“VILLA SPINOLA” BUSSOLENGO (VR) PROGETTO DEFINITIVO/ESECUTIVO DI CONSERVAZIONE E ADEGUAMENTO FUNZIONALE DI ALCUNI SPAZI INTERNI A PIANO TERRA II° STRALCIO – I° parte INTERVENTI SUL CORPO A APPUNTI STORICI SU VILLA BONANOME – GIUSTI – CANOSSA – SPINOLA Villa Spinola in una fotografia dei primi del Novecento Appena ricordata da Giambattista Da Persico nel 1821, la villa in epigrafe ebbe a godere una prima volta di una qualche attenzione – almeno per quanto riguarda il suo aspetto edilizio – in un cataloghino, estratto dal volume ‘Le ville venete’, stampato nel 1956 a cura dell’Ente Provinciale per il Turismo di Verona. La scheda, a firma di Giuseppe Silvestri, così recita: “Villa di aspetto seicentesco, ma di probabile origine anteriore, del tipo caratteristico a portico e loggia, ma con la variante bellissima ed insolita del doppio ordine di ampie arcate sopra quelle del portico. Ad una delle estremità ha una bassa colombaia, certo cinquecentesca, mentre dalla parte opposta un corpo di fabbricato, con balconi, si spinge in avanti verso il portale d’ingresso, che dà sulla strada proveniente da Pescantina”. “Situata in ottima posizione – continua il redattore della scheda – da cui domina (oltre il corso dell’Adige, che scorre ai piedi della collina), la pingue pianura di Pescantina, le valli e i monti della Valpolicella, questa villa doveva essere stupenda. Oggi è ridotta ad uso misto, di scuole e di abitazioni anche popolari; e il suo vasto parco, che 1 scendeva fino al fiume ricco di tempietti e statue, è distrutto. Nell’atrio, una targhetta con iscrizione ricorda la sosta che Margherita d’Austria vi fece nel 1590”. Qualche ulteriore attenzione alla villa ebbe a dedicare chi scrive queste note nel 1975 in occasione della stesura, da parte dell’ing. Camillo Salvi, di un progetto di lavori di consolidamento, risanamento e restauro del corpo laterale ovest, al tempo in cui la villa era sede della Scuola Media del Capoluogo di Bussolengo e dotata di 17 aule, più vari uffici e servizi. Il complesso sorge lungo la strada che scende verso Pescantina, fra l’abitato del capoluogo e l’Adige, sul ciglione che domina il corso dell’Adige sottostante, nonché, al di là del fiume, la pianura, le valli e i monti della Valpolicella. Trattasi di un edificio a tre piani fuori terra, disposto sostanzialmente a “U”, costituito da un corpo principale, a pianta pressoché rettangolare (che chiameremo “Corpo A”), dal già ricordato corpo ovest (“Corpo B”), secondario, e da una torre colombaia, sporgente sul lato est, quattrocentesca come la porzione di fabbricato (Corpo A*) immediatamente retrostante e che si sviluppa fino alla risega verticale, leggibile nella facciata settentrionale del complesso. Schema planimetrico della villa, con suddivisione dei corpi di fabbrica Nella seconda metà del secolo XVI, il complesso quattrocentesco, che era a due piani, venne ampliato con l’aggiunta di un altro corpo ad occidente e di una loggia a due piani in facciata, tale da legare l’edificio più antico con quello cinquecentesco. Dato comprovato dalla lettura dei documenti relativi al soggiorno della principessa Margherita d’Austria nel 1598, di cui si farà cenno più avanti. Altra aggiunta si ebbe – sempre in questo corpo principale – nel secolo XVIII con la sopraelevazione di tutto il complesso, colombaia compresa, che richiese in facciata la creazione di un terzo ordine di loggiato. Questo corpo principale (Corpo A) è costituito da una serie di ambienti passanti posti in successione, risolti dal punto di vista costruttivo con tre setti longitudinali e paralleli: quello di facciata su colonnati, quello intermedio di spina e quello perimetrale sul retro, tutti dello spessore di 50-60 centimetri, se si eccettua il muro a scarpa sul fronte nord, che alla base misura ben 90 centimetri. I muri trasversali, diversamente dal muro di spina che definisce la controfacciata della loggia, salgono fino al coperto e contribuiscono a reggere l’orditura lignea del tetto. Questo corpo di