piviere tortolino - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva Uccelli
PIVIERE TORTOLINO
Piviere tortolino, di www.justbirds.it
Specie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
NOME SCIENTIFICO: Charadrius morinellus
Piviere tortolino, di M. Messa
Piviere tortolino, di G. Luraschi
Ordine: Charadriiformes Famiglia: Charadriidae
Migratore per eccellenza, sverna in Africa settentrionale, centrale e Medio Oriente. Rarissima in Italia, e nidificante solo
occasionale, la specie risulta di grande interesse dal punto di vista conservazionistico.
Dall’apertura alare di circa 60 cm per una lunghezza che non supera i 20 cm, il Piviere tortolino appartiene alla famiglia
dei trampolieri. Il piumaggio si caratterizza per una colorazione olivastra, che si fa più scura sul dorso, mentre il capo
appare nero, con la classica macchia bianca tra gli occhi e il collo.
Le altissime montagne che circondano Livigno, in Lombardia, oltre a una piccola area sui Monti della Maiella, in
Abruzzo, sono gli unici due siti di nidificazione accertati, per una specie che sceglie il nostro Paese molto raramente, per
costruire il nido. “Colpa” di esigenze ecologiche piuttosto complesse, prima tra tutte la necessità di avere buona
disponibilità di cibo nonostante le quote elevate.
Insetti, cavallette, coleotteri. Questo il “piatto” tipico del Piviere tortolino. È stato dimostrato come queste condizioni
tipiche delle zone artiche – mancanza di vegetazione unita ad ampia presenza di insetti – si verificano in pochissimi siti
italiani, tra cui i due citati. Estremamente confidente con l’uomo, è comunque un uccello rarissimo, per cui anche un solo
avvistamento rappresenta un evento unico ed emozionante.
Prospettive
Poco studiata in quanto estremamente rara e sparsa sul territorio nazionale, la specie ha attirato l’attenzione di esperti e
appassionati negli ultimi anni. Ad essere oggetto di monitoraggio è in particolare la fase di migrazione autunnale, con le
conoscenze sui movimenti del Piviere tortolino da e per i quartieri di svernamento che si fanno via via più accurate.
Risulta in ogni caso poco utile formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per questa specie, nidificante
irregolare e con un numero estremamente ridotto di coppie, né è possibile proporre precise e mirate indicazioni di
conservazione. Fatta salva l’esigenza di auspicare un consolidamento della presenza del Piviere tortolino in periodo
riproduttivo.
Per raggiungere questo pur modesto e generico obiettivo è essenziale tutelare i principali siti riproduttivi da eccessivo
disturbo antropico e anche da qualsivoglia alterazione ambientale in grado di compromettere l’idoneità dell’habitat.
Un’indicazione che dovrebbe valere anche per i siti, potenzialmente idonei, in cui la presenza della specie appare
altamente probabile, anche se non accertata.
Data anche la situazione non felice a livello dell’Unione Europea, lo stato di salute della specie nel nostro Paese può dirsi
tuttora critico. Fatta eccezione per alcune aree dell’Appennino centrale, infatti, tutti gli altri siti di presenza della specie
sono occupati solo occasionalmente.
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Minacce
Anche banali interventi antropici – frequenti in aree a forte presenza umana come le nostre Alpi e Appennini – possono
alterare profondamente il delicato equilibrio che consente al Piviere di costruire il nido. Anche la semplice costruzione di
una strada forestale, l’apertura di una nuova pista da sci – specialmente sui siti alpini – possono causare la totale perdita di
idoneità per l’habitat.
Il Piviere tortolino è infatti una specie dalle esigenze ecologiche abbastanza complesse ed eccentriche allo stesso tempo.
Tipicamente, predilige la tundra artica, dalla Scandinavia alla Scozia, fino a nuclei sparsi che nidificano sui rilievi
dell’Europa centrale. Evita accuratamente le aree troppo ricche di vegetazione, mentre preferisce aree con rocce nude
affioranti – purché su pareti non troppo scoscese – alternate a vegetazione bassa.
