uda 1 teoria generale della finanza pubblica

UDA 1 TEORIA GENERALE DELLA FINANZA PUBBLICA
LA FINANZA PUBBLICA
1.1
Cos’è la finanza pubblica
L’attività economica si distingue in:


privata à soddisfacimento di bisogni sentiti dai singoli soggetti (posta dalle famiglie e dalle imprese)
pubblica à soddisfacimento di fini che riguardano l’intera società organizzativa (posta dallo Stato e gli altri
enti pubblici
Settore privato à (area di mercato) caratterizzato da decisioni individuali effettuate per soddisfare obiettivi
singoli
Settore pubblico à (area non di mercato) caratterizzato da decisioni collettive, assunte dai rappresentanti
del popolo finalizzate al raggiungimento di obiettivi di interesse generale (interessi collettività).
Economia pubblica à studia il settore pubblico e si occupa dell’intervento pubblico nell’economia, cioè
dell’attività svolta dallo Stato e dagli altri enti pubblici per raggiungere i loro fini.
Operatori dell’economia:
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Famiglie à prestano lavoro ricevendo in cambio stipendi e salari con i quali acquistano i beni e servizi
prodotti dalle imprese e pagano i tributi alo stato. Effettuano i risparmi (consumi inferiori a redditi) che
depositano presso le banche
Imprese à producono beni e servizi che poi vendono. Se efficienti realizzano gli utili che in parte vengono
reinvestiti. Questi possono anche essere finanziati ricorrendo alle banche. Pure le imprese pagano i tributiStato à incassa i tributi per fornire servizi pubblici all’intera comunità in cui operano le famiglie e le imprese
Resto del mondo à comprese i flussi originati dai rapporti economici fra residenti in Italia e residenti nei
paesi stranieri
Economia politica à approfondisce i rapporti tra questi operatori e studia la produzione e la distribuzione
della ricchezza.
1.2
Gli elementi costitutivi dell’economia pubblica
Diritto positivo à diritto oggettivo ovvero insieme delle norme vigenti in un determinato periodo storico in un
paese.
Il settore pubblico deve disporre di elementi e deve organizzarsi in vista di determinati obiettivi.
Lo stato moderno si regge sulla base di un patto fiscale, che consiste nell’impegno assunto dai cittadini di
pagare i tributi in cambio si servizi pubblici.
Sistema finanziario costituito da:



Soggetti attivi dell’attività finanziaria dotati del potere di imporre tributi. Tale potere compete allo stato e
alle regioni, alle province e ai comuni.
Soggetti passivi dell’attività finanziaria cioè i contribuenti. Il rapporto tra soggetti attivi e soggetti passivi
ha natura obbligatoria, nel senso che i primi sono dotati di precisi poteri (sovranità dello Stato) a cui i secondi
non possono sottrarsi altrimenti una sanzione.
Beni economici di proprietà pubblica che comprendono:
1)
2)
3)
1.3
i fattori produttivi appartenenti a enti pubblici (terreni, fabbricati, strade ecc)
gli altri beni economici di proprietà pubblica (arredamenti, libri ecc..)
il denaro delle casse pubbliche (stato e altri enti)
Il ruolo dello Stato nell’economia
1
Smith sosteneva che il mercato assicurava il massimo vantaggio alla collettività quando lo Stato non
interveniva sul sistema economico, quindi dannoso ogni intervento pubblico. (mano invisibile)
Concezione liberista à l’intervento pubblico non deve ostacolare l’iniziativa privata, ma occuparsi del
mantenimento dell’ordine pubblico, della difesa nazione e dell’amministrazione della giustizia. Lo stato deve
garantire il rispetto delle regole del mercato e intervenire con sanzioni. Questa concezione messa in crisi con
la Grande depressione.
In tutti i sistemi economici vi è integrazione fra iniziativa privata e intervento pubblico. Assicura un ambiente
favorevole all’attività produttiva, valorizza le risorse umane, crea le infrastrutture, emette la moneta ecc..
Economie esterne à (esternalità positive) quando il comportamento di un soggetto avvantaggia l’intera
collettività. Esempio: istituzione di una scuola.
