Viaggiando... lungo la Valsugana

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TITOLO VOLUME
IPRASE del Trentino
Viaggiando...
lungo
la Valsugana
a cura di Roberta Opassi
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PARTE 1
Titolo della parte o della sezione
© Editore Provincia Autonoma di Trento - IPRASE del Trentino
Tutti i diritti riservati
Prima pubblicazione marzo 2009
Stampa: Centro Duplicazioni della Provincia Autonoma di Trento
Viaggiando... lungo la Valsugana
a cura di Roberta Opassi
p. 310; cm 297
ISBN 978-88-7702-240-0
In copertina
Murales ad opera degli alunni della scuola primaria di Scurelle
Realizzazione e conduzione del progetto educativo
Viaggiando... lungo la Valsugana
Annalisa Bonomi e Roberta Opassi
anno scolastico 2000-2001
Realizzazione della documentazione
Annalisa Bonomi e Roberta Opassi
con gli insegnanti dell’Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino
Nicoletta Asti, Katia Baldi, Chiara Boso, Ezia Bozzola, Lucia Campestrini, Franco Carraro,
Damiana Chiappa, Vincenza De Rosa, Flavia Degol, Carlo Feller, Loretta Ferrai, Daniela Ferraro,
Rossana Paoli, Ivana Tessaro, Laura Tomaselli, Giulia Tullini
Redazione della documentazione Roberta Opassi e Ivana Tessaro
Grafica e impaginazione
Roberta Opassi
Immagini
Le fotografie presenti nel volume fanno parte dell’archivio di Roberta Opassi
ad esclusione delle immagini alle pp. 165 e 269 che sono ad opera di Giancarlo Dal Savio
e delle immagini alle pp. 166, 168, 170, 177, 271, 272, 273, 274, 275, 276, 277, 278, 279 e 307
che sono ad opera del prof. Vittorio Fabris
L’immagine a p. 299 è stata tratta dal sito www.geocities.com/dariomonti/
TITOLO VOLUME
IPRASE del Trentino
INDICE
Premessa
L. Miato
Conoscere e vivere il patrimonio culturale:
il valore dell’esperienza
S. Mascheroni
Presentazione
Le insegnanti partecipanti al progetto
Memoria e divulgazione: documentare
un’esperienza educativa
R. Opassi
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Come utilizzare la documentazione
Le insegnanti partecipanti al progetto
16
Il progetto educativo
Le insegnanti partecipanti al progetto
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Il progetto educativo: aspetti metodologici
R. Opassi
21
Il progetto educativo: finalità generali
Le insegnanti partecipanti al progetto
23
Il progetto educativo per la classe prima e seconda
di scuola primaria
27
Il progetto educativo per la classe terza
di scuola primaria
141
Strumenti per insegnanti
247
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VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Premessa
Nell’anno scolastico 2000/2001, nell’Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino è
stato effettuato, grazie al sostegno dell’IPRASE del Trentino e sotto la guida esperta
delle dott.sse Annalisa Bonomi e Roberta Opassi, un percorso di ricerca-azione, nel
campo dell’educazione al patrimonio culturale, con alunni e insegnanti della scuola
primaria.
I docenti coinvolti nell’attività sono stati 24, le classi 20 per un totale di circa 150
bambini. Dopo la sperimentazione un gruppo di docenti, nell’ambito di un corso
di aggiornamento, promosso sempre dall’Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino
in collaborazione con l’IPRASE, ha rielaborato il materiale. Lo scopo è stato quello
di documentare il percorso effettuato e di metterlo così a disposizione di altri insegnanti interessati a svolgere un progetto di educazione al patrimonio locale.
Il progetto Viaggiando… lungo la Valsugana, caratterizzato da una didattica sperimentale, si è sviluppato lungo tutto un anno scolastico, e ripreso in quelli successivi, mettendo in campo nuove ipotesi, verifiche e confronti tra risultati attesi e
quelli effettivamente osservati. Il progetto avvalendosi di un’attenta predisposizione
di tutte le condizioni di fattibilità e di un metodo progettuale che ha seguito un piano di intervento precedentemente definito, concedeva spazio alle possibili variabili,
ai fattori importanti di “adattamento”, a nuove programmazioni dovute a realtà di
fatto. In ultimo ne è nata questa pubblicazione che raccoglie tutti questi anni di
sperimentazioni e riflessioni.
