4/2010
settembre
Numero 4 - Anno 8 - settembre 2010 - Poste Italiane s.p.a.
Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in
L. 27/2004 n° 46) - art. 1, comma 1, DCB Padova
Bimestrale di informazione
del Collegio Geometri
e Geometri Laureati di Padova
SPECIALE
FORNACE MORANDI:
LA STORIA E L’IMPIANTO
2 Simbolo di lavoro e di edilizia diffusa
Pierluigi Capuzzo
3 Un recupero rispettando
il luogo di lavoro
Bruno Stocco
5 La storia e l'evoluzione dell’impianto
24 Cassa geometri: modifiche in vigore
26 Autorizzazione paesaggistica semplificata
Marco Mason
29 Le elezioni per il rinnovo del Consiglio
Pitagora n. 4/2010
Bimestrale ufficiale di informazione
del Collegio Geometri
e Geometri Laureati di Padova
via Fornace Morandi, 24
35133 Padova
tel. 049 8757788 - fax 049 661124
e-mail: [email protected]
www.geometri.pd.it
SOMMARIO
Presidente
Geom. Pierluigi Capuzzo
Segretario
Geom. Oddone Zecchin
Tesoriere
Geom. Paolo Pol
Consiglieri
Geom. Moreno Benetazzo
Geom. Luca Biadolla
Geom. Chiara Cattani
Geom. Giovanni Dal Zotto
Geom. Maurizio Falasco
Geom. Giuseppe Gazzin
Geom. Michele Levorato
Geom. Marco Mason
Geom. Sandro Merlo
Geom. Michele Rizzo
Geom. Elena Tresoldi
Direttore
Pierluigi Capuzzo
Referente per il Collegio
Chiara Cattani
Direttore responsabile
Barbara Ammanati
Iscrizione al Tribunale di Padova
n. 1852, 11 luglio 2003
Editore
Lettera srl, Galleria Scrovegni 7
tel. 0498805776; fax 8302577
35121 Padova
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Quarta Pagina sas
tel. 0498805776; fax 8302577
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Chiuso in redazione il 17 settembre
2010
In copertina: La Fornace Morandi restaurata. Foto di Paolo Mazzo, F38F.
LA FORNACE MORANDI - STORIA E ANALISI DELL’IMPIANTO
Simbolo di lavoro e di edilizia diffusa
2
di Pierluigi Capuzzo
Un recupero rispettando il luogo di lavoro
di Bruno Stocco
La storia e l'evoluzione dell'impianto di laterizi
La nuova viabilità e le condizioni attuali del sito
L’analisi dell’impianto
Aerofotogrammetrico 1953
La ciminiera
Il forno Hoffmann
Valori agricoli dei terreni in provincia di Padova
3
5
8
9
16-17
19
20
Valevoli per l'anno 2010
Cassa geometri: modifiche in vigore dal 1° gennaio
Prospetto riepilogativo delle prestazioni di vecchiaia
22
24
Autorizzazione paesaggistica semplificata
In vigore dal 10 settembre 2010
di Marco Mason
La bacheca di settembre
Informazioni
Elezioni per il rinnovo del Consiglio
Tessera di riconoscimento
Tabelle millesimali a maggioranza
Scia, novità che sostituisce la Dia
Dichiarazione conformità
Contratti telematici
Terzo conto energia 2011-2013
Albo: variazioni
Pitagora 4/2010
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
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Simbolo di lavoro e di edilizia diffusa
di Pierluigi Capuzzo
presidente del Collegio Geometri
e Geometri Laureati di Padova
n un ipotetico gioco “dei luoghi”, nel quale si dovesse
dire quale sia il posto deputato a cosa, dove si potrebbe
collocare la sede dei Geometri? Una vecchia fornace di
mattoni e affini è forse una delle risposte più accreditabili.
Detto, fatto. La sede dei Geometri padovani è lì, nell’antica fornace Morandi, elegantemente recuperata alla
vita di tutta la città, presenza dal nobile lignaggio che le
han dato tempi in cui il lavoro di sapienti mastri sfornava -letteralmente!- il materiale che ancora oggi la fa da
padrone nella costruzione delle nostre case.
È simbolo, il grande edificio, di edilizia diffusa, di produzioni copiose in tempi in cui era prioritario ricostruire
il Paese, in una parola, di lavoro. Del quale i geometri so-
I
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no stati, sono e saranno sempre elemento fondamentale,
pur nella logica evoluzione delle tecniche edilizie alla cui
conoscenza tanto sono dediti.
La si vede, ora come allora, da lontano, grazie a quel camino, quella canna alta che svetta sopra l’edificio e ne
consente l’immediata individuazione. Non si sbaglia se si
afferma che è una delle ciminiere più alte tra quelle delle
fornaci.
Logico che un luogo siffatto meritasse qualche riga che
ne raccontasse la storia, e all’uopo è di essenziale aiuto
l’apporto del progettista che ha pensato questo recupero
e non altri, in costante contatto e sinergia con la Soprintendenza che ne ha colto la valenza. L’arch. Bruno Stocco si è reso di buon grado disponibile alla bisogna, perché è anche vero che va giustamente fiero del lavoro
svolto. A lui, nel prosieguo di questa monografia, il piacere di raccontare di come è nato questo edificio, dell’uso che se ne è fatto nel tempo, della sua dismissione come opificio e del sapiente recupero cui si è giunti.
Una parola, infine, verso chi ci ha creduto rischiando
del suo: Bruno Basso prima e la società Brick & Tile Spa
poi, nella persona del dott. Massimo Hyrat, che ha saggiamente saputo rispondere, con misura e soprattutto denaro, alle sollecitazioni dell’architetto progettista e direttore dei lavori che, da buoni geometri, sappiamo a volte
essere sollecitazioni da architetto. Col che concludiamo
senza voler polemizzare ma con un cenno di lieve ironia,
riconoscendo che a volte, e questo è uno di quei casi,
quelle sollecitazioni hanno avuto bene ragion d’essere, e
grazie che ci sono state.
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
Pitagora 4/2010
La Fornace Morandi: un recupero
rispettando il luogo di lavoro
di Bruno Stocco
architetto, progettista e direttore dei lavori dell’opera
Le due fornaci viste da nord-est.
Nelle mie relazioni scritte e verbali
che da tempo accompagnano questo
lavoro di restauro, ne ho quasi sempre
sottolineato la denominazione “Complesso Fornaci Morandi” che per un
periodo viene anche denominato la
Fornace di Pontevigodarzere.
Il bene storico assoggettato al Decreto Legislativo n° 42 del 22.01.2004
per la tutela dei beni architettonici, ha
richiesto un puntuale progetto di recupero, sia di restauro conservativo che
di ristrutturazione. Sottolineo questo
come premessa in quanto è necessario
che ogni confidenza con il bene conduca alla conoscenza del medesimo,
relazionandosi “de visu” con precisi
rilievi e contemporaneamente soprattutto con l’aiuto delle fonti deputate
alla storicità, archivi, catasti, foto storiche, fonti orali, ecc.
Della presenza delle due fornaci
conservo anch’io memoria quando
queste convivevano per la loro funzione, anche se la più qualificata per la tipologia dell’alta ciminiera è quella
che è stata oggetto di restauro.
È onorevole la testimonianza della
scelta che l’attuale Presidente in carica, il Geom. Pierluigi Capuzzo, e gli
altri aventi titolo del Collegio dei
Geometri hanno fatto nel localizzare
in questo edificio la sede per tutti i loro colleghi della Provincia di Padova.
Ricchezza di lavoro e memoria storico-sociale sono i concetti della qualità di questo bene recuperato. La fornace ed in particolare il suo forno per
la cottura dell’argilla, sono stati adibiti prevalentemente alla produzione
e cottura del mattone, anche se negli
ultimi anni del suo funzionamento
l’attività era stata rivolta anche a pezzi speciali lavorati con trafilatrici, va-
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sellame e quanto poteva essere richiesto da una puntuale esigenza
commerciale.
Il Comune di Padova, nel portare a
conoscenza della cittadinanza questo
intervento, con puntuale materiale tecnico dal titolo “Padova, le forme dell’emozione” scrive: “Una grande opera di restauro di archeologia industriale è avvenuta nella Fornace Morandi”.
Anche nell’eloquente testo “Archeologia industriale del Veneto” a
cura della regione Veneto (edito nel
1990 da Silvana Editoriale) Alberto
Rismi ne riporta l’aspetto industriale
a pag. 253.
Credo che il termine “industriale”
per una fornace di laterizio sia quello
rilevabile in un vocabolario, anche
se non autorevole come quello della
Crusca: “Insieme delle attività economiche dirette alla trasformazione
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
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dei prodotti naturali, nel caso specifico la terra, per la produzione di manufatti”.
Un tempo la famiglia Morandi, nella campagna a nord della città di
Padova, deteneva una considerevole
superficie di terreno agricolo da cui
estrarre la materia prima per fare i
mattoni; tale zona ben comunicava
con un’arteria fondamentale di connessione al nord padovano e partendo
dalla città di Padova proseguiva nell’agro-centuriato dei Comuni di Camposampiero, Borgoricco, S. Maria di
Sala ecc.
Il forno che ritroviamo in questa fornace, della tipologia HOFFMANN,
censito già nel 1898 con ben 24 camere e con una elevata ciminiera, funzionava in modo continuo ai fini di cuocere i mattoni che venivano formati
anche all’esterno della Fornace Morandi e, dopo una accurata essiccazione, venivano “barattati” per la loro cottura. Il contadino che viveva nell’agrocenturiato, qualora avesse dovuto farsi
la casa, con la collaborazione di tutta la
famiglia si costruiva i mattoni e poi li
portava in fornace, dove venivano cotti e gliene rendevano una percentuale,
poiché una parte veniva trattenuta in
cambio della prestazione.
Questo ha permesso che la fornace
avesse una media di circa 80 dipendenti fissi e dai 100 ai 150 nella buona stagione: questi erano dei “tecnici” ovvero quelle persone addette al
forno e quindi al controllo del fuoco,
al carico e allo scarico del forno; il
prodotto doveva essere realizzato in
assenza di gelività e quindi non nella
stagione invernale.
Il materiale che ho acconsentito di
mettere a disposizione per la pubblicazione su questo numero di “Pitagora” e per il prossimo, ha l’obiettivo di
mettere in luce come questo manufatto abbia subito delle mutazioni volumetriche in funzione di una domanda
di forte crescita edilizia che dagli anni ’30 e ’60 ha portato il quartiere Arcella ad attestarsi per la parte più consistente all’infuori delle mura della
città: di questo ne è indice di pro-
gramma il nuovo piano regolatore in
ampliamento del 1926 e successivamente quello del Prof. Luigi Piccinato di cui alla delibera consigliare del
10 maggio 1954. La tipologia dell’edilizia semintensiva ed estensiva A
(vedi legenda del piano) si spinge sino all’attuale Via Fornace Morandi.
Puntuali pubblicazioni già uscite o
in corso, oltre ad una monografia a
cura del Prof. G. Cappellato, voluta
dal Dott. Massimo Hyrat, mi inducono a sperare che questo lavoro trovi
un ampio consenso anche commerciale. Il Collegio dei Geometri lo ha
dimostrato con la scelta di conferirvi
la propria nuova sede, credendo a ciò
che fin dall’inizio del progetto mi sono prefissato:
cercare di far rivivere la suggestione di questa fornace enfatizzandone gli elementi principali, per permettere ai futuri fruitori di entrare
nel cuore della storia del complesso, beneficiando di una struttura
moderna pensata per il loro benessere.
Il forno.
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COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
Pitagora 4/2010
Fornace Morandi
La storia e l’evoluzione
dell’impianto di laterizi
Un’attività che ha accompagnato l’espansione urbanistica
di Padova Nord nella prima metà del Novecento, sfruttando
la vicinanza della materia prima, dell’acqua e delle strade.
