RASSEGNA Fibrillazione atriale e scompenso cardiaco nel monitoraggio continuo a distanza Luca Santini1, Lida Pieretta Papavasileiou2, Massimo Santini3 2 1 Divisione di Cardiologia, Policlinico “Tor Vergata”, Roma Electrophysiology Pacemaker and ICD Unit, Hygeia Hospital, Atene, Grecia 3 Dipartimento Cardiovascolare, A.O.C. San Filippo Neri, Roma In the last years, remote monitoring systems have been continuously updated and implemented by new algorithms to ensure proper and highly individualized management of patients with pacemakers or implantable defibrillators. The clinical history of patients with implantable devices is frequently complicated by the presence of atrial fibrillation and heart failure, often coexisting in the same subject, which are frequently responsible for major events. These patients, therefore, are those who benefit most from the remote monitoring of implantable devices. In patients with atrial fibrillation, remote monitoring allows the early detection of even short-term or asymptomatic arrhythmic episodes with a significant impact on treatment choices about thromboembolic and antiarrhythmic prophylaxis. In patients with heart failure, wearing devices for cardiac resynchronization therapy, remote monitoring allows a multiparametric evaluation on the clinical status of the patient including determination of heart rate variability, intrathoracic impedance, physical activity, weight and blood pressure. The early detection of any arrhythmia episodes or significant changes in any of the parameters recorded by remote control can identify patients at risk of acute events and allow us to change therapy quickly and adequately. Key words. Atrial fibrillation; Cardiac resynchronization therapy; Heart failure; Implantable devices; Remote monitoring. G Ital Cardiol 2013;14(4):253-261 INTRODUZIONE I primi sistemi di telemedicina nascono all’inizio degli anni ’70 ma solo all’inizio del nuovo millennio si comincia a parlare di controllo remoto anche per i dispositivi impiantabili, inizialmente per monitorare la longevità dei pacemaker e successivamente come strumento di monitoraggio delle aritmie e del funzionamento dei dispositivi stessi. Dall’inizio del 2000, quando i primi sistemi di monitoraggio remoto sono stati introdotti nella pratica clinica, la loro diffusione è stata estremamente rapida e attualmente rappresentano il gold standard per il follow-up dei pazienti portatori di dispositivi impiantabili. Numerosi studi clinici documentano ormai i vantaggi del controllo remoto che ha dimostrato di migliorare la qualità del lavoro dei medici, la qualità della vita e la condizione psicologica dei pazienti, garantendo un maggior profilo di sicurezza in particolare per i dispositivi soggetti a recall1-3. Va comunque ricordato che il monitoraggio remoto dei dispositivi impiantabili non può essere considerato un presidio per la gestione delle © 2013 Il Pensiero Scientifico Editore Ricevuto 27.11.2012; nuova stesura 08.02.2013; accettato 12.02.2013. Il dr. Luca Santini dichiara di essere ricercatore per Medtronic, St. Jude Medical, Boston Scientific e relatore per Medtronic, St. Jude Medical e Biotronik. Il prof. Massimo Santini dichiara di essere ricercatore per Medtronic, St. Jude Medical, Boston Scientific, Biotronik e consulente e relatore per Medtronic e St. Jude Medical. La dr.ssa Lida Pieretta Papavasileiou dichiara nessun conflitto di interessi. Per la corrispondenza: Dr. Luca Santini Via Grotte D’Arcaccio 148, 00142 Roma e-mail: [email protected] urgenze/emergenze e che il suo impatto positivo sulla qualità di vita del paziente rimane strettamente correlato all’aderenza alla terapia medica4. DIAGNOSI PRECOCE-REAZIONE RAPIDA Negli ultimi anni parallelamente allo sviluppo dei sistemi di monitoraggio remoto sono stati ideati diversi algoritmi in grado di garantire una gestione dei pazienti portatori di dispositivi impiantabili altamente individualizzata come mai era stato possibile prima d’ora: si è passati, così, da un monitoraggio focalizzato principalmente sul dispositivo ad un monitoraggio incentrato principalmente sul paziente. Oggi siamo in grado di determinare e monitorare a distanza tutti i parametri valutabili con un regolare controllo ambulatoriale. Il monitoraggio remoto nei pazienti portatori di dispositivi, infatti, consente di valutare gli elettrogrammi endocavitari presenti in memoria, lo stato del funzionamento del dispositivo, i parametri e i trend relativi al funzionamento degli elettrodi (Figura 1), la frequenza e l’incidenza totale degli eventi aritmici atriali (burden di tachicardia/fibrillazione atriale [FA]), la variabilità della frequenza cardiaca (HRV), la percentuale di attività quotidiana e la percentuale di stimolazione ventricolare5. Inoltre con i dispositivi più moderni si possono ottenere informazioni sul grado di compenso emodinamico dei pazienti con insufficienza cardiaca congestizia, sui valori della pressione arteriosa, del peso corporeo e infine sulla presenza di ischemia miocardica6. La possibilità di ricevere in breve tempo una tale quantità e qualità di dati clinici è di fondamentale importanza soprattutG ITAL CARDIOL | VOL 14 | APRILE 2013 253 L SANTINI ET AL CHIAVE DI LETTURA Ragionevoli certezze. Il monitoraggio remoto rappresenta il gold standard per il controllo dei dispositivi impiantabili. Il suo utilizzo ha dimostrato di migliorare la qualità del lavoro dei medici, la qualità della vita e la condizione psicologica dei pazienti, garantendo un maggior profilo di sicurezza in particolare per