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LO SPETTACOLO
8
23 agosto
LO SPETTACOLO
23 agosto
9
MIGUEL
~
MANARA
Quando il Mistero
è lungo sei atti: la sfida
più grande di Gigio
Gigio Alberti è ben noto al pubblico per le commedie di Salvatores, sullo stile di Mediterraneo
(premio Oscar nel ’92), o Marrakesh Express, mentre a teatro conquista il pubblico da anni all’Out
Off di Milano. Ma questa sera lo
vederemo in panni insoliti, quelli
del frate Miguel Manara, protagonista dello spettacolo inaugurale
del Meeting, tratto dall’opera di Oscar Milosz.
«Che cosa cercate?
L’amore del reale»
Più di cinquanta attori impegnati nella nuova messa in scena
del capolavoro di Oscar Milosz per la regia di Otello Cenci
Le prove generali dello spettacolo. In primo piano Gigio Alberti
È notte inoltrata a Siviglia, nella
cella del Convento della Caridad. Padre Miguel non riesce a prendere
sonno. Rivive nei ricordi gli incontri
che gli hanno cambiato la vita.
Lui, giovane ribelle, bestemmiatore, lussurioso, traditore, carnefice.
Lui desideroso di abbracciare le infinite possibilità. Lui, Miguel, peccatore. Lui è diventato santo.
Cosa c’entra questa storia, la
drammatica storia di un uomo che
vive nel Seicento spagnolo, con il titolo di questo trentesimo Meeting?
«Il titolo “Mistero in sei atti” è la
vera chiave di lettura. Al centro non
me ero. Vedo meglio. E pure non ero
cieco; ma era la luce, forse, che mancava».
Quando però la giovane amata
muore, ecco la conversione: la decisione di entrare in convento, la preghiera, la speranza riacquistata. E la
certezza che gli farà dire prima della
morte: «Io sono Manara. E colui che
amo mi dice: queste cose non sono
mai state. Se hai rubato, se hai ucciso: che queste cose non siano mai
state. Egli solo è».
«Dopo le battute finali si fa largo
uno spazio di silenzio, di riflessione
che quasi sembra non si debba ag-
c’è la storia di un uomo qualsiasi, ma
lo spazio di azione del Mistero», racconta Gigio Alberti, che vestirà stasera i panni di frate Manara.
Tutti i sei quadri dell’opera parlano di avvenimenti che conducono, a
volte trascinano avanti il protagonista nella sua interminabile ricerca.
Ricerca di qualcosa o di qualcuno
che dia senso alle giornate che si ripetono.
«Perdere Satana è una cosa grande» arriva a gridare il giovane rampollo Miguel, pieno d’ira verso quell’amore immenso che non riesce a
raggiungere. Questa rabbia è per cer-
ti versi spiegabile. Si racconta di un
uomo che come ognuno di noi si trova a fare i conti con il desiderio di un
Altro da sè.
Al centro dell’opera di Oscar Milosz c’è il Desiderio che ha preso
forma nella vita del Don Giovanni
spagnolo. Al culmine della sua insoddisfazione, però, un incontro: Girolama Castello de Mendoza, quasi
ancora una bambina. Nella sua semplicità, la ragazza gli insegna che “amare non è possedere” e lo introduce
nel mistero della Verità di sé, facendogli vedere il senso delle cose. «Sì
Girolama, dite il vero. Non sono co-
giungere altro. Mettendolo in scena,
sono entrato di più nel testo e ho capito perché l’opera-mistero di Milosz era così cara a don Giussani», racconta Otello Cenci, regista dello
spettacolo inaugurale.
«Ciò che si vedrà stasera sarà un
aiuto maggiore a vivere il Meeting di
quest’anno. La storia di Manara non
è altro che l’emblema dell’incontro
con l’altro, un incontro fuori dalle righe che ci fa vedere di più chi siamo
noi. Ci fa conoscere un pezzetto di
più di ciò di cui siamo fatti. Don
Giovanni cambia la sua vita perché
ha incontrato qualcuno e capisce che
il bene e il perdono non sono circoscritti a pochi, ma sono “l’infinita
possibilità” che lui attendeva».
Intanto sul palco, per le prove ci
sono più di cinquanta attori e poi tecnici, costumiste,…«È un piccolo popolo», dice orgoglioso Cenci, «e lavorare su questo testo, per nulla facile, è stata una vera possibilità per tutti: anche dalle cose più tecniche, come la voce o la postura di un personaggio, sono nati interrogativi grandi
sul senso proprio del dramma. E per
andare avanti e fare un buon lavoro
non era certo possibile eluderle!»
Linda Stroppa
Dal cinema al teatro, ha molto
spesso vestito abiti comici. Ora, al
Meeting di Rimini, interpretarà un
personaggio travagliato e, per di
più, un religioso spagnolo del 600.
Il passo sembra impegnativo.
«In effetti il passo è enorme e
quella del Meeting è una realtà che
non conoscevo, ma nello stesso
modo mi affascina. È una bella sfida. Quando mi è stato chiesto di
interpretare questo ruolo ero molto
sorpreso, eppure non mi sono tirato indietro. Ogni lavoro che inizio
è l’occasione di scoprire qualcosa
di più sul mio personaggio e specialmente su me stesso.»
Qual è stato l’impatto con un
Biglietti
in vendita
Lo spettacolo inaugurale
tratto dal Miguel Manara di
O. Milosz con progetto e regia di Otello Cenci avrà luogo alle ore 21,45 di oggi nel
Padiglione D3. I biglietti sono in vendita nella hall sud
al costo di 10 Euro.
Alice Torriani nelle vesti di Girolama
testo sacro? Era insolito per lei?
Non ho mai affrontato il teatro
sacro, ma nel mio lavoro ho scoperto come tanti testi teatrali che
hanno un minimo di profondità si
scontrano con certi temi fondamentali dell’esistenza. Le domande che escono da un testo non possono non interrogare sia l’attore
sia il pubblico che lo vede rappresentato.
Come ha lavorato con gli attori?
La lettura insieme è stata fondamentale. Il testo di Milosz è molto
impegnativo e, come spiego sempre, è un Mistero. Lui l’ha definito
così: “Mistero in sei quadri”. Non
è stato facile dare il giusto peso alle parole. Ogni parola del testo è
necessaria e non sostituibile. Otello
ci richiama spesso a questo. Il lavoro full immersion di questa settimana è stato molto faticoso, ma
fondamentale.
C’è qualcosa dell’opera che
l’ha colpito in particolare?
La vicenda mi ha molto colpito
come persona. C’è una frase in
particolare che mi resta nella mente. Dopo la morte dell’amata, l’abate dice a Miguel che si dispera:
«Non venire qui a urlare la disperazione, pensi troppo al tuo dolore.
La penitenza non è dolore, è amore.» Ho pensato a quante volte si
vive il dolore come rinuncia e negazione di sé, ma non come sacrificio e dono. La prospettiva ai nostri
occhi è completamente ribaltata.
Stasera vedremo un’opera poco rappresentata del primo ‘900
del lituano Milosz. Cosa c’è per
noi di attuale?
La storia personale di Manara è
emblematica. Tutta la sua vita è
desiderio e conversione. Questa
conversione passa attraverso volti,
fatti, senza risparmiargli tutto il
dolore il negativo della vita. Se il
dolore non è impedimento, allora
c’è davvero la possibilità di svolta.
Ma niente di tutto questo avviene
senza gli altri. Questo me lo porto
a casa. La necessità di confronto
con l’altro e, se posso, usando il
lessico di questo spettacolo, di comunione.
L.S.
LA RADIO
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