Capitoli 23 -19- 21 Il sistema nervoso, immunitario ed endocrino Seconde scientifiche Copyright © 2006 Zanichelli editore Struttura e funzione del sistema nervoso 23.1 Il sistema nervoso riceve e interpreta gli impulsi sensoriali e trasmette quindi i comandi appropriati • Il sistema nervoso è costituito dai neuroni, cellule specializzate costituite da un corpo cellulare (che contiene il nucleo e gli organuli) e da lunghi sottili prolungamenti, chiamati fibre nervose. • Il cervello umano contiene circa 100 miliardi di neuroni specializzati nel trasferire segnali da un punto all’altro del corpo. Copyright © 2006 Zanichelli editore Il sistema nervoso svolge tre funzioni strettamente interconnesse: l’acquisizione sensoriale, l’integrazione e lo stimolo motorio. Acquisizione sensoriale Integrazione Recettore sensoriale Stimolo motorio Encefalo e midollo spinale Figura 23.1A Copyright © 2006 Zanichelli editore Effettore Sistema nervoso periferico (SNP) Sistema nervoso centrale (SNC) Alle tre principali funzioni del sistema nervoso, corrispondono i tre tipi funzionali di neuroni: • i neuroni sensoriali: trasportano le informazioni dai recettori sensoriali verso il sistema nervoso centrale; • gli interneuroni: integrano i dati forniti dai neuroni sensoriali e poi trasmettono segnali appropriati ad altri interneuroni o neuroni motori; • i neuroni motori: trasmettono i messaggi provenienti dal sistema centrale alle cellule effettrici. Copyright © 2006 Zanichelli editore Tranne alcune eccezioni, il sistema nervoso viene suddiviso in due parti: • sistema nervoso centrale (SNC): costituito dall’encefalo e, nei vertebrati, dal midollo spinale; • sistema nervoso periferico (SNP): formato essenzialmente dalle vie di comunicazione (i nervi) che portano i messaggi verso l’interno e verso l’esterno del sistema nervoso centrale; il sistema periferico possiede anche i gangli, che raggruppano i corpi cellulari dei neuroni. Copyright © 2006 Zanichelli editore Un esempio di funzione del sistema nervoso è rappresentato dal circuito relativamente semplice che produce le risposte automatiche agli stimoli, o riflessi. 1 Recettore 2 Neurone sensoriale Encefalo Ganglio Midollo spinale Motoneurone 3 Muscolo quadricipite 4 Interneurone SNC Muscoli flessori Figura 23.1B Copyright © 2006 Zanichelli editore Nervo SNP 23.2 I neuroni sono le unità funzionali del sistema nervoso • La capacità dei neuroni di ricevere e trasmettere impulsi dipende dalla loro struttura. • La maggior parte degli organuli del neurone, compreso il nucleo, è localizzata nel corpo cellulare. • Dal corpo cellulare si estendono due tipi di prolungamenti, i dendriti (che sono numerosi) e l’assone (sempre unico). Copyright © 2006 Zanichelli editore Struttura di un neurone motorio mielinizzato: Dendriti Corpo cellulare SEM 3600× Direzione dell’impulso Corpo cellulare Nodo di Ranvier Assone Nucleo Cellula di Direzione dell’impulso Schwann Strati di mielina che formano la guaina mielinica Nucleo Nodo di Ranvier Cellula di Schwann Guaina mielinica Figura 23.2 Copyright © 2006 Zanichelli editore Bottoni sinaptici • In molti animali gli assoni che trasportano rapidamente gli impulsi sono avvolti per gran parte della loro lunghezza da una sostanza isolante chiamata guaina mielinica. • Nei vertebrati questo materiale ha l’aspetto di una collana costituita da perle di forma allungata: ogni «perla» è una cellula di Schwann. Copyright © 2006 Zanichelli editore L’impulso nervoso e la sua trasmissione 23.3 Un neurone mantiene il potenziale di riposo attraverso la propria membrana Un neurone a riposo contiene energia potenziale chiamata potenziale di membrana. Voltmetro Membrana plasmatica – 70 mV Microelettrodo posto fuori dalla cellula Microelettrodo posto dentro la cellula Assone Neurone Figura 23.3A Copyright © 2006 Zanichelli editore Questa energia potenziale risiede nella differenza di carica elettrica che esiste tra i due lati della membrana plasmatica: il citoplasma adiacente ha carica negativa mentre il liquido extracellulare presente subito fuori ha carica positiva. Esterno della cellula Na+ Na+ Na+ K+ Na+ Na+ Na+ Canale del sodio Na+ Na+ K+ Membrana plasmatica Na+ Proteina K+ Na+ Na+ Na+ Na+ Na+ Pompa Na+ - K+ Canale del potassio K+ K+ K+ K+ K+ K+ K+ Figura 23.3B Copyright © 2006 Zanichelli editore Interno della cellula Na+ K+ K+ 23.4 L’impulso nervoso è generato da una variazione del potenziale di membrana • Se la permeabilità della membrana agli ioni cambia, il potenziale di membrana può cambiare il suo valore di riposo. • Le variazioni di permeabilità sono alla base di quasi tutti i fenomeni elettrici che avvengono nel sistema nervoso. • Gli impulsi nervosi si generano attraverso variazioni elettriche che avvengono nelle membrane dei neuroni. Copyright © 2006 Zanichelli editore La differenza tra il potenziale di soglia e il potenziale di riposo è la variazione minima del potenziale di membrana che deve verificarsi perché si generi il potenziale d’azione (ossia il segnale nervoso che trasporta l’impulso lungo l’assone). 