i dispositivi soggetti a recall. Inoltre, fornisce informazioni relative allo stato clinico dei pazienti (grazie ad algoritmi integrati nei dispositivi) e quindi la loro gestione a distanza senza la necessità del ricovero ospedaliero. La storia clinica dei pazienti portatori di dispositivi impiantabili è frequentemente complicata dalla presenza o dall’insorgenza di fibrillazione atriale (FA) e di scompenso cardiaco, due patologie che spesso coesistono nello stesso soggetto e che sono frequentemente responsabili di eventi maggiori. In questi pazienti, attraverso il monitoraggio remoto, possiamo per esempio riconoscere precocemente il progressivo deterioramento dello stato di compenso emodinamico osservando le variazioni in sequenza dei diversi parametri registrati o stratificare meglio il reale rischio tromboembolico correlandolo al burden di FA. Questioni aperte. Allo stato attuale è possibile solo il monitoraggio dei dati ottenuti mediante un normale controllo ambulatoriale. Non è possibile intervenire sulla programmazione dei dispositivi a distanza né sull’esecuzione di test specifici (test di sensing e/o di soglia di stimolazione) che vengono abitualmente eseguiti durante il controllo ambulatoriale. È comunque discutibile, anche nel caso della futura disponibilità della tecnologia necessaria, l’opportunità di eseguire test di questo tipo in remoto con un sufficiente profilo di sicurezza. Un’altra questione ancora aperta e di fondamentale importanza per la diffusione dei sistemi di controllo remoto, rimane il riconoscimento ufficiale da parte del Sistema Sanitario Nazionale di questo tipo di prestazioni. Ricordiamo infatti che attualmente in Italia non esistono tariffe per il rimborso del sistema di monitoraggio remoto. Senza un passo in questa direzione, che ci allinei con quanto già da anni in vigore in altri paesi europei, non sarà possibile destinare risorse umane ed economiche adeguate alla diffusione capillare del monitoraggio remoto in tutto il territorio nazionale. Le ipotesi. La possibilità in futuro di intervenire nella programmazione del dispositivi e la creazione di apposite tariffe di rimborso consentiranno la totale gestione dei pazienti portatori di dispositivi a distanza. In tempi di crisi economica e con la necessità di far fronte al crescente numero di pazienti con dispositivi impiantabili, conseguente 254 G ITAL CARDIOL | VOL 14 | APRILE 2013 all’allargamento delle indicazioni e all’allungamento della vita media, l’utilizzo sistematico dei sistemi di monitoraggio remoto consentirà di risparmiare preziose risorse, aumentando la qualità della prestazione sanitaria, la sicurezza e la qualità di vita dei pazienti. Il vantaggio sarà poi ancora più eclatante nei pazienti affetti da FA e da scompenso cardiaco, in quanto il ricorso al monitoraggio remoto ha già dimostrato di poter ridurre le ospedalizzazioni identificando precocemente i pazienti a rischio di eventi acuti e consentendo di modificare la terapia in tempi rapidi ed in modo adeguato. In particolare il monitoraggio remoto potrebbe ridurre l’incidenza di ictus nei pazienti portatori di dispositivi e affetti da FA parossistica identificando precocemente gli episodi aritmici, come prospettato nello studio IMPACT. to per la gestione clinica di quelle particolari categorie di pazienti maggiormente predisposti all’insorgenza di eventi acuti. La storia clinica dei pazienti portatori di dispositivi impiantabili, infatti, è frequentemente complicata dalla presenza o dall’insorgenza di FA e scompenso cardiaco, due patologie con un importante impatto socio-sanitario che spesso coesistono nello stesso soggetto, costituendo l’una una possibile concausa dell’altra, e che sono frequentemente responsabili di eventi maggiori. In questi casi, la possibilità di un’identificazione precoce ed accurata di eventuali fattori precipitanti, quali aritmie o congestione polmonare, potrebbe condurre ad una più rapida e appropriata correzione della terapia farmacologica con il potenziale beneficio per il paziente di evitare o ridurre gli accessi ospedalieri. Tuttavia non sono disponibili in letteratura dati conclusivi in merito e al momento il vantaggio del monitoraggio remoto sulla riduzione degli accessi ospedalieri in queste categorie di pazienti rimane un vantaggio solo teorico che dovrà essere confermato da studi randomizzati di confronto tra la strategia convenzionale e il monitoraggio remoto stesso. Va inoltre ricordato che, affinché i dati derivati dal monitoraggio remoto siano correttamente interpretati ed utilizzati, è necessario che il monitoraggio remoto sia eseguito da operatori sanitari esperti nel controllo dei dispositivi impiantabili. FIBRILLAZIONE ATRIALE E MONITORAGGIO REMOTO La FA è l’aritmia più comune nella pratica clinica ed è associata ad un incremento della morbilità e mortalità con un impatto economico nel sistema sanitario correlato principalmente alle complicanze tromboemboliche7,8. È un dato di fatto che le ricorrenze di FA, soprattutto se decorrono in modo asintomatico, rappresentano un rischio di tromboembolismo cerebrale o periferico per il paziente6. Infatti, un numero elevato di pazienti con ictus sono affetti da FA non riconosciuta8. Gli episodi asintomatici sono molto frequenti e si presentano sia in pazienti con precedente storia clinica di FA sia in pazienti senza precedenti eventi aritmici8. In particolare, fino al 50% dei pazienti portatori di pacemaker o di defibrillatori impiantabili (ICD) presentano frequentemente, nel corso dei follow-up, episodi di