LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 1 Il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart è senz'altro uno dei maggiori capolavori del teatro musicale non solo del '700, ma è anche la più famosa fra tutte le opere liriche rappresentate negli ultimi quattro secoli. Il Don Giovanni, detto anche “El Burlador de Sevilla” è un'opera da porsi fra le tragedie in musica, ma il suo assetto strutturale, quello che noi del teatro recitato chiamiamo la situazione scenica, è assolutamente mutuato dall'opera buffa o meglio ancora dalla commedia dell'arte o buffoneria! So benissimo di aver pronunciato una bestemmia. per molti. Ma mi spiace soprattutto per i melomani mistici, la verità è assolutamente questa. Ce lo testimonia Delia Gambelli, forse la più autorevole e documentata studiosa del teatro 2 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 del Sei-Settecento in lingua italiana. Già che ne abbiamo l'occasione ribadiamo subito che nel XVIII Secolo era quasi d'obbligo per i musici mettere in scena solo opere cantate in italiano, poiché la nostra lingua era considerata da ognuno l'unica perfettamente consona alla musica. Esistevano già al tempo di Wolfgang Amadeus compositori che si erano serviti della commedia comica all'italiana per musicare un'opera lirica; ma ognuno si limitava a temi e svolgimenti assolutamente ridanciani dove era regola assoluta che la situazione comica fosse il motore principale dell'opera stessa. Quindi tutto l'andamento teatrale si muoveva sul gioco degli equivoci, sugli scambi di persona, su innamoramenti costruiti sul caso, sul gioco della beffa organizzata che si rovescia con effetti LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 3 disastrosi per chi l'ha orchestrata. Ma nel caso del Don Giovanni Mozart rompe a piedi giunti questa regola Insomma, un canovaccio che partendo dalla tragedia faceva satira e metteva alla berlina ogni luogo comune sacro e profano che dir si voglia. Una scelta assolutamente fuori dal comune. Ma quella di sortire a bella posta dalla consuetudine era una costante di Wolfgang soprannominato “l'imprevedibile”. Tutto ciò che si esprimeva dentro le leggi della forma stabilita immancabilmente veniva capovolto e sezionato dal giovane genio della musica. Ma nel nostro caso, col Don Giovanni, come è possibile, partendo da una vicenda che inizia fin dall’apertura del sipario con un delitto (il protagonista Don Giovanni, uccide il padre della donna che egli ha in animo di sedurre a costo di 4 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 violentarla) riuscire a capovolgere quel clima trasformando ogni situazione in buffoneria? dopo l’omicidio quasi senza pausa alcuna, a cambiare registro all’immediata e dare inizio a vere e proprie sequenze cariche di inganni, truffalderie, gratuite amoralità, menzogne e stupri,? E quale ne è il risultato? Per capirne il paradosso basta analizzare con molta attenzione i testi dai quali il giovane compositore di Salisburgo aveva tratto l’andamento dell’opera e la sua struttura scenica. E’ chiaro che Mozart aveva saltato a piè pari l’idea di servirsi dell’impianto originale del dramma del creatore Tirso da Molina, che aveva debuttato con grande successo più di un secolo prima in Spagna. Si trattava di una vera e propria tragedia nel gusto e nella forma del teatro spagnolo di quel tempo e al contrario, 5 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 Mozart aveva scelto di affidarsi completamente all’idea dei comici dell’arte, che in differenti edizioni lo avevano allestito già a Parigi al tempo di Molière. A questo proposito va detto che Molière mettendo in scena a sua volta il Don Giovanni aveva fatto grande attenzione all’impianto creato dai comici italiani prima di lui. La compagnia dei Gelosi, diretta da Tiberio Fiorilli, aveva sbilanciato l’organizzazione interna dei canovacci in favore delle parti comiche, inventando un rapporto inedito fra serio e buffo, tra azione burlesca e azione tragica. Quel rapporto, invece di esaurirsi nel gusto barocco dei