Natale fatto di semplicità, di bontà, di gioia, di amore

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Natale fatto di semplicità, di bontà, di gioia, di amore
Se c’è un mistero in cui il cuore deve parlare, ha diritto di parlare, è proprio quello dell’incarnazione del
Verbo eterno di Dio, che si fa bambino come noi siamo stati bambini.
Il Natale, mistero di fede, si realizza nel silenzio e nella povertà interiore e non ha nulla della potenza
umana. Non si serve dei moderni moduli della contestazione o della tacita violenza del fatto compiuto o
della pressione sistematica, soprattutto morale. Se Cristo opera una rottura, lo fa’ a proprie spese, con
silenzio e povertà, iniziandoci così all’economia del mistero di fede.
Gesù è venuto nella povertà di una grotta e nel silenzio della notte, mentre cioè i pastori vegliavano sul
gregge. Si direbbe quasi, con linguaggio poetico, che Egli entra tra noi in punta di piedi, senza far rumore.
È necessario accostarsi al mistero del Natale con l’amore, con il cuore della Madonna: Gesù Bambino
parlerà allora a noi così come con il suo sguardo parlava a Lei.
Cristo si è incarnato per redimerci: la redenzione inizia con l’incarnazione e si sviluppa attraverso il
mistero pasquale della morte e della resurrezione.
Ecco il nostro Natale: un Natale fatto di semplicità, di bontà, quello dei nostri Santi e dei nostri poeti. San
Francesco di Assisi non aveva mai studiato teologia ma conosceva benissimo Cristo ed amava
intensamente e con tanta fede il piccolo Bambino Gesù il quale lì, nella mangiatoria di Greccio, prende
vita, diventa creatura umana. Pensiamo al cuore infiam¬mato di amore di Sant’Alfonso Maria de’
Liguori, il grande teologo che ha saputo esprimersi in forme tanto semplici. Pensiamo a quel povero sarto
austriaco che in un momento di estasi scrive “Stille nacht” (“Astro del Ciel”), al Pascoli che scrive quelle
bellissime poesie sul Natale in Oriente ed in Occidente. Questo è il modo con cui dobbiamo accostarci al
Natale. Il Natale deve essere la festa della famiglia, la festa del cuore.
Gesù si incarna e viene tra noi, per noi soffre e muore in Croce, ci fa diventare suo corpo mistico e
Chiesa, nutrendoci con il suo Corpo ed il suo Sangue: questo è dimostrazione della divina esagerazione
dell’amore.
Bisogna tornare alla culla di Gesù, accanto a Lui, nella povertà, nell’umiltà di pensiero, nella ricchezza
dell’amore. Se fra noi torneremo ad un profondo amore, ci sentiremo famiglia, vorremo bene al Signore,
ci vorremo più bene, allora anche per noi sarà veramente Natale.
Mons. Guglielmo Giaquinta (inedito)
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