Appunti di Compatibilità Elettromagnetica Appendice 3 - Onde piane Introduzione ............................................................................................... 1 Equazioni delle onde piane: equazione di Helmolthz.................................. 2 Risoluzione delle equazioni di Helmotz: il campo elettrico ........................ 5 Il vettore d’onda ................................................................................... 8 L’onda piana uniforme.......................................................................... 9 Il campo magnetico .................................................................................... 9 Riepilogo sulle onde piane........................................................................ 10 Lunghezza d’onda e velocità di fase.................................................... 11 Osservazione....................................................................................... 13 Propagazione di onde piane in un mezzo con perdite (σ≠0) ...................... 15 Espressione del campo elettrico.......................................................... 17 Il vettore di propagazione ................................................................... 18 Velocità di fase ................................................................................... 20 La costante di propagazione intrinseca γ ............................................ 21 Il campo magnetico............................................................................. 22 Impedenza caratteristica del mezzo..................................................... 22 Disposizione dei vettori di campo ....................................................... 23 Vari tipi di onde ....................................................................................... 23 INTRODUZIONE Lo studio delle cosiddette onde piane è molto utile per due motivi essenziali: • intanto, esse rappresentano una buona approssimazione delle onde che effettivamente si propagano in gran parte dei casi di interesse pratico, specialmente quando ci si pone ad una sufficiente distanza dalla sorgente che le ha generate; • inoltre, molti casi più complessi di propagazione possono essere risolti considerando una sovrapposizione di onde piane: un esempio tipico sono le linee di trasmissione, dove si propagano due onde piane, una incidente e l’altra riflessa, di tipo TEM (cioè Trasverso ElettroMagnetico, ossia con campo elettrico e campo magnetico ortogonali tra loro e ortogonali alla direzione di propagazione). Appunti di “Compatibilità elettromagnetica” - Appendice 3 EQUAZIONI DELLE ONDE PIANE: EQUAZIONE DI HELMOLTHZ Il nostro scopo è quello di studiare l’evoluzione, SIA nello spazio SIA nel tempo, del campo elettrico e del campo magnetico. Per prima cosa, dobbiamo ricavare le espressioni cui devono obbedire il campo elettrico ed il campo magnetico quando si propagano in un mezzo con le seguenti caratteristiche: • si tratta di un mezzo omogeneo, il che significa che la conducibilità σ, la permettività µ e la permeabilità ε sono ovunque costanti; • si tratta inoltre di un mezzo isotropo, il che significa che σ, µ ed ε sono semplicemente degli scalari, ed in particolare di un mezzo perfettamente isolante, il che significa σ=0; r • si tratta, infine, di un mezzo privo di cariche libere, cioè con ρ( r ) = 0 , e privo anche di r r generatori di corrente o tensioni impresse, cioè tale che J ( r ) = 0 . Facciamo osservare che, sotto tutte queste ipotesi, il mezzo considerato può essere tranquillamente considerato come lo spazio libero privo di perdite, il quale infatti costituisce un dielettrico perfetto quando si tratta del vuoto (cioè quando µ=µ0 e ε=ε0). Il punto di partenza sono naturalmente le equazioni di Maxwell ed in particolare le prime due: r r ∂B ∇×E=− ∂t r r r ∂D ∇×H=J+ ∂t Sottolineiamo che siamo nel dominio del tempo, per cui queste sono equazioni solo vettoriali, che cioè includono solo i vettori rappresentativi del campo elettrico, del campo magnetico, del campo di induzione magnetica e della densità di spostamento. r r Avendo detto che J ( r ) = 0 , è chiaro che la seconda equazione diventa r r ∂D ∇×H = ∂t Inoltre, avendo detto che µ ed ε sono degli scalari, possiamo usare le seguenti relazioni costitutive del mezzo considerato: r r D = εE r r B = µH Sostituendo, abbiamo dunque che r r ∂H ∇ × E = −µ ∂t r r ∂E ∇×H = ε ∂t Adesso calcoliamo il rotore di entrambi i membri di entrambe queste equazioni: Autore: Sandro Petrizzelli 2 Le onde piane r r ∂H ∇ × ∇ × E = −µ∇ × ∂t r r ∂E ∇ × ∇ × H = ε∇ × ∂t ( ) ( ) Il segno di derivata può essere portato fuori dall’operatore rotore (che è lineare), per cui ( ) ( ) ( r r ∂ ∇ × ∇ × E = −µ ∇ × H ∂t r r ∂ ∇× ∇×H = ε ∇×E ∂t ( ) ) r r r r ∂H ∂E Sfruttando sempre le stesse equazioni di Maxwell ∇ × E = − µ e ∇×H=ε , possiamo ∂t ∂t modificare le espressioni dei secondi membri della relazioni ottenute: r r r ∂ ∂E ∂2E = −µε 2 ∇ × ∇ × E = −µ ε ∂t ∂t ∂t r r r ∂ ∂H ∂ 2H = −µε 2 ∇ × ∇ × H = ε − µ ∂t ∂t ∂t ( ) ( ) Ponendo adesso c = velocità della luce = quelle equazioni diventano ( ) ( ) r 1 ∇× ∇×E = − 2 c r 1 ∇× ∇×H = − 2 c 1 µε r ∂2E ∂t 2 r ∂ 2H ∂t 2 Passiamo r a semplificare i secondi membri: è facile verificare che, dato un generico campo vettoriale A , vale la relazione r r r ∇ × ∇ × A = ∇∇ • A − ∇ 2 A ( ) Applicandola al campo elettrico ed a quello magnetico, otteniamo r r r ∇ × ∇ × E = ∇∇ • E − ∇ 2 E r r r ∇ × ∇ × H = ∇∇ • H − ∇ 2 H ( ( ) ) per cui le nostre relazioni diventano 3 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Compatibilità elettromagnetica” - Appendice 3 r r r 1 ∂2E 2 ∇∇ • E − ∇ E = − 2 2 c ∂t r r r 1 ∂2H 2 ∇∇ • H − ∇ H = − 2 2 c ∂t r Possiamo però ancora