UDA 1 TEORIA GENERALE DELLA FINANZA PUBBLICA LA FINANZA PUBBLICA 1.1 Cos’è la finanza pubblica L’attività economica si distingue in: privata à soddisfacimento di bisogni sentiti dai singoli soggetti (posta dalle famiglie e dalle imprese) pubblica à soddisfacimento di fini che riguardano l’intera società organizzativa (posta dallo Stato e gli altri enti pubblici Settore privato à (area di mercato) caratterizzato da decisioni individuali effettuate per soddisfare obiettivi singoli Settore pubblico à (area non di mercato) caratterizzato da decisioni collettive, assunte dai rappresentanti del popolo finalizzate al raggiungimento di obiettivi di interesse generale (interessi collettività). Economia pubblica à studia il settore pubblico e si occupa dell’intervento pubblico nell’economia, cioè dell’attività svolta dallo Stato e dagli altri enti pubblici per raggiungere i loro fini. Operatori dell’economia: Famiglie à prestano lavoro ricevendo in cambio stipendi e salari con i quali acquistano i beni e servizi prodotti dalle imprese e pagano i tributi alo stato. Effettuano i risparmi (consumi inferiori a redditi) che depositano presso le banche Imprese à producono beni e servizi che poi vendono. Se efficienti realizzano gli utili che in parte vengono reinvestiti. Questi possono anche essere finanziati ricorrendo alle banche. Pure le imprese pagano i tributiStato à incassa i tributi per fornire servizi pubblici all’intera comunità in cui operano le famiglie e le imprese Resto del mondo à comprese i flussi originati dai rapporti economici fra residenti in Italia e residenti nei paesi stranieri Economia politica à approfondisce i rapporti tra questi operatori e studia la produzione e la distribuzione della ricchezza. 1.2 Gli elementi costitutivi dell’economia pubblica Diritto positivo à diritto oggettivo ovvero insieme delle norme vigenti in un determinato periodo storico in un paese. Il settore pubblico deve disporre di elementi e deve organizzarsi in vista di determinati obiettivi. Lo stato moderno si regge sulla base di un patto fiscale, che consiste nell’impegno assunto dai cittadini di pagare i tributi in cambio si servizi pubblici. Sistema finanziario costituito da: Soggetti attivi dell’attività finanziaria dotati del potere di imporre tributi. Tale potere compete allo stato e alle regioni, alle province e ai comuni. Soggetti passivi dell’attività finanziaria cioè i contribuenti. Il rapporto tra soggetti attivi e soggetti passivi ha natura obbligatoria, nel senso che i primi sono dotati di precisi poteri (sovranità dello Stato) a cui i secondi non possono sottrarsi altrimenti una sanzione. Beni economici di proprietà pubblica che comprendono: 1) 2) 3) 1.3 i fattori produttivi appartenenti a enti pubblici (terreni, fabbricati, strade ecc) gli altri beni economici di proprietà pubblica (arredamenti, libri ecc..) il denaro delle casse pubbliche (stato e altri enti) Il ruolo dello Stato nell’economia 1 Smith sosteneva che il mercato assicurava il massimo vantaggio alla collettività quando lo Stato non interveniva sul sistema economico, quindi dannoso ogni intervento pubblico. (mano invisibile) Concezione liberista à l’intervento pubblico non deve ostacolare l’iniziativa privata, ma occuparsi del mantenimento dell’ordine pubblico, della difesa nazione e dell’amministrazione della giustizia. Lo stato deve garantire il rispetto delle regole del mercato e intervenire con sanzioni. Questa concezione messa in crisi con la Grande depressione. In tutti i sistemi economici vi è integrazione fra iniziativa privata e intervento pubblico. Assicura un ambiente favorevole all’attività produttiva, valorizza le risorse umane, crea le infrastrutture, emette la moneta ecc.. Economie esterne à (esternalità positive) quando il comportamento di un soggetto avvantaggia l’intera collettività. Esempio: istituzione di una scuola. Diseconomie esterne à (esternalità negative) quando il comportamento di un soggetto svantaggia l’intera collettività. Esempio: impresa inquinante. Da ciò si può capire la necessità dell’intervento pubblico nell’economia: lo stato deve intervenire per promuovere viabilità, istruzione ecc che i privati non hanno interesse a offrire per i elevati costi. Un’altra ragione che impone ciò è: il mercato da solo non è in grado di assicurare la giustizia sociale, in quanto la distribuzione delle ricchezze sarebbe molto disuguale, in mancanza di un intervento pubblico. Fallimento del mercato à il mercato è incapace di utilizzare in modo ottimale le risorse. 