La Fornace detta “Morandi” fu costruita nel 1898 su un terreno che Eugenio Morandi aveva acquistato a
Pontevigodarzere tre anni prima, perseguendo un’attività di espansione
nell’industria del laterizio in Alta Padovana. La località era adatta, situata
tra la ferrovia e il Brenta, a ridosso
della strada che da Padova porta a
nord, in un versante della città che si
stava trasformando da agricolo a industriale-residenziale, e avrebbe richiesto disponibilità di mattoni. La
fornace fu costruita nella parte più vicina alla strada Pontevigodarzere,
con disposizione Nord Ovest - Sud
Est in senso longitudinale. L’argilla
era estratta dai terreni a nord, veniva
fatta essiccare nel piazzale, quindi lavorata in mattoni e cotta nel forno.
Nel piazzale a sud, i mattoni venivano accatastati, pronti per il trasporto.
Vicino c’era la villa padronale, tuttora esistente, e nei pressi alcune abitazioni per i dipendenti.
Eugenio Morandi nel 1898 costruì
la fornace a sistema Hoffmann, a fuoco continuo. Era a pianta ellittica,
composta da varie camere di cottura
(dapprima 16) divise in settori, collegate orizzontalmente all’interno tramite una galleria a volta dalla forma
ad anello. Al suo interno il fuoco rimaneva sempre acceso e si propaga-
va da un settore all’altro nell’arco di
24 ore. Il primo impianto era probabilmente più piccolo di quello che è
rimasto.
Quando, nel 1918, ad Eugenio Morandi subentrarono i figli Luigi e
Aurelio, furono apportate alcune modifiche. Le camere di combustione
furono portate a 20, fu costruito un
nuovo edificio, mentre quello originario fu innalzato di due piani per ottenere nuovi essiccatoi, sfruttando il
calore che usciva dalle bocchette del
forno sottostante.
Una fornace più piccola fu poi costruita negli anni Trenta, ma oggi è
scomparsa.
NELLA PRIMA FORNACE IL LAVORO ERA COMPLETAMENTE MANUALE
L'impianto originale della fornace era molto semplificato rispetto a quello giunto al nostro tempo, e più simile alla tipologia ricorrente nelle fornaci di inizio secolo.
Probabilmente, come mostrano le immagini, una serie di
pilastri in laterizio sorreggeva una copertura a doppia falda ed il forno era a diretto contatto con l'esterno.
Nella fornace all’inizio si svolgeva un'attività di tipo stagionale, che andava dalla primavera all'autunno, interrompendo il lavoro nei mesi invernali, che impedivano una regolare essiccazione dei prodotti. Il lavoro era completamente manuale: agli
uomini erano assegnati i compiti più faticosi,
come il trasporto del
materiale, o più specialistici come la cura
del fuoco, mentre le
donne e i ragazzi erano
addetti al confezionamento dei mattoni.
"Fornace Hoffmann a fuoco continuo" - Giuseppe Musso e Giuseppe Copperi, "Particolari di costruzioni murali e finimenti di fabbricati" , G. B. Paravia , Torino 1887.
"Il logo dell'antica ditta stampato sulla prima carta da lettere" - Giancarlo Pedrina, "Le Fornaci Morandi di Pontevigodarzere", in
"Padova e il suo Territorio" n. 28/1990.
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COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
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Nel 1944 la fornace Morandi
subì un bombardamento che tuttavia non danneggiò il forno, e alla
fine della guerra l’attività riprese,
espandendosi fino ai primi anni
Sessanta. Qui sopra una visione
d’insieme intorno al 1946. A sinistra un’immagine della villa padronale, e in secondo piano la canna della fornace. A fianco, due immagini dell’edificio bombardato.
L’impianto fu successivamente
automatizzato, e nuovi locali furono costruiti per soddisfare le nuove esigenze. Tuttavia il ciclo delle
fornaci di questo genere stava per
finire, con progressiva diminuzione della produzione, fino alla totale cessazione nel 1981.
Sotto, un’ipotesi di evoluzione
del manufatto.
IPOTESI DI EVOLUZIONE DELLA FORNACE MORANDI
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COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
Pitagora 4/2010
DALLA TERRA AL FORNO:
DUE MESI DI LAVORO
Una serie di immagini datate 1946,
da cui si può ricostruire il ciclo di
produzione. Dagli stati argillosi dei
terreni a nord, i contadini-operai estraevano terra che caricavano su
carrelli e trasportavano fino alla fornace. Qui gli uomini formavano i
mattoni a mano, riempiendo in un solo colpo stampi di legno o di ferro.
Le misure erano centimetri 26x13x6.
I mattoni ancora freschi venivano
quindi stesi a terra per una settimana,
poi voltati in verticale per una ventina di giorni. Quindi venivano stivati
per un altro mese in posizione tipo
carabottino sotto una tettoia detta
drissa, larga circa 60 centimetri e alta quanto un uomo. Dunque dalla terra al forno passavano circa due mesi.
Quando il ciclo era solo stagionale,
cominciava alla fine di aprile e finiva
in autunno. Nei mesi invernali non
era possibile lavorare perchè i mattoni non si essiccavano. Ciò fa reso
possibile quando si costruirono, sopra il forno, due piani che fungevano
da essiccatoi, ed ebbe inizio l’industrializzazione del processo. Successivamente si costruì anche il montacarichi, azionato con funi.
Pitagora 4/2010
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
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LA NUOVA VIABILITÀ HA PROFONDAMENTE MODIFICATO LO STATO DEL SITO
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La zona in cui sorgevano le due
fornaci è stata profondamente segnata dalla costruzione dell’autostrada
Serenissima e successivamente della
tangenziale Nord, che presenta uno
svincolo proprio in prossimità della
fornace. La vecchia strada delle
Boschette, che un tempo collegava le
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abitazioni dei dipendenti e la villa
con la fornace, è stata cancellata. La
seconda e più piccola fornace è stata
demolita.
Nel rilievo aerofotogrammetrico
del 1995 (1) si vede lo stato del sito
prima della costruzione della tangenziale. È infatti visibile la seconda for-
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
nace, più piccola, poi demolita per
far posto alla rampa. Nella foto 2, lo
stato dopo la demolizione della seconda fornace e prima della costruzione della tengenziale. Nella foto 3
si vede la parziale costruzione della
rampa. La planimetria generale (4)
mostra lo stato attuale del sito.
Pitagora 4/2010
Fornace Morandi
L’analisi dell’impianto
L’impianto di produzione dei laterizi è stato suddiviso in distinti corpi
di fabbrica basandosi su di un criterio
di omogeneità costruttiva che corrisponde anche alla periodizzazione
per fasi. Si è provveduto quindi a rea-
lizzare per ogni corpo di fabbrica una
scheda in grado di fornire una prima
identificazione sulla sua consistenza,
di individuarne le caratteristiche costruttive e architettoniche.
Dei corpi di fabbrica indicati, ri-
portiamo nelle pagine seguenti le
schede relative alle parti più significative dell’evoluzione del bene, che
sono la fornace (A), il deposito laterizi (C), il laboratorio (E), il deposito Est (F).
A - Fornace
B - Deposito Nord-Ovest
C - Deposito laterizi
D - Laboratorio Nord
E - Laboratorio
F - Deposito Est
G - Laboratorio Est
H - Officina
GRAZIE ALL’ARCH. BRUNO STOCCO E ALLA PROPRIETÀ BRICK & TILE
La parte di Pitagora fino a pagina 21 è dedicata alla
conoscenza del bene architettonico rappresentato dalla Fornace Morandi, cioè la storia e l’analisi dell’impianto. Nel prossimo numero saranno descritti il progetto
di restauro, la storia e l’evoluzione del cantiere.
La storia del manufatto, la descrizione della ciminiera e del forno Hoffmann sono state sintetizzate della
redazione, su materiale fornito dall’arch. Bruno Stocco
e curato dallo stesso arch. Stocco assieme agli architetti Valentina Perrone e Gaddo Tarchiani. Le schede
che costituiscono l’analisi dell’impianto e il quadro di
unione del rilievo aerofotogrammetrico riportato alle
pagine 16 e 17 sono invece documenti autentici degli
stessi autori, così come la planimetria a pagina 8.
La documentazione fotografica è degli architetti
Bruno Stocco, Valentina Perrone e Gaddo Tarchiani, ad
eccezione delle foto storiche che provengono dall’archivio della signora Beda Morandi. La foto della coper-
Pitagora 4/2010
tina è del fotografo Paolo Mazzo, F38F, eseguita per un
libro di imminente pubblicazione, gentilmente concessa dalla Brick&Tile e autorizzata dall’autore. La foto di
pag. 3 è stata concessa dal geom. Marcello Carrara. Un
ringraziamento a tutti costoro. Le foto di pag. 2 sono
della redazione.
Pitagora ringrazia particolarmente l’arch. Bruno
Stocco per avere messo a disposizione il materiale necessario alla redazione del presente servizio, nonché
per la supervisione e il controllo di quanto pubblicato.
Tale materiale, di proprietà della Brick & Tile spa, è
stato fornito per consentire la conoscenza dell’intero
complesso della Fornace Morandi agli iscritti del Collegio Geometri e Geometri Laureati di Padova, e non
potrà essere usato per altra finalità che la pubblicazione su “Pitagora”, rivista ufficiale del Collegio. È interdetto ogni altro utilizzo da parte di qualsivoglia soggetto.
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
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Analisi dell’impianto
Fornace / Corpo A
IDENTIFICAZIONE
Tipologia
Destinazione d’uso
Anno di costruzione
Trasformazioni successive
Anno di dismissione
CONSISTENZA
Superficie coperta
Volume totale
Corpo principale
PT forno Hoffmann
P1°,P2° e P3° essiccatoio
1898
Anni '20
1946
Anni '50
Fine anni '60
1530 mq
181712 mc
ANALISI COSTRUTTIVA
L’edificio presenta una pianta rettangolare con un
orientamento Est-Ovest e si sviluppa su quattro piani. Il
piano terra ospita al centro il forno Hoffmann ed era destinato alla cottura dei laterizi; i piani superiori, di altezza di metri 2.70, fungevano da essiccatoio per i mattoni
da cuocere.
L’edificio originario, costruito nel 1898, aveva una
lunghezza di circa i due terzi di quella attuale. Al centro
era localizzato il forno composto da 16 camere di cottura. In seguito all’espansione degli anni ’20, l’edificio è
stato allungato verso Ovest e rialzato di tre piani.
(Allegati I, IV e V). La ciminiera originariamente disposta al centro del forno, si venne così a trovare decentrata
verso Est. Altre variazioni sono state apportate all’edificio in seguito ai danni riportati da bombardamenti avvenuti durante la Seconda Guerra Mondiale, come confermano parte del prospetto Sud e quattro pilastri interni
(Allegati III, VI, VII e VIII).
Il manufatto presenta due lati rivolti verso l’esterno, il
Sud e l’Ovest, e due, i lati Nord ed Est, che confinano invece con gli edifici B, C ed E.
La copertura presentava due falde in corrispondenza della prima campata verso Sud e due falde in corrispondenza
del forno e della prima campata verso Nord.
STRUTTURA PORTANTE
L’edificio è caratterizzato da una struttura portante in
pilastri di mattoni pieni e sui due lati esterni da una muratura continua. Al piano terra i pilastri, di varie dimensioni (3x4 e 4x5 teste), sono parzialmente inglobati all’interno delle pareti del forno mentre ai piani superiori sono
isolati. Alcuni di questi presentano segni visibili di successive aggiunte ed innalzamenti.
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I solai erano composti da una struttura principale e secondaria in travi metalliche mentre la copertura era composta, nelle due campate esterne, da capriate lignee, nella
parte centrale, da travi principali longitudinali e travi secondarie trasversali sempre in legno.
CHIUSURE VERTICALI
Il prospetto Sud è in muratura di mattoni pieni faccia a
vista scandita da pilastri che inquadrano al piano terra
aperture ad arco ribassato; mentre ai piani superiori finestre sempre ad arco ribassato accoppiate a due a due.
