. È quindi necessario imporre alcune condizioni/ipotesi particolari: 1. Dopo un tempo sufficientemente grande (da permettere grandi numeri di collissioni che coinvolgono grandi numeri di molecole) le direzioni delle velocità molecolari sono equiprobabili [distribuzione uniforme]. 2. La distribuzione delle velocità è uniforme fin dall’inizio. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 42 / 64 Ludwig Boltzmann Il teorema H Qual è il significato delle condizioni di Boltzmann? Usando l’energia cinetica x invece della velocità v , Boltzmann in pratica afferma che dato un volume R occupato dal gas, se in R si sceglie un generico elemento di volume r (che contiene un numero elevato di molecole), allora r contiene un certo numero di molecole con energia cinetica x nell’intervallo x e x + dx al tempo t. Se f (x, t)dx è questo numero, si può pensare che esso varii a seconda della scelta di r in R. La condizione 1. asserisce che la variazione è nulla, cioè che molecole con x diversa sono uniformemente mescolate in R. Una volta fissato il valore di f allo stato iniziale [f (x, to ), condizione 2.], le due condizioni, secondo Boltzmann, permettono di determinare lo stato del gas. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Ludwig Boltzmann Padova, 03/02/2014 43 / 64 Il teorema H Boltzmann determina quindi f (x, t) studiandone la variazione in un tempuscolo τ a causa delle collisioni, in altri termini stabilisce l’equazione (integro-differenziale) per ∂f /∂t. La relazione da cui prende le mosse è la seguente: Z Z f (x, t + τ )dx = f (x, t)dx − dn + dν dove dn indica il numero di collisioni nel tempo τ , nell’unità di volume, per le quali il numero f (x, t)dx di particelle con energia compresa tra x e x + dx diminuisce, e dν il numero di collisioni nel tempo τ , nell’unità di volume, per le quali il numero f (x, t)dx di particelle con energia compresa tra x e x + dx aumenta. L’analisi di Boltzmann sulle collisioni riproponeva alcuni degli elementi cruciali di quella di Maxwell: considerava infatti solo collisioni binarie in intervalli di tempo e di volume infinitesimi. Ma queste erano davvero ipotesi lecite? G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 44 / 64 Ludwig Boltzmann Il teorema H In una decina di pagine di sviluppi formali, Boltzmann ricava l’espressione di dn e dν in funzione di f e scrive l’equazione generale per ∂f /∂t (oggi nota come equazione di Boltzmann). Dimostra quindi che, se f è una maxwelliana, allora necessariamente: ∂f /∂t = 0 Quindi una volta raggiunta la distribuzione di Maxwell il sistema vi rimane. Come scrive Boltzmann: questa è una conferma di quello che Maxwell ha dimostrato nel 1867. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Ludwig Boltzmann Padova, 03/02/2014 45 / 64 Il teorema H Ma si può ora, disponendo dell’equazione per ∂f /∂t , affrontare un questione più generale (la congettura di Maxwell). Si può eliminare la condizione 2. imposta all’inizio [cioè f (x, to ) è uniforme] e ipotizzare che il sistema parta inizialmente da una distribuzione arbitraria dell’energia cinetica arrivando solo dopo un tempo sufficientemente lungo all’equiprobabilità delle direzioni delle velocità. Allora è possibile introdurre una quantità: Z ∞ f (x, t) √ E= f (x, t) log − 1 dx , x 0 e dimostrare che E non può mai aumentare per le funzioni f che soddisfano l’equazione generale per ∂f /∂t . [teorema E] G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 46 / 64 Ludwig Boltzmann Il teorema H La dimostrazione di Boltzmann procedeva attraverso lo studio dell’espressione di dE/dt. Utilizzando l’equazione per ∂f /∂t si arrivava (con qualche “semplice passaggio”) a dimostrare la diseguaglianza: dE/dt ≤ 0 L’uguaglianza a zero vale solo nel caso che f sia una distribuzione di Maxwell. Se f non è una maxwelliana la derivata è negativa cioè “al passare del tempo - afferma Boltzmann - E deve decrescere [a causa del moto molecolare] tendendo al valore minimo che corrisponde alla distribuzione di Maxwell. [...] Si può anche dimostrare che per il moto atomico di un sistema di molti punti materiali esiste sempre una certa quantità che, a causa del moto atomico, non può aumentare, e questa quantità è in accordo con il valore trovato per l’entropia (cambiato di segno). [...] si è in tal modo aperta la strada per una dimostrazione analitica del secondo principio seguendo un itinerario del tutto diverso da quello percorso fino ad oggi”. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Ludwig Boltzmann Padova, 03/02/2014 47 / 64 Il teorema H Boltzmann e i quanti di energia La dimostrazione del teorema E (oggi H) era stata ottenuta utilizzando integrali (ivi compresa l’equazione integro-differenziale per ∂f /∂t). Ma, come osserva Boltzmann nella seconda parte della monografia, è possibile sostituire gli integrali con somme trasformando l’equazione integro-differenziale in un sistema di equazioni differenziali ordinarie. Cita a tal proposito applicazioni già fatte in questo senso da Lagrange, 1759 - analogia tra corda vibrante e sfere vibranti di massa infinitesima e di numero tendente all’infinito - Stefan, 1862-65 - applicazioni alla diffusione e alla conduzione - Riemann, 1859 - studio delle soluzioni di particolari equazioni differenziali. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 48 / 64 Ludwig Boltzmann Il teorema H L’energia cinetica x (variabile continua) deve in questo caso essere sostituita da una serie di valori discreti: 0, 1, 2, 3, 4, ..., p Ogni molecola può quindi assumere solo valori dell’energia cinetica multipli interi del quanto elementare . Per riportare la trattazione discreta al continuo basta passare al limite per tendente a zero e p all’infinito. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Ludwig Boltzmann Padova, 03/02/2014 49 / 64 Il teorema H Ovviamente, anche nel caso discreto, doveva continuare a valere nelle collisioni la conservazione dell’energia. Se le energie cinetiche di due molecole collidenti erano k e ` prima della collisione, e κ e λ dopo la collisione, allora doveva essere rispettata l’equazione: k +`=κ+λ Il problema delle collisioni si riduce in questo caso a determinare i k ` che esprimono i numeri relativi a eventi in cui collisioni tra numeri Nκλ molecole con energie iniziali k ` avevano energie finali κλ. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 50 / 64 Ludwig Boltzmann Il teorema H Se w1 indicava il numero di molecole per unità di volume con energia al tempo t, w2 indicava il numero di molecole per unità di volume con energia 2 al tempo t, ecc., allora il numero di molecole w10 che al tempo t + τ avevano energia dipendeva dal numero di collisioni che facevano diminuire o aumentare il numero di molecole con energia : 14 15 22 23 32 24 13 14 − N32 − N24 ... + N13 + N14 + N14 + N15 ... − N23 w 0 1 = w1 − N22 Si poteva così esprimere la quantità E nel discreto e riottenere il risultato del teorema E (H) discusso nella prima parte. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Ludwig Boltzmann Padova, 03/02/2014 51 / 64 Il teorema H Il passaggio al discreto, come scrive Boltzmann,è solo un’astrazione, che tuttavia permette di ottenere il risultato cercato in modo più semplice e più chiaro. La sezione si conclude con le parole: “da quanto detto sopra segue che ci sono infinite soluzioni di ∂f /∂t = 0, che però non sono utili perché f (x) risulta negativa o immaginaria per qualche valore di x. Quindi segue chiaramente che il tentativo di Maxwell di dimostrare a-priori che questa soluzione è unica deve fallire: essa non è l’unica, ma piuttosto l’unica che dà probabilità positive, e quindi è l’unica utilizzabile”. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 52 / 64 Ludwig Boltzmann “Paradossi” di Loschmidt e Zermelo “Pardosso di Loschmidt” (o della “reversibilità”) si immagini il microstato di un gas che ha raggiunto l’equilibrio a partire da uno stato generico di non equilibrio, e si supponga che il gas sia isolato dall’ambiente nel corso del processo; le leggi della meccanica ci dicono che il microstato del gas all’equilibrio, ottenuto invertendo tutte le velocità delle molecole che lo costituiscono, seguirà un cammino lungo i microstati che sono, a ritroso, quelli attraversati dal primo gas nella sua evoluzione verso l’equilibrio; siccome la funzione H non dipende dalla direzione del moto delle molecole, ma solo dalla distribuzione delle loro velocità, questo significa che il secondo gas evolverà, in modo monotono, lontano dallo stato di equilibrio; quindi il teorema H è incompatibile con le leggi meccaniche che dovrebbero regolare i moti delle molecole. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Ludwig Boltzmann Padova, 03/02/2014 53 / 64 “Paradossi” di Loschmidt e Zermelo La risposta a questa obiezione si trova compiutamente espressa in una fondamentale memoria di Boltzmann del 1877 dal titolo “Fondamenti probabilistici della teoria del calore”, che sancisce la nascita della meccanica statistica. Abbandonando la descrizione dettagliata dei moti e delle collisioni tra atomi in un gas, Boltzmann si concentra sulla probabilità e la statistica. Gli N atomi contenuti in un certo volume di gas si muovono e urtano in modo irregolare. Supponiamo che l’energia (cinetica) totale del sistema abbia un certo valore E e dividiamo questo valore in parti discrete che sono multipli di un certo valore , cioè 0, , 2, 3, 4, ecc. Ognuna di queste parti può essere pensata come una cella che racchiude gli atomi del gas che hanno quell’energia. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 54 / 64 Ludwig Boltzmann “Paradossi” di Loschmidt e Zermelo Definire lo stato del gas significa quindi calcolare i possibili modi in cui gli N atomi si distribuiscono nelle celle. Gli urti tra atomi portano a continui salti da una cella all’altra. Tuttavia se in una certa distribuzione degli atomi nelle celle si prendono due atomi qualunque e li si scambia di posto (come avviene negli urti) i due stati (microscopici) del gas sono diversi, ma siccome il numero di atomi in ciascuna cella rimane invariato lo stato complessivo (macroscopico) del gas non cambia. Per calcolare quindi la probabilità W di un macrostato del gas basterà contare i microstati che lo realizzano. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Ludwig Boltzmann Padova, 03/02/2014 55 / 64 “Paradossi” di Loschmidt e Zermelo È in questo lavoro che viene estesa l’interpretazione dell’entropia come misura (ben definita matematicamente) del disordine degli atomi, un’idea già presente nel lavoro del 1872 ma non del tutto sviluppata. “Lo stato iniziale di un sistema sarà, nella maggior parte dei casi, poco probabile e il sistema tenderà sempre verso stati più probabili, fino ad arrivare allo stato più probabile (cioè all’equilibrio termodinamico). Se applichiamo questa idea al secondo principio della termodinamica, possiamo identificare la grandezza chiamata entropia con la probabilità dello stato corrispondente. Se si considera allora un sistema isolato di corpi (il cui stato cioè può cambiare solo per interazione tra i suoi costituenti), in virtù del secondo principio della termodinamica, l’entropia totale deve aumentare continuamente: il sistema non può che passare da uno stato dato a uno più probabile.” L’entropia S è proporzionale al volume nello spazio delle fasi occupato da microstati che corrispondono allo stesso macrostato: analisi di un caso particolare (gas ideale → S = k log W ). G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 56 / 64 Ludwig Boltzmann “Paradossi” di Loschmidt e Zermelo ... e la risposta di Boltzmann a Loschmidt Il fatto che la distribuzione degli stati divenga uniforme al passare del tempo dipende soltanto dalla circostanza per cui esistono più distribuzioni uniformi che distribuzioni non uniformi. Se è impossibile dimostrare che data una distribuzione iniziale la distribuzione deve diventare uniforme dopo un lungo intervallo di tempo, quello che invece si può dimostrare è che il numero di stati iniziali che evolvono in una distribuzione uniforme in un tempo finito è infinitamente maggiore di quelli che portano a uno stato non uniforme. Il teorema di Loschmidt dice solo che esistono stati iniziali che evolvono in distribuzioni non uniformi, ma non dimostra affatto che non esista un numero infinitamente maggiore di stati iniziali che portino nello stesso tempo a distribuzioni uniformi. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Ludwig Boltzmann Padova, 03/02/2014 57 / 64 “Paradossi” di Loschmidt e Zermelo Una seconda fondamentale obiezione alla pretesa dimostrazione di Boltzmann della irreversibilità viene da Zermelo. Questi si basava su un importante risultato ottenuto da Poincaré nel 1889 (noto come teorema di ricorrenza) sulla stabilità del moto di sistemi newtoniani (confinati e con conservazione dell’energia, caratteri applicabili al caso del gas isolato e racchiuso in un contenitore). Il teorema di Poincaré asserisce che un sistema che all’istante iniziale si trovi in un generico stato meccanico, eccetto che per un insieme di misura nulla delle condizioni iniziali, evolve in modo tale da ritrovarsi dopo un certo tempo in stati prossimi quanto si vuole allo stato iniziale. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 58 / 64 Ludwig Boltzmann “Paradossi” di Loschmidt e Zermelo Zermelo, nel 1896, riprende il teorema di Poincaré e lo applica al teorema H. Il teorema H afferma che un sistema inizialmente in uno stato di non equilibrio evolve in modo monotono verso uno stato di equilibrio. Ma, applicando il teorema di Poincaré, un tale sistema dopo essere evoluto verso lo stato di equilibrio deve tornare indietro verso uno stato meccanico vicino quanto si vuole al suo stato iniziale di non equilibrio, il che vuole dire che la funzione H dovrebbe anch’essa tornare a valori vicini a piacere a quelli che aveva all’inizio, e quindi la dimostrazione di Boltzmann dell’evoluzione all’equilibrio è incompatibile con le fondamentali leggi della meccanica del moto molecolare. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Ludwig Boltzmann Padova, 03/02/2014 59 / 64 “Paradossi” di Loschmidt e Zermelo La risposta a Zermelo e la freccia cosmologica del tempo L’intervallo temporale per la “ricorrenza” in sistemi con un numero sufficientemente alto di molecole (un centimetro cubo di molecole d’aria in condizioni ordinarie di pressione e temperatura) era incredibilmente alto, mentre il tempo necessario a che lo stato iniziale fosse prossimo alla distribuzione maxwelliana era di un centomilionesimo di secondo. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 60 / 64 Ludwig Boltzmann “Paradossi” di Loschmidt e Zermelo Ma l’obiezione di Zermelo era anche un’altra: Il concetto di probabilità non ha nulla che vedere con il tempo e quindi non può essere impiegato per dedurre conclusioni d’alcun genere sulla direzione dei processi irreversibili. [...] Non solo è impossibile spiegare il principio generale dell’irreversibilità, ma è anche impossibile spiegare i singoli processi irreversibili senza introdurre nuove assunzioni fisiche, perlomeno quando è coinvolta la direzione temporale. Questa obiezione offre a Boltzmann l’estro per suffragare l’esistenza della freccia termodinamica basandola su argomenti relativi alla freccia cosmologica. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Ludwig Boltzmann Padova, 03/02/2014 61 / 64 “Paradossi” di Loschmidt e Zermelo L’universo (o comunque gran parte di ciò che ci circonda) visto come sistema meccanico è partito da uno stato altamente improbabile e si trova ancora in uno stato poco probabile. Se si prende allora in esame un sistema di corpi più piccolo, così come lo si trova nella realtà, e lo si isola istantaneamente dal resto del mondo, questo sistema verrà inizialmente a trovarsi in uno stato improbabile e, per tutto il tempo in cui resterà isolato, procederà verso stati più probabili. (1897) G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 62 / 64 Ludwig Boltzmann “Paradossi” di Loschmidt e Zermelo Sistemi collocati nello stato attuale dell’universo hanno di fatto stati iniziali che precedono gli stati finali. E questo dipende dalle “condizioni iniziali di ciò che ci circonda”. L’universo nella sua interezza, tuttavia, può essere considerato come in equilibrio (e quindi morto). In esso sono collocate isole (o mondi) di dimensioni paragonabili alla nostra galassia. Questi mondi sono interpretabili, secondo Boltzmann, come fluttuazioni nell’equilibrio termico globale, che durano tempi lunghi rispetto ai tempi delle nostre osservazioni. L’universo globalmente è in equilibrio, in esso non c’è freccia temporale: non vi si distingue il “prima” dal “dopo” come nello spazio non si distingue il “sopra” dal “sotto”. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Ludwig Boltzmann Padova, 03/02/2014 63 / 64 “Paradossi” di Loschmidt e Zermelo Diversa è la “sensazione” di un osservatore solidale con uno di questi mondi. Proprio come in un dato luogo sulla superficie della Terra possiamo usare l’espressione “verso il basso” per indicare la direzione verso il centro del pianeta, così, in quanto creature viventi che si trovano in un mondo del genere in uno specifico periodo di tempo, possiamo definire la direzione del tempo come se essa andasse dagli stati meno probabili verso quelli più probabili (in modo che i primi diventeranno il “passato” e i secondi il “futuro”), e in virtù di questa definizione troveremo che questa piccola regione, isolata dal resto dell’universo, è sempre “inizialmente” in uno stato improbabile. G. Peruzzi (Dip. di Fisica e Astronomia) Meccanica Statistica Padova, 03/02/2014 64 / 64