Cultura e società:come la cultura influenza l`azione sociale

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Sciolla Sociologia
Sciolla Sociologia
dei processi
deiculturali,
processiilculturali
Mulino, 2007
VI.eCultura
e società: come
la cultura
influenza
l’azione sociale
sociale
6Capitolo
Cultura
società:come
la cultura
influenza
l’azione
Sociologia dei
processi
culturali e
comunicativi
di Francesca Ursula Bitetto
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Sciolla Sociologia
Sciolla Sociologia
dei processi
deiculturali,
processiilculturali
Mulino, 2007
VI.eCultura
e società: come
la cultura
influenza
l’azione sociale
sociale
6Capitolo
Cultura
società:come
la cultura
influenza
l’azione
Come fattori culturali specifici
possono spiegare
Alcuni comportamenti rilevanti delle
persone (economici, politici)(livello
microsociale)
Sia a livello macro alcuni andamenti
complessivi: lo sviluppo economico di
interi paesi o la stabilità della
democrazia
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Capitolo VI. Cultura e società: come la cultura influenza l’azione sociale
Due approcci teorici:
• modello dell’“attore socializzato”; i valori condivisi nella
società vengono interiorizzati da parte dell’individuo nel corso
della socializzazione, divenendo così motivazioni profonde
della personalità ad agire in maniera conforme, motivazioni
stabili e indipendenti da ogni considerazione e uso strumentale
di tale conformità (Parsons) la conformità in fasi successive
della vita è rafforzata da meccanismi di controllo sociale
(sanzioni, riprovazione sociale) (utilizzato per spiegare
l’influenza della cultura sulla politica)
• modello dell’ “identità sociale”; le credenze normative sono
collegate al comportamento se tali credenze sono condivise da
un gruppo e definiscono un’importante identità che è
convalidata da questo gruppo (Cancian) (continua….)
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Sciolla Sociologia dei processi culturali, il Mulino, 2007
Capitolo VI. Cultura e società: come la cultura influenza l’azione sociale
1)I membri di un gruppo possono condividere molte credenze ma solo quelle che
definiscono la loro identità in quanto membri collocati in una particolare posizione
sociale saranno in relazione con l’azione.
Se la norma “è bene mandare i propri figli al campeggio estivo non ha effetti sulla
posizione dell’individuo nel gruppo, il comportamento non sarà congruente
2) Gli individui agiscono in conformità ad una norma per dare validità ad una
particolare identità
Se ogni membro del gruppo crede che gli altri abbiano modificato le credenze che
definiscono l’appartenenza al gruppo, allora le norme del gruppo cambieranno
3) Le credenze condivise sulla realtà delimitano possibili azioni significative.
Secondo questo modello le credenze e i valori per orientare l’azione devono dare forma a
specifiche identità sociali. Se individui o gruppi vogliono dare validità ad alcune identità
trovano dei limiti nelle alternative definite dagli assunti condivisi sulla realtà. (strega,
quando non era pubblicamente accettata)
Per Weber “gli interessi (materiali e ideali) non già le idee dominano immediatamente
l’agire dell’uomo, ma le immagini del mondo create attraverso idee hanno molto
spesso determinato le vie sulle quali la dinamica degli interessi continuò a spingere
avanti l’agire”. (1920, Etica protestante…) 4
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Capitolo VI. Cultura e società: come la cultura influenza l’azione sociale
Cultura e sviluppo economico
La domanda da cui Weber parte riguarda una regolarità
statistica: come mai imprenditori capitalisti e personale più
qualificato sono di religione protestante?
Identifica nello spirito del capitalismo la configurazione dei valori
e idee che contraddistingue il capitalismo moderno di cui sono
portatori i ceti borghesi in ascesa
Tratti peculiari: ricerca razionale del guadagno e concezione
della professione come dovere morale e vocazione
Spirito emerso solo in occidente tra il XVII e XVIII secolo non va
confuso con la bramosia di denaro. E’ un razionale e metodico
perseguimento del profitto. E’ profondamente innovatore rispetto
ai modi di vita tradizionali, provoca tensioni e conflitti sulla scena
culturale.
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Capitolo VI. Cultura e società: come la cultura influenza l’azione sociale
Il mondo religioso cattolico oscillava tra un atteggiamento ostile e uno più accomodante rispetto alla
ricchezza e al denaro. San Tommaso definisce turpitudo la smania di guadagno (come fine in sé) è
approvato quello indispensabile alla sopravvivenza.
