Nuova convenzione nazionale per il canone concordato

aprile - 2015
Nuova convenzione nazionale
per il canone concordato
P
er le modalità di applicazione e
attuazione dei contratti a canone
concordato, previsti dalla Legge
sulle locazioni 431/98, l’ultimo Decreto
del Ministero delle Infrastrutture è stato
pubblicato nel 2003. Il Decreto riportava buona parte dei contenuti della
Convenzione Nazionale sottoscritta il 6
settembre 2002 fra le Associazioni della
Proprietà e i Sindacati degli inquilini.
In sede di sottoscrizione dei previsti accordi territoriali, che stabiliscono i criteri
e i canoni da applicare, problematiche sostanziali, con riferimento al Decreto, non
ne sono sorte. Semmai c’è da lamentare,
in alcune città, l’adozione di canoni concordati poco competitivi rispetto al libero
mercato, e di conseguenza il disinteresse
dei proprietari ad adottare il canale agevolato.
Anche, e non solo, per questo, sarebbe
opportuno procedere alla definizione di
una nuova Convenzione nazionale, che
non stravolga l’attuale impianto ma tenda a meglio definire i punti critici emersi
nell’esperienza acquisita.
In primo luogo, occorre definire, negli accordi locali, modalità di asseverazione e
certificazione dei contratti da parte delle
organizzazioni firmatarie. La proposta, da
definire nell’operatività, non è finalizzata
soltanto a riconoscere il ruolo delle Associazioni in questo specifico comparto
delle locazioni, ma a garantire, anche di
fronte al fisco, l’applicazione corretta degli accordi territoriali, evitando ripercussioni negative sul canale concordato nel
caso in cui risultassero usufruire di agevolazioni fiscali contratti non aderenti alla
legge (sia nella modulistica, sia nel livello
dei canoni).
In secondo luogo, vi è necessità di rendere meno rigida l’applicazione dei contratti
transitori in quei casi in cui la transitorietà
sussiste ma non è documentabile. Ci riferiamo, ad esempio (ma non è l’unico), al
caso di un appartamento lasciato in ere-
dità, per il quale gli eredi devono ancora
presentare la dichiarazione di successione e quindi decidere se venderlo o utilizzarlo in altro modo: nelle more della decisione hanno transitoriamente necessità
di ricavarne un reddito, sia per coprire le
spese condominiali, sia l’incidenza dell’Imu e di altre tasse.
A livello più strettamente regolamentare,
occorre indicare i criteri a cui attenersi per
la stipula di contratti agevolati per porzioni di appartamento. L’affitto di singole
stanze, a volte, si rende necessario ed è
preferito dai proprietari, vuoi per la difficoltà a reperire contestualmente più inquilini (lavoratori o studenti), sia per evitare insofferenza alla solidarietà in caso di
recesso anticipato di un solo inquilino.
Nelle grandi città, convivono con le sedi
universitarie numerose scuole di specializzazione tematica, a cui si accede soltanto con un diploma di scuola superiore.
Questi studenti non hanno diritto al contratto transitorio per studenti universitari
e non sempre trovano proprietari disposti a stipulare contratti agevolati triennali,
tantomeno il contratto transitorio fino a
18 mesi che, trattato fiscalmente come
un contratto libero, in cedolare secca
ricondurrebbe anche gli altri contratti
all’aliquota del 21%. Sarebbe opportuno estendere il contratto transitorio per
studenti universitari anche a coloro che
frequentano corsi di formazione professionale, pur non collegati ad Istituti riconosciuti dal Miur.
Sarebbe superfluo sottolineare che hanno diritto al contratto transitorio per
studenti universitari, anche gli studenti
stranieri ed extracomunitari che hanno
residenza (i secondi per motivi legati al
rilascio del permesso di soggiorno) nella città ove si trova la sede universitaria,
ed anche gli studenti italiani, nelle stesse
condizioni, che però risultano a carico dei
genitori residenti in altra città. Occorre, altresì, perché è spesso motivo di equivoco,
di
Cesare Boldorini
precisare che lo status di studente universitario fuori sede non è strettamente
collegato alla detrazione del 19% a favore
dei genitori a condizione che residenti ad
almeno 100 km dall’ Università.
Queste, per grandi linee, alcune delle
proposte tendenti a meglio puntualizzare l’applicazione dei contratto agevolati,
senza trascurare una migliore definizione e composizione delle Commissioni di
conciliazione, il ruolo delle Agenzie per le
locazioni e l’applicazione del canale concordato anche all’housing sociale.
In questo momento, con la cedolare secca al 10%, in tutti i Comuni ad alta tensione abitativa c’è richiesta dei proprietari
per l’adozione o la revisione degli Accordio territoriali.
Una nuova Convenzione nazionale, e
conseguentemente un aggiornamento
del Decreto Ministeriale attuativo, potrebbe rilanciare il canale concordato, a
vantaggio di tutte le parti in causa.