contrasti, o nella ricerca sperimentale di nuovi equilibri, finiva per mettere in scena più o meno inconsciamente lo screditamento e la presa in giro di ogni gravità. LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 6 In poche parole i comici dell’arte, tornavano a realizzare una forma di spettacolo e di scrittura creata dai greci quattro secoli avanti Cristo, mettendo in primo piano il modulo nel quale si dichiarava: non esiste nessuna forma di teatro ad autentica dimensione umana se non si intreccia il comico al tragico e viceversa. A sua volta anche Mozart, prediligendo questo modulo, si trovò ad allestire un’opera in musica che rinnovava completamente il genere originale ed entrava con veemenza nel gioco più scoperto della tragedia con contrappunto sbeffeggiato, e quindi ne raddoppiava il valore. Cioè finiva per attentare ai fondamenti di una gerarchia verticistica dei generi, e così allo stesso modo di Molière, Mozart aveva intravisto più acutamente di tutti la potenzialità eversiva ed espressiva di quell’invenzione. 7 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 Ed ecco che emerge una differenza fatale rispetto a tutte le versioni precedenti conosciute, tanto in prosa che in musica: entra in scena un protagonista imprevisto, lo scandalo. Il pubblico intuisce che , tanto in Molière che il compositore austriaco, attraverso il Don Giovanni, da lui presentato come opera giocosa, vuol raccontare non una risaputa storia di seduzione e criminalità ma far salire in primo piano la realtà gestita dal potere anche nelle sua forme più turpi e triviali. Insomma quel comportamento spudorato che si manifesta chiaramente come il gioco del passatempo di chi, non avendo problemi né di sopravvivenza né di denaro, cerca di superare la noia servendosi di ogni gaudio, anche il più infame. Ecco che il potere, denunciato dal teatro e messo 8 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 alla berlina, reagisce mettendo in censura ogni ironia e lazzo morale, tant’è vero che, proprio l’opera di Molière, viene massacrata dalla censura e si costringe il più grande autore capocomico di Francia, cioè Molière, a cancellare l’opera dal suo programma, al punto che mai più riuscirà a riportarlo in palcoscenico e il testo rimarrà sconosciuto nella sua versione originale per la bellezza di quasi tre secoli. L’opera di Wolfang non verrà trattata con maggiore riguardo. Il committente dell’opera di Mozart e Da Ponte era l’Imperatore Giuseppe II, ma ecco che dopo l’anteprima con orchestra, scenografia e costumi, mimi e danzatori al completo, tutto viene bloccato. L’imperatore decide di sospendere il debutto 9 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 dell’opera il cui allestimento è costato parecchio denaro. State attenti: non si tratta di rimandare il debutto per cause tecniche o per un malore che ha colpito una prima donna insostituibile. No. Si sospende e basta e nessun cronista tratta l’argomento. E in quel momento alla corte dell’Imperatore ce n’erano una caterva, venuti apposta da ogni luogo per testimoniare il grande evento ma nessuno ci dà notizia o giustificazione del perché di quella censura. E in questi casi c’è una classica espressione che viene in primo piano: opportunità. Qualcosa non è piaciuto all’Imperatore. Qualcuno ha ravvisato in quell’opera una critica. E così si “levan armi e bagagli” e si decide che il debutto avverrà altrove, in un altro luogo, a Praga. Lo spettacolo ha un enorme successo, ma malgrado ciò ancora Malgrado l’enorme 10 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 successo ottenuto al debutto di Praga, Mozart si ritrova a dover cedere ad un’altra censura, molto a sua volta a che fare con la censura nella forma più subdola, in quanto gli si impone impose all’autore di porre tagli prima ancora di debuttare a Vienna, giacché gli si fa capire che certi passaggi dell’opera non verrebbero graditi dal pubblico della capitale. Niente di più comune! Così si giunse a costringere il musicista a porre il finale dell’opera subito dopo l’avvenuto castigo dello scellerato Don Giovanni. In questo modo si mozza di netto la chiusura, compresa la morale conclusiva nella quale si ritrovano tutti i personaggi a commentare la fine di Don Giovanni, con il concerto finale in re maggiore che contiene la spietata sentenza finale dell’opera. 