1.4 I “valori” nell’economia pubblica L’economia pubblica studia il fenomeno finanziario mediante due tipi di analisi: positiva à studia come funziona il sistema. Ha carattere descrittivo, in quanto studia la realtà e cerca di interpretarla, cioè di scoprire le leggi che regolano gli interventi pubblici nell’economia e i loro effetti sul sistema economico. normativa à si interessa degli interventi che posso fare per migliorarlo. Ha carattere prescrittivo, dato che studia come dovrebbero essere le scelte pubbliche per raggiungere determinati obiettivi giudicati desiderabili in una collettività. Giudizi di valore à opinioni soggettive, che spesso resistono anche se smentite alla prova dei fatti. 1.5 I bisogni pubblici Bisogno à il desiderio di disporre di un bene o di un servizio atto al soddisfacimento del bisogno stesso. Si distinguono in : Privati (individuali) à avvertiti singolarmente dall’individuo e soddisfatti dai singoli cittadini o dalle organizzazioni private Pubblici (collettivi) à avvertiti dai singoli, ma in quanto membri di una collettività (giustizia, difesa). Soddisfatti dallo Stato o da altri enti 1.6 I servizi pubblici Servizi pubblici à sono i beni prodotti dallo stato e dagli altri enti pubblici allo scopo di soddisfare i bisogni pubblici. Classificazione dei servizi: Servizi pubblici divisibili à i servizi sono goduti dai singoli soggetti, che sono in grado di valutare economicamente il vantaggio che a loro deriva (ferrovie, posta) Servizi pubblici indivisibili à i servizi sono prestati all’intera collettività e goduti dai singoli in quanto partecipi di un aggregato sociale. (difesa dello Stato, tutela, amministrazione) Servizi pubblici parzialmente divisibili à se soddisfano bisogni in parte divisibili e in parte indivisibili. (istruzione superiore 2 1.7 Le teorie sull’attività finanziaria Le diverse teorie possono organizzarsi attorno a due nuclei: Teorie economiche à formulate nel corso del XIX secolo dagli economisti scuola classica e neoclassica. Teorie del consumo à economista Jean Baptiste Say. Secondo questa teoria, l’attività finanziaria consiste nel consumo pubblico effettuato da tutti i membri della comunità nazionale. Imposta = imposta grandine (distrugge ricchezza, impoverendo la società). Lo stato deve limitare al massimo il prelievo tributario. Laissez-faire à principio che sostiene la non interferenza dello Stato che è quindi inaccettabile nello Stato moderno. Teorie dello scambio à inglese Nassau W.Senior e francese Fréderic Bastiat. I tributi pagati dai contribuenti sono il corrispettivo dei servizi che gli enti pubblici forniscono. I tributi sono il prezzo pagato per l’acquisto dei beni e servizi pubblici. I punti deboli della formulazione sono: 1) lo scambio fra privati ha come presupposto la libertà dei contraenti (nell’attività finanziaria invece è basata sull’obbligatorietà del pagamento dei tributi) 2) nello scambio fra privati il prezzo di mercato è unico per tutti (nell’attività finanziaria invece il tributo è differenziato da contribuente a contribuente) Teorie politiche-sociologiche Teoria politica à sostiene che l’attività finanziaria ha carattere eminentemente politico: e ciò per la natura politica degli enti impositori, degli strumenti usati, delle finalità da conseguire. Economista Benvenuto Griziotti. Chi detiene il potere riparte il carico tributario fra i cittadini in base ai criteri