Estratti dal libro “Fisicità e ontologia. Il rapporto critico tra fisica nucleare e Ontopsicologia” 2011 by Psicologica Editrice Psicologica Editrice di Tonino Meneghetti Via San Sebastiano 130 00065 Fiano Romano, RM - Italy Tel. +39 0765 45.53.47 Fax +39 0765 20.71.31 e-mail: [email protected] http://www.psicoedit.com http://www.ontopsicologia.org ISBN 978-88-89391-97-6 Questo libro raccoglie le conferenze tenute dall’autore durante la Summer University of Ontopsychology “Ontologia e società” (Valle d’Assisi, 13-23 agosto 2010) alla presenza di circa cinquecento partecipanti (psicologi, imprenditori, accademici, professionisti, docenti universitari, politici, studenti, etc.), provenienti in particolar modo da Brasile, Federazione Russa, Italia, Kazakhstan, Paesi Baltici, Ucraina. L’evento è stato organizzato dalle Associazioni Internazionale, Slava, Brasiliana ed Europea di Ontopsicologia, con l’Adesione del Presidente della Repubblica Italiana ed il patrocinio di: Senato della Repubblica, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Umbria, Provincia di Perugia, Comune di Assisi, Università degli Studi di Roma “Sapienza” (Facoltà di Sociologia), Università degli Studi di Perugia, Università Statale di San Pietroburgo (Russia), Antonio Meneghetti Faculdade (Brasile). I temi trattati sono stati volti alla ricerca del punto in cui fisica nucleare e filosofia ontologica si incrociano in interrogativi convergenti: che cos’è la materia? Ma soprattutto, che cosa c’è prima della materia stessa? Sono stati quindi delineati i modi di trasmissione e comunicazione dell’energia, a iniziare dall’energia psichica. REALTÀ MOLECOLARE E FORME D’ASSEMBLAGGIO DEL CORPUSCOLARE ONDULATORIO ALL’ORGANICO L’Ontopsicologia è molto più avanti delle altre scienze, in cui troppo spesso viene data enfasi a strutture ideologico-religiose che “prestampano”. Ad esempio, consideriamo la psicanalisi ortodossa. Freud analizzava tutto, ma non ha mai esaminato il rapporto fra lui e sua madre. Ha discusso le mamme di tutti, ma la sua non l’ha mai toccata. Questo l’ho rilevato dall’analisi che ho condotto sui 1 sogni che Freud scrive di se stesso. L’Ontopsicologia è molto più avanti della psicanalisi in quanto ha scoperto il codice onirico che la natura usa: la “meccanica” inizialmente è freudiana, però lo specifico del processo ontopsicologico è raggiungere il dato sicuro, che fa evidenza, consentendo la reversibilità tra idea ed azione, tra immagine ed oggetto. In altre scienze non si riscontra questa reversibilità sperimentale. Quindi non parlo di una reversibilità soltanto filosofica, ma di una reversibilità concreta, scientifica, cioè neuronica, molecolare, atomica, subatomica, etc. Oggi, inizio un nuovo fronte: entro nella fisica nucleare, con la competenza che nessun altro scienziato ha mai avuto fino ad oggi su ciò che è l’analisi del comportamento dell’energia elementare. Questo è reso possibile dalla scoperta e comprensione di ciò che ho definito “campo semantico”: trasduzione informatica senza spostamento di energia1. È la forma che esiste prima del materico. Ogni forma esistente – che sia corpuscolare, ondulare, strumentale, etc. – dal momento che esiste, non può esistere senza una forma. Per cui, quando conosciamo qualcosa, ne cogliamo la contemporaneità tra materia e forma. Non conosciamo la forma senza la sua materia: la forma la distinguiamo per capacità intellettiva, ma in natura non esiste una forma senza il proprio corpus. Il campo semantico rivela l’esistenza di fonti informazionali che emanano segnali globali, che si rivelano solo quando sono ricevuti e quindi si attivano e fenomenizzano forma e materia. Globali perché si attivano in luogo intenzionato con specifica azione interna ed effetto esterno. Con la concezione del campo semantico, sono arrivato a capire l’informazione in sé. Oggi, dopo tanti anni (dalla prima esposizione pubblica nel 1976), riprendo l’apertura di questo linguaggio. L’Ontopsicologia è specifica per scienziati, affinché portino una evoluzione a vantaggio dell’umano. In tal senso, parlare di “ontologia” è una provocazione, ma anche una proposta di far vedere come procede l’atomo. Si cerca sempre la famosa “particella di dio”, che però non si scoprirà mai, perché non esiste: il segreto sta nella informazione2. Io posso capire l’informazione, “asciugando”, ovvero essenzializzando il concetto di informazione senza il significato. In ambito cattolico, si sostiene che “la materia prima non è intellegibile”, ma in realtà non esiste una materia prima, in quanto la materia è fenomenologia, è il primo fenomeno di una noumenicità che è informazione pura. Naturalmente, bisogna andare fino in fondo al concetto di “informazione” per capirne la potenza. Ad esempio, l’informazione di un telecomando sposta un cancello di tonnellate, una gru, transatlantici, etc., oppure una parola al telefono scatena una guerra, fa compiere un arresto, e così via. Porto un altro esempio. Quando si parla dei “miracoli”, in realtà sono eventi che accadono, ma la spiegazione va rintracciata nella informazione che è passata, che è qualcosa di naturale, non di “miracoloso”. La natura umana è partecipe costante di quel primo progetto – l’essere – che costituisce l’umano. Quel primo progetto è perenne, non è un passato: è attuale perché ognuno vive e per vivere necessita dell’attualità dell’atto sostanziale, che è immanente. In gergo popolare: io non sono dio, ma dio mi sta costituendo adesso. Quindi il fatto di esistere è la creazione in atto: l’essere mi sta costituendo nell’esistenza, in una cifra esposta fuori, ma questo “fuori”, cioè questa fenomenologia – come corpo, come tipologia, etc. – è sostanziata da un immanente atto che è informazione e costituisce la materialità della mia individuazione. Tutto questo per me, più che un concetto, è prassi quotidiana. Ad esempio, quando fui invitato a Mosca nel 1982/833, il vero motivo risiedeva nel fatto che c’era la Guerra Fredda, per cui si combatteva una lotta continua fra Stati Uniti e Unione Sovietica per intercettare missili o sottomarini, cioè localizzare i luoghi in cui c’era il pericolo. A questo scopo, si è fatto ricorso a tutte le ipotesi di conoscenza, non soltanto quelle dei radar, e soprattutto gli 1 Meneghetti A. Dizionario di Ontopsicologia. 4 ed. Roma: Psicologica Editrice; 2001; p. 32-6. La prima esposizione sul campo semantico da parte dell’A. è avvenuta nel corso del IV Convegno Internazionale di Ontopsicologia (Grottaferrata, Roma, 3-7 novembre 1976). Due anni più tardi il materiale elaborato da quelle conferenze viene pubblicato all’interno di Ontopsicologia clinica [Meneghetti A. Ontopsicologia clinica. 4 ed. Roma: Psicologica Editrice; 2010]. Il concetto di “campo semantico” verrà rielaborato più volte. Cfr. Meneghetti A. Campo semantico. 3 ed. Roma: Psicologica Editrice; 2004. 2 Meneghetti A. Dalla coscienza all’essere. Come impostare la filosofia del futuro. Roma: Psicologica Editrice; 2009. Parte II, Cap. 3, § L’unità informatica: il modulo elementare che formalizza l’universo; p. 153-6. 3 Nuova Ontopsicologia. Roma: Psicologica Editrice. No. 2, 2007 – No. 1, 2008; Suppl. Antonio Meneghetti. Un viaggio riuscito. 2 scienziati russi avevano scoperto che esisteva una curva di onda che, nell’energia, rapportava un’immagine a qualsiasi distanza, addirittura a quella che intercorre tra la Terra e la Luna. Sul piano operativo, bellico, balistico e conoscitivo, la sostanza era sapere dove si trovava quel qualcosa che si cercava, che si voleva segnalare, etc. Il campo semantico, che ho scoperto per motivi umani, è esattamente l’operazione che dà questa conoscenza scientifica. Poi arrivò la Perestrojka, ma già spiegavo agli scienziati russi4 che la conoscenza del campo semantico – nella sua totalità – è possibile solo all’uomo integrale: se il soggetto ha complessi, ideologie, deviazioni, assoluti, è impossibile5. Infatti, le conoscenze totali dell’umano sono in dote dell’uomo sano. È una forma di conoscenza che si auto-distrugge nel mentre uno scienziato volesse usarla a lesione di un altro umano o di un modulo del creato. Si auto-esclude, in quanto c’è una identità: la natura non opera nessun passaggio che sia in qualsiasi modo autodistruttivo. In quanto “trasduzione informatica senza spostamento di energia”, il campo semantico è una conoscenza prima della materia: la coglie, la visiona e la evolve. Ma questo è un modulo che deve es4 Ricordiamo alcuni tra gli scienziati russi interessatisi all’Ontopsicologia. – Il fisico Ivan Yuzvishin, fondatore e primo presidente dell’Accademia Internazionale di Informatizzazione (NGO in General Consultative Status with the Ecosoc of United Nations), di cui fanno parte eminenti personalità della cultura e della politica internazionale, e candidato al Premio Nobel per la Fisica. Il 20 giugno 1997, durante la cerimonia tenutasi al Cenacolo della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana – per celebrare l’ingresso ufficiale dell’Associazione Internazionale di Ontopsicologia nell’Accademia Internazionale di Informatizzazione – egli affermò: “Il professor Meneghetti nel 1973 ha fondato la sua scienza e trovato la verità usando tutto quello che aveva a disposizione: psicologia, sociologia, filosofia e arte. Io, per la mia preparazione, ho usato maggiormente altre scienze, come la matematica, l’astronomia, la fisica e la biologia. Ma siamo arrivati alla stessa conclusione, che cioè dentro ogni cosa c’è l’informazione: nel profondo della natura umana c’è l’informazione, e non è importante quali strade si percorrano per raggiungerla… Io sono contento di aver letto e di aver capito che Antonio Meneghetti è un grande scienziato e soprattutto di aver capito che avevo intrapreso la strada giusta. Confermo così con le mie ricerche scientifiche le scoperte di Antonio Meneghetti: i principi dell’Informaziologia sono in accordo con i principi dell’Ontopsicologia” (cfr. Vallini M. L’Ontopsicologia ricerca per l’ONU. Nuova Ontopsicologia. 