11 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 Ma qui, forse per troppo slancio descrittivo, ci stiamo dimenticando di un personaggio determinante nella creazione di quest’opera. Stiamo parlando di Lorenzo Da Ponte, il famoso librettista, italiano naturalmente, che a quel tempo stava a servizio dell’Imperatore Giuseppe II e che operò una vera e propria rivoluzione nella scrittura dei testi musicali del tempo, soprattutto riguardo al modo nuovo di concepire dialoghi e personaggi nel loro muoversi sulla scena. E’ lui che propose a Wolfgang di mettere in musica quell’insolito testo e Mozart accetta subito entusiasta l’idea che la macchina della sceneggiatura si muova dentro un contrasto continuo di colpi di teatro timbrati da svolgimenti musicali e movimenti scenografici, dove interni di palazzi si squarciano per LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 12 ricomporsi in esterni e dove dal fondo avanzano all’improvviso alberi di boschi giganteschi e nel finale, addirittura un’enorme statua parlante che preannuncia lo squarciarsi della scena e lo spalancarsi di un baratro dentro il quale sarà risucchiato il protagonista punito. Ma la gran trovata è quella di realizzare un incessante scambio di personaggi, cioè il travestimento continuo che avviene in piena luce: ecco Don Giovanni che si traveste ipso facto indossando gli abiti del suo servo Leporello e costui è costretto a camuffarsi da Don Giovanni, sia nel modo di agire che nella gestualità e nella voce. Naturalmente questa esibizione di trasformismo metamorfico impone un’abilità da gran commedianti e non sempre riesce. I due voltagabbana sono immancabilmente smascherati dai personaggi 13 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 che intendono “truffaldare” e ogni volta rischiano il linciaggio o peggio, tant’è che la fuga è per loro l’unico modo di salvarsi la pelle. Naturalmente tutte queste situazioni portano ad un divertimento irresistibile da parte del pubblico con gran vantaggio non solo dell’agilità dello spettacolo, ma soprattutto del gran valore della musica e del canto. Osservando con attenzione l’andamento scenico del Don Giovanni vien logico chiederci perché il castigo verso il protagonista venga portato in scena nel finale dal padre di Donna Anna che, come abbiamo visto, viene ucciso all’inizio del primo atto e quindi trasformato in statua di pietra che trascinerà negli inferi il suo assassino. Tutto nasce da una tradizione popolare di svolgimento tragico conosciuta fin da tempi 14 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 remoti in gran parte dell’Europa. Nell’opera non si dà alcuna spiegazione del perché il nobile commendatore di Siviglia assassinato si trasformi in statua del castigo. In antico era la tradizione che dettava la consuetudine. Le ragioni non venivano quasi mai discusse né tantomeno commentate: è cattiva educazione chiederselo. E ancora, a proposito delle straripanti avventure sessuali di Don Giovanni, noi scopriamo che egli non si limita a corteggiare e godere di donne nobili e altolocate e quasi tutte promesse ad altri innamorati, ma si lancia in veri e propri caroselli di seduzione coinvolgendo ragazze di diversi ceti sociali. In fondo egli è il Principe dei democratici che elargisce ad ognuna la propria infinita generosità amatoria. E’ lui che dona. Egli non ama tanto il prendere ma al contrario 15 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 egli gode ad essere richiesto e conquistato anzi lo annoia il conquistare. Il nobile amatore odia l’esercizio di conquistare e si limita a inventarsi e costruire trappole anche a pagamento per le debuttanti possibilmente pure e candide. Lo so, lo so che qualcuno di voi malignamente sta pensando a un sosia attuale del famoso El