politici. Presta un’attenzione ai rapporti tra governanti e governati. La teoria politica non è in grado di spiegare la finanza pubblica in una società complessa, in cui i poteri sono diffusi. Teoria sociologica à economisti Vilfredo Pareto e Gaetano Mosca. L’attività finanziaria pubblica non è altro che uno strumento per mantenere al potere la classe dominante. Quest’ultima preleva i tributi nell’interesse proprio e delle classi sociali che la sostengono, dando ai contribuenti l’illusione che le spese pubbliche vadano a vantaggio dell’intera collettività. Coglie un importante aspetto della realtà, trascurato dalle teorie economiche precedentemente esaminate. Sia quella politica che quella sociologica sono unilateriali 1.8 Gli aspetti giuridici dell’economia pubblica I soggetti che costituiscono il settore pubblico sono legati da rapporti giuridici. Diritto finanziario à costituito dall’insieme di norme giuridiche che disciplinano la raccolta e la successiva erogazione delle risorse economiche necessarie all’attività degli enti pubblici. Comprende: Norme di diritto costituzionale à riguardanti l’attività finanziaria. (criteri dell’imposizione tributaria, approvazione bilancio) Norme di diritto amministrativo à disciplinano la contabilità pubblica e la formazione dei bilanci degli enti pubblici. Norme di diritto tributario à relativi ai rapporti giuridici sorgenti fra gli enti pubblici e i privati 1.9 L’economia pubblica e le altre discipline Economia pubblica à studia l’attività dello stato e degli altri enti Economia politica à si occupa delle leggi che governano il funzionamento dell’intero sistema economico Politica economica à un ramo dell’economia politica che studia gli intervento dello Stato e degli altri enti Statistica economica à fornisce i dati quantitativi indispensabili per assumere qualsiasi decisione di politica finanziaria Informatica à si occupa della elaborazione automatica dei dati Telematica à studia le modalità della trasmissione delle informazioni Diritto à i collegamenti con il diritto sono importanti per la rete di rapporti giuridici che si instura fra gli enti e i soggetti privati Ragioneria à fornisce indispensabili supporti tecnici all’economia pubblica Scienza della politica à studia i rapporti tra i cittadini e le istituzioni 3 OBBIETTIVI E TENDENZE DELLA FINANZA PUBBLICA 2.1 La finanza neutrale Il problema principale è quello delle dimensioni del settore pubblico rispetto al resto dell’economia , cioè la quantità e la qualità di beni e servizi pubblici che lo Stato deve offrire alla comunità. L’economia pubblica nasce in epoca moderna con il dissolversi degli Stati assoluti e il progressivo affermarsi delle democrazie parlamentari e solo con queste forme di stato si ha la definitiva separazione tra patrimonio pubblico e patrimonio privato del sovrano. La scuola classica = nata in Inghilterra nel 700. Secondo Smith, Ricardo e Mill il mercato di libera concorrenza raggiunge automaticamente la piena occupazione dei fattori produttivi. Il mercato tende spontaneamente alla piena occupazione e al raggiungimento del reddito nazionale più elevato possibile. Lo Stato deve limitarsi a predisporre i servizi pubblici essenziali. Lo stato farà fronte ai necessari esborsi prelevando tributi proporzionali al reddito dei contribuenti. Gli ideali finanziari degli esponenti della scuola classica si possono riassumere nell’aspirazione a una finanza neutrale, una finanza che limita al massimo l’attività finanziaria dello Stato e che non turba l’equilibrio economico. La scuola socialista = la finanza neutrale entra in crisi dopo metà 800 a seguito degli attacchi della scuola socialista. Essi osservano che l’astensione dello Stato dall’economie favorisce le classi sociali più forti, a danno delle classi più povere. Lo stato deve intervenire attivamente nell’economia, obiettivi di redistribuzione della ricchezza fra le classi sociali. 