FIR2005 2f Ferro (M) - Centro della Famiglia

Matrimonio e famiglia interculturale
nel cinema di diaspora
Ludovico Ferro (1)
L’articolo presenta le possibilità di comprendere e studiare la presenza, nelle nostre società, di
modelli famigliari etnici e occidentali, partendo dallo studio sociologico del cinema e dei suoi prodotti,
i film. L’autore analizza i seguenti cinque film: East is East, Jalla! Jalla!, Monsoon Wedding, Bend it
Like Beckham, My Big, Fat Greek Wedding. Tutti cinque i film rappresentano situazioni di famiglie all'interno di comunità di diaspora e nel momento del matrimonio imposto dalla prima generazione di
immigrazione alla seconda generazione d'immigrazione. Dal punto di vista teorico il discorso muove
dalla sociologia della famiglia, utilizzando in particolare i concetti di endogamia e esogamica, si riferisce al concetto di sfera pubblica e alla teoria del rischio, esamina la questione della certezza e dell’incertezza ed infine discute l’uso dell’ironia e della comicità in tutti e cinque i film. L’analisi sociologica
dei film si articola in quattro momenti: le informazioni sui film (produzione, distribuzione), l’analisi
delle strutture narrative e dei personaggi (tempo, sviluppo, il personaggio del padre, il personaggio del
giovane di seconda generazione di diaspora), l’analisi dei temi principali (famiglia, matrimonio, endogamia, esogamia, xenofobia) e dei temi secondari (omosessualità e emancipazione femminile).
Parole chiave: famiglia, matrimonio, endogamia, esogamia, interculturalità, incertezza, insicurezza, rischio, diaspora, sfera pubblica, cinema, ironia.
Wedding and Intercultural Family in the Cinema of Diaspora. The article presents the possibilities to comprehend and study the presence, in our societies, of ethnic and western models of family
proceeding from the sociological study of cinema and its products, the films. The author analyses the
following five films: East is East, Jalla! Jalla!, Monsoon Wedding, Bend it Like Beckham, My Big Fat
Greek Wedding. All the five films treat family lives embedded into a community of diaspora and, in the
very moment of wedding, the passage from the first generation of immigration to the second generation.
From the theoretical point the article proceeds from sociology of family, with particular reference to the
concepts of endogamy and exogamy, it refers to the concept of public sphere and to the risk theory, examines the questions of certainty and uncertainty; finally, the author discusses the use of irony and the
comic in all the five films. The sociological analysis of film is articulated into four steps: the information
about film (production, distribution), the analysis of narrative structure and characters (time, environment, the father, the young of second generation of immigration), the analysis of primary themes
(family, wedding, exogamy, endogamy, xenophobia) and of secondary themes (homosexuality, women’s
emancipation).
Key words: family, wedding, exogamy, endogamy, interculturality, certainty, uncertainty, diaspora, public sphere, cinema, irony.
La sociologia della famiglia, ha sempre avuto di mira la risposta ad alcune domande:
perché esiste la famiglia? Che ruolo ha e come si organizza? Di ciò si è occupata principal-
(1)
Dottore di ricerca in sociologia, e-mai: [email protected] oppure [email protected]
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 175
mente la sociologia classica e l'etnografia(2), mentre oggi la sociologia della famiglia si interroga sul come va modificandosi la famiglia, se la sua crisi la porterà a scomparire, e su come si
struttura, al suo interno, la differenza di genere.
Uno delle prime questioni che la sociologia si è posta è quella dell'universalità della famiglia: l'unione più o meno durevole, socialmente approvata, di un uomo, una donna e i loro
figli, è un fenomeno presente in qualunque tipo di società (Lévi Strauss, 1956). Se la teorizzazione è stata seguita da una serie di ricerche empiriche che hanno confermato questa affermazione, è interessante notare come la questione sia stata subito spostata sul perché di questa universalità(3).
Non è la sede questa per esporre i vari approcci e i vari contenuti (Donati, 1998), basterà
riportare alcuni risultati e richiamare alcuni punti d'arrivo: la constatazione dell'universalità
sociale della famiglia ha convito la sociologia ad uno studio sistematico della famiglia di volta
in volta come struttura fondamentale della società, come cellula essenziale della società e dell'economia, come ambito in cui si espletano funzioni di socializzazione, di divisione del lavoro, di riproduzione culturale, di strutturazione dei ruoli sessuali(4), e di mediazione sociale.
Soffermiamoci un attimo sulla famiglia come luogo di intermediazione: sono principalmente tre gli ambiti in cui la famiglia espleta questa finzione. In primo luogo, attraverso la socializzazione primaria l'individuo si prepara a diventare membro della società. In secondo luogo, nella famiglia si realizza la mediazione tra natura e cultura: è nella famiglia che l'individuo
impara ad incanalare istinti, sentimenti e passioni verso espressioni culturali adeguate. Infine la
famiglia può essere intesa come relazione di mediazione fra pubblico e privato (Donati, 1998).
Se pensiamo alla genesi di una nuova famiglia non si può che notare come questa sia
sancita e attentamente regolata da un atto pubblico e non privato, il che significa, in altri termini, che la dimensione privata della famiglia si basa sul riconoscimento, pubblico ed istituzionalizzato.
Ecco individuato l'altro punto indiscusso, ossia la centralità del matrimonio: anch'esso
costante antropologica di istituzionalizzazione e pubblicità sociale del legame tra uomo e donna che regola tra l'altro la filiazione (Donati, 1998, p.22). La famiglia è presente in tutte le società umane; ogni società conosce l'istituzionalizzazione della famiglia attraverso una qualche
forma di matrimonio, inteso come pubblicità e avvallo comunitario alla creazione di un nuovo
nucleo famigliare.
La sociologia della famiglia contemporanea si è invece occupata di dimostrare come la
famiglia moderna, pur in crisi, non stia sparendo, ma stia invece cambiando: cambia la divisione dei ruoli tra i sui membri e cambiano i rapporti tra generazioni, varia la dimensione e la tipologia delle famiglie(5) assieme ai tassi di natalità, di aborto, di separazioni e divorzio, nonché
(2)Per Goody (1996) la sociologia della famiglia si è occupata appunto dello studio della famiglia, mentre l'etnologia ha studiato la parentela: per entrambe, evidentemente, l'approccio è stato parziale e
non si possono che considerare entrambe le prospettive, e dunque, entrambi i contributi.
(3) Durkheim ha visto nella famiglia il luogo della realizzazione di una fruttuosa divisione del lavoro, Le
Play ne ha studiato i bilanci ricavandone importantissime indicazioni relative al rapporto tra organizzazione famigliare e strutture di trasmissione dell'eredità, Tocqueville ha visto nell'affermarsi della
democrazia un rallentamento dei vincoli sociali e un corrispettivo rafforzamento di quelli naturali e
dunque famigliari; altri autori come Adorno ne hanno ipotizzato la fine o ne hanno affermato, come
Marx, l'iniziale inesistenza, tutti o quasi ne hanno comunque sottolineato la progressiva nuclearizzazione (in articolare Tönnies, Marx, Adorno, Parsons); se ne sono infine studiate le diverse tipologie
(Weber e la famiglia capitalista) e soprattutto alcune funzioni fondamentali sia di socializzazione che
di mediazione sociale (ancora Tönnies, Weber e Simmel, lo struttural-funzionalismo, la teoria dello
scambio e la fenomenologia).
(4) Fondamentale in questo ambito lo studio femminista e in generale lo studio della prospettiva di genere.
(5) L'incidenza del divorzio, le famiglie monogenitoriali, i secondi matrimoni ecc.
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 176
si assiste alla richiesta di riconoscimento per le unioni di fatto e per quelle omosessuali. Ma
tutto ciò vale per la famiglia delle nostre società occidentali.
