26 settembre, Giornata europea delle lingue Sulla scia del successo dell’Anno europeo delle Lingue nel 2001, il Consiglio d’Europa ha deciso di istituire la Giornata Europea delle Lingue, che si celebra il 26 settembre. Questa giornata rappresenta quindi in tutta Europa un momento comune per sensibilizzare il grande pubblico sull’importanza dell’apprendimento delle lingue oltre che per aumentare l’interesse e favorire la valorizzazione di tutte le lingue parlate in Europa. Le proposte di lavoro si riferiscono alle Lingue in generale uscendo dall’ambito europeo in un’ottica “mondiale” senza per questo tradire lo spirito che ispira la giornata. Come sempre le indicazioni per la classe di riferimento sono indicazioni di massima, ogni insegnante sceglierà ed adatterà le proposte in base alla propria esperienza e realtà scolastica. Classe prima e seconda L’insegnante propone di usare tutte le lingue degli alunni stranieri presenti a scuola (coinvolgendoli in modo attivo) in alcuni momenti della giornata: all’inizio della mattina per augurare buongiorno, prima del pranzo, all’uscita per i saluti, ed imparando alcuni modi di dire caratteristici delle diverse lingue. Classe terza Proposta A L’insegnante detta alla classe il seguente breve testo (o lo fornisce in copia): La lingua detta anche idioma (dal latino idioma) è un sistema di comunicazione verbale o gestuale proprio di una comunità umana. Indica quindi il modo concreto e determinato storicamente in cui si manifesta la capacità del linguaggio umano dal quale si distingue in senso proprio. Può seguire quindi una breve conversazione con la classe guidata dalle seguenti domande stimolo: 1. Che cos’è una Lingua? 2. Che cosa significa “sistema”? Cerchiamo esempi di altri sistemi oltre quello linguistico. 3. Esistono anche lingue gestuali? 4. Quali altri sistemi di comunicazione esistono oltre alla Lingua? 5. Che differenza c’è tra Lingua e Linguaggio? 6. Pensate di essere dei buoni conoscitori della vostra Lingua? Come potete migliorarne la competenza? a cura di Riccarda Viglino – editing a cura della redazione del sito WEB PavoneRisorse Gli alunni prendono quindi in esame il seguente prospetto e provano con l’aiuto dell’insegnante a trasformarlo in istogramma. Questa è la classifica delle 13 lingue più parlate al mondo, secondo la fonte World Almanac Cinese mandarino Inglese Hindi Spagnolo Russo Arabo Bengalese Portoghese Malese-indonesiano Francese Tedesco Giapponese 1,075 milioni di persone 514 milioni 496 milioni 425 milioni 275 milioni 256 milioni 215 milioni 194 milioni 176 milioni 129 milioni 128 milioni 126 milioni Proposta B Gli alunni leggono silenziosamente e poi ad alta voce la poesia nella versione italiana, l’insegnante può leggerla alla classe nella versione originale Lingua e dialettu Lingua e dialetto Un populu mittitilu a catina spughiatilu attuppatici a vucca è ancora libiru. Un popolo mettetelo in catene spogliatelo tappategli la bocca è ancora libero. Livatici u travagghiu u passaportu a tavula unni mancia u lettu unni dormi, è ancora riccu. Levategli il lavoro il passaporto la tavola dove mangia il letto dove dorme, è ancora ricco. Un populu diventa poviru e servu quannu ci arrubbanu a lingua addutata di patri: è persu pi sempri. Un popolo diventa povero e servo quando gli rubano la lingua ricevuta dai padri: è perso per sempre. Ignazio Buttitta1 Ignazio Buttitta 1 “Lingua e dialetto” è la più famosa poesia del poeta dialettale siciliano Ignazio Buttitta (Bagheria, 1899 – 1997), considerato da larga parte della critica il massimo poeta dialettale dei nostri tempi. Egli rivolge un appello accorato ai suoi conterranei affinché conservino la propria lingua e questo appello naturalmente vale per tutte le lingue e per tutti i dialetti del mondo. a cura di Riccarda Viglino – editing a cura della redazione del sito WEB PavoneRisorse Conversazione dopo la lettura, la conversazione è guidata dalle seguenti domande stimolo: 1. 