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SLIDE 2
(G) L’Africa
Il continente africano si estende su una superficie di oltre 30 milioni di km. E’
bagnato a ovest dall’oceano Atlantico, a nord dal Mar Mediterraneo, a est dal
Mar Rosso e dall’oceano Indiano. Solo i 14 km dello Stretto di Gibilterra
separano il continente dall’ Europa. Le isole sono poco numerose. Le principali
sono: il Madagascar la più grande, nell’oceano Indiano, come le Comore e le
Seychelles; gli arcipelaghi di Madeira, Canarie, Capo Verde nell’oceano
Atlantico.
SLIDE 3
(C) Rilievo e idrografia
Il continente ha origini geologiche molto antiche. E’ costituito in gran parte da
un immenso tavolato, in cui si alternano altopiani e depressioni, rialzato ai
bordi. Qui si elevano due catene montuose: all’estremo est la catena
sudafricana con i Monti dei Draghi. Nella parte orientale del continente si
estende da sud a nord, per circa 5000 km, una depressione nota come Rift
Valley, affiancata da due montagne di origine vulcanica tra cui il Kilimangiaro,
il Kenia, il Ruwenzori. Altri rilievi sono costituiti da isolati da isolati massicci
vulcanici come l’Hoggar e il Tibesti nel Sahara. Il 40% del territorio è privo di
corsi d’acqua superficiali: le principali zone in cui essi mancano sono i deserti
del Sahara a nord e del Kalahari e Namib a sud. Il fiume più lungo è il Nilo che
scorre da nord a sud, sfociando con un grande delta nel Mediterraneo.
Nell’Atlantico si gettano molte regioni come Senegal, Congo. Nell’oceano
Indiano sfociano molti fiumi come lo Zambesi. Le depressioni della RIft Valley
sono occupate dai principali laghi come il lago Vittoria e il Turkana. In Africa
sono presenti anche molti bacini lacustri come acquitrini e paludi, dove molti
fiumi sfociano ad esempio il Ciad.
SLIDE 4
(G) Clima e ambiente
L’Africa è tagliata verso la metà dalla linea dell’equatore e questo determina
climi disposti per fasce parallele e simmetriche nei due emisferi in cui si
estende il continente. La zona equatoriale è caratterizzata da temperatura
molto elevata, intensa umidità e piogge quotidiane. La foresta pluviale è qui il
principale tipo di vegetazione. Così come la Savana con pochi alberi sparsi e
con una fauna di grandi mammiferi. Le due zone subequatoriali hanno
un’alternanza di una stagione secca e di una delle piogge. La quantità delle
precipitazioni diminuisce quindi prevale la steppa sempre più arida man mano
che si procede verso i deserti. I deserti sono caratterizzati da assenza di piogge
e da temperature elevatissime con una forte escursione termica. In alcune
zone la falda acquifera sale e si formano le oasi con la tipica vegetazione delle
palme da datteri.
SLIDE 4
(c) Demografia e società
La popolazione africana supera il miliardo e secondo le proiezioni salirà a quasi
2 miliardi nel 2050. L’Africa ha una distribuzione fortemente inuguale. Oltre la
metà vive nelle zone rurali ma negli ultimi decenni si è si assistito a un
processo di urbanizzazione che ha determinato la formazioni di metropoli con
milioni di abitanti. Accanto a questi importanti centri si estendono enormi
bidonville in cui si ammassa la popolazione povera che dalle campagne si
riversa nelle città alla ricerca di un modo per sopravvivere. Relativamente
migliore è la condizione socioeconomica dei paesi nordafricani favoriti dalla
disponibilità di petrolio e gas naturale e dall’avvio di un certo sviluppo
industriale e del Sudafrica che dopo la fine del regime dell’Apartheid è
divenuto il paese guida dello sviluppo nella regione centromeridionale.
Nonostante sia ricca di materie prime l’Africa subsahariana è la regione più
povera del mondo. Soffre la fame in media 1/3 della popolazione. Circa i 2/3
sono privi di acqua potabile. Le malattie della povertà (AIDS, diarrea,
tubercolosi, malaria) mietono ogni anno milioni di vittime, in gran parte tra
età inferiore ai 5 anni. Il tasso di analfabetismo è tra i più alti del mondo, in
media circa il 30% tra gli uomini e il 50% tra le donne. Oltre la metà dei
bambini non viene registrata alla nascita. L’unione Africana fondata nel 2002
in sostituzione dell’Organizzazione dell’Unità Africana, raggruppa tutti gli stati
del continente (tranne il Marocco). Essa si pone come obbiettivi l’integrazione
politica ed economica del continente, la promozione della democrazia, dei
diritti umani e dello sviluppo sostenibile. Per realizzare tali obbiettivi vi sono
però ancora enormi ostacoli da superare.
