CORSO GENERALE STORIA MODERNA (PROF TUFANO) “ La Francia e le Sicilie” INTRODUZIONE Dalla fine del 400 al terzo decennio dell’800 il mezzogiorno d’Italia ha rappresentato il più tormentato confine tra due mondi, un argine a difesa della civiltà Occidentale. Il sud d’Italia si è ridotto per secoli ad oggetto passivo del commercio mediterraneo, dominato soprattutto dalla Francia che proteggeva ed utilizzava a proprio vantaggio la pirateria nord-africana per imporre il monopolio dei noli e per comprimere i prezzi delle materie prime importate dal mezzogiorno. La presenza spagnola e francese nel governo delle due Sicilie è visto come un fenomeno che ha strutturato l’intera età moderna. Mentre la Francia aveva un impulso progressivo, la prospettiva italo-spagnola è di due corpi in decadenza. Tutti e tre gli stati seguivano modelli istituzionali molto simili e si influenzavano tra di loro. Però notiamo come questi tre stati erano fortemente governati da monarchie o da intere famiglie o dalla chiesa, questo faceva sì che non si sviluppasse un economia interna, fu così che la sovranità fu intesa in termini sociali diversi, cioè cercare di dare importanza ad alcuni centri dello stato. In Europa, durante l’età dei Lumi nascerà una cultura degli affari esteri, e gli ideali patriarcali di fondare un solo linguaggio e attività istituzionali condivise. Nel 18 secolo si avrà la nascita della pentarchia, cioè governo dei cinque ( Francia, Inghilterra, Austria, Prussia e Russia) che porterà alla creazione di nuovi scontri ed incontri. CAP 1 LA NUOVA STORIOGRAFIA La guerra di successione spagnola(1701-1714) segnò gli sviluppi futuri dell’intero continente. Luigi XIV tentò di esercitare il suo governo direttamente sulle Sicilie, oltre che sulla spagna. Tuttavia gli anni della guerra, l’emergenza fiscale per esigenze militari, la diretta influenza francese negli affari politici e le interazioni istituzionali tra spagna, Francia e Sicilie, modificarono largamente i rapporti tra la Francia e le Sicilie. Prima non esisteva nessuna fonte storiografica della politica francese nelle due Sicilie, durante la guerra di successione spagnola. Diversi studiosi, tra i quali De Francesco, hanno cercato di spiegare il motivo di questo silenzio francese. Gli anni successivi hanno portato ad una maturazione e ad una diversa mentalità. In particolare si assiste a due fenomeni: il rafforzamento della costruzione statale nei regni nuovi ed una modifica di cultura dei governi europei. Tuttavia per esaminare il regno francese in Italia occorre riesaminare il periodo che va dalla fondazione del nuovo regno meridionale(nel 1734) e il periodo del rovesciamento delle alleanze franco-austriache e il passaggio di Carlo al trono spagnolo. Francia e spagna durante il secolo dell’assolutismo monarchico utilizzarono l’aiuto di città, province e paesi esterni, anche contro il loro sovrano. La Francia come parametri storici rientra già in un modello ideale, culturale ed istituzionale, risalente all’epoca longobarda. Fu Carlo magno poi a liberare dall’invasione longobarda e portare la Francia in Italia. La spagna ha avuto anche i suoi trascorsi in Italia, ma non furono così grandiosi come quelli francesi. Per quanto riguarda invece Luigi XIV, vediamo che viene descritto con diversi volti da vari autori. Ad esempio, nel 1939, Ettore Rota, lo definisce simile ad un avvoltoio che contempla dall’alto verso l’Italia. Michelet, invece, afferma che Luigi XIV non è un politico, ma un devoto, dunque un pessimo francese. La storiografia italiana del secondo 800 è stata oggetto di studio di diversi storici. Raffaele Ajello disse che in questo periodo, l’inferiorità del Piemonte era frutto di un analisi severa, perché in realtà era la Francia ad essere superiore al Piemonte. Sternhell ( storico moderno ebreo) parlando di Benedetto Croce, affermò che egli rappresentava l’accusa di aver contribuito alla scesa al potere di Mussolini. La storiografia italiana meno recente ha trascurato le cause strutturali delle difficoltà del nord Italia, offrendo scuse alle giustificazioni nazionalistiche. De Francesco, per esempio, disse che bisognava attribuire all’esperienza napoletana la creazione delle repubbliche sorelle e di una nuova identità italiana. Infine trovano spazio nelle nuove fonti storiche