Diseconomie esterne à (esternalità negative) quando il comportamento di un soggetto svantaggia l’intera
collettività. Esempio: impresa inquinante.
Da ciò si può capire la necessità dell’intervento pubblico nell’economia: lo stato deve intervenire per
promuovere viabilità, istruzione ecc che i privati non hanno interesse a offrire per i elevati costi.
Un’altra ragione che impone ciò è: il mercato da solo non è in grado di assicurare la giustizia sociale, in
quanto la distribuzione delle ricchezze sarebbe molto disuguale, in mancanza di un intervento pubblico.
Fallimento del mercato à il mercato è incapace di utilizzare in modo ottimale le risorse.
1.4
I “valori” nell’economia pubblica
L’economia pubblica studia il fenomeno finanziario mediante due tipi di analisi:
positiva à studia come funziona il sistema. Ha carattere descrittivo, in quanto studia la realtà e cerca di
interpretarla, cioè di scoprire le leggi che regolano gli interventi pubblici nell’economia e i loro effetti sul
sistema economico.
normativa à si interessa degli interventi che posso fare per migliorarlo. Ha carattere prescrittivo, dato che
studia come dovrebbero essere le scelte pubbliche per raggiungere determinati obiettivi giudicati desiderabili
in una collettività.
Giudizi di valore à opinioni soggettive, che spesso resistono anche se smentite alla prova dei fatti.
1.5
I bisogni pubblici
Bisogno à il desiderio di disporre di un bene o di un servizio atto al soddisfacimento del bisogno stesso.
Si distinguono in :


Privati (individuali) à avvertiti singolarmente dall’individuo e soddisfatti dai singoli cittadini o dalle
organizzazioni private
Pubblici (collettivi) à avvertiti dai singoli, ma in quanto membri di una collettività (giustizia, difesa).
Soddisfatti dallo Stato o da altri enti
1.6
I servizi pubblici
Servizi pubblici à sono i beni prodotti dallo stato e dagli altri enti pubblici allo scopo di soddisfare i bisogni
pubblici.
Classificazione dei servizi:



Servizi pubblici divisibili à i servizi sono goduti dai singoli soggetti, che sono in grado di valutare
economicamente il vantaggio che a loro deriva (ferrovie, posta)
Servizi pubblici indivisibili à i servizi sono prestati all’intera collettività e goduti dai singoli in quanto
partecipi di un aggregato sociale. (difesa dello Stato, tutela, amministrazione)
Servizi pubblici parzialmente divisibili à se soddisfano bisogni in parte divisibili e in parte indivisibili.
(istruzione superiore
2
1.7
Le teorie sull’attività finanziaria
Le diverse teorie possono organizzarsi attorno a due nuclei:
Teorie economiche à formulate nel corso del XIX secolo dagli economisti scuola classica e neoclassica.


Teorie del consumo à economista Jean Baptiste Say. Secondo questa teoria, l’attività finanziaria consiste
nel consumo pubblico effettuato da tutti i membri della comunità nazionale. Imposta = imposta grandine
(distrugge ricchezza, impoverendo la società). Lo stato deve limitare al massimo il prelievo tributario.
Laissez-faire à principio che sostiene la non interferenza dello Stato che è quindi inaccettabile nello Stato
moderno.
Teorie dello scambio à inglese Nassau W.Senior e francese Fréderic Bastiat. I tributi pagati dai contribuenti
sono il corrispettivo dei servizi che gli enti pubblici forniscono. I tributi sono il prezzo pagato per l’acquisto dei
beni e servizi pubblici.
I punti deboli della formulazione sono:
1) lo scambio fra privati ha come presupposto la libertà dei contraenti (nell’attività finanziaria invece è basata
sull’obbligatorietà del pagamento dei tributi)
2) nello scambio fra privati il prezzo di mercato è unico per tutti (nell’attività finanziaria invece il tributo è
differenziato da contribuente a contribuente)
Teorie politiche-sociologiche


Teoria politica à sostiene che l’attività finanziaria ha carattere eminentemente politico: e ciò per la natura
politica degli enti impositori, degli strumenti usati, delle finalità da conseguire. Economista Benvenuto
Griziotti. Chi detiene il potere riparte il carico tributario fra i cittadini in base ai criteri politici. Presta
un’attenzione ai rapporti tra governanti e governati. La teoria politica non è in grado di spiegare la finanza
pubblica in una società complessa, in cui i poteri sono diffusi.