3 4 3 4 5 2 2 1 5 1 1 1 Figura 23.4 Copyright © 2006 Zanichelli editore 23.5 Il potenziale d’azione si rigenera propagandosi lungo il neurone I potenziali d’azione • viaggiano lungo l’assone dal corpo cellulare fino alla terminazione sinaptica; • si propagano in una sola direzione lungo l’assone; • hanno la capacità di rigenerarsi lungo l’assone; • sono eventi del tipo «tutto o nulla». Copyright © 2006 Zanichelli editore Propagazione del potenziale d’azione lungo un assone: Assone Primo potenziale d’azione 1 Segmento di assone Secondo potenziale d’azione 2 Terzo potenziale d’azione 3 Figura 23.5 Copyright © 2006 Zanichelli editore • I potenziali d’azione sono sempre uguali indipendentemente dal fatto che lo stimolo che li ha generati sia forte o debole. • È la frequenza dei potenziali d’azione che cambia al variare dell’intensità dello stimolo. Copyright © 2006 Zanichelli editore 23.6 I neuroni comunicano attraverso le sinapsi La sinapsi elettrica • Il passaggio dell’informazione da cellula a cellula avviene attraverso le sinapsi, ovvero le regioni di spazio tra una terminazione sinaptica e un’altra cellula. • Le sinapsi possono essere elettriche o chimiche. • In una sinapsi elettrica l’impulso nervoso passa direttamente da un neurone a quello successivo. Copyright © 2006 Zanichelli editore La sinapsi chimica • Nelle sinapsi chimiche è invece presente un breve spazio sinaptico che separa il neurone presinaptico da quello postsinaptico. • Il segnale elettrico deve quindi essere prima convertito in un segnale chimico, costituito da molecole di neurotrasmettitori, che può generare un potenziale d’azione nella cellula postsinaptica. • Il neurotrasmettitore diffonde attraverso la sinapsi e si lega ai recettori presenti sulla membrana della cellula postsinaptica. Copyright © 2006 Zanichelli editore Schema della sinapsi chimica: Neurone presinaptico 1 Arriva il potenziale d’azione Vescicole Assone del neurone presinaptico Terminazione sinaptica Sinapsi 2 3 La vescicola si fonde con la membrana Il neurotrasmettitore viene liberato nello spazio sinaptico plasmatica Neurone postsinaptico Spazio sinaptico 4 Il neurotrasmettitore si lega al recettore Neurone postsinaptico Canali ionici Molecole di neurotrasmettitore Neurotrasmettitore Recettore Il neurotrasmettitore viene demolito ed eliminato Ioni Figura 23.6 Copyright © 2006 Zanichelli editore 5 Il canale ionico si apre 6 Il canale ionico si chiude 23.7 Le sinapsi chimiche rendono possibile l’elaborazione di informazioni complesse Un neurone può ricevere informazioni da centinaia di altri neuroni attraverso migliaia di terminazioni sinaptiche. Terminazioni sinaptiche Dendriti Inibitore Eccitatore Guaina mielinica Corpo cellulare del neurone postsinaptico Assone Figura 23.7 Copyright © 2006 Zanichelli editore SEM 5500× Terminazioni sinaptiche • I neurotrasmettitori che aprono i canali del sodio possono generare potenziali d’azione nella cellula postsinapica: tali neurotrasmettittori e le sinapsi in cui essi sono liberati, sono chiamati eccitatori. • Viceversa, molti neurotrasmettitori aprono i canali di membrana di altri ioni che fanno diminuire nella cellula postsinaptica la tendenza a generare i potenziali d’azione: tali neurotrasmettitori e le loro sinapsi sono detti inibitori. Copyright © 2006 Zanichelli editore • La membrana di un neurone può ricevere contemporaneamente sia segnali eccitatori sia segnali inibitori. • Se nel loro complesso gli impulsi eccitatori sono abbastanza forti da suscitare nella membrana un potenziale supersiore alla soglia, allora nella cellula postsinaptica si genera il potenziale d’azione. Copyright © 2006 Zanichelli editore 23.8 Molte piccole molecole svolgono la funzione di neurotrasmettitori Molte molecole svolgono il ruolo di neurotrasmettitore nelle sinapsi chimiche: • l’acetilcolina; • le ammine biogene; • gli amminoacidi e i peptidi; • l’ossido di azoto. Copyright © 2006 Zanichelli editore COLLEGAMENTI 23.9 Numerosi farmaci e altre sostanze agiscono a livello delle sinapsi chimiche Molte sostanze psicoattive (tra cui caffeina, nicotina e alcol etilico) influenzano l’azione dei neurotrasmettitori nelle sinapsi presenti nel nostro cervello. Figura 23.9 Copyright © 2006 Zanichelli editore Organizzazione del sistema nervoso 23.10 Nel regno animale si sono evoluti diversi tipi di sistema nervoso Gli organismi a simmetria radiale hanno uno dei modelli più semplice di sistema nervoso, costituito da una rete nervosa, ossia da un sistema a reticolo di neuroni che si estende per tutto il corpo. Rete nervosa Neurone Figura 23.10A Copyright © 2006 Zanichelli editore Idra (uno cnidario) La maggior parte degli animali presenta simmetria bilaterale, con due aspetti evolutivi caratteristici: • la cefalizzazione, cioè la concentrazione delle strutture nervose presso l’estremità anteriore; • la centralizzazione, ossia la presenza di un sistema nervoso centrale separato da quello periferico. Encefalo Macchia oculare Encefalo Cordone nervoso Nervi periferici Encefalo Cordone nervoso ventrale Copyright © 2006 Zanichelli editore Encefalo Assone gigante Gangli dei segmenti Planaria (un verme piatto) Figure 23.10B-E Cordone nervoso ventrale Gangli Sanguisuga (un anellide) Insetto (un artropode) Calamaro (un mollusco) 