L`eredità del Risorgimento

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Per le classi 4A e 4B Sirio
(spero che questa lezione, che ho preparato per voi, possa esservi d’aiuto per avere un quadro
più completo del periodo preso in esame)
IL PENSIERO DELL’OTTOCENTO - I MOTI DEL 20 E DEL 30 - IL 48
L’idea che le nazioni debbano essere libere nelle loro scelte e che sia il popolo a determinare la
struttura governativa del proprio paese, si è affermata nel corso dell’800 attraverso un percorso
lungo e faticoso.
L’assetto geopolitico che il Congresso di Vienna aveva dato all’Europa nel 1815, non rispondeva a
questi principi. Le potenze che avevano sconfitto Napoleone, volevano cancellare i diritti acquisiti
negli ultimi 25 anni ma il tentativo di restaurare l’ancien regime, risultò irrealizzabile. La Riv.
Francese aveva modificato profondamente il continente sia dal punto di vista sociale che politico;
impossibile quindi il ritorno alla situazione antecedente al 1789.
Anche se la storiografia più recente ha rivalutato l’opera svolta dal Congresso di Vienna, è
indubbio, che il Congresso, nella figura del Metternich, il vero regista della restaurazione, non
abbia rispettato il principio di nazionalità.
Nel corso dell’800 inoltre i valori rivoluzionari di uguaglianza, fraternità e libertà, concorsero a
fondare l’idea di nazione, nonché ad affermare l’idea di una coscienza nazionale capace di
superare le tradizioni locali e di unificare un popolo. Si diffuse contemporaneamente il principio
rivoluzionario che vedeva nel popolo il fondamento della sovranità dello Stato.
Nell’antico regime lo Stato coincideva con il monarca, ora invece lo Stato diventa nazione, cioè
unità politica di un popolo.
A diffondere l’idea di nazione contribuì enormemente il dibattito risorgimentale, cioè la polemica
che si sviluppò circa i mezzi da impiegare per il raggiungimento degli obiettivi sopra indicati.
Due furono le principali ideologie che si contrapposero.
La prima in ordine cronologico fu il liberalismo nato dal pensiero di Locke, Montesquieu e Smith.
Secondo questa forma di pensiero, la libertà individuale consente ad ognuno di ricercare la felicità.
Il potere dello Stato è limitato e tali limiti devono essere indicati dalla Costituzione. Garanzia
fondamentale contro il dispotismo, è la divisione dei poteri. Lo Stato garantisce inoltre le libertà
pubbliche ( d’opinione, stampa, associazione ecc.)e non interviene nella vita economica né sulla
disuguaglianza sociale. Secondo i liberali il voto non è un diritto ma lo strumento attraverso cui si
partecipa alla vita dello Stato: chi non possiede nulla non ha nulla da amministrare. Non si è
tuttavia esclusi da tale diritto per motivi di nascita, come era nell’antico regime, ma tutti vi
possono accedere raggiungendo il censo richiesto ( suffragio censitario) .
Il valore della libertà, fu riconosciuto anche dai cattolici liberali che ritenevano compatibili gli ideali
della rivoluzione con il messaggio cristiano. Secondo i cattolici liberali la Chiesa doveva accettare la
sfida della modernità in particolare doveva riconoscere il valore della libertà religiosa e della
separazione tra chiesa e Stato. Appartenne a questa corrente di pensiero Alessandro Manzoni.
In questo panorama non si deve dimenticare l’importante ruolo che ebbe “Il Conciliatore”, una
rivista periodica milanese che mirava a formare un’opinione pubblica moderata , borghese e
liberale . Il Berchet, Pellico e tanti altri intellettuali italiani, parteciparono ,attraverso questa
rivista, al dibattito in atto. E proprio per questo, Il Conciliatore fu chiuso per le pressioni della
polizia.