Teoria sociologica à economisti Vilfredo Pareto e Gaetano Mosca. L’attività finanziaria pubblica non è altro
che uno strumento per mantenere al potere la classe dominante. Quest’ultima preleva i tributi nell’interesse
proprio e delle classi sociali che la sostengono, dando ai contribuenti l’illusione che le spese pubbliche
vadano a vantaggio dell’intera collettività. Coglie un importante aspetto della realtà, trascurato dalle teorie
economiche precedentemente esaminate. Sia quella politica che quella sociologica sono unilateriali
1.8
Gli aspetti giuridici dell’economia pubblica
I soggetti che costituiscono il settore pubblico sono legati da rapporti giuridici.
Diritto finanziario à costituito dall’insieme di norme giuridiche che disciplinano la raccolta e la successiva
erogazione delle risorse economiche necessarie all’attività degli enti pubblici.
Comprende:
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

Norme di diritto costituzionale à riguardanti l’attività finanziaria. (criteri dell’imposizione tributaria,
approvazione bilancio)
Norme di diritto amministrativo à disciplinano la contabilità pubblica e la formazione dei bilanci degli enti
pubblici.
Norme di diritto tributario à relativi ai rapporti giuridici sorgenti fra gli enti pubblici e i privati
1.9
L’economia pubblica e le altre discipline
Economia pubblica à studia l’attività dello stato e degli altri enti
Economia politica à si occupa delle leggi che governano il funzionamento dell’intero sistema economico
Politica economica à un ramo dell’economia politica che studia gli intervento dello Stato e degli altri enti
Statistica economica à fornisce i dati quantitativi indispensabili per assumere qualsiasi decisione di politica
finanziaria
Informatica à si occupa della elaborazione automatica dei dati
Telematica à studia le modalità della trasmissione delle informazioni
Diritto à i collegamenti con il diritto sono importanti per la rete di rapporti giuridici che si instura fra gli enti e i
soggetti privati
Ragioneria à fornisce indispensabili supporti tecnici all’economia pubblica
Scienza della politica à studia i rapporti tra i cittadini e le istituzioni
3
OBBIETTIVI E TENDENZE DELLA FINANZA PUBBLICA
2.1
La finanza neutrale
Il problema principale è quello delle dimensioni del settore pubblico rispetto al resto dell’economia , cioè la
quantità e la qualità di beni e servizi pubblici che lo Stato deve offrire alla comunità.
L’economia pubblica nasce in epoca moderna con il dissolversi degli Stati assoluti e il progressivo affermarsi
delle democrazie parlamentari e solo con queste forme di stato si ha la definitiva separazione tra patrimonio
pubblico e patrimonio privato del sovrano.
La scuola classica = nata in Inghilterra nel 700. Secondo Smith, Ricardo e Mill il mercato di libera
concorrenza raggiunge automaticamente la piena occupazione dei fattori produttivi. Il mercato tende
spontaneamente alla piena occupazione e al raggiungimento del reddito nazionale più elevato possibile. Lo
Stato deve limitarsi a predisporre i servizi pubblici essenziali. Lo stato farà fronte ai necessari esborsi
prelevando tributi proporzionali al reddito dei contribuenti. Gli ideali finanziari degli esponenti della scuola
classica si possono riassumere nell’aspirazione a una finanza neutrale, una finanza che limita al massimo
l’attività finanziaria dello Stato e che non turba l’equilibrio economico.
La scuola socialista = la finanza neutrale entra in crisi dopo metà 800 a seguito degli attacchi della scuola
socialista. Essi osservano che l’astensione dello Stato dall’economie favorisce le classi sociali più forti, a
danno delle classi più povere. Lo stato deve intervenire attivamente nell’economia, obiettivi di redistribuzione
della ricchezza fra le classi sociali.