FA, spesso asintomatica9,10. Per tale motivo è indispensabile una diagnosi FA E SCOMPENSO CARDIACO NEL MONITORAGGIO REMOTO Figura 1. Rottura di un elettrocatetere evidenziata mediante monitoraggio remoto. la durata degli episodi registrati con il punteggio CHADS2 score di ogni paziente, possiamo distinguere due sottogruppi di pazienti caratterizzati da un profilo di rischio tromboembolico significativamente diverso (0.8 vs 5%, p=0.035) con un evidente riflesso immediato sulla scelta o meno di una terapia per la profilassi tromboembolica (Figura 2)12. Un ulteriore vantaggio del monitoraggio remoto, rispetto ai controlli ambulatoriali programmati, è quello di riuscire a ridurre il tempo medio di diagnosi da 40 a 6 giorni15 e di anticipare l’intervento adeguato di 148 giorni9. La diagnosi precoce tramite il monitoraggio remoto, quindi, potrebbe consentire una reazione veloce in termini di terapia farmacologica antiaritmica e anticoagulante; un tale approccio risulterebbe particolarmente utile soprattutto in considerazione della recente disponibilità del dabigratan, un nuovo anticoagulante orale ad azione rapida. Rischio di eventi tromboembolici (p=0.035) No FA FA >5 min Durata FA precoce di tale aritmia indipendentemente dalla presenza di sintomi. Il monitoraggio elettrocardiografico a distanza permette di raggiungere questo obiettivo con un ottimo profilo di costoefficacia. La telecardiologia, infatti, si è dimostrata in grado di migliorare significativamente sia la gestione domiciliare dei pazienti con FA cronica, sia la diagnosi di un primo episodio di FA nei pazienti senza una storia pregressa dell’aritmia11. Allo stesso modo i dispositivi impiantabili (pacemaker, ICD, loop recorder) consentono il riconoscimento precoce di episodi aritmici anche di breve durata, con una sensibilità maggiore rispetto al semplice monitoraggio elettrocardiografico intermittente6,12. L’importanza di identificare il più precocemente possibile episodi anche di breve durata di FA è ampiamente documentata in letteratura. Dal punto di vista prognostico, infatti, sappiamo che episodi di FA della durata >5 min, registrati nella memoria dei dispositivi, identificano pazienti con un rischio 2 volte superiore di eventi maggiori (morte ed ictus) rispetto a pazienti con le stesse caratteristiche ma senza documentazione di episodi di FA13. Un recente lavoro di Shanmugam et al.8 dimostra come episodi di FA con durata >3.8h/die, incrementino significativamente il rischio di scompenso cardiaco, 9 volte il rischio di eventi tromboembolici e 4 volte il rischio di morte. Dati questi che confermano quelli già riportati nel Registro Italiano AT50014 che aveva dimostrato che nei pazienti portatori di pacemaker la presenza di episodi di FA di durata ≥24h comporta un rischio 3.1 volte superiore di embolia rispetto ai pazienti senza episodi di FA o con durata <24h. I dispositivi impiantabili possono dunque fornire informazioni relative non solo alla presenza o meno di FA, ma anche alla frequenza e la durata degli episodi (burden di tachicardia atriale/FA)6. L’elaborazione di questi dati non ci da solo informazioni sulla prognosi, ma può potenzialmente migliorare la gestione stessa dei pazienti. Botto et al.12, infatti, hanno recentemente documentato come l’incidenza di episodi ischemici cerebrali nei pazienti portatori di pacemaker con storia di FA non dipende solo dal punteggio delle scale di stratificazione del rischio come il CHADS2 score, ma anche dalla reale incidenza (burden e durata degli episodi) di aritmie atriali nel follow-up. Se associamo, infatti, i dati sulla presenza o assenza di FA e sul- 0.8% 5.0% FA 24h 0 1 2 3 CHADS2 score Figura 2. Rischio di eventi tromboembolici in pazienti portatori di pacemaker e storia di fibrillazione atriale (FA) in funzione della presenza e della durata della FA e del CHADS2 score. Considerando la combinazione di questi parametri è possibile suddividere la popolazione in due sottogruppi con una differenza di rischio tromboembolico significativa (0.8 vs 5.0%, p=0.035). Modificata da Botto et al.12. G ITAL CARDIOL | VOL 14 | APRILE 2013 255 L SANTINI ET AL Una reazione in tempi brevi è indispensabile perché è dimostrato che il tempo tra l’ultimo episodio individuato con il monitoraggio remoto e l’evento avverso (tromboembolismo o scompenso acuto) è in media di 47 giorni8. Anche se al momento non sono disponibili in letteratura dati in grado di confermare che l’identificazione di FA mediante monitoraggio remoto riduca gli eventi embolici, appare evidente che l’identificazione precoce mediante monitoraggio remoto di episodi aritmici significativi rappresenti un valido ausilio per i medici, potenzialmente in grado di indurli a modificare, se necessario, la terapia. La possibilità, infatti, offerta dal monitoraggio remoto di conoscere in ogni paziente, giorno per giorno, il numero e la durata degli eventi atriali registrati potrebbe consentire una gestione individuale dei pazienti adeguando la terapia in base al rischio tromboembolico di ognuno. Risposte conclusive su questo argomento potrebbero arrivare dai risultati dello studio IMPACT16 attualmente in corso, che ha l’obiettivo di dimostrare se il monitoraggio remoto sia effettivamente in grado di ridurre l’incidenza di ictus nei pazienti portatori di dispositivi e affetti da FA parossistica identificando precocemente gli episodi aritmici. Infine il monitoraggio remoto, oltre che contribuire ad una migliore profilassi tromboembolica, consente anche di potenziare l’efficacia della prevenzione delle