Oracle Zero Data Loss Recovery Appliance: A Transaction DVR for

White paper
Oracle Zero Data Loss Recovery Appliance: il “digital
recorder” per le transazioni aziendali
Sponsorizzato da: Oracle
Phil Goodwin
Agosto 2016
Liz Conner
L'OPINIONE DI IDC
I dirigenti delle aziende si aspettano due cose dai reparti IT: la garanzia del funzionamento continuo
dei sistemi e il ripristino rapido e senza perdita di dati in caso di guasti. Esiste tuttavia un certo scarto
fra le aspettative dei dirigenti aziendali, che non sono tecnici, e ciò che sono in grado di offrire le
tecnologie attuali. Per prevenire i tempi di fermo e le perdite di dati dei carichi di lavoro mission-critical
ospitati nei database, le organizzazioni possono implementare sistemi ad alta disponibilità (high
availability, HA). Si tratta di prodotti costosi, complessi e difficili da gestire ma che valgono la spesa
sostenuta, soprattutto per le applicazioni mission-critical più esigenti. Inoltre, per le applicazioni dai
requisiti più elevati, le organizzazioni IT possono scegliere anche soluzioni specializzate,
all’avanguardia, in grado di offrire i livelli di servizio richiesti e di migliorare la protezione dei dati al
prezzo più conveniente possibile. I principali elementi chiave che devono offrire le soluzioni per la
protezione dei dati sono:

risultati basati sui livelli di servizio in grado di adeguarsi, con il passare del tempo, a SLA
sempre più restrittivi;

agilità e flessibilità con qualunque tipo di implementazione, on-premise, in cloud o in scenari
ibridi;

automazione, che renda la protezione dei dati una delle normali operazioni quotidiane.
IN QUESTO WHITE PAPER
In questo white paper, IDC prenderà in esame le difficoltà legate agli schemi di backup tradizionali e al
continuo cambiamento delle dinamiche nelle strategie di protezione dei dati. Verrà esaminato il
prodotto Oracle Zero Data Loss Recovery Appliance (ZDLRA) e il suo ruolo nel il miglioramento dei
livelli di servizio di tutti i tipi di database Oracle.
DEFINIZIONI

Obiettivo del punto di ripristino (Recovery Point Objective, RPO): intervallo di tempo fra gli
eventi di protezione dei dati. Ad esempio, creando un’istantanea una volta all’ora si otterrà un
RPO di 1 ora. Il RPO indica l’intervallo massimo di tempo in cui si può verificare una perdita di
dati in caso di guasti.

Obiettivo di tempo di ripristino (Recovery Time Objective, RTO): quantitativo di tempo
trascorso da un guasto al ripristino dei servizi applicativi.
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
Accordo sul livello di servizio (Service-level Agreement, SLA): specifica aziendale che
definisce i servizi offerti dal reparto IT alle business unit. Anche se RPO e RTO sono gli
elementi costitutivi degli SLA di protezione dei dati, questi ultimi potrebbero specificare valori
come ad esempio RPO di 1 ora e RTO di 4 ore. Di solito, gli SLA variano in base a eventi
causali e all’importanza critica delle applicazioni.