semplificare: in primo luogo, sappiamo che ∇ • H = 0, per cui la seconda equazione diventa r r 1 ∂ 2H 2 ∇ H= 2 2 c ∂t r Inoltre, in base alla terza equazione di Maxwell ∇ • D = ρ , avendo supposto che ρ=0, abbiamo r r r evidentemente che ∇ • D = 0 e quindi anche, sfruttando la relazione costitutiva D = ε E , che r ∇ • E = 0 : di conseguenza, la prima equazione diventa r r 1 ∂ 2E ∇ E= 2 2 c ∂t 2 In conclusione, quindi, le equazioni che regolano la propagazione del campo elettrico e del campo magnetico nel mezzo considerato sono r r 1 ∂ 2H 2 ∇ H= 2 2 c ∂t r r 1 ∂ 2E 2 ∇ E= 2 2 c ∂t Queste sono delle equazioni differenziali lineari, del 2° ordine, che legano le derivate parziali relative alle coordinate spaziali (cioè l’operatore ∇ 2 ) con la derivata rispetto al tempo. Un caso particolare è quello in cui le sorgenti che generano questi due campi sono di tipo jω t sinusoidale e : in questo caso, supponendo di trovarci in regime sinusoidale permanente, sappiamo di poter passare nel dominio dei fasori, semplicemente sostituendo l’operatore ∂ ∂t con l’operatore jω e considerando i vettori presenti come anche dei fasori (cioè numeri complessi, dotati perciò di modulo e fase). Le equazioni diventano dunque le seguenti: r r ∇ 2 H + ω 2 µεH = 0 r r ∇ 2 E + ω 2 µεE = 0 Quelle appena scritte sono note come equazioni vettoriali (fasoriali) delle onde o anche equazioni di Helmholtz: si tratta di equazioni differenziali alle derivate parziali, con coefficienti costanti e dobbiamo trovare il modo di risolverle. Autore: Sandro Petrizzelli 4 Le onde piane RISOLUZIONE DELLE EQUAZIONI DI HELMOTZ: IL CAMPO ELETTRICO Dobbiamo dunque risolvere le equazioni r r ∇ 2 H + ω2µεH = 0 r r ∇ 2 E + ω2 µεE = 0 2 2 Per nostra comodità, poniamo k = ω µε , per cui le due equazioni diventano r r ∇2H + k2H = 0 r r ∇2E + k2E = 0 Dato che si tratta di due equazioni formalmente identiche, ne risolviamo solo una, per esempio quella del campo elettrico. Cominciamo col ricordare l’espressione dell’operatore ∇ 2 [ ] e, in particolare, le espressioni delle sue tre componenti in un generico sistema di riferimento Oxyz: ( r ∇2E ( r ∇ E ( r ∇ E 2 2 ) ) ) x y y = = = ∂2Ex ∂2Ex ∂2Ex + + ∂x 2 ∂y 2 ∂z 2 ∂2Ey ∂x 2 ∂2Ey ∂x 2 + + ∂2Ey ∂y 2 ∂2Ey ∂y 2 + + ∂2Ey ∂z 2 ∂2Ey ∂z 2 r r Allora, l’equazione vettoriale (e anche fasoriale) ∇ 2 E + k 2 E = 0 equivale alle tre equazioni scalari ∂2Ex ∂2Ex ∂2Ex + + + k2Ex = 0 ∂x 2 ∂y 2 ∂z 2 ∂2Ey ∂x 2 ∂2Ey ∂x 2 + + ∂2Ey ∂y 2 ∂2Ey ∂y 2 + + ∂2Ey ∂z 2 ∂2Ey ∂z 2 + k2Ey = 0 + k2Ez = 0 N.B. Già a questo punto si deduce un risultato fondamentale: ciascuna componente del campo elettrico (e ovviamente anche di quello magnetico) evolve nello spazio e nel tempo in modo del tutto indipendente dalla presenza e dalla evoluzione delle altre componenti. Naturalmente, come vedremo più avanti e come indicano le equazioni di Maxwell, il campo elettrico ed il campo magnetico sono strettamente collegati tra loro e l’esistenza di certe componenti del primo implica quelle di altre componente del secondo. Anche qui abbiamo tre equazioni formalmente identiche, per cui risolviamo solo la prima: in particolare, proviamo a verificare se essa è soddisfatta da una soluzione del tipo E x ( x, y, z ) = f ( x) g( y) q ( z ) 5 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Compatibilità elettromagnetica” - Appendice 3 Per fare questa verifica, dobbiamo imporre che questa soluzione verifichi l’equazione: allora, dato che ∂E x df ( x) ∂ 2 E x d 2 f ( x) = → = g ( y) q ( z ) g ( y) q ( z ) ∂x dx ∂x 2 dx 2 ∂E x ∂2Ex dg( y) d 2 g( y ) q ( z) q ( z) = f ( x) → = f ( x) ∂y dy ∂y 2 dy 2 ∂E x dq ( z) = f ( x ) g( y) dz ∂z ∂2Ex d 2 q ( z) = f ( x ) g ( y ) dz 2 ∂z 2 → l’equazione che risulta dalla sostituzione è d 2 g( y ) d 2 q ( z) d 2 f ( x) ( ) ( ) + ( ) ( ) + ( ) ( ) + k 2 f ( x ) g( y) q ( z ) = 0 g y q z f x q z f x g y 2 2 2 dx dy dz Dividendo per f(x)g(y)q(z) otteniamo 1 d 2 f ( x) 1 d 2 g( y) 1 d 2 q ( z) + + = −k 2 2 2 2 f ( x) dx g( y) dy q ( z) dz Abbiamo dunque ottenuto che la somma di tre termini, uno variabile solo con x, uno variabile solo con y ed uno variabile solo con z, deve essere pari ad una costante. Allora, poniamo arbitrariamente − k 2x = 1 d 2 f (x) f ( x ) dx 2 − k 2y = 1 d 2 g ( y) g( y) dy 2 − k 2z = 1 d 2 q ( z) q (z) dz 2 e determiniamo questi fattori in modo che sia verificata l’equazione k x2 + k 2y + k 2z = k 2 che prende il nome di equazione di separazione. Dobbiamo dunque semplicemente risolvere quelle tre equazioni differenziali, che possono essere poste, in forma per noi più comoda, nel modo seguente: d 2 f (x) + k 2x f ( x ) = 0 2 dx d 2 g ( y) + k 2y g ( y) = 0 2 dy d 2 q(z) + k 2z q (z) = 0 2 dz Si tratta di equazioni differenziali, ciascuna in una sola variabile, di ordine 2, omogenee a coefficienti costanti: le rispettive soluzioni sono f ( x) = Ae jk x x + Be − jk x x g( y) = Ce jk y y + De − jk y y q ( z) = Ee jk z z + Fe − jk z z Autore: Sandro Petrizzelli 6 Le onde piane Queste, per comodità di calcolo, possono anche essere scritte, in forma più compatta, come f ( x ) = Ae ± jk x x g ( y) = Be ± jk y y q (z) = Ce ± jk z z dove però dobbiamo sempre ricordare che, per ciascuna funzione, la costante moltiplicativa del termine e jk x x è diversa da quella del termine e − jk x x , per cui i due termini sono ben distinti. Ovviamente, queste soluzioni saranno univocamente determinate solo a patto di determinare le costanti (che sono 6) che compaiono. Possiamo però semplificarci i calcoli nel modo seguente: intanto, ricordando che E x ( x, y, z) = f ( x) g( y) q ( z) , abbiamo che E x ( x, y, z) = Ae ± jk x x Be Se adesso poniamo è evidente che possiamo scrivere ± jk y y Ce ± jk z z = ABCe ( ± j k x x +k y y+k zz ) E 0 