Plectrum 3/2010 - Federazione Mandolinistica Italiana

Notiziario della Federazione Mandolinistica Italiana
Periodico Trimestrale - Anno XXI - n. 3 - Dicembre 2010
pag. 3
Editoriale
pag. 4
Caro Plectrum - Lettere in redazione
pagg. 5, 6
L’eredità musicale di mio nonno e il jazz di Arrigo Cappelletti Jr.
pagg. 7, 8
Four Clocks for mandolin & guitar di Emanuele Cappellotto
pagg. 9, 10
Orchestra Plettro “Gino Neri” e Accademia Corale “Vittore Veneziani”
insieme per l’Unità d’Italia di Edoardo Farina
pag. 11
pag. 12
Duo “La Corda”
Ernst Krenek
pag. 13
Orchestra a plettro “Espressioni”
pag. 14
pag. 15
Angelo Gilardino
pagg. 16, 17
pagg. 18, 19
Mario Rizzo ed il gruppo “Argeno”
Modena: protagonista il mandolino di Simona Boni
Il mandolino a Padova di Emanuele Cappellotto
In copertina: una tela di Vincenzo Policarpo
ANNO XXI - n. 3 - Dicembre 2010
L
Care lettrici e cari lettori
Sono stati pubblicati, in questi giorni, gli atti della giornata di studi: Arrigo Cappelletti
musicista comasco 1877 – 1946 che si è svolta, circa un anno fa, presso il Conservatorio
“Giuseppe Verdi” di Como. Abbiamo estrapolato da questo interessante volumetto, la relazione del nipote, Arrigo Cappelletti jr. che afferma di aver “odiato” suo nonno, per tutta la
sua adolescnza, considerandolo un nemico da abbattere. Ma quelli “erano gli anni della
contestazione (a cavallo dei famigerati anni Settanta) e avevo la necessità di liberarmi di
una educazione piuttosto tradizionalista e borghese”. Per poi accorgersi, dopo essersi dedicato al jazz prima da dilettante e poi da professionista, che “la sua musica era influenzata
direttamente o indirettamente proprio dal nonno, che una certa vena jazzistica già gli
apparteneva”.
Vi presentiamo, quindi, Four clockworks for mandolin & guitar, un CD di Emanuele Cappellotto, mandolino e Gianluca Sabbadin, chitarra. Essi affermano che la musica contemporanea, anche per la frequentazione di autori viventi come Claudio Mandonico, Angelo
Gilardino ecc. ha sempre susci-tato in loro un vivido interesse.
Interpretano i lavori (clockworks) di quattro autori contemporanei: Sprongl, Santorsola,
Krenek e Gilardino. Per parte nostra abbiamo pensato di inserire le biografie di due di
questi compositori, Krenek e Gilardino e ci proponiamo di completare con gli altri due nel
prossimo Plectrum.
Il Concerto di Capodanno 2011 dell'Orchestra “Gino Neri”, giunto alla trentunesima
edizione e puntualmente commentato dall'addetto stampa, il giornalista Edoardo Farina,
non è stato un concerto come tutti gli altri, perchè il programma comprendeva brani, generalmente tratti dal repertorio operistico, atti a celebrare il 150° anniversario dell'Unità
Nazionale.
L’esecuzione è avvenuta in due tempi distinti, il primo prettamente strumentale e il secondo
di tipo sinfonico con la partecipazione dell’Accademia Corale “Vittore Veneziani”.
Vi parliamo, inoltre di altri tre eventi musicali di notevole rilievo:
- il concerto tenuto a Jesolo, il 18 Settembre scorso dal DUO “LA CORDA” Katsia
Prakopchyk (Mandolino barocco, Mandolino), Jan Skryhan (Vihuela, Chitarra);
- il concerto del 3 Dicembre 2010 dell'Orchestra a plettro “Espressioni” mandolino solista:
Carlo Aonzo;
- L'iniziativa “Modena: protagonista il mandolino!” promossa dall’Ensemble Mandolinistico
Estense sotto la direzione artistica del M° Roberto Palumbo.
Cordiali saluti
Artemisio Gavioli
Caro Plectrum
Gent.mo dott.Gavioli
Cari partecipanti ed ospiti
quando a febbraio Lei venne a Modena per partecipare alle
celebrazioni del 50° anniversario della morte di Primo Silvestri, se ben ricorda, oltre a fare i complimenti a me ed alla
dott.ssa Simona Boni per il nostro concerto in duo ed all’E.
M.E. per aver realizzato tale iniziativa all’interno dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Orazio Vecchi - Antonio
Tonelli” di Modena, mi chiese che fine aveva fatto l’E.M.E.
come orchestra, dato che non aveva più ricevuto notizie di
nostre iniziative.
Le accennai alle vicissitudini che ci avevano travolto (come
al solito scissioni varie) ed ai rimedi che avevamo attuato
per rifondare l’orchestra, facendo leva su un duro lavoro di
didattica sui giovani. Inoltre Le parlai del progetto di realizzare la masterclass con il M° Squillante all’interno dell’”O.Vecchi” e di proporre vari concerti. Chissà, ripensando
a quel momento mi rendo conto che forse allora potrò aver
dato l’impressione di sembrare molto distante da una realtà molto più avara ma in realtà sapevo bene cosa andavo
progettando, tenacemente, con piccoli ma continui passi che
finalmente hanno dato i risultati tanto cercato.
Pian piano il nostro progetto si è gonfiato ed insieme alla
Masterclass abbiamo proposto il concerto per mandolino
solo del M° Squillante, il nostro concerto finale, il concerto
di apertura con il tenore Andrea Cesare Coronella, l’esposizione dei quadri di Vincenzo Policarpo e la proiezione del
film La Mandoline di Raymond Sauvaire realizzando una settimana mandolinistica d’eccezione, mostrando solidità organizzativa riuscendo ad ospitare sei musicisti provenienti da
Campobasso, Bari, Lecce, Napoli e quindi collegando varie
realtà mandolinistiche.
Posso dire che la nostra iniziativa è stata superiore ad ogni
aspettativa, ha coinvolto diversi musicisti della città e della
regione e soprattutto l’Istituzione dell’Orazio Vecchi, che
oltre ad apprezzare la nostra proposta è anche direttamente
intervenuta ai vari momenti in cui essa si è articolata.
L’Ensemble Mandolinistico Estense attualmente vanta fra le
sue file diversi diplomati, diplomandi ed allievi delle classi
di mandolino, chitarra, contrabbasso di vari conservatori e
grazie al lavoro compiuto in questo straordinario anno si è
conquistato il ruolo di referente privilegiato di questa importante istituzione musicale della città.
Con enorme piacere Le invio un articolo riepilogativo scritto
dalla dott.ssa Simona Boni oltre ad alcune foto.
Nella speranza di averla nuovamente con noi, Le invio, a
nome dell’E.M.E., i nostri cordiali saluti
Il XVI Festival “Mandolin Imota” sarà tenuto dal 19 al 21 Maggio.
Il programma comprende:
- il concorso per ensemble da camera (2-9 componenti)
- il concorso per le orchestre di mandolini
- lo spettacolo della serata finale
Il Presidente E.M.E.
Modena Ottobre 2010
Cordiali saluti
Ante Vujević
Vi saranno due categorie di ensemble da camera:
- categoria A (2-4 componenti)
- categoria B (5-9 componenti)
e due categorie di orchestre:
- orchestre categoria A (musica popolare o di folclore)
- orchestre categoria B (musica classica o moderna)
Per quanto riguarda il programma del concorso, i partecipanti
devono presentare due o più brani della durata complessiva di
dieci minuti. Il programma sia degli ensemble che delle orchestre deve contenere un brano di un compositore croato.
