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Ritiro natalizio ai politici - 14 dicembre 2014
Pietro e Giovanni incontrano uno storpio alla porta bella del Tempio.
Che cosa ci ha portato Gesù con la sua presenza tra noi?
- ci ha portato Dio, ci ha fatto conoscere il suo volto: Dio di compassione e di misericordia, di
tenerezza e di bontà.
- egli è venuto “per illuminare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte” (Lc 1,79)
- ha realizzato ciò che i profeti avevano detto: per es. “lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto” (Is 35,6)
- “andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la pista, gli
zoppi camminano, i lebbrosi sono sanati, i sordi odono, i morti a risuscitano,ai poveri è
annunziata la buona novella”. (Lc 7,22)
“coloro che si lasciano salvare da lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto
interiore, dall’isolamento” (EG 1)
Atti degli Apostoli (3, 1-10)
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Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. 2Qui di
solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni giorno presso la
porta del tempio detta Bella, per chiedere l'elemosina a coloro che entravano nel tempio.
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Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere
un'elemosina. 4Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: "Guarda
verso di noi". 5Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. 6Pietro
gli disse: "Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù
Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!". 7Lo prese per la mano destra e lo sollevò. Di colpo i
suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono 8e, balzato in piedi, si mise a camminare; ed entrò con
loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. 9Tutto il popolo lo vide camminare e
lodare Dio 10e riconoscevano che era colui che sedeva a chiedere l'elemosina alla porta Bella
del tempio, e furono ricolmi di meraviglia e stupore per quello che gli era accaduto.
1. Pietro e Giovanni, dopo la Pentecoste agli albori della Chiesa nascente, salgono al tempio
di Gerusalemme per pregare, (At 3,1-10), verso l’ora nona, l’ora del sacrificio vespertino,
l’ora della morte di Gesù, ma la preghiera da sola non basta essa: è la preghiera è' medicina
che conduce alla carità. La carità, infatti, è la misura della fede.
2. Presso la Porta Bella del tempio (metteva in comunicazione il cortile dei gentili (pagani)
con il cortile delle donne) incontrano un uomo, uno storpio fin dalla nascita. È un povero che
non ha nome, perché rappresenta uno dei tanti poveri che bussano alla nostra porta, uno dei
tanti immigrati che chiedono ospitalità, uno dei tanti che chiedono aiuto.
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Lo storpio alla porta bella del tempio collocato da altri presso la porta come fosse un
oggetto, è un professionista nel chiedere l’elemosina
- È un escluso (gli ebrei escutevano dalla liturgia chi avesse qualche anomalia) (fa parte di
quella cultura dello scarto tanto di moda oggi) gli esclusi non sono sfruttati, ma rifiuti,
avanzi EG53
- > La cultura dello scarto “Si scarta ciò che non serve, prodotti e uomini, si scarta il
bambino nel ventre della mamma, l'anziano ammalato o in fin di vita, si scartano i
lavoratori dal ciclo produttivo delle aziende, I giovani che non trovano posto nel mondo
dell'occupazione”.
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È un uomo privato di ogni dignità, rassegnato, vive di dipendenza, fa del suo male la
fonte di guadagno (la dignità è da attribuirsi come prerogativa di ogni persona) “Oggi, la
promozione dei diritti umani occupa un ruolo centrale nell’impegno dell’Unione Europea in
ordine a favorire la dignità della persona, sia al suo interno che nei rapporti con gli altri
Paesi. Si tratta di un impegno importante e ammirevole, poiché persistono fin troppe
situazioni in cui gli esseri umani sono trattati come oggetti, dei quali si può programmare
la concezione, la configurazione e l’utilità, e che poi possono essere buttati via quando non
servono più, perché diventati deboli, malati o vecchi. Effettivamente quale dignità esiste
quando manca la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero o di professare
senza costrizione la propria fede religiosa? Quale dignità è possibile senza una cornice
giuridica chiara, che limiti il dominio della forza e faccia prevalere la legge sulla tirannia
del potere? Quale dignità può mai avere un uomo o una donna fatto oggetto di ogni
genere di discriminazione? Quale dignità potrà mai trovare una persona che non ha il cibo
o il minimo essenziale per vivere e, peggio ancora, che non ha il lavoro che lo unge di
dignità? Promuovere la dignità della persona significa riconoscere che essa possiede diritti
inalienabili di cui non può essere privata ad arbitrio di alcuno e tanto meno a beneficio di
interessi economici” (Papa Francesco a Strasburgo – 25 novembre 2014)
-
È un uomo davanti al quale le persone passano indifferenti, “non ci interessa!”.
“La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida
degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione
del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla
globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella
globalizzazione dell'indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci
riguarda, non ci interessa, non è affare nostro! (Francesco a Lampedusa 8 luglio 2013)
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- «Chi di noi ha pianto per questo fatto e per fatti come questo?», Chi ha pianto per la
morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca?
Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano
qualcosa per sostenere le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimenticato
l’esperienza del piangere, del “patire con”: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la
capacità di piangere! Nel Vangelo abbiamo ascoltato il grido, il pianto, il grande lamento:
«Rachele piange i suoi figli… perché non sono più». Erode ha seminato morte per
difendere il proprio benessere, la propria bolla di sapone. E questo continua a ripetersi…
Domandiamo al Signore che cancelli ciò che di Erode è rimasto anche nel nostro cuore;
domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, di piangere sulla
crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni
socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo. «Chi ha pianto?». Chi ha
pianto oggi nel mondo?