23.11 Il sistema nervoso dei vertebrati presenta un alto livello di centralizzazione e di cefalizzazione Sistema nervoso centrale (SNC) Sistema nervoso periferico (SNP) Encefalo Nervi cranici Midollo spinale Gangli Nervi spinali Figura 23.11A Copyright © 2006 Zanichelli editore Cavità interna del SNC e sezione trasversale del midollo spinale: Liquido cerebrospinale Sostanza grigia Encefalo Meningi Sostanza bianca Canale centrale Ventricoli Canale ependimale del midollo spinale Midollo spinale Figura 23.11B Copyright © 2006 Zanichelli editore Ganglio della radice dorsale (parte del SNP) Nervo spiale (che fa parte del sistema nervoso periferico) Midollo spinale (sezione trasversale) Il sistema nervoso di tutti i vertebrati presenta alcune somiglianze fondamentali come: • la suddivisione in un sistema nervoso centrale (encefalo e midollo spinale) e periferico; • l’elevato grado di cefalizzazione. Copyright © 2006 Zanichelli editore 23.12 Il sistema nervoso periferico ha una struttura funzionale gerarchica Il sistema nervoso periferico dei vertebrati può essere suddiviso in due componenti funzionalmente diverse: il sistema nervoso somatico e il sistema nervoso Sistema nervoso autonomo. periferico Sistema somatico (volontario) Sistema autonomo (involontario) Sistema simpatico Figura 23.12 Copyright © 2006 Zanichelli editore Sistema parasimpatico Sistema enterico • Il sistema nervoso somatico trasporta i segnali da e verso i muscoli scheletrici, principalmente in risposta a stimoli esterni. Viene detto volontario perché gran parte delle sue azioni è sotto il controllo della volontà. • Il sistema nervoso autonomo regola l’ambiente interno, controllando la muscolatura liscia, il miocardio e gli organi dei sistemi digerente, cardiovascolare, escretore ed endocrino. Questo controllo è generalmente di tipo involontario. Copyright © 2006 Zanichelli editore 23.13 Gli effetti contrapposti dei neuroni dei sistemi simpatico e parasimpatico regolano l’ambiente interno • Un gruppo di neuroni, che costituisce il sistema parasimpatico, induce nell’organismo le attività legate all’acquisizione e alla conservazione dell’energia. • L’altro gruppo di neuroni, appartenenti al sistema simpatico, tende a svolgere il compito opposto, preparando il corpo alle attività che consumano energia. Copyright © 2006 Zanichelli editore Il sistema nervoso autonomo: Figura 23.13 Copyright © 2006 Zanichelli editore L’encefalo umano 23.14 L’encefalo si sviluppa a partire da tre dilatazioni anteriori del tubo neurale Regioni dell’encefalo embionale Nei vertebrati, durante i primi stadi dello sviluppo embrionale, all’estremità anteriore del tubo neurale compaiono tre rigonfiamenti: prosencefalo, mesencefalo e rombencefalo. Prosencefalo Cervello (emisferi cerebrali; comprende la corteccia, la sostanza bianca e i nuclei basali) Diencefalo (talamo, ipotalamo, ipofisi, epifisi) Mesencefalo Mesencefalo (parte del tronco encefalico) Ponte (parte del tronco) Cervelletto Rombencefalo Midollo allungato (parte del tronco encefalico) Emisfero cerebrale Mesencefalo Rombencefalo Diencefalo Mesencefalo Ponte Cervelletto Midollo allungato Midollo spinale Prosencefalo Figura 23.14 Copyright © 2006 Zanichelli editore Regioni presenti nell’adulto Embrione (un mese) Feto (tre mesi) • Se confrontato a quello dei pesci, degli anfibi e dei rettili, il cervello degli uccelli e dei mammiferi è molto più grande, rispetto alle altre parti dell’encefalo. • Un cervello più ampio è direttamente correlato con il comportamento più elaborato che caratterizza uccelli e mammiferi. Copyright © 2006 Zanichelli editore 23.15 La struttura di un supercomputer vivente: l’encefalo umano • L’encefalo umano è più potente di qualsiasi computer. • È formato da tre regioni principali che si sono evolute considerevolmente rispetto alle forme originali ancestrali: – prosencefalo; – mesencefalo; – rombencefalo. Copyright © 2006 Zanichelli editore Due parti del rombencefalo, chiamate midollo allungato e ponte, e il mesencefalo formano un’unità funzionale chiamata complessivamente tronco encefalico. Corteccia cerebrale Cervello Prosencefalo Talamo Ipotalamo Ipofisi Mesencefalo Ponte Rombencefalo Figura 23.15A Copyright © 2006 Zanichelli editore Midollo allungato Cervelletto Midollo spinale Principali strutture dell’encefalo umano: Tabella 23.15 Copyright © 2006 Zanichelli editore • Il cervelletto, un’altra componente del rombencefalo, è il centro operativo che coordina i movimenti. • I più sofisticati centri di elaborazione nervosa sono quelli che derivano dal prosencefalo: il talamo, l’ipotalamo e il cervello. • Il cervello è la porzione più grande e sofisticata dell’encefalo. Copyright © 2006 Zanichelli editore Il cervello è costituito dagli emisferi cerebrali destro e sinistro, ognuno dei quali è responsabile dell’attività della parte opposta del corpo. Emisfero cerebrale sinistro Figura 23.15B Copyright © 2006 Zanichelli editore Corpo calloso Emisfero cerebrale destro Gangli basali 23.16 La corteccia cerebrale è un mosaico di regioni specializzate che interagiscono L’intricato circuito neuronale della corteccia cerebrale dà origine alle caratteristiche