“il servizio di psicologia del territorio” e` legge in campania!

“IL SERVIZIO DI PSICOLOGIA DEL TERRITORIO” E’ LEGGE IN
CAMPANIA!
PRIME CONSIDERAZIONI
di David LAZZARI
In pieno ferragosto la Regione Campania ha promulgato una Legge Regionale intitolata
“ISTITUZIONE DEL SERVIZIO DI PSICOLOGIA DEL TERRITORIO NELLA REGIONE
CAMPANIA”.
Si tratta della prima legge del genere in Italia e certamente merita attente riflessioni da
parte della Comunità Professionale.
In questa sede vorrei, a caldo, anticiparne alcune.
La prima cosa è capire quali sono i compiti e la connotazione di questo nuovo Servizio
pubblico.
Già l’art. 1 precisa che il servizio viene istituito “per garantire ai cittadini della Regione
Campania l’accesso alle prestazioni sociali attinenti alle discipline psicologiche”, e che lo
stesso si colloca “nel sistema dei servizi sociali della Regione” e viene istituito dai
“Comuni, in forma singola o associata, oppure dagli ambiti territoriali competenti per la
realizzazione del sistema integrato dei servizi sociali della Regione”, prevedendo questo
nuovo Servizio nei “Piani sociali di zona”.
Ed infatti il finanziamento di questi Servizi è in carico (vedi art. 4 della legge) alle “risorse
disponibili per la realizzazione dei Piani sociali di zona senza ulteriori oneri a carico del
bilancio regionale”.
Con queste premesse è chiaro che il Servizio di Psicologia del Territorio (che chiamerò
SPT), al di là del nome, ha il compito di occuparsi degli aspetti psicologici delle
problematiche sociali, cioè quelle che normalmente ricadono nell’ambito delle situazioni
seguite dai Servizi Sociali piuttosto che in area Sanitaria, se è vero che si tratta di un
servizio programmato, finanziato e gestito nell’ambito dei Piani e delle competenze Sociali.
Quali sono le attività del SPT?
Secondo l’art. 1 della legge esso “contribuisce al benessere nel sistema di convivenza,
fronteggia e previene i fenomeni di disagio relazionale nella famiglia, nella scuola e nella
comunità; promuove il pieno ed armonico sviluppo psicologico dell’individuo in relazione
ai contesti di vita familiari, lavorativi, amicali, del tempo libero, associativi e
comunitari”.
Si tratta in effetti di un mandato molto ampio che affronta quasi tutte le tematiche con
esclusione solo di quelle non strettamente correlate alla salute psicofisica, cioè quelle
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attinenti ai disturbi psicopatologici o agli aspetti psicologici delle persone con patologie
fisiche.
In effetti l’art. 2 della legge, che specifica i compiti e le attività del SPT, prevede:
“a) interventi in contesti residenziali e semiresidenziali per soggetti con fragilità sociale;
b) interventi in centri di accoglienza per l’assistenza alle donne maltrattate; c) interventi
in favore di soggetti fragili minacciati o vittime di violenza fisica, sessuale e psicologica;
d) interventi in favore delle famiglie con membri con disabilità; e) interventi in favore di
famiglie ad alto rischio di disgregazione; f) interventi in favore di famiglie nei percorsi di
affido ed adozione; g) interventi in favore di minori e adulti dell’area penale; h)
interventi per favorire la piena integrazione psico-sociale dei cittadini immigrati; i)
interventi di informazione e consulenza nella scuola finalizzati al benessere della scuola,
al successo formativo, al contrasto del disagio giovanile e dei comportamenti a rischio.”
Si tratta di aspetti delicati ed importanti, che tuttavia, rispetto alle premesse, ritagliano
molto le competenze e le declinano molto di più in ottica riparativa piuttosto che
preventiva.
Si tratta anche di attività che in alcuni casi vengono svolte dai servizi di psicologia delle
ASL e questo crea un problema di armonizzazione tra interventi sociali e sanitari, che
peraltro è un problema già presente e che riguarda solo in piccola parte gli Psicologi.