(G) L’Apartheid
Il termine “Apartheid” significa “separazione” e deriva dalla lingua dei boeri, i
primi colonizzatori di origine olandese, del Sudafrica, da sempre favorevoli ad
una politica razzistica. Essi costituivano la maggioranza della popolazione
bianca ed ebbero sin dall`inizio dell`Ottocento forti contrasti con gli inglesi
anche per una diversa concezione dei rapporti con gli indigeni. E’ nel secondo
dopoguerra che l’apartheid prende definitivamente forma con l’entrata in
vigore di una serie di leggi che negano ogni diritto politico, sociale ed
economico ai neri. L’Apartheid fu istituito in Sudafrica dal governo di etnia
bianca nel dopoguerra e rimase in vigore fino al 1990. Fu Steven Biko a
fondare nel 1970 la Coscienza Nera (Black Consciousness), movimento il cui
fine era quello di denunciare lo stato di angoscia e di frustrazione degli africani
neri e la loro perdita di libertà. Nelson Mandela fu il protagonista più noto del
movimento anti-apartheid. Condannato all'ergastolo nel 1964, premio Nobel
per la pace nel 1993, l'anno successivo fu eletto Presidente del Sudafrica
diventando il primo capo di stato di colore della sua nazione. L’Apartheid è
stato recentemente inserito nella lista dei crimini contro l`umanità che la
Corte Penale Internazionale può perseguire.
SLIDE 5 (G)
Africa settentrionale
Questa regione è anche detta Africa mediterranea dal nome del mare su cui si
affaccia, si estende dall’oceano Atlantico a ovest al mar Rosso e allo stato di
Israele a est. Essa comprende Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto. La
penetrazione araba del 7° sec le diede un’unificazione linguistica e culturale
con la lingua araba e la religione dell’islam. I primi tre stati fanno parte di una
subregione detta Maghreb (terra d’occidente in arabo). Tre differenti zone
caratterizzano la regione: lungo l’Atlantico e il Mediterraneo si estendono
tratti costieri pianeggianti, a nord ovest si levano la catena del Rift e quella
dell’Atlante che raggiunge la massima altitudine nel monte Toubkal, alle spalle
dell’Atlante e delle pianure costiere inizia il deserto del Sahara il più grande
del mondo con le sue aride distese di dune, ciottoli, rocce interrotto solo da
fertili oasi alimentate da acque sotterranee, a est la stretta e fertile valle del
Nilo separa il Sahara del deserto arabico. Il clima è mediterraneo a nord, nelle
altre zone è prevalentemente steppico e desertico. Grandi e popolose città si
sono sviluppate in questa regione fin dai tempi più antichi: in Marocco
Casablanca la capitale economica e finanziaria, Rabat la capitale politica, le
antiche città imperiali di Fes e Marrakech con le loro imponenti moschee, in
Algeria Algeri e Orano, in Tunisia Tunisi con i suoi imponenti resti di
monumenti romani, in Libia Tripoli e Bengasi con le vicine rovine delle citta
risalenti all’impero romano e la famosa Grande Moschea risalente al 9° sec. In
Egitto le grandi metropoli del Cairo e di Alessandria con le preziose
testimonianze di civiltà sviluppatesi nel corso di millenni. La principale
industria è quella estrattiva, il sottosuolo è ricco di petrolio e gas naturale in
Algeria, Libia, Tunisia, Egitto. Fosfati e vari tipi di metalli in Marocco. L’
industria di base comprende impianti petrolchimici, siderurgici e metallurgici.
Altre industrie sono quelle di trasformazione dei prodotti agricoli. L’agricoltura
produce cereali, olive, uva, agrumi, ortaggi, datteri, cotone. L’allevamento si
basa sugli ovini e caprini. Importante è il settore dell’artigianato. Un settore in
forte sviluppo fonte di ingenti entrate valutarie è quello del turismo.