umane più peculiari: la logica e le capacità matematiche, l’abilità linguistica, l’immaginazione, il talento artistico e la personalità. Lobo frontale Lobo parietale Area di associazione frontale Linguaggio Area di associazione Linguaggio somatosensoriale Percezione del gusto Percezione delle parole scritte Percezione dell’udito Percezione Area di associazione dell’olfatto uditiva Area di associazione visiva Vista Figura 23.16 Copyright © 2006 Zanichelli editore Lobo temporale Lobo occipitale • L’area funzionale chiamata corteccia motoria ha soprattutto la funzione di inviare comandi ai muscoli scheletrici, fornendo risposte appropriate agli stimoli sensoriali. • La maggior parte della nostra corteccia cerebrale è costituita dalle aree di associazione, che sono i siti delle attività mentali più sofisticate, ossia di ciò che noi chiamiamo semplicemente pensiero. • Gli emisferi cerebrali destro e sinistro tendono a specializzarsi a svolgere funzioni differenti. Copyright © 2006 Zanichelli editore COLLEGAMENTI 23.17 Lesioni e interventi chirurgici al cervello forniscono informazioni sulle sue funzioni Gran parte di ciò che sappiamo sul cervello proviene dagli studi effettuati su persone che hanno subito lesioni cerebrali o interventi chirurgici, oppure affette da particolari malattie. Figura 23.17A, B Copyright © 2006 Zanichelli editore 23.18 Diverse parti del cervello regolano il sonno e la veglia • L’ipotalamo, insieme ad altre regioni dell’encefalo, è responsabile del ciclico alternarsi di sonno e veglia. • Il ponte e il midollo allungato contengono centri che, se stimolati, inducono il sonno. • Il mesencefalo invece contiene un centro dell’attenzione. • Un altro sistema di neuroni importante nella regolazione del sonno e della veglia è la formazione reticolare. Copyright © 2006 Zanichelli editore La formazione reticolare attraversa il centro del tronco encefalico e riceve informazioni dai recettori sensoriali, le filtra rimuovendo quelle che arrivano costantemente al sistema nervoso, e invia i dati utili alla corteccia cerebrale. Informazioni in uscita verso la corteccia Occhio Formazione reticolare Figura 23.18A Informazioni provenienti dai recettori del tatto, del dolore e della temperatura Copyright © 2006 Zanichelli editore Informazioni provenienti dall’orecchio I ricercatori studiano il tipo di attività elettrica del cervello durante la veglia e il sonno mediante una tecnica detta elettroencefalografia: un dispositivo trasforma i segnali elettrici, chiamati onde cerebrali, in un tracciato detto elettroencefalogramma o EEG. Paziente sveglio, a riposo, con gli occhi chiusi (onde alfa) Paziente sveglio, con intensa attività mentale (onde beta) Sonno non-REM (onde delta) Figure 23.18B, C Copyright © 2006 Zanichelli editore Paziente addormentato Sonno REM Sonno non-REM (onde delta) 23.19 Il sistema limbico è coinvolto nelle emozioni, nella memoria e nell’apprendimento Gran parte delle emozioni, della memoria e dell’apprendimento umani dipende dal nostro sistema limbico, un’unità funzionale del prosencefalo, costituita da numerosi centri di integrazione e da aree neuronali interconnesse, che include parti del talamo e dell’ipotalamo. Talamo Ipotalamo Cervello Corteccia prefrontale Olfatto Figura 23.19 Copyright © 2006 Zanichelli editore Bulbo olfattivo Gusto Ippocampo COLLEGAMENTI 23.20 Alterazioni delle funzioni fisiologiche nell’encefalo possono causare disturbi neurologici • I disturbi neurologici (o malattie del sistema nervoso) hanno un enorme impatto sulla società. • Alcuni esempi sono: la schizofrenia, la depressione, la malattia di Alzheimer e il morbo di Parkinson. Copyright © 2006 Zanichelli editore • La schizofrenia è un grave disturbo mentale caratterizzato da episodi psicotici durante i quali il paziente perde la capacità di distinguere la realtà. • Tra i sintomi ci sono le allucinazioni, manie, insensibilità, mancanza d’iniziativa, facilità alla distrazione e difficoltà nell’espressione verbale. Copyright © 2006 Zanichelli editore • Sono state identificate due forme di depressione: la depressione maggiore e il disturbo bipolare. • La depressione maggiore colpisce circa il 5% della popolazione. • Il disturbo bipolare interessa circa l’1% della popolazione ed è caratterizzato da drastici cambiamenti dello stato d’animo. Copyright © 2006 Zanichelli editore Molte persone depresse presentano uno squilibrio della concentrazione dei neurotrasmettitori (in particolare della serotonina). Alcune medicine sono in grado di correggere tale squilibrio: la classe più comune di farmaci antidepressivi (SSRI) inibisce il riassorbimento della serotonina. 