2. 3. 4. Perché secondo l’autore la Lingua è così importante? Come può avvenire che qualcuno “rubi la Lingua” ad un popolo? Tu senti importante la tua Lingua? Perché? Quali delle seguenti affermazioni ti senti di condividere? o o o o o o o Alcune lingue sono più importanti di altre Tutte le lingue sono ugualmente importanti Sarebbe bello che al mondo si parlasse una sola Lingua E’ bello che ciascun popolo possa parlare la sua Lingua I dialetti dovrebbero scomparire E’ importante conservare i dialetti Classi quarta e quinta Proposta A L’insegnante propone l’analisi in piccoli gruppi della seguente carta delle Lingue europee a cura di Riccarda Viglino – editing a cura della redazione del sito WEB PavoneRisorse Leggete con attenzione la cartina e rispondete alle domande: 1. 2. 3. 4. 5. 6. Quali sono le tre più grandi famiglie linguistiche europee? Di quale famiglia fa parte l’italiano? Quale minoranza linguistica è presente in Italia? Ne conoscete altre?2 Quali lingue conoscete o state imparando? Qual è la vostra lingua madre? Quali lingue sentite parlare nella vostra famiglia e nel vostro paese oltre all’italiano? Al termine del lavoro individuale potrà seguire dall’insegnante un confronto collettivo guidato Proposta B L’insegnante suddivide la classe in gruppi eterogenei di 4 alunni (gruppo casa) ed assegna loro le seguenti parti di testo da leggere (numerando gli alunni con numeri dall’1 al 4 ): il testo 1 al numero uno, il testo 2 al due e così via. L'origine delle lingue europee adattato da: http://www.misterfogg.it/moodle1/file.php/1/approfondimenti/lingue_europee TESTO 1 In Europa si parlano molte lingue diverse ma la maggior parte di queste appartiene ad una sola grande famiglia linguistica, quella Indoeuropea. Ciò significa che quasi tutte le lingue oggi in uso in Europa derivano da un’unica lingua-madre che gli studiosi chiamano “protoindoeuropeo” e che veniva usata dalle popolazioni antiche che colonizzarono l’Europa a partire dal III millennio a.C. Con il passare degli anni e il progressivo formarsi dei grandi imperi europei e, successivamente, dell’Europa delle nazioni, ciascuna popolazione dell’Europa ha sviluppato una lingua propria con suoni e caratteristiche particolari. Alcune delle lingue europee si assomigliano più di altre come per esempio accade per tutte quelle che discendono dalle varianti del latino volgare parlato dai popoli delle diverse zone dell’Impero romano. Fanno parte di questo gruppo l’italiano, il francese, il portoghese, il castigliano (cioè, l’attuale spagnolo), il catalano, il galiziano e il rumeno. Queste lingue che vengono chiamate “Neolatine” o lingue “romanze” presentano tra loro molte affinità sia nei suoni che nei significati tanto che molte parole sono per noi facilmente comprensibili . 2 Nella Repubblica italiana la lingua ufficiale è l’Italiano, appartenente alle lingue Romanze, ma il Parlamento italiano, con la legge n. 482 del 1999 ha riconosciuto anche altre 12 lingue: friulano, ladino, tedesco, sloveno, occitano, francese, francoprovenzale, albanese, greco, sardo, catalano e croato. L’Italia presenta, inoltre una ricchissima varietà di dialetti regionali e locali tra cui possiamo ricordare i dialetti gallo-italici parlati in Piemonte, Lombardia, Liguria e in parte dell’Emilia e della Toscana, i dialetti veneti e ladini, tipici di Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli – Venezia Giulia, i dialetti toscani e quelli centro-meridionali che comprendono, tra i molti, il romanesco, il calabrese, il pugliese, l’abruzzese, il