anche i servizi segreti, che ci svelano nuove storie, intrecci e diversi misteri. Ad esempio, Baudrillart ( cardinale e storico francese) riferì che il re di Francia conosceva tutto il personale amministrativo spagnolo, e che nessun trasferimento, promozione o nomina, poteva avvenire all’interno dei domini spagnoli, senza il volere del re. CAP 2 LA SOCIETA’ MERIDIONALE DALL’ANOMALIA AL COLLASSO. PROSTRAZIONE DELLA NOBILTA’ E PARASSITISMO MINISTERIALE A NAPOLI. (Luigi XIV fu il terzo re di Francia, regnò dal 1643 al 1715, chiamato Re Sole per lo splendore della sua corte). Luigi XIV durante la successione di Carlo II condizionò la vita politica della spagna e delle sicilie con pressioni sul governo centrale spagnolo, sui vicerè di Napoli e di Palermo e sul ceto ministeriale delle due sicilie. Durante gli anni della guerra di successione spagnola, per far fronte alle spese militari e ai prelievi fiscali, le relazioni istituzionali tra spagna, Francia e sicilie, assunsero varie forme. Occorre mettere a confronto 4 modelli costituzionali: il modello napoletano, fondato sul potere di un solo ceto, il togato, che aveva il vertice del suo potere nella capitale, Roma, era colto, ma esclusivista e patriarcale, quindi incapace di far crescere la base sociale, l’economia e il benessere. Il modello siciliano, di carattere feudale, policentrico, con diversi centri di potere in continuo conflitto, ad essi si aggiungevano i vertici delle grandi magistrature, cioè i togati, che volevano realizzare nell’isola una soluzione simile a quella continentale. Il modello francese invece era ad un livello superiore, autorevole e tra i più maturi e razionali modelli europei. E infine il modello spagnolo, fondato su idee tradizionali e tenuto insieme da un istituzione feroce e primitiva, il tribunale del sant’ uffizio. Alla fine del 600, inizi del 700, il modello spagnolo entrò in crisi a causa dell’influenza francese, durante il regno di Filippo V. Oltre al crollo per la guerra di successione spagnola, vi fu anche un crollo nelle prospettive religiose che accompagnavano il medioevo, e si raggiunse uno sperimentalismo scientifico con libertà di stampa e di pensiero. Nacque così la dialettica o deontologia, la necessità che la trasmissione del pensiero operi con la massima libertà. La presenza delle Francia nelle due sicilie aveva interessi economici e commerciali. Uno dei progetti centrali di Luigi XIV fu quello di risvegliare le ambizioni dei baroni locali spagnoli ed italiani tramite la comparazione di essi con la nobiltà francese (cosa che risultò impossibile da realizzare). Egli voleva attribuire le sicilie a se stesso, questo perché gli avrebbe consentito un collegamento commerciale e marittimo con l’oriente. Il regno di Napoli, fin dal 1542, fu governato da una forma politico-istituzionale voluta da Pedro Da Toledo, per contrastare la nobiltà antica. Era il governo dei togati ad essere a capo di Napoli, i togati erano esponenti di un personale tecnico, con una mentalità di giustizialismo e moralismo, ma con enormi interessi materiali. Presto si resero conto che non potevano vendere all’infinito i beni pubblici e privati per soddisfare l’esigenza fiscale spagnola, quindi si cercò di porre dei limiti a quella politica. Di conseguenza la corruzione era diventata la regola di stato. A Napoli, dunque si era creata una situazione dove il popolo era sempre alleato dei nemici dello stesso regno. Quindi cominciarono a Napoli gli scontri contro gli spagnoli e contro Pedro Da Toledo. La politica sociale di Luigi XIV incontrò ostacoli interni ed esterni. Egli voleva diffondere ancora di più la sua autorità concedendo parentele con lui, questo affinchè il popolo appartenesse solo a lui. Luigi XIV tentò di prendersi, nel 1701, la fedeltà napoletana e siciliana proprio tramite l’uso delle parentele. Mentre nel 1701 iniziava la guerra di successione spagnola, a Napoli venne fatta una congiura filo austriaca, che prese il nome dal principe di Macchia. Un altro principe che andò contro gli spagnoli fu Tiberio Carafa, principe di Chiusano, il cui scopo era quello di assumere con la forza il governo del regno. Secondo Carafa i gallo-ispanici erano frutto di una dinastia mai riuscita, cioè francesi e spagnoli, questo perché “francesi, libertà e repubblica non possono