2.2 La finanza della riforma sociale Nella seconda metà dell’800 si diffonde l’idea che il compito primario dello Stato è la realizzazione della giustizia sociale (ridurre distribuzione della ricchezza). Per ridurre le disuguaglianze vengono suggeriti due strumenti: il passaggio dall’imposizione proporzionale a quella progressiva la riforma del sistema successorio l’imposta è proporzionale se aumenta nella esatta proporzione della materia imponibile (reddito o patrimonio); è progressiva se aumenta in misura più che proporzionale rispetto alla materia imponibile. L’imposizione progressiva permette il prelevamento di risorse proporzionalmente più elevate dai soggetti più abbienti. Ciò consente di ridurre la differenza della distribuzione del reddito tra ricchi e poveri. Lo stato può realizzare una distribuzione più giusta se utilizza il maggior gettito di imposte operando interventi in campo sociale a vantaggio dei ceti meno abbienti. Col modificarsi della realtà sociale muta l’opinione pubblica. Da molte parti si richiede un ruolo attivo dello Stato nella difesa dei soggetti più deboli. La Germania è stata la prima a introdurre le assicurazioni sociali. 2.3 La finanza congiunturale Lo Stato deve intervenire combattendo la disoccupazione congiunturale che fa diminuire il prodotto nazionale, e la società nel suo insieme subisce gravi perdite che potranno poi essere recuperate solo lentamente. La politica anticiclica à consiste in un insieme di strumenti idonei ad attenuare le onde del ciclo economico. Finanza congiunturale à Lo Stato deve svolgere un’azione anticiclica: nella fase espansiva è necessario che lo stato realizzi entrate superiori alle spese; mentre nelle fasi di depressione lo Stato deve sopportare anche ingenti disavanzi per finanziare la spesa pubblica, in modo da compensare la spesa privata insufficiente. La teoria tradizionale era stata abbandonata per dare luogo a quella che aveva come scopo la realizzazione dell’equilibrio di bilancio pluriennale. Quindi i disavanzi dovevano essere compensati dagli avanzi. 2.4 La finanza funzionale La finanza congiunturale presuppone il pareggio del bilancio. 4 La politica fiscale di Keynes contrasta invece le prescrizione della teoria tradizionale, che sosteneva la necessità del pareggio annuale del bilancio. Keynes sostiene che per combattere l’equilibrio di sottoccupazione ci deve essere la necessità di un intervento della Stato anche se comporta un deficit di bilancio. La spesa pubblica va fatta in deficit, perché deve aggiungersi a quella dei privati. La spesa pubblica deve essere finalizzata alla costituzione delle infrastrutture (capitale fisso sociale) per migliorare la produttività. Queste sono costituite da opere che favoriscono le attività produttive dei privati. Hansen ha sostenuto che l’intervento pubblico deve in particolare qualificarsi per un più spiccato impegno sociale a favore delle classi più deboli. Finanza funzionale à ricorre alle manovre di bilancio per conseguire gli obiettivi dello sviluppo del reddito nazionale de della sua più equa ripartizione fra le classi sociali. Si sono impiegati nuovi strumenti di intervento: investimenti, la spesa pubblica, gli interventi. L’ampio ricorso al deficit di bilancio ha avuto conseguenze negative per l’accumulo di debito pubblico. 2.5 La finanza secondo le teorie più recenti La scuola monetarista (Scuola di Chicago) = principale esponente Friedman. Secondo questa scuola l’instabilità del sistema è dovuta essenzialmente a cause monetarie, per cui uno sviluppo stabile può essere garantito solo da manovre monetarie, poste dalla Banca Centrale per regolare la quantità di moneta in circolazione. Per loro la spesa pubblica è dannosa per l’economia. Le manovre monetarie presentano il vantaggio di produrre effetti molto rapidi. La scuola delle scelte pubbliche (Public choice) = esponente Buchanan. Analizza i meccanismi di decisione che presiedono alla formazione delle scelte pubbliche nelle moderne democrazie parlamentari. Ha cercato di spiegare