Appliance di backup costruite in maniera specifica (Purpose-Built Backup Appliance, PBBA):
sottosistema di dischi creato appositamente come destinazione di backup e in funzione della
capacità e non tanto in riferimento a performance in termini di IOPS con software specifici, in
particolare di deduplica. Dato il livello basso di IOPS (a causa dell'utilizzo di dischi rigidi a
capacità elevata e prestazioni non estreme) e l’attività di deduplica, i PBBA non sono
solitamente utilizzati per il supporto dei carichi di lavoro applicativi.
SITUATION OVERVIEW
Dopo anni di attività di consolidamento, la protezione dei dati vive una fase di disaggregazione.
Nell’era “client/server”, in cui NAS e SAN erano il fondamento dell'architettura di storage dominante,
l’obiettivo principale era legato al consolidamento dello storage e all'eliminazione dei silos. Nello
stesso periodo anche la protezione dei dati è cambiata, passando da un singolo evento a cadenza
quotidiana basato sul nastro a un insieme di tecnologie (es. istantanee, mirroring e replica) che
integrano il tradizionale backup e ripristino (B/R). Ciascuna di queste tecnologie affronta diversi
scenari di perdita dei dati e si integra in una soluzione di protezione dati omogenea. Ancora più
importante, queste tecnologie (o prodotti) aumentano la granularità di RPO e RTO, consentendone la
riduzione a livello aziendale. Durante l'era del consolidamento SAN/NAS, i reparti IT cercavano di
ridurre al minimo il numero di prodotti simili di protezione dei dati implementati. Ad esempio, in casi in
cui alcune organizzazioni arrivavano a implementare ben 7 software di backup e ripristino, le best
practice suggerivano di consolidarli al fine di utilizzarne non più di 2.
L'avvento di concetti come virtualizzazione x86, cloud computing, storage federato e ad oggetti e
piattaforme architetturali come Hadoop, ha spinto le organizzazioni a modificare gli approcci alla
protezione dei dati. Anche se il backup/ripristino tradizionale resta un elemento chiave per i carichi di
lavoro tradizionali, esso appare ormai tecnicamente inadeguato per i requisiti degli SLA aziendali
richiesti dagli utenti per la maggioranza delle applicazioni. Inoltre, il B/R richiede una notevole quantità
di lavoro, è incline a guasti notturni che occorre analizzare e ripristinare manualmente, è costoso in
termini di hardware, software e manutenzione e in generale più semplicemente non riesce a
soddisfare gli SLA richiesti. Il B/R viene ormai utilizzato come misura di sicurezza per i casi più
disperati, quelli in cui gli altri metodi di protezione falliscono.
Alla luce dell’inadeguatezza e obsolescenza tecnologica del B/R tradizionale, i reparti IT stanno
implementando nuovi metodi di protezione per ambienti di vario tipo capaci di soddisfare appieno le
esigenze aziendali. Invece di avvalersi ancora di produttori di B/R tradizionali, molte aziende hanno
scelto altri fornitori per gestire infrastruttura virtuale e cloud e carichi di lavoro specifici come Oracle e
Hadoop. Nella maggior parte dei casi, ciò richiede l'implementazione di una strategia basata su
prodotti di alto livello per i carichi di lavoro, superando i compromessi tipici dell’era SAN/NAS.
Questa disaggregazione nell’ambito della protezione dei dati aumenta la complessità della topologia di
protezione dei dati aziendali, con effetti su gestione dei fornitori, formazione e integrazione.
Ciononostante, le esigenze di business hanno la priorità. Per contrastare questo problema potenziale,
le organizzazioni hanno scelto di implementare appliance di backup integrate e specifiche per la
risoluzione dei problemi comuni del backup. Le PBBA costituite da bundle hardware e software
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consentono ai reparti IT di semplificare le attività di implementazione grazie alla disponibilità di
configurazioni pre-certificate facili da installare.
Se intese come destinazione di backup, le PBBA offrono numerosi vantaggi rispetto al nastro. In
primis, gli storage array sono per definizione più affidabili di dispositivi meccanici come librerie e
dispositivi a nastro. Le PBBA non sono soggette a rotture o perdite dei nastri e non richiedono lunghi
tempi di ricerca o riavvolgimento. Soprattutto, l’I/O di natura casuale delle PBBA offre tempi di
ripristino molto più bassi rispetto ai nastri, e inoltre il software specializzato utilizzato dalle PBBA offre
backup continui e incrementali, rendendo i dati sempre disponibili senza alcuna necessità di recupero
dei nastri dal vault e ottimizzati per determinati carichi di lavoro applicativi.
Per la valutazione delle soluzioni di disponibilità e protezione dei dati, IDC consiglia ai reparti IT di
iniziare con la quantificazione dei costi dei tempi di fermo. Secondo le nostre ricerche, il costo medio
complessivo dei tempi di fermo è pari a 100.000 dollari USA all’ora; questo valore può essere
decisamente superiore per le applicazioni OLTP di grandi dimensioni. Gli schemi di protezione dei dati
vengono plasmati quasi interamente in funzione dei costi dei tempi di fermo, che sono costituiti da due
componenti fondamentali:

Costi legati alla perdita di dati, che possono essere di natura tangibile e intangibile. È più
semplice quantificare i costi tangibili, vale a dire quelli legati alla ricostruzione dei dati, alla
ripetizione delle transazioni (se possibile) e a ogni perdita economica diretta legata
all'impossibilità di ripristino dei dati. I costi intangibili comprendono elementi come per
esempio i danni alla reputazione in caso di impossibilità di recupero degli ordini dei clienti.