Nella parte Est del prospetto, quella probabilmente più
vecchia, la struttura si compone di pilastri che assolvono
alla funzione portante e di muratura di tamponamento in
mattoni pieni faccia a vista. Questa presenta al piano terra uno spessore di 4 teste ed ai piani superiori di 2 teste.
Se al piano terra si nota una gran varietà nella forma e
nelle dimensioni delle aperture, la cui realizzazione è avvenuta in tempi diversi, ai piani superiori le finestre presentano tra di loro le stesse caratteristiche. Alcune di queste risultano tamponate con elementi forati in laterizio.
Il prospetto Ovest è in muratura continua di mattoni
pieni faccia a vista e scandito da lesene. Presenta al piano
terra aperture ad arco a tutto sesto, tamponate con elementi forati in laterizio, e ai piani superiori finestre ad arco ribassato singole o abbinate.
PARTIZIONI INTERNE VERTICALI
Al piano terra le pareti del forno sono realizzate in mattoni
pieni misti, cotti e crudi, per uno spessore totale tra muratura
interna, esterna ed elemento di riempimento che varia tra 1,2
ed 1,8 metri.
Ai piani superiori sono solo presenti, nella zona centrale, alcune partizioni in mattoni pieni dello spessore di due teste.
Altri tipi di partizioni sono praticamente assenti.
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CHIUSURA SUPERIORE
La copertura è quasi totalmente mancante, permangono
solamente alcune travi principali, secondarie ed arcarecci
a copertura delle ultime campate verso Ovest. Questi dovevano sostenere un manto di copertura composto da assito e coppi come si può desumere da alcune foto precedenti alla messa in sicurezza.
PARTIZIONE INTERNA ORIZZONTALE
È ancora presente il solaio del primo piano composto
da tavelloni e massetto di calcestruzzo e parte del solaio
del secondo piano di cui rimane l'assito in legno nella parte verso Ovest. Del terzo piano invece permangono solamente le travi metalliche.
CHIUSURA INFERIORE
Non rilevata, non avendo potuto procedere ad un’analisi più approfondita. Finitura superficiale in terra all’interno del forno ed in battuto di cemento nelle zone
adiacenti.
ALLEGATO I
Il pilastro è stato costruito in due tempi; inizialmente aveva una dimensione di 4x4 teste ed un'altezza di quattro piani, poi a questo è
stato affiancato un nuovo pilastro di 2x4 teste ed altezza tre piani.
ALLEGATO II
IIl pilastro, di dimensioni 5X5 teste e di altezza di quattro piani, è stato costruito in una unica volta.
ALLEGATO III
Il pilastro è stato costruito in due tempi; inizialmente aveva una dimensione di 4x4 teste ed altezza di due piani, quindi è stato allargato di due teste, diventando 6x4, e rialzato di due piani.
Pitagora 4/2010
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
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ALLEGATO IV
Il pilastro è stato costruito in tre tempi; inizialmente aveva una dimensione di 4x4 teste ed altezza di due piani, quindi gli è stato affiancato un nuovo pilastro di dimensioni 2x4 teste ed altezza di due
piani ed infine è stato rialzato di altri due piani.
ALLEGATO V
I pilastri sono stati costruiti in due tempi; inizialmente di dimensioni
varie ed altezza di due piani, sono stati rialzati di altri due piani.
ALLEGATO VI
La ciminiera presenta un chiaro segno di un precedente attacco della copertura, sempre di due falde, in prossimità del solaio del terzo
piano attuale.
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ALLEGATO VII
La muratura risulta composta da pilastri e da muratura di tamponamento, non legati tra di loro ed entrambi in mattoni pieni faccia a vista.
ALLEGATO VIII
La muratura presenta due punti di discontinuità in cui si può notare
una variazione del piano di sviluppo della stessa con un dislivello pari a 2-5 cm.
Dagli allegati III, IV, V e VI si ritiene giustificato ipotizzare che l’edificio avesse precedentemente un’altezza differente, come fanno presupporre il segno dell’attacco della
copertura, presente sulla ciminiera, ed i segni di innalzamento presenti sui pilastri della prima fila verso Sud e della fila speculare rispetto al forno verso Nord. L’edificio oriPitagora 4/2010
ginale doveva presentarsi con una grande copertura sopra
il forno e le due campate adiacenti. Le due falde, che potevano essere uniche o presentare un dislivello in corrispondenza dei pilastri, lasciavano sopra il piano del forno un
spazio coperto utilizzabile per le operazioni di caricamento del combustibile.
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Analisi dell’impianto
Deposito Laterizi / Corpo C
IDENTIFICAZIONE
Tipologia
Destinazione d’uso
Anno di costruzione
Trasformazioni successive
Anno di dismissione
CONSISTENZA
Superficie coperta
Volume totale
Annesso alla fornace
Tutti i piani erano usati come deposito per lo stoccaggio dei laterizi già cotti.
Nella parte più ad Ovest furono ricavati negli anni '40 - '50 degli spogliatoi per
gli operai, servizi igienici e refettorio comune.
1918 < x < 1932
Anni '50
Fine anni '60
415 mq
4070 mc
ANALISI COSTRUTTIVA
Il corpo di fabbrica, di pianta rettangolare e con un orientamento Est-Ovest, affianca l’edificio della fornace
per tutto il suo lato lungo e si sviluppa su tre piani, in origine destinati allo stoccaggio dei laterizi cotti. Il manufatto presenta solo un lato rivolto verso l’esterno, il Nord ,
mentre gli altri lati confinano con gli edifici A, B ed E. Il
prospetto Nord subisce alcune modifiche, attorno agli anni ’50, per la necessità di ricavare locali chiusi. Vengono
costruiti, in corrispondenza del primo piano, dei tamponamenti in blocchi di cemento o mattoni forati. Probabilmente nella stessa occasione nelle ultime due campate ad
Ovest sono stati ricavati alcuni locali di servizio sia al piano terra che al piano superiore.
STRUTTURA PORTANTE
L’edificio è caratterizzato da una struttura portante in
pilastri di mattoni pieni di varie dimensioni, 4x5 o 3x4 teste. I pilastri interni sono collegati da travi in legno mentre quelli perimetrali da archi ribassati in mattoni pieni, al
piano terra, e da travi in legno o in calcestruzzo, ai piani
superiori. Le ultime due campate del lato Ovest invece
presentano solai in laterocemento. La copertura, a due falde, era composta da capriate e travi secondarie longitudinali in legno.
CHIUSURE VERTICALI
14
Il prospetto è scandito da pilastri, sui quali sono impostati degli archi ribassati che sostengono la muratura di
tamponamento dei piani superiori. Questa è composta da
mattoni forati di varie dimensioni e presenta finestre rettangolari con architravi in c.l.s e serramenti lignei.
PARTIZIONI INTERNE VERTICALI
Alcune partizioni in mattoni forati, rivestiti in parte
in piastrelle, delimitano dei locali di servizio sia al piano terra che al piano primo delle prime due campate a
Ovest. Nella zona Est sono presenti delle partizioni
dell’altezza di un solo piano, sia in mattoni forati che
in mattoni pieni.
CHIUSURA SUPERIORE
Oggi è completamente assente. In parte è crollata autonomamente ed in parte è stata demolita in seguito alle operazioni di messa in sicurezza. Per analogia con gli edifici limitrofi si può supporre che originariamente le capriate e travi secondarie sostenessero gli arcarecci in legno, l’assito ed un manto di copertura in coppi.
PARTIZIONE INTERNA ORIZZONTALE
I solai non si sono conservati, dovevano essere composti da travi e assito in legno. Rimangono solo alcune
delle travi principali del primo e del secondo piano.
CHIUSURA INFERIORE
Finitura superficiale in terra.
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
Pitagora 4/2010
Analisi dell’impianto
Laboratorio Est / Corpo E
IDENTIFICAZIONE
Tipologia
Destinazione d’uso
Anno di costruzione
Trasformazioni successive
Anno di dismissione
CONSISTENZA
Superficie coperta
Volume totale
Annesso alla fornace
Probabilmente ospitava le presse per la formatura di tegole e coppi.
1918 < x < 1932
Fine anni '50
Fine anni '60
226 mq
2980 mc
ANALISI COSTRUTTIVA
L’edificio presenta una pianta rettangolare con un orientamento Nord - Sud. Sviluppato su quattro piani, era
destinato ad ospitare i macchinari per la realizzazione di
tegole e coppi. Queste operazioni probabilmente avvenivano al piano terra, e non si hanno informazioni su quale
potesse essere la funzione dei piani superiori.
Il corpo di fabbrica è collegato con la fornace, corpo A,
sia al pian terreno che al primo piano; confina verso Est
con la parte porticata dell’edificio F a cui si connette in
corrispondenza del secondo solaio. Lungo i lati corti a
Nord è adiacente all’edificio D, mentre a Sud è libero e dà
sul cortile di accesso.
All’interno dell’edificio è stato costruito, negli anni ’50,
un montacarichi per il trasporto dei mattoni. Questo si aggiungeva alla preesistente rampa di legno che collegava la
zona porticata del corpo F con il primo piano del corpo A.
La copertura si sviluppa in prosecuzione di quella dell’edificio A, presenta due doppie falde con orientamento
opposto a quello dell’edificio.
STRUTTURA PORTANTE
L’edificio è caratterizzato da una struttura portante
interna in pilastri in mattoni pieni, della dimensione di
4 x 5 teste, e da una muratura perimetrale continua.
Rimane visibile solo il solaio del piano 1° composto da
una struttura principale e secondaria in travi metalliche,
mentre dei solai dei piani superiori non rimane traccia.
La struttura della copertura è composta da capriate e
travi principali longitudinali lignee.
CHIUSURE VERTICALI
I prospetti Sud ed Est riprendono le caratteristiche
dell’edificio principale della fornace: mattoni pieni
faccia a vista, aperture di diverse fattezze e dimensioni
al piano terra e coppie di finestre ad arco ribassato o finestre singole ai piani superiori, infissi in metallo. Una
Pitagora 4/2010
parte di queste sono state tamponate con elementi forati in laterizio.
Il prospetto Sud è in muratura continua; al piano terra presenta uno spessore di 4 teste mentre ai piani superiori emergono i pilastri di dimensione 4x5 teste, a
frammezzare una muratura dello spessore di 2 teste. Le
aperture sono inquadrate da pilastri di mattoni pieni come la lunga facciata dell’edificio A. Il prospetto Est è
sempre in muratura continua, ma non vi sono pilastri a
scandire la superficie e ad inquadrare le finestre.
PARTIZIONI INTERNE VERTICALI
Al piano terreno vi sono alcune tramezze realizzate
in mattoni forati, mentre ai piani superiori permane solo la struttura del montacarichi.
CHIUSURA SUPERIORE
Originariamente composta da struttura portante, arcarecci, assito in legno e manto di copertura in coppi.
Attualmente sono ancora presenti solo alcune capriate e qualche trave.
PARTIZIONE INTERNA ORIZZONTALE
Il solaio del primo piano presenta, sopra la struttura
portante metallica, assito in legno e finitura superficiale in cemento.
Per quanto riguarda i solai degli altri piani non si
hanno informazioni.
CHIUSURA INFERIORE
Finitura superficiale in battuto di cemento.
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
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Pitagora 4/2010
Pitagora 4/2010
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
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Analisi dell’impianto
Deposito Est / Corpo F
F2
F1
IDENTIFICAZIONE
Tipologia
Destinazione d’uso
Anno di costruzione
Trasformazioni successive
Anno di dismissione
CONSISTENZA
Superficie coperta
Volume totale
Annesso alla fornace
Tutti i piani erano utilizzati per lo stoccaggio dei laterizi già cotti pronti per
la spedizione. Nella parte Est del piano terra aveva sede una sala macchine di
modeste dimensioni.