Il piano di intervento ha avuto come finalità generale la volontà di sperimentare l’efficacia, in ambito curricolare, di una didattica attiva che caratterizza specificatamente
l’educazione al e con il patrimonio culturale e contemporaneamente l’adozione di un
metodo che promuovesse nei bambini un atteggiamento di ricerca e di scoperta per
offrire loro la possibilità di costruire in maniera consapevole e sempre più autonoma
il proprio sapere.
Affinché il progetto assumesse maggior efficacia sono stati scelti beni architettonici e monumenti che caratterizzano il territorio di appartenenza della comunità
scolastica, interpretando il patrimonio locale come un serbatoio di saperi utili allo
sviluppo di conoscenze e abilità disciplinari.
Sul piano delle scelte concrete degli insegnamenti, l’evoluzione del rapporto scuola-patrimonio culturale del territorio va di pari passo con i cambiamenti che sta attualmente vivendo la scuola, nei suoi programmi, nella sua struttura e il significato
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PREMESSA
culturale e sociale attribuito al patrimonio come bene da tramandare, conservare e
valorizzare.
Una pedagogia del patrimonio intende:
• consentire una migliore conoscenza dei beni culturali nel loro complesso e
nei loro aspetti inter e multidisciplinari, sensibilizzando nel contempo alla
necessità di protezione e conservazione;
• prevedere uno stretto legame con i programmi e le discipline scolastiche;
• usare metodi attivi di coinvolgimento e approccio degli alunni a monumenti/beni culturali presenti sul territorio di residenza;
• far interagire scuola e istituzioni del territorio responsabili della tutela e della
valorizzazione del patrimonio culturale per trovare punti comuni e azioni
educative condivise;
• portare ad acquisire un atteggiamento di curiosità e sviluppare creatività;
• favorire il riconoscimento della identità culturale nei giovani d’oggi così presi
dal mondo massmediatico, nonché far apprezzare loro la diversità delle culture europee come valore umano ricco di potenzialità;
• essere un mezzo di prevenzione dei conflitti e di educazione all’integrazione
sociale attraverso l’utilizzo di metodologie legate al cooperative learning.
La scuola dell’autonomia con una adeguata progettazione di curricolo locale nell’ambito dell’educazione al patrimonio naturale e culturale locale, si fa parte attiva
del processo di elaborazione culturale che la società compie sul territorio e recupera
in senso innovativo, creativo e attivo le discipline d’insegnamento che costituiscono
il suo specifico ambito di lavoro.
Per questo sia il progetto educativo sia il corso di aggiornamento da esso scaturito sono stati accolti con entusiasmo dalla dirigenza dell’istituto scolastico e ora
promossi e resi visibili con questa pubblicazione.
Lidio Miato
Dirigente scolastico
Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino
Trento
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Conoscere e vivere il patrimonio culturale:
il valore dell’esperienza
Viaggiando… lungo la Valsugana è un’opera preziosa perché documenta con rigore il progetto ideato e condotto con passione, sensibile attenzione e precisione
metodologica da Annalisa Bonomi, Roberta Opassi e insieme alle insegnanti dell’Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino. Un’opera preziosa ed esemplare perché
consegna a coloro che vorranno intraprendere altre esperienze di educazione al
patrimonio culturale ogni snodo ed elemento progettuale, qui restituito in modo
analitico, corredato da un repertorio grafico e illustrativo curato in ogni dettaglio.
Sappiamo bene quanto il “fare” non sempre sia sostenuto da una documentazione
appropriata e completa, per mancanza di tempo o di risorse, e invece quanto sia
cruciale poterne disporre quale parte integrante e non accessoria del progetto vissuto. Altri insegnanti potranno utilizzare le matrici progettuali, le tavole sinottiche,
gli schemi operativi, le schede di verifica, ma anche gli strumenti qui presentati per
osservare, leggere, comprendere, porre a confronto, ricercare, produrre, … in diversi contesti scolastici, adattandoli alle differenti programmazioni e alle specificità del
loro insegnamento.