1996;14(3):37-8). Sempre nello stesso anno, in occasione del VI Forum Mondiale dell’Accademia Internazionale di Informatizzazione (IIA), tenutosi il 26 novembre 1997 nel Salone delle conferenze del Palazzo del Cremlino di Mosca, il prof. Yuzvishin introdusse il prof. Meneghetti (unico vice-presidente dell’IIA di cultura non russa) agli oltre cinquemila accademici convenuti da ogni parte del mondo, definendolo “una fra le menti più geniali del nostro secolo” (cfr. Dmitrieva V. Informatization VI Forum. Nuova Ontopsicologia. 1998;16(1):61-2). – Il prof. Alexej Matiuškijn, Presidente dell’Associazione Psicologi dell’URSS e Direttore dell’Istituto Psicopedagogico dell’Accademia delle Scienze dell’URSS, prese parte nel 1987 ad un Summit di Psicologia scientifica, organizzato da A. Meneghetti in Italia, con Frank Barron, docente di psicologia all’Università di Santa Cruz di California, direttore del Barron Centre di creatività applicata. Incontro “storico”, in quanto tenutosi in piena Guerra Fredda. Il Summit ebbe grandi risultati: Matiuškijn fu il primo che portò seriamente l’Ontopsicologia in Russia. – Il prof. Boris Lomov, oltre ad essere un eminente psicologo umanista della personalità in Unione Sovietica (e uno dei fondatori della psicologia ingegneristica) e uno scienziato teso allo studio dei rapporti tra immagine e dinamica, era anche la mente che collaborava alle ricerche di cui la sua nazione aveva bisogno. Fu proprio lui a leggere su Ontopsicologia clinica le poche pagine della concezione ontopsicologica sul “campo semantico”. – Va inoltre ricordato che il I Congresso Mondiale (XV Internazionale) di Ontopsicologia, sul tema “La causalità psichica nell’evento umano. Premesse umanistiche al terzo millennio”, si svolse proprio a Mosca, dall’8 al 12 ottobre 1997 presso il Palazzo dell’Accademia delle Scienze Russe. A tale evento presero parte studiosi e professionisti provenienti dai cinque continenti, tra cui: il dott. Ivan Yuzvishin; il vice-governatore dello Stato del Rio Grande do Sul (Brasile); l’on. A. Goroshko, presidente del Comitato per l’Educazione e deputato della Duma di Mosca; il dott. K. Wondwessen dall’Etiopia; il dott. Graham Enderson dall’Università di Sidney; il prof. Wei Jing Han, direttore dell’Istituto di Psicologia dell’Università di Pechino. Centinaia i lavori presentati nei cinque giorni di Congresso, su temi spazianti dalla psicoterapia alla psicologia femminile, dall’immagine e l’inconscio alla psicosomatica, dalle tre scoperte dell’Ontopsicologia (In Sé ontico, campo semantico, monitor di deflessione) alla psicologia sociale, dalla filosofia all’arte e creatività, dall’architettura alla melolistica, dall’epistemologia alla psicologia animale, dall’economia e politica alla psicologia del leader. Cfr. AA.VV. Atti 1° Congresso Mondiale di Ontopsicologia. Roma: Psicologica Editrice; 1998. Le conferenze tenute dal prof. Meneghetti in occasione del Congresso sono raccolte in Meneghetti A. Il criterio etico dell’umano. 2 ed. Roma: Psicologica Editrice; 2002. 5 “Il campo semantico è il codice-base o formula-base della vita. Qualora esso avesse possibilità di errore la vita non esisterebbe; ha una perfezione che coincide con la stessa volitività perfettiva dell’Essere in sé. Se così non fosse, sarebbe il principio dell’errore intrinseco alla vita, e quindi si conclude il nulla.” Meneghetti A. Campo semantico, cit. Cap. 6, § Interazione, metabolizzazione, conoscenza; p. 124. 3 sere rapportato a quello che Heisenberg6 aveva intuito, seppure non comprendendolo in modo chiaro. Un altro grande è Schrödinger7 e la sua celebre equazione della funzione d’onda, da cui poi il concetto di “collasso della funzione d’onda”, fenomeno di cui però non si sono compresi tutti gli aspetti. In sostanza, questi fisici si accorgevano che esistono delle realtà, però non sapevano spiegarle esattamente. Gli autovalori dialogano all’interno di una informazione generale che li costituisce, li specifica, li contrappone e unisce. Applicando le conoscenze elementari dell’Ontopsicologia in fisica teoretica o in fisica nucleare, ad esempio considerando il DNA, si evidenzia che esso è un agglomerato di atomi, è un ordine di “creta”, ma il problema è che chiunque potrebbe costruire un corpo umano con tutti gli elementi, ma non è dimostrato che poi questo sia semovente, cioè che sia vivente, un autonomo pensante riflessivo, cioè un ente che si autoriflette. È possibile fare la costituzione – molecolare, atomica e subatomica – di un organigramma come un DNA, alloggiato all’interno di un organico quale il composto umano, ma questo non significa che poi sia un uomo. Cos’è che fa la differenza? L’assemblaggio. Oggi nel mondo digitale si possono creare diversi elementi di un computer, di un’automobile, etc., ma se non si conosce il modo dell’assemblaggio delle parti, le proporzioni tecnico-dinamiche dei diversi elementi, quel sistema non funziona. L’assemblaggio è l’informazione: chi possiede l’informazione può costituire il vivente8. Un’informazione connessa all’informazione generale della vita. L’esperienza di cui posso servirmi è un’esperienza plurima in diversi popoli, in quanto l’applicazione del metodo l’ho fatta in diverse culture. Tutti i considerati grandi facevano cultura – ideologica o scientifica – rimanendo sempre in un certo Paese, all’interno di una determinata cultura, etc. Invece, se uno scienziato opera dentro il mondo arabo, dei mongoli, dei mauritani, dei siberiani, etc.9, le variabili sociologiche consentono diversi moduli di conoscenza che, successivamente, ad uno scienziato preparato permettono di essenzializzare una semplicità di conoscenza. Ciò lo porta a cogliere che il passepartout – la teoria del tutto – è formulabile soltanto se si conosce l’immanenza dell’informazione, la quale – pur costituendo l’essere e l’esistenza – addirittura dà forma all’essere. L’essere è. Quando “l’essere si vede e si vuole”, è un secondo momento, è un diverso. L’apriorità sta ne “l’essere è”. Per cui una volta libero, come scienziato, da precostituiti di qualsiasi stereotipia, sono giunto a questa formula elementare che mi piace comunicare. Rimettendo insieme queste conoscenze, si arriva a questa elementarità dell’informazione, generale e particolare. Ed essa è apriorica a qualsiasi materia, anche se noi la sappiamo sempre con la materia. La prima e ultima “particella” di dio o della materia, è solo e sempre un’informazione che si articola esterna o interna nella propria univocità essente ed esistenziale. Ciò non implica affatto un panteismo teologico o ontologico. Infatti l’essere in sé, per quanto si fenomenizzi ad extra, resta intatto e immutabile nella propria unità semplice senza parti, senza pri6 1901-1976. Premio Nobel per la Fisica nel 1932 “per la creazione della meccanica quantistica, la cui applicazione, tra le altre cose, ha portato alla scoperta delle forme allotrope dell’idrogeno”. Cfr. Heisenberg W. Über die quantentheoretische Umdeutung kinematischer und mechanischer Beziehungen [Reinterpretazione di relazioni cinematiche e meccaniche secondo la teoria dei quanti]. Zeitschrift für Physik. 1925;33:879-93. Cfr. anche Heisenberg W. Die physikalischen Prinzipien der Quantentheorie. Lipsia: Hirzel; 1930 [trad. it. di M. Ageno: Principi fisici della teoria dei quanti. Torino: Einaudi; 1948]. 7 1887-1961. Premio Nobel per la Fisica nel 1933 “per la scoperta di nuove forme produttive di teoria atomica”. Cfr. Schrödinger E. Quantisierung als Eigenwertproblem [Quantizzazione come problema agli autovalori]. Annalen der Physik. 1926;79:361. 1926;79,489-527. 1926;80:437-90. 1926;81:109-39. 8 Meneghetti A. Il monitor di deflessione nella psiche umana. 4 ed. Roma: Psicologica Editrice; 2003. Parte I, Cap. 1, § 1.12; p. 32-40. 9 “È indispensabile conoscere tutto l’uomo, nella sua interezza, non si può pretendere di conoscerne solo una parte come ad esempio è avvenuto con Freud e Jung, che per capire l’inconscio collettivo o quello individuale partivano dai sogni dei tedeschi. Bisogna conoscere l’inconscio di qualsiasi razza, da quello dell’africano a quello del cinese. Gli esperimenti condotti da Meneghetti presso soggetti e pazienti di diverse etnie e culture – italiani, inglesi, spagnoli, brasiliani, mauritani, iraniani, indiani, russi, finlandesi, ebrei, arabi, cinesi, mongoli, usbeki, congolesi bantù, siberiani, poveri, nobili, realizzati, maestri dello spirito, politici, impresari, medici, sacerdoti, musicisti, burocrati, baroni, rivoluzionari, etc. – sono stati utili per verificare se aveva intercettato il modello base della costituzione umana.” Meneghetti A. Diritto, coscienza, società. Roma: Psicologica Editrice; 2008. Premessa; p. 22-3. 