Esiste invece un aspetto ancora largamente inesplorato e storicamente del tutto nuovo:
l'improvvisa convivenza nelle stesse società di modelli famigliari tradizionali, (etnici e di diaspora), e di modelli famigliari moderni o postmoderni come quelli occidentali. E’ possibile
individuare una mancata coincidenza tra la cultura della società, nel suo insieme, e quella del
sottosistema familiare che comporta contraddizioni e inadeguatezza entro le forme di vita primaria più stretta come il matrimonio e la famiglia (Tessarolo 2005). Tale contraddizione non è
solo indice e sintomo di una distanza tra cultura e sistema economico occidentale, e nemmeno
solo dovuta alle modifiche degli stili di vita e ai mutati processi demografici(6), ma anche chiaro segnale dell’esistenza di modelli alternativi a quelli moderni e tradizionali occidentali che si
rifanno, invece, a modelli tradizionali di origine etnica.
La convivenza di modelli famigliari alternativi non è più una novità nemmeno per paesi
come l’Italia che nella storia hanno conosciuto e alimentato più fenomeni di emigrazione(7) che
attirato flussi immigratori (con l’importante eccezione dell’immigrazione interna da sud a nord
legata principalmente al periodo del Miracolo Economico). Se per i paesi come Italia, Spagna
e Grecia l’immigrazione dall’Africa, dall’Asia, dal Medioriente o dall’America Latina è un
fenomeno relativamente recente, così non può dirsi per le principali nazioni centro e nord europee: Inghilterra, Germania, Francia e certamente a maggior ragione per tutto il Nord d’America (Stati Uniti e Canada). Il fenomeno immigrazione è un discorso che non può più solo essere condotto a livello nazionale, ma richiede, e si articola, come flusso da Oriente e da Sud, verso l’Occidente europeo e nordamericano.
Abbiamo deciso di affrontare forse il più classico dei discorsi sociologici, appunto quello sulla famiglia, attraverso uno dei campi empirici certamente meno esplorati dalla stessa disciplina: la produzione e la discussione cinematografica.
Le nostre riflessioni seguiranno una matrice teorica ed empirica generalmente inusuale
per la sociologia della famiglia(8), ma anche per la sociologia in generale. Non è nostro intento
raccogliere e commentare dati numerici e nemmeno cercare di ricostruire una mappa della reale convivenza tra modelli famigliari e pratiche matrimoniali nelle società occidentali. Quello
che ci interessa sottolineare ed evidenziare è l’esistenza di un discorso di sfera pubblica(9), cioè
su questioni di pubblica rilevanza, che si è realizzato attraverso una particolare produzione culturale e massmediatica come quella cinematografica. Abbiamo individuato un filone di cinque
film che chiaramente intendono discutere e proporre una precisa visione dell’incontro tra cultura etnica ed occidentale nel momento cruciale della riproduzione famigliare (e dunque sia biologica
che culturale) e cioè nel momento del matrimonio.
Non può essere un caso che sia la forma cinematografica quella prescelta per questo tipo
di operazione “politica”. Il cinema, per le proprie peculiarità produttive, legate ai costi elevati e
ai tempi relativamente lunghi, non può concentrasi su tematiche di stretta cronaca ed invece
(6)
cfr. Tessarolo Mariselda, Vecchi e nuovi bisogni delle famiglie, in Cusinato e Panzeri (2005), Interventi e valutazione nel lavoro con le famiglie, il Mulino, Bologna, p. 24
(7)
Sull’argomento emigrazione italiana vedi Tessarolo (2001).
(8)
Esistono comunque un numero seppur esiguo di analisi del contenuto di prodotti mediologico. Un
interessante esempio è lo studio di Buonanno (1985), che si occupa di ricostruire i modelli di famiglia rappresentate nelle fiction televisive in Italia. E' questo un buon esempio di ciò che significa
analisi della rappresentazione massmediatica: non si cerca di indagare la realtà statistica, ma i modelli che nei mass media vengono rappresentati e discussi, se ne cercano quindi cause e motivazioni.
L’attenzione è comunque rivolta ai prodotti televisivi, e non, come nel nostro caso, al cinema.
(9)
Per un approfondimento del concetto di sfera pubblica. Habermas (1962), Privitera (2001), Thompson
(1995).
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 177
tende ad elaborare e discutere questioni cruciali, e strutturali, della società. Le modalità della
convivenza tra culture diverse sono una questione cruciale e strutturale per le società occidentali che conoscono e vivono un’immigrazione di seconda o terza generazione.
Parleremo dunque di rappresentazione della famiglia, di comunicazione interculturale e
intergenerazionale; parleremo di strategie comunicative e di costruzione di modelli idealtipici
riscontrabili nelle ricorrenze di ruoli e personaggi, di strutture narrative e di tematiche. Infine
non parleremo di realtà sociale, ma di rappresentazione della realtà, di discussione della realtà
e di proposte di realtà, mentre un ultimo spunto teorico ci porterà alla teorizzazione di una doppia insicurezza che la comunicazione cinematografica cercherà di risolvere in una doppia rassicurazione.
Nessuno dei nostri film analizza i motivi che spingono alla migrazione (fattori espulsivi
ed attrattivi, Tessarolo, 1999); viene invece rappresentata una migrazione che è già compiuta e
destinata, con il passaggio alla seconda generazione d’immigrazione, ad essere definitiva. Non
si narra comunque di una perdita del senso comunitario e dell’origine etnica: tutte le situazioni
rappresentate sono situazioni diasporiche(10) dove le comunità etniche cercano una mediazione
tra una necessaria, e minima, integrazione e la vitale necessità di mantenere integra la propria
specificità culturale.
I film individuati sono East is East di Damien O’Donnell (11), Jalla! Jalla! di Josef Fares (12),
Monsoon Wedding di Mira Nair(13), Sognando Beckham di Gurinder Chadha (14) e Il mio grosso
grasso matrimonio greco di Joel Zwick (15). Sono tutti film recenti (degli ultimi 5 anni) e possono
per molti aspetti essere considerati un filone cinematografico autonomo. Ciò che accomuna questi
film è la rappresentazione di comunità etniche in una diaspora quasi esclusivamente europea (16).
Altro tratto comune di questo cinema è quello di rappresentare costantemente delle realtà famigliari, la famiglia in diaspora appunto. Uno dei temi principali è la discussione dell'esogamia che riguarda le seconde generazioni di immigrazione. Inoltre l'espediente narrativo costante è quello della rappresentazione di situazioni di matrimonio.
La riproduzione della diaspora: esogamia ed endogamia
La riflessione dell'etnografo Claude Lévi Strauss sulla famiglia rimangono il punto di
partenza imprescindibile per una riflessione sociologica sulla famiglia. Nel suo breve saggio
sulla famiglia contenuto nella raccolta Razza e Storia e Altri Saggi di Antropologia sono presentati tutti i punti fermi della riflessione di questo autore. Lévi Strauss afferma l'universalità
della famiglia; non solo, afferma anche che la monogamia, pur non essendo la regola, è di gran
lunga la modalità più frequente sia nelle società più semplici che in quelle più evolute, mentre
la poligamia (poliandria e poliginia) riguarda società di complessità intermedia e sembra legata
alla scarsità di uomini o di donne. Lévi Strauss sfata così l'idea, soprattutto della sociologia di
matrice durkheimiana, che la monogamia fosse propria delle società evolute e la poligamia o
(10)
Sul concetto di diaspora torneremo tra breve per specificarne il senso e l’operatività scientifica.
East is East (UK 1999) titolo italiano: East is East, regia di Damien O’Donnell, soggetto e sceneggiatura di Ayub Khan-Din.
(12)
Jalla! Jalla! (Svezia 2001) titolo italiano: Jalla! Jalla!, regia di Josef Fares, sceneggiatura di Josef
Fares.
(13)
Monsoon Wedding (India 2001) titolo italiano: Monsoon Wedding, regia di Mira Nair.