napoletano, i dialetti lucani e il siciliano. a cura di Riccarda Viglino – editing a cura della redazione del sito WEB PavoneRisorse TESTO 2 In Europa vi sono altri tre grandi gruppi di lingue simili tra di loro. Le lingue “germaniche” di cui fanno parte il tedesco, l’inglese, il norvegese e lo svedese hanno avuto origine dalla lingua parlata dai popoli germanici che, verso il V secolo a.C., occupavano una vasta regione compresa tra il Reno, il Danubio e il Don. Le lingue “slave”, a cui appartengono il russo, il polacco, l’ucraino, il ceco, lo slovacco, lo sloveno, il serbo-croato il macedone e il bulgaro, sono caratteristiche delle popolazioni dell’Europa orientale e dei balcani. Il lettone e il lituano, parlati rispettivamente in Lettonia e Lituania, appartengono al piccolo gruppo delle lingue “baltiche”. TESTO 3 Nell’estremità sud orientale della penisola balcanica troviamo due lingue isolate, molto antiche che hanno caratteristiche proprie e non appartengono ad un gruppo particolare ovvero il greco e l’albanese. Il greco, in particolare, era la lingua parlata dalle popolazioni del mar Egeo che colonizzarono nel VIII secolo a.C le coste meridionali dell’Italia. Nel nord-ovest dell’Europa, invece, in aree molto ristrette come la regione della Bretagna in Francia, in Galles, Scozia e Irlanda, sopravvivono le lingue “celtiche”. Dal punto di vista linguistico questi idiomi, tra cui ricordiamo il gaelico, il gallese e il bretone, costituiscono i resti dell’antica lingua parlata da quei Celti che tra il 1000 e il III secolo a.C. furono protagonisti di una grande espansione in Europa. TESTO 4 Non tutte le lingue europee appartengono alla grande famiglia indoeuropea: l’ungherese, il finlandese e il turco, appartengono ad un’altra famiglia linguistica che ha origini diverse e che viene denominata famiglia “uralo-altaica”. Nello specifico l’ungherese, il finlandese e le lingue lapponi costituiscono il sottogruppo delle lingue “ugro-finniche” mentre il turco appartiene alla famiglia delle lingue “altaiche”, parlate in Asia. Gli studiosi ritengono che queste lingue, originarie della zona dei monti Urali, siano più antiche delle lingue indoeuropee e che probabilmente venivano parlate in Europa orientale nel 10.000 a.C.Nell’area della catena montuosa del Caucaso che si sviluppa da nord-est verso sudovest tra il Mar Nero e il Mar Caspio, i linguisti hanno identificato un’altra famiglia linguistica detta delle lingue “caucasiche” a cui appartengono, tra le tante, il georgiano e il ceceno. Quando tutti gli alunni avranno letto in modo approfondito il loro testo l’insegnante riunirà nei gruppi esperti tutti i numeri 1, i numeri 2, i numeri 3 ed i numeri 4 in modo che possano confrontare le loro comprensioni avendo letto lo stesso testo. Dopo un tempo adeguato (10-15 minuti) gli alunni faranno ritorno al gruppo casa dove potranno spiegare ai compagni il contenuto del loro testo. Al termine del lavoro i gruppi confronteranno le comprensioni e chiariranno i dubbi residui, insieme si potrà produrre su cartellone una mappa del testo completo. a cura di Riccarda Viglino – editing a cura della redazione del sito WEB PavoneRisorse Le seguenti ultime proposte riguardano la possibilità di un ampliamento ulteriore della riflessione sul tema della Lingua : proposta A Gli alunni leggono silenziosamente il seguente testo: L’ESPERANTO L'esperanto è una lingua pianificata sviluppata tra il 1872 e il 1887 dall'oftalmologo polacco di origini ebree Ludwik Lejzer Zamenhof, ed è di gran lunga la più conosciuta e utilizzata tra le lingue ausiliarie internazionali . Presentata nel Primo Libro come Lingvo Internacia ("lingua internazionale"), prese in seguito il nome esperanto ("colui che spera", "sperante") dallo