Cenni introduttivi alla Meccanica dell’Universo: la cosmologia del Big Bang R.Dolfini, Dip. Fis. Nucl. e Teor. dell’Universita’ di Pavia [email protected] 1. Introduzione. Lo studio della meccanica newtoniana e’ assolutamente preliminare alla comprensione dei modelli che oggi tentano di descrivere non solo i moti nell’Universo (cinematica), ma anche le sue caratteristiche fisiche piu’ importanti (dinamica). E’ per questo motivo che, prima di passare allo studio dei movimenti nel modello di Newton, si sente la necessita’ di fornire una descrizione (necessariamente semplificata) della rappresentazione attuale dell’Universo, che parte soprattutto dalla teoria della Relativita’ (sia particolare che generale) di Einstein. E’ importante notare che la teoria che descrive le particelle elementari (che nasce dalla teoria quantistica) contribuisca poco alla teoria cosmologica oggi affermata. E’ proprio questa mancanza di correlazione tra teoria generale della relativita’ e teoria quantistica, che pone qualche limite alla rappresentazione presente del Cosmo. L'espansione dell'Universo osservata sperimentalmente [1,2,3] è il naturale (quasi inevitabile) risultato di ogni modello cosmologico omogeneo e isotropo basato sulla relatività generale. Tuttavia, di per sé, l'espansione di Hubble non fornisce elementi sufficienti per quello che in genere si riporta come il modello di cosmologia del BigBang. La relatività generale è in linea di principio in grado di descrivere la cosmologia di una data distribuzione di materia, ed è un caso estremamente fortunato che il nostro Universo ci appaia omogeneo e isotropo su larga scala. Insieme, omogeneità e isotropia ci permettono di estendere il principio Copernicano al principio Cosmologico, affermando che “tutte le posizioni spaziali nell'Universo sono essenzialmente equivalenti”. La formulazione del modello del Big-Bang e’ cominciata nel 1940 con l'opera di George Gamow e dei suoi collaboratori, Alpher e Herman. Facendo l’ipotesi che le abbondanze degli elementi naturali debbano avere un’origine cosmologica, i ricercatori citati precedentemente hanno proposto che l'Universo primordiale fosse molto caldo e denso (in modo tale da consentire la nucleosintesi dell’idrogeno), e che si sia espanso e raffreddato sino a raggiungere il suo stato attuale [4,5]. Nel 1948, Alpher e Herman hanno previsto che una diretta conseguenza di questo modello è la presenza di una radiazione di fondo residua con una temperatura dell'ordine di pochi gradi Kelvin [6,7]. Questa radiazione è stata miracolosamente scoperta 16 anni dopo ed ha preso il nome di radiazione di fondo a microonde [8]. Infatti è l'osservazione della radiazione di fondo a circa 3 0K che caratterizza il modello del Big-Bang come il principale candidato per descrivere l’Universo. Successivi lavori sulla nucleosintesi del Big-Bang hanno ulteriormente confermato l’ipotesi di un Universo, nei primi istanti della sua esistenza, estremamente caldo e denso, cio’ significa che anche all’origine l’Universo doveva consistere in una enorme 1 energia confinata in un piccolissimo volume. E’ stata proprio questa ipotesi che ha portato ad interpretare le condizioni prodotte nelle grandi macchine acceleratrici di particelle elementari, come una riproduzione dello stato primordiale dell’Universo. Questi modelli cosmologici relativistici devono pero’ affrontare gravi problemi relativamente alla determinazione delle condizioni iniziali, ai quali problemi la soluzione migliore sinora trovata è la moderna cosmologia inflazionistica (teoria dell’inflazione). 