1918 < x < 1932
1918 < x < 1932
Fine anni '60
520 mq
4800 mc
ANALISI COSTRUTTIVA
Il corpo di fabbrica si può suddividere due parti, una con
orientamento Nord-Sud ed una con orientamento EstOvest, rispettivamente edificio F1 ed edificio F2. Entrambi
si sviluppano su tre piani. Nel primo si sviluppava la rampa per il trasporto dei laterizi dall’essicatoio al forno, il secondo era destinato ad ospitare i laterizi dopo il processo di
cottura prima della spedizione. Il corpo di fabbrica F1 confina ad Ovest con il corpo E ed a Nord con il corpo F2.
L’edificio F2 è connesso all’edificio E ad Ovest e all’edificio G ad Est. A Sud un porticato affianca l’edificio per poco più della metà del lato lungo, con pilastri a tutta altezza.
STRUTTURA PORTANTE
Entrambi i corpi di fabbrica sono caratterizzati da una
struttura portante in pilastri di mattoni pieni faccia a vista,
da solai interamente in legno e da una copertura a sua volta in legno.
I pilastri risultano costruiti in due tempi, presentano infatti segni visibili di aggiunte ed innalzamenti a partire dal
piano primo.
Corpo di fabbrica F1:
I pilastri di mattoni pieni faccia a vista presentano dimensioni costanti, 4 x 5 teste.
I solai erano originariamente costituiti da una struttura
principale e secondaria in travi di legno. Per quanto riguarda la copertura, la struttura era composta da travi
principali longitudinali e secondarie trasversali in legno.
Corpo di fabbrica F2:
I pilastri di mattoni pieni faccia a vista presentano varie
dimensioni, 4 x 4 e 4 x 5 teste. Sono tuttora presenti i solai del primo e del secondo piano, composti da struttura
principale e secondaria in travi lignee. La struttura portan18
te della copertura è composta da travi principali longitudinali e secondarie trasversali in legno.
CHIUSURE VERTICALI
Il corpo di fabbrica F1 non presenta chiusure verticali.
Nell’edificio F2 vi sono degli elementi di tamponamento
tra un pilastro e l’altro, e per l’altezza del solo piano terra,
in blocchi di calcestruzzo faccia a vista. Nel lato Nord vi
sono solo alcune finestre di forma rettangolare mentre sono assenti porte od elementi di collegamento con lo spazio
antistante. Nel prospetto Sud vi sono numerose aperture,
sempre di forma rettangolare, con architravi in c.l.s.
PARTIZIONI INTERNE VERTICALI
Nel corpo di fabbrica F1 sono assenti.Al piano terra del corpo F2 sono presenti tra i pilastri elementi di tamponamento, in
mattoni forati o blocchi di calcestruzzo faccia a vista.
CHIUSURA SUPERIORE
Nel corpo di fabbrica F1 la copertura ha orientamento
Nord-Sud. Originariamente era composta da struttura
portante e arcarecci in legno e da un manto di copertura
probabilmente in coppi.
Nel corpo di fabbrica F2 l’orientamento della copertura è Est-Ovest. La struttura portante e l’assito sono in legno, il manto di copertura in coppi. La falda a Nord copre
una sola campata, mentre quella a Sud si espande in parte a coprire la zona a portico.
PARTIZIONE INTERNA ORIZZONTALE
Per quanto riguarda il corpo F1 i solai erano originariamente costituiti da una struttura portante e assito in legno.
Del corpo F2 permangono i solai del primo e del secondo piano, composti da struttura portante e assito in legno.
CHIUSURA INFERIORE
Finitura superficiale in battuto di cemento.
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Pitagora 4/2010
La ciminiera
La ciminiera presenta caratteristiche insolite rispetto a
quanto descritto dalla letteratura tecnica. Essa risulta composta da due parti: una inferiore di sezione quadrata, di lato 2,52 metri, alta 13 metri, ed una superiore di sezione circolare, di diametro 3,15 metri, alta 37 metri. La differenza
di diametro tra le due parti determina la particolare forma
di raccordo.
La struttura era a doppia canna. La canna interna si raccorda con il foro quadrato della parte inferiore senza ridurre in modo significativo il suo diametro e presenta una sola
risega in prossimità della sommità. A conferma della presenza dell’intercapedine sono stati individuati 6 fori equidistanti alla base della sezione circolare. Questi dovevano essere i canaletti orizzontali che permettevano l’ingresso di
aria nell’intercapedine tra le due canne e quindi di mantenere costante la temperatura della canna esterna proteggendola dalle escursioni termiche del camino in attività.
La muratura è realizzata con pozzali o mattoni speciali di
dimensione circa 18x25x6 disposti di testa nella parte superiore ed invece con mattoni standard in quella inferiore.
Questo tipo di ciminiera era costruito diffusamente tra la
fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Le due canne,
separate da un’intercapedine d’aria ma collegate da raggi,
avevano la funzione di ridurre il forte sbalzo termico tra la
parete interna e quella esterna, consentendo un tiraggio costante e proteggendo il condotto interno. La straordinaria
altezza della ciminiera di Pontevigodarzere (la media nel
Veneto era 25-30 metri) era proporzionale alla dimensione
del forno, e consentiva di smaltire la grande quantità di fumi prodotti. Il tiraggio naturale era innescato dalla differenza di temperatura tra la bocca inferiore della ciminiera e
quella superiore di emissione dei fumi i quali, essendo più
caldi dell’aria esterna, creavano alla base del camino una
depressione che metteva in moto il flusso ascensionale.
IPOTESI SULLE TRASFORMAZIONI DEL MANUFATTO
È probabile che la parte inferiore, a sezione quadrata, sia
porzione di una prima ciminiera parzialmente crollata o
demolita. La ciminiera originariamente aveva forse un
aspetto simile a quella della Fornace Grandi di Bondeno e
a quella della fornace di Migliarino, entrambe nella provincia di Ferrara. L’elemento a base quadrata è stato quindi usato come basamento, per l’innalzamento di una nuova e probabilmente più alta canna.
Questo spiegherebbe il cordolo in cemento, con affogate quattro IPE in acciaio, come elemento per cerchiare e
concludere la vecchia canna e da questo far partire la nuova. Così si giustificherebbe anche la dimensione spropositata del dado di base, se di dado si può parlare, e la maggiore dimensione della sezione della porzione circolare rispetto a quella della sezione quadrata. Il raccordo tra le
due diverse sezioni si presenta come il punto più anomalo
del manufatto; infatti si comporta staticamente come una
mensola, dal momento che la canna al disopra di esso si
trova parzialmente a sbalzo. I risultati del rilievo metrico
indicano che quasi l’intera proiezione della canna esterna
risulta al di fuori della sezione inferiore.
Pitagora 4/2010
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19
Il forno Hoffmann
ANALISI COSTRUTTIVA
Il forno è di medie dimensioni: la lunghezza complessiva del canale di cottura misura 95 metri, la larghezza
2,80 metri, l’altezza della galleria misurata a partire dalla
sommità della volta è infine di 2,95 metri.
Ogni camera presenta nella parte inferiore della parete
esterna un’apertura (dimensioni 50x55 cm) di accesso al
condotto (diametro 80 cm.) che collega il corridoio di cottura al canale collettore del fumo, posizionato al centro
del forno. Le valvole in ghisa di apertura e chiusura dei
canaletti dei fumi, sono disposte in due gruppi da otto sui
due lati del camino, a queste si aggiungono quattro valvole singole corrispondenti alle quattro camere aggiunte in
seguito. I fori, o bocchette di caricamento del combustibile, di 16 cm di diametro, si dispongono longitudinalmente su tre file distanziate di 1 m in senso trasversale.
Le pareti del forno sono composte da due parti, un muro interno, che delimita il canale di cottura, ed un muro
esterno collegati da contrafforti trasversali. Lo spazio racchiuso è riempito di mattoni crudi, talvolta frammisti a
frammenti di laterizi cotti.
Per quanto riguarda la muratura che divide il corridoio
di cottura dal canale collettore del fumo non si hanno
molte informazioni. L’unico dato è fornito dall’orditura
dei mattoni, che essendo disposti tutti di testa, suggeriscono che lo strato resistente, in mattoni cotti, presenti almeno 25 cm di spessore.
I muri del forno presentano sezioni e caratteristiche diverse, dovute alla successiva espansione ed ai vari interventi di riparazione avvenuti durante gli anni di attività
del forno. Sono state individuate 5 diverse tipologie di sezione, grazie a quello che si è potuto desumere da un’analisi esclusivamente visiva. Nella pianta in alto è indicata
la localizzazione dei diversi tipi di sezione.
Sezione tipo 1
Il muro esterno è spesso due
teste, quella esterna interamente in mattoni cotti, quella interna in mattoni misti cotti e crudi; il muro interno è di tre teste
in mattoni cotti; la volta composta da un mattone per lungo
più uno di taglio.
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Sezione tipo 2
Il muro esterno è spesso tre teste, le due più esterne interamente
in mattoni cotti, quella interna in
mattoni misti cotti e crudi; il muro
interno è di tre teste in mattoni cotti; la volta composta da un mattone per lungo.
Sezione tipo 3
Il muro esterno è fortemente
degradato, forse la scarpata
esterna era interamente realizzata in mattoni crudi; il muro
interno è di tre teste in mattoni
cotti; la volta composta da un
mattone per lungo più uno di
taglio.
Sezione tipo 4
Il muro esterno nella parte inclinata è spesso tre teste, le prime due
in mattoni cotti, la terza forse in
mattoni misti. La parte verticale è
composta da due teste, in mattoni
cotti la prima e forse misti la seconda, e da uno spessore variabile di
una-tre teste di mattoni cotti; il muro interno è di tre teste in mattoni
cotti; la volta composta da un mattone per lungo più uno di taglio.
Sezione tipo 5
Il muro esterno nella parte inclinata è spesso tre teste, le prime due
in mattoni cotti, la terza forse in
mattoni misti. La parte verticale è
composta da due teste, in mattoni
cotti la prima e forse misti la seconda, e da uno spessore di una-tre teste di mattoni crudi; il muro interno
è di tre teste in mattoni cotti; la volta composta da un mattone per lungo più uno di taglio.
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Pitagora 4/2010
NEL FORNO HOFFMANN IL FUOCO SI SPOSTA E NON MUORE MAI
Il primo e maggiore dei due forni Hoffmann di Pontevigodarzere è datato 1898, secondo quanto scrive Alberto Rizzi in “Archeologia industriale del Veneto”, Giunta
Regionale del Veneto, Silvana Editoriale, 1990.
Questa tecnologia si era diffusa alla fine dell’Ottocento ed è denominata anche
“forno a fuoco mobile” o fuoco
continuo. Si tratta di un circuito
chiuso in cui la zona di combustione si sposta orizzontalmente
in senso antiorario, così come avviene il moto dei gas caldi. La
suddivisione traversale del forno,
che si sposta a campate, separa
due zone ben distinte. In una zona liberamente accessibile dall'esterno avviene l'asportazione del materiale cotto, rimpiazzato poi dal materiale
da cuocere. La zona successiva (che comprende la massima parte del forno) è in funzionamento attivo; l'aria
entrante raffredda il materiale già trattato preriscaldandosi e giunge molto calda alla zona di combustione. Da
qui si sposta preriscaldando la zona di avanzamento del
fuoco prima di giungere al camino.
Nel libro “Tecnologia ceramica - I laterizi” di Ezio Facincani (Faenza Editrice, 1992), è così descritto il funzionamento: “Si ritiene utile chiarire l’importanza dei diaframmi
di carta, che servono a separare la zona
di aspirazione dei fumi da quella antistante, dove si svolgono le operazioni di
carico e scarico del prodotto. La prima
zona è mantenuta in depressione dall’apertura delle valvole e dal tiraggio del
ventilatore, la seconda è comunicante
con l’atmosfera. La possibilità del mantenimento della depressione necessaria
è quindi affidata agli schermi di carta.
La carta viene stesa a tutta la sezione di galleria e appoggiata ai pacchi, ripiegandola ai bordi e fissandola con argilla umida alle pareti, alla volta e al pavimento. Non appena si intende aprire una valvola a valle, si può strappare
la carta con ganci di ferro, introdotti dalle bocchette, e lasciarla bruciare.”