Soprattutto in Egitto e Libia sono state realizzate o sono in via di realizzazione
grandi opere idrauliche. In Libia è stato costruito un acquedotto chiamato Il
Grande fiume artificiale che trasporta fin sulla costa l’acqua estratta a mille
metri di profondità nel deserto. Le condizioni di vita della popolazione di
questa regione sono complessivamente migliorati in confronto a quella della
maggior parte dell’Africa ma persistono notevoli problemi sociali. Ciò
determina nei giovani una forte spinta all’emigrazione verso l’altra sponda del
Mediterraneo verso i paesi europei. Come il resto del continente anche l’Africa
settentrionale subì l’occupazione coloniale da parte dei paesi europei. La
Francia s’impadronì dell’Algeria nel 1830 poi della Tunisia e del Marocco, la
Gran Bretagna si insediò in Egitto, l’Italia occupò la Libia nel 1911. Dopo la fine
della seconda Guerra Mondiale i paesi dell’area riuscirono ad ottenere
l’indipendenza. L’Algeria dovette combattere per 8 anni dal 1954 al 1962
prima di riuscire a liberarsi. La repressione delle truppe francesi era costata
agli algerini circa un milione di morti.
(C) Decolonizzazione dell’Africa
Nel dopoguerra si avviò un processo di decolonizzazione che si estese
dall'Asia all'Africa, dove nel 1960 ben sedici stati ottennero l'indipendenza, in
alcune occasioni fu indolore, in altri casi costò numerose vittime. Nel 1939,
allo scoppio della guerra, ben un terzo della popolazione mondiale era
sottomesso alle potenze coloniali e solo tre stati in Africa e tre in Asia erano
indipendenti. La politica adottata nel governare questi paesi da parte delle
grandi nazioni, era di tipo assolutistico con l'unico intento di depredare le
terre di queste povere popolazioni senza riconoscere loro nessun diritto.
Nell'Africa del nord e nel Medio Oriente, nel 1944, nasce la Lega araba, il cui
obiettivo primario era l'indipendenza. In Algeria la lotta per l'indipendenza
comportò le maggiori difficoltà, sia perché la Francia, memore dell'esperienza
in Vietnam, adottò metodi di lotta anti - guerriglia più "efficaci", ricorrendo a
rastrellamenti, trasferimenti di intere popolazioni e sistemi repressivi che non
esclusero la tortura; sia perché il Fronte di liberazione nazionale non esitò a
ricorrere a metodi cruenti di guerriglia urbana e al terrorismo. Nel resto
dell'Africa la conquista dell'indipendenza è avvenuta più tardi e senza
apparenti traumi immediati: circa quaranta stati l'ottennero tra il 1957 e il
1967; le regioni soggette al Portogallo vi giunsero dopo il 1974 in seguito alla
"rivoluzione dei garofani" che ristabilì in quel paese la democrazia. Ma
nell'Africa nera, a causa dell'assenza di una lingua e di una religione comune, il
dominio occidentale era risultato più devastante che altrove, perché aveva
esasperato le lotte tribali e aveva creato stati non corrispondenti alle realtà
etniche e sociali. La fragilità delle istituzioni sorte dopo l'indipendenza e la
corruzione dei governanti hanno perpetuato forme neocoloniali di
subordinazione e sfruttamento che sono tuttora causa di guerra e miseria.
Caso a sé è la decolonizzazione dei "regimi bianchi" in Rhodesia e Sudafrica,
dove la politica antirazziale dell'Onu ha lentamente impegnato i bianchi a
riconoscere i diritti civili alle popolazioni 'nere'. Artefice della lotta politica in
Sudafrica fu l'African National Congress, il cui leader, Nelson Mandela, agli
inizi degli anni novanta è stato eletto presidente dello stato.
(G) Primavera araba
Con “primavera araba” si intende l’insieme dei movimenti, delle proteste e
delle rivoluzioni che dalla Tunisia si sono estese al Nord Africa e al Medio
Oriente e, più recentemente, anche al Corno d’Africa. Non esiste un’immagine
che la possa rappresentare: i media di tutto il mondo ne hanno parlato e
l’evento mediatico si è consumato in qualche mese, mentre quello politico è
ancora vivo. In molti ricorderanno soprattutto i filmati: piazze stracolme di
gente, scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, caduta (o fuga) di capi di
governo, ministri e personaggi politici dei regimi contestati. Ogni paese ha
fatto un percorso diverso e ciascuno ha una sua icona (un fermo-immagine, un
evento, un leader positivo o negativo). La molteplicità di fotografie è anche
dovuta al mezzo di comunicazione che la “primavera araba” ha preferito (per
molti motivi, alcuni ovvi, che in questa sede non verranno analizzati): internet
e, in particolare, i social network che hanno consentito da una parte
l’organizzazione del movimento e dall’altra la possibilità di far conoscere al
mondo quello che stava avvenendo. Per questo è stata selezionata una
fotografia che rendesse evidente il contesto arabo (dalla fisionomia delle
persone ritratte) e il motivo che ha spinto inizialmente le persone in Tunisia a
scendere in piazza: l’aumento del pane.