Burlador de Siviglia che fino a poco tempo fa amava recitare questo ruolo di sciupafemmine della Brianza ma, vi assicuro, la concomitanza è del tutto casuale. Wolfang Amedeus Mozart non era assolutamente a conoscenza di questo nostro adorabile personaggio! Ci troviamo fortunatamente a parlare del secolo XVIII e il trattare degli amori dei grandi satrapi in quel tempo era ritenuto assolutamente proibito. pettegolezzo indegno. LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 16 Altrettanto simile, seppur a lui imposto, è il ruolo di Leporello, detto Fede il fedele, che scimmiotta in paradosso il suo padrone e tutti i relativi suoi comportamenti e addirittura ogni tanto riesce perfino ad ottenere maggior successo del suo Maestro. Il servo, verso le donne, applica le poche regole che ha imparato dal nobile Don Giovanni in modo un po’ cialtrone e spesso sguaiato eppure la fama della nobile maschera che calza sul viso lo rende sorprendentemente vincitore. Dicevamo che nel corteggiamento dei due gaglioffi, padrone e servo, entrambi si trovano a corteggiare e ad amoreggiare con diverse fanciulle di basso rango durante una festa di matrimonio e, proprio come in una danza a scambio, ecco che i due cialtroni passano da una LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 17 all’altra femmina intrecciandosi a vicenda e capita loro che nel semibuio si corteggino l’un l’altro e che, in qualche edizione dell’opera si lascino addirittura andare a gesti ed effusioni piuttosto osé, contraccambiati. Molto interessante è l’analisi che fa del testo musicato da Mozart nel Don Giovanni Eric Sauzé, un critico francese che prende in esame la chiave satirica di questo dramma giocoso. Egli ravvisa subito che nel comportamento di Don Giovanni nel suo carosello d’amore a dir poco frenetico, il fanatico seduttore non è tanto preso dal piacere di portarsi nel talamo le femmine più appetibili, ma piuttosto dalla sete del potere. Il critico francese parla addirittura di oligarchia eterosessuale. Egli ci assicura che il protagonista non è come vuol far credere un libertino 18 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 democratico e liberale ma piuttosto un assatanato a livello di bestia che, come dice alla fine del I atto, si crede indistruttibile. Egli canta: “Ma il coraggio non mi manca, non sono né perso né confuso; se anche il mondo tremasse, nulla mi farebbe paura”. Classico modo di esprimersi del tiranno, al di sopra delle leggi che senza vergogna calpesta o modifica ad personam (ma chi è costui?). Egli è un assatanato che provoca ognuno creando il caos e pensando “che m’importa, tanto dopo di me mal che vada è il diluvio!”. Il Don Giovanni è anche un ingordo consumatore, come denuncia a chiare lettere il suo servo Leporello nella famosa aria del catalogo: è quella dove il buffo servente elenca tutte le femmine che a grappoli il suo padrone si è godute senza sazietà. LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 19 “Me ne sono fatte una dozzina, una dietro all’altra… - fa dire al suo padrone - e ce n’erano altre fuori in fila che aspettavano il loro turno, ma io a ‘sto punto ho detto basta, non posso esagerare!” (INTERCETTAZ. BERLUSCONI Ieri sera avevo la fila fuori dalla porta della camera ... erano in undici ... io me ne sono fatto solo otto perché non potevo fare di più...non si può arrivare a tutto. Però stamattina mi sento bene sono contento della mia capacità di resistenza agli assedi della vita ... che cosa ci tocca fare la notte del primo dell’anno.) L’assatanato collezionista non si chiede mai come vengano prodotti i beni e le creature che egli consuma, ma da gran furbo feudale egli pratica l’economia della rapina entro la quale le donne non sono che vittime privilegiate. In poche parole è ossessionato dal divertimento: il LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 20 gran gioco della fascinazione. Egli nel carosello non risparmia nessuno, né mariti, né padri virtuosi, né servi fedeli. Infatti il servente masochista Leporello si lascia coinvolgere in