Le modalità indicate e i sussidi predisposti sono attenti alla progressione di sapere e di saper fare, riconoscendo al patrimonio culturale sia valore conoscitivo che
formativo; l’esperienza si colloca all’interno della didattica d’aula e l’educazione al
patrimonio si fa elemento generativo di apprendimenti, lo studio dei temi del patrimonio non risulta aggiuntivo rispetto alle discipline del curricolo.
I piccoli cittadini in formazione esplorano l’ambiente di vita, scoprono le tracce
dei beni patrimoniali che lo caratterizzano, imparano a saperle interrogare, a porre
quesiti, a cercare risposte, ad “appropriarsene” e a viverle nella contemporaneità del
loro essere persone, destinatari e interpreti di una storia che li riguarda da vicino e
che viene continuamente vivificata e attualizzata anche grazie alla loro presenza e
partecipazione.
Questo progetto ha raggiunto le finalità e gli obiettivi di educare gli allievi alla conoscenza e all’uso consapevole del patrimonio, esercitando capacità critiche, nonché
la cittadinanza attiva e democratica, con la consapevolezza della propria e dell’altrui
biografia culturale, sapendo riconoscere gli elementi significativi dei beni caratterizzanti il patrimonio del proprio territorio, che potranno comparare con altri: attenzione al “locale”, ma anche per comprendere il “generale”, dal “vicino”, al “lontano”.
Quante e diverse “cose” si possono fare con il patrimonio? Davvero ricchissimo
è il repertorio di possibilità che il gruppo di progetto (insegnanti ed esperti) ha
esplorato e per le quali hanno ideato e costruito percorsi e proposte di lavoro, di
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CONOSCERE E VIVERE IL PATRIMONIO CULTURALE:
IL VALORE DELL’ESPERIENZA
preparazione e di elaborazione a scuola e in presenza delle singole testimonianze,
promuovendo quella “didattica dal vivo”, condizione imprescindibile per acquisire
conoscenze non mediate e compresse dalla restituzione fornita dai manuali scolatici. Il lavoro “sul campo” e lo studio attento del patrimonio – di cui si ricompongono
i raccordi e le specificità storico-sociali e ambientali – è un’esperienza unica e
insostituibile per esercitare abilità e suscitare comportamenti dall’indiscusso valore
al fine di esercitare una cittadinanza responsabile.
La didattica operativa si alimenta di idee e percorsi, gli allievi sono i protagonisti dell’esperienza, sviluppando un rapporto di stretta familiarità con il patrimonio
diffuso: per loro, vivendo questo progetto, ogni testimonianza avrà un significato
appreso e compreso, rendendosi conto che le tracce del patrimonio, se indagate e
ricomposte, permettono di conoscere trasformazioni, acquisire coscienza storica
dell’identità culturale.
Il tema del viaggio è sensibile e trasversale, tema della contemporaneità, con tutte
le implicazioni sottese; preso per mano, l’alunno compie anche il viaggio del conoscere, del problematizzare, dell’esperire, e gli esiti del percorso di apprendimento e
di formazione, non sono un’esercitazione “di rito”, temporaneamente esibita, ma un
prodotto articolato di cui sa ricomporre il processo, le difficoltà, gli approdi.
Gli insegnanti insieme agli esperti, hanno dato vita a una “comunità di pratica” attenta alla riflessività del proprio ricercare e costruire, hanno saputo articolare
gli apprendimenti e far dialogare in modo sistemico i diversi ambiti disciplinari,
restituendo quella complessità del sapere che la natura stessa del patrimonio promuove e chiede, utilizzando metodologie mirate, con intenti comuni: è una “fatica”
purtroppo non sempre adeguatamente sostenuta e condivisa perché sovente vissuta
“in solitaria”. È un lavoro complesso, in controtendenza rispetto agli indicatori del
presente: non spettacolare ed esibito, non autoreferenziale e personalizzato, non episodico e improvvisato, ma meditato e partecipato, sottoposto ad analisi, e verificato
con attenzione e rigore.
