G. FILORAMO - F. PAJER, Di che Dio sei? Tante religioni un solo mondo, SEI, Torino 2011, pp. 170, € 13,00 Il volume, composto da otto capitoli tematici, offre una sintesi delle più importanti questioni attinenti al dialogo interreligioso, integrata da brevi schede di approfondimento tratte in prevalenza da opere specialistiche. Più che dall’ambito della speculazione teologica l’opera trae la sua strumentazione dal campo delle scienze umane (storia, sociologia, antropologia). L’intento dei due autori è di contribuire all’incontro consapevole e rispettoso tra le diverse identità religiose, rese disponibili a un serio confronto capace di suscitare un mutuo arricchimento e di offrire nuova vitalità alla propria tradizione. A un capitolo introduttivo dedicato al “mosaico delle religioni” segue una esposizione delle “ragioni della convivenza”, procedendo a una rapida rassegna di punti di vista diversi ma complementari: storico, sociologico, antropologico, filosofico, psicologico, teologico e politico-giuridico. Quanto alla prospettiva teologica rileviamo che la letteratura citata appartiene per lo più all’area “pluralista” (J. Hick, P.F. Knitter, R. Panikkar), mentre poco spazio viene concesso ad altre posizioni e ai documenti del magistero. Gli autori presentano quindi una mappa sintetica delle religioni (classificazione, diffusione, mutamenti in atto), proseguendo con un capitolo dedicato alla storia del pluralismo religioso. Piuttosto rigida ci appare la categorizzazione delle forme storiche di convivenza interreligiosa in due tipi fondamentali: coesistenza irenica, ritenuta caratteristica delle religioni politeiste, e relazione aggressiva, considerata tipica delle religioni monoteiste. Giustamente viene proposta, quale splendido esempio di tolleranza religiosa, la figura dell’imperatore indiano Asoka (III secolo a.C.), che in seguito al rimorso per una campagna militare particolarmente cruenta mise in atto una politica di grande tolleranza tra le religioni, ma ciò accadde - è opportuno sottolineare – contestualmente alla sua conversione dal politeismo induista al buddhismo, che politeista non è. Un capitolo importante viene dedicato alla questione delle identità, in cui si chiarisce come più che corrispondere a “sostanze” immobili esse rappresentino dei campi di forze eterogenee e dinamiche, dove l’elemento religioso non è mai disgiunto da quello sociale e culturale, valendo spesso da marcatore comunitario prevalente. Si prendono quindi in esame tre forme di incontro: sincretismo, dialogo, riconoscimento. Gli autori propendono espressamente per quest’ultima modalità, ritenuta idonea ad avviare un processo che implica tanto il riconoscimento dei valori presenti nelle altre tradizioni religiose quanto una revisione della propria. I due capitoli finali volgono l’attenzione alla relazione tra diritto sacro e profano, tematizzando il tanto discusso rapporto tra laicità dello Stato e identità pubblica delle religioni. Il volume si conferma così un’utile guida per l’educazione a una cittadinanza pienamente consapevole delle sfide odierne generate dall’incontro tra uomini di diverse culture e religioni. Prof. Enrico Riparelli