4 ma e poi, senza più e meno. Però può aprire principi e progetti ad extra di se stesso, senza variare la sua beatitudine di essere e totalità. Non capire questo, significa non sapere la propria identità. L’INTENZIONALITÀ COME PROCESSO INFORMAZIONALE Il concetto di “intenzionalità” assume molteplici significati10. L’intenzionalità11 può essere definita come azione allo scopo, progetto, vettore, spinta, segnale (in senso fisico-digitale) al risultato. Entrando più nello specifico sull’intenzionalità come processo informazionale, innanzitutto bisogna chiarire che, quando si parla di “intenzionalità”, s’intende un processo, una spinta, un vettore, una direzione, ma quando si vuole isolare e concretizzare questo concetto, la riduzione ultima è che si tratta di una informazione che specifica il contatto di una cosa con un’altra, definendo in che modo (istintivo, ondulare, corpuscolare, etc.), in che momento, in che entità, etc. L’informazione è un contatto specifico che definisce una relazione tra due: sono diversi, simili oppure opposti? All’inizio possono essere opposti, diversi, simili, ma quando l’informazione accade, si presenzia, avviene un “terzo”, si attua una nascita, un effetto diverso dai primi due. Quindi, l’intenzionalità come processo informazionale è una informazione con entrata in un’altra unità di azione – unità di materia – che si configura e si specifica secondo il modo, la forma, il segno dell’informazione primaria. “Intenzionalità” è un termine che deriva dal latino e può definirsi come intus ens agit12, ovvero il dentro che l’ente agisce, oppure come intus entis actio, ovvero l’azione del dentro dell’ente o l’azione dell’ente nell’intimo. Si specifica quindi come l’essere che si fa volontà specifica – non generica o dispersa – al proprio atto, l’essere che si fa atto “per”, cioè azione ad un luogo, ad un punto, etc. Actio (azione) o actus (atto) richiamano il concetto di “ecceità”, che significa “ecco qui” (ecce hic). Parlare di attività o intenzionalità come informazionale significa che l’essere si fa parola, si specifica, si configura, accade fuori, si distingue, si fa diverso, si individua13. In tutto questo, mi riferisco ad atomi, particelle elementari, uomo, albero, pesce, pianeta, un composto, e così via. “Individuazione” è una scarpa, un naso, etc., cioè qualunque cosa che configuriamo o vediamo unita in se stessa e diversa e distinta da tutto il resto. Nel termine “informazione”, la particella “in” – come anche “en” – molto più che etimologicamente è fondamentale perché, stando sull’ipotesi della comunicazione, evidenzia il momento in cui l’essere comunica, fa contatto, si specifica, si fa esistenza. Quell’“in”, quell’“en” non significa soltanto “in”, “nel” come intimo, ma è anche iniziatico di [eimí] (= essere), cioè dell’essere che è e agisce. Quindi, “in” è contemporaneamente direzione ed ente, è l’ente che va in azione, e mentre va in azione è già forma, cioè non agisce in caos o azione per azione: è azione con forma. L’azione è già definita e configurata formalmente, quindi è già diversa, è un’azione specifica che produce effetto specifico. Sempre all’interno di questo discorso, “volontà” è un altro termine nevralgico, che fa fondamento nella lingua, nelle significanze, etc.14 “Volontà” è un gioco di radici: vis-volo, ovvero l’insieme di vis (forza, energia), [hólos] (tutto, insieme), volo (voglio), voluntas (volontà), , [ , óntos] (participio presente del verbo [eimí] = essere), in cui quel (dal gr. [títhēmi] = dare luogo) dà il senso di azione in spazio (luogo) e tempo. 10 Cfr. i diversi tipi di intenzionalità in Meneghetti A. Dizionario di Ontopsicologia, cit. p. 109-11. In filosofia il concetto di “intenzionalità” è stato indagato soprattutto dalla filosofia Scolastica (XI-XIV sec.) e, in epoca moderna, da Franz Brentano (1838-1917). 12 Intus = dentro; ens = l’ente (l’essente); agit = agisce. 13 Individuazione: l’azione delle divisioni. 14 “La volontà è la facoltà del [nûs] che intenziona, assimila o non assimila, cioè fa l’azione, agisce la propria selezione. Dopo che l’intelletto possibile ha percepito, si fa agente e conclude una posizione teorica, mentale, in cui non è ancora connessa l’azione. Dopodiché, l’anima si fa volontà: se agire o non agire, se agire dentro, fuori, in un modo o nell’altro. Quindi la volontà è l’intenzionalità in atto, la vis (la forza) in esercizio.” Meneghetti A. Dalla coscienza all’essere. Come impostare la filosofia del futuro, cit. Parte III, Cap. 1, § Chiarificazioni terminologiche; p. 181. 11 5 L’intenzionalità, nel mentre si fa informazione, diventa volontà. Il primo momento è l’essere, il secondo è l’intenzionalità, il terzo è l’informazione, il quarto è la volontà. La volontà è l’esodo o l’atto terminale dell’intenzionalità come processo informazionale che produce lo scopo, il risultato, l’individuazione. Considerando le radici vis e , è tutto, ma è un tutto completo, armonico, ordinato; quindi è una volizione che agisce coinvolgendo il tutto dell’informazione nel tutto dove arriva. È un impatto, una interazione: il tutto dell’informazione entra nel tutto del quantico di energia, che subirà una modificazione, quella e non altra. L’interno del campo semantico, tra individuo e risultato ambientale, implica un’intenzionalità informazionale volontaria non in parti o “più o meno”, ma totale: totalità informatica nel totale disponibile, tutto a tutto. Una qualsiasi carenza del tutto dell’informazione, o del tutto dell’energetico passivo ricevente, non consente l’azione specifica, il risultato. Quindi, volontà è la forza – tutta insieme – che attua l’atto completo allo scopo totale. Ecco che cos’è l’In Sé ontico15 nel suo primo momento: è una informazione ontica che attiva la propria informazione storica, cioè dalla posizione ontica struttura la virtualità di divenire, esistere in quel modo. Quando si parla di attività psichica in senso psicologico, si è già molto fuori, in quanto l’attività psichica è una fenomenologia di questa intenzionalità. Quella di cui sto parlando è l’ontologia che – già completa – sta dietro la dinamica psichica, quella che diventa attrazione, sentimento, coscienza, volontà, intelletto, etc. Infatti quando un essere umano raggiunge la radicalità della propria intenzionalità ontica – o radicalità del proprio In Sé ontico – è aperto nell’essere, vive l’essere. Stabilita questa onticità apriorica, appare – per effetto dell’informazione – il composto umano di psiche e soma, ovvero l’individuazione ilemorfica16. Quindi, gli esseri umani colgono con la coscienza ordinaria, che riflette l’esistenza che sono dentro e fuori. Siamo questo esposto, questo precipitato. La semantica in questo caso è l’essere che segna, scrive, parla. Per cui, tutta la processualità – il cosiddetto divenire esistenziale – è sempre effetto di questo progetto che mi fa il suo risultato intenzionato, cioè io sono intenzionalità di questo progetto. L’UNIVERSO INFORMAZIONALE Tutti veniamo da culture che, in sostanza, ci hanno spiegato un mondo schizofrenico: da una parte l’universo, da una parte gli altri; da una parte il pianeta, da un’altra le galassie; da una parte l’umanità, da un’altra gli dei o il dio; da una parte i terrestri, da un’altra gli extra-terrestri; etc. Soprattutto il mondo occidentale è sempre stato oggetto di culture “monolitiche” – monoteistiche o politeistiche – in cui, più che comprendere la realtà e l’uomo, si è imposta la prevalenza di un sistema, di una fede, etc. Per cui, sulla necessità di un potere sociale, si è poi assimilato tutto ciò che è il reale che ci costituisce e ci sta intorno. Ma questo reale ha alla base una parola magnifica, “universo”17, cioè un qualcosa di totale che, nelle sue specifiche parti, richiama sempre l’identità di una unità di ordine, o meglio, di una unità di informazione. L’uomo vive dentro un universo informazionale. Quando compresi il campo semantico, in realtà avevo capito che tutti viviamo dentro un campo in senso energetico – “energetico” in tutte le sue comprensioni: magnetico, elettronico, chimico, etc. – cioè un campo di punti-forza. Con questo, intendo tutto l’universo del reale fisico, non soltanto un campo convenzionato. Questo reale fisico è fenomenologia di una informazione – totale, generale, semplice, etc. – che stabilisce la realtà e non è visibile se non nelle differenze che pone. Di per sé, in assoluto, è pensabile da parte dell’intelletto, ma non è individuabile in quanto tangibile. È come l’essere (in senso generale). Di ogni cosa diciamo che “è”: “il tavolo è”, “la pianta è”, “l’uomo è”, etc. In ogni asserzione, è implicito il verbo “essere”: è il generale che sostiene qualsiasi differenza; 15 Meneghetti A. L’In Sé dell’uomo. 5 ed. Roma: Psicologica Editrice; 2002. Dal gr. [ylē] = materia e ] = forma. 