CINQUE GIORNI DI COTTURA
In queste figure tratte dal citato volume di Ezio Facincani sono
tracciati gli schemi di spostamento delle zone di preriscaldo, cottura e raffreddamento per forni
Hoffamm a teste tagliate e porte
centrali, per frequenza di rotazione di 4 giorni. Negli schemi si denomina con Sc lo scarico e con C
il carico; gli indici apposti ai piedi
dei simboli si intendono come i
numeri progressivi delle camere
servite dall’una o dall’altra operazione. Le frecce segnalano il senso
delle operazioni. Durante il turno
di lavoro lo spostamento della
cottura è continuo e non devono
mai mancare anteriormente i
pacchi di secco. Il ciclo di cottura
è di 62 ore.
La manodopera necessaria era
molto numerosa. Per l’accatastamento del secco, la ripresa del
cotto e il trasporto con carrellini
da esterno a interno forno e viceversa, venivano impiegate dalle
100 alle 130 ore (12-15 persone),
per 100 tonnellate di produzione
giornaliera.
1. NEL PROSSIMO NUMERO SARÀ PUBBLICATO IL RESTAURO
Pitagora 4/2010
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
21
Valori agricoli dei terreni in provincia di Padova
Quadro d’insieme dei valori agricoli per tipo di terreni compresi nelle regioni agrarie della Provincia di
Padova valevoli per l’anno 2010 (art. 16 - legge 22.10.1971 n° 865 e successive modificazioni e art. 41, 4°
comma, D.P.R. 327/01 e successive modificazioni).
Tipo di coltura
Reg. Agr. n° 1
Reg. Agr. n° 2
Reg. Agr. n° 3
Reg. Agr. n° 4
valori medi/Ha
Seminativo
48.900,00
59.500,00
59.500,00
57.800,00
Seminativo irriguo
52.224,00
72.828,00
*59.466,00
*57.936,00
Seminativo arborato
48.900,00
59.500,00
59.500,00
57.800,00
Prato
30.900,00
45.100,0042.200,0041.100,00
Prato irriguo
41.100,00
*80.886,00
56.508,00
56.406,00
Pascolo
17.200,00
17.300,00
17.300,00
16.900,00
Orto (z) (1)
61.800,00
66.200,00
64.100,00
68.100,00
Vigneto (comprese piante) (1) *58.900,00
61.800,00
61.800,00
60.100,00
Vigneto Doc
(comprese piante) (***) (1)
Frutteto
(comprese piante) (1) ( 2)
88.000,00
89.900,00
60.500,00
63.300,00
63.300,00
61.600,00
13.400,00
13.400,00
Oliveto (comprese piante) (1) 70.600,00
Castagneto (da palatura)
20.400,00
Bosco ceduo
13.400,00
13.400,00
15.500,00
14.900,00
13.400,00
13.400,00
13.400,00
13.400,00
(comprese piante) (**)
Bosco misto
(comprese piante) (**)
Incolto
14.900,00
(area non più funzionale al servizio del fondo)
Vivaio (solo terreno) (1)
62.800,00
70.200,00
69.300,00
69.200,00
Pioppeto (3)
46.100,00
46.100,00
46.100,00
46.100,00
Le regioni agrarie
1 - Colli Euganei
Arquà Petrarca, Baone, Battaglia Terme,
Cinto Euganeo, Galzignano, Lozzo
Atestino, Montegrotto Terme, Rovolon,
Teolo, Torreglia, Vò.
Pianura Padovana Nord/Occidentale
Carmignano di Brenta, Cittadella,
Fontaniva, Galliera Veneta, Gazzo
Padovano, Grantorto, San Martino di
Lupari, San Pietro in Gù, Tombolo.
Pianura Padovana Nord/Orientale
Borgoricco, Campodarsego,
Camposampiero, Campo San Martino,
Curtarolo, Loreggia, Massanzago,
Piombino Dese, San Giorgio delle
Pertiche, San Giorgio in Bosco, Santa
22
Giustina in Colle, Trebaseleghe, Villa del
Conte, Villanova di Camposampiero.
Pianura di Padova
Abano Terme, Albignasego, Cadoneghe,
Campodoro, Due Carrare, Casalserugo,
Cervarese Santa Croce, Legnaro,
Limena, Maserà di Padova, Mestrino,
Noventa Padovana, Padova, Piazzola
sul Brenta, Polverara, Ponte San Nicolò,
Rubano, Saccolongo, Sant’Angelo di
Piove, Saonara, Selvazzano Dentro,
Veggiano,Vigodarzere, Vigonza,
Villafranca Padovana.
Pianura fra Frassine e Adige
Barbona, Boara Pisani, Carceri, Casale di
Scodosia, Castelbaldo, Este, Granze,
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
Megliadino S. Fidenzio, Megliadino S.
Vitale, Masi, Merlara, Montagnana,
Ospedaletto Euganeo, Piacenza d’Adige,
Ponso, Saletto, Santa Margherita
d’Adige, Sant’Elena, Sant’Urbano,
Solesino, Stanghella, Urbana, Vescovana,
Vighizzolo d’Este, Villa Estense.
Pianura Padovana Meridionale
Agna, Anguillara Veneta, Arre, Bagnoli
di Sopra, Cartura, Conselve, Monselice,
Pernumia, Pozzonovo, San Pietro
Viminario, Terrassa Padovana, Tribano.
Pianura del Basso Brenta
Arzergrande, Bovolenta, Brugine,
Candiana, Codevigo, Correzzola, Piove
di Sacco, Pontelongo.
Pitagora 4/2010
Tipo di coltura
Reg. Agr. n° 5
Reg. Agr. n° 6
Reg. Agr. n° 7
valori medi/Ha
Seminativo
48.900,00
48.900,00
48.900,00
*52.224,00
*52.224,00
*52.224,00
Seminativo arborato
48.900,00
48.900,00
48.900,00
Prato
33.800,00
33.800,00
33.800,00
Pascolo
16.600,00
16.600,00
16.600,00
Orto (z) (1)
61.100,00
61.100,00
61.100,00
Vigneto (comprese piante) (1) 58.900,00
58.900,00
58.900,00
Seminativo irriguo
Prato irriguo
Vigneto Doc
86.400,00
86.400,00
63.700,00
63.700,00
Oliveto (comprese piante) (1) 59.300,00
59.200,00
Castagneto (da palatura)
20.400,00
20.400,00
Bosco ceduo
13.400,00
13.400,00
14.900,00
14.900,00
13.400,00
13.400,00
13.400,00
(comprese piante) (***) (1)
Frutteto
(comprese piante) (1) ( 2)
(comprese piante) (**)
Bosco misto
(comprese piante) (**)
Incolto
58.100,00
13.400,00
(area non più funzionale al servizio del fondo)
Vivaio (solo terreno) (1)
62.800,00
62.800,00
62.800,00
Pioppeto (3)
46.100,00
46.100,00
46.100,00
Regioni agrarie
e comuni appartenenti
Note
* Coltura più redditizia (ex art. 16 comma 4°
della legge 22.10.1971 n° 865 e successive
modificazioni ed integrazioni). Come coltura prevalente, nell’intera provincia, si considera il seminativo.
I valori sono riferiti all’anno solare 2009
ai sensi della legge 22.10.1971 n° 865
e s.m. ed i. e art. 41, 4° c. D.P.R.327/01.
** “Boschi” come definiti dalla L.R. 13.09.78
n° 52.
(z) coltivazione intensiva di piante orticole
di essenze diverse, ripetute più volte sullo
stesso terreno e nell’arco della stessa
annata.
*** per le nuove zone Doc. valgono gli stessi
valori - le zone IGP sono equiparate a
quelle DOC.
(1) se dotati di impianto fisso di irrigazione
e/o drenaggio i valori vengono aumentati
di 7.000 euro per ha.
(2) in presenza di impianto di actinidia
intensivo, si applica una maggiorazione del
10%
(3) al pioppeto in golena si applica una
riduzione del 50%.
- Il seminativo irriguo si identifica se sul
posto sono presenti impianti fissi di irrigazione (o eventualmente pozzi collegati con
rotoloni) e quindi, e comunque, irrigato con
acqua propria o di affitto.
- Alle aree sottoposte di fatto a servitrù
idraulica (ad es. alvei di fiume, canali
identificati catastalmente dal livello medio
dell'acqua, scoli vari, zone soggette ad
allagamento almeno due volte l'anno) si
applica il VAM previsto per il pascolo.
Tabella originale in: www.provincia.pd.it
Servizi e modulistica > Patrimonio
Espropri Assicurazioni > Espropriazioni
per pubblica utilità > VAM - Valori
Agricoli Medi
1. Colli Euganei
2. Pianura padovana nord/occidentale
3. Pianura padovana nord/orientale
4. Pianura di Padova
5. PIanura tra Frassine e Adige
6. Pianura padovana meridionale
7. Pianura del Basso Brenta
Pitagora 4/2010
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
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Notizie dalla Cassa Geometri
ANCORA SULLE MODIFICHE ALLE PENSIONI
a cura di Chiara Cattani delegato Cassa
Riportiamo la circolare n. 73 del 13 agosto 2010 emanata dalla Direzione Generale della Cassa nazionale di previdenza geometri.
In data 5 maggio 2010 sono state approvate dai Ministeri
Vigilanti le modifiche regolamentari adottate dal Comitato dei
Delegati nella riunione del 24 novembre 2009, che hanno vigenza dal 1.1.2010. La novità più rilevante è rappresentata dall'innalzamento - da 65 a 67 anni dell'età pensionabile - ai fini del
riconoscimento della pensione di vecchiaia retributiva ai sensi
degli artt. 2, comma, 1 e 34, commi 5 e 6 del Regolamento di
Previdenza. L'innalzamento è disposto in modo graduale, sei mesi ogni anno, a partire dal 2010 (con la previsione di 65 anni e 6
mesi) per arrivare a regime nel 2013 (con l'età di 67 anni).
Le modifiche approvate contemplano, altresì, la facoltà di accedere comunque al trattamento di vecchiaia al compimento dei
65 anni di età per coloro che siano in possesso dell'anzianità
contributiva minima prevista dalle norme regolamentari (32 anni nel 2010, 33 nel biennio 2011/2012, 34 nel 2013/2014 e 35 a
regime dal 2015). In tali casi il trattamento è liquidato con il sistema misto e cioè con il criterio di calcolo retributivo relativamente all'anzianità contributiva maturata fino al 31/12/2009 e
con il criterio di calcolo contributivo di cui alla legge n. 335/95
per le annualità successive al 2010 e fino al perfezionamento del
65° anno di età.
ESEMPIO EFFETTI INNALZAMENTO ETÀ
Il geom. Mario Rossi è nato il 22.2.1945 ed è iscritto alla
Cassa dal 1979. Ha compiuto 65 anni di età il 22.2.2010 e vanta un'anzianità assicurativa complessiva di 32 anni e 2 mesi.
Potrà quindi accedere, con decorrenza 1.3.2010, alla pensione
di vecchiaia con calcolo misto (fino al 31.12.2009
32 anni con calcolo retributivo e dal 1.1.2010 - 2 mesi con
calcolo contributivo) oppure attendere di compiere 65 e 6
mesi il 22.8.2010 ed accedere alla pensione di vecchiaia retributiva con decorrenza 1.9.2010 e con un'anzianità complessiva di 32 anni e 8 mesi.
Un'assoluta novità è poi rappresentata dalla modifica recata
dall'art. 33, commi 1 e 1 bis del Regolamento di Previdenza che
consente - a coloro che al compimento dell'età pensionabile, pur
vantando un periodo iscrittivo di 32 o più anni (anzianità utile
ex att. 2 e 34) non abbiano provveduto al pagamento integrale
della contribuzione dovuta - di optare per la pensione calcolata
con il sistema contributivo. Fermo restando in tali casi il recupero anche coattivo da parte dell'Ente della contribuzione non prescritta, la modifica in discussione introduce la possibilità per tali soggetti di ottenere subito, pur in presenza di morosità, la liquidazione della pensione calcolata con il sistema contributivo
sulla base dei soli contributi regolari. L'opzione per la liquidazione del trattamento contributivo è però irrevocabile ed irreversibile e, quindi, laddove successivamente intervenga il pagamento
o il recupero della contribuzione mancante, il trattamento sarà
riliquidato, a domanda, sempre con criterio di calcolo contributivo, a far data dal 1° giorno del mese successivo a quello dell'intervenuto versamento.