stare insieme”. Dunque il regno di Napoli voleva essere indipendente sia dagli spagnoli che dai francesi, fu così che a Napoli si istituì la repubblica togata, ma venne fatta sul debito pubblico, cioè a fronte della crisi fiscale. La nobiltà napoletana cedette il regno agli spagnoli, andando contro il popolo che si era rivolto. La città di Napoli, quindi, viveva sotto un regime repubblicano basato sul forte accordo tra spagna e ceto togato. Le cause del degrado nobiliare furono: l’inflazione dei titoli nobiliari il disprezzo dei togati verso la nobiltà l’estrema divisione politica all’interno della nobiltà e la pressione esercitata dagli spagnoli. CAP 3 LA POLITICA DI LUIGI XIV. RILANCIO DELLE PROVINCE E CONTROLLO DELLA CAPITALE. In Italia, tra la fine del 600 inizi del 700, venne a crearsi una strana situazione che riguardava la nobiltà napoletana che non si fidava degli spagnoli tanto da volersi ribellare e desiderare un regno filo-francese. Luigi XIV faceva affidamento sulla parentela di questi per portare il regno di Napoli alla corte di Francia. Tra questi spiccano due nomi: Giovan Girolamo Acquaviva D’Atri (duca d’atri) e Marino Caracciolo ( principe di Santo Buono), entrambi cugini. Per il principe di Santo Buono il disordine nella giustizia era dovuto al fatto che alcuni togati non svolgevano bene il proprio mestiere, e quindi il re doveva licenziare questi incapaci. Egli sosteneva che bisognava decentralizzare il controllo della giustizia del regno, per dare potere alle province. Intanto Luigi XIV ideò un piano per dare potere giurisdizionale al vicerè, sottraendolo al collaterale. Mandò quindi De La Tremoille per manovrare meglio la vita politica dell’Italia meridionale. Egli era un uomo di chiesa, a contatto con la chiesa romana. Nel regno di Napoli vi fu uno scontro fra amministratori laici ed amministratori ecclesiastici per il controllo dei bilanci delle cappelle. Ma vi era anche uno scontro tra la nobiltà e il regno di napoli, contro la chiesa romana. Una situazione particolare, che faceva schierare il ministero togato contro il vicerè e le manovre di Tremoille. Durante la guerra di successione spagnola, i limiti imposti dalla censura francese, favorivano la propaganda di iscritti clandestini, come strumento per orientare l’opinione pubblica, cioè un opinione francofoba(si aveva paura della Francia). I regni di spagna, in quel periodo, non ebbero un vero e proprio re legittimo, perché Filippo V aveva violato la fedeltà politica, mettendosi al trono spagnolo. E così fu anche per il regno borbonico. Infine, un altro interesse particolare che riguarda la situazione spagnola, è la divisione delle scelte del popolo, per ragioni economiche, poiché il crollo del regno di Castiglia, portò l’incapacità di equilibrio nel regno spagnolo. CAP 4 TENDENZE DI META’ SECOLO. TENTATIVI DI ADOTTARE L’ECONOMICISMO FRANCESE L’intera vicenda che ha caratterizzato il 700, cioè il mercantilismo e il tardo mercantilismo, riguarda non solo la Francia e l’Italia, ma anche il resto d’Europa. Cambiano così i modi di vedere la storiografia politica, basate sul modo di commerciare e di fare politica. Le tesi dell’imperialismo e del terzo mondismo erano positive ed ottimistiche riguardo il flusso commerciale, nessun mare era totalmente controllato o dominato da uno stato, ma da complessi sistemi mercantili. Questo ha portato a rivedere alcune pagine della storia del mezzogiorno d’Italia, riguardo il commercio con Marsiglia. Salvemini ( storico) ha affermato che il traffico marittimo del meridione ha assunto una configurazione flessibile e solida, capace di modificare alcuni assetti e creare nuovi gruppi sociali. Quest’ultima prospettiva ha fatto si che si allargasse il mercato interno, favorendo una borghesia commerciante. Nel 1679 la spagna inaugurava una politica ispirata a criteri diversi dal diretto sfruttamento coloniale e che pensava all’incremento della produttività ( si ha l’istituzione delle giunta di commercio). La politica economica spagnola era adesso orientata ad abbassare il carico fiscale tramite la ricerca, sul mercato del lavoro internazionale, di manodopera specializzata, aumentando la produzione industriale. Questo somigliava al modello francese, cioè il concilio di commercio istituito da Colbert. Anche la repubblica