recidive aritmiche verificando quotidianamente l’efficacia del trattamento antiaritmico impostato e/o monitorando il mantenimento del ritmo sinusale dopo cardioversione elettrica (Figura 3). Nei pazienti portatori di pacemaker, inoltre, grazie al monitoraggio remoto riusciamo a documentare episodi tachiaritmici anche di breve durata che iniziano come flutter o tachicardia atriale e poi degenerano in FA. In questi casi è possibile attivare, nei dispositivi che lo consentono, le terapie anti-tachy pacing (ATP) programmando le sequen- ze di burst o rampe in base alle caratteristiche degli episodi registrati per interrompere la tachiaritmia prima che degeneri in FA. SCOMPENSO CARDIACO E MONITORAGGIO REMOTO Lo scompenso cardiaco costituisce il problema clinico di maggiore rilievo per la sanità pubblica nei paesi industrializzati ed è l’unico, tra le patologie cardiovascolari più comuni, la cui prevalenza ed incidenza sono in aumento. La sua prevalenza è in continua crescita a causa del progressivo invecchiamento della popolazione, del successo nel prolungare la sopravvivenza nei pazienti che vanno incontro ad eventi coronarici acuti e grazie al lavoro di prevenzione svolto sui pazienti ad alto rischio17. La terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT), in particolare, mediante l’impianto di pacemaker/ICD biventricolari, ha di fatto rivoluzionato il trattamento dello scompenso cardiaco. Numerosi studi clinici hanno evidenziato l’indiscutibile efficacia della terapia in termini di aumento della sopravvivenza, riduzione del numero di ospedalizzazioni e miglioramento della qualità di vita dei pazienti scompensati. Uno dei principali obiettivi della terapia dell’insufficienza cardiaca è quello di prevenire i casi di scompenso acuto che possono condurre a nuove ospedalizzazioni ed il modo più efficace per riuscirci è proprio il monitoraggio continuo dei vari parametri emodinamici potenzialmente in grado di prevenire riacutizzazioni di casi cronici. Nei pazienti portatori di dispositivi per la resincronizzazione cardiaca, infatti, il monitoraggio remoto consente di avere una valutazione multiparametrica notevolmente dettagliata ed in tempi estremamente rapidi, non solo sul funzionamento del dispositivo e sul ritmo cardiaco, ma anche sullo stato clinico del Figura 3. Grafico ottenuto mediante monitoraggio remoto. In evidenza un periodo di fibrillazione atriale (FA) parossistica seguita da un periodo di FA persistente con alta frequenza ventricolare, che si riduce dopo introduzione di terapia con betabloccanti e digitale. In seguito si effettua una cardioversione elettrica con mantenimento del ritmo sinusale (RS) per un breve periodo, seguita da un nuovo intervallo di FA persistente, seconda cardioversione con breve ripristino del RS, recidiva di FA e terza cardioversione elettrica che ripristina il RS che persiste fino al momento del controllo. 256 G ITAL CARDIOL | VOL 14 | APRILE 2013 FA E SCOMPENSO CARDIACO NEL MONITORAGGIO REMOTO paziente. Algoritmi integrati, forniscono informazioni relative alla HRV, alla riduzione dell’impedenza intratoracica (correlata con lo stato di congestione polmonare e al bilancio dei liquidi) ed all’attività del paziente, mentre sensori esterni possono fornire dati quotidiani del peso e della pressione arteriosa17. È dimostrato che la sola valutazione remota del peso corporeo e della pressione arteriosa riduce il tasso di ospedalizzazione per scompenso acuto del 39% e abbatte significativamente il tempo di degenza medio18. In effetti, una metanalisi di più di 30 lavori sul controllo remoto di pazienti affetti da scompenso cardiaco portatori di dispositivi impiantabili, documenta come il monitoraggio remoto riduca in modo significativo il tasso di ospedalizzazione e la mortalità19. Gli stessi risultati positivi sono riportati recentemente anche dallo studio italiano EVOLVO che dimostra come il monitoraggio remoto non solo riesce a ridurre il numero di accessi al pronto soccorso o le visite ambulatoriali urgenti ma anche ad incrementare l’appropriatezza delle visite ambulatoriali urgenti20. Tuttavia, nonostante queste evidenze, la reale efficacia del monitoraggio remoto nella gestione clinica del paziente con scompenso cardiaco è ancora in discussione a causa di alcuni recenti trial con risultati prevalentemente negativi21-23 in contrasto con quelli positivi ma parziali delle metanalisi. Gli obiettivi principali della telecardiologia nel paziente scompensato sono la prevenzione e il trattamento degli episodi acuti. Verosimilmente non tutti i pazienti scompensati rispondono ad un strategia di monitoraggio remoto allo stesso modo, ma il profilo dei pazienti che potenzialmente potrebbero beneficiare maggiormente di questa impostazione è ancora sconosciuto e dovrebbe essere il principale obiettivo di futuri studi clinici randomizzati e adeguatamente dimensionati24. La FA e lo scompenso cardiaco spesso coesistono e di solito predispongono l’una all’altro. La FA complica significativamente il decorso clinico dei pazienti affetti da scompenso cardiaco, rappresentando un predittore indipendente di eventi avversi (morte, ospedalizzazione). La perdita della contrazione atriale, il ritmo ventricolare irregolare e l’eventuale tachimiopatia indotta, possono, infatti, deteriorare ulteriormente lo stato di compenso emodinamico già compromesso dalla cardiopatia di base. Inoltre, nei pazienti portatori di dispositivi per la CRT, la FA di nuova insorgenza è correlata ad una scarsa risposta alla terapia di resincronizzazione associandosi