“E’ più facile che un cammello passi nella cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli”
Il guadagno restava qualcosa di cui vergognarsi.
Consuetudine da parte di gente ricca di lasciare in a istituzioni ecclesiastiche somme elevate per sanare
le “usure” spesso estorte.
Con la riforma protestante si attua una rottura profonda con la concezione cattolica
Si svaluta l’ascesi monacale
Si attua un ethos che impone una vita razionale nel mondo e tuttavia non per questo mondo. (181)
Weber si sofferma sui cambiamenti indotti nella vita quotidiana delle persone :
Uso del tempo, lavoro duro e metodico, uso della ricchezza in funzione della rendibilità del risparmio
Che in seguito svincolatisi da ogni riferimento religioso danno vita alla morale borghese del self made
Man
Ne “Le sette protestanti” Weber accentua il ruolo dell’appartenenza alle sette nel favorire lo sviluppo
economico. Obiettivo dell’opera spiegare la permanenza nella società americana di inizio secolo di un
forte rapporto tra religione e mondo economico. Transazioni tra persone che non si conoscevano , le
reti sociali fornivano certificati di onorabilità, garantendo la reputazione degli aderenti.
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•Weber ha individuato un importante fattore che ha favorito lo sviluppo economico
nei paesi occidentali nell’etica protestante; in particolare:
• la dottrina luterana della vocazione (beruf) svaluta l’ascesi monacale e rivaluta il
lavoro professionale come cammino di salvezza. Lutero introduce l’idea di
sacerdozio universale: il più alto contenuto dell’attività etica è adempiere al
proprio dovere nelle professioni di questo mondo. Non c’è differenza tra sacerdoti
e credenti.
• la dottrina calvinista della predestinazione, in base alla quale solo pochi
sarebbero già stati scelti da Dio per essere salvati, produce, come effetti
imprevisti (non intenzionali, avrebbe potuto determinare anche fatalismo e non
volute dai riformatori), un grande attivismo in campo economico, perché gli
individui cercano di dedurre dal successo negli affari la grazia divina e dunque
l’appartenenza al gruppo degli eletti
Gli uomini e le donne comuni vivevano in uno stato di angoscia insopportabile
perché non sapevano a quale parte dell’umanità (salvati o dannati) erano stati
predestinati. (certitudo salutis: certezza della salvezza)
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Capitolo VI. Cultura e società: come la cultura influenza l’azione sociale
Nella sociologia della religione (1920) Weber mostra che le religioni asiatiche e mediorientali
hanno ostacolato lo sviluppo del razionalismo economico tipico del capitalismo moderno
Favorendo un’etica economica tradizionalistica
Il sistema delle caste impedisce la mobilità sociale e l’innovazione economica
L’etica confuciana ha consentito che nella società cinese dominasse la coesione dei gruppi
parentali , una solidarietà ristretta alle relazioni personali organicamente date
I limiti alla fiducia nella società cinese condizionarono negativamente lo sviluppo di
un’economia che andasse al di là della cerchia ristretta del gruppo parentale
Nelle sette etiche e ascetiche del protestantesimo si rompe il legame del gruppo parentale
affermando la superiorità della comunità di fede
Consiste nella fondazione della fiducia negli affari sulle qualità etiche dell’individuo singolo
confermate nel corso del lavoro professionale oggettivo
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Capitolo VI. Cultura e società: come la cultura influenza l’azione sociale
Anche altri studiosi hanno cercato di individuare fattori espressamente
culturali che si sono rivelati determinanti per lo sviluppo economico
• Fukuyama ha posto l’accento sulla fiducia, intesa come
disponibilità alla cooperazione, fondata nel tessuto associativo
e parte integrante della tradizione culturale dei diversi paesi.
Distingue tra società familistiche (forme di fiducia limitata)
(Cina Francia Italia e Corea del sud) (in esse lo stato è dovuto
intervenire per creare imprese durevoli e competitive) e società
con un tessuto sociale più allargato (alti livelli di fiducia)
(Giappone, Germania,Usa) (le abitudini etiche ereditate, non
hanno bisogno del supporto statale.