X = ABC r r r r k = k xa x + k ya y + k za z r r r r r = r x a x + ry a y + rz a z r r ± j k• r E x ( x, y, z) = E 0 X e ( ) Naturalmente, con un procedimento assolutamente identico, le soluzioni delle altre due equazioni ∂2Ey ∂x 2 ∂ Ey + 2 ∂x risultano essere 2 ∂2 Ey ∂y 2 ∂ Ey + 2 + ∂y 2 + ∂2 Ey ∂z 2 ∂2 Ey ∂z 2 + k2Ey = 0 + k2Ez = 0 r r ± j k• r E y ( x, y, z) = E 0Ye ( ) r r ± j k• r E z ( x, y, z) = E 0 Ze ( ) ed è ovvio come le tre relazioni trovate differiscano solo per i valori delle costanti E0X, E0Y ed E0Z. Il campo elettrico totale sarà evidentemente r r r r E = Exax + Eyay + Ezaz 7 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Compatibilità elettromagnetica” - Appendice 3 ossia r r r r ± j( kr • rr ) E ( x , y , z ) = E 0 X a x + E 0Y a y + E 0 Z a z e ( Possiamo inoltre porre ) r r r r E 0 = E 0 X a x + E 0Y a y + E 0 Z a z per cui la soluzione generale è r r ± j( kr •rr ) E = E0e Se poi vogliamo riferirci al dominio convenzionale del tempo, dobbiamo semplicemente applicare le note formule di antitrasformazione, scrivendo che r r r r ± • r ) jωt j k ( e( x, y, z, t ) = Re E 0e e Il vettore d’onda r r r r r Il vettore k = k x a x + k y a y + k z a z , il cui modulo è evidentemente k = ω µε , prende il nome di vettore d’onda e possiamo vedere meglio di cosa si tratta. r Nelle nostre ipotesi, sussiste in ogni punto dello spazio la relazione ∇ • E = 0 : vediamo allora di calcolare l’espressione di quella divergenza, al fine di porla uguale a zero. Supponendo di lavorare sempre nel dominio dei fasori, abbiamo che ( ) ( r r r r r r r r r r ∇ • E = ∇ • E 0 e ± j(k• r ) = e ± j(k• r )∇ • E 0 + E 0 • ∇ e ± j(k• r ) ) r r Essendo E 0 una costante, risulta ∇ • E 0 = 0 , per cui ( ) ( ) r r r r r r r r r r r r r r r r ∇ • E = ∇ • E 0 • ∇ e ± j(k• r ) = ∇ • E 0 • e ± j(k • r ) (k x a x + k y a y + k z a z ) = e ± j(k • r )E 0 • (k x a x + k y a y + k z a z ) r e quindi, ricordando la definizione del vettore k , possiamo concludere che r r r r r r r ∇ • E = e ± j(k• r )E 0 • k = E • k r D’altra parte, dovendo essere ∇ • E = 0 in ogni punto, deduciamo che r r E•k = 0 Questa relazione ci dice che il vettore campo elettrico r d’onda k sono ortogonali tra di loro. Autore: Sandro Petrizzelli 8 r E ed il vettore Le onde piane L’onda piana uniforme r r r r La soluzione E( x , y, z, t ) = E 0 e ± jk• r e jωt prende il nome di onda piana uniforme. Vediamo il perché di questo nome. r r r r Intanto, si chiama fase dell’onda E ( x , y , z, t ) = E 0 e ± jk • r e jωt la quantità r r ϕ = k • r + ωt = k x x + k y y + k z z + ωt (ossia l’argomento complessivo dell’esponenziale). E’ evidente, allora, che, fissato un qualsiasi istante t, il luogo dei punti dell’onda che si trovano a fase costante è definito dalla relazione r r ϕ = k • r + ωt = cos t Questo luogo di punti a fase costante (che prende il nome di fronte d’onda) risulta essere un r piano ortogonale alla direzione su cui giace il vettore d’onda k ed è questo il motivo per cui si parla di onda “piana”. L’aggettivo “uniforme” si riferisce invece al fatto per cui il campo elettrico (e vedremo anche il campo magnetico) è costante su ciascun fronte d’onda. IL CAMPO MAGNETICO Per ricavare il campo magnetico associato alla generica onda piana, abbiamo a disposizione due strade: la prima è quella di effettuare gli stessi passaggi visti fino ad ora, applicati però all’equazione r r ∇ 2 H + ω 2 µεH = 0 La seconda strada, invece, è quella di utilizzare l’espressione ricavata per il campo elettrico e la relazione che lo lega al campo magnetico (nel dominio sempre dei fasori) : r r ∇ × E = − jωµH Seguiamo ovviamente questa seconda strada: tenendo conto che il campo elettrico è risultato r r r r essere E( x , y, z) = E 0 e ± jk • r , abbiamo che ( ) ( ) ( ) r r r r r r r r v 1 1 1 ± jkr •rr 1 H=− ∇× E = − ∇ × E 0 e ± jk • r = − e ∇ × E0 − ∇e ± jk • r × E 0 jωµ jωµ jωµ jωµ r r Tenendo conto che ∇ × E 0 = 0 (visto che E 0 è una costante) e facendo i calcoli solo per l’onda r rr E 0 e jk • r , abbiamo che ( ) ( ) ( ) ( ) r r r r r rr r r r r r r r 1 1 1 1 r r jkr • rr H=− ∇e jk • r × E 0 = − e jk• r j(k x a x + k y a y + k z a z ) × E 0 = − je jk• r k × E 0 = k × E0 e jωµ jωµ jωµ ωµ 9 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Compatibilità elettromagnetica” - Appendice 3 r r r Ponendo adesso k = ka k = ω µε a k , abbiamo che ( ( ) )( r r r r r r r r εr εr r 1 a k × E 0 e jk • r = ak × E H= ω µε a k × E 0 e jk• r = µ ωµ µ ) ( ) ( ) Ponendo infine η = impedenza caratteristica del mezzo = possiamo concludere che ( r 1 r r H( x , y, z) = a k × E η µ ε ) Se, ancora una volta, facciamo riferimento al dominio del tempo, possiamo dunque concludere che r r 1 r h( x, y, z, t ) = Re a k × E e jωt η ( ) Da questa espressione scaturiscono due importanti considerazioni: • in primo luogo, si osserva, in base alle proprietà del prodotto vettoriale, che il campo magnetico ed il campo elettrico sono in ogni punto ortogonali tra loro e a loro volta r r r r ortogonali al vettore d’onda k ; in particolare, la terna e, h, k rappresenta una terna destrogira se si considera l’onda diretta (cioè se si r r − jk • r considera il termine e per il campo elettrico) oppure una terna sinistrogira se si considera l’onda riflessa (cioè se si r r jk • r considera il termine e per il campo elettrico); • in secondo luogo, si osserva anche che il campo elettrico e il campo magnetico sono in fase tra di loro: ciò significa, in termini concreti, che quando è massimo (o minimo o nullo) il campo elettrico, è massimo (o minimo o nullo) il campo magnetico; ovviamente, sono diversi i moduli dei due campi, visto che il modulo del campo magnetico è più piccolo di quello del campo elettrico di una quantità