La domanda, corredata da una foto ed una breve biografia
dell’ensemble o dell’orchestra deve pervenire non più tardi del
10 Febbraio 2011.
Quota di partecipazione:
- ensemble da camera (2-4 componenti) - 250, 00€
- ensemble da camera (5-9 componenti) - 300, 00€
- orchestre di mandolini (10 – 15 componenti) - 350, 00€
- orchestre di mandolini (16 – 20 componenti) - 400, 00€
- orchestre di mandolini (21 – 30 componenti) - 450, 00€
Il numero di conto corrente bancario é 2330003-1100094897
Si può inviare sia la domanda che la ricevuta del versamento
per emal: [email protected]
o tramite fax (00385 21 843 449)
Il nostro indirizzo é: HRVATSKO DRUŠTVO
„MANDOLINA IMOTA“
Fra Stjepana Vrljića 11
21260 Imotski
Croatia
e-mail: [email protected] - Tel. 00385/21/843-449
Il responsabile del Festival - Fax: 00385 21 843 449
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L’eredità musicale di
mio nonno e il jazz
di Arrigo Cappelletti Jr
La figura di mio nonno Arrigo Cappelletti, compositore, pianista, organista, direttore d’orchestra è sempre stata centrale nella mia vita. Quando ero
bambino mio padre Fulvio, architetto,
mi parlava spesso di lui con amore, e,
da allora, pur non avendolo conosciuto, ho collezionato una quantità di elementi sul suo carattere, sulla sua vita,
ricavandone l’idea di un temperamento passionale, impulsivo, anticonvenzionale: la passione per le camminate
e la montagna (il Legnone e le Grigne
in particolare), il legame viscerale
con la sua città, Como, la passione per
Wagner e lo scarso amore per Verdi,
l’amore intenso per la nonna, siciliana
come la mia prima moglie Vivien, la
testardaggine unita alla curiosità per
il moderno in musica, un certo spirito
anti-clericale di stampo carducciano,
l’anticonformismo nel rapporto con i
figli una volta rimasto solo, l’anticarrierismo ma anche la consapevolezza
del proprio valore, l’ironia e una non
comune capacità di scrittura per un
uomo sostanzialmente illetterato, gli
scatti di orgoglio ferito nei confronti
dei notabili della Como fascista, sorta
di leghisti ante litteram da cui si sen-
Arrigo Cappelletti in casa al pianoforte
Pag.
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tiva snobbato o addirittura
disprezzato in quanto musicista....
Mio papà mi ha dato il nome del nonno nella speranza che diventassi musicista come lui, possibilmente direttore
d’orchestra come il suo grande amico (ed ex allievo del nonno) Argeo
Quadri, direttore dell’orchestra dello
Staatsoper di Vienna, e per questo,
all’età di 6-7 anni, ha voluto che incominciassi a studiare il pianoforte.
Ma non aveva fatto i conti con il mio
temperamento ribelle alla disciplina,
riflesso forse dello spirito libertario
del nonno.
Dopo aver studiato piano per qualche
anno con la cara professoressa Maria
Gamba (anche lei ex allieva del nonno) ho lasciato gli studi regolari e continuato come autodidatta sfrucugliando finchè potevo fra la montagna di
spartiti lasciati in eredità dal nonno e
sviluppando una tecnica assolutamente personale (forse dovrei parlare di
una non tecnica) e una buona capacità
di lettura a prima vista.
Per tutta l’adolescenza e buona parte della vita ho in realtà “odiato” il
nonno, l’ho considerato un nemico
da abbattere. In lui vedevo incarnata
l’Accademia (ah, quanto poco lo conoscevo!). Per questo probabilmente,
nonostante la passione per la musica
non mi abbia mai abbandonato, ho
scelto alla fine degli anni di Liceo di
iscrivermi alla facoltà di filosofia e poi
ho abbracciato il jazz. Erano gli anni
della contestazione (a cavallo dei famigerati anni Settanta) e avevo la necessità di liberarmi di una educazione
piuttosto tradizionalista e borghese.
Del jazz mi affascinava il lato anarchico e libertario, anche sul piano esistenziale, e mi accorgevo che un’educazione musicale da autodidatta, che
rappresentava per certi versi un limite, per altri rappresentava un valore
aggiunto, consentendo quell’approccio spontaneo e non mediato allo strumento che é così importante nel jazz.
Da quando all’inizio degli anni Settanta mi sono dedicato al jazz, prima
da dilettante e poi (dagli anni Ottanta) come professionista, ho finto di
dimenticare il nonno, simbolo per
me dell’odiata accademia. E non mi
rendevo conto che il percorso da me
intrapreso mi avrebbe infine portato
diritto a lui. Raggiunta la maturità artistica o almeno, dato che “maturità” é
una parola che, dopo aver letto Gombrowicz, non mi piace, una maggiore
sicurezza artistica e umana, mi sono
infatti reso conto che la mia musica
era influenzata direttamente o indirettamente proprio dal nonno, che una
certa vena jazzistica già gli apparteneva.
Certo il nonno non conosceva il jazz e
conosceva molto poco dell’avanguardia novecentesca. L’essere rimasto
chiuso quasi tutta la vita in Como e
dintorni per di più nell’autarchica Italietta fascista ha sicuramente danneg-
giato la sua evoluzione musicale, ma
come interpretare se non come intuitiva apertura ai tempi nuovi la tensione ritmica della sua musica (in primo
luogo la passione per le sincopi), il
gusto per il cromatismo e la modulazione continua, l’intreccio polifonico
delle parti, evidente soprattutto nei trii
e nei quartetti?
Antonio Grande, nella sua interessantissima analisi del quartetto per archi
del nonno, ha evidenziato il debito del
nonno nei confronti di Debussy e del
suo quartetto in sol minore del 1893.
E se il nonno non si fosse fermato a
Debussy e Ravel? Se avesse conosciuto Stravinskji, Bartòk, Hindemith? Avrebbe sicuramente mostrato
anche più di loro passione e interesse
per il jazz, come si evince dall’energia
cinetica e dalla costante tensione melodica, armonica e ritmica che governa la sua musica. Per questo, ora che
mi sento sufficientemente forte e maturo per riprendere in mano la musica
del nonno e farla eseguire e conoscere
mi sento autorizzato ad interpretarla e
Pag. 6
svilupparla in chiave jazzistica.
Lo farò oggi, in questo convegno, in
collaborazione con l’amica Maria Pia
Carola, con la doppia esecuzione, in
chiave classica e jazzistica, della guida per pianoforte dell’Ouverture Dracmatique del nonno, forse il suo capolavoro orchestrale, e in collaborazione
con il mandolinista Ugo Orlandi in un
paio di excursus improvvisati sull’elegia per mandolino e pianoforte.
E lo farò, certo che un approccio improvvisato di tipo jazzistico alla sua
musica sarebbe piaciuto al nonno, per
cui la musica era non accademia ma
evento appassionante e vitale.
Da:
Arrigo Cappelletti
musicista comasco
1877 – 1946
Atti della giornata di studi
presso il Conservatorio “Giuseppe
Verdi” di Como
16 Gennaio 2010
Four clockworks
for mandolin & guitar
di Emanuele Cappellotto
Emanuele Cappellotto, mandolino - Gianluca Sabbadin, chitarra
Dodicilune 2010 - ED 277
La musica contemporanea ha sempre
suscitato in noi un interesse vivido,
un meccanismo innescatosi nei nostri
processi cognitivi a nostra insaputa
dalla frequentazione di autori viventi come Angelo Gilardino, Claudio
Ambrosini, Primo Beraldo, Claudio
Mandonico incontrati nei nostri studi
e di cui non potevamo sapere il punto
d’arrivo.