fabbrica, durante le varie modifiche apportate soprattutto nel Novecento, è stato sostanzialmente rispettato nei suoi valori strutturali e architettonici: va 2 invece sottolineata l’aggiunta di una colonna di servizi appoggiati al lato orientale tra gli anni Trenta e Quaranta, quando l’edificio venne adibito a scuola, e la conseguente apertura di alcune file di finestre sul prospetto settentrionale, ben distinguibili dalle originali, nonché in data ancora più recente l’aggiunta di alcune tramezze ai vari piani. L’attuale configurazione su tre livelli fuori terra del corpo più ad ovest (Corpo B) è invece frutto di interventi edilizi ascrivibili alla seconda metà del XIX secolo, quindi posteriore alla sopraelevazione del corpo principale (Corpo A), anche se la presenza di cantine voltate a crociera e a botte, al livello interrato, lascia intendere che la parte più antica ed originaria di questo edificio risalga almeno al XVI-XVII secolo. Originariamente, tale corpo di fabbrica, dotato esclusivamente di cantine interrate e due grandi ambienti a piano terra, ospitava le scuderie e pertinenze rusticali (magazzini, rimesse, etc.). Gli interventi ottocenteschi, quindi, comportarono un totale rimaneggiamento dei prospetti, l’innalzamento di tutta la struttura per un intero piano e la costruzione dell’avancorpo rivolto verso il parco (Corpo B*), che non compare nelle mappe del Catasto Austriaco del 1840. Tale avancorpo, dotato di due balconi sovrapposti sopra una triplice arcata, venne realizzato per mettere in collegamento diretto le logge dell’antica villa con gli ambienti del corpo ovest. Se nel 1975, il corpo principale della villa poteva sembrare ancora in discrete condizioni, diversa appariva la situazione del corpo secondario che impostava le strutture del primo e secondo livello sul muro seicentesco di mezzeria a piano terra, ottenendo una struttura alquanto ardita e anomala. Struttura realizzata per ottenere un corridoio centrale di distribuzione alle stanze dei piani superiori. Tale corpo è costituito da murature d’ambito dello spessore di circa 45 centimetri. Il piano terra è contraddistinto dalla presenza del muro di mezzeria seicentesco, al di sopra del quale in origine erano impostate, su caratteristici mensoloni in legno, le tramezze che delimitavano il corridoio centrale ai piani superiori. Ne risultava nel complesso una struttura instabile, elastica, in parte deteriorata nelle sue strutture portanti (solai e mensoloni lignei), da cui un quadro fessurativo preoccupante, particolarmente evidente nelle murature mediane, causato dal cedimento dei solai e dei mensoloni. Dopo l’intervento dell’ing. Camillo Salvi su questo corpo laterale (1973-75), che ha modificato l’impianto strutturale originario, poco altro si ebbe a fare sul corpo principale, già ampiamente sconfigurato negli anni Trenta. Prospetto verso la corte interna dei rustici addossati al Corpo B 3 Nel 1971, al fine di permettere la costruzione di un nuovo edificio scolastico a fianco del complesso di Villa Spinola, si procedette alla demolizione degli annessi rusticali su due piani, posti a sud-ovest del corpo ottocentesco. Villa Spinola durante i lavori di demolizione dei corpi rusticali nel 1972 Di lì a poco, la villa venne ad accogliere la sede dell’Unità Sanitaria Locale (ULSS), oggi in fase di trasferimento. Proprio la liberazione dell’edificio degli ultimi occupanti ha consentito al Comune di Bussolengo, proprietario del complesso, di avviare una più approfondita indagine sulle strutture murarie che, assecondata dalla presente ricerca storica, ha portato a fornire ulteriori informazioni sulla genesi dell’edificio e sui vari interventi subiti nel tempo. L’intervento di recupero ha come oggetto principale il corpo principale del complesso (corpo A), a tre piani e, in origine, impostato sulla tipologia a tre ampi saloni per piano, tutti affacciati sul portico e sulle logge. I saloni si affacciavano sul giardino retrostante, che digradava verso il fiume e che, sempre negli