(14)
Bend it like Beckham (UK 2002) titolo italiano: Sognando Beckham, regia di Gurinder Chadha.
(15)
My big, fat Greek Wedding (USA 2001) titolo italiano: Il mio grosso grasso matrimonio greco, regia
di Joel Zwick, sceneggiatura di Nia Vardalos.
(16)
Ben tre dei cinque film analizzati rappresentano una diaspora in Europa.
(11)
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 178
comunque la famiglia allargata fosse caratteristica dei primordi delle società umane. Per Lévi
Strauss all'universalità della famiglia corrisponde l'universalità dell'istituzione del matrimonio
presente in qualche modo in tutte le società umane. A questa notazione si accompagna l'osservazione della condanna e del disgusto, presso quasi tutte le società osservabili, nei confronti
del celibato.
La ricerca di punti comuni a tutte le società riguardanti la famiglia non si ferma a questi
risultati; per l'autore la famiglia si regge su una serie di vincoli ben precisi e di diversa natura:
legali, economici, religiosi; si basa inoltre su precisi diritti e divieti sessuali, nonché su una rete
e un sistema di sentimenti che vanno dall'affetto e dall'amore al rispetto e al timore (Lévi
Strauss, 1956, p.154).
Ma la discussione di maggior interesse è quella sull'esogamia e l'endogamia. L'autore
considera il matrimonio come una questione tra gruppi e non tra individui. A riprova di ciò
l'attenzione di quasi tutte le società per questa istituzione e la frequenza con cui in molte società i matrimoni sono una questione che riguarda i gruppi e le famiglie e quasi mai la decisione è
una decisione libera di singoli individui.
Secondo Lévi Strauss il matrimonio non è che un modo per far circolare le donne tra i
vari gruppi. Ecco che il matrimonio per l'autore è sempre un matrimonio esogamico, in quanto,
paradossalmente, risulta essere un matrimonio tra famiglie e cioè l'unico modo per creare un
vincolo legale tra due gruppi, clan o famiglie distinte (Lévi Strauss, 1956, p.158). Il paradosso
di Lévi Strauss, nella sua formulazione originaria, afferma la maggior forza delle esigenze esogamiche per le società umane rispetto alla strategia della perpetuazione del modello sociale e
della riproduzione culturale insita in un atteggiamento endogamico. I termini di questo discorso si basano sulla distinzione, strutturalista, delle esigenze di un piano naturale a cui l'esogamia
risponderebbe, e di un piano sociale e culturale che opterebbe per una strategia endogamica.
E' difficile oggi, ragionare secondo queste coordinate(17), ma non è per nulla insensato
vedere, in una prospettiva di indagine fenomenologica, quali siano i termini di una pratica esogamica o endogamica.
A distanza di alcuni decenni sono ancora molti gli studiosi che si rifanno più o meno
direttamente alla tesi di Lévi Strauss. Tra gli altri Jack R. Goody in un suo studio di metà anni
settanta (1976). in cui vengono rapportate le strategie matrimoniali alla stratificazione, riesce a
costruire un'interessante tipologia. L'endogamia sembra storicamente essere un modello euroasiatico mentre l'esogamia sembra essere particolarmente sviluppata in Africa. L'autore sottolinea come il fattore non naturale, ma economico, sia alla base di entrambi i modelli. In Africa
la mancanza di una struttura sociale stratificata in classi fa propendere verso una strategia esogamica che possa portare ad un miglioramento economico per le famiglie e i gruppi coinvolti.
In Europa ed in Asia, almeno per certe classi, l'esigenza è quella di conservare ricchezza e potere, la dispersione e l'apertura esogamica è fortemente inappropriata, l'endogamia è d'altra
parte l'unica via sensata (Goody, 1976).
Anche quest'ultimo approccio pur spostando l'accento da una dimensione naturale ad
una economica ripropone la scelta esogamica od endogamica come una scelta altamente strategica.
Sarebbe interessante vedere se il paradosso di Lévi Strauss risulti efficace anche in una
situazione multiculturale e se dunque il divieto di esogamia venga sempre e comunque in qualche modo superato. Certo bisognerebbe distinguere tra gradi e tipologie di esogamia ed endogamia: evidentemente il matrimonio non incestuoso è sempre esogamico, il problema sarebbe
vedere come e se il divieto di esogamia a livello di gruppo etnico e religioso possa essere superato, e se e quando eventualmente lo sia. In questa sede non si potrà dare risposte in tal senso,
ma si potrà fornire un'idea dei termini del dibattito pubblico su questi temi evidenziando come
(17)
Secondo le teorie e terminologie dello strutturalismo.
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 179
la rappresentazione filmica riesca a restituire una gran parte della complessità di pratiche sociali e culturali.
I film che consideriamo pongono la questione mostrando il conflitto tra la generazione
dei genitori, impegnati nella costruzione per i figli di un matrimonio endogamico, e questi che
in qualche modo rifiutano il precetto e tendono verso rapporti esogamici.
Indipendentemente dal fatto che sia l'esogamia o l'endogamia a prevalere è assolutamente interessante sottolineare la centralità per ogni società e gruppo culturale di attuare una scelta
in un senso o in un altro. Su questa decisione sembra strutturarsi la stessa identità di gruppo, e
il perpetuarsi del modello di matrimonio diventa vitale per la riproduzione del gruppo stesso:
la mancanza di coerenza tra un precetto e la pratica non può che tradursi in pericolosa devianza
di fronte alla quale o si cambiano e si adattano le regole (e dunque l'identità) o il gruppo finisce
per perdere la propria identità e la propria efficacia nella socializzazione.
Si è parlato di famiglia e dunque di matrimonio, di precetti endogamici e di pratiche esogamiche, ma cosa più importante è che nei film il tutto avviene in contesti di diaspora o comunque caratterizzati da una forte eticità. Usare la categoria analitica del concetto di diaspora
in luogo del generico riferimento all'immigrazione non nasconde nessun intento di inutile complessificazione linguistica. Il concetto di diaspora individua infatti una situazione migratoria
del tutto particolare. Chantal Saint-Blancat nel suo L'Islam della diaspora (1995) ne ha fatto
uso in maniera davvero fruttuosa. A questo testo conviene quindi fare riferimento.
Il concetto di diaspora è originariamente legato alla dispersione (dal verbo greco διασπείρω, disseminare, disperdere) nel mondo degli ebrei in seguito alla perdita della loro indipendenza politica, ma sta anche ad indicare il permanere di legami materiali e simbolici con la
comunità di provenienza (Saint-Blancat, 1995, p.16). Dunque il concetto di diaspora può essere esteso ad altre situazioni e non riferito solo alle vicende degli ebrei (18).
Nei film che analizziamo la situazione diasporica non è certo ebraica e nemmeno solo
mussulmana. Ci riferiamo, con i nostri film, ad una rappresentazione di diaspora indiana (19) in
Europa, o addirittura ad una diaspora greca in America (20). Certo esistono delle specificità
molto accentuate, ma comune a tutte le situazioni di diaspora è l'esigenza di mantenere la propria specificità culturale nei confronti della società ospite, e allo stesso tempo di riuscire a
prendere le distanze dalle società d'origine per poter scegliere le proprie strategie di integrazione, identificazione e socializzazione (Saint-Blancat Chantal, 1995, p.17).