Costi dei tempi di fermo diretti, come ad esempio la perdita di produttività del personale che
non può completare il proprio lavoro e l'impossibilità di elaborare determinate transazioni
durante i disservizi, come ad esempio gli ordini dei clienti e le transazioni bancomat. Spesso le
organizzazioni riescono a calcolare il valore economico medio per transazione e lo utilizzano
per determinare i costi dei tempi di fermo. I costi diretti, inoltre, possono contribuire in maniera
intangibile ai danni di reputazione.
Una volta calcolato il costo totale dei tempi di fermo, i responsabili aziendali potranno confrontarlo
facilmente con la spesa necessaria per una soluzione di protezione dei dati, ottenendo un valore di
ritorno dell’investimento (ROI) in funzione del quantitativo medio annuo di tempi di fermo. Sarà quindi
conveniente acquistare una soluzione dal costo inferiore a quello dei tempi di fermo. Vanno presi in
considerazione anche gli elementi intangibili, che possono modificare l'equilibrio della situazione e
spingerlo in direzione del cambiamento.
Uno schema completo di protezione dei dati richiede continuità di metodi e tecnologie. Quasi tutte le
organizzazioni usano istantanee basate su array, mirror (cloni) e replica locale e remota. Inoltre anche
il cloud sta ricoprendo un ruolo sempre più importante nel campo della protezione dei dati. Secondo
una ricerca IDC, oggi oltre metà (53%) dei reparti IT utilizza il cloud nell’ambito del proprio schema di
protezione dei dati, percentuale che dovrebbe crescere fino a oltre l'80% entro il 2018.
Le seguenti tecnologie offrono protezione in caso di diversi scenari di perdita di dati, garantendo RPO
e RTO di diversa entità:

le istantanee consentono il ripristino dei dati in caso di eventi di routine come danneggiamento
dei dati ed errori degli utenti. Non offrono protezione dai guasti agli array, poiché di solito
vengono eseguite nel medesimo gruppo RAID o array. Spesso le istantanee riescono a offrire
il RPO più basso in assoluto, trattandosi di un’operazione eseguibile anche ogni 15 minuti
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grazie a costi complessivi piuttosto bassi. Anche il RTO è relativamente contenuto. È tuttavia
importante sottolineare che le istantanee potrebbero risultare poco efficaci per il ripristino dei
database, trattandosi di un’operazione di natura manuale che può richiedere una certa
preparazione, con aumento dei tempi di ripristino e relative incertezze.

I mirror (o cloni) sono repliche complete di un insieme di dati o di un database che vengono
eseguite su un array separato, in modo da offrire protezione dai guasti degli array. Il RTO può
essere molto basso, poiché il processo di ripristino richiede semplicemente il montaggio su un
server della copia replicata. Tuttavia, a causa degli elevati requisiti in termini di costi (sotto
forma di tempo) e spazio (per la conservazione di una copia completa), i reparti IT non
possono creare mirror o cloni con frequenza elevata. Il RPO è dunque piuttosto alto (es. 12 o
24 ore).

La replica remota protegge da quasi qualsiasi tipo di guasto, compresa la perdita di un intero
data center. È possibile calcolare l’RPO in base alla distanza e larghezza di banda ma, nella
maggior parte dei casi, questo valore sarà compreso fra 5 minuti e 1 ora. Tuttavia, questa
tecnologia presenta un RTO piuttosto elevato a causa del tempo necessario per il ripristino
remoto di un intero carico di lavoro. Di solito, la replica remota viene eseguita fra sistemi
omogenei usando un software basato su array.

