l`economia può essere deludente e tante altre cose, ma non è una

L’ECONOMIA PUÒ ESSERE DELUDENTE E TANTE ALTRE COSE, MA NON È UNA SCIENZA.
Scritto da Marco Gianni
Un gruppo di rinomati economisti si è radunato a Cambridge per inaugurare l’apertura
dell’Istituto per un Nuovo Pensiero Economico presieduto da Gorge Soros.
Il gruppo di economisti si è impegnato in un’opera di “introspezione finanziaria” volta ad
identificare le principali cause del dissesto dei mercati finanziari.
Tra le conclusioni scaturite dalla riflessione congiunta di alcune delle menti più elette dell’analisi
finanziaria queste sono sicuramente le più importanti: l’inadeguatezza della teoria dei mercati
efficienti e quella dell’irrilevanza dei modelli di macroeconomia.
L’idea base della teoria dei mercati efficienti è che il prezzo sia l’indicatore più preciso del valore
del bene cui si riferisce.
La validità di tale teoria è, oggi, messa in serio dubbio.
I picchi e gli abissi dei mercati finanziari sono stati causati da una bolla immobiliare. Tale bolla è
la conseguenza del fiasco della new economy che, a sua volta, fu preceduta dal quasi
fallimento, con rischio di implosione per il sistema finanziario mondiale, del fondo speculativo
LTCM, la prima “vetrina” di investimento allestita con modelli matematici complessi.
I principi di macroeconomia sono basati sull’analisi stocastica dinamica della teoria generale
dell’equilibrio. La definizione incomprensibile ne tradisce il difetto di base: i grandi sacerdoti
dell’analisi macroeconomica hanno parlato solo a se stessi. Tutte le teorie di macroeconomia
non hanno mai saputo prevedere il formarsi di bolle speculative tanto meno individuare
concrete strategie di azione per contenerne gli effetti negativi una volta scoppiate.
Il minimo comun denominatore della teoria dei mercati efficienti e dell’analisi stocastica è il
principio delle “aspettative razionali” che presume che tanto i privati quanto le società realizzino
le loro scelte di investimento potendo contare su tutte le informazioni economiche per loro
rilevanti.
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Scritto da Marco Gianni
Se ci si chiede perché una teoria tanto improbabile abbia trovato un successo di “massa”
ininterrotto per quasi un ventennio una spiegazione è senza dubbio da ricercare nei vantaggi
derivanti dalle implicazioni “conservative” della teoria medesima.
In base a quella teoria non solo infatti i privati e le aziende conoscono, a livello di dati e di
successive scelte economiche, quanto i governi ma sono invero anche in grado di anticipare
quanto faranno i governi stessi la cui più grande virtù sarà pertanto quella di rimanere il più
possibile prevedibili.
La maggior parte delle politiche economiche è inutile così come le interferenze governative sui
mercati.
Da tale impostazione dogmatica ne conseguirebbe che non è sostenibile affermare che chi ha
comprato prodotti derivati senza valore lo ha fatto perché conosceva meno di chi quei prodotti
vendeva così come non sarebbe sostenibile affermare che gli uomini di Goldman Sachs,
realizzando “opera divina” si arricchissero grazie al loro vantaggio di informazione piuttosto che,
come i medesimi sostengono, grazie al valore dei loro servizi.
Tali impostazioni ed “assunti” hanno un irresistibile “charme” che sprigiona la sua forza di
attrazione ben oltre il “ricco e conservativo”.
Se infatti si fosse ammesso, o si ammettesse apertamente oggi, che sia il privato quanto
l’azienda sono prigionieri delle loro conoscenze imperfette e della loro innata irrazionalità,
anche economica, sarebbe allora necessario, giocoforza, riconoscere l’incertezza del
funzionamento economico a livello macro e la necessità di considerare, nella formulazione di
teorie economiche, elementi molto difficilmente teorizzabili quali i cambiamenti culturali e
sociali.
I modelli economici allora non potrebbero più, per definizione, essere universali ma
necessariamente localizzati e adattati a contesti specifici. Il modello standard e conservativo ha
l’apparenza, dal fascino irresistibile, di poter fornire dei modelli di previsione globale basati su
pochi presupposti universalmente validi.
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Ma, come ben visto, si tratta solo di una apparenza. Gli operatori economici, il singolo tanto
quanto l’azienda, cosi come i governi si trovano confrontati con scelte dove le percezioni e le
decisioni basate su informazioni parziali costituiscono la regolarità.
Un modello di teoria economia generale pertanto non è non solo teorizzabile ma nemmeno
pensabile.
Questa è l’eredità più importante che ci ha lasciato Keynes.
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