Il momento cruciale per ogni diaspora è quello del passaggio generazionale: se in ogni
società il passaggio da una generazione ad un'altra è sempre il momento critico per la riproduzione e la trasmissione culturale, in situazione di diaspora il rischio di assimilazione, e dunque
di perdita di specificità, è altissimo. Non è dunque un caso che un filone cinematografico si
concentri sulla rappresentazione di questo momento conflittuale nel rapporto tra prima generazione di immigrazione e seconda generazione. Le prime generazioni di immigrazione hanno
alle spalle una socializzazione primaria avvenuta nelle società d'origine, dunque il rischio di
dimenticare la propria cultura è molto basso. D'altra parte l'esigenza di integrazione diviene il
primo obiettivo. Nel passaggio alla seconda generazione i termini e le esigenze cambiano. Le
prime generazioni, ormai parzialmente integrate, investono molte risorse nel tentativo di una
socializzazione etnica particolarmente difficile perché avviene in un contesto non originario e
dove esistono, e sono prevalenti, altre culture e altri modelli di socializzazione. Le seconde
generazioni di immigrazione si socializzano nei paesi d'accoglienza e inevitabilmente si trovano a dover mediare tra più modelli culturali.
(18)
Sull'argomento vedi anche Dufoix (2003).
Rappresentata nel film Sognando Beckham e indirettamente in Monsoon Wedding.
(20)
Rappresentata nel film Il mio grosso grasso matrimonio greco.
(19)
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 180
Altri elementi di distinzione tra prima e seconda generazione di diaspora sono la mancanza o
l'affievolimento del mito del ritorno e la perdita della lingua originaria. E' evidente che la partita si
gioca tutta sull'efficacia della trasmissione dell'identità culturale e tra una coincidenza tra precetti e
pratiche. Il costante tentativo di arginare la dispersione dell'identità etnica è sempre rappresentata,
nei film, con l'intento dei genitori di far rispettare il precetto dell'endogamia. Nel controllo dei genitori sul matrimonio dei figli si esplica quindi la capacità o meno del gruppo di controllare i
propri membri.
Le soluzioni e le strategie adottate in queste situazioni possono essere molteplici. Da una
parte genitori che tentano in tutti i modi di organizzare matrimoni endogamici: si va dalla vera
e propria costrizione alla semplice sollecitazione; dall'altra, le seconde generazioni che adottano le più diverse strategie: dal rifiuto netto del matrimonio, ai matrimoni con rito religioso e
tradizionale che nascondono pratiche del tutto in contrasto con la tradizione, alle esplicite pratiche esogamiche.
Rappresentare nei film l'esogamia e lo scontro tra generazioni su questo punto non è
necessariamente indice statistico di un aumento del fenomeno. E' invece certamente sintomo di
una discussione in corso non solo all'interno delle comunità diasporiche, ma che riguarda e
vede protagoniste anche le comunità d'accoglienza, che in maniera certamente meno decisiva,
vivono comunque specularmente la stessa situazione. La diffidenza verso i matrimoni misti è
una costante anche occidentale e lo è, come detto prima, anche storicamente.
Il discorso non è quindi solo relativo alla conservazione o meno delle specificità etniche
dei gruppi diasporici; la questione è ben più vasta: in ballo c'è la vera e propria ridefinizione
sia delle comunità diasporiche che di quelle di accoglienza; una ridefinizione che può avvenire
sia su basi e intenti di integrazione e comunicazione interculturale, sia attraverso reciproci arroccamenti su posizioni di chiusura comunitarie, quindi di rafforzamenti delle censure e delle
pratiche esogamiche.
Gli attori di questa ridefinizione sono molti e di diverso tipo: le istituzioni dei paesi di
accoglienza, le comunità diasporiche, i paesi di provenienza, le prime generazioni di immigrazione e le nuove generazioni. Queste ultime, più degli altri, sembrano essere in grado di decidere se accettare e accogliere le istanze comunitarie, oppure ridefinire se stessi e la propria identità nel costruire un nuovo rapporto con la diversità culturale. E questo vale per il giovane
immigrato di seconda o terza generazione come per il giovane occidentale.
La rappresentazione filmica in oggetto centra proprio questo aspetto, mentre lascia sullo
sfondo la dimensione istituzionale del problema: la vera disputa pubblica tra integrazione e
chiusura comunitaria si gioca nel luogo di confine tra pubblico e privato e cioè nella famiglia e
soprattutto nel momento della formazione di una nuova famiglia attraverso il matrimonio.
Produzione, strutture narrative, personaggi, tematiche
I cinque film sono trasposizioni autobiografiche dirette ed evidenti di una vita famigliare
in diaspora. Gli autori (registi o sceneggiatori) raccontano e spesso interpretano la propria vita
famigliare e la propria esperienza diasporica. Nel far ciò utilizzano spessissimo parenti ed amici come personaggi che interpretano se stessi, e anche le location sono in alcuni casi quelle
Tabella 1. Gli aspetti della produzione
ASPETTO PRINCIPALE
ASPETTI SECONDARI O DERIVATI
ELEMENTO AUTOBIOGRAFICO
Vita degli autori
Utilizzo di parenti e amici
PRODUZIONE
Low badget
DISTRIBUZIONE capillare
PRESENZA AI FESTIVAL DEL CINEMA
Premi ai festival
Successo commerciale
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 181
della vita reale dell’autore. Molti altri sono gli elementi che ci portano a considerare unitariamente questo gruppo di produzioni cinematografiche (Tabella 1).
Al preponderante elemento autobiografico si aggiunge senza dubbio quello produttivo.
Si tratta di produzioni modeste e a volte modestissime e sempre indipendenti. Il notevole successo ottenuto a festival internazionali però ha permesso sempre una capillare e importante
distribuzione. In ciò si evidenziano due aspetti molto interessanti. Il primo riguarda la funzione
di promozione e di amplificazione che dà la partecipazione (e il successo) ad un festival cinematografico. Nessuno di questi film sarebbe arrivato ad ottenere una distribuzione così ampia
se non fosse passato per un qualche festival internazionale. Il secondo aspetto è strettamente
legato al primo: non bisogna porre attenzione solo alla produzione e ai costi della produzione.
Nel giudizio complessivo sulle caratteristiche produttive non bisogna tralasciare l'analisi delle
caratteristiche distributive e di marketing. Ecco allora che i primi film del nostro filone, grazie
al successo ai festival (East is East ottiene riconoscimenti a Cannes, Moonson Wedding vince a
Venezia), hanno avuto ottimi supporti distributivi. Gli ultimi film, in particolare Il mio grosso
grasso matrimonio greco, sono invece stati quasi travestiti da film indipendenti e supportati da
imponenti campagne pubblicitarie e di marketing.
Nell'arco di tre o quattro anni si sono prodotti dei film diversissimi eppure nella sostanza
narrativa e tematica davvero molto simili, o quantomeno complementari. Il cinema ha bisogno
di tempi lunghi e di selezionare tematiche di ampia portata. Il nostro filone sembra aver prodotto molto e molto in fretta (per i tempi produttivi cinematografici) selezionando e sviluppando al contempo una serie di argomenti ben precisi. Il successo commerciale delle prime opere
ha aperto la via ad altri prodotti che certamente hanno continuato e sviluppato un discorso comune, ma che hanno perso via via originalità ed efficacia, pur contribuendo alla definitiva affermazione di una sfera pubblica cinematografica di discussione dell'interculturalità e di tutti i
temi ad essa connessi.
I film sono storie e narrazioni. Tutte le storie possono essere ricondotte a delle strutture
narrative. I nostri cinque film sono strettamente imparentati anche da questo significativo punto di vista. Le storie sono lineari, e seguono lo schema classico: situazione iniziale, problema,
risoluzione. L’ambientazione è temporalmente costante nel presente (con parziale eccezione di
East is East, ambientato negli anni ’70). Lo svolgimento temporale è lineare e non esistono
interruzioni o salti temporali che non seguano la linearità di sviluppo da un tempo t a un tempo
t+1. Anche l’elemento spaziale rimane una costante: l’ambientazione è sempre diasporica, e
anche se cambiano i luoghi e l’origine etnica, la sostanza della rappresentazione rimane invariata. Sono la diaspora e il matrimonio nella diaspora ad essere il vero fulcro della rappresentazione. Dal punto di vista dello spazio cinematografico è la famiglia il centro della narrazione
attraverso lo svolgimento delle scene all’interno della casa o del quartiere del protagonista.