dei togati, nel 1690, fondò la prima giunta di commercio( attività volta contro la feudalità). In questo concilio venne discusso dell’azione delle dogane, delle tariffe e degli uffici. La spagna fu molto influenzata dalla Francia alla fine del 600, riguardo il commercio americano dei neri d’africa. Successivamente ebbe un crollo economico e dovette appoggiarsi alle sicilie, in quel momento sotto il controllo del vicerè Los Balbases, che fu vicerè delle sicilie dal 1707 al 1713. Egli aveva messo in pratica una politica di utilizzazione delle leggi speciali, per superare l’accordo- disaccordo tra amministrazione reale e tribunale del patrimonio. Così la fedeltà siciliana bloccava una seria politica di riforme amministrative ed economiche. Fu nominato vicerè da Luigi XIV, quindi le sicilie erano sotto la diretta influenza del re francese. L’idea di Balbases si basava sul colbertismo, cioè una concezione di commercio di tipo industriale, basata sui metalli preziosi, e dove la popolazione era intesa come risorsa economica, politica e militare più importante. Intanto nel 1710 avvennero alcuni fatti terribili che fecero crollare Palermo sotto gli scontri dei dominatori spagnoli, contro il popolo e i filo- francesi. Nessuno voleva assumere il comando di Palermo. I costi della guerra spagnola, spostavano gli interessi di questi verso la spedizione in Sardegna del 1709, così il tardo colbertismo francese cessava di essere sperimentato nel mezzogiorno d’Italia. Intanto a Napoli era iniziata l’epoca austriaca e l’interesse per il commercio fu diverso, basato su concetti di ideali astratti, con un impostazione più tecnica e pratica, con lo scopo di combattere il parassitismo burocratico spagnolo. Con la nascita del nuovo regno e l’avvento di Borbone di Napoli, coincise una fase di sviluppo del commercio delle due sicilie. Più tardi la spagna ebbe una crisi internazionale e non poteva più proteggere il mezzogiorno d’Italia. Nelle due sicilie, gli entusiasmi per il nuovo regno, crollarono già nel 1744. Quindi Monteleagre, marchese e duca di cultura franco-spagnola fece una serie di riforme. Egli riteneva che l’involuzione delle sicilie derivasse dalla debolezza dell’economia, con i rapporti del mediterraneo centrale. Nel primo decennio del regno indipendente (delle sicilie) di Monteleagre, vi fu una forte fiducia verso l’appoggio militare spagnolo. Quindi tra il 1735 e il 1744 il governo napoletano cercò di sottrarre le sicilie alla condizione di sudditanza economica della grandi potenze europee. Quindi venne istituita una giunta di commercio borbonica da Monteleagre , che concesse facilitazioni ai commercianti ebrei, questo, però, provocò gelosie negli ideali francesi che dominavano nel commercio in oriente. Intanto Monteleagre mise a capo della giunta Francesco Ventura, un ex collaterale. Da lì a poco, la Francia ebbe una crisi di commercio per le manifatture di media qualità, questo perché l’Inghilterra e le sicilie facevano un buon mercato. Più tardi alle critiche si aggiunsero quelle di Tanucci ( vicerè delle sicilie) avversario politico di Monteleagre. Egli divenne poi, tra il 1755 e il 1759, l’uomo più importante del governo napoletano. Un aspetto importante dei rapporti commerciali tra la Francia e le sicilie, fu per molto tempo il centro della rivalità fra i due, e cioè il fenomeno del contrabbando francese. Secondo Romano, se fosse diminuito il contrabbando ci sarebbe stato un successo di commercio franco- napoletano. Mentre secondo Giovanni Pallante, i contrabbandi erano necessari con le misure prese dal governo napoletano. CAP 5 OLTRE LA META’ DEL SECOLO. LA FRANCIA DAL DOMINIO ALL’INFLUENZA POLITICO CULTURALE Tra il 1714 e il 1715 vi furono due avvenimenti cruciali: la morte della prima moglie di Filippo V di spagna, seguita dal matrimonio con Elisabetta Farnese, e la morte di Luigi XIV nel 1715. Nell’autunno del 1759 Carlo Borbone, figlio di Filippo V di spagna e di Elisabetta Farnese, arriva a Madrid e si aprì così un nuovo corso per la storia della monarchia cattolica. La storiografia spagnola sostiene che la sua classe dirigente aveva scelto la successione borbonica affinchè l’impero restasse unito e conservasse il suo prestigio. L’influenza culturale, economica e commerciale della Francia sulla spagna era cresciuta nel 