Numero 29
Anno 2008
MEDICINA
VETERINARIA
PREVENTIVA
Notiziario tecnico-scientifico della Regione Piemonte
Supplemento a Piemonte Informa
EDITORIALE
Le novità di Medicina Veterinaria Preventiva di G. Moda a pagina 2
Uno strumento di aggiornamento e formazione di Fernando Arnolfo a
pagina 2
NOTIZIE DAL LABORATORIO
L’unità di sicurezza alimentare istituita presso il Centro Regionale
Antidoping “A. Bertinaria” di Orbassano di M. Vincenti, P. Capra, D.
Di Corcia, M. Leporati, G. Barbarino a pagina 4
DALL’EUROPA E DAL MONDO
Epidemiologia della Bluetongue in Europa, il percorso di una epidemia
in espansione di F. Tolari a pagina 8
Emergenza BTV-8 in Europa: lo scenario piemontese di P. Vignetta,
F. Rosso, C. Cellerino a pagina 13
PROVE DI CAMPO
Aujeszky 2007: attività di controllo ed eradicazione della pseudorabbia in allevamenti suini nella Regione Piemonte di B.Sona, S. Origlia,
S. Viara, L. Masoero a pagina 18
Sorveglianza della cwd nei cervi americani del Parco della Mandria di
D. Meloni, M. Gobetto, L. Rossi, L. Carnieri, E. Manzardo, C. Corona,
M. Caramelli, E. Bozzetta a pagina 23
ESPERIENZE
Anaplasmosi: descrizione di un caso in Piemonte di P. Bottero, S. Braghin, B. Costa, S. Origlia, S. Risso, C. Rutigliano,
B. Simoni a pagina 29
AGGIORNAMENTI
Dal vigile sanitario al tecnico della prevenzione: da “mestiere” a
“professione sanitaria intellettuale” di A. Morra, N. Garofalo, M. Trapani a pagina 32
Pagina 1
EDITORIALE
MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA N. 29 ANNO 2008
Le novità
di Medicina Veterinaria
Preventiva
Uno strumento
di aggiornamento e
formazione
di Giuliana Moda
Responsabile Settore Sanità animale e Igiene degli
Allevamenti
Regione Piemonte
di Fernando Arnolfo
Direzione generale
dell’Istituto zooprofilattico
del Piemonte Liguria e Valle
d’Aosta
A
pubblicazione. La rivista, on line sul sito della
G
Regione, diventa flessibile nella produzione e
cembre ’92). “Una pubblicazione periodica che
nella sua fruibilità. Il giornale acquisisce una
costituisca un’antologia di quanto avviene nei
composizione dinamica che, in qualsiasi mo-
servizi veterinari del Piemonte, consenta di
mento, può beneficiare di integrazioni e ag-
illustrare esperienze concrete, sia uno stru-
giornamenti, senza gli schemi legati alla pro-
mento di aggiornamento e formazione profes-
duzione fissa di numeri chiusi e periodici. Si
sionale, un’occasione per acquisire, ma anche
ha così la possibilità di aprire un filone di ap-
produrre informazione”.
16 anni dal primo numero “Medicina
Veterinaria Preventiva” riprende e si
rinnova. Il cambiamento di più immediata visibilità è la modalità di
li obiettivi per i quali era stata pensata la redazione di “Medicina Veterinaria Preventiva” sono esplicitati e condensati un una frase ri-
portata nel primo numero della rivista (1 di-
profondimento e pubblicare a seguire altri
contenuti analoghi, segnalando le novità sul
Il favore incontrato presso gli operatori sanita-
sito con un supplemento. Allo stesso modo si
ri piemontesi e il consenso e l’interesse ricevu-
possono anche cogliere le occasioni fornite da
to da tutta Italia, oltre ogni aspettativa, sono
avvenimenti e fatti di cronaca che rendono di
stati essenzialmente legati agli sforzi fatti
attualità la divulgazione di informazioni, noti-
affinchè il giornale corrispondesse agli obiettivi
zie e pareri altrimenti lasciati alle approssima-
di partenza: costituire una vetrina dell’attività
zioni dell’informazione quotidiana o confinati a
dei servizi ed una concreta documentazione
pochi addetti. Ogni numero è quindi una edi-
per l’informazione e la formazione.
zione aperta che si chiude solo quando la re-
Ma oltre a fornire indicazioni sui molteplici
dazione decide di avviare un altro numero,
problemi che quotidianamente si presentano
con nuovi contenuti e prospettive, lasciando in
agli operatori, si è cercato di rafforzarne le
consultazione i precedenti. La modalità on line
motivazioni tenendo ben saldi ed in evidenza i
consente anche di sfruttare le tipiche opportu-
principi fondamentali dell’attività di prevenzio-
nità degli ipertesti, con rimandi a siti o altre
ne: avere un preciso e costante riferimento
pubblicazioni che arricchiscono la prospettiva
operativo, culturale e scientifico che prescinda
di chi vuole approfondire. Il corredo di imma-
dalle contingenze. Le quali possono essere
gini si può ampliare, sfruttando colori e defini-
fonte di intralci ed impedimenti ma mai in gra-
zione dello schermo, migliorando la possibilità
do di vincere la consapevolezza della propria
di documentare reperti tecnici, eventualmente
funzione sociale.
anche attraverso filmati digitali. La consultazione rapida è facilitata ed accessibile a tutti,
“Se non si smarrisce il senso vero che giustifi-
mentre la possibilità di stampa rassicura sia
ca l’esistenza stessa del sistema sanitario
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MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA NUMERO 29 ANNO 2008
EDITORIALE
Seguono da pagina 2
chi vuole continuare a leggere su carta l’intero
(assicurare ai cittadini il diritto alla salute)
numero, sia chi ama scaricare e archiviare gli
nessun operatore di sanità pubblica veterina-
argomenti di interesse.
ria può sentirsi frustrato o deresponsabilizzato”.
Anche le modalità redazionali sono state riviste e vanno perdendo la loro rigidità, divenuta
Sono parole di Mario Valpreda ormai datate
nel tempo di impaccio per un giornale fatto da
(marzo 1996), ma quanto risuonano di scon-
chi e per chi lavora. Rimane un Comitato re-
volgente attualità in questi tempi in cui la con-
gionale di redazione che sovrintende alla pub-
fusione regna sovrana. Anziché interrogarsi e
blicazione, ma è affiancato da quattro comitati
dibattere su politiche di prevenzione adeguate
locali, tre territoriali, con sede nelle ASL di A-
ai tempi attuali ci si lacera in conflitti finalizza-
lessandria, Cuneo e Novara ed uno presso
ti all’occupazione di posizioni di potere, in cui
l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Pie-
la sanità pubblica veterinaria rischia di venire
monte, Liguria e Valle d’Aosta, altro grande
soffocata sotto il peso di lobbies che hanno
partner dell’iniziativa. Si conta in questo modo
interesse a depotenziare il sistema.
di far sviluppare la capacità di documentare e
condividere le esperienze di lavoro, uno dei
È purtroppo trascorso più di un anno
grandi requisiti dei sistemi di garanzia pubbli-
dall’ultimo numero della rivista ed in questo
ca, come quelli della sicurezza alimentare e
lasso di tempo da più parti si è avvertita
della prevenzione in genere, dove l’esigenza
l’esigenza di riempire questo spazio lasciato
della comunicazione si intreccia con la neces-
vuoto non certo per cattiva volontà, ma per
sità di integrazione tra servizi, territori e pro-
l’accumularsi di incombenze sempre pressanti
getti, incrocia lo scenario della formazione
e urgenti.
continua e sostiene le politiche di innovazio-
La rivista riparte dunque sulle basi di un rin-
ne. Non è un caso che questa iniziativa sia
novato entusiasmo, con una nuova formula
maturata nel quadro del nuovo piano sanitario
comunicativa (on-line) più agile e snella, ma il
regionale 2007-2010, che dà alla prevenzione
futuro resta condizionato ad una adesione
un respiro vasto e partecipativo, restituendole
partecipata del maggior numero di operatori di
la priorità di attenzione che le ricadute, sem-
sanità pubblica veterinaria, che devono vedere
pre sottostimate, giustificano ampiamente.
questo spazio come “l’agorà” nella quale è co-
La rivista mantiene memoria della impostazio-
stantemente aperto a 360 gradi il dibattito in-
ne della testata storica ed è anche un omag-
torno alla prevenzione e alla sanità pubblica
gio al grande contributo di credibilità, ruolo e
veterinaria.
affermazione che Mario Valpreda, con il suo
lavoro e in varie vesti, ha prestato alla sanità
L’obiettivo di fondo è quello di costruire insie-
pubblica. Una pratica quotidiana di serietà che
me strategie, sistemi, metodi, modalità, e
merita di essere attivamente rinnovata da tut-
confrontarli alla luce delle diverse esperienze
ti quelli che hanno partecipato e perseverano
per rendere più efficienti ed efficaci le azioni
nell’impresa di produrre salute, tuttaltro che
connesse al nostro ruolo di operatori della pre-
un tranquillo lavoro da pubblico impiego di-
venzione, garanti della salute dei cittadini e
stratto e assenteista.
della salute e benessere degli animali.
Suggerimenti e contributi sono attesi su
[email protected]
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NOTIZIE DAL LABORATORIO
MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA N. 29 ANNO 2008
L’unità di sicurezza alimentare di Orbassano:
I compiti e gli obiettivi della struttura presso il
Centro Antidoping “A. Bertinaria”
di M. Vincenti, P. Capra, D. Di Corcia, M. Leporati, G. Barbarino
I
l ricorso a trattamenti farmacologici illeciti
Food Safety Unit of Orbassano
in ambito zootecnico, soprattutto con finalità anabolizzante, sta raggiungendo livelli di
sofisticazione e di competenza tecnica una volta
inimmaginabili. Questa consapevolezza, unitamente ai requisiti progressivamente posti dai
regolamenti dell'Unione Europea e alla necessità
di assicurare un inappellabile valore probatorio
ai riscontri di positività osservati sui campioni
biologici, hanno spinto la Regione Piemonte,
d'intesa con l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta (IZS),
a ricercare nuovi e più efficaci strumenti di prevenzione e repressione delle somministrazioni
illecite di farmaci ad azione anabolizzante nell'allevamento animale, a tutela della sicurezza
degli alimenti e del benessere animale. Per sviluppare una tale strategia preventiva, l'eredità
post-olimpica del Centro Regionale Antidoping
"Alessandro Bertinaria" (CAD) offriva più di
un'opportunità, sia per la grande ricchezza e
qualità di strumentazione chimico-analitica disponibile, sia per l'esperienza maturata da una
nuova generazione di tecnici, nello svolgimento
delle analisi antidoping durante le Olimpiadi di
Torino 2006. Infatti, le analisi antidoping olimpiche richiedono ad un tempo alta formazione
scientifica e professionale del personale, minuziosa attenzione alla catena di custodia dei campioni, estremo rispetto del rigore metodologico
nelle analisi, disponibilità di procedure e di strumentazione di altissimo livello, adatte sia allo
screening ad ampio spettro multiresiduale sia
alla conferma accurata dei riscontri di positività.
È quasi scontato osservare che identici requisiti
tecnici sono auspicabili nell'analisi dei campioni
biologici (urina, sangue, organi d'accumulo) rac-
Illicit pharmacological treatments in animal
breeding involve an assortment of growth
promoters, among which anabolic steroids,
corticosteroids, beta-agonists and thyreostats
are abused in variable combinations and
doses. The increasing sophistication of these
illicit treatments, in which synergic
pharmacological effects are frequently
obtained by mixing low doses of several
drugs, makes the residue detection in
biological fluids progressively more difficult,
especially for immunochemical screening
methods, involving relatively high cut-off
values. In order to strengthen the fight
against any drug abuse in animal fattening,
the Regione Piemonte government, with the
partnership of the “Istituto Zooprofilattico
Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle
d’Aosta”, has established a new “Food Safety
Unit” within the building of the “Antidoping
Regional Center”, which inherited the
professional skills and advanced
instrumentation acquired for the antidoping
activity during the Torino 2006 Olympics
Games. Strategic objectives assigned to the
“Food Safety Unit” are the following:
(i) renovation of the analytical procedures, to
be focused on multi-residual detection,
namely the ability to detect as many as 30
individual drugs with one analysis only; (ii)
studies on the pharmacokinetics and
metabolism of illicit drugs and treatments, in
collaboration with the Faculty of Veterinary
Medicine of the University of Torino, including
the determination of alleged “physiological
levels” of hypothetically endogenous steroids
(prednisolone, boldenone); (iii) analytical characterization of anonymous substances and
mixtures, occasionally seized during police
irruptions; (iv) execution of toxicological
surveys, aimed to the detection of venoms
and other toxic substances, in baits and/or
biological tissues of deceased animals.
colti in allevamento o nei macelli dai medici veterinari dei Servizi regionali di sanità pubblica.