anni Trenta del secolo scorso, era stato ampiamente menomato per ricavarne un campo sportivo. Tale operazione, onde superare i dislivelli del terreno e ottenere una piattaforma pianeggiante, costrinse a costruire anche una lunga pensilina aggettante sul lato nord del campo stesso, ma soprattutto ebbe ad intaccare, con uno ampio scavo, le stesse fondamenta dell’edificio nel quale si aprirono, soprattutto nelle angolate nord, lunghe fessurazioni che percorrono le murature dalla base al sommo. Si è già accennato come la riduzione della villa ad edificio scolastico abbia poi comportato la creazione di nuove colonne di finestre, sulla facciata nord del complesso, realizzate nelle due sale adiacenti all’angolata ovest e in quella al primo piano adiacente all’angolata est. Tali nuove aperture sono riconoscibilissime dal non avere contorni in pietra, bensì in cemento. Nell’occasione vennero anche probabilmente eliminati i maestosi e monumentali camini rinascimentali, che stavano fra le finestre originali, uno dei quali, forse, era stato rimosso e collocato in posizione insolita (per le esigue dimensioni della stanza) al primo piano della torre colombaia. Ancora si è potuto verificare (confortati in questo dalle fonti archivistiche e dall’esame delle partiture decorative sotto scialbo) come la scala che sale da terra al primo piano sia di origine tardo cinquecentesca e, dunque, contemporanea alla composizione 4 rinascimentale del complesso dominicale. In un secondo momento, di poco successivo, l’ingresso dalla loggia alla sala più ad ovest venne raddoppiato per ottenere una composizione simmetrica con la porta-bifora d’immissione al vano scale. Il rialzo dell’ultimo piano del corpo principale è, invece, sicuramente settecentesco e coincide in facciata con il secondo loggiato. Di conseguenza, l’ultima rampa dello scalone monumentale venne realizzata ad ‘imitazione’ delle partiture decorative delle rampe inferiori, a differenza delle mostre delle porte che presentano cornici settecentesche. Raffronto tra la mostra cinquecentesca (a sx) e settecentesca (a dx) L’origine storica di villa Spinola va ricondotta alla famiglia dei Bonanome, che l’ebbero a costruire intorno al 1570, ampliando una proprietà più antica. Fondatore del Casato, arricchitosi grazie al commercio, è tale Palamidese, padre del costruttore del complesso; quest’ultimo di nome Onofrio, nato nel 1521 e censito a Verona, nella contrada di San Benedetto, risulta sposato a tale Maddalena che gli dette quattro figli: Palamidese, nato nel 1551; Giovanni Angelo, nato nel 1553; Alberto, nato nel 1556; e Angelina, nata nel 1549. Che la villa sia stata costruita da Onofrio lo si apprende da una dichiarazione da lui stesso resa al Doge di Venezia il 18 agosto 1582, quando chiese allo stesso di poter chiudere una strada che correva fra il confine settentrionale del giardino della villa e l’Adige; strada che, costeggiando la riva del fiume, proveniva dalla Sega di Cavaion e da Piovezzano e proseguiva verso Verona. Così si esprime nella sua richiesta il Bonanome: «Ritrovandomi io Honofrio Bonanome devotissimo sempre della Serenità Vostra haver fabbricato un palazzo nella villa di Gussolengo assai bello e comodo non tanto per la fabbrica quanto per il sito dilettevolissimo a riguardare, imperochè scopre fiumi campagne colli et monti da ogni parte, il che ha dato occasione che al passaggio de principi li chiarissimi soi rettori di Verona mi hanno ricercato a darli alloggiamento et massime quando vi passò la Serenissima Principessa de Mantua moglie del Serenissimo Arciduca d’Austria et l’Eccellentissimo Duca di Baviera he altri personaggi il che quei volentieri e con allegro 5 animo siccome farò sempre in simili occasioni…». E quindi egli prosegue: «perché dalla parte del fiume Adice vi è certa strada vicina al giardino la qual per non essere usata è piena d’immonditie, che rendono fettore stando alle finestre d’esso palazzo, desideroso di levar detto fettore et andar col giardino sino sopra il