17 Dal lat. unus versus: volto all’uno. 16 6 è l’elementare di significato, ma è anche l’elementare di ogni realtà18. Per cui “campo” è il risvolto fisico – in senso di comprensione della energia elementare – dell’essere. Noi viviamo dentro questo universo: il mio corpo è universo, il pianeta Terra è universo, gli astri, le galassie, l’interspazio, etc. è universo. Dentro questo universo, tutto è continuo. Il concetto di “continuità” è ineliminabile: non esistono nell’universo interspazi vuoti. L’universo non è costituito di segmenti, ma di variabili nella continuità di un unico portante. Altro concetto. In questo universo, di cui io umano (così come la rosa, la formica, etc.) sono un continuo, non esiste il fermo statico, bensì tutto è un continuo semovente. All’interno di questo, esistono variabili informatiche che costituiscono le molteplici identità dell’esistere: la pianta, la nuvola, il sole, il microbo, l’atomo, le emozioni, le galassie, etc. Qualunque parte di questo universo è universa: è identità a sé, ma sincrona al tutto. Il nostro luogo su questo pianeta fa parte di una gestalt (forma) temporanea, per cui non esiste un particolare individuabile come esclusivo a sé stante, fermo, diverso da tutto il resto. Qualunque particolare – il mio naso, un pensiero, una decisione, una pace, una guerra, una malattia, uno stato di salute di un organo, etc. – è sempre all’interno di quel continuo semovente che è il nostro reale universo. Le differenze che notiamo – capelli, mani, piante, mare, etc. – sono modi informatici di questo universo. Intendo dire che in questo piccolo o vasto campo, si individuano semantiche, cioè informazioni in azione specifica, con effetto previsto. Ogni informazione costituisce una identità, che è sempre all’interno di questo universo semovente continuo. Per cui qualsiasi identità – fisica, biologica, morale, sociale, etc. – è il provvisorio definito di una informazione. Porto un esempio. Un villaggio dei Paesi nordici è una unità territoriale con propria specificità di biodiversità vegetale e animale. Nel villaggio convivono alcune famiglie, ma questo villaggio non è un distinto isolato: è un connivente nell’identico ordine che riscontriamo nel mondo stellare. Dai batteri ai virus, dalle cellule alle biodiversità di questa unità territoriale che è il villaggio, è sincrono l’universo. Quando giunge la stagione delle ciliegie o delle fragole, il caldo, la pioggia, la terra, etc. sono un elemento contribuente, ma non sono ancora l’informazione che specifica l’albero in fiore con l’effetto del frutto. Allo stesso modo, gli umani si muovono dentro questo universo gestaltico, ossia formalizzato da informazioni. Ciò che è importante capire è che noi umani costituiamo e facciamo parte di questo universo, ma siamo anche questo universo, cioè siamo non soltanto effetti, ma anche concausanti. Quando Heisenberg definì il “principio di indeterminazione”, in sostanza lui si riferiva all’esperimento in laboratorio, ma non so se avesse capito che qualsiasi informazione resta nella costante variabile di vaste e complesse interazioni di campo. Ogni informazione è provvisoria, non è mai ferma o definita: agisce all’interno e con altre informazioni, che a sua volta subisce e condiziona. Per qualunque informazione – per quanto definita in se stessa (ad esempio, per quanto io uomo sono definito a me stesso) – è contemporanea l’interazione di altre informazioni che consentono l’unicità irripetibile dell’informazione che io sono; e così è per la foglia, per il lago, etc. Quindi, l’indeterminazione è costante e non può esistere un definito fermo, un esperimento statico, un’azione coglibile come cifra matematica chiusa. Tutto resta aperto. L’esperienza dell’elettrone è un passaggio reale: mentre lo vediamo, lo condizioniamo e lo subiamo nella contemporaneità di altri condizionamenti che non rileviamo. Per annullare il campo di interazione dell’elettrone, è sufficiente un piccolo apparecchio stabilizzatore posto nel campo delle ondulazioni dove l’elettrone si trova: impedendo la frequenza ondulatoria in uno spazio variabile di pochi chilometri – ad esempio – di diametro, qualunque apparecchio elettronico in quello spazio non funziona19. Da ciò si comprende che l’indeterminazione dell’informazione è un infinito aperto, perché tutto è contemporaneo: la galassia è contemporanea alla nostra circolazione sanguigna, le cellule cardiache non possono fremere se manca la contemporaneità dell’universo, etc. Il nostro organico coesiste per questa coesistenza di universo prossimo. 18 Meneghetti A. Dalla coscienza all’essere. Come impostare la filosofia del futuro, cit. Parte II, Cap. 1, § L’oggetto primo dell’intelletto: l’ente in quanto ente; p. 105-8. 19 Meneghetti A. Campo semantico, cit. Cap. 10, § L’informazione organica come medianicità di intenzione; p. 209. 7 Inoltre, bisogna tenere presente che le cellule del nostro organismo cambiano continuamente20 ma in sede psicologica ciò determina un problema: se in un certo arco di tempo un soggetto ha mutato le proprie cellule, anche parte dei neuroni21, come fa a ricordare, a sapere di essere se stesso, etc.? Noi abbiamo una informazione base costante, che permane nonostante continuamente siamo un’altra materia, un altro corpo, un’altra fisicità. Questa informazione dominante – attraverso la quale ognuno di noi afferma “io sono io”, “io sono me stesso”, “io mi ricordo”, “io dieci anni fa…”, “io fra dieci anni…” – dove passa, non avendo l’identità materiale costante? Questa informazione come resta univoca e costante? Anche se parliamo di memoria, di tracciato mnestico, etc.22, questa memoria si scrive su corpuscoli chimico-materici che variano nel tempo. Anche considerando che, mentre l’organismo si trasforma, le cellule fanno il “passaparola”, il problema resta: che cos’è questa informazione che resta trascendente e si scrive costante nella materia? Ecco che ritorna l’elemento trascendente della informazione che costituisce identità al di là dei propri aggregati. Un telecomando apre e chiude un cancello, sposta una gru di diverse tonnellate, accende e spegne una luce, etc. Tutto questo attraverso una sequenza di bit inviati premendo un tasto: con un dito si preme su un punto che tocca un codice, cioè una identità meccanica. Il codice è stato stabilito da un tecnico mettendo insieme e fissando alcuni segni. Questi segni si ritrovano anche nei numeri del telefono: premiamo dei tasti e ogni numero identifica e condiziona un particolare del reale fisico. Si costituisce questo codice che è un assemblaggio meccanico di onde, di elettroni e poi con quei numeri si può chiamare una persona, mentre digitando altri numeri si chiama un’altra persona. Quando io chiamo, quel telefono squilla; quando con il telecomando io schiaccio un pulsante, mando un’informazione che condiziona, comanda, muove il codice corrispondente. È un codice predisposto, non è uguale: è una identità compatibile. In sostanza, l’informazione radiante entra, l’informazione ricevente agisce. Gli uomini vivono in questo universo di informazioni, per cui possono specificare modi anche molto diversi. Ad esempio, nel telecomando, ogni pulsante ha un codice assegnato, ha un’identità, un’informazione specifica. Questa informazione raggiunge il destinatario usando onde, campi magnetici che effettuano legami chimici. Si muove dentro un semovente continuo: l’universo. Però l’informazione non sposta l’energia: l’informazione passa e raggiunge l’identità energetica del destinatario (televisore, cancello, gru, etc.), il quale ha un’identità compatibile, connessa, simpatica. Praticamente, chi compie l’azione – il passivo ricevente – si attiva perché è già identificato e necessitato a compiere quell’azione. Quindi, c’è l’“emanante-codificatore” ed il “riceventedecodificatore”, i quali sono già posizionati in ricetrasmittenza fisica obbligatoria: l’emittente ha già il dominio sul ricevitore. I fattori del codice sono identificati da quel qui adesso così dalle posizioni di quell’unità di azione prescelta. La quadrangolarità elementare può essere vestita per distinguerla da ecceità simili. Al principio l’universo è informazione: non è importante manipolare la realtà – la bomba atomica, la chimica, etc. – ma porre massima attenzione all’informazione, per verificare se è reversibile, e quindi vera. Attraverso la scoperta del campo semantico, è possibile rivisitare a fondo tutte le cosiddette grandi scoperte in ambito fisico, matematico, medico, genetico, etc. I ricercatori più considerati hanno visto solo alcune cose, ma se avessero avuto la conoscenza del campo semantico, ci avrebbe20 Cinque anni fa, una ricerca del Dipartimento di Biologia Cellulare e Molecolare del Karolinska Institute di Stoccolma (una delle principali istituzioni mediche mondiali che, tra l’altro, è incaricata di assegnare il Premio Nobel per la medicina) evidenziò che le cellule che compongono lo stomaco si rinnovano ogni cinque anni circa, mentre quelle delle ossa ogni dieci anni. Hanno vita più breve le cellule del sangue (circa quattro mesi) e ancora di più quelle che formano l’epidermide (due settimane circa). Cfr. Spalding KL, Bhardwaj RD, Buchholz BA, Druid H, Frisén J. Retrospective birth dating of cells in humans. Cell. 2005;122(1):133-43. 