SLIDE 6 (C)
Africa del Sahel
Questa regione che si estende dalle ultime propaggini del deserto del Sahara
fino alle savane della fascia equatoriale fu chiamata dagli arabi Sahel (bordo).
A ovest si affaccia sull’oceano Atlantico e a est arriva fino al mar Rosso e al
Corno d’Africa. Ne fanno parte 6 stati Mauritania, Mali Burkina Faso, Niger,
Ciad e Sudan. La regione dove piove solo nel periodo estivo è stata soggetta
negli ultimi decenni a una crescente desertificazione. Una delle prove più
evidenti è il restringimento del lago Ciad. La superficie di questo bacino di
acqua dolce alimentato da vari fiumi e sorgenti sotterranee si è ridotta a un
decimo nel giro di vent’anni. La pressione antropica sulle sue rive su cui si
concentrano oltre 20 milioni di abitanti le diminuite precipitazioni e il prelievo
massiccio di acqua per l’irrigazione rischiano di ridurlo ad uno sterile
acquitrino. Il processo di desertificazione è aggravato dalla diffusione delle
monocolture di cotone, arachidi e canna da zucchero, tabacco, destinate
all’esportazione. Queste piantagioni occupano le terre migliori consumano
acqua in quantità avvelenano il terreno con un massiccio uso di pesticidi e
quando il terreno diventa sterile si spostano in altre terre fertili sottraendole
all’uso della popolazione. La popolazione che abita in maggioranza nelle zone
rurali è tra le più povere d’Africa. A ridosso del Sahara vivono pastori e
allevatori nomadi che a causa della desertificazione hanno visto il ridursi del
loro bestiame e sono stati soggetti a carestie e migrazioni. Nella parte
meridionale della regione l’esistenza di grandi fiumi come il Senegal, Niger,
Chari, Nilo permette un’agricoltura di sussistenza e la pesca alle popolazioni
dei villaggi lungo le rive. L’industria poco sviluppata si limita a impianti tessili
cementifici e fabbriche alimentari per la produzione di olio, zucchero e
conserve. Il commercio è ostacolato dalla carenza di vie di comunicazione.
Anche questa regione fu sottoposta al dominio coloniale delle potenze
europee. Tra la fine dell’800’ e gli inizi del 900’ l’intera regione del Sahel fu
occupata dalla Francia; il Sudan il paese più popoloso cadde sotto il dominio
britannico. Quando gli stati del Sahel divennero indipendenti tra il 1956 e il
1960 le condizioni di vita della maggioranza della popolazione non
migliorarono. Il fatto che i confini del Sahel sono stati tracciati nel periodo
della spartizione coloniale ha alimentato dopo l’indipendenza rivendicazioni
reciproche spesso sfociate in scontri armati. A ciò si è aggiunta l’ingerenza
degli ex stati coloniali che hanno fatto leva sulle differenze etniche, religiose,
culturali di questi popoli per mantenere il controllo economico sulle risorse del
sottosuolo. Regimi dittatoriali si sono susseguiti a frequenti colpi di stato
militari.