I repository di backup cloud offrono molti dei vantaggi della replica remota (es. protezione,
RPO e RTO) senza però il vincolo dell’utilizzo di sistemi omogenei. Il cloud offre inoltre
importanti risparmi sui costi rispetto alla gestione autonoma di un data center proprietario. La
replica via cloud viene spesso eseguita attraverso una sorta di gateway che agevola la
traduzione delle informazioni dai sistemi locali verso protocolli cloud come S3 o OpenStack.
Anche utilizzando istantanee e replica remota per ridurre il RPO, l'intervallo di tempo interposto fra
istantanee o punti di replica può comunque comprendere migliaia di transazioni. I reparti IT imparano
a convivere con questa perdita di dati poiché non hanno una soluzione in grado di prevenirla. Tuttavia,
numerose organizzazioni potrebbero ridurre al minimo perdite e costi di questo tipo usando soluzioni
specifiche.
Anche il ripristino dei database presenta problemi specifici che spesso richiedono tecniche più
sofisticate rispetto a quelle utilizzate per i file system. Alcuni utenti Oracle preferiscono implementare
Oracle RAC (Real Application Clusters) per ottenere un'elevata disponibilità; tuttavia questo prodotto è
generalmente utilizzato solo per le applicazioni mission-critical e non per tutti i database di un
ambiente. Inoltre, a causa della complessità dell’implementazione (tecnicamente possibile) del
prodotto in località geograficamente separate, RAC non viene utilizzato spesso per la prevenzione dei
guasti di interi data center.
Gli utenti Oracle possono sfruttare i registri di “undo” e “redo” per ripristinare le transazioni in entrambe
le direzioni temporali, ottenendo un punto di coerenza dei database in caso di guasto a un sistema.
Ogni volta che un registro di “redo” viene memorizzato o replicato su altri array o in diverse località,
sarà poi possibile eseguire il ripristino di un dato istante temporale, anche a distanza di tempo.
Tuttavia, così come per le istantanee, i registri di “redo” non vengono utilizzati spesso per la protezione
dai guasti a un sistema.
Per molti anni, RMAN è stato l'elemento chiave dello schema di protezione dei dati per il backup dei
database Oracle. Si tratta di un prodotto ben conosciuto dagli amministratori dei database e dei
backup, ed è uno strumento affidabile e supportato da quasi ogni fornitore di software di backup
presente sul mercato.
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In sintesi, le organizzazioni IT sono in cerca di livelli di servizio con RTO e RPO sempre più bassi,
soprattutto alla luce dei costi legati a perdite di dati e tempi di fermo. Gli utenti Oracle hanno favorito lo
sviluppo di un sistema di strumenti e tecniche conosciuti e in grado di soddisfare gran parte dei
requisiti di protezione dei dati. Per soddisfare in futuro requisiti ancora più esigenti, gli utenti Oracle
cercheranno di ridurre tempi di fermo e perdite di dati attraverso l’implementazione di funzionalità di
protezione dei dati semplificate e consolidate.
PREVISIONI PER IL FUTURO
Oracle offre una linea completa di prodotti di protezione dei dati, che hanno definito lo standard per il
backup dei database Oracle anno dopo anno. Essi includono NAS, nastri virtuali, librerie di nastri e
backup cloud. Oracle ha collaborato con i fornitori di software di protezione dei dati di terze parti per
garantire la compatibilità di prodotti e soluzioni con le proprie tecnologie.
Di recente, Oracle ha presentato Zero Data Loss Recovery Appliance, una PBBA specializzata che
aggiunge un elemento in più alle funzionalità di ripristino dei database di Oracle. In poche parole, con
un parallelo si potrebber affermare che la Recovery Appliance agisce come una sorta di
“videoregistratore” digitale per i database Oracle, acquisendo in maniera continuativa le informazioni
sulle transazioni al fine di riprodurle a un livello molto granulare.
La Recovery Appliance offre due funzionalità di grande importanza: protezione dei dati sia a livello di
transazione sia estesa, attraverso le appliance remote. Questa combinazione protegge le
organizzazioni da numerose minacce legate alla perdita dei dati, fra cui danneggiamento delle
informazioni, errori delle transazioni e guasti a data center e sistemi. Inoltre, essendo una singola
appliance integrata riduce il numero di prodotti da integrare, semplificando l’implementazione per i
clienti.
Secondo Oracle, gli utenti della Recovery Appliance potranno ottenere quattro importanti vantaggi:

eliminazione virtuale del rischio di perdite di dati, per un RPO reale virtualmente nullo;

impatto minimo sulle prestazioni dei database, poiché solo le modifiche vengono trasferite e
registrate nella Recovery Appliance;