pari all’impedenza caratteristica del mezzo considerato. RIEPILOGO SULLE ONDE PIANE Possiamo dunque riassumere quanto detto fino ad ora nel modo seguente: le soluzioni delle equazioni r r ∇ 2 H + ω 2 µεH = 0 r r ∇ 2 E + ω 2 µεE = 0 Autore: Sandro Petrizzelli 10 Le onde piane relative ad un mezzo omogeneo (σ=0, µ e ε ovunque costanti), isotropo (σ, µ ed ε scalari) r r e privo di r cariche libere ( ρ( r ) = 0 ) e di generatori di corrente o tensioni impresse ( J ( r ) = 0 ), sono rappresentate, nel dominio del tempo, dai campi [ ] r r r r e( x , y, z, t ) = Re E 0 e ± jk• r e jωt r 1 r r h ( x , y, z, t ) = Re a k × E e jωt η ( ) Tali campi rappresentano un onda piana uniforme, ossia una perturbazione elettromagnetica avente le seguenti caratteristiche: • il campo elettrico ed il campo magnetico siano in ogni punto ortogonali tra loro e ortogonali alla direzione di propagazione dell’onda; • i fronti d’onda sono piani a fase costante ortogonali alla direzione di propagazione; r r • tale direzione di propagazione è rappresentata dal vettore d’onda k = ω µε a k . ( ) In base a quanto appena detto, questo tipo di propagazione prende il nome di onda TEM o anche modo TEM dove l’acronimo TEM sta per Transverse Electric Magnetic. Lunghezza d’onda e velocità di fase r r r r Abbiamo detto prima che la funzione E( x , y, z) = E 0 e ± jk• r rappresenta l’andamento spaziale del campo elettrico (nel dominio della frequenza); sappiamo, invece, che il campo elettrico fisico corrispondente a questo campo si ottiene prendendo la parte reale di quella quantità: allora, r nell’ipotesi in cui il termine E 0 sia reale, tale campo elettrico fisico è [ ] [ ] (( ) r r r r r r r r r E( x , y, z, t ) = Re E 0 e ± jk• r e jωt = E 0 Re e ± jk• r e jωt = E 0 cos k • r − ωt ) dove abbiamo sfruttato la nota formula e x+ jy = e x ( cos y + jsiny) ed abbiamo inoltre considerato, nel calcolare la parte reale, solo l’onda diretta e Diamo adesso qualche definizione: Def. r r − jk • r . Si definisce lunghezza d’onda (simbolo: λ) la distanza l’onda deve percorrere perché la sua fase cambi di 2π che Da un punto di vista analitico, quindi, la lunghezza d’onda λ è quella quantità che soddisfa la relazione kλ = 2π , dalla quale, quindi, si ricava che λ= 2π k 11 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Compatibilità elettromagnetica” - Appendice 3 ( ) r r Ma, avendo detto che k = ω µε a k , è chiaro che λ= 2π 1 c = = ω µε f µε f (dove c è la velocità della luce nel mezzo considerato, mentre f è la frequenza) e questo è dunque il valore della lunghezza d’onda per un’onda piana uniforme. Altra definizione importante è la seguente: Def. Si definisce velocità di fase di un’onda (simbolo vP dove “P” sta per “phase”) la velocità alla quale deve muoversi un osservatore perché veda una fase complessiva costante. In alternativa, la velocità di fase si può definire come la velocità con cui si spostano i punti in cui il campo ha la stessa fase. L’espressione r ranalitica della velocità di fase si ricava nel modo seguente: perché l’osservatore veda una fase k • r − ωt costante, deve accadere che r r k • r − ωt = cos t Indicato con θ l’angolo tra il vettore d’onda ed il raggio vettore, quella relazione diventa kr cos θ − ωt = cos t Differenziando membro a membro rispetto a t, otteniamo kdr cos θ − ωdt = 0 da cui quindi otteniamo vP = dr ω = dt k cos θ Sostituendo il valore del modulo del vettore d’onda, otteniamo vP = ω ω µε cos θ 1 = µε cos θ Ricordandoci adesso che abbiamo definito la velocità della luce nel mezzo considerato come 1 c= , quella relazione diventa µε vP = c cosθ Dato che cosθ≤1, è evidente che la velocità di fase nella direzione x è sempre maggiore della velocità della luce, che è invece la velocità dell’onda lungo la direzione del vettore d’onda, ossia lungo la direzione di propagazione. Autore: Sandro Petrizzelli 12 Le onde piane y θ r aK r r x vP z Osservazione Torniamo per un attimo alle equazioni da cui siamo partiti all’inizio: r 1 ∇ H= 2 v r 1 ∇2E = 2 v 2 r ∂ 2H ∂t 2 r ∂2E ∂t 2 Supponiamo di effettuare una scelta del sistema di riferimento in modo tale che la direzione di r propagazione, individuata dal versore a K , venga a coincidere con l’asse z. In questa situazione, avendo detto che sul generico fronte d’onda (che adesso è un piano ortogonale all’asse z) il campo elettromagnetico è costante, deduciamo che tale campo non presenta variazioni con x e con y, per cui rimangono solo la dipendenza dalla coordinata z e dal tempo: ciò comporta che quelle due equazioni si riducano semplicemente a r r 1 ∂2H ∂2H = 2 ∂z 2 v ∂t 2 r r ∂2E 1 ∂2E = ∂z 2 v 2 ∂t 2 Si tratta di due equazioni vettoriali che possono essere poi proiettate lungo le tre direzioni del sistema di riferimento prescelto: rispetto all’asse x, per esempio, abbiamo che ∂2HX ∂z 2 ∂2EX ∂z 2 1 ∂2HX v 2 ∂t 2 1 ∂2EX = 2 v ∂t 2 = Consideriamo solo l’equazione relativa al campo elettrico, visto che l’altra è formalmente identica: è possibile dimostrare che le soluzioni di tale equazione sono del tipo E X ( z , t ) = Af 1 ( z − vt ) + Bf 2 ( z + vt) 13 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Compatibilità elettromagnetica” - Appendice 3 In base a quella relazione, E X ( z , t ) è somma di due onde: • la prima onda è Af 1 ( z − vt ) , dove A è una costante arbitraria (che viene fuori dalla integrazione e dipende dalle cosiddette “condizioni al contorno” del problema), mentre f 1 ( z − vt) è una funzione arbitraria dell’argomento ( z − vt ) , che rappresenta una onda che si propaga nel verso positivo dell’asse z; • la seconda onda è Bf 2 ( z + vt) , dove B è un’altra costante arbitraria (sempre dipendente dalle “condizioni al contorno”), mentre f 2 ( z + vt) rappresenta una onda che si propaga nel verso negativo dell’asse z. E’ immediato accorgersi f 1 ( z − vt) e f 2 ( z + vt) sono delle “onde piane” : intanto, queste onde, non presentando dipendenza dalle coordinate x ed y, assumono ciascuna, all’istante t generico, un valore costante su tutti i punti di ogni piano perpendicolare all’asse z. Cerchiamo allora di capire meglio quali sono le caratteristiche di queste onde. Consideriamo ad esempio f 1 ( z − vt) : fissati un punto z1 ed un istante t1, il valore che essa assume in tale punto ed in tale istante è chiaramente dato da f 1 ( z 1 − vt 1 ) ; se ora prendiamo un nuovo punto z 1 + ∆z ed un nuovo istante t 1 + ∆t , il corrispondente valore della funzione sarà f 1 ( ( z 1 + ∆z) − v( t 1 + ∆t )) . Allora, se imponiamo l’uguaglianza tra questi due valori, ossia imponiamo che f 1 ( ( z 1 + ∆z) − v( t 1 + ∆t )) = f 1 ( z 1 − vt 1 ) è chiaro che questa relazione sussiste solo a patto che coincidano i due argomenti di f1, ossia che risulti ( z 1 + ∆z) − v( t 1 + ∆t) = z 1 − vt 1 ∆z . ∆t Questo risultato significa che i valori che che corrisponde a v = all’istante t1 si trasferiscono, f 1 ( z − vt) durante il assume nei vari punti tempo ∆t, nel verso ∆z 1 positivo dell’asse z (onda progressiva), con una velocità v = = . ∆t ε 0µ 0 Potremmo adesso ripetere lo stesso discorso con riferimento a f 2 ( z + vt) : la conclusione è, in questo caso, che f 2 ( z + vt) rappresenta un’onda piana che viaggia nel verso negativo dell’asse x (onda regressiva). Infatti, il valore assunto da f 2 ( z + vt) nel punto z1 al tempo t1 viene successivamente assunto da f 2 ( z + vt) nel punto z 1 − ∆z in un nuovo ∆z istante t 1 + ∆t , propagandosi con una velocità v = − . ∆t Autore: Sandro Petrizzelli 14 Le onde piane PROPAGAZIONE DI ONDE PIANE IN UN MEZZO CON PERDITE (σ σ≠ 0) Nel paragrafo precedente abbiamo studiato l’evoluzione, sia nello spazio sia nel tempo, del campo elettrico e del campo magnetico in un mezzo omogeneo, isotropo, perfettamente isolante (σ=0), r r r privo di cariche libere ( ρ( r ) = 0 ) e privo di sorgenti ( J ( r ) = 0 ). Adesso vogliamo condurre lo stesso studio con riferimento, però, ad un mezzo con perdite, ossia ad un mezzo che possiede una conducibilità σ finita ma non nulla. Dobbiamo come al solito partire dalle equazioni di Maxwell: r r ∂H ∇ × E = −µ ∂t r r r ∂E ∇×H = ε + σE ∂t jω t e che si sia instaurato un regime Nella “solita” ipotesi che le sorgenti siano di tipo armonico e sinusoidale permanente, possiamo riscrivere tali equazioni nella forma fasoriale r r ∇ × E = − jωµH r r r r σ r E = jωε C E ∇ × H = jωεE + σE = jωε1 + jωε La differenza tra queste equazioni e quelle usate r r nel caso senza perdite sta evidentemente nella presenza del termine σE nell’espressione di ∇ × H : come si osserva, la presenza di quel termine fa si che il mezzo venga modellato non più con una costante dielettrica ε reale, ma con una costante dielettrica equivalente complessa: σ ε C = ε 1 + jωε Il termine σ/ωε, la cui presenza contribuisce a differenziare εC da ε, prende il nome di tangente di perdita del materiale ed è evidentemente funzione della frequenza1. Esso consente di classificare i materiali nel modo seguente: • quando σ/ωε è molto piccolo (<<1), abbiamo un buon isolante; • quando σ/ωε è molto grande (>>1), abbiamo un buon conduttore; r r r Possiamo interpretare nel modo seguente la presenza delle perdite: l’equazione ∇ × H = jωεE + σE dice sostanzialmente che ci sono due componenti di corrente nella legge di Ampere: una densità di r r corrente di conduzione σE ed una densità di corrente di spostamento jωεE ; come ben sappiamo, la corrente di conduzione è associata ad un fenomeno di perdita di energia (che invece sarebbe assente se fosse σ=0), mentre la corrente di spostamento è associata all’immagazzinamento di energia. Il rapporto tra queste due correnti è un indice dell’entità delle perdite nel materiale: tale rapporto è evidentemente rappresentato dalla tangente di perdita σ/ωε; quindi, si ha un buon isolante quando prevale la corrente di spostamento, mentre si ha un buon conduttore quando prevale la corrente di conduzione. 1 I valori della tangente di perdita vengono misurati sperimentalmente e si trovato tabulati per parecchie frequenze 15 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Compatibilità elettromagnetica” - Appendice 3 Notiamo inoltre che i fasori della corrente di conduzione e di quella di spostamento sono sfasati di 90°. Ad ogni modo, a prescindere da queste considerazioni, il discorso da seguire, per risolvere le equazioni, è lo stesso visto nel caso senza perdite, nel senso che dobbiamo arrivare alle espressioni r r di ∇ 2 H e/o di ∇ 2 E . Cominciamo dai secondi membri: • per la prima equazione, abbiamo che r r r r r ∇ × ∇ × E = − µ∇ × jωH = − jωµ ∇ × H = − jωµ jωε C E = ω 2 µε C E ( ) ( ) ( ) ( ) • per la seconda equazione, in modo del tutto analogo, abbiamo che ( ) ( ) ( ) ( ) r r r r r ∇ × ∇ × H = ε∇ × jωE + σ∇ × E = ( jωε + σ ) ∇ × E = ( jωε + σ ) − jωµH = r r jσ r σ r 2 H = ω2µε C H = ω2µε − jωµσ H = ω2µε1 − H = ω µε1 + jωε ωε ( ) Per quanto riguarda i primi membri delle due equazioni, abbiamo visto in precedenza (per cui non ripetiamo la dimostrazione) che risulta r r r r ∇ × ∇ × E = ∇∇ • E − ∇ 2 E = −∇ 2 E r r r r ∇ × ∇ × H = ∇∇ • H − ∇ 2 H = −∇ 2 H ( ( ) ) per cui possiamo concludere che le equazioni da risolvere sono r r ∇ 2 E = ω 2 µε C E r r ∇ 2 H = ω 2 µε C H Abbiamo dunque a che fare, ancora una volta, con delle equazioni di Helmholtz, con la differenza, rispetto al caso senza perdite, che la costante ε è stata sostituita dalla costante εC. Mentre, nel caso senza perdite, ponevamo a questo punto k 2 = ω 2 µε , con k che