Il mio “grazie” dunque per questo progetto che ci fa comprendere quanto sia
possibile essere esperti ed educatori assumendo una prospettiva innovativa, coraggiosa e corsara che permette all’educazione al patrimonio culturale di farsi pratica
costante, sostanziando le relazioni tra scuola, patrimonio e territorio, raggiungendo
davvero una delle finalità cardine: gli alunni diventano attori consapevoli, cittadini
attenti, interpreti sensibili.
Silvia Mascheroni
ICOM Italia (International Council of Museums)
Commissione tematica “Educazione e mediazione”
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Presentazione
Il progetto educativo Viaggiando… lungo la Valsugana è nato dalla volontà di
alcuni insegnanti dell’istituto Comprensivo di Strigno e Tesino di svolgere, durante
l’anno scolastico 2000-2001, un percorso formativo diverso in quanto proponente,
all’interno del curricolo locale, un avvicinamento e approfondimento ad alcuni beni
culturali e monumenti presenti sul territorio della Valsugana.
Il progetto ha preso immediatamente la forma di un percorso di ricerca-azione
che coinvolgeva sia l’aggiornamento della professionalità del docente, in questo caso
nel campo dell’educazione in presenza dei beni culturali, sia la programmazione
scolastica e la didattica conseguente. L’obiettivo principale era quello di attuare un
percorso sperimentale che applicasse “sul campo” una didattica attiva e “riflessiva”
su processi di apprendimento meno formali e convenzionalmente istituzionalizzati
dall’insegnamento scolastico.
Le finalità generali del progetto erano perciò due e ben distinte: educativa, per
quanto riguarda il percorso da svolgersi a scuola, nel quale gli alunni fossero stimolati a sviluppare abilità diversificate e trasversali alle discipline; formativa per quanto riguarda invece gli insegnanti, che volevano crescere professionalmente nell’ambito della didattica per progetti e specificatamente per progetti in presenza di beni
culturali. Le persone coinvolte nel progetto sono perciò diventate anche la comunità
di ricerca, in maniera tale che il sapere scaturito dalla sperimentazione, nato dall’interrogazione e riflessione dell’insegnante sul suo operare in classe, si trasformasse in
considerazioni e riflessioni educative.
Non per niente si ritiene fondamentale parlare sempre, all’interno di questa pubblicazione, di “progetto” che evoca l’idea di un percorso dinamico, in itinere e sensibile ai ritmi e ai tempi dell’indagine, della ricerca, della verifica e della valutazione.
Il progetto educativo Viaggiando… lungo la Valsugana è diventato così un’attività collettiva di ricerca motivata, che si è strutturata dal contesto dell’Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino, particolarmente aperto a sperimentazione didattiche
e soprattutto all’ambito dell’educazione al patrimonio culturale. La volontà degli insegnanti era quella di lavorare sulla realtà che circonda il bambino facendo sì che
questa diventi via via più significativa e assuma un forte valore culturale.
Il progetto è stato strutturato in quattro macro-momenti:
1. periodo di progettazione con l’analisi delle risorse e lo studio delle fattibilità
del percorso in stretta collaborazione con gli esperti di educazione al patrimonio culturale;
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PRESENTAZIONE
l’attività di ricerca vera e propria che consiste nella realizzazione del progetto
con le classi e la sua verifica in itinere, in sinergia sempre con gli esperti in
educazione al patrimonio culturale;
3. la fase di valutazione sommativa per poter redigere la documentazione del
progetto educativo che, nel tempo, si è configurato come uno degli obiettivi
principali del percorso di ricerca-azione;
4. la documentazione del progetto svolto per lasciare memoria di ciò che si è fatto, ma soprattutto per attivare processi di “imitazione” delle scelte educative
portate avanti da un gruppo numeroso, ma comunque percentualmente ridotto di insegnanti dell’istituto Comprensivo di Strigno e Tesino.