140 Prescrizioni (milioni) 120 100 80 60 40 20 0 Figura 23.20A Copyright © 2006 Zanichelli editore 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 Anno • La malattia di Alzheimer è una malattia degenerativa del cervello caratterizzata da perdita di memoria e confusione mentale: • La sua incidenza nella popolazione varia a seconda dell’età. Figura 23.20B Copyright © 2006 Zanichelli editore Matassa neurofibrillare LM 250× Placca amiloide • Il morbo di Parkinson è una malattia caratterizzata da rigidità muscolare, difficoltà a iniziare i movimenti e lentezza nell’eseguirli. • Questo morbo è progressivo, legato all’età del paziente e, in genere, si manifesta dopo i 60 anni. Figura 23.20C Copyright © 2006 Zanichelli editore Le difese innate dell’organismo umano 19.1 Le difese innate contro le infezioni comprendono la pelle, le cellule fagocitarie e le proteine antimicrobiche • Le difese immunitarie innate sono presenti ed attive nel nostro organismo molto prima di essere esposto ad agenti patogeni, come virus e batteri. • Sono largamente non specifiche, cioè non distinguono un invasore dall’altro. Copyright © 2006 Zanichelli editore I macrofagi sono grandi cellule fagocitarie che circolano nel liquido interstiziale e, quando incontrano cellule infettate da virus o da batteri, le inglobano. Batteri Figura 19.1A Copyright © 2006 Zanichelli editore Gli interferoni sono proteine prodotte dalle stesse cellule infettate dai virus che stimolano le altre cellule a resistere a essi. Le proteine antivirali bloccano la riproduzione virale Acido nucleico virale 1 2 Attivazione dei geni per l’interferone Nuovi virus DNA mRNA 3 5 Molecole di interferone L’interferone stimola la cellula ad attivare i geni delle proteine antivirali 4 Figura 19.1B Copyright © 2006 Zanichelli editore Cellula ospite 1 Cellula ospite 2 Produce interferone, ma viene uccisa dai virus È protetta dall’azione dei virus grazie all’interferone della cellula 1 19.2 La risposta infiammatoria mette in moto i meccanismi di difesa non specifica La risposta infiammatoria costituisce il nostro principale sistema di difesa innato ed è innescata da qualsiasi danno ai tessuti. Gonfiore Spillo Superficie dell’epidermide Batteri Vaso sanguigno Segnali chimici Globulo bianco 1 Danno al tessuto; liberazione di segnali chimici quali l’istamina Figura 19.2 Copyright © 2006 Zanichelli editore Accumulo di fagociti e di liquido interstiziale nell’area infiammata 2 Aumento della permeabilità e dilatazione dei vasi sanguigni locali; passaggio dei fagociti verso la regione lesa Fagociti 3 I fagociti (macrofagi e neutrofili) eliminano i batteri e ciò che rimane delle cellule danneggiate; il tessuto si rimargina • I principali effetti della risposta infiammatoria sono quelli di disinfettare e di ripulire il tessuto lesionato. • La risposta infiammatoria aiuta a prevenire l’estendersi dell’infezione ai tessuti circostanti. Copyright © 2006 Zanichelli editore 19.3 Durante l’infezione il sistema linfatico assume un ruolo d’importanza fondamentale Il sistema linfatico è costituito da una fitta rete di vasi, da numerosi linfonodi, dalle tonsille, dalle adenoidi, dall’appendice e dalla milza. Adenoidi Tonsille Linfonodi Dotto toracico, che si immette nella vena succlavia sinistra Linfonodo Dotto linfatico destro, che si immette nella vena succlavia destra Timo Aggregati di linfociti e macrofagi Valvola Vaso linfatico Dotto toracico Capillare sanguigno Cellule tissutali Appendice Figura 19.3 Copyright © 2006 Zanichelli editore Midollo osseo Milza Liquido interstiziale Vasi linfatici Capillare linfatico • I vasi linfatici trasportano un liquido, chiamato linfa, che è simile al liquido interstiziale ma con un minore contenuto di ossigeno e di sostanze nutritive. • Il sistema linfatico ha due principali funzioni: riportare nel sistema circolatorio il liquido interstiziale e combattere le infezioni. Copyright © 2006 Zanichelli editore La risposta immunitaria acquisita 19.4 La risposta immunitaria neutralizza specifici invasori • L’immunità conferita dal sistema immunitario viene detta immunità acquisita e si sviluppa a pieno solo in seguito all’esposizione a sostanze estranee chiamate antigeni. • Quando entra in contatto con un antigene, il sistema immunitario risponde con un incremento del numero di cellule che attaccano direttamente gli invasori o che producono le proteine di difesa chiamate anticorpi. Copyright © 2006 Zanichelli editore • L’immunità attiva, cioè le resistenza a uno specifico invasore, viene solitamente acquisita dopo un’infezione naturale, ma può essere innescata con una procedura medica, nota come vaccinazione. • È anche possibile sviluppare un’immunità passiva (per esempio acquisendo anticorpi attraverso il latte materno o da un siero contenente anticorpi specifici). Copyright © 2006 Zanichelli editore 19.5 I linfociti forniscono una duplice difesa Le cellule responsabili della risposta immunitaria sono i linfociti: Midollo osseo • Alcuni linfociti immaturi continuano a svilupparsi nel midollo osseo e si specializzano diventando linfociti B (o cellule B) • Altri passano dal midollo osseo al timo dove si specializzano, diventando linfociti T (o cellule T). Cellule staminali Per via sanguigna Linfociti immaturi Recettori antigenici Linfociti B Linfociti T Immunità umorale Per via Immunità mediata sanguigna da cellule Linfonodi, milza e altri organi linfatici Processo finale di Altre parti del sistema maturazione dei linfociti linfatico B e T in un organo linfatico Figura 19.5A Copyright © 2006 Zanichelli editore Timo Ogni individuo produce un enorme numero di linfociti B e T diversi; si stima che ognuno di noi ne abbia tra 100 milioni