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ESEMPIO OPZIONE PER PENSIONE CONTRIBUTIVA
IN PRESENZA DI MOROSITÀ
Il geom. Mario Rossi è nato il 22.2.1945 ed è iscritto alla
Cassa dal 1979. Alla data del compimento dei 65 anni e 6 mesi - il 22.8.2010 - ha irregolarità contributive non prescritte
per 5 annualità: a fronte quindi di un periodo assicurativo
complessivo di anni 32 e 8 mesi, ne ha regolari solo 27 e 8 mesi. Il geom. Rossi, quindi, o regolarizza le annualità mancanti
oppure potrà optare per la pensione contributiva che verrà liquidata sulla base dei soli contributi riferiti alle annualità regolari. La scelta è irrevocabile e la Cassa provvederà comunque
al recupero coattivo della contribuzione non prescritta.
A fronte di tali incisive novità regolamentari ed al fine di armonizzare il sistema previdenziale, l'Ente procederà alla liquidazione in
via provvisoria della pensione di vecchiaia retribuiva in tutte le ipotesi in cui il pensionando sia in possesso dei requisiti minimi per
l'accesso al trattamento: età pensionabile e anzianità contributiva
minima (32 anni nel 2010), per la quale siano stati correttamente
versati i contributi obbligatori, seppure in presenza di un un arco
assicurativo maggiore (ad es. 36 anni) non coperto dal versamento
integrale della contribuzione e quindi con morosità anche non continuative nell'arco iscrittivo complessivo. Liquidata in via provvisoria la pensione, ove intervenga il versamento o il recupero della
contribuzione per gli anni mancanti, si procederà alla riliquidazione del trattamento con il sistema retributivo con decorrenza dal 1°
giorno del mese successivo alla data della regolarizzazione.
ESEMPIO LIQUIDAZIONE PROVVISORIA VECCHIAIA
RETRIBUTIVA
Il geom. Mario Rossi è nato il 22.2.1945 ed è iscritto alla
Cassa dal 1974. Alla data del compimento dei 65 anni e 6 mesi - il 22.8.2010 - ha irregolarità contributive non prescritte per
4 annualità: a fronte quindi di un periodo assicurativo complessivo di anni 37 e 8 mesi, ne ha regolari solo 33 e 8 mesi. La
pensione del geom. Rossi verrà liquidata con calcolo retributivo in via provvisoria, tenendo conto delle sole annualità regolari, salvo procedere alla riliquidazione sempre con il sistema
retributivo dal momento della regolarizzazione. La Cassa provvederà comunque al recupero coattivo della contrizione non
prescritta.
Stesso principio troverà applicazione anche per le pensioni
contributive ordinarie, per le quali le citate modifiche regolamentari hanno disposto in via generale l'abbassamento dell'anzianità contributiva utile per la liquidazione della pensione da
10 a 5 anni. Nelle ipotesi in cui, al raggiungimento dei 65 anni
di età, risulti un periodo assicurativo superiore a 5 anni anzianità, non coperto integralmente dalla contribuzione (ad esempio
12 anni di anzianità contributiva, di cui regolari solo 6) si procederà alla liquidazione provvisoria del trattamento contributivo
con le sole annualità regolari, salvo il successivo ricalcolo (ovviamente sempre contributivo) una volta intervenuta la regolarizzazione con decorrenza dal primo giorno del mese successivo alla detta regolarizzazione.
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
Pitagora 4/2010
ESEMPIO LIQUIDAZIONE PROVVISORIA VECCHIAIA
CONTRIBUTIVA
Il geom. Mario Rossi è nato il 22.02.1945 ed è iscritto alla
Cassa dal 1998. Alla data del compimento dei 65 - il
22.02.2010 - ha irregolarità contributive non prescritte per 5
annualità: a fronte quindi di un periodo assicurativo complessivo di anni 12 anni e 2 mesi, ne ha regolari solo 7. La pensione del geometra Rossi verrà liquidata con calcolo contributivo
in via provvisoria tenendo conto delle sole annualità regolari
salvo procedere alla riliquidazione sempre con il sistema contributivo dal momento della regolarizzazione. La Cassa provvederà comunque al recupero coattivo della contrizione non
prescritta.
L'istituto della liquidazione provvisoria troverà analogamente
applicazione anche ai trattamenti di invalidità e di inabilità.
Rimangono immutati i principi dettati dalla delibera di Giunta
Esecutiva n. 81/2008 in caso di irregolarità contributiva, le cui previsioni troveranno applicazione ogni qualvolta la situazione contributiva del pensionando non dia luogo ad una liquidazione in via
provvisoria della pensione e cioè in tutte le ipotesi in cui il pensionando non sia in possesso dei requisiti minimi richiesti dal regolamento per la liquidazione del trattamento richiesto.
Per quel che riguarda la liquidazione provvisoria, la stessa non
può applicarsi alle pensioni in totalizzazione, atteso che detto istituto - secondo quanto espressamente recato dall'art. 1 del D. lgs n.
42/2006 - "è ammesso a condizione che riguardi tutti e per intero
i periodi assicurativi" e non può quindi riguardare periodi parziali.
PROSPETTO DELLE PENSIONI DI VECCHIAIA DAL PRIMO GENNAIO 2010
Pensione di vecchiaia retributiva
67 anni di età - a regime nel 2013 con innalzamento graduale
1.1.2010
65 anni e 6 mesi
1.1.2011
66 anni
1.1.2012
66 anni e 6 mesi
+
35 anni di anzianità contributiva (iscrizione e versamenti) a regime 2015 ed in via
transitoria:
- 32 anni per il biennio 2009-2010
- 33 anni per il biennio 2011-2012
- 34 anni per il biennio 2013-2014
Pensione di vecchiaia contributiva
con pro rata
(fino al 31.12.2009 calcolo retributivo
e dal 1.1.2010 calcolo contributivo)
65 anni di età
+
35 anni di anzianità contributiva (iscrizione e versamenti)
a regime 2015 ed in via transitoria
- 32 anni per il biennio 2009-2010
- 33 anni per il biennio 2011-2012
- 34 anni per il biennio 2013-2014
Pensione di anzianità contributiva
con pro rata
(fino al 31.12.2006 calcolo retributivo
e dal 1.1.2007 calcolo contributivo)
40 anni di anzianità contributiva indipendentemente dall'età anagrafica (oltre alle
ipotesi di accesso con gli abbattimenti connessi all'età anagrafica ed all'anzianità
contributiva). Disciplina invariata
Pensione contributiva
65 anni di età
+
almeno 5 anni di anzianità contributiva.
Trattamento previsto per coloro che non raggiungono un periodo iscrittivo pari a
quello previsto dall’art. 2 del Reg. prev.
Pensione contributiva in presenza
di morosità
(sul periodo assicurativo utile ai fini
dell’art. 2)
65 anni di età
+
periodo assicurativo pari a quello richiesto dall'art. 2 (35 anni di anzianità
contributiva)
a regime nel 2015 ed in via transitoria:
- 32 anni per il biennio 2009-2010
- 33 anni per il biennio 2011-2012
- 34 anni per il biennio 2013-2014
non coperto integralmente dalla corrispondente contribuzione, ma con almeno
cinque anni di versamenti. Il recupero dei contributi non versati dà luogo ad una
riliquidazione del trattamento con il sistema contributivo.
Pitagora 4/2010
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
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Nuovo regolamento
Procedimento semplificato
per autorizzazione paesaggistica
di Marco Mason, consigliere
Il Dpr n. 139 prevede
che molti interventi
lievi avranno un iter
autorizzativo più breve
attribuendo
all’ente locale
un parere preventivo.
Sono esclusi
i centri storici.
stato pubblicato il regolamento che semplifica le procedure
previste per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica per interventi
di lieve entità che non comportino
alterazione dei luoghi o dell’aspetto
esteriore degli edifici. Con il Dpr.
09/07/2010 n. 139 (entrato in vigore dal 10/09/2010, Gazzetta Ufficiale 26/08/2010 n. 199) è stato approvato il “Regolamento recante
procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità, a norma dell’articolo 146, comma 9, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.
42, e successive modificazioni”
È
Cosa cambierà con la semplificazione. Con il Decreto una serie di attività saranno snellite, attribuendo in
capo all’amministrazione locale un
26
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
parere preventivo sugli interventi.
L’elenco degli interventi “di lieve entità” è contenuto nell’allegato al
Decreto e secondo le stime del ministero dovrebbero abbattere del 75%
il totale delle richieste autorizzative
che affossano le soprintendenze.
Più specificamente comprendono:
- l’incremento dei volumi degli edifici, che non dovrà essere però superiore al 10 per cento della volumetria originaria e comunque non
superiore ai 100 mc (non si applica
alle zone omogenee "A" del Dm n.
1444 del 1968);
- gli interventi di demolizione e ricostruzione con il rispetto di volumetria e sagoma preesistenti;
- gli interventi su coperture come
finiture esterne, porte, canne fumarie e comignoli e quelli necessari
Pitagora 4/2010
per l’adeguamento alle normative
antisismiche o al contenimento dei
consumi energetici degli edifici;
- le barriere architettoniche;
- la collocazione di tende da sole
sulle facciate degli edifici per locali destinati ad attività commerciali;
- interventi come adeguamento della viabilità esistente (rotatorie, riconfigurazione incroci stradali,
banchine e marciapiedi);
- interventi di allaccio alle infrastrutture a rete se comportano opere soprasuolo, linee elettriche e telefoniche su palo (non superiori rispettivamente a 10 e 6,30 metri);
- installazione di impianti tecnologici esterni per uso domestico autonomo come condizionatori, caldaie,
antenne o parabole (la norma però
non si applica agli immobili soggetti a tutela dall’articolo 136 comma
1 lettere a), b), c) del Codice;
- installazione di pannelli solari,
termici e fotovoltaici fino a una superficie di 25 mq (anche qui la semplificazione non si applica alle zone
territoriali omogenee “A” e alle aree vincolate previste nel Codice).
Nuova procedura con meno passaggi. Il regolamento dovrebbe consentire una migliore gestione della
nuova procedura entrata in vigore il
10 gennaio 2010. Consente il dimezzamento dei tempi procedurali
(60 giorni invece di 105). Il procedimento autorizzatorio semplificato
deve concludersi con un provvedimento espresso entro 60 giorni dal
ricevimento della domanda, corredata solo da una relazione paesaggistica semplificata redatta da un
tecnico abilitato che potrà essere inviata anche per via telematica se riguarda attività industriali o artigianali.
Prevede l’eliminazione di un passaggio procedurale (la pronuncia
del soprintendente) quando la pratica appaia suscettibile di definizione
negativa dinanzi all’amministrazione locale preposta alla gestione del
vincolo. Di conseguenza, in caso di
esito positivo si procede alla valutazione di compatibilità paesaggistica, in caso negativo la domanda
viene rigettata.
Quando la valutazione è positiva,
inoltre, la procedura prevede che
l’amministrazione locale invii al soprintendente la pratica. Se si esprime in modo favorevole, l’amministrazione rilascia immediatamente
l’autorizzazione, altrimenti la rigetta senza investire nuovamente l’ente locale. Ma se poi la Soprintendenza rigetta la richiesta e l’interessato ricorre, l’organo di tutela ha 30
giorni di tempo per dire di sì o di no.
Una volta concessa, l’autorizzazione paesaggistica è immediatamente efficace senza moratoria di
30 giorni. Infine è previsto che per
il procedimento autorizzatorio semplificato non è obbligatorio il parere delle commissioni locali per il
paesaggio.