21 Cfr. ad esempio lo studio sulla neurogenesi degli adulti connessa all’esercizio fisico. Pereira AC, Huddleston DE, Brickman AM, Sosunov AA, Hen R, McKhann GM, Sloan R, Gage FH, Brown TR, Small SA. An in vivo correlate of exercise-induced neurogenesis in the adult dentate gyrus. Proc Natl Acad Sci U S A. 2007 Mar 27;104(13):5638-43. 22 Meneghetti A. Dalla coscienza all’essere. Come impostare la filosofia del futuro, cit. Parte III, Cap. 3, § La memoria; p. 204-7. 8 ro consegnato un meraviglioso universo. Ribadisco che il punto sostanziale è avere in mano l’indagine sull’informazione, perché questo universo è basato su rapporti informatici. E per cogliere questa elementare situazione basta un qualunque scienziato basato 1) sulla specifica competenza tecnica, 2) su una intelligenza naturale libera da qualsiasi preimpostazione etica e 3) conoscenza generale della metodica ontopsicologica. ONTOLOGIA DELLA FISICITÀ 1. La velocità del campo semantico Comprendere il campo semantico dentro la comprensione fisico-matematica delle scienze cosiddette “esatte”, in definitiva, significa capire qual è il modo delle relazioni tra immagine e dinamica o tra notizia ed energia. Ad esempio, in ambito psicosomatico, l’analisi ontopsicologica su un cliente di 50 anni può rivelare che, all’età di 20 anni, c’era stato un errore nella sua vita, ma la persona non ricorda. Dopo oltre trent’anni, il rilievo di questa informazione, da parte mia, a che cosa è dovuto? Quali campi, quali percorsi, quali segnali sono usati per evidenziare con precisione il fattocronaca? Oppure come si spiega che, specialmente nel campo semantico intellettivo – in cui in sostanza non si usa la dimensione materiale –, l’informazione viene colta anche a distanza di migliaia di chilometri? È sufficiente un codice di informazione. La distanza non è rilevabile e ciò significa che la velocità del campo semantico è di molto superiore a quella della luce, considerata a tutt’oggi la massima velocità. La conoscenza del campo semantico appartiene all’ambito fisico, in quanto si colloca in tempo e spazio: coglie l’evento configurato su coordinate in qualche modo spaziali e temporali. Inoltre, si osserva che la mente delle persone più evolute conosce molto di più di ciò che la fisica classica o recente possono consentire. Personalmente, non ricordo una volta di aver vissuto una specie di pressapochismo o indecisionalità nella lettura del campo semantico: è una conoscenza prima dell’energia, ma fa parte dell’ordine materiale perché legge i condensati dei fatti, degli accadimenti. 2. Reversibilità tra energia e immagine In un mio libro, parlo della formazione e percezione del campo semantico, suddividendone la formalizzazione in cinque fasi, la prima delle quali avviene a livello sub-atomico. “Si forma la polarizzazione e la vettorializzazione. Non c’è alcuna percezione”23: l’informazione fa contatto. Tuttavia, questo linguaggio resta incomprensibile se si deve fare riferimento a quanto la fisica, anche la più avanzata, consolida. A tal proposito, possiamo suddividere le conoscenze fisiche in due approcci: esofisico ed endofisico24. – Il primo considera il soggetto (lo scienziato osservatore) distaccato dall’oggetto (l’ambiente osservato), concludendo che è possibile analizzare e spiegare (attraverso simboli, variabili, valori numerici, etc., costituenti teorie che si rifanno ai principi della meccanica di Newton25) un fenomeno fisico senza che avvenga alcun tipo di interazione con esso. Conseguentemente, l’andamento di un sistema può essere stabilito conoscendone 1) lo stato ad un punto iniziale e 2) le forze agenti su di esso. A questo “determinismo”26 è associata una concezione dell’universo come una unità descritta da equazioni matematiche reversibili nel tempo, con conseguente impossibilità di differenziare il 23 Meneghetti A. Campo semantico, cit. Cap. 4, § Fasi di formalizzazione del campo semantico; p. 73. Per la genesi del termine “endofisica” (Endophysik), in opposizione alla “esofisica” (Exophysik), cfr. la lettera inviata da David Kinkelstein ad Otto Rössler il 23 giugno 1983, pubblicata in Rössler O. Endophysics. The World as an Interface. Singapore: World Scientific Publishing; 1998. Cap. 5, Invention of the Name “Endophysics” – A Letter from David Kinkelstein; p. 27. 25 1643-1727. Cfr. la sua celeberrima opera Philosophiae Naturalis Principia Mathematica. Londra: Josephi Streater; 1678. 26 Cfr. il testo considerato il “manifesto” del determinismo: Laplace PS. Essai philosophique sur les probabilités. Parigi: Courcier; 1814. 24 9 presente dal passato e dal futuro27 (è il concetto di “block universe”28). Si riallaccia a questo la cosiddetta “teoria del tutto”, secondo cui sarebbe possibile stabilire con esattezza e completezza tutti i fenomeni, siano essi passati o futuri, e qualsiasi loro connessione. – Tuttavia, lo sviluppo della sperimentazione al microscopio all’inizio del XX secolo determina una crisi nella concezione classica della fisica, in quanto i fenomeni legati ad atomi e particelle subatomiche non sono più descrivibili sulla base dei principi della fisica classica. Intorno al 1925 nasce la meccanica quantistica29, che ha tra i suoi elementi principali il “principio di indeterminazione” di Heisenberg30, che in sostanza afferma che, osservando un fenomeno, si può ricavare una informazione ma perdendone, allo stesso tempo, un’altra. I concetti scientifici non sono più considerati come assoluti e indipendenti, ma acquisiscono significato esclusivamente in virtù degli esperimenti impiegati per misurarli. In questo tipo di approccio (“endofisico”), l’osservatore e l’osservato non sono divisibili, in quanto la misurazione determina delle modificazioni in entrambi e produce un reciproco scambio di energia. Conseguentemente, l’osservatore non è una figura neutrale. Questo tipo di sistema, includendo necessariamente l’osservatore (che cessa quindi di essere ritenuto distaccato dall’oggetto di osservazione), non può che essere considerato aperto31, e ciò determina una maggiore difficoltà nella misurazione. Rientra in questo il concetto di “collasso della funzione d’onda”, che può essere spiegato considerando che ciascun sistema – prima dell’osservazione – presenta una sovrapposizione di diversi stati, ma dopo l’osservazione si determina un “collasso”, per cui la funzione d’onda si riduce ad uno solo dei molteplici valori che avrebbe potuto assumere 32. Quindi, non è possibile stabilire in modo deterministico l’andamento di un sistema e tale andamento non è – come invece sostiene la fisica classica – reversibile (infatti, dopo aver effettuato una misurazione, non si può più tornare al punto di partenza). A questo punto, devo specificare, che quando dico “reversibile”, intendo semplicemente l’atto sincrono di sapere e fare. Informazione ed esecuzione coincidono nell’attimo che so. Quindi il mio concetto di reversibilità non è statico, ma un evento fuori tempo e spazio, di cui io stesso sono ed esisto. Su questo principio si basa l’informazione che ripete l’identità delle specie biologiche, animali, vegetali, etc., di cui noi leggiamo le fenomenologie dei vari DNA che ripetono l’esistere individuato di quelle forme circoscritte e limitate (fisicamente e chimicamente, etc.). La comprensione dell’essere in senso metafisico per me è chiara e distinta e non ha niente a che vedere con tutto ciò che è la descrizione possibile dell’evento energia (materia). All’interno di un mondo fisico, quindi di un universo energetico, si danno presenze, misure, spessori, varianti, che sono esistenza33, ovvero fenomenologia dell’essere, non sono identità metafisica dell’essere. Tutto è movimento, dinamica, azione, intenzionalità: l’informazione costituisce i modi e le forme dell’energia. In sostanza, le informazioni si depositano dentro i punti apparentemente fermi (“apparentemente” perché nell’universo anche ciò che sembra fermo esiste nella misura in cui è movimento, azione). Per determinare un evento, sono sufficienti tre punti in un campo energetico: due in asse tra loro e un terzo che interferisce. Ciascuno dei tre punti fa variabile sull’intero, ma soprattutto definisce l’evento, l’effetto e, in certe possibilità, il cosiddetto collasso della funzione d’onda. Ribadisco che stiamo parlando di quell’universo dove il campo semantico opera. Con il campo semantico 27 Einstein considerava la distinzione tra passato, presente e futuro una “ostinata illusione”. Petkov V. Is There an Alternative to the Block Universe View? In: Dieks D. (a cura di). Philosophy and Foundations of Physics. The Ontology of Spacetime. Amsterdam: Elsevier B.V.; 2006. Vol. 1, Cap. 11; p. 207-28. 29 Cfr. Heisenberg W. Über die quantentheoretische Umdeutung kinematischer und mechanischer Beziehungen [Reinterpretazione di relazioni cinematiche e meccaniche secondo la teoria dei quanti]. Zeitschrift für Physik. 1925;33:87993. 