Ultimo elemento strutturale è certamente l’epilogo che si sostanzia in un costante e sempre più
completo lieto fine. Se nei primi episodi del filone il lieto fine è in qualche modo attenuato da
alcuni elementi che restano irrisolti, con gli ultimi due film tutti gli elementi confluiscono in
un finale che rappresenta la completa, e indolore, composizione di tutte le tensioni e di tutti i
nodi problematici.
Tabella 2. Tipologia dei ruoli ricorrenti
PADRE
in tutti e 5 i film
FIGLIO/A/I
in tutti e 5 i film
FRATELLI
in tutti e 5 i film
MADRE
manca in Jalla! Jalla!
AMICI
in Jalla! Jalla! e Sognando Beckham
VICINI DI CASA E PARENTI
in East is East e in Il mio grosso grasso matrimonio greco
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 182
Altro aspetto degno di un’ attenta considerazione è l’articolazione della rappresentazione dei personaggi. Vi è in tutto il filone una ricorrenza di ruoli (Tabella 2).
Il personaggio del padre (Tabella 3) rappresenta sempre l'autorità della tradizione d'origine che in East is East si scontra violentemente con il nuovo e il diverso e infine perde, che in
Jalla! Jalla! si piega al nuovo pur non comprendendolo, che in Monsoon Wedding e Sognando
Tabella 3. Il personaggio del padre
East is East
negativo, violento
Jalla! Jalla!
positivo, comico
Monsoon Wedding
positivo, coraggioso
Sognando Beckham
positivo, comprensivo
Il mio grosso grasso matrimonio greco
parodistico
Beckham riesce a farsi promotore della novità, che infine in Il mio grosso grasso matrimonio
greco tenta solo goffamente ed innocuamente di imporsi ed opporsi.
È attraverso la figura del padre che la diaspora agisce e comunica. E' sempre (o quasi
sempre) il padre a cercare e a promuovere l'endogamia; è ancora il padre al centro dello scontro tra prima generazione di immigrazione (da lui rappresentata) e seconda generazione d'immigrazione (rappresenta dai figli). Questo scontro fa affiorare tutta l'incertezza derivante dalla
difficoltà della socializzazione in diaspora e dai rischi derivanti da una perdita di identità culturale. Nella rappresentazione del personaggio del padre si sintetizza il giudizio degli autori sulla
diaspora di prima generazione. In East is East la diaspora di prima generazione è in parte negativa e il cambiamento verso una nuova diaspora non può che passare attraverso una profonda
autocritica. In Jalla! Jalla! questo aspetto è già prepotentemente attenuato e il giudizio si fa
bonario: "i nostri genitori non sono cattivi, solo non possono capire". Ancora diverso il discorso in Monsoon Wedding: "la tradizione è un valore da conservare anche nel cambiamento insito nella modernità; i nostri genitori hanno il coraggio di cambiare proprio perché forti dei
valori etnici". In Sognando Beckham il discorso sulla diaspora si sposta definitivamente alle
nuove generazioni e la diaspora di prima generazione è alternativamente presentata parodisticamente o semplicemente accondiscendente. Stesso discorso per Il mio grosso grasso matrimonio greco: la parodia della figura del padre è la parodia della stessa diaspora dove il legame
fra tradizione e immigrazione è eluso, come eluso è il vero problema dell'incontro tra culture
diverse.
In East is East il ruolo di figlio protagonista è di volta in volta ricoperto da tutti e sei i
figli ognuno dei quali caratterizzato in maniera ben precisa: il figlio maggiore scappa ed esce
di scena quasi subito per tornare in due brevi sequenze nelle quali svela implicitamente ai fratelli la propria omosessualità. Il fratello più piccolo è rappresentato nella sua chiusura al mondo (con un cappuccio che funge da elmo contro tutto e tutti). Un altro figlio è perfettamente
socializzato ed integrato nella società inglese: frequenta discoteche e ragazze occidentali, ha i
capelli lunghi; un altro fratello ancora finge di studiare ingegneria ed invece frequenta la scuola d'arte; gli altri due maschi rappresentano il successo della socializzazione nella comunità di
diaspora: uno è deciso ad accettare il matrimonio combinato mentre l'atro si dimostra perfettamente ortodosso nella pratica della preghiera e della devozione al padre; infine l'unica femmina interpreta il ruolo della ragazza-maschiaccio impegnata in una doppia lotta per l'emancipazione dal ruolo di donna e dall'educazione mussulmana.
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 183
Tabella 4. Gli idealtipi del giovane immigrato di seconda generazione
ESOGAMICO EMANCIPATA OMOSESSULALE IL FINTO ORTODOSSO
East is East
Jalla! Jalla!
x
x
Monsoon Wedding
Sognando Beckham
Il mio grosso grasso…
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
x
Insomma in East is East con l'idea dei sette fratelli si riesce a coprire tutte le possibili
caratterizzazioni del giovane immigrato di seconda generazione. Ovviamente da questi idealtipi tutti gli altri quattro film prenderanno spunto.
In Tabella 4 abbiamo individuato quattro idealtipi della rappresentazione del giovane di
seconda generazione di diaspora. I modelli proposti in East is East erano addirittura sette. Negli altri film ne troviamo ripresi, o alternativamente ripresi, solo quattro. Dei tre andati persi
possiamo elencare la figura dell'ortodosso, cioè di colui che accetta incondizionatamente e realmente le disposizioni della diaspora di prima generazione; il bambino ossia colui che vive la
prima socializzazione in diaspora e, infine, l'assimilato, cioè colui che ha abbracciato completamente la cultura occidentale e non sente alcuna necessità di mediazione con le proprie origini
etniche. Vediamo di inquadrare i quattro idealtipi ricorrenti. Il primo e più importante è quello
dell'esogamico. A questo modello verrà affidato il ruolo di protagonista in quasi tutti i film del
filone (con eccezione solo per Monsoon Wedding). La figura dell'emancipata (o dell'emancipante) è riscontrabile in tutti i film del filone (con parziale eccezione in Jalla! Jalla! ), e diviene modello prevalente e accomunato (assieme a quello dell'esogamico) nel ruolo della protagonista nei due ultimi film del filone.
L'idealtipo dell'omosessuale scompare in Jalla! Jalla! e in Il mio grosso grasso matrimonio greco, mentre sarà relegato a ruoli secondari in Monsoon Wedding e in Sognando Beckham. Infine il modello della finta adesione all'ortodossia che si realizza nell'accettazione
dell'endogamia, ma attraverso pratiche e stili di vita innovativi, rimane nel filone un modello
irrinunciabile, ma sempre relegato in secondo piano rispetto all'argomento (e al modello) che
veramente interessa discutere, cioè l'esogamia (e il relativo modello dell'esogamico). Solo in
Monsoon Wedding l'endogamia attraverso un'apparente ortodossia etnica diviene il modello
della protagonista anche se in questo film, come in East is East, non è perfettamente isolabile
un solo protagonista ed è certamente più giusto parlare di pluralità di protagonisti.
In Jalla! Jalla! il protagonista è il figlio che per portare avanti la sua esogamia scappa.
In Monsoon Wedding la futura sposa accetta il matrimonio combinato, ma per ragioni e con
modalità solo formalmente nel solco della tradizione; al fratello minore si affida l'interpretazione dell'omosessualità. In Sognando Beckham la protagonista è quasi lo sviluppo del personaggio della figlia in East is East: cerca, e questa volta ottiene, l'emancipazione, mentre alla sorella è affidato il ruolo della formale ortodossia e al cugino/amico quello dell'omosessuale. Infine
in Il mio grosso grasso matrimonio greco la protagonista trova il giusto compromesso tra tra-
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 184
Tabella 5. Temi principali e comuni al filone
personaggi
conflitti
discussione della famiglia e della diaspora attraverso il matrimonio
discussione dell'endogamia e dell'esogamia
rappresentazione della seconda generazione di immigrazione
religione, cultura ed aspetti folkloristici
dizione e modernità solo dopo la pratica dell'esogamia, mentre ancora la sorella sullo sfondo
sta a rappresentare l'ortodossia endogamica.