Il nostro CD non è altro che il prodotto
dell’inesorabile meccanismo (tradotto
liberamente in clockwork) che dalle
migliaia di giri di una piccola quanto
inconsapevole ruota dentata ha portato al funzionamento di quattro più
ampie, articolate, complesse forme.
Il primo clockwork presentato è opera
dell’autore austriaco Norbert Sprongl. Si tratta del pezzo più datato della
nostra registrazione e presente nel nostro repertorio da sempre. E’ un brano
spartiacque nel repertorio per duo a
pizzico, infatti la vicinanza tematica
al mondo magiaro o boemo non deve
trarre in inganno l’ascoltatore: il fitto
dialogo tra i due strumenti è giusto al
limite della sovrapposizione e della
deflagrazione preludendo ad un accavallamento tra le parti già presente
nella storia della musica almeno da Le
sacre du printemps di Stravinskij ma
che nel repertorio per duo a pizzico ha
fatto molta fatica a farsi strada.
Il secondo clockwork, opera dell’autore italiano di origine ma latino – americano per formazione e carriera, Guido
Santòrsola basa l’incedere del primo e
del terzo movimento sull’imitazione,
non solo compositiva ma anche tecnico-interpretativa. L’interprete al mandolino imitando la chitarra deve escogitare delle posizioni molto distanti da
quelle che il repertorio d’arte di fine
ottocento impongono frutto di una visione dello strumento più assimilabile
al violino. Nel primo e nel terzo movimento, traendo spunto dalle soluzioni
chitarristiche, il pezzo prende forma
lasciando sempre alla chitarra l’onere
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di avviare un meccanismo
di imitazione molto stretta
e spesso accavallata che genera cluster politonali vedendo impegnati tutti
i dieci ordini di corde del duo (quattro
ordini doppi del mandolino e sei della
chitarra). Nel secondo movimento, il
librarsi del canto avviene su di un tappeto sonoro ondulatorio ampliato dalla sesta e quinta corda abbassate della
chitarra intervallato da una tarantella
farsesca.
La Suite di Ernst Krenek rende il
meccanismo del clockwork surreale
trasformando la nostra cremagliera
in uno degli orologi della “Persistenza della Memoria” di Salvador Dalì.
Il linguaggio aforistico dell’opera di
Krenek addensa in pochi gesti capitoli
di storia della musica citando svariati
generi. Più che trattarsi di un percorso
con una partenza ed un arrivo certo, il
meccanismo di Krenek, passando da
un gesto all’altro con continue elissi,
sospende il convenzionale procedere
sonoro creando un impasto ritmico
eterogeneo dove tutto è possibile.
Paradossalmente il ricondursi ad
un’idea di tempo kantiana intesa
come percezione del soggetto è reso
da Krenek con una rarefazione degli
eventi sonori spesso distribuiti ad hoc
tra i due strumenti ma inseriti in una
fitta ed intricata trama poliritmica imprevedibile e di difficile lettura.
La natura strettamente clockworking
della Sonatina-Lied di Angelo Gilardino riporta ad un fluire regolare di
immagini, ora di baccanale, ora di lirismo, ora di ricordi. Ogni immagine
lascia il posto a quella successiva senza opporre resistenza a quella successiva e al trascorre del tempo. L’autore
si concede tutto il primo movimento
per la scaturigine delle immagini,
mentre nel secondo movimento il
flusso rallenta fino quasi all’ipnosi,
a quello stato alterato di coscienza in
cui la percezione del tempo si fa estremamente dilatata lasciando quindi che
le immagini si tramutino in forma e
le forme in proliferazioni frattali. Al
Il duo Emanuele Cappellotto
– Gianluca Sabbadin è una formazione cameristica nata nel febbraio 2003 con il preciso intento di
approfondire e divulgare il ricco
repertorio originale colto per mandolino e chitarra. Il Duo si è esibito in prestigiose stagioni concertistiche in Italia come la Rassegna
Internazionale di Nuoro e la Stagione Concertistica di Siracusa e
all’estero nell’ambito del XXXVIII
Festival Internazionale di musica
a plettro della Rioja (Spagna), il
Festival Internazionale di Volubilis
(Marocco) e nelle attività musicali
degli Istituti di Cultura Italiana
di Lubiana, Bucarest, Wolfsburg
(Germania) e Rabat (Marocco).
Il duo ha partecipato a numerosi
concorsi classificandosi sempre tra
i primi posti vincendo il primo premio il 13 aprile 2003 al Concorso
Nazionale “Città di Castelfidardo”
e il 15 Maggio 2005 al Concorso
Europeo “Enrico Mercatali” di
Gorizia.
termine di questo processo, nel terzo
movimento, rimane l’astratto, l’improbabile, l’assurdo: il moto perpetuo
del nostro clockwork reso in una forma ai limiti dell’eseguibilità e di cui,
dopo un ampio svolgimento che mira
all’esaurimento immaginativo e alla
destrutturazione del ricordo, rimane
solo il fluire tout court, l’oscillazione
perpetua di una particella minima che
origina il Tempo e la Materia.
FOUR CLOCKWORKS
FOR MANDOLIN & GUITAR
Norbert Sprongl (Obermarkersdorf, Austria, 1892 – Mödling 1983)
Duo op. 85/II (1950)
1. Allegro
2. Allegro vivace
3. Adagio
4. Allegro vivace
Guido Santorsola (Canosa di Puglia, 1904 – Montevideo, Uruguay, 1994)
Sonata n. 6 (1981)
5. Allegretto scherzoso
6. Calmo
7. Allegro pomposo ma con brio
Ernst Krenek (Wien, 1900 – Palm Springs, USA, 1991)
Suite op. 242 (1989)
8. Overture
9. Intermezzo 1
10. Scherzo
11. Canon
12. Soliloqui (for Mandolin)
13. Intermezzo 2
14. Mini-Opera
Angelo Gilardino (Vercelli, 1941)
Sonatina – Lied n. 4 (2006)
15. Allegro non troppo
16. Nachtmusik
17. Toccata
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Orchestra a Plettro “Gino Neri” e
Accademia Corale “Vittore Veneziani”
insieme per l’Unità d’Italia
Teatro Comunale di Ferrara, 1° gennaio 2011
di Edoardo Farina
Il M° Stefano Squarzina
Il Concerto di Capodanno dell’Orchestra a plettro “Gino Neri”, organizzato
dall’Amministrazione del Comune di
Ferrara e giunto alla trentunesima edizione, rappresenta oramai l’omaggio
artisticamente più gradito ed atteso
dalla cittadinanza estense.
Presso la splendida cornice del Teatro Comunale anche quest’anno non
è mancato un ricco intrattenimento
musicale da parte della tradizionale
formazione ferrarese, dando la possibilità di ascoltare brani celebri tratti
dal repertorio classico con eccellenti
solisti appartenenti alla migliore realtà musicale ferrarese e, negli anni passati, anche internazionale.
ti non risparmiando niente a nessuno
strumento.
Il repertorio di quest’anno, è stato improntato sulla produzione musicale
atta a coinvolgere i festeggiamenti del
150° anniversario dell’Unità Nazionale Italiana dividendo l’esecuzione
in due tempi distinti, il primo prettamente strumentale e il secondo di
tipo sinfonico con la partecipazione
dell’Accademia Corale “Vittore Veneziani”.