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MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA NUMERO 29 ANNO 2008
NOTIZIE DAL LABORATORIO
Compiti e obiettivi dell’Unità di sicurezza alimentare di Orbassano
Segue da pagina 4
Obiettivi e compiti dell’Unità di
sicurezza alimentare recentemente istituita, inizialmente
dotata di quattro unità di personale laureato, sono definiti in
una apposita Convenzione stipulata fra CAD e IZS. L'Unità
di Sicurezza Alimentare contribuirà inoltre a sostenere la richiesta inoltrata dalla Regione
Piemonte al Ministero della Salute, di istituire presso l'IZS il
Centro di Referenza Nazionale Anti-Doping Animale (CeRNAA), nell'ambito del quale l'Unità presso
il CAD è chiamata a svolgere analisi di conferma su matrici biologiche positive per uso illecito di
farmaci in ambito zootecnico, secondo metodiche accreditate ai sensi della norma ISO 17025.
Negli ultimi mesi la suddetta Unità ha già svolto una serie di compiti, con il concorso di alcuni borsisti e studenti laureandi del Dipartimento di Chimica Analitica dell'Università di Torino (in preparazione della tesi sperimentale) e con la collaborazione esterna del Dipartimento di Patologia Animale della Facoltà di Medicina Veterinaria di Grugliasco. Il primo obiettivo posto è indirizzato al
rinnovamento delle metodiche di analisi dei campioni biologici, con finalità di screening multiresiduale. Le nuove procedure analitiche andranno ad affiancare le tradizionali tecniche immunoenzimatiche, sia per discriminarne le numerose false positività, sia per indirizzare le successive
analisi di conferma. Sarà così possibile identificare più facilmente i possibili analiti utilizzati, a sostegno di apposite campagne di indagine e monitoraggio svolte per conto della Regione Piemonte.
Per quanto riguarda le urine bovine, sono già stati sviluppati ed analiticamente validati metodi indirizzati al riconoscimento di (a) 10 corticosteroidi; (b) 10 ß agonisti; (c) 6 steroidi anabolizzanti;
(d) 6 promazine, mentre si sta completando la validazione per un unico metodo, con elevata sensibilità, capace di effettuare lo screening contemporaneo di più di 30 sostanze, appartenenti alle
classi sopra menzionate. Analogamente, è già stata validata una procedura analitica volta alla determinazione di 9 corticosteroidi nel fegato bovino. Opportuni aggiustamenti dei metodi in GC-MS
(gascromatografia - spettrometria di massa) e in HPLC-MS/MS (cromatografia liquida - spettrometria di massa tandem) via via sviluppati, unitamente allo svolgimento di accurate valutazioni
dell'incertezza di misura nelle determinazioni quantitative, consentiranno di generare i corrispondenti metodi di conferma, che a breve verranno sottoposti ad accreditamento da parte del SINAL,
ai sensi della norma ISO 17025.
Il secondo gruppo di attività, delle quali l'Unità di Sicurezza Alimentare si occupa, è svolto in
stretto collegamento con i medici veterinari dell'Università degli Studi di Torino e dei Servizi Territoriali, ed è indirizzato verso ricerche sul metabolismo e sulla farmacocinetica negli animali d'allevamento. È noto che negli ultimi anni sono apparse pubblicazioni a sostegno della tesi che certe
sostanze ormonali, finora considerate di produzione sintetica (esogene), siano in realtà generate
fisiologicamente dagli animali (endogene), seppure in quantità modesta, a giustificazione di certe
"inspiegabili" positività riscontrate dai laboratori addetti al controllo ufficiale. È stato questo il caPagina 5
MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA NUMERO 29 ANNO 2008
NOTIZIE DAL LABORATORIO
Compiti e obiettivi dell’Unità di sicurezza alimentare di Orbassano
segue da pagina 5
so, nel recente passato, del boldenone (uno steroide ad azione anabolizzante). Oggi la stessa situazione tende a ripetersi per il prednisolone (un corticosteroide). La situazione di incertezza, che
tali isolate e spesso mai confermate pubblicazioni generano, pone seri limiti all’azione di contrasto
al doping esercitata anche tramite procedimenti penali, in ragione del giusto principio giurisprudenziale di presunzione di innocenza. Inoltre, il vanificarsi dell'attività sanzionatoria è foriero di
forte demotivazione dei servizi addetti ai controlli ufficiali. Per tali motivi, appare urgente disporre
di una sorta di "task force", quale l'Unità di Sicurezza Alimentare, che possa prontamente verificare certe tesi, a conferma o meno di quanto dichiarato.
Al riguardo, studi recenti dell'Unità, svolti in collaborazione con le ASL di Pinerolo e Cuneo e con i
Dipartimenti di Patologia Animale e di Chimica Analitica, hanno interessato il “caso prednisolone”,
il desametasone e la ractopamina. Senza entrare nei dettagli, in quanto oggetto di prossime pubblicazioni, si possono citare alcune evidenze, che hanno rilevanza pratica nell'attività di controllo e
nell'eventuale esercizio dell'azione penale.
Per quanto riguarda il prednisolone, sono stati analizzati 101 campioni di urina bovina, raccolti da
vitelli di diversa razza e sesso, in varie fasi di crescita, in parte da allevamenti in controllo, in parte da aziende scelte con casualità. Il metodo HPLC-MS/MS messo a punto per la ricerca del prednisolone consentiva di determinare concentrazioni urinarie fino ad un limite inferiore (limite di rilevabilità) di 0.1 (g/L (ppb). Per nessuno dei 101 campioni di urina bovina analizzati è stato possibile determinare una concentrazione ancorché minimale di prednisolone. Si è dunque potuto concludere che il livello fisiologico del prednisolone nelle urine dei bovini esaminati, quand’anche ipoteticamente diverso da zero, avrebbe avuto comunque una concentrazione inferiore al valore di
0.1 ppb ((g/L).
A diverse coorti di bovini è stato somministrato desametasone in uno studio effettuato in collaborazione con il Dipartimento di Patologia Animale dell’Università di Torino, sia in condizioni che simulavano un normale trattamento terapeutico (3 giorni ad alte dosi), sia nelle condizioni che presuntivamente riproducevano due comuni trattamenti anabolizzanti (60 giorni a bassi dosaggi). Da
un lato, è stato possibile verificare come, dopo pochi giorni dal termine del trattamento terapeutico, la concentrazione urinaria del desametasone si azzerasse, mentre, nelle condizioni che riproducevano trattamenti anabolizzanti, il livello urinario del farmaco poteva addirittura scendere al di
sotto del valore di "cut-off" dei metodi di screening ELISA (2 (g/L) anche durante il periodo di
somministrazione e particolarmente nella fase finale del trattamento. Ciò ovviamente induce ad
un ripensamento sulle strategie di controllo e sui valori soglia da adottare, al fine di evidenziare i
casi di somministrazione illecita.
Sempre con la collaborazione della Facoltà di Medicina veterinaria ad alcune coorti di suini è stata
invece somministrata ractopamina a diverse concentrazioni, in condizioni controllate, compatibili
con quelle suggerite nei Paesi dove l'impiego di tale farmaco quale stimolatore di crescita è autorizzato. L'estrema sensibilità (HPLC-MS/MS) della metodica analitica di conferma della ractopamina nell'urina suina, sviluppata all'uopo, ha consentito di determinare agevolmente il farmaco, qualunque fosse la dose somministrata e, anzi, ha consentito di rivelare casi di assunzione accidentale
(attraverso gli escrementi) nei suini non trattati, probabilmente a causa dell'incompleta separazione di questi dagli animali trattati. Non c'è dubbio, dunque, che l'eventuale somministrazione illecita possa essere facilmente evidenziata su campioni reali di urina raccolti in allevamento suinicoPagina 6
MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA NUMERO 29 ANNO 2008
NOTIZIE DAL LABORATORIO
Compiti e obiettivi dell’Unità di sicurezza alimentare di Orbassano
segue da pagina 6
lo.
Il terzo ambito di attività, che l'Unità di Sicurezza Alimentare svolge in collaborazione con i Dipartimenti chimici dell'Università, riguarda la caratterizzazione di formulati o sostanze anonime sequestrate nell’ambito degli interventi di vigilanza dei Servizi di sanità pubblica veterinaria e da altri organi di Polizia Giudiziaria (NAS). Questa attività analitica è essenziale per contrastare il mercato clandestino di farmaci e preparati anonimi di più comune impiego, nonché per indirizzare i
successivi controlli dei Servizi di sanità pubblica veterinaria. L'analisi di questi formulati è resa
complessa dalla loro progressiva sofisticazione, in miscele multiresiduo sapientemente dosate (10
o più principi attivi ad azione auxinica, al fine di abbassare le concentrazioni individuali escrete e
di svolgere effetto farmacologico sinergico).
Un quarta tipologia di indagini, che l'Unità svolge, è indirizzata alle analisi tossicologiche dirette
all'identificazione delle sostanze venefiche presenti in esche, o ritrovate come tali, o più frequentemente assunte da animali deceduti. Oltre che sulle esche, tali analisi sono, a seconda dei casi,
eseguite anche sul contenuto gastrico e su organi interni di animali morti. L'Unità dispone di un
ampio ventaglio di standard di riferimento e ha sviluppato metodiche di estrazione ed analisi, sia
in GC-MS, sia in HPLC-MS/MS.
Al di là delle attività, che già ora l'Unità di Sicurezza Alimentare è in grado di eseguire, si suppone
che la recente struttura possa diventare un punto di riferimento per le diverse realtà regionali che
a vario titolo si occupano della lotta al doping zootecnico, anche al fine di sviluppare nuove strategie e progetti multidisciplinari. Infatti, è solo dall'integrazione delle competenze veterinarie, chimiche, farmacologiche, tossicologiche, igienistiche e anatomo-patologiche che può giungere un
importante impulso al superamento dei limiti attuali nella politica dei controlli di sicurezza delle
produzioni zootecniche. Potranno così essere svolti efficaci studi di settore e di filiera per la valutazione del rischio sanitario connesso all'impiego illecito dei farmaci. Questo ambito, oggi focalizzato principalmente sulle sostanze ad azione anabolizzante, potrà successivamente ampliarsi e
accogliere diverse attività analitiche legate alla farmaco-sorveglianza, a tutto vantaggio della sanità animale e dei consumatori.
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DALL’EUROPA E DAL MONDO
MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA NUMERO 29 ANNO 2008
Epidemiologia della Bluetongue in Europa,
il percorso di una epidemia in espansione
di F. Tolari
D
al 1998 ad oggi la Bluetongue (BT), fino
a 10 anni fa malattia esotica per il nostro continente, ha interessato 15 paesi
europei e nel 2006 l'infezione ha raggiunto il
Nord Europa determinando una epidemia inattesa e di ampie proporzioni che sta arrecando notevoli danni alla zootecnia. Mediante database
di epidemiologia molecolare che mettono a disposizione dati sulle sequenze nucleotidiche di
un elevato numero di stipiti virali di provenienza
ben identificata, è attualmente possibile avere
una indicazione sulla origine degli stipiti isolati
in Europa. I dati più significativi sull'analisi molecolare degli stipiti di virus della BT (BTV) riguardano il segmento genomico 2, che codifica
per la proteina esterna virale VP2, la variabilità
della quale determina l'origine dei 24 diversi sierotipi. L'analisi degli stipiti europei di BTV ha
portato all'identificazione di sei sierotipi per i
quali sono state registrate nove diverse introduzioni sul territorio europeo, verificatesi con cadenza annuale attraverso almeno quattro distinte vie di ingresso. L'uso di vaccini vivi attenuati
dei sierotipi 2, 4, 9 e 16 in alcuni Paesi ha aggiunto altri stipiti al pool di BTV europei. Con la
contemporanea circolazione di un così elevato
numero di stipiti è possibile che si siano verificati anche riassortimenti genetici fra stipiti selvaggi e fra stipiti vaccinali e selvaggi.
Utilizzando i dati forniti dalla diagnostica e dalla
sorveglianza epidemiologica e quelli sulla identi-
Epidemiology of Bluetongue in Europe
In the last ten years bluetongue (BT) has
gradually involved 15 European countries. By
matching molecular data on a consistent
number of viral isolates from different
geographic areas, with data derived from
epidemiological surveillance, it is now possible
to have an indication on the origin of the European BT outbreaks.
These outbreaks have been so far sustained
by six different serotypes of BTV, namely
serotype 1, 2, 4, 9, 16 and 8. For each of
these serotype the door of entry into Europe
has been identified with sufficient accuracy. In
the case of serotype 16 the spread of BTV-16
vaccine strain has played an important role on
the epidemiology of this serotype in Italy.
In 2006 an unexpected epidemic of BTV-8
spread through north Europe. Possibly due to
some climatic changes, the virus has found
favourable ecological conditions for spreading
and overwintering in our continent. The most
interesting aspects of the epidemic are related
to the ecology of vectors. New Culicoides
species endemic in northern Europe are now
considered efficient transmitters of the virus.
Following importation of some BTV-8
seropositive viremic cattle from France, also
Italy is now at risk of introducing this new
serotype.