L’articolazione e la ricorrenza della rappresentazione costante di determinati personaggi
si traduce in una ricorrenza di tematiche analizzate e discusse dai cinque film. Ritroviamo allora uno schema che ci porta all’individuazione di una rosa di tematiche principali (Tabella 5)
A questi temi principali e comuni a tutto il filone si affiancano numerose altre tematizzazioni che per importanza e frequenza non assurgono a livello di tematizzazione principale, ma
contribuiscono all’allargamento della discussione sul matrimonio diasporico e sulla famiglia
interculturale (Tabella 6). In questo senso il discorso della contrapposizione tra famiglia etnica
(diasporica) e famiglia occidentale viene spostato ed allargato ad un più generico antagonismo
tra modello culturale tradizionale e pratiche e stili di vita moderni e postmoderni.
Tabella 6. Temi collaterali e a frequenza variabile
integrazione, xenofobia, pregiudizio e stereotipi
emancipazione femminile
omosessualità
Analisi produttiva, strutturale, dei ruoli e delle tematiche ci hanno portato ad evidenziare
numerose coincidenze ed alcune variazioni/evoluzioni nel comune discorso di sfera pubblica
cinematografica implementato dal filone dei 5 film. Per interpretare i presupposti e le strategie
comunicative messe in campo dalla comunicazione interculturale cinematografica non ci resta
che tornare alle ipotesi teoriche.
Doppia insicurezza e doppia rassicurazione
La società contemporanea occidentale vive nell'incertezza dell'individuo, dei gruppi,
delle culture(21). Quest'incertezza non è solo dell'individuo e delle culture occidentali, ma è anche delle comunità etniche e diasporiche.
Tutti i film considerati rappresentano lo scontro tra una prima generazione di immigrazione (i genitori) e una seconda generazione di immigrazione (i figli). I conflitti rappresentati
non sono solo quelli famigliari, ma sono quelli, ben più drammatici, della necessità, da una
parte, di conservare e riprodurre la propria identità e la propria specificità culturale, e dall'altra,
l'esigenza di integrazione nelle nuove realtà occidentali.
(21)
Importante riferimento per queste riflessioni è tutto il paradigma del rischio e dell’incertezza. Vedi in
particolare Beck (1986, 2000, 2003) e Bauman (1999a, 1999b).
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 185
L'incertezza si esplicita a molti livelli. Da una parte i genitori spingono verso il matrimonio e soprattutto verso il matrimonio endogamico. La prima esigenza per una diaspora è
quella di mantenere i contatti, i legami con le proprie origini culturali. Questi contatti e questi
legami sono a rischio soprattutto a partire dalle seconde generazioni di immigrazione nate e
socializzate certamente all'interno della comunità culturale diasporica, ma anche e inevitabilmente, a strettissimo contatto con le culture ospiti.
I film considerati rappresentano sistematicamente la ricerca inevitabile da parte delle
seconde generazioni di immigrazione di mediazioni tra culture, sia negli stili di vita (tematiche
secondarie), sia soprattutto nella pratica di varie forme esogamiche (tematiche principali).
Abbiamo parlato dell'incertezza per la comunità diasporica nella lotta per la propria riproduzione culturale nel momento critico di passaggio da una generazione all'altra. D'altra parte per gli individui di seconda generazione esiste un'incertezza legata a una doppia appartenenza, o meglio, a due parziali appartenenze. L'essere legato alla comunità etnica d'origine e d'altra parte sentirsi anche distante da essa; essere cittadino di una nazione occidentale, ma appartenere ad una cultura non occidentale.
Dunque l'incertezza si esplica a livello di gruppo come a livello individuale e non riguarda solo l'Occidente, la sua cultura e i sui stili di vita, ma è un fenomeno globale che va ad insinuarsi anche tra le culture che più sembrano inattaccabili ed immutabili.
E' evidente allora che la doppia incertezza è quella che si esplica nel contatto e nell'incontro tra due culture diverse: da una parte una diaspora etnica stretta tra le esigenze di integrazione e la vitale esigenza di conservare la propria specificità; dall'altra una società occidentale, postmoderna, che conosce una delle più gravi crisi culturali e identitarie della propria storia e corre il rischio di vedere e costruire stranieri verso i quali dirigere le proprie ansie ed incertezze.
Ma che senso assume l'insicurezza nel discorso multiculturale? Come spiega Beck, in
una nota del citato I rischi della libertà, nella generica nozione di insicurezza vengono fusi
insieme due fenomeni che i termini inglesi insecurity e unsafety tengono giustamente separati:
il disorientamento derivante dalla dissoluzione degli stili di vita tradizionali e le minacce di
una violenza e di una criminalità sfrenate (22). E' quello che pensa anche Alessandro Dal Lago
quando parla di “fantasma della sicurezza dei cittadini e di leggenda di emergenza della criminalità” (Dal Lago 2000, p.211-213).
Non interessa, in questa sede, se la criminalità sia davvero in aumento e se sia sempre
più legata alla presenza di stranieri o culture diverse. Come spesso accade in sociologia non è
interessante solo la realtà, ma la realtà percepita e costruita socialmente. Dunque l'idea di insicurezza legata all'aumento della criminalità imputata agli stranieri è a tutti gli effetti un fatto
sociale almeno nella dimensione in cui è più o meno diffusa questa idea.
Ecco che le comunità diasporiche debbono confrontarsi anche con questa idea certamente esistente nelle società d'accoglienza, e i film scelti stimolano la riflessione anche su questo
punto. I film selezionati non si limitano semplicemente ad una articolatissima rappresentazione
dell'incertezza e dei sentimenti di insicurezza legati anche a fenomeni di pregiudizio e di razzismo. Fanno di più, anzi si propongono di fare di più.
I film esprimono il punto di vista degli autori dei prodotti cinematografici, la loro storia
personale è proprio quella di persone che hanno vissuto in qualche modo una diaspora di seconda generazione. Ecco che uno degli intenti è quello del dialogo diretto verso i propri genitori o i propri nonni nel rassicurali che anche nella pratica esogamica e nell'adozione di alcuni
(22)
(23)
Beck Ulrick (2000), op. cit., nota n. 23 p.194.
Questo virgolettato e anche i successivi non sono citazioni da film né da altre fonti. E' solo un modo
per verbalizzare quello che è la sostanza dei messaggi che il filone cinematografico si propone di
veicolare.
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 186
stili di vita occidentali non viene intaccata la sostanza, l'essenza dell'appartenenza e dell'identità etnica. Il messaggio suona più o meno così: "Cari genitori, noi siamo nati e viviamo una
realtà diversa da quella vissuta da voi nei paesi d'origine. Siamo diversi ma non potremmo
mai rinunciare alla nostra identità e cultura originarie"(23).
Lo stesso messaggio funziona anche a livello di gruppo. E' la comunità di diaspora a
parlare e a rassicurare le comunità dei paesi d'origine: "Viviamo qui e dobbiamo in qualche
modo integrarci, sembriamo diversi, ma siamo rimasti, aldilà delle apparenze, uguali e fedeli
alla nostra tradizione".
Ed infine veniamo all'altro tipo di rassicurazione, che non è più una rassicurazione verso
se stessi, ma verso le comunità d'accoglienza occidentali: “Guardate come viviamo, come ci
rapportiamo con i nostri figli, come superiamo le nostre chiusure, come le nostre famiglie sono uguali alle vostre, come noi siamo, pur con una patina culturale differente, ma nella sostanza di esseri umani, uguali a voi”.