30 Il primo articolo in cui le relazioni di indeterminazioni vengono presentate da Heisenberg è: Über den anschaulichen Inhalt der quantentheoretischen Kinematik and Mechanik [Il contenuto intuitivo della cinematica e della meccanica nella teoria quantistica]. Zeitschrift für Physik. 1927;43:172-98 31 Lo stato e l’andamento dei sistemi chiusi sono descritti rispettivamente dalla “funzione d’onda” e dall’“equazione di Schrödinger”. 32 Il collasso della funzione d’onda non è incluso nell’equazione di Schrödinger, in quanto quest’ultima si riferisce a sistemi chiusi, privi di interazione con l’esterno. 33 “Esistenza: extraposizione dell’essere in situazione.” Meneghetti A. Dizionario di Ontopsicologia, cit. p. 75. 28 10 io posso sapere prima del farsi dell’evento: è sufficiente intercettare la notizia, l’informazione che effettuerà le coordinate di quell’evento energetico. Non esiste contraddizione tra la fisica classica e quella moderna, caratterizzata dalla relatività generale e dalla meccanica quantistica, e che introduce concetti come quello di “indeterminazione” (Heisenberg), quindi qualcosa di non misurabile in maniera definitiva (mentre con la fisica classica tutto appariva certo). Per esempio, con il campo semantico posso sapere se un evento avverrà o se, prima di avvenire, subentrerà un’altra informazione che modificherà la prima informazione. Non è reale, però è già reale. Ricordando la definizione di campo semantico, “trasduzione informatica senza spostamento di energia”34, sappiamo che l’energia è fornita dal luogo dove l’informazione si deposita, ma l’energia non corre. Ciò che voglio sottolineare è che cogliere con esattezza adesso un evento di oltre trent’anni fa – ma può trattarsi anche di un evento più antico – esula da qualsiasi modo di intendere la fisica35. Quindi le due fisiche si incontrano e una aiuta l’altra. La fisica classica sostiene che possiamo leggere un evento circoscritto che noi vediamo in tal modo, quindi è una proiezione di una nostra necessità di configurare un fatto, distinguendolo dal contesto, per comprenderlo e manovrarlo. È una esigenza della limitata percezione dai parte dei sensi del ricercatore: il suo modo di percepire lo costringe a definire un contesto. Naturalmente, quando si vuole capire il concetto di “onda” – che sia un’onda del mare, di un fiume, di un terremoto, etc. – è comprensibile se si considera l’intero pianeta: i canali sotterranei dei gas, le variabili dei calori, i magnetismi dei vari pianeti quando sono dispersi o in asse tra di loro (molte cose cambiano quando Sole, Terra e Luna sono sullo stesso asse), etc. Quindi, la fisica classica serve per misurare secondo l’esigenza dei rapporti del ricercatore – fatti di parole, di misure, etc. – ma non definisce il reale della natura, della vita. Inoltre, bisogna ricordare che la percezione informatica che noi umani abbiamo dell’universo è una delle tante esistenti: lo scienziato umano coglie l’universo secondo la necessità, similitudine, metabolismo, corrispondenza della propria individuazione. L’uomo coglie il mondo per quanto gli è compatibile, in contatto, in riferimento; non coglie l’universo quantico, reale, corpuscolare, ondulare che in se stesso è. Torna l’immagine che, su un identico prato, l’agnello, la cimice, il fiore, l’uccello, etc., ognuno identifica quello spazio secondo la propria esigenza. Per cui anche gli umani colgono l’universo a misura, ad esigenza, a comprensione del loro prototipo informatico. Ciò che è fondamentale nella scienza è la reversibilità: costruire un simbolo, un’immagine, una formula, un’operazione che consenta la reversibilità tra comprensione, immaginazione ed azione, ovvero reversibilità tra energia e immagine (cifra, formula, etc.)36. Ad esempio, se un artigiano vuole costruire un coltello, ha un’immagine, lo costruisce e il coltello risponde all’immagine. Oppure, se un chimico vuole analizzare l’acqua, bisogna considerare che H2O è la formula chimica dell’acqua sulla Terra, ma ciò non garantisce che sia l’acqua di altri pianeti. In altre galassie, l’ossigeno e l’idrogeno potrebbero anche esistere, ma in che rapporti? Per cui va sempre tenuto presente che l’uomo coglie la propria parte all’interno di un continuo semovente, qual è appunto l’universo. Quando Einstein37 coglie il concetto di relatività, in sostanza spiega che una cosa è fatta contemporaneamente di più cose: di tempo e di spazio, per cui spazio e tempo, anche se non sono reali in se stessi, tuttavia descrivono dei processi dell’energia. Ad esempio, se pianto un seme, fra quanto tempo produrrà le ciliegie? Ecco che il seme e il tempo sono relativi: non nascono le ciliegie sull’attimo, è necessario anche il tempo. Allo stesso modo, il seme ha bisogno di spazio, sia in aria che in terra. Ecco che lo spazio è sinergico all’energia e l’energia si muove attraverso misure in tempo e spazio. Ma il tempo è soprattutto l’arco di più processi e cause che a un certo punto ester- 34 Meneghetti A. Dizionario di Ontopsicologia, cit. p. 32. Cfr. al proposito la descrizione dell’“immagogia didattica” in Meneghetti A. Manuale di Ontopsicologia. 4 ed. Roma: Psicologica Editrice; 2008. Parte II, Cap. 3, § Tipi di immagogia; p. 305-6. 36 Meneghetti A. L’immagine alfabeto dell’energia. 4 ed. Roma: Psicologica Editrice; 2005. Per un’analisi sulle differenze tra immagine reversibile con il reale e immagine memetica (non reversibile), cfr. anche Meneghetti A, AA.VV. Ontopsicologia e memetica (Atti del XVI Congresso Internazionale di Ontopsicologia). Roma: Psicologica Editrice; 2003. 37 1879-1955. 35 11 nano “ciliegie”. Il tempo non solo è il prima e poi di una cosa, ma l’insieme di più cause sconosciute in rapporto a quel fatto. Riassumendo, qualunque forma, modulo, conoscenza di energia implica relatività l’una all’altra, con misure precise: niente è assoluto e vero da solo, senza il contesto. Conseguentemente, la scienza è oggettiva o soggettiva? È una oggettività in funzione della nostra soggettività: l’uomo costruisce e rileva come oggettivo ciò che è funzionale in qualsiasi modo alla sua soggettività. Per cui, la selezione del reale parte da un’informazione (esigenza) soggettiva. Il tempo non è reale, perché di per sé non esiste: è una concezione di comodo per le conoscenze umane. Il tempo è la misura di un qualsiasi oggetto o evento secondo un prima e un dopo. Anche lo spazio non esiste, ma è semplicemente un rapporto tra unità d’azione, cioè tra una cosa e un’altra in relazione38. L’uomo necessita di queste categorie per leggere il reale. È come per capire le note, una musica, una canzone: è necessario il pentagramma, ma di per sé il pentagramma non esiste. 3. Il primo elementare dell’universo La continua ricerca dell’“ultima particella elementare” non ha senso, in quanto l’ultimo appoggio possibile per considerare l’energia, la materia, etc., ovvero il primo ed ultimo elemento che costituisce l’evento dell’universo, è una informazione virtuale39. “Virtuale” perché è un’informazione – generale o particolare – che poi configura, modula, costituisce le individuazioni dell’esistenza. Dopo l’essere, tutto è informazione. E si configura e fa metamorfosi totale a seconda della relazione. Il discorso o informazione cambia secondo i parlanti (altre informazioni particolari definite). Questa informazione si specifica nell’impatto, nell’interazione, nel divenire. Quando io conosco il mondo, parto dall’informazione elementare del mio In Sé ontico storico. “Storico” perché l’In Sé ontico si rivela in materia e forma, anche se di per sé è totalmente trascendente, in quanto fa parte di una vettorialità: è un progetto capace di configurare una propria dinamica in più ambienti o in specifico ambiente; si auto-organizza, si costituisce auto-genetico a partire dalla situazione dove e come accade. Da quel punto, forma i contatti, le interazioni, sempre secondo l’informazione elementare che è la sua identità e metabolizza sincretizzandosi all’interno di questo universo – semovente, continuo, plurideterminato – secondo necessità di utilità funzionale a se stesso. Quindi, costruisce l’esperienza, la scienza, la sua esistenza con virtualità in continuo progress, a seconda delle onde, dei campi, dei modi che incontra. All’interno di questo universo energetico, l’informazione costituisce la selezione tematica, cioè non si unisce a caos, ma coglie alcune configurazioni secondo il tema (identità) di se stesso, ovvero in base alla necessità di se stesso. Per cui è un’informazione che cerca incontri, contatti, impatti che lo possano significare: è un’informazione che si transustanzia anche all’interno di altre informazioni, assimilandole in autoctisi storica specifica. Se leggiamo l’evento da parte del fuoco quando incontra l’acqua, il fuoco termina. Ma se leggiamo l’acqua in connessione a un prato, l’acqua termina e il prato aumenta. L’informazione è una identità che fa intenzionalità, ricerca, prensilità, che fa il proprio divenire: ogni informazione produce variazione per propria specifica funzione, ed intenziona il più predisposto o complementare prossimo. Leggendo i descritti di Heisenberg, Schrödinger, etc., ho notato che dicono sempre la stessa cosa: la formulano in lettere (ψ, n, r…), però poi quando vado a vedere cos’è questo ψ, questo n, etc., è la cifra di una informazione. In sostanza, anche i grandi fisici devono fare delle ipotesi, delle “allegorie”, perché se vogliamo essere esatti sulla energia continua e semovente – di diverse tipologie: corpuscolare, quantica, ondulare, etc. – appare un frammentario, un aggrovigliato, un “guazzo” di realismi vibranti in un universo semovente. Teoreticamente possiamo distinguere il quantico, il corpuscolo, l’ondulare, e poi il magnetismo, l’elettronico, la necessità chimica; ma di fatto è un evento che sta tutto insieme40. Per me è un’individuazione ilemorfica, che pur avendo più composti – in u38 “Spazio: movimento o distanza secondo un punto ed un altro. Tempo: movimento della cosa secondo un prima ed un poi della stessa, in rapporto ad un’altra.” Meneghetti A. Dizionario di Ontopsicologia, cit. p. 233 e 242. 