detto fiume Adice confinando io da ogni parte et così render la vista più dilettevole e il giardino più perfetto, riverentemente supplico la Serenità Vostra che si degni per special gratia, tolte prima quelle informationi che alla sua infinita prudenza parerà, et massime circa ciò che detta strada non sia usata, ne bisognevole ad alcun altro, concederla a me, acciò possa far l’opera predetta offerendome pagarla per quello sarà estimata da perito, restando io sempre prontissimo di spender la vita et la facultà in servitio di Vostra Serenità alla quale umilmente mi raccomando». Gli uffici veneziani segnalarono a quelli veronesi il desiderio del Bonanome e dettero disposizione: «Che alla sopradetta supplicatione respondano li Rettori nostri di Verona, et ben informati delle cose in essa contenenti». Al che i Rettori di Verona aprirono una inchiesta per conoscere quali eventuali diritti di terzi venissero lesi, accogliendo la richiesta. Evidentemente, poi, l’inchiesta dovette concludersi favorevolmente al Bonanome che chiuse la strada e ampliò il giardino, tant’è che nel Catasto Austriaco del 1840 – e ancor prima nella mappa di De La Mottieré del 1734 - si può ancora leggere come tale strada fosse stata a suo tempo interrotta deviandone l’eventuale traffico, con strade che tuttora salgono e ridiscendono quindi, circumnavigando la tenuta rappresentata dalla villa, dai rustici annessi e dall’ampio suo parco. Particolare del Catasto Austriaco del 1840 Già prima del 1582, dunque, la villa aveva ospitato personalità di passaggio sulla strada che dalla Val d’Adige scendeva a Pescantina donde, attraversando su ponte di barche l’Adige, si approdava proprio nei pressi del nostro edificio. Così accadde anche nel 1598 quando ebbe a soggiornare per ben tre giorni in casa dei Bonanome la principessa Margherita d’Austria in viaggio per Ferrara per andare sposa a Filippo III, re di Spagna. Nel settembre 1598, infatti, Margherita (1584-1611) figlia di Carlo d’Asburgo, arciduca d’Austria e di Stiria e di Maria di Baviera, lasciava le terre paterne per il lungo viaggio che l’avrebbe condotta attraverso l’Italia fino a Genova (dove giunse nel febbraio 1599), e da qui in Spagna, dove l’attendeva lo sposo. Nel suo itinerario era accompagnata dall’Arciduca Alberto d’Asburgo (1559-1621), governatore dei Paesi Bassi dal 1596. Le nozze di Margherita e Filippo III - assieme a quelle dell’Arciduca Alberto con l’infanta Isabella Clara Eugenia, figlia di Filippo II - vennero celebrate per procura a Ferrara da papa Clemente VIII. 6 Il viaggio della giovane regina di Spagna con il suo complesso ciclo festivo e cerimoniale costituì, all’epoca, un eccezionale avvenimento politico-dinastico, che avvenne a pochi mesi dalla devoluzione di Ferrara alla Chiesa (gennaio 1598) e dalla pace di Vervins tra Francia e Spagna (firmata il 2 maggio 1598), e siglò un anno di grande importanza nelle relazioni internazionali. Del soggiorno della futura sovrana presso la residenza dei Bonanome rimane tuttora memoria in una lipide bronzea murata sotto il portico della villa, con iscrizione dettata da Francesco Pola (1568-1624), professore di diritto all’Università di Padova: Targa bronzea di Francesco Pola conservata nel sottoportico della villa Del passaggio della regina faceva memoria anche un’altra targa, sempre del Pola, posta sopra la porta del palazzo di Bussolengo ove venne ospitata. IO. MARGARITA. IO. AVSTRIACA. O. QVAE. INCOMPARABILIS. RERVM. MAIESTAS. TE. AMBIT. FORTVNATISSIMAM. I. FELIX. PER. TVA. GAVDIA. L’importanza del passaggio della regina nei territori della Serenissima venne celebrato anche con la pubblicazione di un’apposita relazione encomiastica, stampata a Verona l’anno appresso. La villa ospitò ancora altre illustri autorità: come ricorda un’altra iscrizione in bronzo, tuttora esistente nel sottoportico - benché cancellata a tal punto da risultare illeggibile -, nel 1623 la principessa Eleonora Gonzaga venne qui ospitata mentre viaggiava alla volta della Germania a sposare