ad un ridotto rimodellamento inverso e ad un ridotto miglioramento del grado dell’insufficienza mitralica e delle dimensioni dell’atrio sinistro25. In effetti, episodi di FA parossistica o una FA permanente ad alta frequenza possono ridurre significativamente l’efficacia della terapia, associandosi spesso ad una percentuale di stimolazione biventricolare inferiore alla soglia del 95% necessaria perché la CRT possa fornire un beneficio clinico. È dimostrato che i pazienti con parossismi di FA presentano una percentuale di stimolazione biventricolare ridotta rispetto ai pazienti senza aritmia, con una media di stimolazione biventricolare durante gli episodi del 71%26. La percentuale di stimolazione biventricolare è un parametro che viene continuamente registrato dal monitoraggio remoto ed il riscontro di un valore persistentemente inferiore alla soglia del 95% a causa della FA può porre indicazione ad un intervento di ablazione del nodo atrioventricolare. Nel caso di pazienti affetti da FA permanente ad elevata risposta ventricolare media, esistono dati osservazionali che documentano come l’ablazione del nodo atrioventricolare consenta, in modo più efficace rispetto alla terapia farmacologica per il controllo della frequenza, di ottenere una percentuale di stimolazione bi- ventricolare del 100% con un miglioramento significativo della funzione ventricolare sinistra, dei volumi ventricolari, della capacità funzionale e della prognosi27,28. La registrazione quotidiana del ritmo e della frequenza cardiaca, attraverso il monitoraggio remoto, consente anche di valutare la HRV, la cui riduzione, oltre a rappresentare un importante fattore prognostico negativo, può a sua volta predisporre a episodi di FA. Il monitoraggio remoto, infine, ci consente di valutare lo stato di compenso emodinamico attraverso specifici algoritmi o sensori in grado di registrare variazioni significative dell’impedenza intratoracica. Nei pazienti scompensati, infatti, una delle principali cause di ospedalizzazione è l’accumulo di fluido a livello polmonare. L’impedenza transtoracica rappresenta una misura attendibile per valutare la congestione polmonare. Quando la corrente elettrica attraversa il polmone, l’accumulo intratoracico di fluido durante la congestione polmonare, migliorerà la conduzione causando una riduzione nell’impedenza. Poiché i pazienti diventano spesso sintomatici in una fase tardiva della patologia, un algoritmo in grado di monitorizzare giornalmente lo stato dei fluidi può aiutare ad impostare precocemente una terapia adeguata evitando, così, un numero di ospedalizzazioni e di eventi clinici rilevanti. Se tuttavia il razionale dell’utilizzo del monitoraggio dell’impedenza intratoracica appare evidente, ancora dibattuta sembra invece essere la reale efficacia dei sistemi attualmente disponibili, essendo riportati in letteratura dati contrastanti29. Facendo riferimento alla posizione del documento di consenso ISHNE/EHRA su questo argomento6, viene specificato che se è vero che questi algoritmi utilizzati da soli sono caratterizzati da bassa sensibilità e specificità è altrettanto vero che, se invece i dati registrati vengono interpretati da operatori esperti e integrati con altri dati derivanti dal controllo remoto, allora il monitoraggio dell’impedenza intratoracica può essere un valido aiuto per la prevenzione della riacutizzazione di condizioni cliniche relativamente stabili. Riassumendo, attraverso il monitoraggio remoto, possiamo riconoscere precocemente il progressivo deterioramento dello stato di compenso emodinamico di un paziente portatore di dispositivo per la CRT, osservando le variazioni in sequenza di diversi parametri: tipicamente, per esempio, potremmo osservare il riscontro di una iniziale riduzione della HRV seguita da un periodo di elevate frequenze atriali (FA) con conseguente riduzione della stimolazione biventricolare, dell’attività del paziente ed un’associata riduzione dell’impedenza intratoracica e/o incremento del peso corporeo (Figura 4). SISTEMI DI MONITORAGGIO REMOTO ATTUALMENTE DISPONIBILI: VANTAGGI E LIMITI DI OGNI SISTEMA Il follow-up ambulatoriale dei dispositivi impiantabili è basato su un programma di controllo ad intervalli programmati e regolari. Un sistema con queste caratteristiche non permette quindi di identificare in tempo reale gli eventuali problemi che possono insorgere nell’intervallo tra due appuntamenti programmati, obiettivo che invece è possibile raggiungere con estrema efficacia proprio grazie al monitoraggio remoto6. Il follow-up tramite controllo remoto dei dispositivi impiantabili è dunque ormai uno strumento importante per la gestione di questi pazienti. Tutte le principali aziende produttrici di dispositivi impiantabili offrono ormai sistemi “internet-based” per eseguire il monitoraggio remoto dei loro dispositivi più recenti. I vari sistemi G ITAL CARDIOL | VOL 14 | APRILE 2013 257 L SANTINI ET AL Figura 4. Grafico ottenuto mediante monitoraggio remoto di un paziente in terapia di resincronizzazione cardiaca con funzione di defibrillazione. In evidenza un periodo di fibrillazione atriale che si associa ad aumento della frequenza ventricolare, riduzione della stimolazione biventricolare, riduzione dell’attività del paziente, aumento dell’indice Optivol e riduzione dell’impedenza intratoracica. Al termine di questo periodo si osserva il ritorno ai valori di riferimento. di monitoraggio remoto hanno molti punti in comune e alcune peculiarità specifiche6,30. Il sistema Home Monitoring della Biotronik (Biotronik, Berlino, Germania), tramite il sistema di trasmissione mobile CardioMessenger, offre la possibilità di monitoraggio remoto per tutti i dispositivi cardiovascolari elettronici impiantabili di propria produzione (pacemaker, ICD e CRT). L’Home Monitoring si caratterizza per la possibilità di un monitoraggio quotidiano automatico, senza alcuna interazione da parte del paziente, ovunque si trovi geograficamente nel mon- 258 G ITAL CARDIOL | VOL 14 | APRILE 2013 do, essendo le trasmissioni basate sulla rete GSM (Global System for Mobile Communication). Il sistema invia, tramite un centro servizi, dei report completi quotidiani, visualizzabili sul sito web dedicato, con accesso protetto. Nel caso vi sia un evento d’allarme viene inviato al centro un messaggio d’allerta oltre che sul web, anche via fax e sms. Recentemente è stato introdotto anche un modello di CardioMessenger fisso, da collegare a una linea telefonica terrestre, per garantire la possibilità del monitoraggio anche in luoghi non coperti da reti GSM. Il sistema CareLink Network della Medtronic (Medtronic Inc., Minneapolis, Minnesota) è disponibile nella modalità di connessione wireless (tra dispositivo controllato e dispositivo di ricezione-trasmissione) negli ICD e CRT con funzione di defibrillazione (CRT-D) delle ultime generazioni, mentre necessita dell’interazione tramite la testina di trasmissione per interagire con gli ICD più datati e con alcuni modelli di pacemaker e con i loop recorder. Il sistema prevede l’uso di un monitor CareLink che, pur raccogliendo informazioni continuamente, è in grado di inviare i dati automaticamente a intervalli, precedentemente programmati, non inferiori a 21 giorni. Nel caso si verifichi un evento avverso (tra quelli programmati), il sistema emette un tono, udibile dal paziente, avvertendolo che deve iniziare una sessione di comunicazione manuale oppure inizia una trasmissione automatica con i sistemi wireless, oltre a inviare eventuali messaggi e-mail o sms al medico/ospedale in orari predeterminati. Il sistema Latitude‚ Patient Management System della Boston Scientific (Boston Scientific, St. Paul, Minnesota) supporta quasi tutti i dispositivi ICD e CRT-D di propria produzione. Questi, in base al modello, richiedono l’uso di un trasmettitore denominato “communicator” dotato di una testina telemetrica, oppure, per i modelli più recenti, di un communicator funzionante senza fili. Il Latitude è l’unico sistema di monitoraggio remoto a trasmettere esclusivamente attraverso la linea telefonica analogica e a non avere quindi disponibile la trasmissione sulla rete GSM. Il sistema è però l’unico capace di connettersi a una bilancia e a uno sfigmomanometro dedicati, per poter monitorare il peso corporeo e la pressione arteriosa, offrendo quindi una valutazione remota multiparametrica potenzialmente molto utile soprattutto nei pazienti scompensati. Il sistema Merlin.net della St. Jude (St. Jude Medical, Sylmar, California) supporta la maggior parte dei prodotti ICD e CRT-D della St. Jude Medical. Il sistema prevede l’uso di una testina di programmazione che il paziente deve applicare per trasmettere i dati relativi ad eventi sintomatici o in alternativa, per i modelli di ICD dotati di trasmissione a radiofrequenza (RF), una trasmissione/ricezione senza fili, denominata Merlin@home RF. Le interrogazioni per i controlli del dispositivo si attivano, senza interazione da parte del paziente, in date programmate, mentre il monitoraggio è giornaliero con la possibilità di inviare messaggi d’allerta al centro raccolta dati nel caso dovessero verificarsi eventi predefiniti, programmabili. La Sorin Group è l’ultima azienda in ordine di tempo ad aver messo a punto un sistema di monitoraggio remoto. Il sistema, chiamato Smartview, è attualmente applicato agli ICD RF, ed invia i dati in maniera wireless e automatica a una consolle presso il domicilio del paziente e quindi, altrettanto automaticamente, da questo tramite linea telefonica a un server centrale, accessibile on-line. Nella Tabella 1 sono riassunte le caratteristiche principali dei vari sistemi di monitoraggio remoto disponibili. GSM Mobile o fisso FU programmati, FU giornalieri, eventi di allarme Sì Sì SMS, e-mail, fax Luce LED che indica il corretto funzionamento del trasmettitore o telefono alla clinica 30 s (IEGM mensile periodico) Tutti gli episodi memorizzati Sì – Test di soglia automatici per VD e VS, manda messaggi telefonici al paziente – Monitoraggio dello scompenso, misurazione dell’impedenza intratoracica (solo marchio CE) – Possibilità di configurare allarmi gialli e rossi – Allarmi configurabili on-line, chiamate al paziente – Possibilità di esportare i file in modo elettronico – Dispositivi disponibili per il monitoraggio remoto Trasmissione dati Trasmettitore Frequenza di trasmissioni FU remoto Monitoraggio remoto Metodo di notifica Feedback al paziente tramite il trasmettitore IEGM (in tempo reale durante il monitoraggio remoto) IEGM (episodi aritmici) Marchio FDA e CE Caratteristiche speciali – Test di soglia automatici per AD, VD e VS (Consulta e Protecta XT) – Sistema di monitoraggio dei fluidi polmonari Optivol – Possibilità di configurare allarmi gialli e rossi – Monitoraggio remoto di ILR – Pdf dei rapporti di ogni paziente – Qualsiasi dispositivo già impiantato può essere seguito con il monitoraggio remoto Sì Tutti gli episodi memorizzati 10 s Conferma di corretta interrogazione e trasmissione dei dati SMS, e-mail Sì Sì FU programmati, eventi di allarme, a richiesta del