Condizioni che sono abbastanza difficili da trovare sulle nostre montagne, peraltro fortemente antropizzate. Anche il
clima gioca un ruolo fondamentale nella sopravvivenza della specie, e si può affermare come le condizioni
meteorologiche avverse o anomale costituiscano la principale minaccia per la specie, nonché principale causa di
fallimento nella nidificazione.
Peraltro, anche la chiusura asincrona delle uova causa una bassissima possibilità di sopravvivenza degli ultimi nati, a
parità di altre condizioni. Resta comunque – limitatamente alla Lombardia – la gestione intensiva della montagna a fini
forestali (costruzione strade sterrate) o turistici (costruzione piste da sci) uno dei principali ostacoli allo stabilirsi di un
gruppo, se pure modesto, di coppie stabilmente nidificanti.
Stato di salute
Classificata come vulnerabile nell’Unione europea, la specie si trova in uno stato di salute più confortante su scala
continentale dove, in base agli ultimi censimenti, nidificano dalle 11mila alle 42mila coppie. A livello comunitario, dove
le coppie censite, anche secondo le migliori stime, non superano le 13mila unità – pari a circa un terzo della popolazione
complessiva europea – la popolazione di Piviere tortolino è risultata nel complesso stabile tra il 1970 e il 1990.
A questo è seguito un decennio di moderato declino, che non ha cambiato più di tanto la situazione riscontrata nel nostro
Paese, dove la specie nidifica solo eccezionalmente. Le pochissime coppie censite infatti, non più di 4 o 5, pur suscitando
grande interesse conservazionistico, non rappresentano che lo 0,1% della popolazione comunitaria complessiva.
Alla ristrettissima popolazione nidificante, si aggiunge poi un certo numero di individui che scelgono l’Italia per transitare
dalle aree di nidificazione a quelle di svernamento, anche se i dati sulle ricatture sono estremamente scarsi e frammentari.
Da sempre legata alla presenza di poche coppie e in particolare a determinate aree dell’Appennino centrale, la
popolazione italiana della specie risulta praticamente identica negli ultimi 25 anni.
Attualmente, si stimano da zero a 6 coppie in tutto il territorio nazionale, così suddivise. Da zero a 5 sui Monti della
Maiella – appunto l’area principale di presenza accertata nell’Italia centrale – una in Val Pusteria, in Alto Adige, una in
Val Federia, parallela alla Valle di Livigno, in Lombardia. Quindi alcuni siti di possibile presenza, Monti Sibillini, Parco
Nazionale d’Abruzzo, val Martello, Valle di Cedec, Val Cantone. Mentre la nidificazione in Abruzzo – in particolare sulla
Maiella – appare accertata e in una certa misura stabile, la riproduzione sulle Alpi è alquanto irregolare e in ogni caso del
tutto occasionale.
Semaforo
Rarissima ed estremamente irregolare, la popolazione di Piviere tortolino nel nostro Paese è ridotta a poche unità, la cui
nidificazione è peraltro stabile solo in alcune limitatissime aree dell’Appennino centrale. Molto critica la situazione in
generale, e ancora di più sulle Alpi, dove lo scarsissimo contingente nidificante – ridotto a poche coppie in alcune vallate
alpine tra Lombardia e Alto Adige – è alle prese con un’attività umana particolarmente intensa che rischia di
compromettere totalmente l’habitat di nidificazione, con particolare riguardo ad attività di gestione del territorio quali la
costruzione di strade o l’inaugurazione di nuove piste da sci.
Fattore
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Stato di salute
Stato di conservazione
Range*
fluttuante, ridotto
inadeguato
Popolazione
fluttuante, in calo, ridottissima
cattivo
Habitat della specie
localmente degradato
inadeguato
Complessivo
cattivo
*Variazione della popolazione negli anni
Canto
Estremamente confidente con l’uomo, è comunque un uccello rarissimo, per cui anche un solo avvistamento rappresenta
un evento unico ed emozionante. Leggero e misurato, il “fischio” del Piviere tortolino è tuttavia ben udibile, in quanto
sono ben poche le specie animali in grado di resistere a quelle quote – alta montagna oltre il limite del bosco – che, per
questo uccello proveniente dal “grande nord”, sono invece l’habitat ideale in cui costruire il nido.
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