La seconda ideologia che animò il dibattito di questi anni, fu il pensiero democratico. Democrazia
deriva dal greco e significa governo del popolo. La democrazia quindi è il regime fondato sulla
sovranità popolare e in questo senso il padre di questa dottrina fu Rousseau al quale si
associarono successivamente Bentham e Mill. A differenza dei liberali, i democratici sostennero
l’uguaglianza politica e il suffragio universale. Lo Stato deve garantire l’istruzione a tutti, e
moderare le ingiustizie sociali. Per questo motivo il movimento democratico fu osteggiato
dall’elite economica e politica ed espresse piuttosto le posizioni progressiste della media e piccola
borghesia.
L’800 fu anche il secolo in cui nacquero le idee socialiste. I socialisti ricercavano una società giusta,
una equa distribuzione della proprietà e della ricchezza. Per loro occorreva la limitazione della
proprietà privata, la solidarietà tra i lavoratori contro l’individualismo liberale.
Analizziamo ora , più nello specifico, come si sviluppò in Italia tale dibattito che fu alla base del
nostro Risorgimento.
In Italia i moderati che si ispirarono alle idee liberali furono principalmente GIOBERTI, BALBO,
D’AZEGLIO, e il CONTE CAVOUR.
Gioberti, sacerdote torinese, auspicava la costituzione di una confederazione tra gli Stati italiani
presieduta dal Papa e sostenuta militarmente dal Regno di Sardegna.Il primato degli italiani
derivava dall’essere l’Italia sede del Papato e dall’averne condiviso per secoli la missione
civilizzatrice. Questa proposta venne definita neoguelfa con allusione alla posizione filo papale dei
guefi medievali.
Cesare Balbo poneva invece il problema trascurato da Gioberti della presenza in Italia dell’Impero
asburgico e si augurava che un’attenta azione diplomatica piemontese spostasse gli interessi
dell’Austria verso i Balcani, lasciando libere le terre italiane. Come Gioberti , Balbo auspicava una
confederazione italiana ma sotto la guida dei Savoia.
IL primo ministro del Regno di Sardegna M: D’Azeglio proponeva un intervento diplomatico e
militare del Regno di Sardegna per giungere all’unità del paese che vedeva poi guidato da una
monarchia.
Ma l’esponente più significativo dei filo sabaudi e fulcro della politica risorgimentale italiana fu
Camillo Benso Conte di Cavour: colui che in concreto seppe individuare la via per giungere
all’unità dell’Italia. Convinto liberale , C. guardava come modello di Stato alla G.B. di cui ammirava
l’efficiente monarchia e lo sviluppo economico raggiunto grazie alla rivoluzione industriale.
Dell’arretratezza politica e culturale italiana temeva soprattutto il conservatorismo reazionario dei
sovrani e l’ingerenza della Chiesa. “Libera Chiesa in libero Stato” questo doveva essere il rapporto
tra Stato e Chiesa nel senso che lo Stato doveva consentire a tutti la volontà di professare la
propria fede ma la Chiesa non doveva rivendicare nessun privilegio. Come D’Azeglio, proponeva
un intervento diplomatico e militare del Regno di Sardegna per giungere all’unità del paese che
vedeva poi guidato dai Savoia.
Tra i democratici l’esponente più importante fu sicuramente Giuseppe Mazzini che nei 1831
fondò LA GIOVINE ITALIA, affinchè l’Italia diventasse “una, libera, indipendente e repubblicana”. I
motti del M. erano:
“pensiero e azione” in base al quale il pensiero teorico non poteva essere disgiunto dall’azione
concreta.
“Educazione e insurrezione”: la popolazione andava istruita sulla causa dell’indipendenza e spinta
all’insurrezione.
“Dio e popolo”: secondo M. gli individui e i popoli erano chiamati da dIo a contribuire al bene
dell’umanità. M. influenzato dalla religiosità romantica(e lontano da quella cristiana), identificava
Dio con lo spirito presente nella storia.