paziente Fisso Telefono analogico e GSM Radiofrequenza Medtronic CareLink Sorin Smartview Radiofrequenza Telefono analogico e GSM Fisso FU programmati, eventi di allarme Sì Sì SMS, e-mail, fax Luce LED che indica lo stato del trasmettitore 7s Tutti gli episodi memorizzati Sì – Trasmissioni iniziate dal paziente – Smartview HF con Ph.D clinical status – Pdf dei rapporti di ogni paziente – Possibilità di accesso dei dati da cardiologi a medici generici Boston Scientific Latitude Radiofrequenza Telefono analogico Fisso FU programmati, eventi di allarme Sì Sì Tel, fax Testo automatico e messaggio audio 10 s Tutti gli episodi memorizzati Sì – Possibilità di trasmissione wireless del peso corporeo e della pressione arteriosa – Possibilità di trasmettere dati ai medici curanti – Possibilità di configurare allarmi gialli e rossi – Possibilità di esportare i file in modo elettronico – Possibilità di configurare gli eventi di allarme on-line – Messaggi telefonici ai pazienti – Allarme CoRVUE – Test di soglia automatici per AD, VD e VS (ICD di ultima generazione) Sì Tutti gli episodi memorizzati 30 s Luce LED che indica necessità di contattare la clinica e messaggi telefonici automatici SMS, e-mail, fax Sì Sì FU programmati, eventi di allarme Fisso Telefono analogico e GSM Radiofrequenza St. Jude Merlin.net AD, atrio destro; CE, Comunità Europea; FDA, Food and Drug Administration; FU, follow-up; ICD, defibrillatore impiantabile; IEGM, elettrogramma endocavitario; ILR, loop recorder impiantabile; VD, ventricolo destro; VS, ventricolo sinistro. Modificata da Dubner et al.6. Radiofrequenza Comunicazione wireless con il trasmettitore Biotronik Home Monitoring Tabella 1. Principali caratteristiche dei sistemi di monitoraggio remoto. FA E SCOMPENSO CARDIACO NEL MONITORAGGIO REMOTO G ITAL CARDIOL | VOL 14 | APRILE 2013 259 L SANTINI ET AL Dobbiamo ricordare infine che, allo stato attuale, nessuno dei sistemi descritti prevede la possibilità di programmare i dispositivi in remoto e che quindi l’unica modalità di modificare la programmazione di un dispositivo rimane quella di fare un controllo elettronico convenzionale “in-office” del dispositivo impiantato. ziente venga siglato un vero e proprio contratto che stabilisca le modalità e i tempi del controllo da parte del centro e che soprattutto ricordi al paziente che mai in nessun caso il monitoraggio remoto può essere considerato come un sistema di assistenza per le emergenze. Di tutti questi problemi si è recentemente occupato il documento di consenso ISHNE/EHRA6. MONITORAGGIO REMOTO: LE QUESTIONI ANCORA APERTE CONCLUSIONI Nonostante i notevoli progressi tecnologici ed i numerosi studi clinici in letteratura che ormai documentano i vantaggi del monitoraggio remoto, la gestione in remoto dei pazienti portatori di dispositivi impiantabili pone notevoli e ancora irrisolte problematiche organizzative ed economiche che al momento impediscono una diffusione capillare e sistematica della strategia di controllo remoto dei dispositivi impiantabili. Un’importante limitazione del monitoraggio remoto, che ancora non ne permette un utilizzo sistematico nel nostro Paese, è rappresentata dall’attuale assenza di specifiche tariffe per il rimborso delle prestazioni di controllo remoto, con la conseguente difficoltà di individuare strutture e personale dedicato in grado di gestire un numero di pazienti in monitoraggio remoto in continua crescita. Inoltre l’organizzazione e l’avvio di un centro per il controllo remoto dei dispositivi impiantabili richiede personale medico e paramedico con esperienza specifica nel controllo dei dispositivi, necessità quest’ultima che pone l’ulteriore problematica della formazione e dell’individuazione di figure professionali adeguate e motivate. Il monitoraggio remoto, infatti, riduce drasticamente il numero delle visite ambulatoriali programmate, nonostante ciò comporta un significativo incremento del lavoro dei medici e degli operatori sanitari coinvolti2,31. Lo studio TARIFF32, attualmente in corso, darà in modo accurato informazioni riguardanti i costi del monitoraggio remoto rispetto ai controlli ambulatoriali e consentirà di formulare dei possibili sistemi di rimborso applicabili dal Sistema Sanitario Nazionale, condizione fondamentale questa, per permettere una diffusione sempre più capillare dei sistemi di monitoraggio remoto. Da non sottovalutare è anche la questione medico-legale che è resa particolarmente complessa dall’interazione di tre entità giuridiche diverse: il paziente, il centro di controllo e l’azienda produttrice del dispositivo. È fondamentale che il paziente firmi un consenso informato al monitoraggio remoto e alla gestione dei dati registrati e che tra il centro di controllo e il pa- La FA e lo scompenso cardiaco sono due patologie che spesso complicano la storia naturale dei pazienti portatori di pacemaker e ICD. Specialmente nei pazienti portatori di CRT gli episodi di FA sono correlati con una prognosi peggiore. La precoce individuazione di tali episodi nonché delle variazioni significative dei numerosi parametri registrati mediante il controllo remoto, può identificare tempestivamente i pazienti a rischio di eventi acuti e consentire di modificare la terapia in tempi rapidi ed in modo adeguato. RIASSUNTO Negli ultimi anni, con la diffusione dei sistemi di monitoraggio remoto, sono stati sviluppati numerosi algoritmi in grado di garantire una gestione dei pazienti portatori di pacemaker o defibrillatori impiantabili altamente individualizzata. La storia clinica dei pazienti