2.2
La finanza della riforma sociale
Nella seconda metà dell’800 si diffonde l’idea che il compito primario dello Stato è la realizzazione della
giustizia sociale (ridurre distribuzione della ricchezza).
Per ridurre le disuguaglianze vengono suggeriti due strumenti:
il passaggio dall’imposizione proporzionale a quella progressiva
la riforma del sistema successorio
l’imposta è proporzionale se aumenta nella esatta proporzione della materia imponibile (reddito o
patrimonio); è progressiva se aumenta in misura più che proporzionale rispetto alla materia imponibile.
L’imposizione progressiva permette il prelevamento di risorse proporzionalmente più elevate dai soggetti più
abbienti. Ciò consente di ridurre la differenza della distribuzione del reddito tra ricchi e poveri.
Lo stato può realizzare una distribuzione più giusta se utilizza il maggior gettito di imposte operando
interventi in campo sociale a vantaggio dei ceti meno abbienti. Col modificarsi della realtà sociale muta
l’opinione pubblica. Da molte parti si richiede un ruolo attivo dello Stato nella difesa dei soggetti più deboli.
La Germania è stata la prima a introdurre le assicurazioni sociali.
2.3
La finanza congiunturale
Lo Stato deve intervenire combattendo la disoccupazione congiunturale che fa diminuire il prodotto
nazionale, e la società nel suo insieme subisce gravi perdite che potranno poi essere recuperate solo
lentamente.
La politica anticiclica à consiste in un insieme di strumenti idonei ad attenuare le onde del ciclo economico.
Finanza congiunturale à Lo Stato deve svolgere un’azione anticiclica: nella fase espansiva è necessario
che lo stato realizzi entrate superiori alle spese; mentre nelle fasi di depressione lo Stato deve sopportare
anche ingenti disavanzi per finanziare la spesa pubblica, in modo da compensare la spesa privata
insufficiente.
La teoria tradizionale era stata abbandonata per dare luogo a quella che aveva come scopo la realizzazione
dell’equilibrio di bilancio pluriennale. Quindi i disavanzi dovevano essere compensati dagli avanzi.
2.4
La finanza funzionale
La finanza congiunturale presuppone il pareggio del bilancio.
4
La politica fiscale di Keynes contrasta invece le prescrizione della teoria tradizionale, che sosteneva la
necessità del pareggio annuale del bilancio. Keynes sostiene che per combattere l’equilibrio di
sottoccupazione ci deve essere la necessità di un intervento della Stato anche se comporta un deficit di
bilancio. La spesa pubblica va fatta in deficit, perché deve aggiungersi a quella dei privati. La spesa pubblica
deve essere finalizzata alla costituzione delle infrastrutture (capitale fisso sociale) per migliorare la
produttività. Queste sono costituite da opere che favoriscono le attività produttive dei privati. Hansen ha
sostenuto che l’intervento pubblico deve in particolare qualificarsi per un più spiccato impegno sociale a
favore delle classi più deboli.
Finanza funzionale à ricorre alle manovre di bilancio per conseguire gli obiettivi dello sviluppo del reddito
nazionale de della sua più equa ripartizione fra le classi sociali.
Si sono impiegati nuovi strumenti di intervento: investimenti, la spesa pubblica, gli interventi. L’ampio ricorso
al deficit di bilancio ha avuto conseguenze negative per l’accumulo di debito pubblico.
2.5
La finanza secondo le teorie più recenti
La scuola monetarista (Scuola di Chicago) = principale esponente Friedman. Secondo questa scuola
l’instabilità del sistema è dovuta essenzialmente a cause monetarie, per cui uno sviluppo stabile può essere
garantito solo da manovre monetarie, poste dalla Banca Centrale per regolare la quantità di moneta in
circolazione. Per loro la spesa pubblica è dannosa per l’economia. Le manovre monetarie presentano il
vantaggio di produrre effetti molto rapidi.