Regole condivise sul territorio.
Sul fronte della semplificazione
consente un forte alleggerimento
dell’onere di comunicazione e di
documentazione a carico del cittadino (si richiede una sola asseverazione su una relazione paesaggistica semplificata), ma forse è di maggiore interesse la definizione dei
nuovi piani paesaggistici congiunti
Stato-Regioni che consentirà di ridurre lo spazio di discrezionalità
dell’autorizzazione paesaggistica e
di concordare regole d’uso del territorio condivise, in base alle quali
potrà operare la previsione, già
contenuta nei commi 3, 4 e 5 dell’articolo 143 del codice, per cui i
piani potranno prevedere per alcune tipologie di vincoli (le aree ex
legge Galasso) il semplice accertamento della regolarità paesaggistica nell’ambito del solo procedimento ordinato al rilascio del titolo
edilizio, senza necessità dell’autorizzazione paesaggistica" si legge
nella nota di accompagnamento curata dal relatore Angelo Alessandri.
La normativa
di riferimento
Dpr. n. 139 del 9 luglio 2010
"Regolamento recante procedimento
semplificato di autorizzazione
paesaggistica per gli interventi di lieve
entità, a norma dell'articolo 146,
comma 9, del decreto legislativo 22
gennaio 2004, n. 42, e successive
modificazioni” (G.U. 26/08/2010 n. 199)
D.Lgs. 22 gennaio 2004, n.42
“Codice dei beni culturali e del
paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della
legge 6 luglio 2002, n. 137”
(in Suppl. ordinario n. 28 alla Gazz. Uff.,
24 febbraio, n. 45)
D.Lgs. 26 marzo 2008, n. 63
“Ulteriori disposizioni integrative e
correttive del decreto legislativo 22
gennaio 2004, n. 42, in relazione al
paesaggio. (GU n. 84 del 9-4-2008).
In vigore da 24-4-2008.
Esclusi i centri storici
Molte semplificazioni non si applicherebbero ai centri storici (purché
definiti però da piani urbanistici comunali), cioè alle zone “A” tutelate
dalla legge-ponte per l’urbanistica
nel 1968.
Pitagora 4/2010
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
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La bacheca di settembre
CERCO LAVORO CERCO LAVORO CERCO LAVORO CERCO LAVORO CERCO LAVORO CERCO LAVORO
Luca Sandon
via Municipio, Campodoro
tel. 340/8913133
[email protected]
Progettazione edifici bifamiliari, trifamiliari, condomini, commerciali e direzionali, calcolo dei millesimi, computi, piani
di sucurezza, render, pratiche viabilità.
Abilitato alla libera professione nel 2009.
Ho frequentato il corso di 120 ore per coordinatore per la sicurezza cantieri in fase di progettazione ed esecuzione lavori
Cerco occupazione full time in studi di
progettazione e/o imprese.
Fabio Nalesso
via Caltana 44, Villanova di Csp
[email protected]
Geometra abilitato alla libera professione
con esperienza pluriennale in studi tecnici
di architettura ingegneria. Cerco collaborazione anche esterna come disegnatore tecnico per studi tecnici e/o imprese.
Michael Sorgato
Celeseo di Sant'Angelo di Piove di Sacco
tel. 347/6406523
[email protected]
Attualmente frequento la facoltà d'Architettura IUAV. Ho avuto varie esperienze lavorative in studi di architettura e urbanistica, nella tipologia di stage e tirocinio nel
periodo universitario. Effettuo rendering
architettonici e foto-realistici e soluzioni
grafiche di impaginazione. Lavoro da casa
in quanto in possesso dell'attrezzatura digitale, e impossibilitato a lavorare presso la
committenza per la frequentazione dei corsi universitari.
Corrado Lazzarini
via Monte Ceva 11, Padova
tel. 3498170760
[email protected]
Diplomato nel 2009 presso l'istituto Belzoni di Padova, cerco lavoro come geometra.
Dario Disarò
tel. 349/1837816
[email protected]
geometra da poco laureato in Tutela e ri-
assetto del territorio, cerco occupazione
inerente alla laurea conseguita o comunque in uno studio tecnico. Privo di esperienza ma con voglia di intraprendere la
carriera; buona conoscenza della lingua
inglese.
Lisa Piccinotti
tel. 340/4912523
[email protected]
Giovane geometra cerca lavoro come progettista presso studi tecnici nella città di
Padova. Praticantato (sett. 2004 - sett.
2006) ed apprendistato professionalizzante
(ott. 2006 ad oggi) - geometra presso studio tecnico.
Laura Salvagnin
tel. 349/4014904
[email protected]
Diplomata nel 2008.Breve esperienza
presso studio tecnico da dicembre 2009 a
tutt'oggi (amministrazione di condomini).
Sono disponibile a lavorare nelle zone di
Piove di Sacco, Chioggia, Sottomarina.
Automunita.
OFFRO LAVORO OFFRO LAVORO OFFRO LAVORO OFFRO LAVORO OFFRO LAVORO OFFRO LAVORO
Andrea Santimaria architetto
Studio Tecnico Associato SLS
piazza Santimaria 127, Vo'
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Cerco praticante neodiplomato. Le occupazioni principali del mio studio sono nell'ambito dell'edilizia privata: progettazione (con modellazione 3d) di nuovi edifici,
ristrutturazioni, ampliamenti, nuove lottizzazioni ecc.
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via Levà 23/A, Conselve
tel. 346/6182244
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catastali: docfa, pregeo, volture, docte, rilievi in campagna, riconfinamenti, progettazione edilizia in genere.
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viale Codalunga 10/A, Padova
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anni di esperienza all'interno di un studio
tecnico. Requisiti indispensabili: età max
28
30 anni, residenza Padova e/o zone limitrofe (10 km) - auto e/o motomunito Si
chiede di inviare preventivamente breve
mail di presentazione o curriculum, se disponibile, all'indirizzo [email protected]. No part-time, no collaborazioni esterne, no privi di esperienza, no
privi requisiti di cui sopra.
Ing. Alberto Artoni
via Lisbona 10, Camin z.i. Padova
[email protected]
Studio Tecnico Arch. Elvio Canazza
via 28 Aprile 15 A1, Solesino
tel. 0429/770773
[email protected]
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praticantato e/o collaborazione.
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piazza dell'Assunta 25, Cartura
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Ricerca neodiplomato/a geometra per praticantato ed eventuale collaborazione.
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via Nazioni Unite 30, Abano Terme
tel. 348.7022229
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pubblica offre possibilità di praticantato a
neodiplomati residenti ad Abano e comuni limitrofi. Si richiede serietà.
Cercasi collaboratore con esperienza di
progettazione e pratiche tecnico-amministartive in genere e per assistenza alla direzione lavori.
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
Studio Geom. Sandro Berto
via Romea 73/3, Legnaro
tel. 049/641161, 348/8074900
[email protected]
Pitagora 4/2010
Informazioni
Rinnovo del Consiglio: il voto dal 18 al 22 ottobre 2010
Il Consiglio Direttivo di questo Collegio decade in data 5 ottobre 2010. Pertanto, a norma dell'articolo 3 del D.Lgs.
Lgt 23.11. 1944 n. 382 e Decreto Legge 35/2005 art. 2 comma 4 quinquies (legge di conversione n. 80/2005), viene indetta l'Assemblea Generale degli Iscritti per il rinnovo del Consiglio Direttivo in prima convocazione per il giorno 14 ottobre 2010 dalle ore 11.00 alle ore 12 presso la Sede del Collegio Geometri e Geometri Laureati di Padova e, qualora non
si verificassero le condizioni previste dall'ultimo comma dell’art. 3, le operazioni di votazione si svolgeranno in
SECONDA CONVOCAZIONE
Lunedì 18 ottobre 2010
dalle ore 15.00 alle ore 18.00
presso la Sala riunioni del Collegio in via Fornace Morandi 24, Padova
Le votazioni proseguiranno presso la medesima sala nei giorni:
dalle ore 9.00 alle ore 16.00
Martedì
19 ottobre 2010
Mercoledì
20 ottobre 2010
dalle ore 9.00 alle ore 16.00
Giovedì
21 ottobre 2010
dalle ore 9.00 alle ore 16.00
Venerdì
22 ottobre 2010
dalle ore 9.00 alle ore 13.00
Alle ore 14.00 del 22 ottobre si darà inizio alle operazioni di scrutinio e al termine dello stesso saranno proclamati i risultati.
Si precisa che ai sensi dell'articolo 5 del già citato decreto, nel caso che tutti o parte dei candidati non conseguano la maggioranza assoluta dei voti, l'Assemblea è nuovamente convocata per la VOTAZIONE DI BALLOTTAGGIO presso la Sala riunioni del Collegio in via Fornace Morandi 24, Padova, nel giorno
Martedì 26 ottobre dalle ore 9.00 alle 16.00
Per ordinamento professionale il Consiglio Direttivo di questo Collegio, in base al numero degli iscritti, deve essere formato da quindici Consiglieri. La scheda delle votazioni, per essere valida, dovrà contenere quindici preferenze
espresse indicando il cognome e il nome del candidato e, in caso omonimia, anche il numero di iscrizione all’Albo.
L’indicazione di un numero di preferenze inferiore a 15 comporterà l'annullamento della scheda.
Il Presidente
geom. Pierluigi Capuzzo
Tessera di riconoscimento
Tabelle millesimali a maggioranza
La tessera di riconoscimento per i lavoratori che operano
nei cantieri dal 7 settembre 2010 deve contenere, oltre alla fotografia, ai dati anagrafici e all’indicazione del datore di lavoro, anche la data di assunzione e, in caso di subappalto, la relativa autorizzazione; nel caso di lavoratori autonomi, la tessera di riconoscimento deve contenere l’indicazione del committente. È quanto prevede l’art. 5 della legge 13 agosto 2010
n.136, “Piano straordinario contro le mafie, nonché la delega
al Governo in materia antimafia” (Gazzetta Ufficiale n. 197
del 23 agosto 2010) per i lavoratori che svolgono attività in
regime di appalto e di subappalto. Sono previste sanzioni pecuniarie sia per il datore di lavoro e il dirigente in caso di
mancata consegna del tesserino di riconoscimento (da 100 a
500 euro per ciascun lavoratore), sia per i lavoratori in caso
di mancato utilizzo (da 50 a 300 euro).
La legge n. 136/2010 contiene un’altra disposizione: la bolla di consegna del materiale edile deve indicare il numero di
targa del veicolo di trasporto e il nome del proprietario.
Con la sentenza 18477 del 9 agosto 2010, le
Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno affermato l’innovativo principio secondo cui per l’approvazione delle tabelle millesimali è sufficiente la
maggioranza qualificata di cui all’art. 1136, secondo comma del codice civile, ossia un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e
almeno la metà del valore dell’edificio. Finora era
quasi impossibile cambiare le tabelle millesimali,
perché occorreva l’unanimità e c’era sempre qualcuno che si opponeva.
Nella sentenza della Corte viene evidenziato che
le tabelle millesimali devono essere allegate al regolamento del condominio, per la cui approvazione è
sufficiente la maggioranza. Secondo la Cassazione,
non si comprende il motivo per cui il regolamento
debba essere approvato a maggioranza, mentre per
un suo allegato si richiede l’unanimità.
Pitagora 4/2010
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
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Informazioni
Scia, novità che sostituisce la Dia
Il 31 luglio 2010 è entrata in vigore
la legge n. 122 del 30 luglio (GU n.
176 del 30-7-2010 - S.O. n.174), di
conversione del decreto legge n. 78
del 31 maggio 2010, il quale è pertanto rimasto in vigore dal 31 maggio al
30 luglio. Si tratta della cosiddetta
Manovra finanziaria, che all’articolo
19 tocca ampiamente i temi catastali.