Nella prima parte si sono collocati brani che appartengono alla musica operistica, Inni e Canti del Risorgimento
e musica originale. Dopo l’apertura
con l’Inno di Mameli, su musica di
Michele Novaro e testi di Goffredo
Mameli, è stata eseguita la Sinfonia dall’opera “Norma” di Vincenzo
Bellini, partitura scelta non a caso,
in quanto il compositore catanese
rappresenta il prototipo dello stile romantico italiano dei primi decenni del
XIX° Secolo; all’interno dell’opera si
trovano spesso citazioni in parallelo
con la situazione politica italiana del
periodo pre-risorgimentale e in alcuni
cori è già presente quello spirito rivoluzionario e patriottico che accompagna la rivalsa del popolo italiano sulla
Sul podio Stefano Squarzina, oboista,
direttore d’orchestra e compositore
diplomatosi presso il Conservatorio Frescobaldi della nostra città, ha
diretto opere prevalentemente tratte
dalla prima e seconda metà dell’Ottocento comprendendo pagine di grande
notorietà per interesse e qualità artistica dove l’organico orchestrale viene
sempre e comunque posto nelle dovute capacità dinamiche ed eloquen-
dominazione straniera. Si
è proseguito quindi con
un omaggio alla figura di
Giuseppe Garibaldi, attraverso l’interpretazione
dell’”Inno di Garibaldi” qui supportato da 16 allievi della scuola di musica
della stessa “Gino Neri” per la prima
volta sul palco; divertente tempo di
marcia composto da Alessio Olivieri,
ed abbinato alla prima assoluta di un
brano di Amilcare Ponchielli, “Sulla tomba di Garibaldi”, Elegia Op.
160, scritto proprio in occasione della
scomparsa dell’eroe dei due mondi; la
scelta non è casuale, in quanto la pagina del grande cremonese, più noto
per l’opera “La Gioconda”, è basata
proprio sugli incipt temeatici dell’inno dello stesso Olivieri.
Si è poi passati attraverso il cinema,
che in molte pellicole ha immortalato
il periodo storico delle guerre di indipendenza italiana, uno su tutti Il Gattopardo, film di Luchino Visconti del
1963 con musiche di Nino Rota. Una
delle ultime scene è centrata sulla festa da ballo, ove vengono eseguiti due
valzer, il primo di Verdi, adattato e
arrangiato da Nino Rota (Valzer Brillante), il secondo originale composto
dallo stesso Rota (Valzer del Com-
Corale Veneziani
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miato); doppio omaggio in quanto nel
2011 ricorre il centenario della nascita
del compositore milanese.
Quindi uno sguardo alla Prima Guerra Mondiale, storicamente inquadrata
come ultima guerra del Risorgimento,
ciò dovuto alle ultime annessioni territoriali di suolo italiano; duplice perché
l’esecuzione della celebre “Canzone
del Piave” di E. A. Mario (in realtà
pseudonimo di Ermete Giovanni Gaeta), venne eseguita nelle trincee del
nord Italia proprio con un mandolino,
i cui diritti di autore successivamente
guadagnati furono interamente donati
da parte del compositore ai familiari
dei caduti e dispersi della guerra.
A seguire un brano originale per Orchestra a Plettro, “Piccoli Eroi” di Giuseppe Manente, dedicato espressamente ai
caduti della Grande Guerra, quindi una
stesura di musiche popolari “Addio
mia bella addio”, arrangiata e strumentata da Stefano Squarzina; il brano ha
il carattere di una raccolta, dentro la
quale si trovano tre celebri melodie del
Risorgimento: “La bandiera del Tricolore”, “L’addio del volontario” e la
“Bella Gigogin”.
La seconda parte del programma, caratterizzata un pittoresco abbigliamento da
parte delle ragazze dell’Orchestra, (cal-
ze rosse di buon auspicio e cappellino
tricolore!), è stata dedicata interamente
ai cori Verdiani divisi in tre gruppi: il
primo tratto da “I Lombardi alla prima crociata”, con “O Signore dal tetto natìo” a cui ha seguito il Coro della
Processione del terzo Atto; il secondo
con Patria oppressa dal “Macbeth”, ed
infine” Nabucco”, con Gli arredi festivi del primo Atto e l’immancabile “Va
Pensiero” del terzo, andato in scena in
prima esecuzione assoluta alla Scala di
Milano il 9 Marzo 1842.
Ovviamente non si poteva escludere il
cigno di Busseto dal momento in cui il
suo nome è praticamente legato a tutta
la vicenda del Risorgimento, (divenuto tra l’altro successivamente uno dei
membri del primo Parlamento del Regno D’Italia), constatato dalla scelta
dei libretti in parte scritti dal ferrarese
di origine ebraica Temistocle Solera,
(Ferrara, 25 dicembre 1815 – Milano,
21 aprile 1878) i quali riflettevano la
situazione politica nazionale costituita
spesso da figure di popoli oppressi da
invasori, unità identificata attraverso la
presenza di grandi masse corali.
Oltre il fatto stesso che l’acrostico di
Verdi, all’epoca aveva assunto un significato ben preciso: VIVA VERDI
stava a significare VIVA Vittorio Emanuele Re D’Italia.
E con questo concerto si è concluso dopo 11 anni e con una punta di
rammarico, per motivi professionali
e personali, anche l’impegno in qualità di direttore del Maestro Stefano
Squarzina verso la “Gino Neri”. Senza
nulla togliere ai suoi predecessori, sicuramente è stato in grado, più di ogni
altro, di portare l’orchestra a livelli e
qualità esecutive decisamente più che
lusinghieri attraverso la sua straordinaria preparazione tecnica e artistica.
Squarzina, visibilmente commosso ha
salutato e ringraziato tutti coloro che in
questi anni l’hanno sostenuto, il Presidente Dr. Florio Ghinelli, i componenti
de l’Orchestra e il pubblico presente in
sala, come sempre numerosissimo.
Poi rinnovando ancora una volta l’importanza del concerto dedicato ai 150
anni de L’Unità d’Italia, ha concesso un
ultimo fuori programma avvolgendosi
della bandiera tricolore per dirigere di
nuovo l’Inno di Mameli questa volta
però con il sopporto del canto della
Veneziani… quasi a volerne chiudere
un cerchio quale simbolo della stessa
unificazione Nazionale.
panoramica Gino Neri e Corale
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DUO “LA CORDA”
Katsia Prakopchyk (Mandolino barocco, Mandolino)
Jan Skryhan (Vihuela, Chitarra)
Sabato 18 Settembre 2010 alle ore
20.30 il Duo “La Corda” ha tenuto un concerto a Jesolo (VE) nell’Auditorium “Vivaldi”. Le pessime
condizioni meteorologiche hanno
condizionato l’esito del concerto relativamente all’affluenza del
pubblico ma non hanno impedito
ai due artisti di dimostrare le loro
non comuni qualità virtuosistiche,
mettendo anche in risalto le notevoli possibilità timbriche ed espressive
del mandolino.
Programma
Cristoforo Signorelli ( ca. 1700)
Sonata G-dur (Allegro, Allegro ma non tanto,
Andante, Minuetto, Allegro, Giga)
Dario Castello (17. secolo) Sonata Prima
Gabriele Leone (ca.1725-1790) Sonata III op.1
Raffaele Calace (1863-1934) Concerto op. 113 Marziale
Carlo Munier ( 1859-1911 ) Capriccio spagnuolo
Manuel de Falla (1876- 1946 ) La Vita Breve
Jan Skryhan è nato a Minsk (Bielorussia) nel
1979. Incominciò i suoi studi musicali col M° Schyla e continuò poi con V. Belyshev presso il Music
College di Minsk e col Prof. Valery Zhyvewski all’Accademia di Musica della Bielorussia, infine col
Prof. Dieter Kreidler e Prof. Roberto Aussel presso
la Highschool of Music di Colonia (Germania).