700 e coinvolse anche il meridione. Solo con l’avvento al governo di Floridablanca, la monarchia cattolica s’impegnò in una politica commerciale diversa che la liberasse dal giogo francese. Più in generale, l’antipatia verso gli spagnoli era il segnale del fatto che il mezzogiorno stava uscendo dall’orbita politica gallo-ispanica, si andavano così a sostituire i valori della rappresentanza etnica, con quelli spirituali della visione cattolica. Luigi XIV affidò a Broglie il compito di orientare i comportamenti dei rappresentanti francesi all’estero, ridando credito alla Francia sul piano internazionale. Secondo Broglie, la Francia aveva bisogno di ristabilire l’equilibrio interno finanziario e rilanciare una politica di potenziamento militare. (Broglie era a capo della politica segreta di Luigi XIV). Intanto Tanucci veniva visto come un serio ostacolo per i progetti politici francesi. Gli orientamenti di politica estera nella seconda metà del 700, incisero sul destino delle sicilie in modo disastroso. Per la politica anti-Inglese ed anti-russa, l’alleanza con la spagna era indiscutibile, ma vi era anche un opinione positiva sull’alleanza tra Francia e vecchio impero romano-germanico(quindi austriaco). Oltre questa vi era anche l’alleanza con la Prussia contro l’Austria. Si intuiva quindi che la rottura dell’alleanza con l’ Austria avrebbe comportato un caro prezzo nel sud d’Italia, questo perché, secondo Broglie, l’Inghilterra avrebbe assicurato la sua superiorità in Italia, tramite la complicità austriaca. Tanucci, contro il pensiero francese, cercava di tamponare i problemi economici nelle sicilie, ma trovava ostacoli tra i suoi colleghi. Egli era ostacolato da Galiani, segretario dell’ambasciata napoletana a Parigi. Tanucci si lamentava del commercio francese perché ostacolava quello napoletano tramite il contrabbando. Galiani invece appoggiava la superiorità del commercio francese, spostando il discorso del contrabbando a quello della sicurezza di navigazione. Quindi il contrabbando divenne un punto centrale di scontro e di affare di stato. Tanucci era bloccato dall’enorme difficoltà interna che l’assetto parassitario di Napoli aveva verso la Francia. Venne creata quindi una magistratura di commercio, cioè una giurisdizione napoletana di commercio. Ma contro di esso si mosse Vergennes, conte e segretario di stato francese. Intanto la Francia si muoveva con diplomazia, cioè faceva un passo avanti ed uno indietro. CAP 6 LA CORTE DI NAPOLI. PROBLEMI E PROTAGONISTI DEGLI ANNI ’70 Di recente è stato dimostrato che tra i ceti dirigenti delle nazioni europee emerse un corpo diplomatico che avanzava nuove idee politiche. All’interno della loro specializzazione professionale, i ministri trasgredivano le istruzioni imposte dalla politica centrale. Un diplomatico ambasciatore francese a Napoli che fece questo fu Le Tonnelier, barone di Breteuil. Egli era un personaggio politico di alto profilo nella Francia della II metà del 700, iniziò la sua carriera come militare e in seguito fu nominato ambasciatore in Svezia, in Olanda, a Vienna e a Napoli dal 1772 al 1774. La nomina a Napoli è stata per Breteuil una sorta di punizione che gli diede Luigi XIV affinchè evitasse di seguire le idee del duca Choseuil. La sua presenza a Napoli, secondo Tanucci, era portatrice di intrighi e di complotti che intratteneva con Versailles, dove risiedeva il re di Francia. Breteuil era un diplomatico libertino, entrata in sospetta confidenza con la regina. Quando stava per chiudere la sua fase a Napoli e per assumere un compito superiore, cioè la segreteria di stato francese, Tanucci denunciò Breteuil per i sospetti rapporti con il regime di Napoli. Quindi Breteuil perse il posto di segretario di stato contro il rivale conte di Vergennes. Tanucci vedeva in Breteuil il tentativo di realizzare una certa intimità con la regina Maria Antonietta, in modo da distruggere l’apparato dell’influenza spagnola nel regno italiano. L’ azione di Breteuil nella corte napoletana, ispirò al doppio gioco tra la fedeltà alla corona e il progetto di Choiseuil di aiutare l’Austria per servire la Francia. Il vero obiettivo della sua azione era eliminare il primo ministro napoletano, unico ostacolo alla presa del potere di Maria Carolina, sorella della futura regina di Francia