SLIDE 7 (C)
Africa occidentale
L’Africa occidentale comprende i paesi che formano un grande arco a sud del
Sahel e si affacciano sull’Atlantico e sul golfo di Guinea (che è un’ampia
insenatura dello stesso oceano). Essi sono da ovest a est: Senegal, Gambia,
Guinea Bissau, Guinea, Sierra Leone, Liberia, Costa d’Avorio, Ghana, Togo,
Benin, Nigeria. Fa parte di questa regione anche Capo Verde nell’arcipelago di
fronte alle coste del Senegal. Il territorio è costituito all’interno da una serie di
altopiani da cui si elevano massicci isolati. Verso sud si estende una fascia
pianeggiante attraversata da numerosi corsi d’acqua. La parte settentrionale è
piuttosto arida e soggetta a ricorrenti siccità, a sud invece il clima è caldo e
umido le piogge estive sono abbondanti ance di tipo monsonico. Le piogge
sono particolarmente abbondanti in Liberia e Nigeria. Da nord a sud la
vegetazione passa dalla steppa alla savana con i tipici alberi ai baobab fino alla
densa foresta pluviale che costeggia i fiumi. I fiumi sono lunghi e ricchi di
acque. Per esempio il Niger è il terzo fiume dell’Africa come lunghezza e sfocia
nel golfo di Guinea con un grande delta. Il sottosuolo della regione è ricco di
risorse per esempio oro e diamanti si possono trovare in Sierra Leone e Costa
d’Avorio, è anche ricca di petrolio come in Nigeria e Benin, fosfati in Senegal e
Togo ed infine la bauxite in Guinea.ma dallo sfruttamento di queste risorse
poco o nulla arriva alla popolazione dato che i proventi vengono spartiti tra
multinazionali e governanti corrotti. Lo stesso avviene per il legname pregiato.
Le terre più fertili sono riservate alle monocolture di cacao, ananas, arachidi,
cotone destinate all’esportazione. La Costa d’Avorio è il maggiore produttore
mondiale di cacao. La maggior parte del cacao viene però prodotta da milioni
di piccoli coltivatori che sono costretti a vendere a poche multinazionali con
continui ribassi. Però viene ampiamente sfruttato il lavoro infantile che in
diversi casi assume le caratteristiche di una vera schiavitù. Le attività
industriali sono fondamentalmente quelle estrattive, portuali, raffinazione. Le
altre si limitano a stabilimenti per la lavorazione di prodotti. Da questa
regione durante la tratta transatlantica degli schiavi venne deportato il
maggior numero di giovani uomini e donne costretti a lavorare in condizioni
durissime nelle colonie americane delle potenze europee. Gli stati della
regione conquistarono l’indipendenza tra il 1958 e il 1975. Però non è
terminata la loro dipendenza dalle potenze ex coloniali e da altre grandi
potenze, che non hanno mai cessato di infierire nella loro economia e nella
loro politica. La lotta per il controllo delle risorse della regione ha provocato
forte instabilità: colpi di stato, guerre civili, secessioni, assassini di sponenti
politici dittature basate su corruzione e violenza.
SLIDE 8 (G)
Africa orientale
Questa regione denominata anche Corno d’Africa è una grande penisola
triangolare nella quale si trovano quattro stati: Eritrea, Etiopia, Gibuti,
Somalia. Confina con Sudan e Kenia e si affaccia sul mar Rosso, sul golfo di
Aden e l’oceano Indiano. La regione è dominata dall’acrocoro etiopico (un
vasto altopiano). Dal lago Tana che si trova sull’acrocoro, nasce il Nilo Azzurro
uno dei rami sorgentizi del Nilo. Due altri fiumi sfociano nell’oceano Indiano in
territorio somalo: il Giuba e l’Uebi Scebeli. Una regione dove le acque
evaporano prima di giungere al mare è la Dancalia, una vasta depressione
estesa tra Eritrea, Etiopia, Gibuti. Il clima varia a seconda dell’altitudine: mite
sugli altopiani, caldo e umido sulle coste, arido e caldissimo nelle depressioni.
Le piogge sono stagionali (da giugno a settembre) e copiose sugli altopiani; le
zone costiere sono aride. La popolazione vive in maggioranza nei villaggi e si
dedica a un agricoltura di sussistenza. L’allevamento è stanziale negli
altopiani, la pastorizia è praticata nelle zone più basse. Nei territori irrigati è
sviluppata la coltivazione industriale del caffè, pianta originaria della regione,
cereali, patate, legumi sono alla base dell’alimentazione locale.
L’alimentazione è molto limitata, composta soprattutto da fabbriche tessili,
alimentari e cementifici. La maggior città è Addis Abeba, capitale dell’Etiopia.
Le religioni sono la musulmana e la cristiana ortodossa copta. Nel 1918
l’Eritrea devenne la prima colonia italiana. Nello stesso periodo italiani e
inglesi si spartirono la Somalia mentre i francesi occuparono Gibuti. L’Etiopia
rimase indipendente ma nel 1935 fu occupata dalle truppe italiane e ridotta
allo stato coloniale. Nel 1941 essa riacquistava l’indipendenza grazie alle
truppe inglesi. Il piccolo stato di Gibuti si è liberato dalla tutela francese nel
1977 ma ora è sede di una base militare francese e statunitense.