ripristino a livello di database, che permette il recupero di qualsiasi elemento, da una
transazione singola a un intero database;

scalabilità, che consente di proteggere tutti i database Oracle di un data center, con la
possibilità di ripristinarli tutti, non solo quelli mission-critical.
Il motore di policy della Recovery Appliance consente alle organizzazioni di offrire la “data protection
as a service” ai propri utenti in ambienti di cloud sia pubblico che privato, garantendo un elevato livello
di granularità nella definizione degli SLA per applicazioni, business unit o database specifici. Anche
nei casi in cui venga applicato un profilo di protezione dati predefinito ai database, la Recovery
Appliance consente alle organizzazioni di associare costi e benefici ai requisiti di business.
Un altro aspetto importante della Recovery Appliance consiste nella possibilità, secondo Oracle, di
migliorare fino al 25% le prestazioni dei database di produzione. Ciò avviene grazie al trasferimento
delle funzioni di protezione dei dati dal server di database. A causa dell'utilizzo di agenti di backup o
dell'esecuzione di operazioni di backup come compressione, eliminazione o convalida, le altre
soluzioni di backup potrebbero aumentare il carico di calcolo dei server di database. La Recovery
Appliance trasferisce invece tutte queste funzioni, lasciando il massimo della potenza di calcolo a
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disposizione dei server per le funzioni relative ai database. È inoltre possibile applicare queste
funzionalità a tutti i database in uso, per una sicurezza totale.
La Recovery Appliance, basata su Oracle Database 12c, è un dispositivo hardware e software
integrato implementabile anche nei cloud pubblici e privati. RMAN è il cuore delle operazioni della
Recovery Appliance e la spina dorsale di ciò che Oracle definisce “Maximum Availability Architecture”
(Architettura di disponibilità massima), che consente lo spostamento libero dei dati da database verso
nastro, disco, cloud e Recovery Appliance. In altre parole, le operazioni della Recovery Appliance,
anche se di natura differente, rimangono famigliari per gli amministratori dei database e dello storage.
La tecnologia “delta push” è una nuova funzionalità del prodotto che consente di inviare i blocchi
modificati dai database di produzione alla Recovery Appliance. Oracle descrive questa funzionalità
come "un database che esegue il monitoraggio di un altro database".
Fra le caratteristiche più interessanti di questa tecnologia ricordiamo la possibilità di supportare il
trasferimento del “redo” in tempo reale per la protezione istantanea delle transazioni in corso, una
funzione innovativa rispetto alle soluzioni di precedente generazione che consentivano di proteggere
solo le transazioni già effettuate. In ambienti caratterizzati da centinaia o migliaia di transazioni
eseguite in un dato istante, la perdita delle transazioni parziali potrebbe essere significativa e spingere
a favore della Recovery Appliance, dispositivo in grado di ripristinarle al meglio. La funzione “delta
store” della Recovery Appliance è un archivio compresso e convalidato di blocchi modificati che
possono essere ripristinati in qualsiasi istante. Questa funzionalità ricorda la possibilità di riavvolgere il
nastro di una videocassetta in un punto qualsiasi di un film, senza limitare il riavvolgimento a sezioni
specifiche della pellicola.
Per completare l'insieme totale degli scenari di protezione dei dati, la Recovery Appliance offre anche
servizi di disaster recovery. Le funzionalità di replica dell’appliance offrono una flessibilità tale da
consentire quasi ogni tipo di configurazione. È possibile iniziare con una replica unidirezionale, che
consente il ripristino di emergenza verso un sito dedicato. È possibile inoltre usare una configurazione
di replica bidirezionale, in cui due Recovery Appliance eseguono una replica reciproca come se si
trattasse di due data center ridondanti. Infine, è possibile utilizzare una configurazione “hub-andspoke”, in cui diversi siti remoti eseguono la replica in un singolo sito centrale. Ognuna di queste
configurazioni può utilizzare postazioni intermedie fra data center privato e dispositivi nel cloud
pubblico. Oracle supporta anche la replica su nastro per un’archiviazione dei backup a basso costo.
È possibile eseguire in tempo reale la replica fra diverse Recovery Appliance, eliminando così