2. Distribuzione delle galassie nell’Universo. La figura rappresenta la mappa tridimensionale, ottenuta dalla SDSS (Sloan Digital Sky Survey), di piu’ di 930.000 galassie e piu’ di 120.000 quasars. La Terra è al centro, e ogni punto rappresenta una galassia, ognuna contenente circa 100 miliardi di stelle. Le galassie sono colorate a seconda delle età delle loro stelle, essendo le più rosse le piu’ vecchie. La variabile z (distanza radiale dal centro) e’ il risultato di una misura e rappresenta, sotto certe ipotesi, la distanza delle galassie dalla Terra. Il cerchio esterno è a una distanza di due miliardi di anni luce. La regione tra le vele scure della figura non è stata mappata con l'SDSS, perché la polvere della nostra galassia oscura la vista del lontano universo in queste direzioni. Si noti la tipica distribuzione a bolle di sapone con stringhe di collegamento. 3. La radiazione di fondo a microonde. L’esperimento COBE (Cosmic Background Explorer) è stato realizzato con un satellite dedicato alle misure cosmologiche. I suoi obiettivi erano di indagare sulla radiazione cosmica di fondo a microonde (CMB cosmic microwave background) dell'Universo e fornire misurazioni che contribuissero a definire la nostra comprensione del cosmo. Questo lavoro ha dimostrato evidenze che hanno supportato la teoria del Big Bang dell'universo: e cioe’che il CMB presentava un quasi perfetto spettro di corpo nero e che aveva anisotropie molto piccole. Due dei principali 2 ricercatori di COBE, George Smoot e John Mather, hanno ricevuto il Premio Nobel per la Fisica nel 2006 per il loro lavoro sul progetto. I dati di COBE hanno mostrato una perfetta aderenza tra la curva di corpo nero previsto dalla teoria del big bang e quella osservata nel fondo a microonde. Nella figura qui sopra e’ presentata la famosa mappa delle anisotropie CMB formata da dati ottenuti dalla sonda COBE. Si noti che le apparenti anisotropie sono enormemente amplificate in questa figura. 3 Nella figura che segue e’ riportata la mappa delle anisotropie CMB ottenuta dai dati del progetto Wilkinson Microwave Anisotropy Probe (WMAP) a 94 GHz. Questi dati sono stati ottenuti dopo quelli della sonda COBE, e sono ovviamente piu’ risolutivi, come si puo’ ben osseervare. La banda rossa orizzontale rappresenta l’emissione della nostra galassia, che si sovrappone oscurandolo al CMB in questa regione di cielo. 4 Nella figura precedente e’ disegnata la piu’ recente mappa delle anisotropie CMB ottenuta dalla sonda PLANK, basata su osservazioni registrate tra agosto 2009 e giugno 2010, questa immagine è una versione a bassa risoluzione dei dati completi. Questa immagine (multi-frequenza su tutto il cielo) del cielo a microonde è stata ottenuta utilizzando i dati (del “progetto Planck”) dello spettro elettromagnetico da 30 GHz a 857 GHz. La struttura screziata del CMBR, con le sue variazioni di temperatura che riflettono le piccole variazioni della densità primordiale da cui deriva la struttura cosmica attuale, è chiaramente visibile nelle regioni ad alta latitudine della mappa, cioe’ fuori dalla copertura prodotta dalle polveri nella nostra galassia. La fascia centrale è il piano della nostra Galassia, una gran parte dell'immagine è dominata dalla emissione diffusa dal suo gas e polvere. A destra nell'immagine principale, sotto il piano della nostra Galassia, c’è una grande nube di gas. L'arco evidente della luce circostante è il Barnard Loop (arco di colore rosso in Orione), la bolla in espansione di una stella esplosa nel passato. La grande galassia a spirale Andromeda (2.2 milioni di anni luce dalla Terra) appare come una scheggia di luce a microonde, rilasciata dalla polvere fredda presente nel suo corpo gigantesco. Altre galassie più distanti, con i “buchi neri” supermassicci presumibilmente presenti nel loro centro, appaiono come singoli “spot” giallo-arancione che punteggiano l'immagine. 4. La nucleosintesi dell’idrogeno Noi sappiamo con certezza ben poco sugli eventi verificatisi durante il primo secondo dall'inizio del Big Bang. Pare che i Quark vi abbiano svolto la parte preponderante. Essi si sarebbero combinati in nucleoni, tre a tre, nel primo milionesimo di secondo. 