Nel numero precedente di Pitagora
abbiamo pubblicato un’ampia esposizione di tale articolo. Ora vediamo
che cosa è cambiato nella legge di
conversione. Non si tratta di significativi cambiamenti, almeno dal punto di
vista dei cittadini. È stata infatti confermata la cosiddetta sanatoria catastale, con l’intento di far emergere i
cosiddetti “immobili fantasma” e un
monitoraggio puntuale del territorio.
Per questo è stata data ai Comuni la
possibilità di accedere gratuitamente
alle banche dati e alle informazioni
dell’Agenzia del Territorio. Nel caso
di fabbricati rurali che perdono il requisito di ruralità o di accertamenti
sugli immobili in corso di costruzione
o definizione che acquisiscono l’abitabilità, l’Agenzia del Territorio può
sostituirsi ai Comuni, ai quali resta il
potere di prevedere sanzioni successive ai controlli in materia di edilizia e
urbanistica.
Gli atti pubblici e le scritture autenticate tra vivi per il trasferimento,
la costituzione o lo scioglimento di
diritti reali sugli immobili esistenti
devono contenere, oltre a tutti i riferimenti catastali, anche le planimetrie e le dichiarazioni, rese dagli interessati, sulla conformità dello stato di
fatto a quello risultante dai documenti. Sono esclusi gli atti per il trasferimento dei diritti reali di garanzia. Le
dichiarazioni possono inoltre essere
sostituite da una attestazione di conformità rilasciate da un tecnico abilitato. Con la circolare n. 3/2010, l’Agenzia del Territorio ha chiarito che
la regolarizzazione può avvenire anche dopo la stipula.
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Dichiarazione conformità
Una novità è la Scia (Segnalazione
certificata di inizio attività), che consente di avviare un’attività produttiva
senza aspettare il via libera dell’amministrazione (salvo controlli entro 60
giorni). Si applica a tutti gli interventi
di costruzione prima soggetti a Dia
(inizio attività dopo 30 giorni), e cioè
manutenzione straordinaria su parti
strutturali, restauro, ristrutturazione edilizia “leggera”, e non invece a quelli più rilevanti (ristrutturazioni pesanti, ampliamenti e nuove costruzioni)
soggetti ancora a permesso di costruire e Super-Dia.
Poiché erano stati sollevati dubbi
sia sull’applicabilità all’edilizia sia sul
coordinamento con il Testo unico dell’edilizia, a metà settembre è arrivato
un chiarimento, sotto forma di una nota firmata dal capo dell’Ufficio legislativo del ministero della Semplificazione, inviata alla Regione Lombardia, che per prima il 30 agosto aveva inviato un quesito. “La nota - è
scritto - è frutto di un lavoro di coordinamento con i ministeri della Pubblica amministrazione, delle Infrastrutture e dell’Economia, esprime
quindi la posizione del governo”.
La nota del ministero sostiene che
“il quesito in ordine all’applicabilità
della Scia alla materia edilizia non
può che trovare risposta positiva”, ma
chiarisce che la Scia non si applica
agli interventi edilizi soggetti a permesso di costruire. Il campo applicativo della nuova disciplina - spiega la
nota - è esattamente quello della vecchia Dia, che va a sostituire, e non può
dunque allargarsi ai campi di altri titoli abilitativi. Esclusa anche la SuperDia (Dia alternativa al permesso), che
ha una disciplina speciale.
Altro dubbio era l’esclusione della
Scia in caso di vincoli ambientali,
paesaggistici e culturali. Qui resta
ferma, come per la Dia, la possibilità
di acquisire preventivamente il parere
delle Soprintendenza e poi presentare
la segnalazione al comune.
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
Sulla Gazzetta Ufficiale n. 161 del
13/07/2010 è stato pubblicato il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico 19/05/2010, con il quale si
è proceduto all’aggiornamento degli
Allegati I e II al D.M. 22/01/2008, n.
37 (riordino delle disposizioni in materia di installazione degli impianti
all’interno degli edifici), recanti la
modulistica per la dichiarazione di
conformità degli impianti alla regola
d’arte. Perciò a partire dal 28 luglio,
data di entrata in vigore del decreto,
le dichiarazioni di conformità dovranno essere rilasciate su un nuovo
modulo. Oltre alle nuove modalità di
compilazione, c’è ora la possibilità di
incorporare negli impianti prodotti o
sistemi “non normalizzati” in Italia
ma legittimamente utilizzati - per il
medesimo impiego - in un altro stato
dell’Unione europea o facente parte
dell’Accordo sullo Spazio economico europeo. Resta invariato l’obbligo
di corredare la dichiarazione di conformità con il progetto redatto e sottoscritto da un ingegnere, il quale deve attestare di aver eseguito l’analisi
dei rischi connessi con l’impiego del
prodotto, di aver adottato gli accorgimenti necessari per raggiungere i livelli di sicurezza e, infine, di aver
sorvegliato la corretta esecuzione
dell’impianto.
Contratti telematici
Con il provvedimento del 23 luglio
2010 il direttore dell’Agenzia delle
Entrate ha approvato le modifiche alle specifiche tecniche di trasmissione
per la registrazione dei contratti di
locazione e di affitto di beni immobili e per il versamento delle relative
imposte per via telematica, nonché
per la comunicazione dei dati catastali degli immobili e per il pagamento delle imposte nei casi di cessioni, risoluzioni e proroghe di cui
agli allegati 3 e 4 del Provvedimento
del Direttore dell’Agenzia delle entrate del 25 giugno 2010.
Pitagora 4/2010
Informazioni
Terzo conto energia 2011-2013
Sulla Gazzetta Ufficiale n. 197
del 24 agosto 2010 è stato pubblicato il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico 6 agosto 2010, recante “Incentivazione della produzione di energia elettrica mediante
conversione fotovoltaica della fonte
solare”.
Il decreto definisce il terzo Conto
Energia (2011-2013) che entrerà in
vigore alla scadenza (il 31 dicembre
2010) dell’attuale sistema incentivante per il fotovoltaico. Entro 60
giorni dal 25 agosto 2010, data di
entrata in vigore del decreto, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas
dovrà definire, con uno o più provvedimenti, le modalità, i tempi e le
condizioni per l’erogazione delle
nuove tariffe.
Il decreto prevede che possano
beneficiare delle tariffe incentivanti
gli impianti che appartengano a 4
categorie: impianti solari fotovoltaici, impianti fotovoltaici integrati
con caratteristiche innovative, impianti a concentrazione (per persone
giuridiche o soggetti pubblici), impianti fotovoltaici con innovazione
tecnologica (modalità a tariffe da
definire).
Quelli che interessano i privati sono
i primi due: gli impianti fotovoltaici e
gli impianti fotovoltaici integrati.
Gli impianti solari fotovoltaici.
Gli impianti dovranno avere una potenza nominale maggiore di 1 kW
ed essere entrati in esercizio in data
successiva al 31/12/2010 ed entro il
31/12/2013. Questa tipologia comprende impianti realizzati su edifici
e altri tipi di impianti. La durata dell’incentivazione è sempre 20 anni.
I valori sono indicati nella tabella A.
Per impianti montati su pergole, serre, barriere acustiche, tettoie e pensiline si applica una tariffa incentivante pari alla media aritmetica delle tariffe previste per impianti realizzati su edifici e altri impianti.
Tabella A. Tariffe previste per gli impianti solari fotovoltaici.
Impianti fotovoltaici integrati con
caratteristiche innovative
Questa categoria include le installazioni che utilizzano moduli e componenti speciali espressamente realizzati per integrarsi e sostituire elementi architettonici. Le modalità per
poter classificare l’impianto nella
categoria saranno indicate in una
guida da realizzarsi a cura del GSE.
Gli impianti dovranno avere una potenza nominale compresa tra 1 kW e
5.000 kW ed essere entrati in esercizio in data successiva al 31/12/2010
ed entro il 31/12/2013. I valori sono
indicati nella tabella B.
Il GSE informa che le nuove modalità si applicano alle domande di
ammissione al premio presentate a
partire dal 25 agosto 2010, e che
l’impianto fotovoltaico, operante in
regime di scambio sul posto, deve
essere realizzato sull’edificio oggetto della richiesta. Le vecchie tariffe
continueranno ad essere applicate
agli impianti realizzati entro la fine
del 2010 e che entreranno in servizio
entro il 30 giugno 2011.
Decreto Ministeriale 6 agosto 2010
Tabella B. Tariffe previste per gli impianti
fotovoltaici integrati con carattertiche
innovative.
Pitagora 4/2010
Art. 8 - (Tariffe incentivanti)
2. L’energia elettrica prodotta dagli impianti fotovoltaici che entrano in esercizio entro il 31 dicembre 2011, ha diritto
alla tariffa incentivante di cui alla tabella
A. L’energia elettrica prodotta dagli impianti fotovoltaici che entrano in esercizio nel 2012 e 2013 ha diritto alla tariffa
di cui alla Tabella A, colonna C), decurtata del 6 % all’anno, con arrotondamento
commerciale alla terza cifra decimale.
COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
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L’Albo professionale / variazioni
Registro Praticanti / variazioni
SEDUTA DI CONSIGLIO DEL 13 LUGLIO 2010
SEDUTA DI CONSIGLIO DEL 13 LUGLIO 2010
Iscrizioni
Favaro Mattia
3465 Quarto d'Altino (Ve)
Rizzo Davide
3466 Albignasego
Mazzon Cristian
3467 Villa del Conte
Saab Giuseppe
3468 Padova
Buson Veronica
3469 Pernumia
Fabris Manuel
3470 Tombolo
Sartori Elisa
3471 Veggiano
Cesarotto Alberto
3472 Albignasego
Moretti Silvia
3473 Este
Iscrizioni
Bressan Eleonora
4493
Megliadino S. Fid.
Pavan Andrea
4494
S. Pietro Viminario
Dante Erika
4495
Brugine
Fasan Luca
4496
S. Giorgio in Bosco
Fabris Lisa
4497
Padova
Fasson Alberto
4498
Villa Estense
Loro Nicola
4499
Abano Terme
Sartorello Gabriele
4500
Este
Previato Stefano
4501
Padova
Legnaro Federico
4502
Abano Terme
Destro Federico
4503
Piove di Sacco
SEDUTA DI CONSIGLIO DEL 16 SETTEMBRE 2010
Iscrizioni
Zenatto Giovanni
3474 Stra (Ve)
Collegio Geometri e Geometri Laureati di Padova
Barbieri Elisa
via Fornace Morandi 24 - 35133 Padova
Tel. 049 8757788 - Fax 049 661124
e-mail: [email protected]
ORARIO DI RICEVIMENTO
dal lunedì al venerdì dalle 09.00 alle 12.30
COMMISSIONE PARCELLE: riceve ogni primo e terzo lunedì del mese su appuntamento.
Ufficio staccato di FONTANIVA
presso Centro Padre Odone Nicolini - via Umberto I, 27
tel. 0495942943, fax 049 5941749
Lunedì ore 9-12.30
3742
Stra
Dimissioni
Gallinari Franco
764
Padova
Bortolami Marco
3899
Padova
SEDUTA DI CONSIGLIO DEL 16 SETTEMBRE 2010
Iscrizioni
Bergamin Luca
4504
S. Giorgio In Bosco
Maiolo Valiana
4504
Villafranca Padovana
VIA PONTEVIGODARZERE
Cancellazioni per trasferimento
TANG
ENZIA
LE
VIA
FOR
NA
CE
MO
RA
ND
I
ITO
ISC
EB
PL
VIA G
UIDO
RENI
VIA
ARCELLA
Dal primo settembre 2010 la sede del Collegio Geometri e Geometri Laureati è in via Fornace Morandi 24, a Padova, in zona Pontevigodarzere. Nella mappa le indicazioni per raggiungerla, venendo o dalla tangenziale, o da via Plebiscito oppure da via Guido Reni (Arcella). Davanti al complesso Fornace Morandi c’è la fermata del tram, direzione Pontevigodarzere.
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COLLEGIO GEOMETRI E GEOMETRI LAUREATI DI PADOVA
Pitagora 4/2010