ogni gioco sadico e al limite della piaggeria. Don Giovanni si cimenta in ogni caccia difficile e proibita, a costo di rischiare una punizione perfino a norma di legge dalla quale riesce a sgattaiolare corrompendo giudici e guardiani. Egli infatti davanti all’odor di femmina non resiste (Atto I, scena 4). Tutta la sua esistenza è strettamente determinata dai sensi o, se preferite, dalla sensualità. E’ importante notare, dice sempre il noto critico, che la brutale seduzione che il protagonista esercita non soltanto sugli altri personaggi ma anche sul pubblico (che egli chiama “popolo” e perfino “miei elettori”) è 21 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 proprio uno strumento essenziale del potere assoluto. Se vi vengono in mente personaggi altolocati della nostra storia recente per favore teneteveli per voi, qui siamo davanti a un’opera d’arte non a un telegiornale di gossip! In quest’opera, come abbiamo già indicato poco prima, la seduzione è molto più che il semplice inganno poiché implica il travestimento. (Leporello e Don Giovanni si scambiano ruoli e parrucche). E’ ovvio che qui Mozart tira di mezzo un famosissimo personaggio del suo tempo: Giacomo Casanova, agente della Serenissima, in tutte le sue declinazioni; l’uso della maschera, che guardacaso Don Giovanni calza fin dalla prima scena nel suo ingresso; l’adulazione e la calunnia, con cui, dopo aver goduto delle loro grazie, Don Giovanni usa rivestire ogni volta le LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 22 sue amanti trattandole da fuor di senno e da vogliose assatanate. Mozart e Da Ponte possono ben lamentarsi di aver perduto un’occasione eccezionale nelle loro ricerche, cioè quella di poter far tesoro del testo di Molière dal momento che, come già abbiamo accennato, al tempo in cui entrambi gli autori dell’opera visionavano i numerosi testi dedicati al Burlador di Siviglia, fra quegli scritti non potevano trovare di certo il manoscritto originale del grande autore francese. Molière, è risaputo, aveva subìto a proposito di quel testo una censura pesantissima, cioè a dire d’acchito gli era stato imposto di eliminare dal cartellone il suo Don Giovanni che evidentemente aveva irritato fortemente con le sue storie tutti i nobili e gli uomini di potere di Francia che normalmente frequentavano il suo teatro. Non LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 23 solo, come carico da undici a quella censura gli si impose anche di distruggere tutte le copie del testo teatrale appena stampato. Qualche copia del manoscritto tuttavia riuscì a salvarsi e gli attori della compagnia quando Molière morì consegnarono al fratello di Jean Racine una copia, la sola rimasta. Costuì pensò bene di tradurla in versi alessandrini, ne uscì uno scritto davvero obbrobrioso dove ogni forma di satira e denuncia civile venivano cancellati. Non solo, ma il personaggio di Scapino, che nel testo di Molière ha lo stesso valore di quello di Don Giovanni, veniva ridotto a una sola misera entrata nel primo atto, poi sparisce. Sicuramente, se almeno la scena sottofinale del testo originale fosse giunta nelle mani di Mozart e Da Ponte, i due autori non si sarebbero lasciati sfuggire l’occasione di mettere in musica uno LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 24 dei più straordinari pezzi di teatro degli ultimi tre secoli. Si tratta del dialogo fra Sganarello (Leporello nel libretto di Da Ponte) e il suo padrone. Ora, giacchè siamo sotto le feste di Natale, penso che a questo punto sia mio dovere farvi un dono che ritengo eccezionale, cioè quello di farvi ascoltare il dialogo distrutto e recuperato fra i due protagonisti dell’opera. Per primo interviene Don Giovanni, che qui si rivolge a suo padre, che lo ha appena aggredito indignato per il suo comportamento. DON GIOVANNI: “Padre, qui davanti a voi avete qualcuno che in questo momento sta spogliandosi della sua pelle da camaleonte da essere indegno. Credetemi, davanti ai vostri occhi, io non sono più quello che voi conoscete, 25 