5 Le ricerche in questo campo stanno progredendo rapidamente. Le prove a sostegno dell'esistenza dei Quark sono andate accumulandosi nel corso degli ultimi anni, sebbene non ne sia mai stato scoperto uno isolato. Oggi in effetti si pensa che, eccezion fatta per il primissimo periodo molto caldo, dell'inizio dell'universo, i quarks non siano mai esistiti isolati. Essi esistono solo in combinazione con altri quarks a formare nucleoni (protoni e neutroni) e altre particelle. Nei primi secondi l'Universo è un grande purè composto da cinque popolazioni di particelle elementari: protoni, neutroni, elettroni, fotoni e neutrini. Tutte queste particelle vagano a caso, in tutte le direzioni. Essendo questa materia estremamente densa, gli urti sono molto frequenti e danno origine ad una vasta gamma di eventi diversi. In certi casi i partner, senza riconoscersi, vanno per la propria strada, in altri casi si ha la cattura. Un protone ed un neutrone possono combinarsi formando insieme il più semplice fra tutti i sistemi nucleari: il deutone (o nucleo di idrogeno pesante), ben presto però sopravviene un fotone che li separa inesorabilmente. Gli elementi piu’ pesanti si sono creati solo successivamente, dopo la formazione delle stelle e dopo la seguente esplosione di una parte delle stesse stelle (supernovae). 5. La metrica di Robertson-Walker Mentre nella descrizione di Newton la metrica del mondo e’ puramente spaziale (3 dimensioni spaziali x,y,z) ed il tempo e’ una variabile (scalare t) assoluta comune per tutti gli osservatori (metrica euclidea) o (teorema di Pitagora), nella descrizione Cosmologica si introduce una metrica spazio-tempo (4 dimensioni x,y,z,t) mutuata dalla teoria della relativita’ speciale e modificata secondo le prescrizioni della relativita’ generale. L'omogeneità e l’isotropia dell’Universo osservate ci permettono di descrivere la geometria complessiva e l'evoluzione dell'Universo in termini di due soli parametri cosmologici, introdotti nella teoria della relativita’ generale dallo stesso Einstein e che rappresentano la curvatura spaziale e l’espansione (o eventualmente contrazione) globale dell'Universo. Queste due quantità appaiono nell'espressione più generale di uno spazio-tempo che abbia naturalmente una metrica a 4 dimensioni, nota come metrica di RobertsonWalker. L'espansione metrica dello spazio è l'aumento della distanza nel tempo tra parti distanti dell'universo. È una espansione intrinseca che è definita dalla separazione relativa di parti del mondo e non da un movimento "effettivo" in uno spazio preesistente. L'universo non si sta espandendo "in" qualcosa al di fuori di se stesso. Una analogia frequente è l'aumentare della superficie di un palloncino di gomma che si espande. In questa analogia l'universo ha soltanto due dimensioni spaziali (la superficie del palloncino) anziché tre. Quando il palloncino si espande, due punti sulla sua superficie risultano sempre più e più distanziati. L'espansione metrica è una caratteristica chiave della cosmologia del Big Bang ed è modellata matematicamente dalla metrica RW. Questo modello è valido, nel periodo attuale, solo su una scala (sia spaziale che temporale) relativamente grande [circa la scala delle distanze (tempi) dei superammassi galattici e anche superiori]. 