2.
La seguente pubblicazione è stata pensata per cercare di lasciare una nitida immagine di un progetto educativo che riconosce il valore del patrimonio culturale
presente sul territorio di appartenenza di un’istituzione scolastica, aprendo nuovi
itinerari formativi per la costruzione di un sapere che attinga direttamente dall’analisi e dallo studio delle risorse culturali del territorio.
La specificità del progetto consiste nell’aver pensato, fin dall’inizio dell’attività,
alla formazione, alla ricerca e all’azione sul campo con la volontà di documentarla e
lasciare “traccia” del percorso intrapreso: per questo ci si è dedicati non solo ad una
documentazione scritta ma anche fotografica che restituisse le fasi operative svolte.
Durante la sperimentazione, ogni attività del percorso educativo è stata documentata attraverso l’uso di diapositive che in fase di documentazione vera e propria sono
andate a corredare lo “Schema operativo e consigli per l’insegnante”.
Ma la principale azione svolta è stata quella “riflessiva” che ha coinvolto, con
grande impegno e interesse, tutte le insegnanti, lasciando loro un “capitale di conoscenza progettuale nell’ambito dell’educazione al patrimonio culturale” di grande
valore e significato professionale.
La documentazione raccolta in questa pubblicazione restituisce perciò il percorso svolto dopo che è stato effettuato, in presenza di tutta la comunità di ricerca,
l’imprescindibile momento di valutazione sommativa.
Durante il lavoro di documentazione si è deciso di utilizzare delle matrici di documentazione, stese dagli stessi insegnanti e condivise da tutto il gruppo di lavoro,
per descrivere in maniera chiara e precisa, le attività svolte, le finalità principali, gli
strumenti utilizzati e quant’altro si è ritenuto importante annotare. Lo “Schema operativo e consigli per l’insegnante” narrano l’operatività del docente con l’aiuto della
documentazione fotografica, realizzata durante l’anno e ha lo scopo di “raccontare”
i momenti salienti della sperimentazione. Inoltre, durante l’elaborazione della documentazione, si è deciso di inserire anche tutti i materiali utilizzati sia con gli alunni
sia dagli insegnanti per dare “piena visibilità” al percorso.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Memoria e divulgazione:
documentare un’esperienza educativa
Il contenuto di questa pubblicazione è mosso dalla convinzione che oggi, nel
mondo della scuola e in quello dell’educazione al patrimonio culturale, sia evidente
la necessità inderogabile di non disperdere il patrimonio di saperi e sperimentazioni,
utili a costruire dialoghi, confronti, analisi ma anche riflessioni critiche necessarie
a ridefinire percorsi e metodologie di lavoro. L’efficacia di una cultura scolastica e
professionale che lasci traccia del proprio svolgersi, rendendo visibile il valore dei
percorsi intrapresi e, nel contempo, offrire la possibilità di partire da questi per farli
evolvere, cambiare, seguire i tempi e i bisogni degli alunni e della scuola, è l’intento
di questa pubblicazione, frutto di un lungo percorso riflessivo e di ricerca-azione.
Nei tre significati che Francesco De Bartolomeis attribuisce alla documentazione,1 quello di sapere ciò che si è fatto e di strumento di visibilità all’esterno identificano il percorso svolto, caratterizzato da una prima fase in cui gli insegnanti hanno
registrato con semplici scritti, commenti e materiale fotografico, la ricerca-azione
realizzata con le classi; una seconda fase nella quale la volontà di riflettere e rendere
visibile l’esperienza ha offerto l’opportunità al gruppo docente di analizzare il proprio percorso didattico ed educativo, di fermarsi a ricostruire le azioni compiute
e gli atteggiamenti assunti e condividere le riflessioni personali, con l’obiettivo di
incrementare la propria consapevolezza professionale.2 L’insegnante che documenta
è, infatti, in una fase metacognitiva perché si attiva per darsi spiegazioni e riflettere
sul senso profondo del proprio lavoro. Domande come: “Quale direzione ha preso il
progetto?”, “È attinente alle ipotesi iniziali?”, “Come mi sono sentito durante il suo
1
“C’è una documentazione che fa tutt’uno con uno svolgimento corretto della ricerca, perché se non
documento quello che faccio non ho la possibilità di sapere quello che ho fatto e neppure come mi
devo comportare nell’andare avanti. Devo sapere quale risultato ho raggiunto perché questo ovviamente ha influenza sul mio comportamento di ricercatore, di persona impegnata nell’apprendimento
nella fasi ulteriori. Ci sono poi almeno altri due significati della documentazione: come strumento
di visibilità all’esterno, quindi a persone che non partecipano direttamente a un nuovo modo di fare
educazione, e come Banca Dati che estende il suo prelievo di informazioni e usa le tecnologie per
essere più fruibile”; in Documentare per documentare. Esperienze di documentazione nei servizi educativi dell’Emilia-Romagna, a cura di F. Mazzoli, novembre 2005, p. 27.