e 100 miliardi di tipi differenti, un numero sufficiente per riconoscere e attaccare praticamente tutti i tipi di antigeni che potremmo mai incontrare. Figura 19.5B Copyright © 2006 Zanichelli editore 19.6 Gli antigeni hanno regioni specifiche a cui si legano gli anticorpi In genere, gli anticorpi riconoscono determinate regioni, i determinanti antigenici, presenti sulla superficie di un antigene. Molecole di anticorpo A Siti di legame per l’antigene Determinanti antigenici Antigene Figura 19.6 Copyright © 2006 Zanichelli editore Molecola di anticorpo B 19.7 Solo i linfociti selezionati e attivati dagli antigeni danno origine a un clone di cellule che innesca la risposta immunitaria • Una volta all’interno del corpo, un particolare antigene attiva solo quel piccolissimo numero di linfociti che possiede un ben preciso recettore specifico. • In seguito, tali cellule proliferano formando una popolazione di cellule geneticamente identiche (un clone) adatte per combattere quel determinato antigene. Copyright © 2006 Zanichelli editore Le tappe della selezione clonale • Nelle risposta immunitaria primaria, la selezione clonane sviluppa cellule effettrici e cellule della memoria in grado di garantire un’immunità per tutta la vita. • Nella risposta immunitaria secondaria, le cellule della memoria sono attivate da una seconda esposizione allo stesso antigene che induce una risposta più energica e veloce. Copyright © 2006 Zanichelli editore Risposta immunitaria primaria e secondaria: Risposta immunitaria primaria 2 Recettore antigenico (anticorpo sulla superficie cellulare) 1 Linfociti B con recettori antigenici diversi Crescita, divisione e differenzia mento di un linfocita Molecole di antigeni 3 Prima esposizione all’antigene Molecole di anticorpi 4 5 Reticolo endoplasmatico Primo clone Plasmacellule che producono anticorpi Cellule della memoria Molecole di antigene Seconda esposizione 6 allo stesso antigene Risposta immunitaria secondaria Figura 19.7A Copyright © 2006 Zanichelli editore Molecole di anticorpi Reticolo endoplasmatico Plasmacellule che producono anticorpi Cellule della memoria Risposta immunitaria primaria e secondaria a confronto La risposta immunitaria secondaria avviene più velocemente delle risposta immunitaria primaria. Risposta immunitaria secondaria all’antigene X Concentrazione di anticorpi Seconda esposizione all’antigene X, prima esposizione all’antigene Y Prima esposizione all’antigene X Risposta immunitaria primaria all’antigene X Risposta immunitaria primaria all’antigene Y Anticorpi per l’antigene X 0 Figura 19.7B Copyright © 2006 Zanichelli editore 7 14 21 Anticorpi per l’antigene Y 28 35 42 Tempo (giorni) 49 56 19.8 Gli anticorpi sono le «armi» dell’immunità umorale • I linfociti B sono le cellule coinvolte nell’immunità umorale. • Le plasmacellule, cioè le cellule effettrici prodotte per selezione clonale, fabbricano e secernono gli anticorpi, le proteine che hanno la funzione di «armi» molecolari di difesa. Copyright © 2006 Zanichelli editore Ogni molecola di anticorpo ha un sito di legame per l’antigene, cioè una regione responsabile della funzione di riconoscimento e di legame con l’antigene. Siti di legame per l’antigene Catena leggera C Figura 19.8 Copyright © 2006 Zanichelli editore C Catena pesante 19.9 Gli anticorpi individuano quali antigeni devono essere distrutti Gli anticorpi promuovono l’eliminazione dell’antigene attraverso diversi meccanismi. Il legame tra anticorpi e antigeni inattiva gli antigeni tramite Neutralizzazione Virus Agglutinazione di cellule Copyright © 2006 Zanichelli editore Attivazione del complemento Molecole del complemento Batteri Molecole di antigeni Batterio Figura 19.9 Precipitazione di antigeni in soluzione Cellula estranea Favoriscono la Porta alla Fagocitosi Lisi della cellula Macrofago Foro 19.10 Il sistema immunitario si basa sulle nostre «impronte» molecolari • La capacità del sistema immunitario di riconoscere le molecole appartenenti al proprio organismo, ossia di distinguere il self dal non self, permette di combattere molecole estranee senza danneggiare le proprie. • Le cellule di ogni persona hanno sulla membrana particolari glicoproteine self che costituiscono le impronte molecolari (fingerprint) e contrassegnano le cellule del corpo rendendole inattaccabili dai propri linfociti. Copyright © 2006 Zanichelli editore COLLEGAMENTI 19.16 Un funzionamento scorretto del sistema immunitario può provocare disturbi e malattie • Le malattie autoimmuni insorgono quando il sistema immunitario «fa confusione» e reagisce contro le molecole del proprio corpo. • Le persone affette da malattie da immunodeficienza sono prive di uno o più componenti del sistema immunitario. • Un lieve indebolimento del sistema immunitario può derivare anche da stress fisici ed emotivi. • Le allergie sono causate da una sensibilità anomala ad antigeni presenti nel nostro ambiente, chiamati allergeni. Copyright © 2006 Zanichelli editore Le due fasi di una reazione allergica: Linfocita B (plasmacellua) Mastocita Determinante antigenico Istamina 1 Allergene (granulo pollinico) 2 I linfociti B producono anticorpi Sensibilizzazione: esposizione iniziale all’allergene Figura 19.16 Copyright © 2006 Zanichelli editore 3 Gli anticorpi si attaccano al mastocita 4 L’allergene si lega agli anticorpi del mastocita 5 Viene liberata istamina che causa i sintomi dell’allergia Successiva esposizione allo stesso allergene I messaggeri chimici 21.1 I messaggeri chimici coordinano le diverse funzioni dell’organismo • Gli animali regolano le proprie attività per mezzo di messaggeri chimici. • Un ormone è una molecola segnale che viene secreta nel sistema circolatorio (di solito nel sangue) e trasmette messaggi di regolazione al corpo. • Le molecole viaggiano nel sangue fino a raggiungere le cellule bersaglio. Copyright © 2006 Zanichelli editore Gli ormoni sono secreti dalle ghiandole endocrine e dalle cellule neurosecretrici. Vescicole secretrici Vaso sanguigno Cellula bersaglio Cellula neurosecretrice Cellula endocrina Molecole ormonali Figura 21.1A, B Copyright © 2006 Zanichelli editore Molecole ormonali Vaso sanguigno Cellula bersaglio • L’insieme delle cellule che secernono gli ormoni costituisce il sistema endocrino, il principale sistema di regolazione chimica dell’organismo. • Il sistema endocrino spesso collabora con l’altro principale sistema di coordinazione del corpo, il sistema nervoso. Copyright © 2006 Zanichelli editore Un numero ridotto di composti chimici si comporta da ormone nel sistema endocrino e da messaggero chimico nel sistema nervoso. Cellula nervosa Impulsi nervosi Neurotrasmettitori Cellula nervosa Figura 21.1C Copyright © 2006 Zanichelli editore 21.2 Gli ormoni agiscono sulle cellule bersaglio mediante due principali meccanismi di trasmissione del segnale Ormone idrosolubile (insulina) Gli ormoni idrosolubili si legano a recettori proteici di membrana della cellula bersaglio. Cellule bersaglio 1 Recettore proteico 2 Membrana plasmatica Sequenza di trasduzione del segnale Molecole relè 3 Glicogeno Glucosio Risposta cellulare: in questo esempio, la demolizione del glicogeno Figura 21.2A Copyright © 2006 Zanichelli editore • Gli ormoni liposolubili si legano ai recettori che si trovano all’interno della cellula. • Gli ormoni steroidei, per esempio gli ormoni sessuali testosterone ed estrogeni, sono molecole piccole e apolari che possono diffondere attraverso la membrana fosfolipidica delle cellule. Figura 21.2B Copyright © 2006 Zanichelli editore Ormone liposolubile (testosterone) Cellula bersaglio Nucleo 1 2 3 Recettore proteico Complesso ormonerecettore DNA 4 Trascrizione mRNA Nuova proteina Risposta cellulare: attivazione di un gene e nuove proteine Il sistema endocrino umano 21.3 Una visione d’insieme sul sistema endocrino dei vertebrati Il sistema endocrino dei vertebrati comprende più di una dozzina di ghiandole che secernono più di 50 ormoni. Ipotalamo Ghiandola pineale Ipofisi Tiroide Paratiroidi Timo Ghiandole surrenali Pancreas Ovaia (nella femmina) Figura 21.3 Testicolo (nel maschio) Copyright © 2006 Zanichelli editore • Alcune sono solo ghiandole endocrine, poiché hanno come unica e principale funzione quella di secernere ormoni nel sangue. • Diverse altre ghiandole, invece, hanno funzioni sia endocrine, sia esocrine, cioè secernono sia sostanze che riversano all’esterno del corpo, sia sostanze che riversano in cavità comunicanti con l’esterno. Copyright © 2006 Zanichelli editore • Molti ormoni hanno un’ampia gamma di cellule bersaglio. • Altri ormoni, invece, esercitano la loro azione solo su pochi tipi di cellule bersaglio. Copyright © 2006 Zanichelli editore 21.4 L’ipotalamo è strettamente connesso all’ipofisi e collega tra loro i sistemi nervoso ed endocrino L’ipotalamo è il principale centro di controllo del sistema endocrino e utilizza l’ipofisi per comunicare con altre ghiandole. Encefalo Ipotalamo Neuroipofisi Adenoipofisi Tessuto osseo Figura 21.4A Copyright © 2006 Zanichelli editore • L’ipotalamo controlla il lobo anteriore dell’ipofisi (adenoipofisi) secernendo due tipi di ormoni nei brevi vasi sanguigni che collegano i due organi: – gli ormoni di rilascio stimolano la secrezione di ormoni da parte dell’adenoipofisi; – gli ormoni di inibizione la bloccano. Copyright © 2006 Zanichelli editore Le cellule neurosecretrici del lobo posteriore dell’ipofisi (neuroipofisi) sintetizzano l’ossitocina e l’ormone antidiuretico (ADH). Ipotalamo Ormone Cellula neurosecretrice Neuroipofisi Vaso sanguigno Ossitocina Ossitocina Figura 21.4B Copyright © 2006 Zanichelli editore Muscolatura uterina ghiandole mammarie Adenoipofisi ADH ADH Tubuli renali Il lobo anteriore dell’ipofisi (adenoipofisi) secerne l’ormone tireotropo (TSH), l’ormone adrenocorticotropo (ACTH), l’ormone follicolostimolante (FSH), l’ormone luteinizzante (LH), l’ormone della crescita (GH), la prolattina (PRL) e le endorfine. Cellula neurosecretrice Vaso sanguigno Ormoni di rilascio dell’ipotalamo Cellule endocrine dell’adenoipofisi Ormoni TSH Figura 21.4C Copyright © 2006 Zanichelli editore ACTH FSH e LH Somato- Prolattina tropina (PRL) (GH) Endorfine Ghiandole Recettori encefalici Tiroide Corticale Testicoli L’intero mammarie del dolore surrenale e ovaie corpo (nei mammiferi) La secrezione della tiroxina da