l’imperatore. Ritornando alle vicende genealogiche, va aggiunto che Alberto, uno dei figli di Onofrio Bonanome, ebbe a sua volta un figlio, di nome Giovanni Battista. Questi sposò tale Margherita Lonardi, che gli diede una figlia, Angelica, nata nel 1619, che andrà in sposa al conte Uguccione Giusti. E proprio in questa circostanza Angelica porterà come dote, in casa Giusti, la villa di Bussolengo che cambiò in tal modo proprietà. I Giusti vi soggiorneranno, soprattutto nei mesi estivi, anche con le famiglie dei discendenti di Uguccione: Claudio suo figlio (1696), Uguccione figlio di Claudio (1712), Antonio figlio di Uguccione (1745), Uguccione figlio di Antonio (1805). Quest’ultimo risulta titolare del complesso nel 1817, come attestato dal Catasto Napoleonico. 7 Probabilmente sotto la cura dei conti Giusti venne realizzato un belvedere in asse con il portale d’accesso al giardino, a cui si accedeva percorrendo un viale di cipressi, documentato da una mappa della prima metà del Settecento. Particolare della mappa di M. De La Mottieré del 1734. Il complesso della villa si riconosce in alto a destra. Il possesso della villa da parte dei Giusti durerà però fino al 1819, anno della morte del conte Uguccione ancora in tenera età. Villa e terreni vennero venduti allora ai marchesi di Canossa. Si è tramandata anche la notizia che nel periodo di possesso da parte dei Canossa vi soggiornasse spesso anche il cardinale Luigi Canossa, vescovo di Verona. Ancora altri passaggi di proprietà vanno pure registrati. I Portalupi la godettero dal 1851 al 1875, entrandone in possesso a seguito del matrimonio della figlia del marchese Bonifacio Vincenzo di Canossa, Maria, con il marchese Antonio Portalupi. Gli Spinola la ebbero, infine, dal 1875 al 1924, a seguito del matrimonio del marchese Ugo Spinola con Carolina Portalupi. Finalmente nel 1924 il comune di Bussolengo acquisterà tutto il complesso adibendolo, in un primo tempo, parte a edificio scolastico e parte ad abitazione, finché nel 1958 divenne sede della scuola di avviamento al lavoro e nel 1975 della Scuola Media Statale; mentre dal 1980 ospita gli uffici della ULSS 22. Nel 1971, come già anticipato, il complesso venne mutilato – in vista della costruzione dei nuovi edifici scolastici – di una serie di case rurali e rustici ove un tempo abitavano i custodi, i giardinieri e i conduttori dei fondi agricoli e dove erano anche la portineria e la foresteria. Ne nacquero polemiche alle quali partecipò pure il consiglio direttivo della sezione veronese di Italia Nostra con un documento nel quale, mentre si condannavano le precipitose distruzioni recentemente compiute nel complesso edilizio della cinquecentesca villa Spinola di Bussolengo (senza avvertire la Soprintendenza ai Monumenti, come esplicitamente prescritto), e le precedenti alterazioni ed offese arrecate alla stupenda costruzione e al circostante ambiente naturale, si ravvisava nel progetto del nuovo edificio scolastico, che si intendeva far sorgere nelle immediate adiacenze della villa stessa, un ulteriore attentato all’integrità ed alla bellezza del monumento, il quale avrebbe rappresentato «il massimo bene culturale del paese e quindi un orgoglio e un vanto per la comunità intera, al cui patrimonio ideale esso appartiene». Si riteneva dunque che per l’edificio scolastico in questione dovesse essere utilizzata un’altra area più idonea, scegliendola tra quelle esplicitamente suggerite dal piano di fabbricazione comunale; si 8 auspicava ancora che Villa Spinola fosse, appena possibile, sottratta agli usi cui da decenni era adibita e che ne avevano causato il progressivo deterioramento; e che, liberata dalle sconce sovrastrutture, essa venisse valorizzata da un intelligente restauro, studiato e condotto con rigoroso rispetto, e fosse destinata ad usi più consoni al suo alto valore artistico e storico. Si invitavano infine le competenti autorità, e in primo luogo la Soprintendenza ai Monumenti di Verona e il Comune di Bussolengo, ad impegnarsi