2
“Proprio perché la documentazione consente una riflessione, un ripensamento sull’operato può
favorire da un lato l’individuazione degli elementi di successo (per ricavarne le motivazioni e le ulteriori potenzialità), dall’altro degli aspetti più deboli per farli divenire oggetto di una successiva e più
attenta rivisitazione in chiave progettuale” ”; in Documentare? Sì, grazie, a cura di Isabella Benzoni,
Junior edizioni, Bergamo, 2001, p. 49.
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MEMORIA E DIVULGAZIONE:
DOCUMENTARE UN’ESPERIENZA EDUCATIVA
svolgimento?”, “Come hanno reagito i bambini?”, “Cosa hanno provato?”, “Ci sono
stati incidenti critici?”, sono l’espressione di un atteggiamento riflessivo che porta,
quasi inevitabilmente, a una nuova sistemazione. È stato questo il caso del progetto
Viaggiando … lungo la Valsugana, che nato con una propria strutturazione, ha subito nel corso delle sperimentazioni e delle discussioni di gruppo una conformazione
differente e maggiormente aderente ai bisogni educativi e didattici dei bambini di
scuola primaria. E questa pubblicazione restituisca proprio la forma e struttura finale del progetto così elaborato.
L’urgenza di trovare adeguate forme divulgative, consone ai tempi e in grado di
trasmettere saperi e pratiche di rapporto scuola e patrimonio culturale, si è rivelato
un punto irrinunciabile nel progetto di strutturazione del lavoro, insieme alla necessità di creare circolarità tra quotidianità e ricerca, tra aggiornamento, progettazione sperimentale e riflessione teorica dove progetti di esperienze vissute possano
essere rigiocati in diversi contesti educativi dando vita a nuove realtà e attivando
nuovi focus di ricerca. La finalità di tale pubblicazione è perciò quella di diventare
luogo di formazione, di informazione, di promozione dell’educazione con il patrimonio culturale e del lavoro per progetti e anche quella di aprire nuove piste di
sperimentazione.
In risposta al mandato istituzionale che la dirigenza scolastica aveva concesso
alle insegnanti, che stavano svolgendo il progetto educativo Viaggiando … lungo la
Valsugana, la documentazione si è articolata in diversi livelli:
• la costruzione di un gruppo di lavoro composto dagli insegnanti partecipanti, con le loro classi, al progetto, due esperte nell’ambito dell’educazione con il
patrimonio culturale e altri insegnanti che alla sperimentazione non avevano
partecipato: nell’ottica che l’esperienza potesse essere documentata con chiarezza, anche per coloro che non vi avevano preso parte;
• l’analisi dei materiali prodotti dalle singole classi durante lo svolgimento del
progetto educativo per individuarne peculiarità, punti di forza e di debolezza;
• la creazione, da parte del gruppo di lavoro, di una matrice di documentazione condivisa da tutti e che potesse rendere visibile e chiaro il lavoro svolto
nella sua complessità e varietà;
• la compilazione delle matrici di documentazione per ogni fase del progetto e
nel contempo la risistemazione dei materiali utilizzati con gli studenti durante la sperimentazione e dei materiali di approfondimento per gli insegnanti.