Katsia Prakopchyk è nata a Babruisk (Bielorus-
sia) nel 1979. A nove anni ha cominciato a suonare la
domra con Tatjana Varava e Jaraslau Valasiuk. Dopo i
primi studi di mandolino con Nikolai Maretzki a Minsk presso l’Accademia di Musica della Bielorussia, ha
frequentato l’Università Musicale di Colonia (Germania) con la Prof. Marga Wilden-Hüsgen che ha avuto
una decisiva influenza sulla sua formazione musicale.
Nel 2001 Katsia e Jan hanno formato il Duo “La
corda” che abbina al suono espressivo ed elegante,
virtuosismo e professionalità. Gli artisti interpretano, preferibilmente lavori originali per mandolino
e chitarra dal Barocco ai nostri giorni. Attualmente
entrambi gli artisti vivono in Germania.
Pag. 11
Ernst Krenek
(Vienna, 23 agosto 1900 – Palm Springs, 22 dicembre 1991)
Compositore e direttore d’orchestra austriaco,
naturalizzato statunitense, di origini boeme.
Krenek nacque a Vienna
ed era figlio di un soldato
ceco dell’esercito austroungarico. Durante la sua
vita, tuttavia, ha insistito
che il suo nome fosse scritto e pronunciato come una
parola tedesca.
A Vienna studiò con Franz Schreker.
Contiunò i suoi studi in Germania
dove lavorò come direttore d’orchestra nei teatri d’opera. Durante la prima guerra mondiale Krenek fu arruolato nell’esercito ma rimase di stanza
a Vienna il che gli consentì di proseguire gli studi.
Nel 1922 incontrò Alma Mahler,
moglie di Gustav Mahler e sua figlia
Anna, che gli richiesero di completare
la decima sinfonia del maestro scomparso. Egli accettò, lavorando sul primo e il terzo movimento. Due anni
più tardi sposò Anna, da cui si separò
nemmeno un anno dopo le nozze.
Al momento del suo matrimonio con
Anna Mahler, Krenek stava completando il suo Concerto per violino n. 1
op. 29. La violinista australiana Alma
Moodie assistette Krenek, non con the
scoring della parte del violino, ma ottenendo assistenza finanziaria dal suo
mecenate svizzero Werner Reinhart,
in un’epoca come quella di iper-inflazione per la Germania. In segno di
gratitudine, Krenek dedicò il concerto a Moodie, e lei debuttò con questo
concerto il 5 gennaio 1925 a Dessau.
Il divorzio da Anna Mahler divenne
definitivo pochi giorni dopo questo
concerto.
Quando il Partito Nazista prese il
controllo del Reichstag le sue opere
furono messe al bando perchè consi-
derate un esempio di arte degenerata.
Anche l’opera con sfumature jazzistiche “Jonny spielt auf” fu considerata
allo stesso modo. Nonostante ciò quel
lavoro è stato un grande successo in
tutta Europa per lungo tempo nel corso della vita, diventando così popolare che anche un marchio di sigarette,
ancora oggi sul mercato in Austria, è
stato nominato “Jonny”.
Nel 1938 partì per gli Stati Uniti
d’America. Qui insegnò in diverse
università, come la Hamline University in Saint Paul nel Minnesota (19421947). Divenne cittadino americano
nel 1945. Tra i suoi allievi si annoverano George Perle e Robert Erickson.
Morì a Palm Springs, in California.
Nel 1998 Gladys Nordenstrom fondò
l’ Ernst Krenek Institute.
Le oltre 240 opere che Ernst Krenek
ha lasciato possono essere suddivise
in tre periodi.
Al primo periodo appartengono le
prime opere strumentali in cui forte
si sente l’influenza del maestro, Franz
Schreker. Appartengono a questo periodo anche le prime opere teatrali
caratterizzate da un istinto elementare
del teatro e da un piacere intellettualistico del paradosso. Abbracciò poi
l’atonalità e durante un soggiorno a
Parigi entrò a contatto con Igor Stravinskij e Les Six, che lo portarono
verso il neoclassicismo.
La sua celebre opera “Johnny spielt
auf” op. 45 (1926) informa del suo interesse per il jazz. Fra le composizioni più significative di questo periodo
si ricordano: Toccata und Chaconne
per pianoforte op. 13 (1923), i primi
cinque quartetti, le prime tre sinfonie,
due concerti grossi ed un concertino
Pag. 12
per complessi da camera, le opere
teatrali Der Sprung über den Schatten, Swingburg (1924) Orpheus und
Eurydike (1927), der Diktator (1928),
Das Geheime Königsreich (1928).
Un ritorno al neoromanticismo, nel segno di Franz Schubert, si avverte nella
stesura del “Reisebuch aus den österreichischen Alpen” (Diario delle Alpi
Austriache), un ciclo di lied, prima di
passare alla tecnica dodecafonica.
Nel secondo periodo, dal 1930 Krenek
si dedica sempre più sistematicamente
alla composizione dodecafonica.
L’opera più imponente é il Karl V
(1931-33) rappresentata a Praga nel
1938. Sono di questo periodo l’Elegia
Sinfonica per archi, gli ultimi tre dei
quattro concerti del pianoforte, altri
due quartetti, dodici short piano pieces op. 83 (1938), il Proprium Missae in Festa SS. Innocentium op, 89
(1940) per coro femminile a cappella.
L’ultima fase della sua attività fu segnata da tecniche seriali avanzate, da
rapporti con esperienze elettroniche
e con le ricerche della nuova musica. Tra questi lavori le opere Tarquin
(1955) The Beltower (1957), Der goldene Boch (1964), il piccolo concerto per violino e pianoforte, Sestina
(1957) per voce e dieci strumenti.
Pubblicò numerosi saggi tra cui Music Here and Now (1939), un saggio su Johannes Ockeghem (1953) e
Horizons Circled: Reflections on my
Music (1974).
Per ulteriori approfondimenti:
Claudia Maurer Zenck
Professore di Storia della Musica all’Università di
Hamburg
Autore di diversi libri su Ernst Krenek
www.krenek.com/index.php?id=28&L=1
Orchestra a plettro “Espressioni”
Mandolino solista: Carlo Aonzo
Programma:
C. RAVAZZOLO: Perdicion
per orchestra a plettro
C. AONZO: Ali for flying
per mandolino solo
R. CALACE: Cielo stellato - notturno
per mandolino solo
A. RIGGIERI: La Fustemberg
Tema con variazioni in sol m per mandolino solo
R. CALACE: Mazurka
per mandolino e chitarra
K. NAGAOKA: Kaze
per mandolino e chitarra
E. MARUCELLI: Valzer fantastico
per mandolino e chitarra
A. VIVALDI: Concerto in do M
per mandolino e orchestra
N. BRUZZONE: Da un balcone ungherese
per mandolino ed orchestra
I proventi del concerto sono stati devoluti a:
G. FRENDO: Etoile du bonheur
APB: Amici Parkinsoniani Biellesi
AISM:
Associazione Italiana Sclerosi Multipla
per orchestra a plettro
Venerdì 3 Dicembre 2010, presso
il Teatro Sociale Villani in Biella
ha avuto luogo un concerto dell’Orchestra a plettro “Espressioni”, diretta da VALERIA UBERTINO, con la partecipazione del
M° CARLO AONZO.
