Prefazione Un viaggio di sola andata verso il cuore

Prefazione
Un viaggio di sola andata verso il cuore, i versi di Gabriella Marini che nel loro camminamento cercano la “chiave di
volta” per sconfiggere il dolore, la paura, la solitudine del non amore. In primo piano per lei c’è il valore assoluto e
incontrastato dell’amicizia e di un sentimento d’amore imperituro per qualcuno e assoluto per l’umanità intera.
“Sono una foglia al vento senza te al mio fianco”, parole affidate all’ineluttabile e non al caso, ove si scorge
un’accettazione della vita, vissuta tra realtà e sogno. L’autrice sembra a momenti adagiarsi nella sofferenza che le
procura l’abbandono umano, ma ne fa anche uno scrigno da custodire dentro di sé, salvo poi furoreggiare per
quell’incanto d’amore che non riconosce, che aspetta ancora e a cui affida un’ultima speranza.
Amore, fortuna, felicità, sembrano un trio che l’autrice agogna incessantemente. Tre fiammiferi accesi per imparare “a
volare alto”. Ma al “trio” mancano la complicità, l’empatia dell’anima e l’amore disinteressato che solo con un amico e
un’amica, dice la poetessa, sembrano potersi trovare.
“Si sveglia lenta l’aurora sperando che tu ci sia ancora”. Il tu è forse ascrivibile ad un amore vissuto a pieno o mai
incontrato se non nell’onirica percezione dell’esistenza.
I versi si snòdano sempre tra l’amore e il disamore, l’illusione e la disillusione, tra il distacco e l’unione.
“Non voglio arrendermi al mondo”, “amo il mio sogno” e ancora “se ti innamori di me, anch’io lo farò verso di te” in
una continua voglia di reciprocità umana, di un darsi e ricevere che sembrano non affacciarsi mai all’orizzonte.
“Tieni stretto quel filo di speranza” “scende una lacrima di odio e di dolore, si confonde con rabbia e delusione”.
Gabriella sembra dirci ripetutamente che i battiti dell’umanità e di un amore possibile sono leggeri, quasi evanescenti,
impercettibili. I cuori sono chiusi in sé stessi, non vibrano e non si toccano più. Si sente nelle poesie tutta
l’inadeguatezza di un cuore pulsante, solo, senza solidarietà e amorevole condivisione.
“L’amore è per sempre” verso menzognero, che crea ferite quasi insanabili, ma verso veritiero che contiene tutta la
speranza e la fiducia che albergano sempre nell’autrice.
L’amore vero dovrebbe essere contagioso e avere un ritorno per sempre. Ma le stelle non vibrano se un amore è un
inganno ed è lui che va e viene, mentre le persone restano. Ma le cose restano al di là delle persone e dei loro
sentimenti, dei loro cuori feriti.
“Portami lontano dove il mondo non esiste”, “vorrei respirare con te”.
“La chiave del cuore” è un album con una richiesta inamovibile di amore e con-divisione dell’esistenza che si può
avere solo se le anime si incontrano al di là e al di fuori del mondo esistente. Potremmo dire citando Leopardi che “il
sogno è l’infinita ombra del vero”. Ma Gabriella ha bisogno che i sogni si avvèrino, ha bisogno non di qualcosa di
impalpabile e di incorporeo, ma di amorose mani, struggenti occhi, parole sincere e cuori che si fòndono in un sol
gemito. Un gèmito d’amore che l’essere umano deve ritrovare e a cui la poetessa crede fermamente, al di là di un certo
pessimismo che sembra pervadere la raccolta poetica che appare in verità, quasi un appello agli esseri umani a
guardarsi dentro, a ricercare la “chiave” persa di un’armonia ancora possibile da costruire, a partire “dal cuore”.
Gina Di Francesco