portatori di dispositivi impiantabili è frequentemente complicata dalla presenza o dall’insorgenza di fibrillazione atriale e di scompenso cardiaco, due patologie che spesso coesistono nello stesso soggetto e che sono frequentemente responsabili di eventi maggiori. Sono proprio questi pazienti quelli che beneficiano maggiormente del controllo remoto dei dispositivi impiantabili. Nei pazienti con fibrillazione atriale il monitoraggio remoto consente il riconoscimento precoce di episodi aritmici anche di breve durata ed asintomatici con un significativo impatto sulle scelte terapeutiche in merito alla profilassi tromboembolica e antiaritmica. Nei pazienti con scompenso cardiaco portatori di dispositivi per la resincronizzazione cardiaca, il monitoraggio remoto consente di avere una valutazione multiparametrica sullo stato clinico del paziente attraverso la determinazione della variabilità della frequenza cardiaca, dell’impedenza intratoracica, del grado di attività, del peso e della pressione arteriosa. La precoce individuazione di eventuali episodi aritmici o di alterazioni significative dei numerosi parametri registrati mediante il controllo remoto, consente di identificare precocemente i pazienti a rischio di eventi acuti e di modificare la terapia rapidamente ed in modo adeguato. Parole chiave. Dispositivi impiantabili; Fibrillazione atriale; Monitoraggio remoto; Scompenso cardiaco; Terapia di resincronizzazione cardiaca. BIBLIOGRAFIA 1. Ricci RP, Morichelli L, Quarta L, et al. Long-term patient acceptance of and satisfaction with implanted device remote monitoring. Europace 2010;12:674-9. Uno dei principali studi che documentano la compliance dei pazienti seguiti con il monitoraggio remoto. 2. Papavasileiou LP, Forleo GB, Panattoni G, et al. Work burden with remote monitoring of implantable cardioverter defibrillator: is it time for reimbursement policies? J Cardiovasc Med 2013; 14:114-9. 260 G ITAL CARDIOL | VOL 14 | APRILE 2013 Il primo studio relativo al carico di lavoro richiesto dal controllo remoto. 3. Przybylski A, Zakrzewska-Koperska J, Maciag A, et al. Technical and practical aspects of remote monitoring of implantable cardioverter-defibrillator patients in Poland - preliminary results. Kardiol Pol 2009;67: 505-11. 4. Kraai IH, Luttik ML, de Jong RM, Jaarsma T, Hillege HL. Heart failure patients monitored with telemedicine: patient satisfaction, a review of the literature. J Card Fail 2011;17:684-90. 5. Santini M, Ricci RP, Lunati M, et al. Remote monitoring of patients with biventricular defibrillators through the CareLink system improves clinical management of arrhythmias and heart failure episodes. J Interv Card Electrophysiol 2009;24:53-61. Lo studio che ha documentato i vantaggi della gestione remota delle aritmie nei pazienti portatori di dispositivi biventricolari. 6. Dubner S, Auricchio A, Steinberg JS, et al. ISHNE/EHRA expert consensus on remote monitoring of cardiovascular implantable FA E SCOMPENSO CARDIACO NEL MONITORAGGIO REMOTO electronic devices (CIEDs). Ann Noninvasive Electrocardiol 2012;17:36-56. 7. Forleo GB, Santini L, Romeo F. Present concepts in management of atrial fibrillation: from drug therapy to ablation. World J Cardiol 2009;1:11-22. 8. Shanmugam N, Boerdlein A, Proff J, et al. Detection of atrial high-rate events by continuous home monitoring: clinical significance in the heart failure-cardiac resynchronization therapy population. Europace 2012;14:230-7. 9. Ricci RP, Morichelli L, Santini M. 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J Cardiovasc Electrophysiol 2009;20:241-8. Questo studio documenta l’incidenza di fibrillazione atriale nei pazienti portatori di dispositivi impiantabili e le correlazioni della presenza e della durata di tali eventi con il rischio tromboembolico. 13. Glotzer TV, Hellkamp AS, Zimmerman J, et al.; MOST Investigators. Atrial high rate episodes detected by pacemaker diagnostics predict death and stroke: report of the Atrial Diagnostics Ancillary Study of the MOde Selection Trial (MOST). Circulation 2003;107:1614-9. Questo studio documenta la correlazione tra episodi di fibrillazione atriale documentati nella memoria dei pacemaker e l’incidenza di eventi maggiori. 14. Capucci A, Santini M, Padeletti L, et al.; Italian AT500 Registry Investigators. Monitored atrial fibrillation duration predicts arterial embolic events in patients suffering from bradycardia and atrial fibrillation implanted with antitachycardia pacemakers. J Am Coll Cardiol 2005;46:1913-20. Questo studio documenta il potere predittivo sugli eventi embolici degli episodi di fibrillazione atriale documentati nei pazienti portatori di pacemaker per malattia del nodo del seno bradi-tachi. 15. Varma N, Epstein AE, Irimpen A, Schweikert R, Love C; TRUST Investigators. Efficacy and safety of automatic remote monitoring for implantable cardioverter-defibrillator follow-up: the Lumos-T Safely Reduces Routine Office Device Follow-up (TRUST) trial. Circulation 2010;122:325-32. Questo studio dimostra inconfutabilmente il vantaggio in termini di sicurezza ed efficacia del controllo remoto anche nei pazienti portatori di defibrillatore. 16. Ip J, Waldo AL, Lip GY, et al. Multicenter randomized study of anticoagulation guided by remote rhythm monitoring in patients with implantable cardioverter-defibrillator and CRT-D devices: rationale, design, and clinical characteristics of the initially enrolled cohort. The IMPACT study. Am Heart J 2009;158:364-370.e1. 17. 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