New serotypes of BTV as BTV-5 and new
viruses of the Orbivirus genus, sharing with
BTV the same vector transmission pattern, as
epizootic haemorrhagic disease virus and
african horse sickness virus, may have chances to reach Europe in the future.
ficazione degli stipiti virali, è possibile risalire
all'origine della infezione per ciascun sierotipo. Di seguito viene presentata una sintetica ricostruzione del percorso dei sierotipi segnalati in Europa. Per il sierotipo 8 verranno inoltre descritti gli
aspetti epidemiologici più importanti dell'infezione in atto in Nord Europa.
BTV-1
I risultati dell'analisi molecolare dimostrano che si sono verificate due diverse introduzioni del sierotipo 1 nel Mediterraneo, la prima di stipiti greci nel 2001 e la seconda di stipiti algerini e maroc-
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MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA NUMERO 29 ANNO 2008
DALL’EUROPA E DAL MONDO
Epidemiologia della Bluetongue in Europa, il percorso di una epidemia in
espansione segue da pagina 8
chini nel 2006, i quali rientrano rispettivamente nel gruppo degli stipiti definiti, in base alle loro
caratteristiche molecolari, “orientali” e “occidentali”. Gli stipiti di origine greca infatti sono correlati agli stipiti “orientali” isolati in India e Malesia e probabilmente sono entrati in Europa attraverso la Turchia, circolando per un periodo relativamente breve in Grecia senza diffondersi al resto di
Europa. Gli stipiti di BTV-1 isolati in nord Africa ed arrivati nel 2006 in Sardegna in Spagna e Portogallo sono invece più vicini agli stipiti “occidentali” provenienti dall'Africa sub sahariana.
BTV-2
Gli stipiti di BTV-2 isolati in Sardegna, Corsica e Sicilia a partire dal 2000 appartengono allo stesso
gruppo “occidentale” degli stipiti isolati nello stesso anno in Tunisia e sono correlati con stipiti nigeriani e sud africani. Questo dato dimostra chiaramente che il nord Africa rappresenta una porta
di ingresso frequente di BTV per il Sud Europa, mediante culicoidi infetti trasportati dalle correnti
aeree. Alcuni stipiti di BTV-2 isolati successivamente nell'Italia continentale presentano alcune somiglianze con lo stipite vaccinale vivo attenuato di BTV-2 utilizzato nella campagna vaccinale.
BTV-4
Questo sierotipo ha circolato in Grecia durante gli anni 1999 e 2000, gli isolati virali greci presentano analogie con quelli isolati in precedenza a Cipro, in Turchia e in Israele, dimostrando che
questo sierotipo ha circolato per diverso tempo ai margini orientali dell'Europa prima di interessare la Grecia. A partire dal 2003, stipiti di BTV-4 diversi dai precedenti sono stati isolati in Sardegna, Corsica, Baleari e penisola Iberica, provenienti ancora dal nord Africa, come dimostra la loro
somiglianza con gli stipiti isolati in Marocco nel 2004.
BTV-9
Questo sierotipo, isolato in Grecia nel 1998, è stato il primo ad arrivare in Europa e presenta analogie con gli stipiti di origine orientale successivamente isolati in Bulgaria, Turchia, Bosnia, Kosovo e Serbia. È presumibile quindi che l'ingresso di questo sierotipo nel sud Italia nel 2003 sia avvenuto dal versante orientale.
BTV-16
Il primo stipite di BTV-16 europeo fu isolato in Grecia durante il 1999 e, a conferma del suo ingresso dalla “porta orientale”, risulta molto vicino allo stipite di BTV-16 di referenza, originariamente isolato in Pakistan, ed a stipiti turchi e ciprioti. Gli stipiti di BTV-16 che successivamente
hanno circolato in Europa presentano invece una discreta omologia con lo stipite vaccinale e si avanza l'ipotesi che la loro comparsa in Europa sia dovuta proprio alla diffusione dello stipite vaccinale estensivamente utilizzato negli anni precedenti in Israele.
Anche il sierotipo 16 isolato in sud Italia nel 2002 presenta una strettissima omologia con lo stipite vaccinale. Gli stipiti responsabili del focolaio del 2004 in Sardegna sono risultati identici allo stipite vaccinale BTV-16 usato in precedenza nell'Italia continentale. A causa della sua pericolosità,
l'utilizzo di questo stipite vaccinale è quindi cessato anche in Italia.
BTV-8
Ad agosto 2006 la BT è stata segnalata per la prima volta in Olanda, dove si pensa che l'infezione
fosse già presente vicino a Maastricht dal giugno 2006. In seguito l'infezione si è diffusa in Belgio,
Lussemburgo, Germania e nord est della Francia. Tutti gli isolati virali risultavano appartenere al
sierotipo 8 originario dall'Africa sub sahariana e ben distinguibile dallo stipite vaccinale. Non si sa
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MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA NUMERO 29 ANNO 2008
DALL’EUROPA E DAL MONDO
Epidemiologia della Bluetongue in Europa, il percorso di una epidemia in
espansione segue da pagina 9
esattamente come il virus sia arrivato in nord Europa, ma l'assenza di importazione legale di ruminanti da paesi extraeuropei nella zona di prima infezione e l'assenza del BTV-8 nei paesi del sud
Europa fa pensare che l'introduzione non sia avvenuta attraverso l'introduzione di animali infetti,
ma mediante introduzione accidentale di culicoidi infetti con movimentazione di animali, piante o
qualsiasi altro materiale. Alla fine del 2006 i focolai di BTV-8 registrati in Europa erano 2122 di cui
695 in Belgio, 7 in Francia, 952 in Germania, 460 in Olanda e 8 in Lussemburgo. Dopo il periodo
invernale, un ulteriore dato sulla gravità dell'epidemia è emerso in aprile 2007, quando un bovino
sentinella è risultato sieropositivo in Germania, dimostrando che il virus era sopravvissuto all'inverno. Con l'arrivo dell'estate anche negli altri paesi colpiti dall'infezione nel 2006 è stata confermata la circolazione del virus ed il numero di focolai segnalati è aumentato rapidamente nel mese
di agosto, in particolare in Francia, che nell'anno precedente aveva registrato un numero limitato
di focolai. Nel frattempo i timori di una estensione dell'epidemia anche ad altri Paesi limitrofi,
compresa la Gran Bretagna, sono stati avvalorati da studi predittivi di ricercatori inglesi, secondo i
quali le aree altamente popolate di ruminanti domestici delle contee di Kent, Essex ed East Anglia
sarebbero state fortemente a rischio di infezione durante il periodo estivo. La previsione si è rivelata giusta, a fine settembre è stato segnalato il primo caso in Gran Bretagna e dopo un mese erano già stati registrati 50 focolai. A metà ottobre la presenza della BT è stata segnalata in Danimarca, a fine ottobre nel cantone di Berna in Svizzera e successivamente nella Repubblica Ceca e
in Austria; le zone di restrizione hanno interessato anche aree della Polonia e del nord della Spagna. Per ulteriori informazioni aggiornate sulla situazione europea si rimanda al sito web
http://ec.europa.eu/food/animal/diseases/controlmeasures/bluetongue_en.htm Il primo caso di
BT in Scozia è stato segnalato a fine novembre 2007 in un bovino importato dalla Germania. Il
soggetto è stato subito macellato applicando misure di restrizione al movimento dei soggetti dalla
azienda. Fortunatamente l'importazione del soggetto era avvenuta in un periodo di bassa attività
vettoriale e l'indagine epidemiologica ha poi confermato che non vi era stata diffusione del virus.
L'importazione dalla Francia di soggetti virologicamente e sierologicamente positivi si è verificata
anche in Piemonte e nel Veneto (per maggiori dettagli vedi articolo a pagina 10). Questi episodi
confermano il ruolo importante che la movimentazione di animali infetti può avere nella diffusione
dell'infezione ad aree ancora indenni, soprattutto quando questa avviene in periodi di massima
attività vettoriale. Nella seconda quindicina di Dicembre quasi tutti i Paesi interessati hanno segnalato l'inizio del periodo di “libertà da vettori”. Questo periodo di tregua serve ai Servizi Veterinari europei per attrezzarsi a fronteggiare una probabile ulteriore ondata di infezione nella prossima estate e per questo alcuni Paesi si stanno preparando ad iniziare campagne vaccinali.
Diversi aspetti rimangono ancora da chiarire sulla epidemia da BTV-8 in Nord Europa. In particolare è ormai accertato che la trasmissione del virus è avvenuta anche in presenza di temperature
ambientali più basse di quelle considerate come limite per consentire la riproduzione dei vettori e
la replicazione di BTV nei vettori stessi (rispettivamente 12° C e 15°C). Inoltre la malattia si è
presentata nel bovino con aspetti clinici di gravità inaspettata e questo lascia ancora aperti alcuni
interrogativi sulle conseguenze a lungo termine per i bovini colpiti e per la loro produttività.
Ecologia della BT in nord Europa
Nel corso degli ultimi anni si sono accumulati diversi dati su modificazioni dell'ecosistema europeo
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DALL’EUROPA E DAL MONDO
Epidemiologia della Bluetongue in Europa, il percorso di una epidemia in
espansione segue da pagina 10
correlate a cambiamenti climatici. Tali modificazioni hanno creato condizioni favorevoli alla introduzione ed alla sopravvivenza di BTV in Nord Europa:
-
le temperature medie dell'estate 2006 in Germania erano sensibilmente più elevate rispetto a
quelle registrate dal 1961 al 1990;
-
l'analisi meteorologica della zona interessata dai focolai di BT del 2006 faceva registrare temperature ideali per una rapida proliferazione dei culicoidi;
-
le variazioni giornaliere nel numero dei culicoidi catturati erano direttamente correlate con le
elevate temperature registrate;
-
le temperature erano ideali per la replicazione del virus nei culicoidi;
-
i venti erano presenti e potevano trasportare i culicoidi infetti a distanza facilitando la diffusione dell'infezione.
Gli aspetti più interessanti riguardano l'ecologia dei vettori. Culicoides imicola, responsabile della
maggioranza dei casi di trasmissione di BTV nel bacino del Mediterraneo, non è stato trovato fra i
culicoidi catturati in Nord Europa, mentre BTV-8 è stato isolato in specie di Culicoides endemiche
in quell'area ed in particolare C. dewulfi, C. obsoletus, C. scoticus. Tali vettori si sono dimostrati
efficienti trasmettitori del virus e, a giudicare dalla rapidità con la quale l'infezione si è diffusa,
non è stata necessaria neppure una fase di adattamento del virus a questi nuovi vettori. Studi eseguiti in Francia ed Olanda hanno dimostrato che alla fine dell'estate, quando le temperature iniziavano a scendere, venivano catturati culicoidi con maggiore frequenza all'interno delle stalle.
Questo dato epidemiologico ha messo in discussione il criterio secondo il quale gli animali tenuti
all'interno dei ricoveri durante la notte erano al riparo dalla puntura dei culicoidi. Per gli stessi motivi, non è più valido il criterio secondo il quale il periodo di inattività dei vettori inizia quando meno di 10 culicoidi sono catturati mediante trappole a luce mantenute per una notte all'esterno delle stalle. Infine, a causa dell'inverno particolarmente mite, alcuni individui adulti di C. obsoletus
sono stati occasionalmente catturati in vari paesi del nord Europa anche nel periodo da gennaio
a marzo 2007, anche se non erano sufficientemente attivi da trasmettere l'infezione, dal momento
che i bovini sentinella sono rimasti sieronegativi.
Le prospettive future
Se i cambiamenti climatici avvenuti in Europa in questi anni persisteranno, questo faciliterà la proliferazione della popolazione autoctona di vettori e di conseguenza la diffusione del virus. Nel contempo sarà favorita l'espansione verso nord dell'areale di C. imicola, principale vettore di BTV, facilitando la diffusione di nuovi sierotipi di BTV in aree geografiche sempre più ampie. BTV-1 sta
proseguendo l'espansione verso nord, come dimostra la sua segnalazione nel versante atlantico
dei Pirenei francesi e nel nord della Spagna. Presto potrebbe aggiungersi alla lista dei sierotipi circolanti in Europa anche il BTV-15, isolato per la prima volta nel 2006 in Israele.