La rassicurazione qui è ancora doppia: da una parte la rappresentazione di situazioni
famigliari non può che tranquillizzare chi vede nelle culture diverse le uniche pratiche della
criminalità e della devianza; da un'altra si tenta di neutralizzare il potenziale pericolo che la
diversità può rappresentare per l'identità, rappresentando ed enfatizzando gli aspetti
(antropologici) di uguaglianza tra culture e pratiche sociali: “Le situazioni e i problemi in famiglia sono sempre gli stessi, tra marito e moglie, con i vicini, tra figli e genitori, tra fratelli”.
I film considerati sono allora a tutti gli effetti un prodotto delle insicurezze derivanti dall'incontro e dalla strettissima vicinanza tra culture. Sono certamente uno dei luoghi della rappresentazione e della discussione di queste incertezze ed insicurezze e vogliono anche essere
un luogo per la proposta di soluzioni e composizioni dei problemi.
COMUNITÀ
DIASPORICHE
COMUNITÀ
OCCIDENTALI
INTEGRAZIONE/
ASSIMILAZIONE
IDENTITÀ/COSTRUZIONE
DELLO STRANIERO
INCONTRO/SCONTRO TRA CULTURE
IDENTITÀ
CULTURALE
RIDEFINIZIONE
IDENTITARIA
Figura
1. La
doppia
incertezza
Figura
1. La
doppia
incertezza
Non importa tanto se i tentativi in questo senso possano risultare un po’ goffi, a volte
controproducenti e certamente troppo semplificatori. E' invece sociologicamente interessante
registrare il tentativo, spesso riuscito, di comunicare in maniera trasversale e multidirezionale
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 187
Tabella 7. La doppia rassicurazione
Attore
1
a)
SECONDA GENERAZIONE DI IMMIGRAZIONE
Modalità
Destinatario
Identità culturale nonostante la
pratica esogamica
b) COMUNITÀ DI DIASPORA Identità culturale nonostante
integrazione
PRIMA GENERAZIONE
DI IMMIGRAZIONE
COMUNITÀ DI ORIGINE
2
COMUNITÀ DI DIASPORA
Dalla famiglia all'universale.
Sostanziale uguaglianza antropologica nonostante diversità cultu- COMUNITÀ OCCIDENTALI
rale
attraverso una prodotto culturale come il cinema, creando ed implementando una particolare
sfera pubblica che potremmo definire sfera pubblica cinematografica.
La situazione rappresentata dai nostri film è quella particolarissima delle attuali società
multietniche e multiculturali.
Il livello sociale in cui si disputa il conflitto tra endogamia protettiva ed esogamia pericolosa è certamente quello della comunità e del gruppo etnico di riferimento.
Tabella 8. Endogamia ed esogamia in un contesto multiculturale
COMUNITA' DIASPORICA
SOCIETA' OCCIDENTALE
ENDOGAMIA
ESOGAMIA
Famiglia
+ Famiglia
+
Famiglia
=
=
Sicurezza
svantaggio
Incertezza, rischio
vantaggio
Identità, Riproduzione culturale
Esclusione
Assimilazione
Integrazione
Il momento dell'emergere del conflitto è il momento in cui si pone un'alternativa nella
formazione di una nuova famiglia
Ragioniamo a partire dalla Tabella 8 che contempla una situazione decisionale forse irreale, ma costantemente rappresentata nei nostri film, dove ogni bilancio tra costi e benefici
delle scelte è completamente libero da considerazioni relative a vantaggi economici o di status
e riguarda identità e riproduzione culturale.
Le alternative riproduttive della famiglia di diaspora, attraverso il matrimonio e la creazione di una nuova famiglia, sono due: la fusione con un'altra famiglia della comunità diasporica o l'incontro con una famiglia esterna, che nel nostro caso è una famiglia occidentale.
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 188
Entrambe le soluzioni presentano un risultato assieme vantaggioso e svantaggioso. La
via endogamica assicura la certezza della riproduzione culturale ed identitaria, ma condanna la
comunità di diaspora all'esclusione da ambiti fondamentali della vita sociale e politica della
società d'accoglienza. E' questa comunque la via promossa dalle autorità della stessa diaspora e
dai principali agenti della socializzazione quali la famiglia e l'istituzione religiosa.
La scelta esogamica rappresenta l'occasione per la piena realizzazione dell'integrazione,
ma sottopone la diaspora ad una serie di rischi ed incertezze: la perdita dell'identità nell'assimilazione. E' questa la soluzione generalmente (nei nostri film) preferita dalle seconde generazioni d'immigrazione impegnate nella ricerca di un'identità "media" tra tradizione e modernità.
Una terza possibilità, non presentata nei nostri film, è quella della rinuncia alla riproduzione e dunque al matrimonio. E' evidente che questa soluzione non può che essere, nella prospettiva della diaspora, una soluzione completamente negativa che assicurerebbe solo svantaggi e non porterebbe nessun beneficio.
Quella appena individuata con il nostro schema è la situazione di partenza di ogni film
del filone. Ogni singolo film poi elabora il proprio aspetto, e cosa più importante, fornisce la
propria soluzione dell'alternativa.
East is East a propone la versione meno semplificata della questione uscendo parzialmente dal nostro schema: la famiglia di partenza è già il risultato di una unione esogamica, ma
riguarda un membro maschio di prima generazione d'immigrazione. A livello di seconda generazione c'è il tentativo, impossibile, di annullare l'esogamia di partenza nel matrimonio endogamico. La scelta dell'endogamia diasporica non può più essere imposta dalla comunità e nemmeno dalla famiglia.
In Jalla! Jalla! è l'endogamia a risultare impraticabile a livello di seconda generazione.
La comunità di diaspora è destinata a scomparire e l'integrazione porterà all'incontro e alla
completa fusione tra culture in una prospettiva di arricchimento reciproco. Monsoon Wedding
propone la soluzione endogamica, ma ne sottolinea il sostanziale fallimento nei confronti di
una modernità apparentemente inarrestabile: endogamica od esogamica che sia la formazione
di una nuova famiglia sarà sempre più nel segno della confusione culturale; non resta che cercare di salvare e valorizzare l’aspetto formale dell'adesione alla tradizione. E' qui anche esplicitata e dibattuta la possibilità che le seconde generazioni e soprattutto le terze generazioni
(mai rappresentate nei nostri film) ricerchino nella tradizione i parametri per il recupero di un'identità etnica una volta raggiunto un alto grado d'integrazione.
Sognando Beckham sembra accantonare lo schema per discutere il problema generale
dell'emancipazione giovanile e femminile. Ma esigenze narrative portano l'introduzione sia
dell'aspetto endogamico che di quello esogamico. Si mostrano entrambe le pratiche: la sorella
della protagonista adotta l'endogamia, ma l'adozione è per molti aspetti ancora ed inevitabilmente formale, mentre l'esogamia è solo prospettata per il futuro, dunque certamente auspicata,
ma sostanzialmente sacrificata alla esigenze comunitarie.
Infine Il mio grosso grasso matrimonio greco ripropone ancora un'adesione formale all'endogamia che avviene però attraverso l'assimilazione (paradossalmente compiuta dalla comunità etnica nei confronti dello sposo occidentale) e dunque l'annullamento dell'esogamia.