Valeria Ubertino
Ha studiato presso l’Istituto “L. Perosi” di Biella e si
é diplomata in chitarra classica presso il Conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria. Fa parte di diversi
gruppo cameristici con i quali svolge un’intensa attività concertistica. Quale componente del ”Duo Florilegium”, collabora con Associazioni ed Enti, nella
promozione di incontri culturali e rassegne musicali.
Collabora alla realizzazione di progetti musico-didattici in scuole e biblioteche. Ha eseguito concerti per il Docbi, nelle rassegne “Restaure e chitarre”
presso la Fondazione Pistoletto con il Gruppo Culturale Pralunghese collabora per progetti musicali
nelle Case di Riposo nelle scuole con il poeta Enrico
Frandino e con la compagnia teatrale “l vagamente instabili”. E’ docente di chitarra e con l’orchestra
“Sextha Consort” di Varese esegue concerti in Italia
ed all’Estero.
L’Orchestra a Plettro Biellese “ ESPRESSIONI “,
nasce a Biella il 6 Luglio 1998 come Associazione
Culturale Musicale, con lo scopo di mantenere viva
la tradizione, la cultura e la passione per la musica
eseguita con strumenti a plettro. Attualmente é formata da undici elementi.
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Angelo Gilardino
Chitarrista, compositore e musicologo
Nato a Vercelli nel 1941,
ha studiato nelle scuole
musicali della sua città (chitarra, violoncello,
composizione). La sua
carriera concertistica, svoltasi dal
1958 al 1981, ha fortemente influito
sull’evoluzione della chitarra quale
strumento protagonista nella musica
del Novecento. E’ dedicatario di numerosissime nuove composizioni da
compositori di tutto il mondo, da lui
presentate in prima esecuzione.
Dal 1967, le Edizioni Musicali Bèrben
gli hanno affidato la direzione di quella che è poi divenuta la più importante
collezione di musica per chitarra del
Novecento, e che porta il suo nome.
Ha ricevuto il premio Chitarra d’Oro
ad Alessandria per tre anni (1997,
1998 e 2000) rispettivamente per la
composizione, la didattica e la ricerca musicologica. Nel 2009, la Guitar
Foundation of America gli ha conferito l’Artistic Achievement Award
– Hall of Fame.
Dal 1981, ha preferito ritirarsi dai
concerti per dedicarsi alla composizione, all’insegnamento e alla ricerca
musicologica.
(Es. Studi Regon. Milano), eseguito
con una chitarra Eko su progetto dell’ing. Fausto Ciurlo.
Come didatta, ha insegnato dal 1965
al 1981 al Liceo Musicale “G.B. Viotti” di Vercelli e, dal 1981 al 2004,
al Conservatorio “Antonio Vivaldi”
di Alessandria. Dal 1984 al 2003 ha
tenuto i corsi superiori di perfezionamento dell’Accademia Superiore
Internazionale di Musica “Lorenzo
Perosi” di Biella. Dal 2005, tiene un
corso annuale di perfezionamento alla
Scuola Musicale “F. A. Vallotti” di
Vercelli.
Come musicologo, ha ritrovato i manoscritti originali di lavori fondamentali del Novecento, quali le Variazioni
per chitarra di Ottorino Respighi e la
Sonata para guitarra di Antonio José e
ha recuperato un vasto corpus di composizioni scritte per Andrés Segovia
da autori spagnoli, francesi e britannici negli anni Venti e Trenta, opere
Come compositore, ha pubblicato, dal
1982, la raccolta dei sessanta Studi
di virtuosità e di trascendenza, definiti da John W. Duarte “pietre miliari
del nuovo repertorio della chitarra”,
Sonate, Variazioni, quattro Concerti
multichitarristici, dieci Concerti con
orchestra e numerose composizioni
di musica da camera con chitarra concertante. Le sue opere sono eseguite
frequentemente nelle sale da concerto di tutto il mondo, incise in dischi e
programmate nei concorsi.
Tra le sue incisioni, si apprezza il raro
disco in vinile: “La chitarra nel secolo XX, vol. I, compositori italiani”, in
cui si intravvedono già le sue chiare
linee di decodificazione e comprensione della musica contemporanea
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mai eseguite, che si riteneva fossero
andate perdute per sempre.
Ha curato la pubblicazione di tali opere nella collana The Andrés Segovia
Archive, in trenta volumi, delle Edizioni Musicali Bèrben.
Dal giugno del 1997 alla fine del 2005
ha ricoperto l’incarico di direttore artistico della Fondazione “Andrés Segovia” di Linares (Spagna).
Ha messo a punto i princìpi della
scuola chitarristica di cui è fondatore in due volumi sulla tecnica dello
strumento. Ha pubblicato inoltre La
grammatica della chitarra, un manuale destinato ai compositori che non
conoscono lo strumento. Si è dedicato
anche agli studi storici, pubblicando
un Manuale di storia della chitarra e
un considerevole numero di saggi e
articoli.
www.angelogilardino.com
Mario Rizzo
ed il gruppo “Argeno”
Mario Rizzo, nato a Piazza Armerina (En), vive a Nizza di Sicilia (Me).
Cultore di musica popolare siciliana,
associa all’ esperienza di cantante
folk, quella più prevalente e continua
di compositore di musiche che accompagnano testi di autori vari, sia in
lingua che in dialetto.
E’ autore di musiche per commedie e
recitals; scrive arrangiamenti e armonizzazioni per banda e per complessi
a plettro. Fin dai primi anni ottanta ha
alternato esperienze di musica etnica,
come autore e componente del gruppo
Janniscuru, a studi e ricerche sulle tradizioni popolari che mettono in rilievo
gli aspetti etnomusicologici. Da oltre
venti anni dirige il Gruppo Argeno.
Il “Gruppo Argeno” opera da circa un
ventennio nel campo della cultura tradizionale, realizzando opere popolari
su temi che caratterizzano la tradizione siciliana. Partendo da ricerche
demologiche e da un bagaglio di conoscenze di radice etnomusicologica,
nascono dei copioni scritti in forma di
recital da Giuseppe Cavarra, autore
dei testi e da Mario Rizzo, compositore delle musiche.
Le composizioni musicali, seppure inedite, si snodando con accenti e
movenze tipici della musica popolare; le melodie diventano un tutt’uno
con i testi, attraverso l’interazione di
elementi linguistico-musicali che si
muovono in ambiti in cui le formule
musicali sono in grado di assolvere le
funzioni richieste nei contesti che di
volta in volta si presentano.
Nella rappresentazione dei lavori, il
gruppo esprime uno stile interpretativo e un carattere musicale che esaltano e fanno proprie le intenzioni degli
autori con la scelta di arrangiamenti
improntati sulla ricerca di nuove sonorità.
Dopo una prima fase della vita del
DISCOGRAFIA
Da solista:
Cu ‘n-franninaru chi vinia di Nizza
Mario Rizzo e Giovanna Muscolino - 1989
Sicilia senza tempu – 1994
Balla balla - 2005
Passa la banda - 2006
Mandolino Siciliano
Le più belle melodie di Sicilia – 2009
Con il Gruppo Argeno:
Arghennakron – 1994
Al di là del mare – 2001
Notte santa – 2005
Maremare - 2007
Ha curato la realizzazione delle
seguenti incisioni discografiche:
Bammineddhu- Schola Cantorum S.M.
Assunta -1999
I canti della Pasqua in Sicilia
Coro Val di Nisi - 2002
Sicilia Ierioggi – Canti popolari siciliani
Giovanna Muscolino - 2004
Pag. 15
gruppo nella quale i lavori
erano rappresentati da un
nucleo di interpreti al quale
si univano musicisti e attori chiamati a collaborare di
volta in volta, dal 1998 è
maturata l’esigenza di consolidare e
stabilizzare il gruppo.