La scuola delle scelte pubbliche (Public choice) = esponente Buchanan. Analizza i meccanismi di
decisione che presiedono alla formazione delle scelte pubbliche nelle moderne democrazie parlamentari. Ha
cercato di spiegare il comportamento dell’operatore pubblico, considerando i sistemi elettorali.
Il nucleo centrale della Public choice resta la convinzione che il settore pubblico abbia raggiunto dimensioni
abnormi.
La nuova macroeconomia classica = sui fondamenti del monetarismo, si basa la Nuova macroeconomia
classica (Lucas esponente). Sostiene l’efficacia di manovre monetarie rapide e improvvise in quanto gli
operatori economici si comportano in base ad aspettative razionali: essi utilizzano al meglio tutte le
informazioni di cui dispongono. Gli operatori economici si basano sull’esperienza passata e sulle loro
conoscenze di economia teorica. Gli operatori sono in grado di anticipare gli interventi statali di politica
monetaria, annullando così le conseguenze a loro sfavorevoli.
Il neoliberismo = dottrina politica che si propone la riduzione dell’intervento dello Stato nell’economia.
Condividono l’idea che la finanza pubblica svolge un ruolo importante nel sistema economico. Deve però
limitarsi a garantire il sostegno allo sviluppo, in modo da favorire la crescita della produzione e non della
domanda, che deve adeguarsi all’offerta.
2.6
Gli obiettivi della finanza pubblica
Gli scopi concreti che l’attività di prelievo tributario e la conseguente erogazione della spesa possono
proporsi.
Finanziamento dei servizi pubblici = risorse necessari al soddisfacimento dei bisogni pubblici. Si
realizza un flusso di risorse che entrano nella casse dello Stato e un altro flusso di risorse che escono dalle
casse per finanziare i servizi pubblici
Pieno impiego delle risorse produttive, soprattutto del lavoro = il lavoratore considerato come un
soggetto dell’economia. Tutti i documenti di programmazione stabiliscono correttamente il pieno impiego del
lavoro fra gli obiettivi.
Equa distribuzione del reddito fra i cittadini = si realizza quando vengono eliminate le differenze
nella distribuzione del reddito.
Stabilità monetaria e valutaria = difesa del potere d’acquisto della moneta. Se l’inflazione
compromette il potere di acquisto, difficilmente si possono realizzare gli obiettivi.
Sviluppo del reddito nel tempo = il reddito nazionale pro capite è assunto come indice del
benessere di una collettività, in quanto da la misura dell’entità delle risorse che affluiscono in media.
L’aumento, comporta un miglioramento di vita.
Efficienza e ripartizione ottima delle risorse = la massima efficienza produttiva si consegue se le
risorse sono ripartite nel modo migliore.
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Spesso questi obiettivi sono incompatibili. E’ comune uno sviluppo equilibrato del sistema economico, che è
impossibile da perseguire se non si consegue l’obiettivo della giustizia sociale e del libero sviluppo delle
forze produttive.
2.7
L’aumento tendenziale delle spese pubbliche
Cause dell’aumento:
1)
il passaggio dello Stato assoluto allo Stato parlamentare = ha fatto cadere i motivi di diffidenza tra
governati e governanti e ha spinto le assemblee rappresentative ad assumere maggiori impegni di spesa.
2)
l’industrializzazione e l’urbanesimo = fenomeni tipici delle economie sviluppate, hanno fatto
concentrare la popolazione in particolari settori e in particolari aree territoriali. Investimenti nelle
infrastrutture.
3)
l’aumentato peso della burocrazia = condiziona spesso la volontà dei politici a cui spettano le
decisioni finali; politici e burocrati si scambiano favori.
4)
l’aumento della domanda di servizi pubblici = determinato dall’aumento del reddito della collettività,
richiede spese sempre più elevate da parte dello Stato.
5)
l’aumento dei consumi privati = trascina verso l’altro la spesa pubblica
6)
l’intervento pubblico a sostegno della domanda globale = allo scopo di assorbire la
disoccupazione: se lo stato espande la spesa pubblica, risulterà difficile controllarla. La spesa pubblica
presenta una certa rigidità.