parte della tiroide è controllata da meccanismi a feedback negativo. Ipotalamo Inibizione TRH Adenoipofisi Inibizione TSH Tiroide Figura 21.4D Copyright © 2006 Zanichelli editore Tiroxina Ormoni e omeostasi 21.5 La tiroide regola lo sviluppo e il metabolismo La tiroide produce due ormoni amminici molto simili tra loro, entrambi contenenti iodio: • la tiroxina, spesso chiamata T4 perché la sua molecole contiene quattro atomi di iodio. • la tiiodotironina, detta anche T3 perché contiene tre atomi di iodio. Copyright © 2006 Zanichelli editore La presenza nel sangue di quantità eccessive o ridotte di degli ormoni tiroidei può determinare gravi malattie metaboliche. Figura 21.5A – Una forma di ipertiroidismo Copyright © 2006 Zanichelli editore La mancanza degli ormoni T3 e T4 provoca l’interruzione di uno dei meccanismi a feedback che controllano l’attività tiroidea. Nessuna inibizione Ipotalamo TRH Nessuna inibizione Adenoipofisi TSH Assenza di iodio Tiroide La tiroide si ingrossa e forma il gozzo Figura 21.5B Copyright © 2006 Zanichelli editore Insufficiente produzione di T4 e T3 21.6 Gli ormoni prodotti dalla tiroide e dalle paratiroidi regolano l’omeostasi del calcio • La concentrazione ematica del calcio è regolata da due ormoni peptidici: la calciotonina, prodotta dalla tiroide, e l’ormone paratiroideo (PTH), sintetizzato dalle paratiroidi. • Questi due ormoni sono detti ormoni antagonisti perché producono effetti opposti tra loro: la calciotonina fa abbassare la calcemia, mentre il PTH la fa aumentare. Copyright © 2006 Zanichelli editore Calcitonina La ghiandola tiroide libera calcitonina Regolazione della concentrazione del calcio nel sangue Stimola il deposito di ioni Ca2+ nelle ossa Riduce l’assorbimento di ioni Ca2+ nei reni Diminuiscono gli ioni Ca2+ nel sangue Stimolo: l’aumento del livello ematico di ioni Ca2+ Omeostasi: normale livello ematico del calcio (circa 10 mg/100ml) Stimolo: la diminuzione del livello ematico di ioni Ca2+ Aumentano gli ioni Ca2+ nel sangue Vitamina D attiva Le ghiandole paratiroidi rilasciano l’ormone paratiroideo (PTH) Stimola il rilascio di ioni Ca2+ dalle ossa Figura 21.6 Copyright © 2006 Zanichelli editore Aumenta l’assorbimento di ioni Ca2+nei reni Aumenta l’assorbimento di ioni Ca2+ da parte dell’intestino Ghiandola paratiroide PTH 21.7 Il pancreas regola il livello di glucosio nel sangue Il pancreas è formato da gruppi di cellule endocrine che formano le cosiddette isole di Langerhans, le quali producono due ormoni che giocano un ruolo primario nella regolazione del rifornimento energetico diretto alle cellule: • l’insulina, sintetizzata dalle cellule beta; • Il glucagone, prodotto dalle cellule alfa. Copyright © 2006 Zanichelli editore • L’insulina fa sì che le cellule prelevino più glucosio dal sangue e stimola il metabolismo cellulare del glucosio. • Il glucagone rende disponibili le molecole energetiche, inducendo le cellule del fegato a demolire il glicogeno in glucosio, che viene poi rilasciato nel sangue. Copyright © 2006 Zanichelli editore Regolazione della Insulina concentrazione del glucosio nel Le cellule beta del pancreas sangue sono stimolate a liberare Le cellule del corpo assorbono più glucosio insulina nel sangue Alto livello ematico di glucosio Stimolo: il livello ematico di glucosio aumenta (per esempio, dopo aver mangiato un pasto ricco di carboidrati) Omeostasi: normale livello ematico di glucosio (circa 90 mg/100ml) Si ristabilisce il corretto livello di glucosio ematico: diminuisce lo stimolo per la liberazione di glucagone Figura 21.7 Copyright © 2006 Zanichelli editore Il livello ematico del glucosio cala fino a un punto critico: diminuisce lo stimolo per la liberazione di insulina Il fegato preleva glucosio dal sangue e lo immagazzina sotto forma di glicogeno Il fegato demolisce il glicogeno e libera glucosio nel sangue Stimolo: Il livello ematico di glucosio cala (per esempio, saltando un pasto) Le cellule alfa del pancreas sono stimolate a liberare glucagone nel sangue Glucagone COLLEGAMENTI 21.8 Il diabete è una malattia endocrina piuttosto comune • Il diabete mellito è una grave malattia ormonale che colpisce circa il 5% della popolazione occidentale. • Si manifesta – quando non vi è sufficiente quantità di insulina nel sangue (diabete di tipo I o insulinodipendente); – oppure quando le cellule non sono in grado di rispondere all’insulina (diabete di tipo II o insulino-indipendente). Copyright © 2006 Zanichelli editore 21.9 Le gonadi secernono gli ormoni sessuali • Gli ormoni sessuali sono ormoni steroidei che regolano la crescita e lo sviluppo dell’individuo nonché i cicli riproduttivi e il comportamento sessuale. • Gli estrogeni, i progestinici e gli androgeni sono prodotti dalle gonadi e la loro sintesi è regolata dall’ipotalamo e dal lobo anteriore dell’ipofisi. Copyright © 2006 Zanichelli editore • Gli estrogeni regolano il funzionamento del sistema riproduttore femminile e lo sviluppo di determinati caratteri femminili. • I progestinici sono coinvolti soprattutto nella preparazione dell’utero per garantire all’embrione condizioni di sviluppo adeguate. Copyright © 2006 Zanichelli editore