La globalizzazione dell’ indifferenza va sostituita con la globalizzazione della solidarietà;
l’indifferenza non è altro che l’individualismo esasperato."Ritengo perciò che sia quanto mai
vitale approfondire oggi una cultura dei diritti umani che possa sapientemente legare la
dimensione individuale, o, meglio, personale, a quella del bene comune, a quel “noi-tutti”
formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale[3].
Infatti, se il diritto di ciascuno non è armonicamente ordinato al bene più grande, finisce per
concepirsi senza limitazioni e dunque per diventare sorgente di conflitti e di violenze”.
3. Cosa chiede ai discepoli lo storpio? Semplicemente soldi. Si accontenta di beni materiali,
ma non sa che questo incontro gli cambierà la vita. E’ un uomo chiuso nel suo mondo,
ripiegato su si sé, che si accontenta poco per vivere, soprattutto dà per scontato che nulla e
nessuno lo potrà salvare.
La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda
crisi antropologica, la negazione del primato dell’essere umano. Abbiamo creato nuovi idoli.
L’adorazione dell’antico vitello d’oro ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo
del denaro e di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi
mondiale che investe la finanza e l’economia manifesta i propri squilibri e soprattutto la
grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l’essere umano ad uno solo
dei suoi bisogni: il consumo. EG 55
 Non ci si può accontentare di sole sicurezze materiali: l’oro e l’argento. Quante
persone sono dediti al lavoro stressante e rinunciano all’amicizia, al tempo libero, al
confronto, alla condivisione, all’apertura verso la comunità.
4. Pietro e Giovanni: si presentano come persone ordinarie. Nulla fa presupporre la loro
identità di apostoli. con quale atteggiamento si rivolgono verso il paralitico ?… riconoscendo
ne povero “un fratello per il quale Cristo è morto” e poi con la consapevolezza di chi,
avendo ricevuto tanto, sente che deve trafficare il bene ricevuto. Pietro e Giovanni vogliono
stabilire un rapporto con lui
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“una fraternità mistica, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire
Dio in ogni essere umano,che sa sopportare le molestie del vivere, aggrappandosi all’amore
di Dio, che sa aprire il cuore all’amore divino per cercare la felicità degli altri come la cerca il
loro Padre buono” EG 92
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la comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha
preceduta nell’amore e per questo sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa
senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per
invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto
dell’aver sperimentato l’infinita misericordia di Dio e la sua forza diffusive EG24
5. Pietro e Giovanni si rivolgono al paralitico riconoscendo in lui una dignità trascendente.
“Parlare della dignità trascendente dell’uomo significa dunque fare appello alla sua natura,
alla sua innata capacità di distinguere il bene dal male, a quella “bussola” inscritta nei nostri
cuori e che Dio ha impresso nell’universo creato[4]; soprattutto significa guardare all’uomo
non come a un assoluto, ma come a un essere relazionale. Una delle malattie che vedo più
diffuse oggi in Europa è la solitudine, propria di chi è privo di legami. La si vede
particolarmente negli anziani, spesso abbandonati al loro destino, come pure nei giovani
privi di punti di riferimento e di opportunità per il futuro; la si vede nei numerosi poveri che
popolano le nostre città; la si vede negli occhi smarriti dei migranti che sono venuti qui in
cerca di un futuro migliore” (Strasburgo – 25 novembre).
> “Guarda verso di noi!”: Incontra lo sguardo dell’altro, non per chiedere l’elemosina, ma
perché tu diventi una persona umana, capace di entrare in relazione. Pietro risveglia lo
storpio da una situazione di torpore, riconosce nell’altro il fratello. Lo invitano ad alzare lo
sguardo, cioè a cambiare orizzonte, a cambiare prospettiva di vita.
 il Vangelo ci invita sempre a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, col suo
dolore e le sue richieste, .Il figlio di Dio nella sua incarnazione ci ha invitato alla
rivoluzione della tenerezza EG88
“non possiedo né oro né argento”, che corrisponderebbero ai bisogni immediati del
paralitico. E’ la nostra ricchezza interiore di umanità, di fede, e di speranza perché l’altro
ritrovi senso, dignità, forza interiore e torni a vivere.
>Nel nome di Gesù (quel nome che i demoni temono; quel nome di cui Dio padre si
compiace)
Gesù= Dio salva > “la preghiera del NOME”: Gesù, mio amico, liberatore, salvatore ecc.
 “alzati e cammina!” Per la potenza del Nome di Cristo risorto, con il potere stesso di
Cristo risorto viene rimesso in piedi in maniera fulminea, si verifica come in Isaia: “Allora
lo zoppo salterà come un cervo e la lingua dei muti vibrerà” (Is 35,3-4.6) > le promesse e
le attese delle Scritture di Israele si sono realizzate!
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 “Poiché il Figlio dell’uomo ha il potere di rimettere i peccati, prendi il tuo lettuccio e va’ a
casa tua” (Lc 5,23) > il tempo della salvezza operata da Gesù lungo il suo ministero
prosegue ora nel tempo post pasquale.
 Lo prese per la mano destra e lo sollevò (egheiro. È il verbo tipico usato per descrivere la
risurrezione). Nel nome di Gesù: è la potenza stessa di Dio che è all’opera.
 Guarito, entra nel tempio con gli apostoli saltando e lodando Dio [la potenza di Dio, che si
realizza attraverso Cristo risorto, diventa efficace nella Chiesa]
 “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro
che si lasciano salvare da lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore,
dall’isolamento”. (EG 1)
 Il popolo rimane stupito e perplesso come di fronte ai gesti straordinari di Gesù.