il comportamento dell’operatore pubblico, considerando i sistemi elettorali. Il nucleo centrale della Public choice resta la convinzione che il settore pubblico abbia raggiunto dimensioni abnormi. La nuova macroeconomia classica = sui fondamenti del monetarismo, si basa la Nuova macroeconomia classica (Lucas esponente). Sostiene l’efficacia di manovre monetarie rapide e improvvise in quanto gli operatori economici si comportano in base ad aspettative razionali: essi utilizzano al meglio tutte le informazioni di cui dispongono. Gli operatori economici si basano sull’esperienza passata e sulle loro conoscenze di economia teorica. Gli operatori sono in grado di anticipare gli interventi statali di politica monetaria, annullando così le conseguenze a loro sfavorevoli. Il neoliberismo = dottrina politica che si propone la riduzione dell’intervento dello Stato nell’economia. Condividono l’idea che la finanza pubblica svolge un ruolo importante nel sistema economico. Deve però limitarsi a garantire il sostegno allo sviluppo, in modo da favorire la crescita della produzione e non della domanda, che deve adeguarsi all’offerta. 2.6 Gli obiettivi della finanza pubblica Gli scopi concreti che l’attività di prelievo tributario e la conseguente erogazione della spesa possono proporsi. Finanziamento dei servizi pubblici = risorse necessari al soddisfacimento dei bisogni pubblici. Si realizza un flusso di risorse che entrano nella casse dello Stato e un altro flusso di risorse che escono dalle casse per finanziare i servizi pubblici Pieno impiego delle risorse produttive, soprattutto del lavoro = il lavoratore considerato come un soggetto dell’economia. Tutti i documenti di programmazione stabiliscono correttamente il pieno impiego del lavoro fra gli obiettivi. Equa distribuzione del reddito fra i cittadini = si realizza quando vengono eliminate le differenze nella distribuzione del reddito. Stabilità monetaria e valutaria = difesa del potere d’acquisto della moneta. Se l’inflazione compromette il potere di acquisto, difficilmente si possono realizzare gli obiettivi. Sviluppo del reddito nel tempo = il reddito nazionale pro capite è assunto come indice del benessere di una collettività, in quanto da la misura dell’entità delle risorse che affluiscono in media. L’aumento, comporta un miglioramento di vita. Efficienza e ripartizione ottima delle risorse = la massima efficienza produttiva si consegue se le risorse sono ripartite nel modo migliore. 5 Spesso questi obiettivi sono incompatibili. E’ comune uno sviluppo equilibrato del sistema economico, che è impossibile da perseguire se non si consegue l’obiettivo della giustizia sociale e del libero sviluppo delle forze produttive. 2.7 L’aumento tendenziale delle spese pubbliche Cause dell’aumento: 1) il passaggio dello Stato assoluto allo Stato parlamentare = ha fatto cadere i motivi di diffidenza tra governati e governanti e ha spinto le assemblee rappresentative ad assumere maggiori impegni di spesa. 2) l’industrializzazione e l’urbanesimo = fenomeni tipici delle economie sviluppate, hanno fatto concentrare la popolazione in particolari settori e in particolari aree territoriali. Investimenti nelle infrastrutture. 3) l’aumentato peso della burocrazia = condiziona spesso la volontà dei politici a cui spettano le decisioni finali; politici e burocrati si scambiano favori. 4) l’aumento della domanda di servizi pubblici = determinato dall’aumento del reddito della collettività, richiede spese sempre più elevate da parte dello Stato. 5) l’aumento dei consumi privati = trascina verso l’altro la spesa pubblica 6) l’intervento pubblico a sostegno della domanda globale = allo scopo di assorbire la disoccupazione: se lo stato espande la spesa pubblica, risulterà difficile controllarla. La spesa pubblica presenta una certa rigidità. 