7) l’affermazione della famiglia nucleare = costringe lo Stato a creare le necessarie strutture
assistenziali. (asili nidi, ricoveri per anziani)
8)
l’aumento dei redditi individuali = spinge lo stato ad attuare politiche redistributive a favore dei ceti a
basso reddito. Determina un aumento della spesa pubblica, che viene finanziata mediante l’imposizione
progressiva.
2.8
Nascita, sviluppo e crisi dello Stato sociale
Lo stato sociale è un sistema in cui lo stato garantisce a tutti i cittadini livelli minimi di reddito e la
soddisfazione di bisogni ritenuti essenziali come l’alimentazione, la salute, l’abitazione ecc che ai cittadini più
deboli non possono essere assicurati dal mercato di concorrenza.
Questo stato di basa sul presupposto della inconsistenza delle tesi classiche e neoclassiche che assicurano
ad ogni soggetto il massimo vantaggio.
La prima applicazione si ebbe con il piano Beveridge consistente in un insieme di misure per proteggere i
cittadini dalla miseria. (servizio sanitario gratuito). I servizi di questo stato si sono sviluppati gradualmente nei
paesi industrializzati. Con la crisi economica lo stato non riusciva a far fronte all’enorme domanda di servizi
sociali. I critici più radicali i monetaristi, secondo i quali lo stato non può garantire servizi sociali senza
provocare tensioni inflazionistiche. Questo stato ha condotto a enormi spese per lo Stato, a cui le entrate
pubbliche non sono più in grado di far fronte (crisi fiscale dello Stato).
Tutto ciò successe anche in Italia. E’ stato osservato che il mercato può anche essere efficiente, ma crea
disuguaglianze mente lo stato sociale colma le disuguaglianze ma crea inefficienza. Il problema di oggi è
quello di trovare un giusto equilibrio tra uguaglianza ed efficienza.
LA FINANZA DELLA SICUREZZA SOCIALE
3.1
L’evoluzione storica della parafiscalità
Sicurezza sociale à consiste in un insieme di prestazione pubbliche dirette ad assicurare all’individuo e alla
famiglia un reddito minimo e a proteggerli dai rischi più gravi dell’esistenza.
Entrate parafiscali (parafiscalità) à Il finanziamento della sicurezza sociale avviene mediante il pagamento
dei contributi sociali, pagati dagli imprenditori e dai lavoratori agli enti previdenziali.
Con l’affermarsi della rivoluzione industriale appariva sempre più drammatica la condizione dei lavoratori.
Verso la fine del secolo scorso erano sorte in Italia delle associazioni volontarie e autogestite fondate sul
principio della solidarietà: i lavoratori versavano dei contributi che servivano in caso di invalidità, morte ecc.
Accanto a tali associazioni volontarie che operavano secondo il sistema della mutua assicurazione erano
sorte altre associazioni che si finanziavano mediante donazioni di filantropi (si interessa al bene dell’umanità
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aiutando chi è in stato di bisogno). Il sistema della mutua assicurazione appariva però inadatta a far fronte
alle necessità della classe operaia. Le prime forme di assicurazione sociale obbligatoria sorgono in
Germania. Il sistema di assicurazione sociale obbligatoria stabilisce che i lavoratori appartenenti a una
determinata categoria sono obbligati a versare i contributi in relazione ai rischi cui sono soggetti.
Successivamente: il sistema della previdenza sociale, i contributi sono fissati in relazione ai salari dei
lavoratori e non dal rischio assicurato. Il finanziamento è a carico del bilancio statale: si ha cioè un concorso
dei cittadini contribuenti. In questa forma, prevale il criterio del bisogno, infatti le prestazioni vengono erogate
anche a favore di categorie di lavoratori che non hanno ancora versato contributi. La fase finale si ha con il
sistema della sicurezza sociale (Welfare). Con questo sistema, è il cittadino in quanto tale ad avere diritto a
condizioni minime di vita, ciascuno è protetto indipendentemente dai contributi versati. Fiscalizzazione degli
oneri sociali à processo mediante cui l’onere di finanziare le prestazioni si sposta dalle categorie interessate
all’intera collettività.