Mettendo a frutto l’esperienza e la
sensibilità “popolare” di ognuno, si è
andati alla ricerca di soluzioni musicali che, pur conservandone lo “spirito” etnico, si evolvono verso forme e
gusti moderni con spunti classici nella
versione acustica, spingendosi in elaborazioni rock, nella versione elettronica.
Uno stile musicale, comunque, che
è sempre caratterizzato da una ricerca raffinata di suoni, di intrecci di
strumenti a corde (chitarre, mandola,
mandolino e bouzouki), di fusione di
timbri e ritmi etnici, di voci popolari
e classiche.
Modena:
protagonista il mandolino!
di Simona Boni
Si è conclusa con grande
successo di pubblico l’iniziativa recentemente organizzata a Modena sotto la direzione
artistica del M° Roberto Palumbo,
volta alla valorizzazione della storia
e del repertorio del mandolino, con
particolare riferimento anche alla dimensione formativa e didattica dello
strumento. Come evidenzia il titolo
dell’evento, ‘Protagonista il Mandolino’, si è voluto rendere omaggio allo
strumento presentandolo nella sua
molteplicità espressiva (dall’impegnativa veste solistica all’ambito cameristico e orchestrale), nella varietà
di stili e linguaggi che si raccolgono
intorno a questo ammaliante strumento, di volta in volta protagonista e veicolo comunicativo di mondi e culture
musicali differenti, dalla tradizionale
canzone partenopea nota all’immaginario collettivo, a rare pagine settecentesche sintesi di stilemi compositivi raffinati e originali.
L’iniziativa, promossa dall’Ensemble
Mandolinistico Estense col patrocinio del Comune di Modena, ha saputo
conquistare l’interesse e l’entusiasmo
del pubblico intervenuto numeroso,
Concerto O.Vecchi
creando in particolare una dimensione
di condivisione e di appassionata partecipazione musicale fra i numerosi
allievi e maestri intervenuti. La città
emiliana si riconferma oggi sensibile
a questo ambito musicale, ripercorrendo una volta di più, anche attraverso questa riuscita esperienza, i fasti di
un passato non troppo lontano, quando Modena era centro di una intensa
attività nel settore degli strumenti a
pizzico e a plettro riconosciuta anche
a livello nazionale, grazie all’opera
di personalità quali Romolo Ferrari e
Primo Silvestri.
Il ricco programma ha visto alternarsi
diversi appuntamenti (concerti, ma-
Concerto “Anema e corde”
Pag. 16
ster class, proiezione di un film-documentario a tema) accolti in sale e
caratteristici luoghi della musica del
centro storico cittadino.
Il concerto d’apertura si è tenuto il 5
ottobre presso il Teatro dei Segni, con
l’orchestra a plettro costituita per l’occasione dagli elementi dell’Ensemble
Mandolinistico Estense unitamente
ad altri musicisti giunti da diverse città italiane, e con la partecipazione del
M° Mauro Squillante e del noto tenore
napoletano Andrea Cesare Coronella.
La serata, interamente dedicata alla
canzone napoletana, ha incluso anche
l’intervento degli attori della compagnia ‘Regina Pacis’ che hanno propo-
M°Squillante, M°Indulti (O.Vecchi), D.ssa Boni, M°Palumbo
sto alcune pagine letterarie e drammatiche di grande effetto, creando in
armonia con la musica un continuum
espressivo particolarmente suggestivo. (fig. 1)
Il 6 ottobre ha avuto inizio presso
l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Vecchi-Tonelli” la master class di
mandolino del M° Mauro Squillante
che ha proposto presso l’Auditorium
dell’Istituto, a conclusione della giornata, un interessante concerto solistico di mandolino con impegnative
composizioni originali di autori quali
G. Leone, C. Bertucci, G. Pettine, G.
Gioviale, T. Hlouschek, includendo
inoltre l’esecuzione delle sonata di
Bach BWV 1001. (fig. 2)
La master class è poi proseguita nei
giorni 7 e 8 ottobre, arricchendosi di
un particolare momento di riflessione
sulla tecnica, sull’impostazione dello
strumento e sul repertorio offerta dalla prima proiezione in Italia del film
La Mandoline di Raymond Sauvaire
(1977). La preziosa e rara pellicola,
recuperata alcuni decenni fa dal M°
Roberto Palumbo in occasione di uno
dei sui soggiorni in Francia (era allora allievo del noto concertista André
Saint-Clivier), ha suscitato molto interesse fra i giovani allievi e i maestri, offrendo l’occasione, al termine
della proiezione, per un dibattito sulle
tecniche esecutive condotto dal M°
Squillante.
I migliori allievi della master class,
insieme all’Ensemble Mandolinistico
Enstense, sono stati protagonisti del
concerto conclusivo che si è tenuto il
giorno 8 ottobre, presso l’Auditorium
dell’Istituto Musicale. In linea con
l’intento di valorizzare le diverse anime dello strumento, sono state proposte composizioni tratte dal repertorio
del Settecento e del primo Novecento: l’esecuzione, molto applaudita, ha
messo in evidenza le ricche sonorità e
la profondità dei piani armonici nelle
opere di autori quali Domenico Caudioso, Charles Avison, Raffaele Calace, senza dimenticare un tributo musicale al modenese Primo Silvestri.
Non sono mancati, in questi ‘giorni
del mandolino’ a Modena, momenti di
confronto, riflessioni, idee per nuovi
progetti e collaborazioni fra musicisti, studiosi, compositori. Anche l’arte
figurativa ha reso omaggio a questo
piccolo strumento capace di avvolgere
col suo suono, come in un incantesimo, tanti sentimenti in una dimensione rarefatta, dolce, senza tempo: così
rarefatte, volte a cogliere l’essenza di
forma, colore e suono in una sorta di
sinestesia espressiva, ci sono parse le
tele di Vincenzo Policarpo, tutte ispirate al mandolino, nell’esposizione
organizzata in occasione dei concerti.
Il mandolino poteva essere più protagonista?
Policarpo “Riproviamo l’Accordo”
Pag. 17
IL MANDOLINO
A PADOVA
di Emanuele Cappellotto
Il Mandolino, nell’immaginario collettivo, è uno strumento strettamente
legato alla tradizione partenopea e
sembra che abbia poco a che fare con
il Veneto e con la città di Padova. La
realtà dei fatti dimostra che tutto ciò è
solo un’eccessiva semplificazione di
quello che è stato il ruolo del nostro
strumento nell’Italia intera.
Le prime tracce del Mandolino risalgono alla fine della Signoria Carrarese. Nella tela Madonna con Bambino,
sante e devoti della fraglia di Santa
Maria dei Servi presente ai Musei
Civici di Padova risalente al 1408,
attribuita a Federico il Tedesco 1 e
commissionata da Francesco da Carrara nel 1395, compaiono una serie di
cherubini con diversi strumenti musicali tra cui diversi tipi di strumenti
a pizzico.
Padova e Venezia sono stati i principali centri di liuteria mandolinistica
fino al 1700. Ancora adesso nei più
importanti musei di strumenti musicali del mondo sono disseminati
mandolini prodotti da tre grandi famiglie di liutai a Padova e a Venezia:
i Tieffenbrucker, i Sellas, i Molinari2. James Tyler3 e Stefano Toffolo4
citano un mandolino di Magno Longo, probabilmente il più antico giunto fino a noi, costruito a Padova nel
1599 e custodito a Vienna nel Kunsthistorisches Museum e un mandolino costruito da Wendelin Tieffenbrucker costruito a Padova nel 1600
e appartenente alla stessa collezione.