SLIDE 9 (G)
Africa equatoriale
L’africa equatoriale comprende un vasto territorio tagliato dalla linea
dell’equatore e affacciato su due oceani, l’Atlantico a ovest e l’Indiano a est.
Gli stati che ne fanno parte sono: Camerun, Repubblica Centroafricana, Guinea
equatoriale, Sao Tomè e principe, Gabon, Repubblica del Congo, Repubblica
Democratica del Congo, Uganda, Kenya, Ruanda, Burundi, Tanzania,
Seychelles. Il centro del territorio è occupato dal fiume Congo il centro del
territorio è occupato dal fiume Congo e dal suo immenso bacino idrografico
secondo a quello del Pio delle Amazzoni. Dalle montagne del Burundi nasce il
Kagera ramo sorgentizio del Nilo che si immette nel lago Vittoria uscendone
con il nome di Nilo Vittoria. Procedendo verso est si trovano i due rami della
Rift Valley che taglia verticalmente il territorio e nella quale trovano spazio i
grandi laghi tra i quali il Vittoria e il Turkana. Il lago Vittoria più vasto del
continente. Qui si elevano le montagne più alte dell’Africa come la catena del
Ruwenzori, il Kenya, il Kilimangiaro. Nel bacino del Congo e sulle coste il clima
è caldo e umido: qui si trova la più vasta estensione di foresta pluviale dopo
quella amazzonica, insieme a zone paludose. La regione possiede grande
abbondanza di risorse naturali: terre fertili, grandi fiumi e laghi ricchi di acque
e di pesci, dense foreste fornitrici di legni pregiati; un sottosuolo molto ricco
per la presenza di oro, diamanti e altre risorse. Nonostante teli risorse la
stragrande maggioranza della popolazione è poverissima ed esposta alle
malattie infettive: malaria, febbre gialla, colera, lebbra, AIDS. La superficie
agricola è in gran parte riservata alle colture per l’esportazione: cacao,
arachidi, caffè, frutta tropicale, tabacco, canna da zucchero. In questa regione
le industrie nazionali sono poco sviluppate e limitate al tessile, al cemento,
all’alimentare. La produzione di legname pregiato per l’esportazione che
provoca la distruzione di grandi aree forestali e l’estrazione del petrolio e di
minerali preziosi sono in mano a multinazionali straniere che spartiscono
parte dei loro grossi profitti con le caste al potere.
SLIDE 10 (C)
Africa meridionale
L’Africa meridionale detta anche australe comprende un vasto territorio
affacciato sugli oceani Atlantico e Indiano una grande isola e due arcipelaghi
nell’oceano Indiano. Fanno parte della regine 13 stati: Angola, Zambia,
Malawi, Zimbabwe, Mozambico, Comore, Madagascar, Maurizio, Namibia,
Botswana, Swaziland, Lesotho e Sudafrica. Il territorio continentale è
costituito da vasti altopiani. Un ampia zona centrale è occupata dal deserto di
sabbie rosse del Kalahari. Parallelo alla costa occidentale si allinea il deserto
più piccolo del Namib. Tre grandi fiumi ricchi di acque e di affluenti
attraversano la regione, lo Zambesi e il Limpopo che si gettano nell’oceano
Indiano e l’Orange che si getta nell’Atlantico. Nel loro percorso sono interrotti
da rapide e cascate fra cui le cascate Vittoria al confine tra Zambia e
Zimbabwe. Il lago Malawi, il terzo dell’Africa, occupa la sezione meridionale
della Rift Valley. Di fronte al Mozambico si estende la grande isola del
Madagascar, la maggiore dell’Africa. La foresta pluviale che un tempo
ricopriva gran parte dell’isola, resta oggi solo sul versante orientale poiché è
stata ampiamente distrutta dalle attività umane. L’Africa meridionale è una
regione ricchissima di risorse minerali come diamanti, oro, rame, amianto,
nikel, ferro, uranio, carbone. Ha anche una sviluppata agricoltura di
piantagione che produce canna da zucchero, banane, tabacco, cotone.
Nonostante ciò la povertà è diffusa nella regione. Dominante anche in questa
regione è il ruolo delle multinazionali comprese quelle sudafricane.