In Italia le prime forme di assicurazione obbligatoria si ebbero alla fine dell’ottocento e all’inizio del
novecento.
Infine con la riforma sanitaria è stato istituito il servizio sanitario nazionale, che ha sostituito le precedenti
forme mutualistiche.
Pensione sociale à a favore dei cittadini che hanno compiuto il 65 anno di età e sono sprovvisti di reddito.
Rientra nella sfera dell’assistenza (extra vita) e non in quella della previdenza (pensioni normali).
Il diritto alla sicurezza sociale è oggi esteso a tutti i cittadini. Gli interventi sono così erogati a chi ne ha
bisogno, per garantire a ciascuno la libertà del bisogno che è condizione imprescindibile di ogni
organizzazione democratica.
3.2
Il finanziamento della sicurezza sociale
Motivi dell’intervento pubblico:
Motivi etico-sociali à esigenza tipica degli stati moderni di attuare politiche redistributive. Motivi di efficienza
economica à relativi alla maggior capacità dello stato ad assolvere funzioni essenziali di interesse collettivo
Motivi di merito à protezione di alcune categorie di lavoratori o di tutti i lavoratori, per il contributo dato allo
sviluppo sociale Due metodi di copertura della spesa (relazione tra i contributi versati il trattamento
previdenziale)
Metodo della capitalizzazione à i premi o i contributi versati vengono accantonati e le prestazioni sono
finanziate utilizzando le riserve costituite dalla capitalizzazione di tali versamenti. Metodo della ripartizione à
le prestazioni effettuate durante un certo periodo sono finanziate mediante entrate realizzate nello stesso
periodo. In tal modo sono le imprese e i lavoratori attivi che sostengono la spesa per le pensioni dei
lavoratori. In italia la previdenza è finanziata con il sistema a ripartizione: i contributi versati dai lavoratori
quest’anno servono a pagare le pensioni di quest’anno. Cuneo contributivo = oneri sociali a carico dei
lavoratori e dei datori di lavoro. Fiscalizzazione degli oneri sociali = rimedio per ridurre gli oneri sociali,
consiste nel porre il finanziamento della sicurezza sociale a carico del bilancio pubblico.
la riduzione della pressione contributiva che si realizza con la fiscalizzazione degli oneri sociali deve trovare
una compensazione o nell’aumento della pressione tributaria o in una equivalente riduzione della spesa
pubblica.
3.3
Effetti della sicurezza sociale sullo sviluppo
Secondo alcuni studiosi, sistemi di sicurezza sociale riducono il risparmio globale. Aumenta quindi la
propensione al consumo. Alla stessa conclusione giungono altri studiosi, la sicurezza sociale comporta una
redistribuzione del reddito. Dato che i soggetti a basso livelli di reddito sono più propensi al consumo, mentre
le classi più ricche sono più propense al risparmio., ogni redistribuzione del reddito a favore delle classi più
povere fa diminuire la propensione globale al risparmio.
Altri studiosi pensano che i sistemi di sicurezza sociale mobilitano elevati risparmi forzati che hanno l’effetto
ultimo di aumentare i risparmi globali della collettività.
La sicurezza sociale opera un trasferimento di risorse dai consumi individuali, ai consumi collettivi.
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Ciò può avere effetti riduttivi sugli investimenti privati. Può accadere allora che gli investimenti privati siano
insufficienti ad adeguare la produzione alla domanda. L’elevata domanda non trova sul mercato un’adeguata
quantità di beni e servizi, provocando tensioni inflazionistiche. Le spese per la sicurezza sociale possono
quindi contribuire a determinare l’inflazione da domanda, che si verifica quando i prezzi sono spinti verso
l’alto da un eccesso alla domanda globale sull’offerta globale. Si tratta della spiegazione keynesiana
dell’inflazione.
La spesa per la sicurezza sociale svolge un rilevate funzione anticiclica, ossia può costituire uno strumento
atto ad attenuare le onde del ciclo economico. La sicurezza sociale svolge quindi una funzione stabilizzatrice
automatica di grande importanza, paragonabile a quella svolta dalla politica monetaria e dalla politica fiscale.
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