7) l’affermazione della famiglia nucleare = costringe lo Stato a creare le necessarie strutture assistenziali. (asili nidi, ricoveri per anziani) 8) l’aumento dei redditi individuali = spinge lo stato ad attuare politiche redistributive a favore dei ceti a basso reddito. Determina un aumento della spesa pubblica, che viene finanziata mediante l’imposizione progressiva. 2.8 Nascita, sviluppo e crisi dello Stato sociale Lo stato sociale è un sistema in cui lo stato garantisce a tutti i cittadini livelli minimi di reddito e la soddisfazione di bisogni ritenuti essenziali come l’alimentazione, la salute, l’abitazione ecc che ai cittadini più deboli non possono essere assicurati dal mercato di concorrenza. Questo stato di basa sul presupposto della inconsistenza delle tesi classiche e neoclassiche che assicurano ad ogni soggetto il massimo vantaggio. La prima applicazione si ebbe con il piano Beveridge consistente in un insieme di misure per proteggere i cittadini dalla miseria. (servizio sanitario gratuito). I servizi di questo stato si sono sviluppati gradualmente nei paesi industrializzati. Con la crisi economica lo stato non riusciva a far fronte all’enorme domanda di servizi sociali. I critici più radicali i monetaristi, secondo i quali lo stato non può garantire servizi sociali senza provocare tensioni inflazionistiche. Questo stato ha condotto a enormi spese per lo Stato, a cui le entrate pubbliche non sono più in grado di far fronte (crisi fiscale dello Stato). Tutto ciò successe anche in Italia. E’ stato osservato che il mercato può anche essere efficiente, ma crea disuguaglianze mente lo stato sociale colma le disuguaglianze ma crea inefficienza. Il problema di oggi è quello di trovare un giusto equilibrio tra uguaglianza ed efficienza. LA FINANZA DELLA SICUREZZA SOCIALE 3.1 L’evoluzione storica della parafiscalità Sicurezza sociale à consiste in un insieme di prestazione pubbliche dirette ad assicurare all’individuo e alla famiglia un reddito minimo e a proteggerli dai rischi più gravi dell’esistenza. Entrate parafiscali (parafiscalità) à Il finanziamento della sicurezza sociale avviene mediante il pagamento dei contributi sociali, pagati dagli imprenditori e dai lavoratori agli enti previdenziali. Con l’affermarsi della rivoluzione industriale appariva sempre più drammatica la condizione dei lavoratori. Verso la fine del secolo scorso erano sorte in Italia delle associazioni volontarie e autogestite fondate sul principio della solidarietà: i lavoratori versavano dei contributi che servivano in caso di invalidità, morte ecc. Accanto a tali associazioni volontarie che operavano secondo il sistema della mutua assicurazione erano sorte altre associazioni che si finanziavano mediante donazioni di filantropi (si interessa al bene dell’umanità 6 aiutando chi è in stato di bisogno). Il sistema della mutua assicurazione appariva però inadatta a far fronte alle necessità della classe operaia. Le prime forme di assicurazione sociale obbligatoria sorgono in Germania. Il sistema di assicurazione sociale obbligatoria stabilisce che i lavoratori appartenenti a una determinata categoria sono obbligati a versare i contributi in relazione ai rischi cui sono soggetti. Successivamente: il sistema della previdenza sociale, i contributi sono fissati in relazione ai salari dei lavoratori e non dal rischio assicurato. Il finanziamento è a carico del bilancio statale: si ha cioè un concorso dei cittadini contribuenti. In questa forma, prevale il criterio del bisogno, infatti le prestazioni vengono erogate anche a favore di categorie di lavoratori che non hanno ancora versato contributi. La fase finale si ha con il sistema della sicurezza sociale (Welfare). Con questo sistema, è il cittadino in quanto tale ad avere diritto a condizioni minime di vita, ciascuno è protetto indipendentemente dai contributi versati. Fiscalizzazione degli oneri sociali à processo mediante cui l’onere di finanziare le prestazioni si sposta dalle categorie interessate all’intera collettività. In Italia le prime forme di assicurazione obbligatoria si ebbero alla fine