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 lo stesso di ieri sera, è il Cielo che all’improvviso ha compiuto in me uno sconvolgimento che lascerà tutti stupefatti: grazie Padre, i vostri discorsi spietati mi hanno toccato l’anima e spalancato gli occhi; osservate, ora sto guardando con orrore il lungo accecamento nel quale ho finora vissuto, e gli atti criminali da me compiuti in questa mia disgustosa vita. Mi rendo conto di quante volte la bontà del nostro Creatore mi abbia favorito non arrivando mai a punirmi per le mie infamità. Ora voglio rendere clamoroso agli occhi del mondo questo mio cambiamento. Padre, voi dovete aiutarmi in questa perigliosa metamorfosi, sceglietemi vi prego una persona che mi serva da guida, e io la seguirò obbedendo come un cane pentito e redento. Il padre non riesce a trattenere le lacrime e se ne 26 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 va singhiozzando. e ripetendo parole di ringraziamento verso il Cielo. Sganarello ha ascoltato e commosso esplode: SGANARELLO: Oh Signore vorrei abbracciarvi a mia volta commosso alle lacrime. Davvero questo è uno splendido dono del cielo. Che gioia vedervi convertito, non l’avrei mai sperato, lasciate che vi baci le mani! DON GIOVANNI: Ma vattene a quel paese babbeo! SGANARELLO: Babbeo? Perché mi insultate a ‘sto modo? DON GIOVANNI: Perché sei tanto imbecille da prendere per oro colato anche ‘ste buffonate da 27 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 sghignazzo! Ma credi davvero che le parole che mi uscivano dalla bocca arrivassero dal cuore? Dov’è questo mio cuore sanguinante? Dove s’è cacciato? Per la miseria! Non è qui, non è quaggiù, non è nella mia pancia, né fra le mie natiche… oddio! Ho perduto il cuore! Un cuore così accorato, non l’ho più… e ne avevo uno solo! OHOHOHOH singhiozza buffonesco SGANARELLO: Cosa? Quindi mi avete gabbato? Vi siete preso gioco di me! Non siete pentito?! Ma che uomo siete?! DON GIOVANNI: Non lo so, non me lo sono mai chiesto… dimmelo tu così saggio che sei! Stra-Babbeo! Aiutatemi! Qualcuno mi venga in soccorso! Qui c’è un pover uomo che non riesce ad essere umano! Pietà! Dov’è l’uomo in me? 28 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 Datemi un uomo! SGANARELLO: Ma come fate Signore? Non riuscite ad arrendervi alla voce di quella Statua che si muove e che parla? DON GIOVANNI: No, pretendi che io mi lasci convincere da non mi lascio convincere da una una grossa pietra scolpita solo perché parla! E’ vero, ho detto di voler correggere il mio comportamento indegno e ritirarmi a vita esemplare, ma questa è solo una mossa puramente politica, uno stratagemma per gabbare i beoti. SGANARELLO: Cosa? Così avete solo mentito?! dicendo di volervi trasformare in un uomo civile e virtuoso?! LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 29 DON GIOVANNI: Sì, ce ne sono tanti altri come me che truccano il viso e le parole e che si servono della stessa maschera per ingannare tutto il mondo! degli schiocchi! SGANARELLO urlando: Che uomo! Che uomo! Un ipocrita! Che uomo bugiardo e mentitore! DON GIOVANNI: Perché indignarsi! Andiamo, dove vivi?! L’ipocrisia non è più cosa indegna, ma piuttosto una virtù oggi. Il personaggio dell’uomo onesto e virtuoso è il più vantaggioso, il migliore che si possa recitare, e chi per professione usa meravigliosi vantaggi. dell’ipocrisia ottiene 30 LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 che disgustato dal comportamento del suo padrone, quasi lo aggredisce con parole indignate oltre ogni misura. Comincio. Sganarello: APPUNTI: Il librettista Lorenzo Da Ponte era al servizio dell’imperatore d’Austria Giuseppe II dal 1781. Mozart e Da Ponte non hanno avuto la possibilità di far tesoro del testo di Molière per il semplice fatto che in quel tempo era sparito proprio a causa della censura. E questo, a nostro avviso, fu un grave danno poiché se Da Ponte avesse avuto la sorte di conoscere la scena LECTIO DON GIOVANNI – NOVEMBRE 2011 31 scritta in quell’opera, proprio sotto il finale, non se la sarebbe certo lasciata scappare.