Nello svolgere questo lavoro di documentazione eravamo consci del suo carattere arbitrario e parziale; per questo riteniamo fondamentale denunciare i criteri
che sono intervenuti nella sua realizzazione:3 la rappresentatitivà, la pertinenza e la
3
Realizzazione costituita dalla stesura di Matrici di documentazione, dello Schema operativo e i
consigli per l’insegnante, dei Materiali per gli studenti e degli Strumenti per gli insegnati.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
coerenza. Il criterio della rappresentatività ha significato interrogarsi su che cosa sia
stato rilevante, perché paradigmatico, esemplare, illustrativo di ciò che si è inteso
promuovere;4 la pertinenza di ogni azione didattica nella complessità del processo
educativo mantenendo viva la circolarità tra attività specifica e quadro generale del
progetto; e la coerenza di ogni parte ad un pensiero pedagogica che intendeva lavorare con i metodi e gli strumenti dell’educazione al patrimonio culturale.5
La scelta di questi criteri di raccolta è dipesa dagli obiettivi che si è prefissato il
gruppo di lavoro: la volontà di rendere palese un modo per utilizzare e inserire il
patrimonio culturale del territorio di appartenenza nella programmazione scolastica del curricolo locale e contemporaneamente creare una documentazione che
fosse divulgazione dell’esperienza e promozione dell’educazione con il patrimonio
culturale pensando all’autoformazione degli insegnanti. Ne è emerso un materiale
in cui si intrecciano modalità differenti di raccolta e trattamento dei dati: un livello
più “tecnico” – la matrice di documentazione - che considera finalità, tempi, spazi,
attività, strumenti, ecc. e un livello più “narrativo” dove si racconta l’esperienza svolta dall’insegnante - schema operativo e consigli per l’insegnante6 - al fine di mostrarne
un esempio esecutivo7 e non di certo il modello tout court, ma eventualmente un
modello di documentazione di un processo educativo dal quale si evincano le logiche progettuali e la mediazione didattica praticata. Questo perché non esistono
criteri migliori o più corretti di fare documentazione ma esistono scelte più o meno
adeguate agli obiettivi prefissati, ai contenuti da trasmettere e alle condizioni strutturali del progetto educativo. Nel caso di questo lavoro, l’intenzione è stata quella
di spostarsi da una logica di documentazione interna al gruppo insegnante, attore
dell’esperienza assieme ai bambini, ad una documentazione rivolta all’esterno che
avesse come interlocutore il mondo della scuola e dei professionisti che vi gravitano
attorno, e perciò anche degli educatori al patrimonio culturale. L’azione del documentare è stata intesa come una volontà di apprendere dalla propria esperienza, di
favorire una progressiva acquisizione di elementi teorici strettamente collegati alla
pratica, di assumere un modello professionale interrogativo e riflessivo. Aver avuto
chiaro, fin dall’inizio del lavoro, il proprio interlocutore e la direzione a cui la docu4
Documentare un processo in maniera rappresentativa significa “attivare un autentico processo di
ricerca sulla qualità educativa ed interrogarsi su che cosa è in luce e che cosa, nella propria azione, è
rimasto in ombra”; in Documentare? Sì, grazie, a cura di Isabella Benzoni, Junior edizioni, Bergamo,
2001, p. 69.
5
Cfr. Il progetto educativo: finalità generali, p. 23.
6
Nello Schema operativo e Consigli per l’insegnante la forma del resoconto, che tende “a evocare”
una esperienza vissuta invitando il lettore a ricostruirla applicando i proprio schemi di conoscenza e
quindi di interpretazione, si accompagna a materiale fotografico che, al contrario, tende “a mostrare”,
che consente di vedere e non solo di inferire.
7
Cioè “una documentazione che, andando oltre l’informazione e la comprensione, si cimenti nel
tentativo di diventare emblematica, ovvero di costituire una base scientifica (rigorosa ed oggettiva)
per scelte procedurali efficaci ed efficienti nel campo dell’insegnamento-apprendimento”; in Documentare? Sì, grazie, a cura di Isabella Benzoni, Junior edizioni, Bergamo, 2001, p. 22.