La maggior parte degli strumenti veneti disseminati per i Musei di tutto il
mondo provengono dalla Villa Contarini di Piazzola sul Brenta (PD)
ove si trovava la collezione di strumenti musicali della nobile famiglia
veneziana Contarini. Con la fine della
Repubblica Serenissima la famiglia
Contarini ha cominciato man mano
a disfarsi del suo enorme patrimonio
fino ad arrivare alle ultime cessioni
del 1870 dell’intero fondo musicale
Contarini alla Biblioteca Marciana e
di tutti gli strumenti musicali ancora
rimasti in Villa venduti in buona parte al Museo di Bruxelles e di Parigi
(ora alla Cité de la Musique5) .
I mandolini costruiti in area veneta
fino alla fine del 1700 sono molto diversi da quelli che si utilizzano oggi:
sono strumenti che assomigliano molto ad un liuto ma aventi registro sopranile e, a differenza del più grande
parente, da suonarsi prevalentemente
con il plettro. I Concerti per mandolino e archi di Antonio Vivaldi e di
J.A. Hasse e le sonate per mandolino
e basso di Girolamo Venier (padre di
Maria Venier, moglie di Alvise Contarini) sono destinati a questo tipo di
strumento.
A partire dal 1750 circa, un altro tipo
di mandolino radicalmente diverso in
forma e diffusione prende il sopravvento: lo strumento passa da sei corde di budello a quattro di metallo e
viene intonato come il violino. Queste modifiche avvengono in principio
a Roma, ma nel giro di pochi anni le
principali famiglie di liutai si trasferiscono a Napoli.
Villa Contarini - Piazzola sul Brenta (PD)
1
Aa.Vv., La pittura nel Veneto – Il quattrocento vol.I, Electa, Milano, 1989
2
Francesco Facchin, Costruttori di strumenti musicali a Padova tra quattordicesimo e diciasettesimo secolo, in a cura di Giovanna Baldissin Molli, Botteghe artigiane dal Medioevo
all’età moderna, il Prato
3
James Tyler, Paul Sparks The early mandolin, Oxfor Press 1989
4
Stefano Toffolo, Antichi strumenti veneziani, Arsenale editrice, Venezia, 1987
5
Paolo Camerini, Piazzola nella sua storia e nell’arte musicale del seicento, Società anonima stabilimento arti grafiche Alfieri & Lacroix, Milano 1925
Pag. 18
Stefano Toffolo
Da qui, lo strumento, profondamente
mutato, raggiunge di nuovo tutta Italia, sostituisce il modello precedente
e arriva in tutte le corti d’Europa.
Alla fine del 1700 l’autore padovano
Gioacchino Cocchi scrive per questo
strumento “Sinfonia per due mandolini a basso”.
Nel 1800 il cantante Giovanni Battista Contiero6 di Este si dedica alacremente al mandolino componendo
molti brani per mandolino di cui ora
però rimangono solo Ventiquattro
Ariette per soprano, due mandolini e
mandola, ma non è chiaro se il mandolino in uso fosse quello napoletano
o quello milanese.
Dopo l’Unità d’Italia il mandolino
rappresenta un vero strumento di
identità nazionale (che tanto ci caratterizza ancora adesso nelle stereotipizzazioni estere): se la nazione di
fatto doveva ancora essere costruita
e così anche la lingua italiana faceva
fatica ad imporsi, in tutta la penisola
troviamo orchestre composte di mandolini, mandole, chitarre ed arpe. Il
fenomeno interessava l’intero Stivale
da Bolzano ad Avola in Sicilia e, pertanto a Padova e provincia non potevano certo mancare.
Da ricerche da me condotte risulta
che a Padova esistevano ben due orchestre di mandolini, una a Cittadella, una a Piazzola sul Brenta, una a
Cervarese Santa Croce, una a Loreggia ed una a Tombolo.
Le orchestre di Padova, una maschile ed una femminile, erano dirette da
Silvio Danieli (Padova 1856 – 1906)
e la sede di queste orchestre era situata in via Dante. Umberto Boccioni,
nel periodo in cui ha vissuto a Padova in via Dante ha ritratto, con uno
schizzo a matita proprio un mandolinista del Circolo Filarmonico diretto
dal Danieli stesso.
Essendo il Mandolino diffuso nella nostra città troviamo anche autori
padovani che si sono dedicati allo
strumento: oltre a Danieli, Angelo
Tessaro (Padova, 1849 – 1899), Andrea D’Angeli (Padova, 1868 – San
Michele Extra, Vr, 1940), Guido
Palumbo, Angelo Agostini (Padova 1838), Vittorio Maria Vanzo
(Padova, 1862 – Milano, 1945)7 e
Guglielmo Zanibon (Padova, 1878
– 1966).
La figura di Gugliemo Zanibon è stata
molto importante perché, com’è noto,
rientrato dagli Stati Uniti, oltre ad essersi dedicato all’editoria in generale,
ha riservato al Mandolino particolari
attenzioni: già in America Zanibon
pubblicava una rivista mandolinistica
“The Mandolin”, e una volta rientrato
in Italia ha pubblicato ben due riviste mandolinistiche: “La Musica per
Tutti” e “Il piccolo mandolinista”.
Sotto lo pseudonimo di Mario Lago,
Zanibon ha anche pubblicato un metodo didattico per mandolino8.
Dopo la seconda guerra mondiale la
diffusione del mandolino in Italia si
è di molto ridimensionata lasciando
spazi ad altri generi, repertori e strumenti. L’esperienza delle orchestre a
plettro però non si è esaurita del tutto
e proprio nel Nord Italia ha trovato
terreno di “resistenza”.
La parentesi “buia” del mandolino è
durata fino al 1959 quando, Claudio
6 Antonio Garbellotto, Piccola Enciclopedia musicale padovana, in, Padova e la sua provincia, 1971, Padova
7 Alceo Toni, Vittorio Maria Vanzo, Editrice Athena, Milano, 1946
8
Ercole Parenzan, Guglielmo Zanibon a cent’anni dalla nascita 1878-1979, edizioni G.Zanibon - Padova
Pag. 19
Scimone fonda l’orchestra “I Solisti
Veneti” con sede a Padova e introduce il mandolino stabilmente nei
propri cartelloni facendo conoscere
al grande pubblico il repertorio d’arte
barocco destinato al nostro strumento. Hanno collaborato con “I Solisti
Veneti” i celebri mandolinisti Alessandro Pitrelli, Bonifacio Bianchi,
Giuseppe Anedda e collaborano
tutt’ora Ugo Orlandi, Dorina Frati
e Maria Cleofe Miotti. Per volontà
dello stesso Scimone fu istituita nel
Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova la prima cattedra di Mandolino
in Italia. Nel corso degli anni al Conservatorio “Pollini” si sono succeduti come docenti Giuseppe Anedda,
Ugo Orlandi ed ora Dorina Frati che
grazie alla loro fama hanno attirato e
attirano tutt’ora allievi da ogni dove.
Attualmente grazie al lascito “Bonifacio Bianchi” la Biblioteca del
Conservatorio “C. Pollini” di Padova risulta la più fornita biblioteca
di musica barocca per mandolino al
mondo radunando in sé preziose copie, trascritte di proprio pugno dallo
stesso Bonifacio Bianchi, di spartiti
ritrovati nelle biblioteche di tutto il
mondo durante le sue tournèe estere
con “I Solisti Veneti”.
Emanuele Cappellotto
Rocco Amendola (L. A. R. - Liuteria Amendola Rocco)
Via Ciancio, 13 - 84083 CASTEL S. GIORGIO (Salerno)
Tel. 328 / 7528763 - www. larchit.com - [email protected]