Altra preoccupazione è legata al fatto che, avendo gli ultimi Governi nazionali, falcidiato i
Bilanci del Sociale, questi servizi in genere vanno avanti nelle regioni pescando soldi dal
Bilancio sanitario, il che sarebbe vietato ma è ampiamente fatto per esigenze oggettive.
Non conosco la situazione della Campania e quindi non so dire se la prospettiva di
finanziare questo Servizio è fattibile e concreta.
Espresse queste preoccupazioni, credo che questa nuova legge debba essere vista come una
importante opportunità.
In primis perché prevede che in questi Servizi ci sia uno Psicologo ogni 10.000 abitanti –
che, essendo la popolazione campana 6 milioni, vuol dire ben 600 Colleghi! – e questo è un
dato eccezionale viste le difficoltà occupazioni che affliggono la nostra Comunità.
In secondo luogo perché consolida l’intervento psicologico nell’ambito del Settore Sociale,
sinora quasi esclusivo appannaggio – nei Servizi – degli Assistenti Sociali, riconoscendo
che il tessuto sociale ha bisogno di disporre di interventi di tipo psicologico, ancor più in
zone – come molte della Campania – veramente problematiche.
Il fatto di rivendicare che lo Psicologo si occupa principalmente di Salute e quindi siamo
una professione che va annoverata tra quelle Sanitarie (con tutte le tutele, per noi
essenziali, che comporta), non vuol dire affatto misconoscere che la Psicologia è diversa
dalla Medicina e dalle altre professioni, è inestricabilmente “socio-sanitaria”, perché il suo
approccio è a cavallo tra ciò che tradizionalmente si intende per “sanitario” e “sociale”.
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Lo Psicologo non va confuso (e deve farsi confondere!) ne con il Medico né con l’Assistente
Sociale (o il Prete!) perché il suo orizzonte abbraccia sociale e sanitario: guarda alla salute
del singolo dentro un contesto di relazioni, la mente e i comportamenti sono tra la biologia
e la società!
Una precisazione importante: questa legge non c’entra nulla con il discorso dello
“Psicologo di Base” che ha una valenza sanitaria, dovendo lavorare con i Medici di
Medicina Generale (leggi ex Medico di Famiglia) e nell’ambito dei Servizi Sanitari di base
(ambulatori di Medicina Generale, centri di aggregazione dei Medici di Base, Centri di
Salute delle ASL, ecc.), occupandosi degli aspetti psicologi delle persone con problemi di
disturbi a presentazione psichica, fisica o mista. E’ però vero che esistono aree di
sovrapposizione tra i problemi che si incontrano in questo ambito e quelli di cui
dovrebbero occuparsi gli SPT, d’atra parte aspetti sociali e sanitari non sono sempre
separabili!
Forse, è una mia opinione, avrebbe aiutato a fare chiarezza, se questo nuovo Servizio –
visti i compiti assegnati - avesse avuto una diversa denominazione, tipo: “Servizio di
Psicologia Sociale” o “del Sociale” o anche “di Comunità”, perché il “territorio” è di tutti e
“territoriale” troppo generico.
Se ci sarà chiarezza su questi aspetti penso che la legge campana potrà dare frutti molto
migliori, perché i Servizi non basta prevederli, ma occorre farli vivere, durare e sviluppare:
dare piena dignità e consapevolezza a chi ci lavora e una prospettiva di futuro.
Queste, a caldo, le prime valutazioni, perché ritengo che la nostra Comunità debba
sviluppare un dibattito serio e all’altezza della sfida che una novità importantissima come
questa pone, se vogliamo non solo che l’esperienza campana funzioni ma che sia motore di
proposte – magari ancora migliori – in altre regioni (tra cui l’Umbria!!).
(VEDI IL TESTO DELLA LEGGE NELLA VOCE “DOCUMENTI” DEL SITO)
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