risultava quindi reale, in quest’altro caso poniamo σ γ 2 = −ω2µε C = −ω2µε1 + jωε per cui le equazioni diventano Autore: Sandro Petrizzelli ∇ 2 ∇ 2 r r E − γE = 0 r r H − γH = 0 16 Le onde piane Espressione del campo elettrico Risolviamo una delle due equazioni, ad esempio quella del campo elettrico: anche qui, il discorso è identico a quello fatto nel caso senza perdite, salvo a tener conto del fatto che γ è una costante complessa (mentre nel caso senza perdite avevamo la costante reale k). Ricordando quali sono le espressioni delle tre componenti dell’operatore ∇ 2 [ ] in un riferimento r r cartesiano, possiamo intanto proiettare l’equazione ∇ 2 E + γ 2 E = 0 sui tre assi cartesiani: ∂2 Ex ∂2 Ex ∂2 Ex + + + γ 2Ex = 0 2 2 2 ∂x ∂y ∂z ∂2 Ey ∂x 2 ∂2 Ey ∂x 2 + + ∂2 Ey ∂y + 2 ∂2 Ey ∂y + 2 ∂2 Ey ∂z 2 ∂2 Ey ∂z 2 + γ 2Ey = 0 + γ 2Ez = 0 Abbiamo ancora una volta tre equazioni formalmente identiche, per cui risolviamo solo la prima: in base allo stesso teorema applicato nel caso senza perdite, sappiamo che l’equazione è soddisfatta da una soluzione del tipo E x ( x, y, z ) = f ( x) g( y) q ( z ) dove le tre funzioni f(x), g(y) e q(z) soddisfano le condizioni S 2x = 1 d 2 f ( x) f ( x) dx 2 S 2y = 1 d 2 g( y) g( y) dy 2 S 2z = 1 d 2 q ( z) q ( z) dz 2 e dove vale l’ equazione di separazione S 2x + S 2y + S 2z = γ 2 Le equazioni differenziali nelle incognite f(x), g(y) e q(z) sono di ordine 2, omogenee e a coefficienti costanti, per cui le rispettive soluzioni sono del tipo f ( x) = Ae Sx x + Be − Sx x brevemente → f ( x) = Ae ± Sx x g( y) = Ce Sy y + De − Sy y → g( y) = Ce ± Sy y q ( z) = Ee Sz z + Fe − Sz z → q ( z) = Ee ± Sz z Possiamo semplificare ulteriormente Ex (x, y, z) = f(x)g(y)q(z), possiamo scrivere che le E x ( x , y , z) = Ae ± S x x Be nostre ± Sy y notazioni: infatti, ricordando che ± S x + S yS z Ce ± S z z = ABCe ( x y z ) 17 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Compatibilità elettromagnetica” - Appendice 3 Se adesso poniamo S 0X = ABC r r r r S = Sx a x + Sy a y + Sza z r r r r r = rx a x + ry a y + rz a z è evidente che possiamo scrivere r r ± S• r E x ( x , y , z) = E 0 X e ( ) Naturalmente, con un procedimento assolutamente identico, possiamo determinare le componenti del campo elettrico lungo le direzioni x ed y: r r ± S• r E y ( x , y , z) = E 0 Y e ( ) r r ± S• r E z ( x, y, z) = E 0Ze ( ) r r r r Il campo elettrico totale sarà evidentemente E = E x a x + E y a y + E z a z , ossia r r r r ± ( Sr • rr ) r ± ( Sr • rr ) E( x, y, z) = E 0X a x + E 0Y a y + E 0 Z a z e = E 0e ( ) Se poi vogliamo riferirci al dominio convenzionale del tempo, abbiamo [ r ± ( Sr•rr ) jωt r e( x, y, z, t ) = Re E 0e e ] Il vettore di propagazione A questo punto, così come, nel caso senza perdite, abbiamo esaminato le caratteristiche del r r r r vettore d’onda k = k x a x + k y a y + k z a z , vediamo adesso di fare le opportune osservazioni sul nuovo vettore r r r r S = Sx a x + Sy a y + Sza z che prende il nome di vettore di propagazione. r r La prima osservazione è stata già fatta in precedenza: mentre k è un vettore a componenti reali, S r r r è un vettore complesso, dotato perciò di un modulo ed anche di una fase. Poniamo allora S = b + jk , r r dove b prende ilr nome di vettore di attenuazione, mentre k (inteso come coefficiente della parte immaginaria di S ), prende il nome di vettore di fase. Autore: Sandro Petrizzelli 18 Le onde piane In base alle relazioni S 2x + S 2y + S 2z = γ 2 e γ 2 = −ω 2 µε C , deduciamo inoltre che 14 42 3 r 4 r4 = S•S r r S • S = −ω 2 µε C r r r Sostituendo S = b + jk , questa diventa r r r r r r r r r r r r r r r r r r −ω 2 µε C = b + jk • b + jk = b + jk • b + j b + jk • k = b • b + jk • b + jb • k − k • k = r r r r r r = b • b + 2 jb • k − k • k ( )( ) ( ) ( ) r r r2 r r Tenendo adesso conto che i vettori b e k sono a componenti reali, deduciamo che b • b = b e r r r2 r k • k = k , per cui possiamo concludere che le due componenti del vettore S devono soddisfare la condizione r2 r r r2 b + 2 jb • k − k = −ω 2 µε C r Possiamo inoltre esprimere il campo elettrico totale in funzione delle due componenti del vettore S : abbiamo in tal caso che r r ± ( br •rr ) ± j( kr •rr ) E ( x , y , z) = E 0 e e r r r r ± jk • r N.B. Confrontando questa espressione con l’espressione E( x, y, z) = E 0 e ottenuta nel caso senza perdite, ci accorgiamo immediatamente che la differenza è nella presenza del termine r r ± b• r e ( ). Sulla base di questa espressione, andiamo ad individuare i luoghi ad ampiezza costante, ossia r r r ± br • rr ± j kr • rr l’insieme dei punti nei quali si ha E = cos t . Dall’espressione E( x, y , z) = E 0 e ( ) e ( ) , è intanto r ± br • rr evidente che il modulo dell’onda è E 0 e ( ) , per cui i luoghi ad ampiezza costante sono quelli corrispondenti a r ± ( br • rr ) E e = cos t 0 r r ossia a b • r = cos t . Nello spazio a tre dimensioni, i punti che soddisfano questa condizione sono i piani di equazione b x x + b y y + b z z = cos t r e tali piani sono ortogonali al vettore di attenuazione b . Passiamo adesso ai luoghi a fase costante, cioè ai cosiddetti fronti d’onda: in questo caso, è il r r ± j k• r termine e ( ) che deve rimanere costante, per cui deduciamo che si tratta dei punti tali che r r k • r = k x x + k y y + k z z = cos t 19 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Compatibilità elettromagnetica” - Appendice 3 r Si tratta ancora una volta di piani, i quali risultano ortogonali al vettore di fase k . Possiamo trovare ancora altre relazioni interessanti: ad esempio, se consideriamo il primo r2 r r r2 r2 r2 membro della relazione b + 2 jb • k − k = −ω 2 µε C , ci accorgiamo che il termine b − k è reale, r r mentre il termine è