La comprensione degli eventi che hanno portato alla diffusione della BT può essere di aiuto a predire anche l'insorgenza di altre malattie da Orbivirus trasmesse da culicoidi. In particolare la peste
equina, che ha già fatto la sua comparsa alla fine degli anni 1980 nella penisola iberica e la malattia emorragica epizootica del cervo (EHD), che sta dimostrando una preoccupante attitudine a colpire anche i bovini. Durante l'estate del 2006 il sierotipo 7 del virus della EHD ha colpito 60 allevamenti bovini in Israele lungo la valle del Giordano ed alcuni casi sono stati segnalati anche nel-
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Epidemiologia della Bluetongue in Europa, il percorso di una epidemia in
espansione segue da pagina 11
l'altra sponda della valle nel territorio della Giordania. Il virus ha causato nei bovini, ma non nei
piccoli ruminanti, una malattia simile alla BT caratterizzata da ridotta produzione di latte, anoressia, febbre, dispnea, tremori muscolari, scolo nasale, salivazione, rigonfiamento della lingua ed
erosioni boccali. La morbilità è risultata compresa tra il 10% e il 40% e la mortalità è stata molto
bassa. Successivamente la malattia è stata segnalata nel bovino anche in Marocco ed Algeria. Nel
2007, in coincidenza con focolai di EHD nel cervo a coda bianca in Kentucky e Tennessee, la malattia è stata identificata nel bovino anche in USA. È ormai certo che diverse malattie infettive, un
tempo confinate nei paesi tropicali, stanno avanzando in modo preoccupante verso le zone temperate. Come dimostra l'ecologia della BT e di altre malattie infettive a trasmissione vettoriale, quali
Rift valley fever ed encefalite West Nile, queste possono essere un campanello di allarme molto
sensibile di modificazioni climatico-ambientali in atto. Le conseguenze economiche e sociali di tali
malattie possono essere rilevanti ed è necessario attrezzarsi investendo risorse nella loro prevenzione, sorveglianza e controllo.
Allevamenti colpiti da BTV-8 durante il 2007
(dati non ufficiali raccolti da Susan Baekeland, Francia e Sabine Zentis, Germania)
Paese
Totale
All.
All. bovini
All. ovini
All. Caprini
All. Cervi
All. non
specificati
Belgio
5852
3514
2325
13
0
0
Repubblica
Ceca
1
1
0
0
0
0
Danimarca
1
1
0
0
0
0
Germania
19806
11865
7442
103
70
326
Francia*
12675
-
-
-
-
-
Lussemburgo
476
403
73
0
0
0
Olanda
6423
-
-
-
-
-
Svizzera
12
10
0
2
0
0
Gran Bretagna
66
-
-
-
-
-
- dato non disponibile
* inclusi i focolai da BTV-2,4 e 16 in Corsica e da BTV-1 nel Dipartimento Pyrénées Atlantiques
Bibliografia essenziale
•
•
•
Baylis M., Mellor P.S.. Bluetongue around the Mediterranean in 2001. Vet. Record, 149: 659, 2001.
Casal A.A., Domingo M.. Possible introduction of bluetongue into the Balearic Islands, Spain
in 2000 via air streams. Vet. Record, 155: 460-461, 2004.
Gloster J., Mellor P.S., Manning A.J., Webster H.N., Hort M.C.. Assessing the risk of windborne spread of bluetongue in the 2006 outbreak of disease in northern Europe. Vet. Record, 160: 54-56, 2007.
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Emergenza BTV-8 in Europa:
lo scenario piemontese
di P. Vignetta, F. Rosso, C. Cellerino
L
a Regione Piemonte introduce annualmen-
BTV –8 in Europe: the situation
in Piemonte
te, dalla Francia, circa 250.000 capi da
ingrasso, che vengono mantenuti negli
allevamenti piemontesi per un periodo variabile
da 2 ad oltre 12 mesi, ma nella maggioranza dei
casi da 4 a 8 mesi.
Il principale bacino di provenienza di questi
animali è costituito dai Dipartimenti centrooccidentali della Francia.
Negli ultimi mesi, a seguito del manifestarsi
dell’epidemia di BTV-8 in questi Dipartimenti, il
bacino di provenienza si è esteso anche a Dipartimenti più settentrionali, che storicamente non
inviavano capi in Piemonte.
A partire da novembre 2007, dopo la
approvazione del Regolamento 1266/07, circa
8.000 su una media mensile di circa 20.000 capi
introdotti dalla Francia provengono da territori
ancora indenni.
Attività di rintraccio delle partite di bovini
introdotte fino al 01/11/07
I Servizi Veterinari del Piemonte, in ottemperanza alle disposizioni ministeriali, hanno rintracciato un totale di 23.461 capi, a seguito di 3 successive segnalazioni dell'Ufficio Veterinario per
gli Adempimenti Comunitari (UVAC) di Torino.
•
1° rintraccio = n.
6.294 capi
•
2° rintraccio = n.
1.286 capi
•
3° rintraccio = n. 15.341 capi
Following the spread of BT epidemic in France
during the last month of Summer 2007, a
special monitoring program has been
implemented all over Italy to assess the risk
related to cattle imported from involved areas.
Every year in Piemonte more than 200.000
bovines are imported, mainly to fattening units from where they are moved to
slaughterhouses after 4-8 months. A special
serological survey involved more than 20.000
cattle coming from high risk areas, (mainly
from the southern border of restriction
areas). The very low sero-prevalence
(0,08%), the measures undertaken on the
few PCR positive animals, the absence of
seroconversion in the involved herds and
neighbouring ones, suggest a low risk for
these introductions.
Nevertheless further controls, implemented
on cattle imported from restriction areas
during the winter time, according to Eu Reg.
1266/07, showed an higher rate of seropositivity.
These conclusions suggest the importance of:
1) maintaining an active surveillance an
animal movements from high risk areas;
2) enforcing the monitoring system in place
through sentinel herds; 3) preparing and
constantly updating appropriate control
strategies, including vaccination.
È stato possibile sottoporre a test sierologico una buona parte dei capi dei primi 2 rintracci per un
totale di 6.563 soggetti testati.Il controllo sierologico dei capi del 3° rintraccio, rimandato al
momento della macellazione per difficoltà operative legate al numero consistente di capi, è tuttora
in corso. Ai primi di aprile risultavano ancora in azienda oltre 6000 capi.
Risultati degli esami di laboratorio
A seguito dei controlli effettuati negli allevamenti sono stati individuati 5 capi sieropositivi in 4
partite di animali. Gli stessi 5 soggetti sono risultati positivi anche al test di PCR per la ricerca del
genoma virale. L’esame colturale per l'isolamento del virus è risultato negativo. La percentuale di
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Emergenza BTV-8 in Europa: lo scenario piemontese
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bovini sieropositivi è risultata dello 0,08% corrispondente a circa 1 capo positivo su 1.250 capi testati.
I controlli effettuati al momento della macellazione sugli animali del 3° rintraccio hanno evidenziato 12 capi sieropositivi, di cui 5 PCR positivi, in quattro partite di animali. Sette di queste sieropositività sono riferite a capi della stessa partita. Sono in corso accertamenti di conferma su ulteriori 4 capi sieropositivi appartenenti ad altre tre partite.
Nei casi in cui sono state evidenziate positività nel periodo di attività dei vettori, i controlli sono
stati estesi all’intero effettivo aziendale. Inoltre sono stati controllati 600 capi in aziende comprese nei 4 km di raggio dall’azienda nella quale erano stati rinvenuti i soggetti sieropositivi. Questi
controlli hanno fornito esito negativo.
Considerando che il numero di soggetti sieropositivi introdotti è abbastanza esiguo, che questo è
avvenuto in un periodo di assenza di attività vettoriale, che i monitoraggi eseguiti sui bovini locali
hanno dato esito negativo, si ritiene che il rischio di trasmissione alla popolazione bovina locale
da parte delle partite di capi importati e compresi nei 3 rintracci sopra menzionati sia stato estremamente limitato.
Introduzioni ai sensi del Regolamento 1266/07 e relative misure di controllo
Con l’emanazione del Regolamento 1266/07, si è ripristinato un flusso costante di capi provenienti
dai territori francesi soggetti a restrizione. Da novembre 2007 a fine marzo 2008 sono stati introdotti in Piemonte circa 50.000 capi, applicando l’articolo 8, comma 1, lettera a del Regolamento.
Per venire incontro alla esigenza di tutelare il patrimonio zootecnico regionale è stata emanata anche una apposita Delibera di Giunta n. 82-7608 del 26/11/07 la quale:
•
ribadisce e precisa gli obblighi degli importatori (registrazioni delle movimentazioni e contenimento degli animali);
•
prevede la verifica delle garanzie sanitarie per le introduzioni a rischio;
•
dispone l’intensificazione della sorveglianza nell’ambito del piano di monitoraggio sierologico
e con controlli ad hoc.
L’UVAC ha disposto il vincolo con effettuazione di controlli diagnostici a destino individuando 36
partite introdotte in deroga, da controllare (per un totale di 843 capi campionati ).
Inoltre, in base alle disposizioni della Delibera di Giunta n. 82-7608 del 26/11/07, i Servizi Veterinari delle ASL hanno sottoposto a controllo diagnostico ulteriori 784 capi ritenuti a rischio perchè
provenienti da Dipartimenti francesi gravemente colpiti dall’infezione. In totale, al 30/1/08, sono
stati controllati 1.627 capi.
Risultati degli esami di laboratorio sui capi introdotti ai sensi del Regolamento 1266/07
Sono risultati sieropositivi 44 capi (2,2% dei capi controllati, 1 capo sieropositivo ogni 45 introdotti), di questi 36 erano positivi anche al test di PCR. I soggetti appartenevano a 12 partite di
bovini importati (5 di queste sottoposte a controllo su disposizione dell’UVAC, le altre scelte dai
Servizi Veterinari locali).
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Emergenza BTV-8 in Europa: lo scenario piemontese
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Tale dato non ha tuttavia significatività statistica, essendo state selezionate per il campionamento
aree di provenienza gravemente colpite. D'altro canto è stata controllata solo una parte delle partite introdotte e non si può escludere che non possano essere stati introdotti negli allevamenti altri soggetti sieropositivi attraverso partite non controllate.
La nostra sorveglianza ha messo in luce alcune insufficienze nel sistema di controllo francese, sulle cui cause possiamo solo avanzare alcune ipotesi: protezione insufficiente, errori nella tracciabilità degli animali, utilizzo di test di laboratorio poco sensibili.
Occorre precisare che la normativa comunitaria non definisce nel dettaglio le garanzie di protezione che lo speditore deve assicurare: il Regolamento 1266/07 nell’allegato III si limita a richiedere
genericamente un periodo di protezione dagli attacchi dei vettori, che, qualora inteso come semplice trattamento con insetticidi attivi sui vettori, non può risultare sufficiente per evitare nuovi
contagi, in particolare nelle aree più gravemente colpite dalla malattia.
Con l’emanazione dell’OM 14/2/08 il flusso di animali “protetti” dalla Francia è cessato; dobbiamo
tuttavia segnalare che, nel periodo antecedente alla data prevista per l'entrata in vigore dell'OM,
l’introduzione di capi ha subito un notevole incremento.
I capi sieropositivi e PCR positivi sono stati allontanati dagli allevamenti con il respingimento della
partita in tre casi e l'invio al macello negli altri. Sono stati invece lasciati in azienda fino al termine
del ciclo di ingrasso i capi risultati sieropositivi e negativi al test PCR.
Valutazione del rischio in base ai dati epidemiologici attualmente disponibili
Per valutare il rischio che BTV-8 possa diffondersi nella nostra Regione nei prossimi mesi dobbiamo prendere in considerazione alcuni aspetti critici:
•
La presenza sul territorio regionale di eventuali casi pregressi di limitata circolazione virale dovuti a introduzione di capi viremici non individuati dal nostro sistema di sorveglianza. Questa
eventualità sembra piuttosto improbabile, ma non si può escludere completamente. In questo
caso il virus potrebbe essere sopravvissuto all'inverno ed il rischio che con la ripresa della attività vettoriale l’infezione inizi ad essere trasmessa potrebbe aumentare nei prossimi mesi, con il
sopraggiungere della stagione estiva;
•
La introduzione di capi viremici provenienti da altre regioni italiane dove è già stata segnalata la
presenza dell'infezione (vedi Veneto) o nelle quali l'infezione possa essere arrivata e non sia stata svelata dal sistema di sorveglianza. A questo proposito occorre ricordare che nella provincia di
Verona, il virus è stato introdotto con animali da carne importati in allevamenti da ingrasso, in
seguito l'infezione è stata trasmessa ad un numero limitato di aziende (4) situate nelle vicinanze. I controlli, tempestivamente effettuati dalle Regioni Veneto e Lombardia fino ad ora, hanno
dimostrato che il virus non ha trovato condizioni ottimali per una diffusione a largo raggio. Considerando che le catture di culicoidi indicano che fino al mese di aprile il vettore è ancora poco
presente nelle aree interessate, gli allevamenti risultati infetti nel veronese non rappresentano
attualmente un pericolo per la diffusione dell'infezione;
•
I contatti fra animali sensibili (bovini e piccoli ruminanti) durante l'alpeggio in aree transfrontaliere a rischio in Francia e Svizzera. Attualmente (fine aprile) risultano soggetti a restrizione il
dipartimento francese n° 73, confinante con la provincia di Torino, ed il territorio della Svizzera,
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Emergenza BTV-8 in Europa: lo scenario piemontese
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confinante con la provincia di Verbania. Se l'altitudine delle zone di alpeggio è un fattore sicuramente limitante per Culicoides imicola, la stessa cosa può non essere vera per altre specie di
culicoidi. Saranno posizionate in tempi brevi alcune trappole in zone di alpeggio per verificare la
presenza di potenziali vettori.