a fondo per arrestare il processo di decadimento dell’edificio «la cui tipologia è unica nel territorio veronese» e per restituire dignità e prestigio all’annesso parco. A due anni dalla inconsulta mutilazione il 28 novembre 1973, Giuseppe Silvestri dettava per il quotidiano l’Arena, prendendone congedo, il suo ultimo articolo che testimoniava ancora una volta, casomai ce ne fosse stato bisogno, il suo impegno civile e la sua costante attenzione ai problemi della salvaguardia delle bellezze artistiche e naturali della nostra provincia. «Passando davanti alla stupenda villa Spinola viene da pensare – scriveva sempre a tal proposito Giuseppe Silvestri - che non ci si renda conto del valore di questo prezioso gioiello architettonico, il quale sarebbe orgoglioso vanto di ogni paese che non si trovasse in questa nostra Italia, del patrimonio artistico così incurante. Sono infatti trascorsi quasi due anni dalla inconsulta e tanto deprecata mutilazione (furono demolite – come si ricorderà – la portineria e la foresteria), e nulla si è fatto per tutelare il complesso monumentale, sacrificato e quasi schiacciato sotto la pesante mole del nuovo edificio scolastico». «Lontana da noi l’intenzione – egli aggiungeva - di riaccendere una polemica e di cedere ad inutili recriminazioni, anche perché ricordiamo bene come la responsabilità dell’accaduto andasse spartita tra quel funzionario della Soprintendenza ai Monumenti che consentì alle demolizioni, e il Comune che mise in azione le ruspe senza darne avviso alla Soprintendenza, come gli era stato imposto, creando il classico “fatto compiuto”». Giuseppe Silvestri così soggiungeva: «Spetta al Comune, che ne è il fortunato proprietario, dargli una nuova decorosa destinazione e compire quei lavori di restauro più che mai necessari sul fronte posteriore rivolto al fiume e sul fianco orientale, dove va eliminata la sconcia appendice dei gabinetti di decenza. Il giardino, da troppo tempo abbandonato e anche manomesso con la costruzione di un campo sportivo ora in disuso, merita pure di essere ripristinato e adibito a parco pubblico». Ora, finalmente, e a tanti anni di distanza, i voti formulati da Giuseppe Silvestri sembrerebbero avverarsi, e ciò per merito degli attuali amministratori comunali, che sembrano bene intenzionati ad un corretto recupero di tanto monumento. Il belvedere superstite 9 APPENDICE CARTEGGIO STORICO RELATIVO A VILLA SPINOLA CONSERVATO PRESSO L’ARCHIVIO DELLA SOPRINTENDENZA AI BENI AMBIENTALI E ARCHITETTONICI DI VERONA Secondo carteggi tra il nuovo proprietario (il Comune di Bussolengo, nella figura del sindaco Savorelli) e la Soprintendenza nel 1960 [prot. 5831 del 21/03/60] la villa, già adibita durante il periodo fascista in parte ad abitazione e in parte a scuola professionale, mostrava precarie condizioni di stabilità, anche in relazione all’esecuzione - sempre nel periodo fascista – del campetto da calcio, in luogo del precedente ‘magnifico parco’, peraltro privando l’angolata nord-ovest della villa del sottostante terreno di sostegno fondazionale. Sempre in detta comunicazione si segnalava quindi la necessità di provvedere ad interventi di consolidamento strutturale. In data 31/05/61 il Comune di Bussolengo scrive all’Ente Ville Venete sottolineando che Villa Spinola - attualmente sede di scuola secondaria - pur avendo subito alcune trasformazioni in relazione al cambio d’uso da precedente abitazione, non ha visto snaturare i valori stilistici propri dell’architettura veneta. L’Amministrazione Comunale vorrebbe risistemare l’immobile chiedendo sopralluogo di tecnici qualificati per esaminare quanto può essere oggetto di recupero e restauro. In data 3/06/61 l’Ente Ville Venete comunica alla Soprintendenza di Verona che prima di esprimersi in merito a Villa Spinola serve il parere della Soprintendenza, per poi decidere se elargire facilitazioni per i lavori di restauro. In data 05/06/61 la Soprintendenza, a firma del soprintendente arch. Pietro Gazzola, si dice pronta a vagliare