dell’ottocento e all’inizio del novecento. Infine con la riforma sanitaria è stato istituito il servizio sanitario nazionale, che ha sostituito le precedenti forme mutualistiche. Pensione sociale à a favore dei cittadini che hanno compiuto il 65 anno di età e sono sprovvisti di reddito. Rientra nella sfera dell’assistenza (extra vita) e non in quella della previdenza (pensioni normali). Il diritto alla sicurezza sociale è oggi esteso a tutti i cittadini. Gli interventi sono così erogati a chi ne ha bisogno, per garantire a ciascuno la libertà del bisogno che è condizione imprescindibile di ogni organizzazione democratica. 3.2 Il finanziamento della sicurezza sociale Motivi dell’intervento pubblico: Motivi etico-sociali à esigenza tipica degli stati moderni di attuare politiche redistributive. Motivi di efficienza economica à relativi alla maggior capacità dello stato ad assolvere funzioni essenziali di interesse collettivo Motivi di merito à protezione di alcune categorie di lavoratori o di tutti i lavoratori, per il contributo dato allo sviluppo sociale Due metodi di copertura della spesa (relazione tra i contributi versati il trattamento previdenziale) Metodo della capitalizzazione à i premi o i contributi versati vengono accantonati e le prestazioni sono finanziate utilizzando le riserve costituite dalla capitalizzazione di tali versamenti. Metodo della ripartizione à le prestazioni effettuate durante un certo periodo sono finanziate mediante entrate realizzate nello stesso periodo. In tal modo sono le imprese e i lavoratori attivi che sostengono la spesa per le pensioni dei lavoratori. In italia la previdenza è finanziata con il sistema a ripartizione: i contributi versati dai lavoratori quest’anno servono a pagare le pensioni di quest’anno. Cuneo contributivo = oneri sociali a carico dei lavoratori e dei datori di lavoro. Fiscalizzazione degli oneri sociali = rimedio per ridurre gli oneri sociali, consiste nel porre il finanziamento della sicurezza sociale a carico del bilancio pubblico. la riduzione della pressione contributiva che si realizza con la fiscalizzazione degli oneri sociali deve trovare una compensazione o nell’aumento della pressione tributaria o in una equivalente riduzione della spesa pubblica. 3.3 Effetti della sicurezza sociale sullo sviluppo Secondo alcuni studiosi, sistemi di sicurezza sociale riducono il risparmio globale. Aumenta quindi la propensione al consumo. Alla stessa conclusione giungono altri studiosi, la sicurezza sociale comporta una redistribuzione del reddito. Dato che i soggetti a basso livelli di reddito sono più propensi al consumo, mentre le classi più ricche sono più propense al risparmio., ogni redistribuzione del reddito a favore delle classi più povere fa diminuire la propensione globale al risparmio. Altri studiosi pensano che i sistemi di sicurezza sociale mobilitano elevati risparmi forzati che hanno l’effetto ultimo di aumentare i risparmi globali della collettività. La sicurezza sociale opera un trasferimento di risorse dai consumi individuali, ai consumi collettivi. 7 Ciò può avere effetti riduttivi sugli investimenti privati. Può accadere allora che gli investimenti privati siano insufficienti ad adeguare la produzione alla domanda. L’elevata domanda non trova sul mercato un’adeguata quantità di beni e servizi, provocando tensioni inflazionistiche. Le spese per la sicurezza sociale possono quindi contribuire a determinare l’inflazione da domanda, che si verifica quando i prezzi sono spinti verso l’alto da un eccesso alla domanda globale sull’offerta globale. Si tratta della spiegazione keynesiana dell’inflazione. La spesa per la sicurezza sociale svolge un rilevate funzione anticiclica, ossia può costituire uno strumento atto ad attenuare le onde del ciclo economico. La sicurezza sociale svolge quindi una funzione stabilizzatrice automatica di grande importanza, paragonabile a quella svolta dalla politica monetaria e dalla politica fiscale. 8