6 A scale più piccole la materia è tenuta insieme per effetto dell’attrazione gravitazionale e questi insiemi di materia non si espandono singolarmente, anche se continuano ad allontanarsi gli uni dagli altri. L'espansione è in parte dovuta all'inerzia (cioe’ la materia nell'universo si separa continuamente perché gia’ si stava separando in passato) e in parte alla forza repulsiva dell'energia oscura, che è di natura ipotetica (cioe’ non e’ ancora stata osservata) ma che può essere dovuta ad una costante cosmologica. Infatti i primi modelli della relatività generale prevedevano che un universo dinamico e che conteneva la materia ordinaria gravitazionale si dovesse contrarre piuttosto che espandersi. Einstein per primo propose una soluzione a questo problema aggiungendo una costante cosmologica nelle sue teorie per bilanciare la contrazione, per ottenere una soluzione statica universo. Ma nel 1922 Alexander Friedman aveva derivato un insieme di equazioni, note come le equazioni di Friedmann, dimostrando che l'universo poteva essere dinamico espandendosi con una certa velocità [7] . Le osservazioni di Edwin Hubble nel 1929 hanno suggerito che le galassie lontane si stessero apparentemente allontanando da noi, e molti scienziati giunsero ad accettare che l'universo si stesse espandendo. L’inerzia ha dominato l'espansione dell'universo primordiale, e secondo il modello Lambda-CDM la costante cosmologica dominerà in futuro. Nell'era attuale, l’inerzia e l’energia oscura contribuiscono in proporzioni quasi uguali. Mentre la relatività speciale costringe gli oggetti dotati di massa nell'universo a muoversi meno velocemente della velocità della luce l’uno rispetto all’altro, tale limitazione teorica non è piu’ vera quando lo spazio stesso si espande. È così possibile, per due oggetti molto distanti, espandersi in un allontanamento reciproco ad una velocità superiore alla velocità della luce. Poiché due parti dell'universo non possono essere osservate quando la loro velocità relativa di espansione supera la velocità della luce, ne consegue che la dimensione dell'intero universo potrebbe essere maggiore della dimensione dell'universo osservabile. Ma e' anche possibile, ad una certa distanza, superare la velocità della luce moltiplicata per l'età dell'universo, il che significa che la luce, generata in una parte di spazio molto prossima all'inizio dell'Universo, e quindi molto distante da noi, potrebbe ancora arrivare in luoghi piu’ distanti (ad esempio fino a noi) rispetto a quelli definiti dal limite richiesto dalla relativita’ particolare (da qui la radiazione cosmica di fondo ). Questi dati sono una frequente fonte di confusione fra i dilettanti e purtroppo anche fra i fisici professionisti. 7 6. La teoria dell’inflazione Nella cosmologia fisica, l'inflazione cosmica, l'inflazione cosmologica o semplicemente l'inflazione è la teoria di una estremamente rapida espansione esponenziale dell'universo primordiale di un fattore di almeno 1078 volte in volume, dovuta ad una pressione negativa della densità di energia del vuoto. Per capire cio’ che viene qui discusso e’ necessario sapere che nel descrivere il mondo delle particelle elementari si deduce che in natura esistono solo un numero limitato di forze (cioe’ cause del moto) ed in particolare ad oggi sono solo 4 le forze fondamentali: la forza gravitazionale, la forza debole, la forza elettromagnetica, la forza forte. a) La forza gravitazionale (scoperta da Newton) e’ responsabile del moto di tutti gli oggetti materiali (cioe’ dotati di massa). b) La forza debole e’ responsabile di tutti i fenomeni collegati coi decadimenti radioattivi. c) La forza elettromagnetica e’ responsabile dei fenomeni quali l’elettricita’ e il magnetismo, oltre quindi dei “fenomeni luminosi” d) La forza forte governa i modi in cui la materia si aggrega (nuclei degli atomi). La teoria delle particelle elementari inoltre prevede che, in particolari condizioni di estrema condensazione dell’energia, i quattro fenomeni precedentemente descritti possano “unificarsi” in un unico “nuovo fenomeno” descritto da un solo modello di unificazione. Sperimentalmente si e’ scoperta ad esempio l’unificazione elettrodebole (esperimento UA1 al CERN di Ginevra che ha fatto vincere il premio Nobel a Carlo Rubbia). La teoria che descrive queste unificazioni tra forze diverse si chiama teoria della