immaginario; allora, ricordando che 2 jb • k σ 2 γ 2 = −ω 2 µε 1 + = −ω µε + jωµσ , deduciamo immediatamente che jωε r2 r2 b − k = Re γ 2 = −ω 2 µε r r 2 b • k = Im γ 2 = ωµσ [ ] [ ] r r Dalla seconda relazione deduciamo che, se il mezzo è senza perdite (cioè σ=0), risulta b • k = 0 : r r r r dovendo essere k ≠ 0 , questo accade solo se b = 0 oppure se b ed k sono ortogonali tra di loro: r nel caso senza perdite: infatti, l’espressione del campo elettrico • se b = 0 , ritroviamo quanto visto r r ± jkr • rr totale diventa E( x, y, z) = E 0 e e il modulo di questo campo è costante sul fronte d’onda (abbiamo cioè l’onda piana uniforme); r r r • se, invece, risulta b⊥k , allora i piani ad ampiezza costante (che sono ortogonali a b ) risultano r ortogonali ai fronti d’onda (che sono piani ortogonali a k ) e si parla in questo caso di onda evanescente o anche onda piana non uniforme. r r Se, invece, il mezzo considerato è con perdite (cioè σ≠0), allora la relazione 2 b • k = ωµσ dice r r che b • k > 0 e questo accade se e solo se sono contemporaneamente verificate due condizioni: deve r essere b ≠ 0 , ma deve anche accadere che l’angolo compreso tra i due vettori sia minore di π/2. In questo caso, si parla di onda piana dissociata. r r Un caso particolare di onda dissociata è quello in cui i vettori b ed k sono paralleli (cioè formano un angolo nullo): in questo caso, abbiamo un’onda caratterizzata da piani equiampiezza coincidenti con i piani equifase (cioè i fronti d’onda) e si parla ancora una volta di onda piana uniforme. Velocità di fase Cerchiamo adesso di caratterizzare la “velocità di fase” con cui si muove l’onda che stiamo esaminando. Vediamo, in particolare, cosa succede quando σ=0. In primo luogo, ricordiamo che l’espressione r ranalitica della velocità di fase si ricava r r nel modo seguente: perché l’osservatore veda una fase k • r − ωt costante, deve accadere che k • r − ωt = cos t ; r r indicato con θ l’angolo tra il vettore di fase k ed il raggio vettore r , quella relazione diventa r k r cos θ − ωt = cos t Differenziando membro a membro rispetto al tempo e riarrangiando, otteniamo vP = Autore: Sandro Petrizzelli dr ω = r dt k cos θ 20 Le onde piane r r Se facciamo l’ipotesi che la direzione r coincida con la direzione del vettore di fase k (cioè θ=0), questa diventa ω vP = r k Considerando adesso la relazione r2 r2 b − k = Re γ 2 = −ω2 µε [ ] deduciamo che ci sono due possibilità: r • se b = 0 (abbiamo cioè l’onda piana uniforme), allora risulta r2 r 1 k = ω 2 µε → k = ω µε → v P = =c µε il che significa che la velocità di fase coincide con quella della luce nel mezzo considerato; r r • se, invece, b⊥k (abbiamo cioè l’onda evanescente), allora r2 1 k > ω 2 µε → v P < µε ossia la velocità di fase è inferiore a quella della luce nel mezzo: si parla, in questa situazione, di onda lenta. Se il mezzo considerato è con perdite, allora abbiamo solo onde lente. La costante di propagazione intrinseca γ Consideriamo adesso la costante di propagazione γ che compare nelle equazioni fino ad ora utilizzate. Tale costante è stata introdotta mediante la relazione γ 2 = −ω 2 µε C , per cui il suo valore numerico (complesso) può essere ricavato come σ γ = −ω 2 µε C = ± jω µε C = ± jω µε 1 + jωε Delle due soluzioni che si ottengono, scegliamo quella che cade nel primo quadrante del piano complesso: ciò significa che, se poniamo γ = α + jβ , sia α (detta costante di attenuazione intrinseca del mezzo considerato) sia β (detta costante di fase intrinseca del mezzo) sono delle quantità (reali) positive. 21 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Compatibilità elettromagnetica” - Appendice 3 Il campo magnetico Dopo tutte le considerazioni fatte a proposito del campo elettrico, andiamo adesso a ricavare il campo magnetico associato alla generica onda piana che stiamo considerando. Ci basta utilizzare l’espressione ricavata per il campo elettrico e la relazione che lo lega al campo magnetico: r r ∇ × E = − jωµH r r ± ( Sr • rr ) Avendo trovato che E( x, y, z) = E 0 e , abbiamo che ( ) ( ) (( )) r r r r r r r r v 1 1 ± (Sr• rr ) 1 1 ∇×E = − ∇ × E 0 e ± (S• r ) = − ∇ × E0 − ∇ e ± (S• r ) × E 0 e H=− jωµ jωµ jωµ jωµ r r Tenendo conto che ∇ × E 0 = 0 (visto che E 0 è una costante) abbiamo dunque che (( )) r r r v 1 ∇ e ± (S• r ) × E 0 H=− jωµ r r Sr • rr e facendo i calcoli solo per l’onda E( x, y, z) = E 0 e ( ) , abbiamo che ( ) ( ) ( ) r r r r r r r r r r r r r r 1 1 1 H=− ∇e (S• r ) × E 0 = − e (S• r ) (S x a x + S y a y + S z a z ) × E 0 = e (S• r )S × E 0 = jωµ jωµ jωµ r 1 r r (S• rr ) 1 r r = S× E0 e = S× E jωµ jωµ ( ) ( ) Impedenza caratteristica del mezzo Anche in questo caso possiamo introdurre il concetto di impedenza caratteristica del mezzo: in questo caso, si trova facilmente che tale impedenza è una quantità complessa che vale η= jωµ σ + jωε Ovviamente, per σ=0 riotteniamo la stessa espressione vista nel caso senza perdite. E’ importante non confondere quest’ultima espressione con quella della costante di propagazione, che è anch’essa una quantità complessa, ma definita come γ= Autore: Sandro Petrizzelli jωµ (σ + jωε ) 22 Le onde piane Disposizione dei vettori di campo Tornando adesso ai discorsi di prima, possiamo studiare meglio come sono disposti i tre vettori r r r r r S, E , H . Infatti, ricordando che devono valere in ogni punto le due condizioni ∇ • E = 0 e ∇ • H = 0 , deduciamo (dalle espressioni ricavate per i due campi) che deve essere r r S• E = 0 r r S• H = 0 r r r Queste due condizioni, rsiar pure unite a quella secondo cui H è ortogonale sia ad E sia ad S , non r r garantiscono che la terna S, E , H sia tri-rettangola e questo perché, essendo S un vettore complesso, r* r r* r le