Conclusioni
L’introduzione di capi è attualmente consentita dalla Francia in presenza di uno di queste 3 requisiti:
1)soggetti vaccinati contro il sierotipo circolante nel territorio di spedizione;
2)soggetti sieropositivi per BTV-8 da almeno 60 giorni;
3)soggetti provenienti da territori al di fuori delle zone di restrizione.
In periodo di attività vettoriale è assolutamente necessario che vengano osservate scrupolosamente queste disposizioni e che i Servizi Veterinari francesi mantengano attivo su tutto il territorio
un sistema di sorveglianza con regolare registrazione, come previsto dal Regolamento 1266/07. A
queste condizioni il rischio di introduzione dell'infezione in Piemonte mediante bovini da carne importati può essere considerato basso.
Punti critici del sistema possono essere:
1) il sistema di sorveglianza in Francia, che come abbiamo, visto ha presentato in passato alcuni
punti di debolezza;
2) l'assunto, peraltro contemplato dalla normativa europea, che i soggetti sieropositivi da oltre 60
giorni siano immuni, protetti e non più viremici. La bibliografia scientifica sull'argomento non
rassicura del tutto al riguardo, in quanto la viremia da BTV nel bovino è stata segnalata in alcuni
casi anche ad 80 e 100 giorni dall'infezione.
È necessaria la condivisione con le Autorità locali francesi di un sistema di allerta e di comunicazione reciproca delle misure adottate specifico per le aree transfrontaliere di alpeggio.
Per quanto riguarda le strategie di controllo della malattia in Piemonte, vista l’attuale situazione epidemiologica ed in mancanza di ulteriori elementi sulla eventuale progressione
dell’epidemia a livello nazionale e regionale, è prematuro prevedere scenari di vaccinazione estesa
agli animali sensibili presenti su tutto il territorio regionale. Nella riunione della unità di crisi regionale sulla bluetongue del 14.04.08 è emerso che la disponibilità di un certo numero di dosi di vaccino inattivato è necessaria anche in Piemonte per fronteggiare eventuali situazioni critiche che
potranno verificarsi nei prossimi mesi. Successivamente potrebbero rendersi necessari interventi
vaccinali più estesi.
Il vaccino potrebbe inoltre trovare impiego per proteggere il bestiame esposto a rischio di contagio nelle aree transfrontaliere di alpeggio.
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MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA NUMERO 29 ANNO 2008
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Emergenza BTV-8 in Europa: lo scenario piemontese
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In caso di emergenza si renderebbe necessaria la vaccinazione:
•
del patrimonio ovicaprino, nell’eventualità di incursione dell’infezione nel territorio regionale;
•
di soggetti che dovranno essere movimentati dalle eventuali aree di restrizione.
•
finalizzata al contenimento della diffusione in caso di presenza localizzata dell’infezione, seguendo la strategia della vaccinazione accerchiante o in caso di avanzamento del fronte
d’infezione, anche operando in territori non ancora direttamente coinvolti dalla circolazione virale.
Inoltre, sarà utile valutare, secondo l’evoluzione a venire e a fronte di una maggiore disponibilità
di vaccino inattivato a partire dall’autunno, l’eventuale necessità di un programma di vaccinazione
che riguardi tutto il patrimonio sensibile regionale.
La scelta del vaccino inattivato è motivata dalle seguenti considerazioni:
• l’utilizzo del vaccino vivo attenuato deve limitarsi al periodo di inattività dei vettori (terminato il
4/3/08);
• la vaccinazione con vaccino inattivato, sebbene sia meno efficace e richieda due interventi vaccinali, è più sicura, non determina gli effetti collaterali del vaccino attenuato, non ha controindicazioni in gravidanza;
• in questo momento si ravvisa l'esigenza di mantenere attivo il sistema di sorveglianza basato
sulle aziende sentinella e sul monitoraggio sierologico e virologico dell’andamento dell'infezione.
L'utilizzo del vaccino inattivato non preclude la possibilità di continuare la sorveglianza mediante
PCR anche in animali vaccinati;
• con il vaccino attenuato durante la massima attività vettoriale si potrebbe avere una diffusione
dello stipite di BTV-8 vaccinale complicando ulteriormente il monitoraggio dell'andamento dell'infezione.
• la presenza contemporanea in un soggetto dello stipite selvaggio e di quello vaccinale potrebbe
creare le condizioni per riassortimenti genetici con conseguenze imprevedibili dal punto di vista
biologico e diagnostico.
Si auspica di poter disporre anche in Piemonte della fornitura di vaccino inattivato nel più breve
tempo possibile per poter far fronte ad eventuali esigenze immediate, con la possibilità di ampliare la disponibilità nei prossimi mesi in base all’evoluzione dell’epidemia.
Pagina 17
PROVE DI CAMPO
MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA NUMERO 29 ANNO 2008
Aujeszky 2007: attività di controllo ed
eradicazione della pseudorabbia in allevamenti
suini nella Regione Piemonte
di B. Sona, S. Origlia, S. Viara, L. Masoero
I
l progetto “Aujeszky 2007” nasce come par-
Project “Aujeszky 2007”: control and
te integrante del programma straordinario di
eradication of Aujeszky disease in
controllo della malattia di Aujeszky (MA) av-
swine herds in Piemonte
viato dalla Regione Piemonte per elevare lo stato sanitario delle aziende dotate delle potenzialità per raggiungere buoni standard sanitari ed
indurre altri allevatori a seguirne l’esempio.
Si è voluta inoltre verificare, su un numero ridotto di aziende ed in diverse realtà territoriali regionali, l’applicazione del programma straordinario di controllo regionale, valutandone la fattibilitá in termini operativi (programmazione, costi, impegno di personale, ecc.) ricercando, ove
possibile, la soluzione ai problemi emergenti in
fase di attuazione.
Il progetto “Aujeszky 2007” si integra inoltre con
la ricerca in corso presso l’Istituto Zooprofilattico
Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle
d’Aosta “Patologie ad eziologia virale legata a
The paper reports on the activity carried out
in Piemonte region to implement the national
control programme at regional level. First
results demonstrate that the approach based
on using supplementary control measures in
parallel with national ones is pivotal to reach
further achievements in the eradication
process. These results were obtained with a
strong collaboration between farmers and
veterinarians of the ASLs involved. Data
derived from this activity contribute to a
better understanding of the epidemiology of
Aujeszky disease at regional level and will be
very helpful for the process of eradication.
piani di controllo ed eradicazione, studio di metodologie diagnostiche ed indagini di ordine epidemiologico per la Malattia di Aujeszky (MA)”.
Molti Paesi della U.E. hanno applicato da tempo programmi di controllo per la MA, raggiungendo
in più casi la completa eradicazione. Nonostante che nel nostro Paese sia in atto da dieci anni un
piano nazionale di controllo (D.M. 1 aprile 1997), che prevede la vaccinazione con vaccini gE deleti e misure di profilassi diretta, la prevalenza di allevamenti sieropositivi resta elevata in molte Regioni italiane e, per quanto riguarda il Piemonte, ha subito solo una lieve flessione attestandosi nel
2006 intorno al 36% (Grafico 1).
Grafico 1: prevalenza di allevamenti sieropositivi in Piemonte dal 1999 al 2006
80
60
40
20
Piemonte
1999-2006
0
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
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MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA NUMERO 29 ANNO 2008
PROVE DI CAMPO
Aujeszky 2007: Attività di controllo ed eradicazione della pseudorabbia in
allegamenti suini nella Regione Piemonte segue da pag. 18
Il Programma straordinario piemontese non sostituisce ovviamente il Piano nazionale di controllo,
ma ne integra le misure, apportando correttivi ai punti critici emersi nel corso dei dieci anni della
sua applicazione.
Il D.M. 1 aprile 1997, ad esempio, non prevede vengano controllate le piccole aziende rurali o i
suini per autoconsumo, né gli allevamenti esclusivamente da ingrasso (tipologia di allevamento
che rappresenta il vero serbatoio del virus, soprattutto nel caso in cui non venga rispettato il piano vaccinale previsto) e non prevede la richiesta di una certificazione sanitaria per MA dei capi da
rimonta (solo gli allevamenti che hanno già acquisito la qualifica di indenne sono obbligati ad acquistare capi provenienti da aziende riconosciute indenni).
Bisogna inoltre tenere presente che, nel corso degli ultimi dieci anni, non solo è cambiata la situazione epidemiologica della MA, ma abbiamo assistito anche ad una evoluzione della suinicoltura
(introduzione di nuovi sistemi di allevamento “a bande” o “multisede”) e dell’approccio alla biosicurezza ed alla sicurezza alimentare.
Il “Progetto Aujeszky”, nell’ambito delle misure previste dal Programma straordinario piemontese,
prevede:
•
controlli per acquisizione e mantenimento delle qualifiche;
•
controlli nei riproduttori di nuovo acquisto;
•
assistenza agli “allevamenti problema” ed indagine epidemiologica da eseguire con la collaborazione dell’allevatore e del veterinario aziendale, nel caso che nell’azienda aderente emergano positività sierologiche sporadiche, rotture di immunità, reinfezioni;
•
controlli negli allevamenti limitrofi.
Per quanto riguarda questo ultimo punto, attorno ad ogni azienda aderente al programma viene
istituita una “zona di attenzione”e tutti gli allevamenti suini presenti in tale area, indipendentemente dalla loro tipologia e dalle dimensioni (anche se solo da ingrasso o famigliari), vengono sottoposti a controllo sierologico per MA. L’indagine è volta sia a verificare la situazione epidemiologica del territorio circostante l’azienda sia ad evidenziare eventuali irregolarità nell’esecuzione dei
piani vaccinali da parte delle aziende vicine, quali l’omissione o la non corretta esecuzione della
terza vaccinazione, obbligatoria nei soggetti all’ingrasso fra il 6° ed il 7° mese di età.
Il Progetto è stato sviluppato su 30 aziende selezionate in tutto il Piemonte: 24 scrofaie a “ciclo
aperto”, con vendita totale o parziale dei suinetti prodotti , 4 a “ciclo chiuso”, in cui tutti i soggetti
nati in azienda sono destinati al macello, un “sito 2” di svezzamento (collegato ad una scrofaia riconosciuta indenne) ed un “centro verri” per la produzione di seme per la fecondazione artificiale.
12 di questi allevamenti si trovano in una zona ad elevata densità suinicola, gli altri in zone a bassa/media densità.
La selezione di queste aziende è avvenuta su segnalazione del Veterinario dell’ASL competente
per territorio, previa visita di pre-adesione durante la quale è stata valutata la situazione aziendale e verificata la possibilità di realizzazione di quanto previsto nel programma.
Nessuno dei 30 allevamenti selezionati aveva già acquisito in precedenza la qualifica di indenne, 5
risultavano sieropositivi, 3 erano sieronegativi ad un controllo con campionamento statisticamente
significativo, ma erano senza qualifica, 22 erano stati controllati esclusivamente con le modalità
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PROVE DI CAMPO
Aujeszky 2007: Attività di controllo ed eradicazione della pseudorabbia in
allegamenti suini nella Regione Piemonte segue da pagina 19
previste dal piano di controllo nazionale (12 campioni all’anno), per cui il loro reale stato sanitario
era sconosciuto (vedi tabella 1).
Tab. 1: Stato sanitario delle 30 aziende ad inizio progetto (gennaio 2007)
Allevamenti
sieropositivi
Allevamenti
con stato
sanitario
sconosciuto
senza qualifica
5
Allevamenti
sieronegativi
senza qualifica
22
3
Allevamenti
indenni
0
Un primo campionamento (60 campioni) ha permesso di valutare la sieroprevalenza per MA nel
parco riproduttori.
Sulla scorta di quanto emerso nel corso della prima visita e dagli esami di laboratorio, è stata successivamente decisa l’adesione definitiva al Progetto. In tal caso sono stati rilevati i punti critici e
concordate con l’allevatore e il veterinario aziendale le relative misure correttive strutturali e gestionali.
Dopo 6 mesi di lavoro nell’arco dei quali è stato effettuato il secondo campionamento necessario
per attribuire la qualifica di “allevamento indenne” la situazione sanitaria degli allevamenti era
quella riportata in tabella 2.
Tab.2: Stato sanitario delle 30 aziende a giugno 2007
Allevamenti
sieropositivi
Allevamenti
senza qualifica
5
Allevamenti
sieronegativi
senza qualifica
0
8
Allevamenti
indenni
17
Diciassette allevamenti hanno acquisito la qualifica di indennità; 2 di quelli risultati sieropositivi a
gennaio 2007 sono rimasti tali, mentre gli altri 3 si sono negativizzati; 3 allevamenti sieronegativi
e senza qualifica, ampliando il campionamento, hanno evidenziato sieropositività più o meno estese.
In tabella 3 é riportata la situazione a fine novembre 2007. Gli allevamenti riconosciuti indenni sono saliti a 21. Dei 9 allevamenti sieropositivi: 2 presentano una sieroprevalenza elevata tale da
far presupporre circolazione virale; in 1 la sieropositività risulta relegata alle scrofe pluripare,
mentre primipare, scrofette e suinetti risultano sieronegativi; in 1 la sieropositività rigurda esclusivamente una partita di scrofette di nuova introduzione, nei rimanenti 5 la sieropositività è riconducibile a “singleton reactors”.