pseudonimo di Doktoro Esperanto, utilizzato dal suo creatore. Scopo di questa lingua è quello di far dialogare i diversi popoli cercando di creare tra di essi comprensione e pace con una seconda lingua semplice ma espressiva, appartenente all'umanità e non a un popolo. Le regole della grammatica dell'esperanto sono state scelte da quelle di varie lingue studiate da Zamenhof, affinché fossero semplici da imparare e potessero dare a questa lingua la stessa espressività di una lingua etnica; esse non prevedono eccezioni. Vari studi hanno dimostrato che si tratta di una lingua semplice da imparare anche da soli e in età adulta, per via delle forme regolari, mentre altri dimostrano come dei ragazzi che hanno studiato l'esperanto apprendano più facilmente un'altra lingua straniera. Ci sono oggi proposte per usare l'esperanto come lingua franca per i lavori nel Parlamento europeo, principalmente per motivi economici o per evitare che si vada verso una o più lingue nazionali. Tuttavia finora l'Unione europea prevede l'uso di 23 lingue ufficiali, per motivi di trasparenza non senza critiche da parte di chi sospetta che tale scelta stia in realtà portando verso il solo inglese o, al più, al trilinguismo (inglese, francese e tedesco). ridotto ed adattato da: http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_esperanto In coppia possono quindi rispondere alle seguenti domande sul testo: 1. 2. 3. 4. 5. 6. Che cos’è una “Lingua pianificata”? Che cosa significa “Lingua ausiliaria”? E “Lingua franca”? Quale fine si propone questa Lingua? Conoscevate l’esistenza dell’esperanto? Che cosa ne pensate? Le coppie possono quindi unirsi a due a due formando gruppi di quattro alunni per confrontare le comprensioni che saranno poi verificate in grande gruppo. L’attività potrà essere completata da una ricerca su vocaboli e costrutti linguistici di questa lingua. a cura di Riccarda Viglino – editing a cura della redazione del sito WEB PavoneRisorse Proposta B LE LINGUE SI POSSONO INVENTARE Gli alunni leggono a gruppi il seguente testo suddiviso in parti: Le lingue di Tolkien Tra le decine di idiomi inventati da Tolkien possiamo citare: parte 1 L’ Elfico primitivo (donata agli elfi da Eru Ilùvatar) Il Quenya o Alto elfico (l’antica lingua degli elfi) sarebbe stato inventato dagli Eldar (gli elfi), e contiene ancora tutte le caratteristiche principali del primo linguaggio elfico, inventato subito dopo il loro risveglio sulle rive del lago di Cuiviénen. Fu il primo linguaggio scritto della Terra di Mezzo. Il Sindarin (Nobile idioma elfico) detto anche grigio elfico parlato dagli Elfi del Beleriand e derivato dall’idioma primordiale ideato sulle sponde del lago di Cuiviénen. È la lingua Eldarin (elfica) più diffusa della Terra di Mezzo e anche il più diretto discendente del Telerin comune. “Il Grigio-Elfico-come dice Tolkien era “ il linguaggio di quegli Eldar i quali erano giunti alle sponde della Terra di Mezzo e invece di traversare il Mare erano rimasti sulle coste del Beleriand. Il lore Re era Thingol Grigiomanto di Doriath, e durante il lungo crepuscolo il loro idioma si era trasformato con la mutevolezza delle terre dei mortali, divergendo notevolmente dal linguaggio degli Eldar di là dal Mare” parte 2 Il Telerin (Il linguaggio degli elfi Teleri) detto anche Lindalambe o Lindárin” i Teleri dimorarono come desideravano sotto le stelle del cielo,e tuttavia in vista di Aman e della riva senza morte; e da questo loro lungo soggiorno nell’Isola Solitaria derivò la scissione del linguaggio che parlavano da quello dei Vanyar e dei Noldor.” L’ Adunaic (La lingua di Numenor) L’ Ovrestron (La lingua più diffusa della Terra di Mezzo ) ‘Lingua Corrente’ dei paesi occidentali della Terra di Mezzo nella