Maria Antonietta. Egli criticava la mancanza di un indirizzo riformistico nella politica napoletana, e mostrava come il governo di Tanucci fosse arcaico e deludente. Le memorie di Breteuil appartengono al dominio dell’informazione segreta e si concentrano sulla nozione di Cabala, cioè costruzione sociale provvisoria, che opera negli ambienti di corte al fine di ottenere vantaggi. Secondo Breteuil in Italia coesistono due realtà nazionali in contrasto: la siciliana e la napoletana. Il vero potere, per lui, è nelle mani dei siciliani che lavorano per abbattere il governo spagnolo di Tanucci. Breteuil conferma che il partito del re di spagna, a Napoli, aveva iniziato il proprio processo di decadenza con l’emergere delle Cabala della duchessa di Castropignano. Breteuil e Tanucci testimoniano che Domenico Cattaneo, principe di San Nicantro, stava educando il futuro erede al trono di Napoli. Il risultato fu devastante per l’immagine interna ed esterna della regalità napoletana. Ferdinando IV fu dunque vittima di una educazione infame , diventando un uomo privo di coerenza. Il perché di una tale manipolazione dell’erede al trono, secondo Breteuil era da individuare nel bisogno di tenere il future re in uno stato di sudditanza psicologica verso la sua corte. Dal 1746 al 1766 nel regno delle due sicilie si verificò una crisi di tipo etico, causata dall’influenza dei Castropignano, la cui politica si rivelò disastrosa. I Castropignano avevano conquistato la regina sassone con il parlare di religione, di miracoli, ecc. quando la famiglia ritornò a Napoli segnò il declino del suo potere, cioè quando fu nominato Leopoldo De Gregorio segretario d’azienda. Così la famiglia dei Castropignano fece da spia nella corte di Napoli e divenne strumento di pressione in favore della Francia. Le sicilie, dunque, furono sempre oggetto di sfruttamento. Intanto a Napoli era in corso una battaglia fra chi doveva reggere il regno: l’influenza spagnola o quella francese appoggiata dagli austriaci. Fu Maria Carolina a salire al trono, e ad allontanare le amanti del marito dalla corte. Ella era in stretto contatto con Breteuil. Breteuil cominciò a soffermarsi sugli uomini della corte napoletana, soprattutto su Tanucci. Egli criticava il suo modo di gestire il potere e le tecniche per farlo. Per lui i successori di Tanucci erano: Pietro Beccadelli o Giuseppe Bonanno Filangieri, principe di Cattolica. Alla fine salì Beccadelli, principe di Campo - reale. Dopo Tanucci l’uomo più rappresentativo del partito spagnolo era Fogliani, e dopo il suo congedo le sicilie non furono più rappresentate dal ceto spagnolo. CAP 7 LA CADUTA DI TANUCCI.: SICILIE ASBURGICHE? DALLA RIVOLTA DI PALERMO ALL’INTRIGO In Sicilia, nel 1773, gli organi istituzionali regi vennero spazzati via dalla rivolta popolare, l’esercito fu sconfitto senza battaglie e il vicerè costretto a fuggire. Il protagonista della vicenda era dunque il popolo palermitano, guidato dai capi delle corporazioni artigiane. Il vicerè era considerato la causa dei malumori popolari a causa del rincaro dei prezzi e della pressione fiscale. Venne cacciato subito dopo la morte del pretore di Palermo. Nel 1774 le attività di Tanucci furono concentrate sugli esiti della rivolta palermitana. Egli voleva intervenire in un primo momento, ma fu costretto a ripensarci vista la situazione delicata in cui si trovava Napoli. Il disagio del sistema politico che si era creato a Napoli, portò Tanucci a distaccarsi dal suo re. Egli pur ammirando la Francia, non apprezzava il suo nazionalismo di stampo umanistico. Tanucci si muoveva in base ad una visione complessiva, da studioso e da competente raffinato della storia. Sentendosi ormai vicino alla fine della sua carriera ebbe diverse divergenze con le idee del re, soprattutto riguardo la rivolta palermitana. Dopo la sua caduta, nel 1776, si ritirò in esilio, e dopo qualche anno morì. Dopo la caduta di Tanucci venne nominato Beccadelli, come segretario di stato. Il regno di Napoli ne risentì moltissimo. La rivoluzione avvenuta nel regno meridionale procurò vantaggi alla politica commerciale francese. Nel 1776 finalmente era finito l’odio-amore verso la francia. I transalpini avevano campo libero nel commercio. L’antico regime oscillava in tutta Europa, sotto i colpi del pensiero francese.