Tab.3: Stato sanitari delle 30 aziende a novembre 2007
Allevamenti
sieropositivi
9
Allevamenti
senza qualifica
Allevamenti
sieronegativi
0
0
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Allevamenti
indenni
21
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Aujeszky 2007: Attività di controllo ed eradicazione della pseudorabbia in
allevamenti suini nella Regione Piemonte segue da pagina 20
Come si può notare dalla tabella 4, a febbraio 2008, le aziende aderenti al progetto risultano 29 e
non più 30: ad una delle aziende, già peraltro riconosciuta indenne, è stata revocata la qualifica
sanitaria nel mese di dicembre 2007 ed è stata esclusa dal progetto in seguito al mancato rispetto
delle misure di biosicurezza, inizialmente sottoscritte.
Tab.4: Stato sanitario delle 30 aziende a febbraio 2008
Allevamenti
sieropositivi
Allevamenti
senza
qualifica
Allevamenti
sieronegativi
Allevamenti
indenni
6
0
0
23
Ad oggi, dopo un anno di lavoro, sono stati effettuati complessivamente 7375 prelievi di campioni
di sangue: 6348 nelle aziende aderenti al progetto e 1027 in quelle limitrofe (74 allevamenti controllati).
In 4 degli allevamenti ancora sieropositivi le indagini diagnostiche indicano una bassissima circolazione di virus e non è mai stata rilevata sintomatologia riferibile a MA. Le sieropositività sono circoscritte a pochi capi e non si è rilevata sieroconversione nei soggetti “sentinella”.
In un caso (2 campioni sieropositivi su 241 prelevati) il successivo impiego di un diverso kit diagnostico ELISA ha fornito risultato negativo ed in un altro caso un soggetto sieropositivo ricontrollato dopo 15 giorni si è negativizzato.
Tuttavia il rischio di reinfezione in questi allevamenti rimane elevato per la diffusione che la MA
continua ad avere sul territorio Piemontese, e in altre Regioni con le quali lo scambio commerciale
di suini è intenso.
I controlli eseguiti nelle “zone di attenzione” istituite attorno alle 30 aziende del progetto confermano che circa il 31% degli allevamenti é ancora gE positivo.
Misure di controllo previste per le aziende sieropositive aderenti al progetto
Per gli allevamenti sieropositivi aderenti al progetto sono stati individuati i principali fattori di rischio ed è stato predisposto un piano scritto con le indicazioni per eliminarli.
Per valutare l’efficacia delle misure di profilassi diretta ed indiretta adottate, è stato individuato un
gruppo di animali sentinella sieronegativi, costituito da 12 riproduttori (6 scrofette e 6 primipare).
Per verificare la eventuale circolazione virale nell’allevamento i capi sentinella sono stati sottoposti a controllo ogni 6 mesi, a partire dal primo accertamento positivo in allevamento, fino alla esecuzione di 2 controlli consecutivi negativi.
Gli animali sentinella sono stati sottoposti inoltre a controllo con test ELISA per la ricerca di anticorpi totali, al fine di valutare la risposta anticorpale alla vaccinazioni.
In seguito ad un primo controllo negativo eseguito con campionamento statisticamente significativo e verificato il rispetto delle misure di biosicurezza previste, l’allevamento è stato sottoposto ad
un secondo campionamento a distanza di 28-90 giorni per l’attribuzione della qualifica di allevamento indenne.
In caso di sieroconversione degli animali sentinella, è stato rivisto il piano di biosicurezza e miglioPagina 21
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Aujeszky 2007: Attività di controllo ed eradicazione della pseudorabbia in
allevamenti suini nella Regione Piemonte segue da pagina 21
rato il protocollo di profilassi diretta e indiretta. I capi sentinella sieropositivi sono stati sostituiti
con altri soggetti sieronegativi.
In alcuni casi si è ritenuto opportuno estendere il campionamento ad una intera categoria di animali o ad una particolare fase del ciclo produttivo.
Nonostante alcuni problemi riscontrati nel corso di questo primo periodo di lavoro (riscontro di
“sigleton reactors” o di sieropositività sporadiche; alcuni risultati discordanti a seguito dell’utilizzo
di kit diagnostici diversi, difficoltà a valutare la effettiva esecuzione della “terza vaccinazione” nei
maiali in ingrasso) la quantità di dati raccolti e l’esperienza acquisita operando in aziende e situazioni territoriali in molti casi differenti fra loro hanno fornito utili informazioni sulla epidemiologia
della MA nel territorio della Regione Piemonte.
Gli ottimi risulatati ottenuti sono anche attribuibili ad una buona collaborazione da parte degli allevatori ed al supporto dei colleghi veterinari referenti delle ASL coinvolte.
A seguito di questi primi risultati e in risposta alla richiesta di altri allevatori di aderire al programma volontario regionale, é importante continuare il progetto, per accelerare il processo di eradicazione e salvaguardare gli allevamenti già indenni della Regione.
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PROVE DI CAMPO
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Sorveglianza della CWD nei cervi americani del
Parco della Mandria
di D. Meloni, M. Gobetto, L.Rossi, L. Carnieri, E. Manzardo, C. Corona, M. Caramelli,
E. Bozzetta
L
a Chronic Wasting Disease (CWD) è una
Investigation on Chronic Wasting
malattia neurodegenerativa appartenente
Disease in the American cervids of La
al gruppo delle Encefalopatie Spongiformi
Mandria Park
Trasmissibili (TSE) che colpisce alcuni ruminanti
selvatici della Famiglia Cervidae ed è stata segnalata per la prima volta nel 1967 in Colorado
(U.S.A.). Attualmente la malattia è stata diagnosticata solo nei cervi del Nord America, in diversi
Stati U.S.A. (Colorado, Illinois, Nebraska, New
Mexico, New York, South Dakota, Utah, Wisconsins, Wyoming) ed in due province del Canada
(Saskatchewan, Alberta). Un caso rilevato in Sud
Corea era di diretta importazione canadese.
L’infezione naturale finora è stata riscontrata nel
Cervo Mulo (Odocoileus hemionus), nel cervo
delle Montagne Rocciose (Cervus elaphus nelsoni) e nel cervo a coda bianca (Odocoileus Virginianus) sia tenuti in cattività sia liberi. Sebbene
la prevalenza della malattia in talune aree raggiunga il 15%, molti aspetti rimangono ancora
da chiarire, in particolare per quanto riguarda le
origini e le modalità di trasmissione della CWD,
così pure come l’eventuale esistenza di ceppi diversi o le potenziali fonti di rischio per altri animali o per l’uomo. Proprio quest’ultimo aspetto
riveste una particolare importanza anche in considerazione del fatto che una correlazione fra la
CWD ed alcune forme di malattia di Creutzfeldt
Jakob dell’uomo non è ancora stata esclusa.
Chronic Wasting Disease (CWD) is a
Transmissible Spongiform Encephalopathy
(TSE) of cervids which has been firstly
recognized in 1967 in Colorado (U.S.A.) as
fatal syndrome. To date, CWD has been
detected only in North America where it is
well established as an endemic disease.
According to EU Commission decision 19
March 2007 (2007/182/CE), active
surveillance of CWD became mandatory for
EU Member States in wild and farmed Cervus
elaphus and/or Odocoileus virginianus, which
were identified as target species in Europe.
Beside the required sample of Cervus elaphus
elaphus, we investigated the presence of the
infection in the population of about 250 heads
of Wapiti cervids (Cervus elaphus nelsoni) of
La Mandria Park, imported from US since the
second half of the nineteenth century: all the
46 animals over 18 months, shot for
population control purposes, resulted
negative to the rapid test for TSE, confirming
the results obtained from the Italian
mandatory surveillance programme.
Alla luce dei dati epidemiologici sembra plausibile l’esistenza di una barriera di specie che limita ai cervi la suscettibilità alla malattia, tuttavia è
possibile la trasmissione sperimentale della CWD a bovino, pecora, capra, furetto, scoiattolo e
scimmia. D’altra parte è stata recentemente dimostrata la trasmissibilità iatrogena della scrapie al
cervo. L’agente della scrapie induce nel cervo un’encefalopatia spongiforme con accumulo di PrPsc
nel SNC del tutto sovrapponibile alle lesioni indotte da CWD. Appaiono evidenti forti analogie tra
CWD e scrapie, quali ad esempio la possibilità di trasmissione orizzontale, la sintomatologia e le
lesioni, tanto che la scrapie è stata proposta come possibile origine della CWD. Tuttavia le tecniche diagnostiche disponibili non consentono di differenziare le lesioni imputabili alla scrapie da
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Sorveglianza della cwd nei cervi americani del Parco della Mandria
segue da pagina 23
quelle indotte dalla CWD.
Fig. n. 1 Sintomi della CWD
Da un punto di vista clinico (Fig.
1) gli animali colpiti hanno un’età
variabile tra i 17 mesi ed i 15 anni e presentano una sintomatologia che può durare da qualche
giorno a qualche mese, generalmente rappresentata da dimagramento e cambiamenti comportamentali. Talvolta questi sintomi aspecifici sono accompagnati da scialorrea, atassia, tremori
della testa, dilatazione esofagea,
polmonite ab ingestis e, nelle fasi
terminali della malattia, da polidipsia, poliuria, sguardo fisso, movimenti ripetitivi, ipereccitabilità,
sincope. La maggior parte degli animali soccombe 3 o 4 mesi dopo la comparsa dei primi sintomi,
sebbene esistano variabilità interspecifiche.
Per quanto riguarda la diagnosi, il quadro anatomo-patologico rivela soltanto uno stato di cachessia, mentre le lesioni caratteristiche possono essere evidenziate solo dall’esame neuropatologico:
come per le altre TSE, sono infatti presenti spongiosi del neuropilo, vacuolizzazioni neuronali (in
particolare nei nuclei caudali del cervello, ma anche nelle cellule di Purkinjie del cervelletto), astrocitosi e placche amiloidi, PAS positive, spesso circondate da vacuoli. L’esame immunoistochimico rivela che anche in questa malattia si ha accumulo di una isoforma resitente alle proteasi
(PrPres o PrPsc) della proteina prionica cellulare. La deposizione si verifica principalmente nel Sistema Nervoso Centrale (SNC), dove è causa del processo neurodegenerativo, ma anche nel tessuto linfoide e negli isolotti di Langerhans del pancreas.
La Decisione comunitaria 2007/182/CE del 19 marzo 2007 ha reso obbligatorio in Europea “uno
studio finalizzato ad accertare la presenza della malattia del dimagrimento cronico del cervo” in
base alle indicazioni del Report of the EFSA working group on a surveillance program for Chronic
Wasting Disease (CWD) in the EU” del 2004. Il numero di test ufficialmente previsti ed assegnati
a ciascuno Stato dava la possibilità, sulla base di un’analisi statistica, di svelare la presenza di
CWD, ovvero di altre forme di TSE, con prevalenza ≥ allo 0.5% con livello di confidenza al 95%.
Gli stati membri erano tenuti a concludere il proprio studio entro la fine della stagione venatoria
2007. Tutti i test eseguiti hanno fornito esito negativo.
La sorveglianza in Italia è stata applicata esclusivamente su capi selvatici di Cervus elaphus elaphus, non sono pertanto stati presi in considerazione, su indicazione ministeriale e diversamente
da quanto previsto dalla Decisione comunitaria, i cervi allevati sottoposti a regolare macellazione,
per i quali la popolazione in Italia non è stimata essere numerosa, ed il cervo a coda bianca
(Odocoileus virginianus) poichè non è presente in Italia. La sistematica negatività della prove effettuate, ha confermato l’assenza della malattia o, nell’ipotesi più pessimistica, una prevalenza
della stessa inferiore allo 0,5%.
Vista la diffusione endemica della CWD tra i cervi del Nord America, si è voluto indagare sulla poPagina 24
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Sorveglianza della cwd nei cervi americani del Parco della Mandria
Segue da pagina 24
polazione di cervi Wapiti del Parco della Mandria di Venaria Reale, che rappresenta uno dei pochissimi esempi di Wapiti naturalizzati in Europa.
Nel 1861 Vittorio Emanuele II di Savoia acquistò dalla Finanza dello Stato la foresta demaniale di
Venaria Reale, poi divenuta ufficialmente, a partire dal 1863, la tenuta della Regia Mandria, incrementata in seguito grazie all’acquisizione di circostanti terreni di proprietà privata a cui seguì la
recinzione dell’intera tenuta con un muro lungo 30 Km.
All’interno della tenuta il sovrano ebbe modo di coltivare la sua passione per gli animali ma soprattutto per la caccia, attraverso l’acclimatazione di specie autoctone, nonché la naturalizzazione
di numerose altre di provenienza estera. In tale ambito giunsero presso La Mandria numerose
spedizioni di cervi Wapiti (Cervus elaphus nelsoni) che determinarono, tra l’altro, l’introduzione
sul territorio europeo, della distomatosi da Fascioloides magna, assente fino ad allora in Europa e
descritta e diagnosticata per la prima volta sui cervi del parco dal veterinario di corte Dr. Bassi. I
Wapiti sono da considerare i capostipiti degli animali attualmente presenti e differiscono dal punto
di vista morfologico rispetto ai cervi europei.
