“Università degli studi Foro Italico” Docente. Prof. Iacopo Balocco Tipo di disabilità: disabilità uditiva Argomenti: metodo bimodale; educazione bilingue Studente: Valentina Durazzo Grado scuola: Primaria La scelta tra metodo orale e segnico ha creato controversie iniziate dal 1700 e continuate per tutto il secolo successivo. In Italia la decisione presa dal Congresso Internazionale di Milano, svoltosi nel 1880, ha determinato le attività scolastiche che si sarebbero applicate successivamente, orientandosi decisamente verso il metodo orale. Oggi si cerca un punto di incontro tra le due metodologie e si parla di bilinguismo. Un'acquisizione precoce della lingua dei segni, offre al sordo la possibilità di crearsi una competenza linguistica in maniera naturale e spontanea. Tramite la conoscenza e l’uso della lingua dei segni come della lingua orale, in forma scritta e dove possibile anche parlata, il bambino potrà acquisire appieno le sue capacità cognitive, linguistiche e sociali. Prima di decidere che tipo di intervento sia il più efficace, bisogna tener conto se il bambino presenta solo la disabilità uditiva o se sono presenti altre disabilità motorie o cognitive ad esempio: autismo, sindrome di down, sindrome di Rett. Questi disturbi sono caratterizzati da una menomazione grave e qualitativa nello sviluppo della relazione sociale reciproca, delle abilità di comunicazione verbale e non verbale, e da un repertorio gravemente ristretto di attività ed interessi che possono essere stereotipati e ripetitivi. Le menomazioni sono chiaramente incoerenti con il livello di sviluppo e l’età mentale. Se invece presenta solo la sordità come disabilità allora sarà necessario sapere : l’età di insorgenza del deficit uditivo, il livello di sordità, la causa e che tipi di intervento, qualora ce ne fossero, sono stati effettuati. Ad esempio: se è solo sordo ma con precedente intervento oralista e viene richiesta la LIS dipende dall’età del bambino : in prima elementare siamo ancora in tempo per inserire la LIS; in classe terza ha già perso dei “contenuti”, successivamente può aver già strutturato una comunicazione passiva o comportamenti aggressivi. Se è solo sordo con impianto cocleare senza l’apprendimento del linguaggio orale, spesso viene richiesto l’intervento dell’assistente alla comunicazione (ASCO) quando oltre alle difficoltà (anartria,disfasia motoria o sensoriale) si è aggiunto anche un disturbo comportamentale. Il bambino deve realizzare alcuni importanti obiettivi tramite l’uso del linguaggio: -Comunicare con i genitori e con il resto della famiglia il prima possibile, per poter stabilire e consolidare legami sociali e personali fra di loro. -Sviluppare abilità cognitive fin dalla prima infanzia, attraverso il linguaggio il bambino sviluppa abilità cognitive cruciali per il suo sviluppo personale, tra cui anche la capacità di ragionamento, di astrazione, di memorizzazione. -Acquisire conoscenza del mondo, nel momento in cui il bambino comunica con i genitori, con gli altri componenti della famiglia, con i coetanei e con coloro che fanno parte della sua famiglia, egli acquisisce e scambia informazioni in una lingua che sia appropriata all’interlocutore e al contesto. In certi casi si userà la lingua dei segni in altri la lingua orale, in una delle sue modalità e a volte le due lingue in alternanza. -Relazionarsi culturalmente a due mondi attraverso il linguaggio, entrando progressivamente a far parte sia del mondo udente che del mondo sordo, identificandosi almeno in parte con quello udente (che è spesso quello di appartenenza dei genitori) e quello sordo. Il bambino dovrà sentirsi a suo agio in entrambi. Per meglio venire incontro a questi bisogni occorre approfondire la valenza dell’educazione bilingue. Il bilinguismo consiste nella conoscenza e nell’uso regolare di due o più lingue. Il bilinguismo nella modalità lingua dei segni-lingua orale è l’unico modo in cui il bambino sordo potrà soddisfare i suoi bisogni. Il bilinguismo del bambino sordo consiste nell’inclusione della Lingua dei segni e della lingua orale: per alcuni sarà prevalente la lingua dei segni, per altri la lingua orale, mentre altri troveranno un giusto equilibrio fra le due lingue diventando cosi a vari livelli bilingue e biculturale. In questo scenario la LIS assicura, essendo una lingua naturale, una comunicazione piena e completa che se acquisita con rapidità permette al bambino sordo e alla sua famiglia di comunicare precocemente e articolatamente. La lingua orale, nella sua modalità scritta e\o parlata è quella con la quale il bambino sordo verrà in contatto con la sua famiglia, i suoi amici e con tutti coloro che non conoscono la LIS. Nella modalità scritta sarà un mezzo importante per l’acquisizione del sapere. L’educazione bimodale invece utilizza l'Italiano Segnato (IS) e l'italiano segnato esatto (I.S.E.). Il bambino viene così esposto ad una unica lingua, l'italiano, trasmessa però contemporaneamente in due modalità: segni e parole. I segni seguono in tutto e per tutto sia la struttura dell'italiano che l'ordine delle parole nella frase. Bimodale significa doppia modalità e infatti in questa metodologia vengono utilizzate la modalità acustico-verbale, perchè si parla, e la modalità visivo-gestuale, perchè si segna, rispettando però la struttura della lingua vocale. L'utilizzo di un supporto gestuale è determinante per trasmettere informazioni maggiormente ricche, per una comunicazione affettivamente più naturale e per dare al bambino, quando non ha ancora strumenti vocali adeguati, la possibilità di fare richieste complesse, di trasmettere emozioni e stati d'animo, di comunicare esperienze, in sintesi di avere una comunicazione adeguata alla sua età. Con la stimolazione cognitivo-linguistica, si forniscono al bambino contenuti cognitivi e linguistici adeguati alla sua età tramite giochi, racconti, conversazioni e successivamente con la lettura e la scrittura. Il gesto non uccide la parola, ma al contrario può essere di aiuto nello sviluppo di una competenza linguistica scritta e parlata. D'altra parte, lo sfruttamento del residuo uditivo, l'apprendimento della lingua vocale e una buona lettura labiale, sono indispensabili per facilitare alla persona sorda gli scambi con la società udente e garantire una reale integrazione. L'acquisizione dei segni può diventare uno strumento importante per un apprendimento più corretto e funzionale della lingua parlata e scritta, per una sua migliore comprensione e produzione. La conoscenza e l'uso di un'altra lingua, ovvero quella dei segni, può avere una ricaduta positiva sull'altra, mentre conoscerne una sola delle due non è sufficiente. La conoscenza dei vantaggi e dei limiti di ogni metodo può permettere, in relazione agli specifici casi educativi, una scelta consapevole e la possibilità di una interconnessione efficace tra più metodi educativi. Concludendo è nostro dovere permettere al bambino sordo di crescere bilingue. Contare su una sola lingua, quella orale, confidando nel recente sviluppo di nuovi supporti tecnologici, pone un’ipoteca sul futuro del bambino sordo. Significa mettere a rischio lo sviluppo cognitivo e personale del bambino e negare il suo bisogno di relazionarsi culturalmente ai due mondi cui egli appartiene. Un contatto precoce con le due lingue darà al bambino più garanzie che il contatto con una sola lingua, qualunque sia il suo futuro e a qualunque mondo egli scelga di appartenere, in caso ne scegliesse solo uno. Nessuno si pente di conoscere varie lingue ma ci si può certamente pentire di non saperne abbastanza, specialmente quando è in gioco lo sviluppo personale. I bambini sordi impareranno se si renderà loro accessibile ciò che vogliamo che imparino.