39 Meneghetti A. Dalla coscienza all’essere. Come impostare la filosofia del futuro, cit. Parte II, Cap. 3, § L’unità informatica: il modulo elementare che formalizza l’universo; p. 153-6. 40 In fisica è stato definito entanglement, che letteralmente significa “aggrovigliamento”. Cfr. Aczel AD. Entanglement: The Greatest Mystery in Physics. New York: Four Walls Eight Windows; 2001. 12 nità di tempo e spazio – è dominata e controllata da una informazione prevalente che impone al contesto la propria identità: unità di azione in unità di tempo e spazio in relazione definita. Quindi sono quattro ottiche che definiscono l’oggettiva configurazione della informazione generale nel divenire particolare per altri universi: informazione, tempo, spazio, relazione. Si crea un universo per altri universi. Noi possiamo sapere questo perché attraverso il nostro In Sé ontico siamo un’informazione sincrona a quell’essere o reale che è generale a tutte le semovenze che ci contattano e siamo. Più è costante un’informazione – pensiamo anche al nostro In Sé ontico – più è forte l’identità, per cui l’uomo sopravvive grazie alla coesione ordinata che gli consente di prevalere tra le altre informazioni (le altre forme batteriche, atomiche, composizioni, etc.). Quando questa informazione – in riferimento al nostro In Sé ontico – può agire la propria virtualità, tende sempre a forme superiori, cioè è un’informazione che si afferma su concentrici di maggior significanza, maggior portata, maggiore intenzionalità. Quando noi compiamo un’azione, o quando accade un effetto (il goal di una partita, un incidente, la nascita di un bambino, un viaggio, qualunque variabile), quella cosa, quell’evento, quell’effetto è possibile solo all’interno di una contemporaneità di tutti gli altri elementi che costituiscono l’indeterminazione dell’universo. In qualsiasi modo noi isoliamo con misura un processo. Questo è possibile solo se c’è la contemporaneità agente di tutti gli altri elementi di fatto operanti nel mondo della vita. Ogni particolare è sorretto da tutti gli eventi dell’intero. Per quanto piccoli e separati dal resto, gli uomini sono inseriti nel tutto agente. L’informazione codifica una differenza agente di un intero nell’intero – ad esempio, codifica una differenza all’interno del pianeta Terra, il quale si trova nell’intero del cosmo, etc. – e priorizza – nella sua prossimità, nel suo ambiente, nel suo circostante – un collasso d’onda. Un quantico, piccolo o grande che sia, per poter variare coinvolge un tratto di energia ondulare, come ad esempio l’elettrone quando ruota attorno al nucleo di un atomo: ognuno fa e consente l’altro. Parlare di collasso d’onda significa che un potenziale energetico si esaurisce in un effetto preciso e descritto. Ad esempio, un ragazzo sale su una montagna coperta di neve, lancia un urlo e si forma una valanga oppure un’esplosione nucleare in un mare favorisce l’esodo di una pressione di gas sotterranea, per cui si determina un terremoto. In sostanza, s’incontrano nel prestabilito di un ambiente terrestre una variabile incisiva che causa il cambiamento e prosegue in conseguenze. Il collasso d’onda è la caduta di un potenziale in effetto misurabile concluso – che a sua volta ne determinerà un altro, a catena – e ciò avviene per prevalenza olistica di un’informazione prossima o sincretica o decisionalità olistica dell’agente in contatto a quell’onda. Quando parlo di “prevalenza olistica di una informazione”, può essere un ambiente, una situazione, un popolo che fa rivoluzione, un gruppo di persone che prega o anche un singolo individuo, etc. Però hanno la capacità (spesso inconsapevole) di coincidere sincronizzandosi all’interno, determinando in tal modo un urto d’onda. Ma è olistico, cioè è una presa di potere, una presa informatica che subentra sostituendo in modo totale l’informazione preesistente. Un’informazione che si fa coscientemente preponderante dentro l’informazione di un certo energetico, di una certa onda e, sostituendo quell’informazione, effettua un’altra realtà. L’onda preesistente scompare perché si riforma nel modo imposto dalla nuova decisionalità di fatto: è capacità di informare sostituendo l’informazione preesistente. Ciò significa che il futuro è sempre mutabile, il presente condiziona costantemente il futuro e il passato ha determinato il presente. 4. Il campo semantico: conoscenza conforme a natura L’universo fisico è una rete di informazioni. Questa conoscenza non distrugge né altera tutte le conoscenze compiute fino ad oggi dai migliori scienziati, ma tali scoperte vengono comprese, agevolate e, soprattutto, acquistano valore come consonanti per un significato. Ognuno di noi produce informazione, non soltanto con il proprio corpo, con la propria segnica, con la propria prossemica e con i propri stereotipi, ma anche con i propri progetti, con le proprie emozioni, parole, etc. Mentre produciamo (continuamente), ci autoproduciamo ma contemporaneamente siamo un’entità che attiva e varia l’informazione, rimanendo come virtualità integra di significare, produrre, fare informazione, etc. Questo ci avvicina al concetto tra essere ed esistere dell’universo, perché il significato di “Ontologia e società” è che la società stessa è una informazione: le costituzioni, i codici, le tradizioni, i comportamenti che vengono considerati valori, le i13 deologie, le fedi, gli amori, etc. sono un aggregato multiplo di informazioni. Una società viene definita “perfetta” quando nelle categorie di informazioni, ovvero nei moduli informatici che questa società usa, ogni informazione è sincrona all’altra. Però se poi questo sia verità reale, messa in contatto con il farsi dell’universo vivente, è un’altra questione. Le società, le culture, le tradizioni sono “stringhe”41 – come quelle dell’universo – che ci informano, conferendoci un ordine, un corrimano. In questi appoggi ci identifichiamo, quindi anche la nostra materialità, storia, carnalità convive con l’allegoria delle matematiche definite in codici, ma definite anche in scienza. Per cui, tante cosiddette “verità scientifiche” sono tali per quanto funzionano o fanno realizzazione o sono funzionali ad un progress, ma non sono reversibilità totale con l’intrinseco vero fisico dell’universo42. Invece, il campo semantico corre sulle stringhe dell’universo. Non trasporta fedi, tradizioni, convinzioni, ma trasferisce le variabili dell’energia. Ad esempio, un soggetto è convinto totalmente di qualcosa, ma se la sua convinzione non è congrua, salutare, confacente alla sua individuazione biofisica (corpo), quell’individuo soffre. Il campo semantico, una volta capito, è una conoscenza che consente di migliorare la propria vita e la società, in quanto permette di comprendere quelle regole che sono all’unisono con l’universo e rende più flessibili gli ordinamenti, che in definitiva opprimono l’interiore libertà o virtualità di ogni uomo. In sostanza, attraverso il campo semantico è possibile reintegrare la fonte originaria del proprio vero, del proprio vitale: è la vera informazione diretta – senza “profeti” o insegnamenti – che l’universo, la vita o, se volete, “Dio” agisce nel costituirci esistenza storica così come siamo. Quindi, questa conoscenza permette di fornire un aiuto nella soluzione delle problematiche di qualsiasi genere – epidemia, collisione, avanzamento, economia, socialità, etc. – perché offre la visione di come la vita regola l’essere umano nell’ordine universale. Con la conoscenza del campo semantico, l’uomo può essere introdotto alla lettura originale di come la natura scrive, struttura, informa l’esistenza che egli è. La prima cosa che il campo semantico segnala è il disordine, la parte fuori posto, la spinta non coordinata. La segnala in modo forte: l’errore fa rumore, distonia, patologia anche in chi legge. Chi porta il disordine non se ne rende conto, ma un osservatore esterno lo coglie immediatamente, in quanto il rilievo dell’errore si fa dominante, prevalente. L’errore, il patologico, il distonico si protagonizza come parte senza informazione olistica. Invece, nella salute, nella bontà, quando le cose vanno bene, quando si ha una conoscenza conforme a natura, si ha una risonanza dell’intero senza parti: un uno che amplia e che è benefico anche nel rilevarlo, oltre che nel viverlo. 