virtualmente la perdita dei dati anche negli scenari più complessi. Le funzionalità di riparazione
automatica di questa appliance consentono la riconciliazione automatica dei cataloghi di backup fra
diverse appliance. I dati vengono convalidati al momento dell'acquisizione, e ogni blocco danneggiato
viene automaticamente riparato. Inoltre, il prodotto esegue mirroring, striping e memorizzazione con
ridondanza di tutti i database, sottoponendo i cataloghi di backup a un triplo mirroring.
La Recovery Appliance si basa sulla piattaforma di storage Exadata di Oracle, dalla quale eredita
scalabilità e affidabilità. La configurazione di base comprende 2 nodi di calcolo e 3 di storage, che
possono essere scalati in maniera del tutto indipendente. Un sistema con configurazione di fascia alta
può occupare anche 18 rack, ospitando fino a 100 PB di backup completi e virtuali con un throughput
di backup massimo di 216 TB all’ora.
È importante sottolineare anche tutte le funzionalità di monitoraggio e gestione del prodotto. La
Recovery Appliance si avvale di Oracle Enterprise Manager per la supervisione e visibilità delle
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operazioni di backup dai database allo storage di back-end, sia esso su nastro, disco, cloud o
Recovery Appliance. Le funzioni di monitoraggio di Enterprise Manager consentono ai team
responsabili delle operazioni di tenere sempre sotto controllo l'ambiente di backup. Inoltre, il prodotto
raccoglie metriche e statistiche chiave in modo da inviare avvisi in base a soglie ed elementi di
attivazione prestabiliti.
SFIDE/OPPORTUNITÀ
Oracle Zero Data Loss Recovery Appliance è un sistema molto particolare nel campo degli appliance
di backup specializzati. Essendo compatibile con i soli database Oracle, occorre considerarlo come
un’aggiunta a un sistema di protezione dei dati e non come un elemento sostitutivo di un altro sistema.
Ad esempio, le organizzazioni che utilizzano una PBBA per i database o file system di produttori
diversi da Oracle dovranno continuare a utilizzare questi dispositivi e il relativo ambiente di backup e
ripristino. In questa situazione, i dirigenti IT dovranno valutare se l’aggiunta di un'altra appliance
specifica per Oracle sia giustificata.
Le organizzazioni soddisfatte delle proprie implementazioni di backup Oracle in uso potrebbero
adottare un atteggiamento prudente basato sulla conservazione dei dispositivi ancora funzionanti.
Tuttavia, le organizzazioni desiderose di consolidare e semplificare i propri backup Oracle, di applicare
policy all’intera impresa e di ottenere una soluzione quasi priva di perdite di dati, potranno essere
molto interessate alla Recovery Appliance. Inoltre, prendendo in considerazione l’aumento delle
prestazioni dei server di database e la riduzione delle ore-uomo necessarie per la loro gestione, sarà
possibile ottenere un ritorno rapido e soddisfacente dell’investimento effettuato.
CONCLUSIONE
ZDLRA è un prodotto all'avanguardia per la protezione dei dati dei database Oracle. Anche se i dati
strutturati non cresceranno rapidamente come i dati non strutturati, i database Oracle continueranno
ad ospitare le applicazioni più esigenti, che spesso supportano gli ambienti OLTP ed elaborano
migliaia di transazioni al minuto. Il costo dei tempi di fermo e della perdita dei dati, anche in caso di
inattività di pochi minuti, può essere sorprendentemente alto. La Recovery Appliance può gestire
perdite di dati (RPO) e tempi di fermo (RTO). Il costo legato a perdita dei dati, produttività e
reputazione aziendale può facilmente eclissare il costo di una soluzione basata su appliance.
La Recovery Appliance consente di affrontare numerosi scenari di perdita dei dati, a partire dai
semplici errori a catastrofiche perdite di interi data center. Per soddisfare le esigenze di protezione dei
dati degli ambienti Oracle, i reparti IT non dovranno più implementare, integrare e gestire tecnologie
disomogenee come istantanee, mirroring e strumenti di replica. La Recovery Appliance è un
dispositivo che si presta a offrire importanti vantaggi alle organizzazioni che faticano a soddisfare i
livelli di servizio richiesti per Oracle e che intendono prepararsi in modo proattivo in previsione di
requisiti futuri, piuttosto che semplificare gli approcci alla Data Protection per i database.
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