B. Comba nella sua monografia “Di due nuove acclimazioni nel regio parco della Mandria” edita
nel 1872 da V. Vercellino (Torino), testimonia l’introduzione di diversi esemplari di Wapiti nel 1863 che tuttavia non sopravvissero. Altri 47 animali giunsero vivi nel 1864 di cui “una femmina sola
fu salva”. La mancata acclimatazione fu attribuita all’ingestione di Euphorbia lathyris “quelli animali“ infatti ”assuefatti a pascoli diversi più non sapevano distinguere nelle nostre erbe le velenose dalle utili […] e mandammo uomini pratici ad estirpare tutte le euphorbiacee e quelle erbe che
pensammo potessero nuocere al nuovo ospite”. Nel 1865 vennero importati altri 39 Wapiti che
vennero suddivisi in gruppi e rinchiusi in recinti. “Con le precauzioni accennate le cose procedettero meglio […] e gli animali prosperarono”.
In base alle indicazioni fornite dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS), al fine di garantire l’equilibrio biologico ambientale all’interno del territorio, il numero di cervi all’interno del
parco regionale della Mandria viene contenuto, mediante piani specifici di abbattimento, in 230
animali circa. Approssimativamente un quarto della popolazione è sotto i 2 anni di età e il 5560% è rappresentato da femmine.
Nell’ambito del nostro studio (Tab. n. 1), 46 animali provenienti dal parco della Mandria di età superiore ai 18 mesi, principalmente abbattuti per il contenimento numerico della popolazione, sono
stati sottoposti a test rapido per la ricerca della proteina prionica patologica dal giugno 2006 al
marzo 2008.
Tab. n. 1 Caratteristiche del campione di studio.
N. animali testati
Età media
Sesso
Motivo della morte
Esito del test
(obex + LNF retrofaringei)
46
31 mesi
38 femmine
8 maschi
44 abbattuti
2 rinvenuti morti
negativo
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Sorveglianza della cwd nei cervi americani del Parco della Mandria
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Il prelievo ha compreso sia il
tronco encefalico contenente
Fig. n. 2
Prelievo del tronco encefalico comprendente l’obex.
l’obex sia i linfonodi retrofaringei mediali (Fig. 2 – 3) . Il
test rapido è stato eseguito
per ciascun animale campionato su entrambe le matrici.
La necessità di sottoporre a
test rapido il tessuto linfonodale oltre che l’obex nasce
dall’evidenza di una variabilità interspecifica nelle zone di
primario accumulo della PrPsc.
Nell’ambito delle diverse specie di cervi americani suscettibili alla malattia, infatti,
l’Odocoileus virginianus
(White tailed deer) e
l’Odocoileus hemionus (Mule
deer) evidenziano una primitiva localizzazione della PrPsc a
livello dei tessuti linfonodali
della testa, e secondariamente del nucleo motore dorsale del nervo vago. Nel Cervus elaphus nelsoni (Rocky mountain elk) il
tessuto linfatico periferico appare invece meno coinvolto.
Nel Nord America sono stati approvati dallo United States Department of Agricolture (USDA) per
la sorveglianza della CWD 4 sistemi diagnostici rapidi (Tab. n. 2).
Tab. n. 2 Test rapidi approvati dall’USDA (Report of the EFSA working group on a surveillance program for Chronic Wasting Disease (CWD) in the EU – 2004)
Produttore
Metodo
Tessuto
Specie
Bio-Rad Laboratories, ELISA
2000 Alfred Nobel Dr.,
Hercules CA
Linfonodi retrofaringei
(RLN)
Odocoileus hemionus,
Odocoileus virginianus,
Cervus elaphus nelsoni
VMRD, Inc, P.O. Box Dot Blot ELISA
502, Pullman, WA
RLN
Odocoileus hemionus,
Odocoileus virginianus
IDEXX
Laboratories, EIA (Enzime ImmunoInc., 1 IDEXX Dr., essay)
Westbrook, ME
RLN
Odocoileus virginianus
Prion
Developmental Lateral Flow, single
Laboratories, Inc., 900 well, cholorimetric asAsbury
Dr.,
Buffalo say
Grove, IL
RLN
Odocoileus virginianus
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Sorveglianza della cwd nei cervi americani del Parco della Mandria
segue da pagina 27
Fig n. 3 Linfonodi retrofaringei mediali
(http://vetsci.sdstate.edu/cwd/index.htm)
I test utilizzati ed autorizzati in Italia per la sorveglianza attiva della CWD coincidono con quelli
utilizzati per la BSE e per la Scrapie ai sensi del Regolamento Europeo n. 999/2001, Allegato X
Capitolo C, punti 3 e 4 (5), e sono riportati in Tab. n. 3.
La metodica utilizzata presso i laboratori del CEA di Torino sui 46 cervi del parco è stata il test
rapido Biorad TeSeE (BIO-RAD Marnes la Coquette – France - immunodosaggio a sandwich [EIA]
per la rivelazione della PrPres che utilizza due anticorpi monoclonali anti-PrP, previa denaturazione
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Sorveglianza della cwd nei cervi americani del Parco della Mandria
segue da pagina 27
e concentrazione del campione).
I test hanno fornito esito negativo per la totalità degli animali campionati, sostanzialmente confermando quanto emerso nell’ambito della sorveglianza attiva della CWD sul Cervus elaphus elaphus
in Italia. I molti aspetti ancora da chiarire inerenti le origini della malattia nel Nord America rimangono pertanto ancora aperti, in particolare il/i fattori scatenanti della malattia che si sono verificati nelle specie americane hanno risentito verosimilmente di fattori biologico-ambientali complessi che prescindono in parte dalle specie interessate dall’infezione e che sicuramente non hanno trovato replica nell’ambito dei “nostri” cervi americani.
Tab. n. 3 Test rapidi utilizzati in Italia per la sorveglianza della CWD
Produttore
Metodo
Tessuto
Specie
Biorad TeSeE, BIO-RAD ELISA sandwich
Marnes la Coquette –
France
Linfonodi retrofaringei
mediali (RLN)
Obex
Cervus elaphus
Prionics Check -LIA,
Prionics A G, Schlieren – Switzerland
RLN
Obex
Cervus elaphus
ELISA sandwich
Bibliografia essenziale
•Decisione della Commissione 2007/182/CE del 19 marzo 2007 relativa ad uno studio sulla malattia del dimagrimento cronico dei cervidi. Disponibile su http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:
L:2007:084:0037:01:IT:HTML
•Comba B.. Di due nuove acclimazioni nel regio parco della Mandria
- Torino : Tip. V. Vercellino, 1872. - 31
p. ; 24 cm
•Keane D. P., Barr D. J.,. Keller J E, Hall S. M., Langeberg J. A., Bochsler P. N.. Comparison of retropharyngeal lymph node and obex region of the brainstem in detection of chronic wasting disease in white-tailed deer
(Odocoileus virginianus). J Vet Diagn Invest. 2008 Jan; 20(1):58-60. PMID: 18182509
•Race B. L., Meade-White K. D., Ward A., Jewel J., Miller M.W., Williams E. S., Chesebro B., Race R. E.. Levels
of abnormal prion protein in deer and elk with Chronic Wasting Disease. Emerging Infectious Diseases Vol.
13, No. 6, June 2007
•Regolamento (CE) n. 999/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2001 recante disposizioni per la prevenzione, il controllo e l’eradicazione di alcune encefalopatie spongiformi trasmissibili. Disponibile su http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:32001R0999:IT:HTML
•Report of the EFSA working group on a surveillance program for Chronic Wasting Disease (CWD) in the EU”
del 2004. Disponibile su http://www.efsa.europa.eu/EFSA/Scientific_Opinion/
opinion_biohaz12_ch_wast_dis_ef70_report_en1.pdf
•Sigurdson C. J., Aguzzi A.. Chronic Wasting Disease. Biochimica et Biofhysica Acta (2007), doi:10.1016/ j.
bbadis.2006.10.010
•Williams E.S.. Chronic Wasting Disease - Vet. Pathol. 42:530-549 (2005)
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ESPERIENZE
MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA NUMERO 29 ANNO 2008
Anaplasmosi:
descrizione di un caso in Piemonte
di P. Bottero, S. Braghin, B. Costa, S. Origlia, S. Risso, C. Rutigliano,
B. Simoni
L
’anaplasmosi bovina frequentemente segnalata in Sicilia e nelle regioni centro
Bovine anaplasmosis: description of an
meridionali, recentemente è stata diagno-
outbreak in Piemonte
sticata anche in Lombardia, Veneto e Piemonte.
Nel 2006 è stato segnalato un focolaio in Svizze-
An outbreak of bovine anaplasmosis is
ra in una stalla di sosta a seguito del quale è
described. Some cows exhibited fever, signs
stato necessario abbattere 280 bovini risultati
of lethargy and dispnea and three of them
infetti da A. marginale.
died in a herd just returned from alpine
Nel focolaio in questione non è stato possibile
pastures. Necropsy findings were
chiarire se l’agente patogeno sia stato introdotto
characterised by icterus, liver degeneration
dall’estero o se l’infezione fosse già presente in
and enlarged spleen. The diagnosis of
Svizzera da tempo. Non si esclude che modifica-
anaplasmosis was confirmed by hematology
zioni climatico-ambientali possano aver modifica-
and serology findings. Blood sampling on
to la epidemiologia di questa parassitosi.
animals with suspected signs of disease
Tuttavia, al momento, non risultano in atto prov-
detected three more strong seropositive and
vedimenti da parte della CE, fatta eccezione per
three weak seropositive cows. Diseased
un programma di eradicazione nella Ile de la
animals were all treated with imidocarb and
Réunion presentato dalla Francia relativamente
tetracyclines, this therapy was not effective
all’anno 1998.
in the cows with low values of erytrocytes and
Carattere della malattia
haemoglobin.
L’anaplasmosi è una malattia che colpisce bovini
e ovi-caprini provocata da un protozoo del genere Anaplasma.
Nei bovini l’agente causale è A. marginale mentre negli ovini e caprini è A. ovis. I due parassiti
non danno immunitá crociata, ma A. marginale può infettare pecore e capre in forma subclinica.
Gli animali allevati in zone endemiche mostrano resistenza all’infezione (immunità acquisita).
L’equilibrio tra immunità e stato di portatore può subire alterazioni in seguito a stress o infezioni
concomitanti da Babesia spp. o Theileria spp. In bovini adulti introdotti nelle zone endemiche,
l’anaplasmosi può causare mortalità nell’80% degli animali infetti.
Gli animali giovani, pur essendo recettivi all’infezione, presentano un certo grado di resistenza alla
malattia, generalmente rimangono portatori e non manifestano segni clinici a seguito di successive infezioni parassitarie. Gli animali più colpiti sono quelli di età superiore ai 3 anni, i quali spesso
presentano la malattia in forma iperacuta e letale. La relativa resistenza all’infezione nei vitelli
molto giovani è probabilmente dovuta ad immunità passiva di origine colostrale.
I cervi e gli altri ruminanti selvatici possono infettarsi e fungere da serbatoi del parassita per i
bovini ma la loro importanza nella trasmissione della malattia è ancora da accertare.
La principale fonte dell’infezione è rappresentata dal sangue degli animali infetti, i quali possono
rimanere portatori sani per molti anni, probabilmente per tutta la vita, anche senza che il parassita possa essere osservato nel sangue.
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ESPERIENZE
Anaplasmosi: descrizione di un caso in Piemonte
segue da pagina 29
La trasmissione avviene generalmente tramite artropodi vettori, in particolare zecche del genere
Boophilus spp. e Rhipicephalus spp. È segnalata la trasmissione transplacentare.
Sintomi
L’anaplasmosi causa anemia di diversa gravità a seconda del numero di eritrociti parassitati e
dell’età dell’animale.
L’incubazione varia dalle 3-4 settimane in caso di trasmissione da parte di vettori ematofagi, a 15 settimane a seguito di inoculazione diretta di sangue infetto. Nella maggior parte dei casi la malattia decorre in forma subacuta specialmente nei giovani animali.
La prima invasione dei protozoi coincide con la caduta del valore di ematocrito e con la comparsa
di eritrociti immaturi nel sangue circolante. Se l’animale supera la fase iniziale della malattia, si
osservano periodiche invasioni degli eritrociti maturi che esitano in malattia a carattere ondulante, con episodi successivi di minor gravità rispetto a quello iniziale.