I limiti maggiori del suo pensiero si rivelarono proprio nell’azione: tutte le insurrezioni che vennero
tentate in quegli anni fallirono.
Vicino a Mazzini nell’auspicare per l’Italia l’avvento di una Repubblica, fu il milanese Carlo
Cattaneo ma a differenza del pensatore genovese, riteneva assurdo il ricorso allo spiritualismo e
alla missione storica dell’Italia. Soprattutto non condivideva l’obiettivo di costituire uno Stato
centralizzato al contrario si doveva puntare a una repubblica federale.
Veniamo ora ai fatti.
Il rifiuto della Restaurazione si manifestò clamorosamente negli anni 20/30 attraverso due ondate
di moti insurrezionali che coinvolsero molti paesi europei e l’America latina.
Nell’età della restaurazione il dissenso politico era vietato o sottoposto a gravi limitazioni in quasi
in tutta Europa. Per questa ragione il principale strumento di lotta politica fu costituito dalle
società segrete. Sul modello della massoneria era organizzata la Carboneria presente in Italia e in
Spagna; fu la più importante società segreta di questo periodo. Si trattava di una organizzazione
con rigide strutture gerarchiche e clandestine il cui metodo di lotta consisteva generalmente
nell’organizzare delle insurrezioni che obbligassero il sovrano a concedere la costituzione.
Il limite principale delle società segrete e in particolare della carboneria consistette proprio nella
segretezza dei programmi e degli iscritti; ciò costituiva, come tra l’altro riteneva Mazzini, un
errore strategico gravissimo perché rendeva impossibile il coinvolgimento popolare e ne costituì il
principale motivo del loro fallimento.
Merito delle società segrete fu comunque quello di tenere vivi gli ideali della rivoluzione francese
in un contesto di dura repressione da parte dei sovrani europei.
La prima ondata rivoluzionaria prese il via nel 1820 da uno dei paesi dove la restaurazione era
stata più brutale: la Spagna. Ferdinando 7° fu costretto a ripristinare la Costituzione di Cadice
del1812, una costituzione liberale che sarebbe diventata il punto di riferimento per i successivi
moti.
Le insurrezioni dalla Spagna si diffusero in tutta Europa. Nel Regno delle due Sicilie la rivolta
scoppiò a Nola e si diffuse tra l’esercito. In Piemonte insorse la guarnigione di Alessandria e
Vittorio Emanuele 1 abdicò in favore del fratello Carlo Felice; in attesa che questi tornasse da
Modena, Carlo Alberto in qualità di reggente concesse la Costituzione.
Difronte all’ondata rivoluzionarie, la Santa Alleanza, secondo il principio di intervento, inviò i
propri eserciti a combattere gli insorti nei vari paesi europei, sconfiggendoli.
L’unico successo di questi moti fu l’indipendenza della Grecia dai Turchi.
Solo la G.B. rispose ai problemi politici e sociali con riforme. IN questo paese fu consentita
l’organizzazione di sindacati operai e una riforma elettorale che aumentò il numero degli elettori,
senza però arrivare al suffragio universale richiesto dai democratici.
La seconda ondata rivoluzionaria avvenne negli anni trenta. In Francia CarloX divenuto re, cercò
di restaurare l’assolutismo e tentò un colpo di stato. Il popolo parigino insorse (le tre gloriose
giornate) e la borghesia per evitare degenerazioni della rivolta, offrì la corona a Luigi Filippo
d’Orlelans che dovette accettare la limitazione costituzionale del proprio potere.
Nel 1830 anche in Belgio scoppiò una rivolta che portò alla sua indipendenza.
Nel Centro Italia ( Emilia, Toscana e Stato pontificio) una rivolta creò un Governo Provvisorio delle
Province Unite. La Francia, ormai contraria a interventi fuori dai propri confini, rifiutò di sostenere
l’operazione e le truppe austriache repressero la rivolta.