condizioni di ortogonalità con gli altri due campir sono S • E = 0 e S • H = 0. Da ciò si deduce r r che l’unico caso in cui la terna S, E , H è tri-rettangolo è quello in r r cui i vettori S ed S * sono tra loro paralleli. r r* sono paralleli: la condizione di parallelismo è che Ci chiediamo allora quando i vettori S ed S r r r r r* S × S = 0 ; ricordando che S = b + jk , quel prodotto vettoriale ha espressione r r r r r r r r r r r r r2 r r r r r2 r r S × S * = b + jk × b − jk = b × b + jk × b − jb × k + k × k = b + j − b × k − jb × k + k = r2 r r r2 = b − j2 b × k + k ( ) ( ) ( ) r r r r Deduciamo che la condizione S × S * = 0 è verificata se e solo se − j2 b × k = 0 , il che significa che r r i vettori S ed S * sono tra loro paralleli se e solo se sono r r paralleli i vettori b ed h e questo si verifica solo se l’onda è piana uniforme. Per concludere, verifichiamor se rsono ortogonali tra loro il campo elettrico ed il campo magnetico: dobbiamo verificare se risulta H • E * = 0: sostituendo l’espressione del campo elettrico, abbiamo che r r 1 r r r* H • E* = S× E •E jωµ ( ) e, per una nota proprietà del prodotto misto, il secondo membro è nullo solo nel caso in cui l’onda è piana uniforme. VARI TIPI DI ONDE Sulla scorta di quanto abbiamo visto nei paragrafi precedenti, passiamo in rassegna i principali tipi di onde con cui si può avere a che fare. Facendo riferimento ad un mezzo privo di perdite (σ=0), consideriamo la sovrapposizione di due onde piane ed uniformi, caratterizzate da vettori di r r r r propagazione S = jk e S * = − jk : dobbiamo semplicemente considerare la sovrapposizione tra un’onda diretta ed una inversa, ossia r r − j( kr • rr ) r j( kr • rr ) + ERe E( x, y, z) = E I e 23 Autore: Sandro Petrizzelli Appunti di “Compatibilità elettromagnetica” - Appendice 3 Il valore istantaneo di questo campo si ottiene con il metodo “solito” di antitrasformazione: [ ] [ r r − j kr • rr r j kr • rr r e ( t ) = Re E ( x , y , z ) e jωt = Re E I e ( ) e jωt + Re E R e ( ) e jωt [ ] ] r r Considerando che, in generale, anche le costanti E I ed E R sono complesse, possiamo porre r r r r r r E I = E Ir + jE Ij e E R = E Rr + jE Rj , per cui abbiamo che [( ] ) [( ) ] [ ] al secondo r r r r r r r r r e( t ) = Re E Ir + jE Ij e − j(k • r )e jωt + Re E Rr + jE Rj e j(k • r )e jωt = r r r r r r r r r r r r = Re E Ir e − j(k • r )e jωt + jE Ije − j(k • r )e jωt + Re E Rr e j(k • r )e jωt + jE Rje j(k • r )e jωt = r r r r r r r r r r r r = E Ir Re e − j(k • r )e jωt + E Ij Re je − j(k • r )e jωt + E Rr Re e j(k• r )e jωt + E Rj Re je j(k • r )e jωt = r r r r r r r r r r r r = E Ir cos ωt − k • r − E Ijsin ωt − k • r + E Rr cos ωt + k • r − E Rjsin ωt − k • r [ [ ] ( [ ) ] ( [ ] ) ( A questo punto, sommiamo e sottraiamo, r r r r r r ERr cos ωt − k • r − ERj sin ωt − k • r : otteniamo che ( ) ( ) ( ) ( ) [ ( [ ( ) ] [ ) ] ( ) ( ( membro, ) la quantità )] r r r r r r r r r r e( t ) = E Ir − E Rr cos ωt − k • r + E Rr cos ωt − k • r + cos ωt + k • r + r r r r r r r r r + E Ij − E Rj sin ωt − k • r + E Rj sin ωt − k • r + sin ωt + k • r ( ) ( ) )] Applicando le formule di duplicazione del Seno e del Coseno, questa può anche essere scritta nella forma r r r r r r r r e( t ) = E Ir − E Rr cos ωt − k • r + 2E Rr cos(ωt )cos k • r + r r r r r r r + E Ij − E Rj sin ωt − k • r + 2E Rjsin (ωt )cos k • r ( ( ) ( ) ( ) ) ( ) ( ) Adesso esaminiamo l’espressione ottenuta: r r r r • il termine E Ir − E Rr cos ωt − k • r ( progressive: ) ( ) rappresenta la sovrapposizione di due onde puramente [ r r r r r r r r j ωt − k • r ) t E P ( t ) = E Ir − E Rr cos ωt − k • r = E Ir − E Rr Re e ( ( ) ( ) ( ) ] r r r • il termine 2 E Rr cos(ωt) cos k • r rappresenta invece la sovrapposizione di due onde puramente ( ) stazionarie, ossia di onde che NON progrediscono nel tempo: r r r r r r r E S ( t ) = 2 E Rr cos(ωt ) cos k • r = 2 E Rr cos k • r Re e jωt ( ) ( ) [ ] r r r Tali onde puramente stazionarie hanno una ampiezza 2 E Rr cos k • r che varia lungo la direzione r r ; in particolare, possiamo osservare quanto segue: ( ) r r r r ( 2 n + 1)π r • l’ampiezza si annulla nei punti r0 tali che cos k • r0 = 0 , ossia tali che k • r0 = 2 per n=0,1,2,....; a tali punti si dà il nome di “nodi” dell’onda; ( Autore: Sandro Petrizzelli 24 ) Le onde piane r r r • l’ampiezza assume il valore massimo nei punti rM tali che cos k • rM = 1, ossia tali che r r k • rM = nπ per n=0,1,2,....; a tali punti si dà il nome di “ventri” dell’onda. ( ) N.B. Ricordiamo che una qualsiasi onda è sempre scomponibile nella somma di un’onda progressiva ed un’onda stazionaria. r r r r r r r r Con riferimento all’espressione E( x , y, z) = E I e − j(k• r ) + E R e j(k• r ) , osserviamo che, se E I = 0 oppure r E R = 0 , si ottiene un’ onda progressiva pura: per esempio, se otteniamo [ [ ] [( [ ] ) [ ] r r r r r r r r r r r r r r e( t ) = Re E R e j(k • r )e jωt = Re E Rr + jE Rj e j(k • r )e jωt = Re E Rr e j(k • r )e jωt + jE Rje j(k• r )e jωt = r r r r r r r r r r r r = E Rr Re e j(k • r )e jωt + E Rj Re je j(k • r )e jωt = E Rr cos ωt + k • r − E Rjsin ωt − k • r ] ] ( ) ( ) r r Al contrario, se entrambe le costanti (complesse) E I e E R sono diverse da zero e, inoltre, risulta r r E I = E R , allora si ottiene un’ onda stazionaria pura. Se adesso passiamo a considerare un mezzo dispersivo e consideriamo ancora la sovrapposizione r r r r r r di due onde progressive, caratterizzate da vettori di propagazione S = b + jk e S * = b − jk , otteniamo un’onda il cui modulo varia con andamento stazionario. Autore: SANDRO PETRIZZELLI e-mail: [email protected] sito personale: http://users.iol.it/sandry succursale: http://digilander.iol.it/sandry1 25 Autore: Sandro Petrizzelli