5. Informazione e collasso d’onda Il campo semantico non è coglibile solo dagli uomini, ma anche dagli animali43, dalle piante, dai batteri e anche dai virus. Ricordo che, quando in alcune occasioni mi sono trovato dentro un laboratorio di osservazione di alcune cellule, assieme ad altre persone, notavo che, se uno dei medici presenti si avvicinava al vetrino su cui si trovavano alcune cellule tumorali e altre sane, le cellule tumorali rimanevano ferme, mentre, se mi avvicinavo io, le cellule, come fili d’erba al soffio del vento, si spostavano nella mia direzione. Le cellule tumorali sono più vivaci – ovvero più informatiche – di quelle normali e quindi prevalgono perché possiedono un’informazione più forte, più costituita, per cui possono accaparrare, metabolizzare ed assemblare più energia delle cellule sane. Quindi, nella 41 Le stringhe si definiscono come minuscoli anelli di energia vibrante. La “Teoria delle stringhe”, nata nel 1968 dalle osservazioni del fisico italiano Gabriele Veneziano, per alcuni studiosi potrebbe fungere da anello di congiunzione tra la relatività generale e la meccanica quantistica. Cfr. Green M, Schwarz J, Witten E. Superstring theory. Cambridge: Cambridge University Press; 1987. 42 “(…) qualsiasi matematica, o descritto scientifico di un esperimento, è comunque la descrizione fenomenologicoempirica di come l’Io oggettifica il mondo o l’oggetto materico. Meglio ancora, di come l’Io pone e si oppone all’oggetto per superarlo con predominio egoico”. Meneghetti A. Campo semantico, cit. Cap. 1, § Matematica ed empirismo esistenziale; p. 20. 43 Ad esempio, se si lasciano dei cavalli in uno spazio, si noterà che ogni sera si riuniranno costantemente in un posto specifico, e non in un altro. Questa preferenza non è dovuta all’erba, all’acqua o al riparo, bensì ad una convergenza positiva d’informazione: in quel posto si sta meglio, ci si sente più tranquilli e sani. 14 malattia, esiste un’informazione che prevale sull’informazione base dell’organismo. Conseguentemente, per curare è necessario risalire a chi produce quell’informazione44. Porto un altro esempio. I luoghi che io scelgo (per viverci, lavorarci, etc.) hanno precise caratteristiche: sotto c’è molta acqua, c’è una natura aperta e felice, ci sono presenze vitali, anche se non vi abita nessuno. Sono posti che non consentono agglomerati energetici di configurazione negativa: le persone sono continuamente attratte dallo spazio della natura, dal tipo di orizzonte, di cielo, dalla cornice del paesaggio, etc. Per cui, ognuno è “costretto” a vivere in una spazialità naturistica, come pesci liberi nel mare, e non possono avvenire organizzazioni poco “simpatiche” da un punto di vista sociale. Sempre riguardo alla conoscenza del campo semantico in riferimento ad un luogo, ricordo quando, diversi anni fa, fui invitato da una persona che possedeva un ampio terreno e che, conoscendo alcuni aspetti del campo semantico, voleva essere certo che lì fosse vissuto realmente il famoso Cassiodoro45. Tutta la situazione, dalle nottole al pendio sul mare, ricordava la presenza del grande letterato, politico e storico romano. Il punto è che questo era avvenuto 1500 anni prima. Com’era coglibile questa notizia dalla lettura del campo semantico? Il campo semantico cosa teletrasporta? Le nottole nei secoli si erano rigenerate, ma siamo sul principio che le cellule cambiano e l’informazione resta. Similmente, il “rigetto di organi” avviene perché il paziente (ricevente) immette una informazione negativa – ricordiamo che ha in precedenza alterato o distrutto il proprio organo – per cui, anche sostituendo l’organo, l’uso resta comunque distonico46. Anche per capire come organizzare la propria casa e il proprio spazio, il campo semantico è un sicuro vademecum, e riscoprirlo – al di là degli stereotipi e della matrice riflessa – è in dote naturale di ognuno. Il campo semantico è la fenomenologia dell’intenzionalità di un’individuazione per un’altra, senza trasduzione energetica. L’individuazione è costituita da un’informazione costituita in energia, ma il campo semantico è l’intenzionalità informatica, il vettore intrinseco di una individuazione, o l’intenzionalità specifica di una informazione per un’altra, senza trasduzione di energia. L’intuizione – che rappresenta il momento di impatto del campo semantico sul luogo, sull’oggetto, sull’ambiente, sulla gestalt dell’operazione – è sapere o leggere l’informazione che agisce quel reale (reale molecolare, dinamico, informazionale, storico, sociale, economico, biologico, sentimentale, morale, etc.). Esofisica ed endofisica si completano sull’esigenza della soggettiva oggettività – ciò che serve ad una individuazione è oggettivo, anche se è il soggetto che compie la scelta – della persona in situazione. Tutto è combinazione di molteplici cause in quell’evento selezionato, definito, configurato. Ad esempio, il soggetto vede due cause, ma in realtà sono presenti decine di concause che non vengono viste e misurate, ma che consentono il rilevamento della causa o delle cause che determinano quell’effetto che coinvolge ed interessa la persona. In fisica si parla di fasi, cioè un segmento provvisorio ed immaginario di un muoversi. Per capire questo concetto, richiamo quanto detto a proposito del primo elementare dell’universo, cioè l’informazione, che poi formalizza l’energia e che sempre cogliamo sincrona all’energia, in tutti i suoi modi. Questa informazione, che pure si fenomenizza nell’energia, di per sé non è energia e non ha bisogno dell’energia. Per comprenderla, bisogna considerare che l’informazione di per sé presuppone uno spazio senza spazio – annullamento di spazio47 –, azione senza tempo: fuori dal tempo, fuori dallo spazio, fuori dall’energia. Per cui, l’informazione è una costante fuori collasso d’onda, fuori la relatività in senso einsteiniano, fuori l’indeterminismo per come concepito da Heisenberg. È l’informazione che condiziona, agisce, manipola collasso d’onda, relatività ed indeterminismo. Una cosa sorprendente che ho notato è che l’informazione, oltre a produrre se stessa, può riprodursi in modo uguale, può diminuirsi o aumentarsi, e può addirittura farsi traino stimolatore – senza 44 Questo argomento è approfondito nel capitolo seguente. 490-583. 46 Ceccarelli F. Analisi psicosomatica del rigetto nei trapianti d’organo. Soluzione positiva del trapianto d’organo secondo la conoscenza ontopsicologica. Nuova Ontopsicologia. 1983;1(1):12-7. 47 C’è anche un altro fatto: i nostri pensieri agiscono nello spazio, ma hanno spazio? Le nostre conoscenze più essenziali, nella loro semplicità, sono reali, presenti, ma non hanno né spazio né tempo; eppure sono. 45 15 essere energia – dell’energia. Ci sono immagini, estasi, conoscenze, visioni ontiche – senza materia, senza energia – che producono esistenza, piacere, soddisfazione, sviluppo. Non è l’energia che mantiene l’informazione, ma è l’informazione che produce anche il proprio corpo – energia – e ne consente l’evoluzione a livelli straordinari. L’informazione elementare nasce quando l’essere intenziona l’esistere. L’informazione è la prima ipostasi dell’esistere dopo l’essere, cioè è la prima grafica che l’essere agisce per costituire le individuazioni nell’esistenza. In tutte le più alte espressioni di essere uomo, di vivere e cogliere il possibile quotidiano come peak experience, come atto ultimo di una intrinseca virtualità, questa informazione è sovrana, illuminante e costituisce il piacere esistenziale conforme. Si può cogliere l’informazione pura attraverso esperimenti? No. Però si può dedurre la sua presenza operativa da effetti e fenomenologie. Però, se uno scienziato raggiunge la coincidenza tra coscienza e In Sé ontico, allora, semplicemente la sa. Nel campo semantico si coglie la sua operazione in attivo o passivo. Quando si sa l’informazione generale, essa appare come presenza onnisciente, come essere per sé e come aperta a infiniti possibili. Sul piano deduttivo, la sua conoscenza semantica sul piano dell’energia elementare, risolve razionalmente tutti i contrapposti complessi ed elementari. In sé è il nulla di ogni cosa, anche di me stesso. Ma, applicata, spiega tutto e dà logica ad ogni cosa. Per quanto riguarda l’esperienza interiore del conoscente, è folgorante come possibilità, così come è aberrante quando si è costretti a naufragare dentro il disordine a causa di un’informazione non letta, non compresa. Perché dietro l’informazione, più che l’energia, a rischio c’è l’identità olistica del soggetto e dell’oggetto. Non capisco il mondo perché non capisco me stesso. Avere in mano una “lettera” (informazione) dell’essere e non seguirla, è la costruzione del proprio errore. Questo perché l’informazione in un modo o nell’altro sempre implica una necessità. Io ho inteso coglierla soltanto nel suo aspetto fisico, diciamo che ne colto l’ontologia della fisicità: l’esistere ha i propri modi e questi modi sono informazioni. Noi ne facciamo parte, li possiamo conoscere e ce ne possiamo avvantaggiare. 16