Emerse quindi con chiarezza che il successo di queste iniziative non potevano prescindere da due
fattori: un quadro internazionale favorevole, o almeno non ostile, e una vasta partecipazione
popolare.
Gli anni 40 dell’800 furono un periodo di crescente crisi che fece esplodere nel ’48 un’ondata
rivoluzionaria senza precedenti per ampiezza e intensità. Tutte le rivolte esplose a Parigi, Vienna,
Berlino, Budapest e Praga finirono con la repressione e il fallimento. In Italia Venezia sull’es. di
Vienna , insorse è proclamò una Repubblica dal governo provvisorio. Anche Milano insorse ( le
famose cinque giornate)e cacciò le truppe austriache di Radetzky. Poi la protesta si estese fuoi dai
confini dell’Impero asburgico, nei ducati di Parma e di Modena dove vennero instaurati dei governi
provvisori. Molti premevano per l’intervento di Carlo Alberto di Savoia il quale dichiarò guerra
all’Austria allo scopo di acquisire nuovi territori e impedire che l’iniziativa indipendentista fosse
condotta dai democratici e dai repubblicani. Per lo stesso motivo Pio IX, Leopoldo di Toscana e
Ferdinando II di Napoli inviarono truppe in aiuto di Carlo Albert. La guerra assunse così un
carattere federale. Dopo le sconfitte di Goito e Pastrengo, gli Austriaci si asseragliarono nella zona
del “quadrilatero. Sotto la minaccia di uno scisma da parte dell’Austria, Pio IX si ritirò dal conflitto
seguito ad Leopoldo II e da Ferdinando II. Pur rimasto solo Carlo Alberto vinse diverse battaglie
(Curtatone, Montanara, Goito e Peschiera. Milano, Parma, Modena e Venezia furono annesse al
Regno di Sardegna. Gli Austriaci però ebbero il tempo di reagire e sconfissero le truppe piemontesi
a Custoza. Con l’armistizio di Vignale si chiuse la prima fase della guerra.I patrioti non accettarono
la sconfitta e una nuova ondata di protesta percorse la penisola. Nello Stato pontificio, fuggito il
papa, venne costituita la Repubblica romana guidata da un triumvirato: Mazzini, Armellini e Saffi.
Carlo Alberto decise di riprendere il conflitto con l’Austria ma il suo esercito fu pesantemente
sconfitto a Novara.Il sovrano sabaudo abdicò a favore del figlio Vittorio Emanuele II e con
l’armistizio di Vignale il Regno di Sardegna, tornò ai precedenti confini.
Finiva così la prima guerra d’indipendenza: dal punto di vista territoriale nulla era cambiato
rispetto al 1815, tuttavia era ormai chiaro che all’Europa dei re si stava sostituendo l’Europa
delle nazioni.
L’eredità del Risorgimento
1.L’idea di nazione: Nel corso dell’800 inoltre i valori rivoluzionari di uguaglianza, fraternità e libertà,
concorsero a fondare l’idea di nazione, nonché ad affermare l’idea di una coscienza nazionale capace di
superare le tradizioni locali e di unificare un popolo. Si diffuse contemporaneamente il principio
rivoluzionario che vedeva nel popolo il fondamento della sovranità dello Stato. Nell’antico regime lo Stato
coincideva con il monarca, ora invece lo Stato diventa nazione, cioè unità politica di un popolo.
2. L’idea che le nazioni debbano essere libere nelle loro scelte e che sia il popolo a determinare la struttura
governativa del proprio paese.
3. Sentimento patrio inteso come identità nazionale di un popolo libero.
4. La bandiera tricolore e l’inno che sono i simboli della libertà faticosamente conquistata.
5. Partecipazione popolare molto vasta.
6. La formazione di corpi volontari
7. La propaganda e la mobilitazione popolare. (vedi Mazzini).
8. Per la prima volta settori della popolazione rurale si schiera a favore del liberismo e della nazion
La Prof !!
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