• Inglehart ha messo in evidenza come la motivazione al
successo, intesa come sottoinsieme di valori ben definito cui
vengono o non educate le nuove generazioni, risulta
strettamente correlata allo sviluppo economico, dal momento
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che è maggiormente presente nei paesi più sviluppati
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Capitolo VI. Cultura e società: come la cultura influenza l’azione sociale
Società diverse tendono a mettere l’accento su valori differenti nell’educare i propri figli
Tali valori sono in relazione con i rispettivi tassi di crescita (correlazione statistica molto
forte tra motivazione al successo e tassi di crescita economica registrati tra il 1960 e 1990)
Giappone (accento posto sulla parsimonia piuttosto che sull’obbedienza)
Nigeria e Sudafrica (enfatizzano obbedienza e fede religiosa)
Una correlazione non è un nesso causale ed è sempre possibile sostenere l’inverso, che sia la
crescita economica a influenzare la cultura e i valori educativi dei vari paesi.
Con l’analisi multivariata Inglehart mette a confronto il peso netto che fattori economici e
culturali hanno sullo sviluppo economico:
Sia l’investimento in capitale umano
Sia l’incremento del tasso di investimento in capitale materiale accrescono significativamente
Il tasso di crescita economica (fattori economici)
Ma anche la motivazione al successo accresce significativamente lo sviluppo economico
Valori post-materialisti, post-borghesi : autorealizzazione, qualità della vita, difesa della
natura (correlazione negativa con la crescita economica)
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Capitolo VI. Cultura e società: come la cultura influenza l’azione sociale
Le nozioni di cultura politica e cultura civica si sono imposte per spiegare
la formazione delle preferenze politiche , il cambiamento politico,
l’efficacia delle istituzioni democratiche, la stabilità della democrazia
La formazione di nuovi stati nel Terzo mondo ha rivelato che l’importazione
delle istituzioni democratiche non è sufficiente ad assicurare il
funzionamento della democrazia.
È irragionevole trascurare lo studio del perché le persone desiderano ciò che
desiderano (mentre la teoria economica non ci dice nulla sulle preferenze
considerate come date)
La teoria culturale assume le preferenze come endogene derivanti da valori
che legittimano modelli spesso opposti di pratiche sociali e spiega i loro
meccanismi di formazione.
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Capitolo VI. Cultura e società: come la cultura influenza l’azione sociale
Cultura e sviluppo politico
Diversi studiosi hanno cercato di individuare i fattori culturali
che maggiormente influiscono sullo sviluppo politico
• Almond e Verba (1963 The civic culture) Diversa efficienza e
stabilità della democrazia in base alla diversa “stoffa” di cui
sono fatte le culture politiche. Ogni sistema politico è legato a
un insieme di valori e credenze condivisi dai membri di una
data società, che si formano e sedimentano nel tempo e
entrano a far parte della personalità degli individui e li orienta
ad agire. (modello dell’attore socializzato)(Eckstein 1988)* La
cultura politica designa, secondo questi autori, l’orientamento
dei membri di una società nei confronti della politica. La
cultura civica rappresenta una cultura politica mista, che
combina atteggiamenti di attivismo politico ed elementi
“passivi” di fiducia e deferenza verso l’autorità. Il tipo misto è il
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più funzionale al mantenimento
della democrazia.
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Capitolo VI. Cultura e società: come la cultura influenza l’azione sociale
Teoria della cultura politica
1. Gli attori non rispondono direttamente alle situazioni , ma
rispondono ad esse attraverso la mediazione di orientamenti, in base
a disposizioni ad agire in certi modi
2. Gli orientamenti non sono il semplice riflesso di condizioni
oggettive ma variano in funzione di condizioni culturali
3. Gli orientamenti non sono acquisiti in maniera automatica ma
attraverso un processo di socializzazione alla cultura di una data
società
Processo che presenta aspetti cognitivi affettivi e valutativi alla fine del
quale si formano orientamenti all’azione che formano un insieme
coerente e omogeneo e consentono la prevedibilità dell’azione
sociale. (Eckstein 1988, A culturalist theory of political change)
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Capitolo VI. Cultura e società: come la cultura influenza l’azione sociale
• Putnam (La tradizione civica delle regioni italiane, 1993;
Bowling alone. The Collapse and Revival of American
Community, 2000)ritiene che la civicness* – definita come
quel tessuto radicato in una regione di norme, valori, regole
che favorisce la cooperazione sociale, la fiducia allargata e il
perseguimento del bene collettivo – sia il fattore fondamentale
del funzionamento delle istituzioni pubbliche in Italia
• Altre ricerche recenti (es. Sciolla e Negri; Bagnasco et al.)