La temperatura aumenta gradualmente senza mai superare i 40,5°C e possono alternarsi periodi
febbrili a periodi normotermici, della durata di circa due settimane. In questa fase della malattia,
gli animali sono anoressici e possono andare incontro a morte; se sopravvivono, possono presentare turbe riproduttive. Le mucose apparenti appaiono itteriche e pallide, non si osserva emoglobinuria. Nei casi iperacuti, caratterizzati da un improvviso rialzo termico, anemia, ittero e grave dispnea, la morte sopravviene in 24 ore; questo quadro si rinviene soprattutto nelle vacche da latte
adulte. Gli animali ammalati sono spesso ipereccitabili e manifestano anche atteggiamenti di aggressività in particolare nel periodo preagonico. Le vacche gravide frequentemente abortiscono.
L’emolisi può essere anche molto grave tanto che il numero di eritrociti può ridursi fino a 1,5 milioni per mm3. Globuli rossi immaturi vengono frequentemente rinvenuti nel sangue circolante e
la loro presenza è considerata un segno di prognosi fausta. Nei casi iperacuti più del 50% degli
eritrociti risulta parassitato.
SEGNALAZIONE DI UN FOCOLAIO NELLA PROVINCIA DI CUNEO
Anamnesi
L’allevamento in oggetto è costituito da bovini di razza piemontese, linea vacca-vitello, tenuti in
alpeggio nel periodo estivo ed alimentati con alimentazione secca nel periodo invernale.
I primi sintomi si sono manifestati al ritorno dall’alpeggio che aveva richiesto agli animali una percorrenza a piedi di circa 30 Km prima di essere autotrasportati.
Ambiente
I terreni utilizzati per l’alpeggio si trovano nel comune di Tenda, Valle delle Meraviglie Alpe Toupè
a 1500 mt (slm), in ambiente caratterizzato da rocce calcaree e vegetali tipici delle Alpi Marittime.
L’allevatore riferisce di non aver notato zecche sugli animali; animali selvatici e greggi vaganti
hanno utilizzato il pascolo in promiscuità con i bovini. La mandria ha sempre alpeggiato nella stessa zona e, nell’anno in corso, ha condiviso il pascolo con altri bovini (circa 80) provenienti dal comune di Monasterolo di Savigliano due dei quali hanno contratto la malattia e, successivamente
alla terapia, si sono ristabiliti completamente.
Cronologia degli eventi:
28/09/06 - ritorno della mandria dall’alpeggio;
29/09/06 - la bovina n° 1 manifesta i primi sintomi e muore nelle prime ore del 30/09/06
30/09/06 -muore la bovina n° 2 che alla necroscopia, eseguita dal veterinario aziendale,
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MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA NUMERO 29 ANNO 2008
ESPERIENZE
Anaplasmosi: descrizione di un caso in Piemonte
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presenta degenerazione epatica, splenomegalia e ittero;
01/10/06 - morte della bovina n° 3 che ha manifestato sintomi di anemia, astenia e dispnea;
segnalazione al S.V. dell’ASL 17 della morte delle bovine n° 2 e n° 3 per causa non accertata;
02/10/06 - sopralluogo in allevamento in presenza del veterinario aziendale e visita accurata di alcuni capi. La bovina n° 4 mostra segni di anemia, astenia e dispnea. Si procede a
prelievo di sangue, urina e feci e gli esami ematologici evidenziano presenza di parassiti
endoeritrocitari ed alterazione dei parametri emocromocitometrici:
o
Globuli rossi: 1,5 M/mm3.
o
Hb: 3,4 g/100ml
prelievo di campioni di sangue da 10 soggetti ed invio all’IZS di TO per esami sierologici e
parassitologici. Gli esami evidenziano 3 bovini positivi per Anaplasma spp, altri 3 debolmente positivi. Il test ELISA eseguito presso l’IZS di Roma conferma i risultati.
La terapia e l’esame del sangue vengono estesi a tutti i bovini che manifestano sintomi riconducibili ad anaplasmosi. Di seguito si riportano i parametri per due delle bovine sottoposte a prelievo
con diversa prognosi dopo la terapia con Imidocarb e tetracicline.
Bovino
Striscio
N° globuli
rossi
Hb/ml
(g/100 ml )
Hct ( % )
Prognosi
N° 5
+
1,6 M/mm3
3,9
9,2
Sfavorevole
N° 6
+
5,7 M/mm3
12,4
30,6
Favorevole
Conclusioni
Le nostre osservazioni hanno evidenziato una correlazione tra entità dell’infezione parassitaria e
gravità dell’evoluzione clinica. Il trattamento con tetracicline e Imidocarb è risultato efficace solo
per animali con valori ematologici non troppo alterati, mentre per i soggetti con valori di G.R.<
1,5 M/mm3 e con valori di Hb ed ematocrito inferiori al valore minimo fisiologico, il trattamento si
è dimostrato inefficace.
L’esito favorevole della successiva osservazione clinica dell’allevamento e l’assenza di analoghe
segnalazioni nella zona rassicurano sulla occasionalità del reperto di anaplasmosi in Piemonte.
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AGGIORNAMENTI
MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA NUMERO 29 ANNO 2008
Dal vigile sanitario al tecnico della prevenzione:
Da “mestiere” a “professione sanitaria
intellettuale”
di A. Morra, N. Garofalo, M. Trapani
La figura del “vigile sanitario” viene riconosciuta
The responsibilities of prevention
già dalla fine dell’800; ad essa viene conferita la
technicians
medaglia d’oro al merito della sanità pubblica
con D.P.R. 23.7.1965. A quell’epoca il vigile sanitario opera a livello comunale e provinciale,
collaborando con l’autorità sanitaria,
Prevention techinicians are now part of the
National Health Services as qualified
Professionals. They provide expertise in
rappresentata dal medico provinciale e dal
health promotion and are in charge of official
veterinario provinciale.
La Legge 23.12.1978, n. 883 – Istituzione del
servizio sanitario nazionale – ha successivamente individuato la figura dell’ “Operatore di Vigilanza ed Ispezione Sanitaria” presso le Usl; per
accedere a questa professione, con concorso
pubblico, era richiesto, come titolo di studio, il
diploma di scuola media superiore.
Il percorso di valorizzazione di questa professio-
controls in all matters of preventive medicine,
an both sides, medical and veterinarian.
Their role has evolved since 1978 with a
remarkable increase in competences,
responsabilities and authonomy. Recently the
professional profile has been revised and a
three years course of university studies has
been estabilished as a standard requirement.
ne sanitaria, per renderla, a tutti gli effetti professione “intellettuale” è il cammino intrapreso agli inizi degli anni ’90, con la Riforma Sanitaria
del D.Lgs. 502/92; il mestiere sanitario e subalterno, ausiliario, subordinato, diventa espressione
di una “professione intellettuale”, che esprime valori come autonomia, competenza, preparazione,
perizia, capacità, ed ancora responsabilità, affidabilità, scrupolo, consapevolezza e deontologia
professionale.
Queste affermazioni sono ratificate dall’art. 1 della Legge 26.2.1999 n° 42 “Disposizioni in materia
di professioni sanitarie”, laddove viene fissato il campo d’azione e la responsabilità del professionista sanitario, e dove vengono individuati tre modi per la sua determinazione:
1.
il profilo professionale
2.
i regolamenti didattici
3.
i codici deontologici
Il profilo professionale, istituito dal D.M. 17.1.1997 – Regolamento concernente la individuazione della figura e relativo profilo professionale del Tecnico della Prevenzione nell’ambiente e nei
luoghi di lavoro – individua la figura professionale, in possesso del diploma universitario abilitante,
e la definisce come:
-
responsabile “… nell’ambito delle proprie competenze delle attività di prevenzione, ve-
rifica e controllo in materia di igiene e sicurezza ambientale nei luoghi di vita e di lavoro, di igiene
degli alimenti e delle bevande, di igiene e sanità pubblica e veterinaria…”
-
autonomo “…svolge con autonomia tecnico- professionale le proprie attività e collabora
con altre figure professionali all’attività di programmazione e di organizzazione del lavoro…”
-
partecipe “…ad attività di studio, didattica e professionale nei servizi sanitari e nei luo-
ghi dove è richiesta la sua competenza professionale…”
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MEDICINA VETERINARIA PREVENTIVA NUMERO 29 ANNO 2008
AGGIORNAMENTI
Dal vigile sanitario al tecnico della prevenzione: da mestiere a professione
sanitaria intellettuale segue da pagina 32
Al riguardo il Decreto è, senza dubbio, un punto di partenza, che potrà essere perfezionato, al fine
di renderlo più aderente ai molteplici cambiamenti già avvenuti nel frattempo.
Il tecnico della prevenzione nell’Ambiente e nei luoghi di lavoro è dunque un professionista; la
qualificante esperienza pluriennale, oppure la laurea, minimo triennale, obbligatoria per accedere
alla professione, conferiscono competenze specifiche del “sapere e del saper fare”.
Questa qualificazione concorre a tutelare al meglio le comunità, i luoghi di vita e di lavoro, il patrimonio ambientale, nel quadro della valorizzazione della prevenzione: non solo perché “prevenire è
meglio che curare” ma anche perché il costo della prevenzione è minore del costo della cura.
Il principio “vigila e controlla” pare dunque un po’ stretto; è evidente che non si tratta più di un
semplice confronto tra standard elementari, o l’applicazione di semplici rimedi, ma della valutazione dell’intero processo di prevenzione.
Oltre alla competenza analitica e critica, necessarie alla corretta supervisione dei processi di gestione del rischio, sottoposte all’attenzione del tecnico, si richiedono ulteriori capacità
nell’analizzare e proporre azioni informative e formative di diffusione della cultura della prevenzione, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione (campagne di sensibilizzazione, di educazione sanitaria, di promozione della salute), comunque arricchiti dal bagaglio professionale e dal patrimonio culturale di ognuno.
Secondo gli attuali regolamenti didattici i percorsi formativi rappresentano un primo passo della
formazione e sono estremamente diversificati tra ateneo ed ateneo; l’ordinamento didattico è determinato da decreti interministeriali (Ministero della Salute e Ministero della Università e della
Ricerca); i corsi universitari sono ad accesso limitato. Questi percorsi dovrebbero essere presi
nuovamente in considerazione, perché siano realmente interdisciplinari o interfacoltà, per arrivare
ad un core curriculum che parta da un’analisi critica delle competenze necessarie e da una condivisione programmatica di tutti gli atenei.
Il codice deontologico è uno strumento importante di cui devono dotarsi i tecnici
della prevenzione, a garanzia della professionalità (nell’esercizio delle proprie funzioni) e di tutti i
portatori di singoli interessi.
La professione di tecnico della prevenzione, e l’intero sistema della prevenzione, devono molto a
tutti coloro che si sono battuti per l’affermazione di questi principi e per il riconoscimento del ruolo. Le conquiste degli ultimi anni ed il riconoscimento professionale del tecnico della prevenzione
non sono un punto di arrivo ma, al contrario, devono costituire il punto di partenza da cui avviare
una proficua collaborazione ed interazione con le altre figure professionali che operano nell’ambito
della prevenzione (medici, veterinari, ingegneri, biologi), al fine di migliorare l’efficacia degli interventi stessi, in particolare nell’attuale quadro di limitazione delle risorse a disposizione.
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Medicina Veterinaria Preventiva
n. 29 – Anno 2008
supplemento di "Piemonte Informa" - Autorizzazione Trib. n. 4547 del 15.01.1993
Direttore responsabile: Fabrizio Borio
Data pubblicazione: giugno 2008
Comitato di redazione regionale:
Ferdinando Arnolfo, Giancarlo Bina, Giuliana Moda, Maurizio Roceri, Francesco Tolari,
Aldo Trucco.
[email protected]
Hanno collaborato a questo numero:
M. Vincenti, D. Di Corcia, M. Leporati
Centro Regionale Antidoping “A. Bertinara” – Orbassano (TO) - tel. 011/9022.4245
P. Capra
IZS – Torino – tel. 011/2686211
G. Barbarino
Assessorato alla Tutela della Salute e Sanità, Settore Sanità Animale e Igiene degli Allevamenti
tel. 011/4322225
F. Tolari
Consiglio Superiore di Sanità - Professore ordinario presso il Dipartimento di patologia
animale, profilassi e igiene degli alimenti dell’Università di Pisa - tel. 050/2216969
P.Vignetta, C. Cellerino, F.Rosso
Assessorato alla Tutela della Salute e Sanità, Settore Sanità Animale e Igiene degli Allevamenti
tel. 011/4322225
B. Sona, S. Origlia, S. Viara
Servizio Veterinario - Sanità animale - ASL CN1 0171/450206
D. Meloni, L. Carnieri, E. Manzardo, C. Corona, M. Caramelli, E. Bozzetta
CEA, IZS – Torino – 011/2686296
M. Gobetto
ASL TO 4, Venaria – 011/4393111
L. Rossi
Dipartimento di Patologia Animale, Facoltà di Medicina Veterinaria, Torino –
011/6709093
A.Morra
T.P.A.L.L. Servizio Veterinario ASL AT - 0141/392111
N. Garofalo, M. Trapani
T.P.A.L.L. Servizio Veterinario ASL AL – Alessandria – 0131/306111
Impaginazione elettronica
Assessorato Regionale alla Tutela della Salute e Sanità – Direzione Sanità
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