Terza Era. In quell’epoca esso era infatti diventato il linguaggio di quasi tutti i popoli parlanti (ad eccezione degli Elfi) che vivevano entro i confini degli antichi reami di Arnor e Gondor. Si era inoltre diffuso lungo il corso dell’Anduin, occupando le terre a ovest del Fiume e a est delle montagne fino a Campo Gaggiolo. All’epoca della Guerra dell’Anello alla fine cioè della Terza Era questi erano ancora i confini di tale idioma. a cura di Riccarda Viglino – editing a cura della redazione del sito WEB PavoneRisorse parte 3 Il Doriathrin( La madre lingua di Luthien) Il Nandorin (La lingua degli elfi verdi) . I Nandor o “Coloro che tornano indietro” erano quegli elfi che durante la traversata verso il mare si rifiutarono di attraversare i monti Brumosi. Si stabilirono in Ossiriand che essi rinominarono Lindon e dai Sindar essi furono chamati Elfi Verdi . Tolkien, dice “Benché il confronto tra i dialetti Silvani e la loro propria favella interessasse assai i sapienti, soprattutto quelli di origine Noldorin, ben poco si sa ormai dell’Elfico Silvano. I Silvani non avevano elaborato nessuna forma di scrittura, e coloro i quali ne avevano appreso l’arte dai Sindar si sforzavano di scrivere in Sindarin. Il Khuzdul (lingua segreta dei nani) L’ Entese (lingua ent ) parte 4 Il Linguaggio Nero (Ideato da Sauron e parlato dagli orchi) , “è detto che essi non avevano un loro linguaggio, ma che s’impadronissero di un gran numero di vocaboli degli altri idiomi, manipolandoli a loro modo, eppure non riuscivano a creare che dialetti brutali, appena sufficienti a esprimere ciò che era loro necessario, cioè maledizioni e bestemmie” “Si dice che il Linguaggio Nero fosse stato elaborato da Sauron durante gli Anni Oscuri,” “e che egli desiderasse farne la lingua di tutti coloro che lo servivano, fallendo però nel suo intento. Ma dopo la prima sconfitta di Sauron tale idioma nella sua forma originaria venne dimenticato da tutti eccetto che dai Nazgûl. Quando Sauron risorse, esso tornò ad essere il linguaggio di Barad-dûr e dei capitani di Mordor.” Più tardi è affermato che gli Olog-hai, la decaduta razza di Troll allevata da Sauron nella Terza Era, non conoscevano altra lingua che non il Linguaggio Nero di Barad-dûr Adattato da: http://guide.supereva.it/signore_degli_anelli/interventi/2005/05/209874.shtml Dopo la lettura e la condivisione del contenuto delle varie parti, il confronto tra i gruppi potrà essere guidato dalle seguenti domande stimolo: 1. 2. 3. 4. Sapevate dell’esistenza di queste lingue? Pensavate che le lingue si potessero inventare? Secondo voi si tratta di un processo semplice o complesso? Quali aspetti bisogna prendere in esame? Gli alunni potranno poi con un lavoro di gruppo, provare ad “inventare una lingua” attraverso l’invenzione di un alfabeto e provando a codificare semplici regole di scrittura e lettura e grammaticali. a cura di Riccarda Viglino – editing a cura della redazione del sito WEB PavoneRisorse Esempio di Elfico: la scritta dell’anello: Queste scritte sono traducibili in: «Un Anello per domarli, Un Anello per trovarli, Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli. », due versi di un antico poema elfico che recita pressappoco così: “Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende, sette ai Principi dei Nani nelle loro rocche di pietra, nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende, uno per l'Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra, nella Terra di Mordor, dove l'Ombra nera scende. Un Anello per domarli, un Anello per trovarli, un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli. nella Terra di Mordor, dove l'Ombra cupa scende”. a cura di Riccarda Viglino – editing a cura della redazione del sito WEB PavoneRisorse