eventuali proposte presentate dall’Ammistrazione Comunale. La risposta del sindaco Savorelli [datata al 09/06/61] comunica che il Comune non ha idea sul da farsi per il recupero della villa e chiede alla Soprintendenza di inviare un tecnico esperto per identificare le operazioni necessarie; solo dopo tale perizia il Comune potrà prendere accordi per eventuali lavori. Più di dieci anni dopo, in data 25/10/72 (a firma del sindaco P. Montanari), si sollecita un sopraluogo a Villa Spinola per definire le operazioni di consolidamento del corpo ovest (aggiunta ottocentesca su preesistenze seicentesche) in pericolo statico nelle sue strutture lignee interne dei solai. La villa è ora sede della scuola media. La Soprintendenza, a firma di P. Gazzola, chiede di non manomettere l’edificio con demolizioni, anche interne (soprattutto in relazione al caratteristico solaio a mensoloni lignei del piano terra), ma di procedere con “lavori di restauro conservativo”. L’anno successivo, in data 16/11/73, la Soprintendenza chiede di non manomettere il muro di cinta cinquecentesco ed il portale annesso. In data 09/07/75 viene trasmesso alla Soprintendenza copia del progetto dell’ing. C. Salvi relativo al consolidamento del corpo ovest, informando che nel contempo sono iniziati i lavori che si limiteranno al consolidamento interno senza toccare i prospetti esterni 10 specificando che “in parte [sic] viene rispettato il caratteristico soffitto in legno al piano terra” [prot. 6685 del 09/09/75]. La Soprintendenza esprime parere favorevole ai lavori di consolidamento dell’ala ovest, esaminata la pratica inviata ed a seguito di sopralluogo del soprintendente Lionello Costanza Fattori (prot. 4398 del 09/09/75). Nel 1981 l’arch. Gian Paolo Rubele (con richiesta del 17/01/81) chiede parere su progetto per ricavare all’interno degli ambienti, allora degradati, al piano terra del corpo quattrocentesco ad est di Villa Spinola, l’abitazione del custode [al piano terra della torre se ne ricaverà la cucina]. La risposta arriva in data 05/02/81 esprimendo parere favorevole con alcune indicazioni per migliorare il progetto, firmata dal soprintendente arch. F. Zurli. In data 07/08/86 il presidente dell’ULSS 26, Sante Perusi, invia in Soprintendenza il progetto di rifacimento di una parte del tetto (corpo quattro-settecentesco) di Villa Spinola adibita a sede ULSS con progetto dell’arch. Franco Guardini. Il progetto viene approvato dalla Soprintendenza (il 18/09/86) con raccomandazione di restaurare le mensole lignee sottogronda ed eventuale sostituzione degli unici elementi fatiscenti. Il progetto prevede la sostituzione dell’orditura del tetto della parte centrale (che ancora era quella originale costituita da travi in abete con sezione quadra e circolare) con materiali nuovi dove sarà necessario pur rispettandone la disposizione originale. Il Comune di Bussolengo invia in data 23/11/92 [prot. 22242] richiesta di approvazione a lavori di consolidamento del muro di sostegno del campetto da calcio. La Soprintendenza, con risposta in data 14/0/93, approva gli interventi al muro di sostegno con rete, chiedendo altresì che il Comune si impegni formalmente a ripristinare l’orografia originaria del terreno. La Soprintendenza (prot. 11307/115 del 28/11/91) aveva infatti richiesto l’elaborazione, da parte del Comune, di un progetto di risistemazione dei profili del terreno dell’antico parco di Villa Spinola, poiché riteneva che le modifiche apportate in epoca fascista per la realizzazione del campetto da calcio, a ridosso della villa, non fossero congrue con l’edificio storico ed il parco. Il Comune risponde di non possedere attualmente i fondi per tale intervento e provvede però a stralciare l’intervento in due lotti: il primo vedrà il consolidamento del muro del campetto e della rete lungo detto muro. Il Comune, in data 20/07/93 [prot. 11955] e con firma del sindaco Lorenzo Zenorini, garantisce ufficialmente il proprio impegno a soddisfare la richiesta della Soprintendenza. 11