grande unificazione. La conseguenza diretta di queste teorie di grande unificazione consiste nel credere che, poiche’ queste unificazioni tra fenomeni diversi avvengono in condizioni estreme di condensazione dell’energia (che nell’epoca attuale non si verificano in nessuna parte dell’universo, se non nelle macchine acceleratrici di particelle) , allora le unificazioni si dovrebbero essere verificate in qualche tempo precedente ed in particolare nei primi istanti del Big Bang. Ancora oggi comunque non si e’ trovato neppure un modello convincente che inserisca in tale teoria la forza di gravita’. Cio’ dipende ancora una volta dalla difficolta’ che si trova nel connettere tra di loro la teoria della relativita’ generale e la teoria quantistica. L'epoca inflazionistica comprende la prima parte dell'epoca elettrodebole a seguito dell’epoca di grande unificazione , che duro’ da 10-36 secondi dopo il Big Bang per un periodo compreso tra 10-33 e 10-32 secondi. Dopo il periodo di inflazione, l'universo ha continuato a espandersi, ma ad un ritmo più lento. L'ipotesi inflazionistica è stata originariamente proposta nel 1980 dal fisico americano Alan Guth, che l’ha chiamata "inflazione". E'stata anche proposta da Katsuhiko Sato nel 1981. Come diretta conseguenza di questa espansione veramente anomala, tutto l'universo osservabile avrebbe origine in una piccolissima regione causalmente connessa, cioe’ in uno spazio ed in un tempo piccolissimi. L'inflazione risponde all'enigma classico della cosmologia del Big Bang: perché l'universo appare piatto, omogeneo ed isotropo in conformità con il principio cosmologico, quando ci si potrebbe aspettare, sulla base della fisica del Big Bang, un universo eterogeneo con una grande curvatura ? 8 L'inflazione spiega anche l'origine della struttura su grande scala del cosmo. Fluttuazioni quantistiche nella regione microscopica inflazionistica, ingrandite alla dimensione cosmica, diventano i semi per la crescita della struttura dell'universo (vedi ad esempio la formazione e l’evoluzione delle galassie e la formazione delle strutture galattiche). Mentre il dettagliato meccanismo della fisica delle particelle responsabile dell'inflazione non è completamente noto, l'ipotesi di base conduce ad una serie di previsioni che sono state poi confermate dall'osservazione sperimentale. L'inflazione è quindi ormai considerata parte della cosmologia standard del Big Bang. La particella (campo) ipotetica ritenuta responsabile del “gonfiaggio” è chiamata “inflaton-jects” nell'universo, con la caratteristica che tali ipotetiche “particelle” si muovano più velocemente della luce, l’una rispetto all'altra, senza per questo violare il vincolo della teoria della relativita’ ristretta poiche’ e’ lo spazio stesso ad espandersi. Diventerebbe così possibile per due oggetti molto distanti espandersi allontanandosi reciprocamente ad una velocità superiore alla velocità della luce. E poiché le parti dell'universo non possono tra loro osservarsi se la loro velocità di espansione supera la velocità della luce, allora ritorna il problema del cosi’ detto “orizzonte cosmologico”, cioe’ la dimensione dell'intero universo potrebbe essere maggiore della dimensione dell'universo osservabile. La figura qui sopra mostrata rappresenta l’evoluzione dell’Universo a partire dall’origine (fluttuazione quantistica) sino ai nostri tempi (13.7 miliardi di anni dall’origine dell’Universo). 9 7. Referenze 1. V.M. Slipher, Pop. Astr. 23, 21 (1915). 2. K. Lundmark, MNRAS 84, 747 (1924). 3. E. Hubble and M.L. Humason, Astrophys. J. 74, 43 (1931). 4. G. Gamow, Phys. Rev. 70, 572 (1946). 5. R.A. Alpher et al., Phys. Rev. 73, 803 (1948). 6. R.A. Alpher and R.C. Herman, Phys. Rev. 74, 1737 (1948). 7. R.A. Alpher and R.C. Herman, Phys. Rev. 75, 1089 (1949). 8. A.A. Penzias and R.W. Wilson, Astrophys. J. 142, 419 (1965). 10