hanno messo in luce il carattere multidimensionale della
cultura civica. In particolare vengono individuate tre dimensioni
del concetto di cultura civica: una dimensione morale, che si
riferisce a ciò che è giustificabile o no rispetto ai beni pubblici e
al rispetto degli altri; una dimensione di fiducia, che fa
riferimento alla disponibilità alla cooperazione; una dimensione
di identificazione, che si riferisce al senso di appartenenza a
una comunità territoriale(191)14
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Capitolo VI. Cultura e società: come la cultura influenza l’azione sociale
Civicness misurata da indicatori tipo il tasso di vita associativa, quota di
partecipazione ai referendum, tiratura dei giornali, voti di preferenza
Nel passato nel centro nord Italia: liberi comuni, regimi repubblicani
egualitari, relazioni orizzontali; al sud Normanni, ordinamento
gerarchico(otto secoli prima!)
Inglehart(1990,1996) mostra che i livelli di fiducia nell’Italia del sud negli
anni 90 sono ancora molto più bassi di quelli del nord
Quelli italiani inferiori a quelli di altri paesi europei e dell’America
Ma la fiducia interpersonale in Italia è raddoppiata
Ci sono anche subculture politiche (in Italia quella Bianca - regioni del
nordest- Triveneto a maggioranza democristiana; e quella Rossa –regioni del
centro Italia- a maggioranza socialcomunista)
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Capitolo VI. Cultura e società: come la cultura influenza l’azione sociale
La dimensione morale generalmente trascurata nelle ricerche svolte finora sulla cultura
civica, ha un carattere complesso costituita da tre fattori:
1. Responsabilizzazione : giudizi su atti che comportano l’assunzione di un rischio e la
considerazione delle conseguenze prevedibili
2. Diritti: difesa di alcuni diritti fondamentali della persona e della sua libertà di
autodeterminazione nella sfera privata e familiare
3. Civismo: atteggiamenti di condanna di comportamenti lesivi di interessi pubblici o
contrari alla legge
Rimanda all’ideale della civility (Walzer,1974 Civility and civic virtue in
contemporary America) una componente classica della concezione liberale della cittadinanza
intesa come rispetto delle leggi, tolleranza, lealtà istituzionale.
La cultura civica non è omogenea ma articolata in diverse concezioni della cittadinanza
una più libertaria individualista anticonformista (enfasi sui diritti della persona) più incline
alla partecipazione politica
E una più basata su valori procedurali del rispetto delle leggi e responsabilità ,
meno incline all’impegno attivo.
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Capitolo VI. Cultura e società: come la cultura influenza l’azione sociale
Cultura e consumo
Anche i comportamenti di consumo sono influenzati dalla cultura,
come hanno evidenziato Veblen e Simmel:
• il consumo viene ricercato come fonte di prestigio sociale,
non soltanto come necessità per la sopravvivenza
• secondo Veblen per essere tale, vale a dire per servire come
strumento di accrescimento del prestigio, il consumo deve
essere vistoso e superfluo
• Simmel, nella diffusione dei comportamenti di consumo e
delle mode, vede agire due principi contrastanti: l’imitazione,
intesa come tendenza a conformarsi agli stili di vita altrui, e la
differenziazione, come disposizione a distinguersi dagli altri
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Capitolo VI. Cultura e società: come la cultura influenza l’azione sociale
• Bourdieu ritiene che i comportamenti di consumo siano
determinati dall’habitus di un soggetto, inteso come fattore
unificante di tutte le scelte e pratiche sociali di un determinato
individuo, la cui totalità costituisce lo stile di vita dell’individuo
• Douglas e Isherwood suggeriscono di mettere tra parentesi il
fatto che i beni di consumo servono alla soddisfazione dei
bisogni primari e di tenere invece presente il fatto che il consumo
è un processo rituale il cui principale scopo è quello di dare un
senso allo scorrere degli eventi. I beni di consumo sono intesi
come “accessori rituali” e “marchi” di identificazione.
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