E' in questa numerosa rosa di possibilità che si esprime uno dei maggiori aspetti discorsivi, e di sfera pubblica, del nostro filone: il problema è sempre lo stesso, come la soluzione
imposta o proposta dalla comunità diasporico-famigliare è la medesima. Sono invece le secon(24)
Sul concetto di comunicazione ironica vedi Ferro Ludovico (2005), La comunicazione ironica. Specificità, meccanismi, finalità e valenze euristiche, Metis-Mη̃τις, Vol. XII, pp. 67-92; Ludovico Ferro
“Storia e mappa del concetto di Ironia: dai classici alla teoria ai concetti contigui” (parte prima), Il
Nuovo Baretti, Cosenza, maggio-agosto 2003, anno I, n. 2 – Fasc.2, pp.318-319, e Ludovico Ferro
“Storia e mappa del concetto di Ironia: dai classici alla teoria ai concetti contigui” (parte seconda)
Il Nuovo Baretti, Cosenza, settembre-dicembre 2003, anno I, n. 3 – Fasc.3, pp. 169-201.
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 189
de generazioni a proporre e a cercare numerose e articolate soluzioni che portano (o porteranno
in futuro) alla composizione, di tutti o di quasi tutti i conflitti.
Se la rappresentazione dell’incertezza e la rispettiva rassicurazione sono i modelli principali e la strategia comunicativa primaria, non mancano comunque altre strategie e modalità
comunicative che caratterizzano il filone in oggetto. In particolare la narrazione drammatica
SVILUPPO DEL FILONE (15 FILM)
IRONIA CRITICA
Comunicazione complessa
COMICO
Intrattenimento
del
primo
film è sempre
Figura 2. Dall'ironia critica al comico d'intrattenimento
accompagnata dall’utilizzo massiccio e complesso dell’ironia (24). Nello sviluppo del filone però l’ironia, che permetteva la discussione di argomenti tabù come la xenofobia o la violenza famigliare lascia sempre
più lo spazio alla comicità d’intrattenimento. E’ anche questa una strategia che porta la comunicazione a scegliere la via del maggior accesso alla sfera pubblica (con una dedrammatizzazione degli argomenti) sacrificando complessità e profondità del discorso (Figura
2).
Conclusioni
Attraverso le proprie produzioni culturali ogni società costruisce se stessa. La continua
ricostruzione avviene attraverso la selezione e la discussione di tematiche cruciali. La sociologia non può ridursi ad una mera pratica empirica deve invece dirigere le proprie ricerche attraverso uno sguardo teorico che sappia cogliere quello che la società, attraverso il proprio sistema culturale, seleziona come ambito di discussione. Ciò non significa che la sociologia debba
esplorare e studiare solo ciò che la società gli propone come rilevante. Significa invece che
può essere validamente aiutata ed indirizzata nel decidere su quali parti del mondo, e della realtà sociale, iniziare a riflettere. Il mondo non va studiato a caso.
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 190
Il tema della famiglia e della riproduzione della società nella famiglia è un tema cruciale
per ogni società umana e dunque per la sociologia fin dalle origini. La sociologia della famiglia ha da sempre affinato i metodi di indagine per studiare i mutamenti delle pratiche famigliari. Non sembra però aver colto, ma è un problema della sociologia in generale, che uno
specifico ambito di produzione culturale come quello cinematografico diventa luogo per la
selezione e la discussione di tematiche, non solo sociologicamente interessanti, ma spesso vitali per la stessa riproducibilità di gruppi sociali e modelli culturali.
Con le nostre riflessioni abbiamo cercato di dimostrare come l’attenzione sociologica
verso il cinema possa condurci all’utilizzazione del bagaglio teorico sociologico in un ambito
di studio di sociologia della famiglia e di sociologia della comunicazione il tutto individuando
un interessante dibattito pubblico su uno dei temi attuali della convivenza umana, cioè la compresenza in Occidente di modelli culturali alternativi. Lungi dall’essere solo un ambito dell’intrattenimento, il cinema può diventare ambito prescelto da un gruppo sociale per accedere
alla sfera pubblica. Nel nostro caso le comunità diasporiche descrivono situazioni problematiche, rappresentano il conflitto e l’incontro tra culture, ed infine propongono soluzioni politiche
che vanno nella direzione dell’armonizzazione delle diversità nelle pratiche culturali. Se le
generazioni di prima immigrazione non accettano e non sono accettate dall’Occidente, tocca
alle seconde generazioni incontrare (nella pratica esogamica) i propri coetanei occidentali cercando di mediare tra un’identità etnica da salvaguardare e una modernità occidentale da valorizzare.
Riferimenti bibliografici
Bauman, Z. (1999a), In search of politics. Cambridge: Polity Press (trad. it. La solitudine del
cittadino globale. Milano: Feltrinelli, 2000).
Bauman, Z. (1999b), La società dell’incertezza. Bologna: il Mulino..
Beck, U. (1986), Risikogesellschaft. Auf dem Weg in eine andere Moderne, Frankfurt am
Mein: Suhrkamp Verlag (trad. it. La società del rischio. Verso una seconda modernità. Roma: Carocci, 2000).
Beck, U. (2000). I rischi della libertà. Bologna: il Mulino.
Beck, U. (2003). La società cosmopolita. Bologna: il Mulino.
Berger P. L., Kellner, H. (1981). Sociology reinterpreted: An essai on method an vocation.
New York: Anchor/Doumbleday (trad. it. L’interpretazione sociologica, Roma: Officina Edizioni, 1991).
Berger P. L., Luckmann, T. (1966). The social construction of reality. Garden City, NY: Doumbleday (trad. it. La realtà come costruzione sociale. Bologna: Il Mulino, 1966).
Buonanno, M. (1985). Matrimonio e famiglia. Ricerca sui racconti televisivi. Torino: ERI.
Dal Lago, A., (2000) Esistenza e incolumità: Zygmunt Baumann e la fatalità del capitalismo.
In Postfazione a Baumann Z. (1999a), In search of politics. Cambridge: Polity Press
(trad. it. La solitudine del cittadino globale. Milano: Feltrinelli, 2000).
Donati, P. (1998). Manuale di sociologia della famiglia. Roma: Laterza.
Dufoix, S. (2003). Les Diasporas. Paris: PUF.
Ferro, L. (2005). La comunicazione ironica. Specificità, meccanismi, finalità e valenze euristiche. Metis, 12, 67-92.
Ferro, L. (2003). Storia e mappa del concetto di Ironia: dai classici alla teoria ai concetti contigui (parte prima). Il Nuovo Baretti, 1(2), 318-319.
Ferro, L., (2003). Storia e mappa del concetto di Ironia: dai classici alla teoria ai concetti contigui (parte seconda). Il Nuovo Baretti, 1(3), 169-201.
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 191
Goody, J. R. (1976), Production and reproduction. A comparative study of the domestic domain. Cambridge: Cambridge University Press (trad. it. Produzione e riproduzione.
Studio comparato della sfera domestica. Milano: Franco Angeli).
Goody, J. R. (1996). The East in the West. Cambridge: Cambridge University Press (trad. it.
L'Oriente in Occidente. Bologna: il Mulino, 1999).
Habermas, J. (1962), Strukturwandel der Oeffentlichkeit. Neuweid: Hermann Luchterhand
Verlag (trad. it. Storia e critica dell’opinione pubblica. Roma: Laterza, 1984.
Lévi Strauss, C. (1956). The family in man, culture, and society. London: Oxford University
Press (trad. it. La famiglia in Razza e storia e altri studi di antropologia. Torino:
Einaudi).
Privitera, W. (2001). Sfera pubblica e democratizzazione. Roma: Laterza.
Saint-Blancat, C. (1995). L'Islam della diaspora. Roma: Edizioni Lavoro.
Tessarolo, M. (2001). Il cuore al di là del mar, Heart across the sea. Padova: Cleup.
Tessarolo, M. (2005). Vecchi e nuovi bisogni delle famiglie. In M. Cusinato e M. Panzeri, Interventi e valutazione nel lavoro con le famiglie. Bologna: il Mulino.
Thompson, J. B. (1995), The media and modernity. A social theory of the media. Cambridge: Polity
Press (trad. it. Mezzi di comunicazione e modernità. Bologna: il Mulino, 1998).
Volume 10, Numero 2, 2005, pag. 192