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MEMORIA E DIVULGAZIONE:
DOCUMENTARE UN’ESPERIENZA EDUCATIVA
mentazione doveva rivolgersi, ha significato semplificare la decisione su cosa e come
documentare: l’autoformazione professionale, capace di aprire strade di ricerca e di
sperimentazione. Ne emerge una documentazione che non è un semplice spazio di
raccolta ma un luogo dove è elaborato un pensiero pedagogico consapevole, fatto di sapere esperenziale e teorico intrecciato a una logica di crescita professionale
in servizio.8 Per questo, la pubblicazione va interpretata come una spinta verso la
promozione di una cultura della documentazione che non si realizzi post,9 ma che
diventi parte integrante del progetto educativo dalla sua fase di avvio e lungo tutto
il suo svolgimento: una documentazione in itinere,10 strutturata e appositamente
pensata per lasciare traccia delle azioni e dei risultati ottenuti e che in battuta finale
abbia la capacità di esprimere tutte le sue potenzialità informative e generative.11 La
scelta e la costruzione della matrice di documentazione ha perciò occupato molto
tempo e molte discussioni perché doveva saper rispondere a un modello utilizzabile,
in itinere, per qualsiasi tipo di progetto educativo e adattabile a qualsiasi contesto.
La matrice non è stata pensata come un’istantanea su ciò che si è fatto ma come uno
spazio di memoria costruttiva che, nel tempo stesso in cui ricorda, ricerca e seleziona e ricostruisce il pensiero pedagogico sottostante. Questo perché, qualunque sia
lo strumento utilizzato, comporre dei testi di documentazione significa soprattutto
pensare e far pensare, riappropriarsi di quello che è stato fatto e contemporaneamente avere la forza di esporlo a nuovi cambiamenti e mutazioni. Documentare significa fermarsi a riflettere, individuare i punti qualificanti o problematici dell’esperienza attraverso un lavoro di analisi ma contemporaneamente creare un materiale
che, una volta pubblicato, possa essere nuovamente ripreso, osservato e interpretato
da chi la vorrà liberamente utilizzare continuando un processo di sistemazione e appropriazione. Se la documentazione è ben costruita, chi la esamina può controllare
8
“Potremo definire questo tipo di documentazione per piuttosto che dei processi perché, innescando presso i docenti itinerari di autoanalisi a carattere permanente, favorisce riflessioni approfondite
circa: 1. lo stile educativo e di insegnamento, ovvero la filosofia di fondo che ispira l’insegnante nella
propria classe/sezione; 2. la qualità della mediazione didattica operata dal docente nella quotidianità
scolastica; 3. l’interazione fra pensiero e azione, fra intenzionalità pedagogica e la conseguente realizzazione ”; in Documentare? Sì, grazie, a cura di Isabella Benzoni, Junior edizioni, Bergamo, 2001,
p. 46.
9
È la documentazione che consente di tirare le fila del discorso, di ciò che è accaduto in uno spazio
temporale definito: è un modo per ricostruire l’attività svolta, le scelte compiute, le decisioni prese,
per misurare le distanze tra l’intenzione iniziale e l’azione effettuata.
10
È la documentazione che consente di acquisire informazioni durante la realizzazione del percorso
didattico e quindi risulta funzionale ad apportare eventuali modifiche o variazioni al percorso. È un
potente strumento di autochiarificazione dell’agito educativo e didattico poiché si configura come
un’azione critica e dinamica che mira ad analizzare l’efficacia, la pertinenza e la correttezza pedagogica di ciò che è stato fatto, e che perciò è inscindibile dal pensiero valutativo.
11
“La documentazione diviene essa stessa uno strumento progettuale, nel senso che sostiene la definizione del percorso progettuale, serve a chi la produce, non è solo un complemento, un arricchimento del proprio lavoro, ma può diventare un vero e proprio strumento operativo”; in Documentare? Sì, grazie, a cura di Isabella Benzoni, Junior edizioni, Bergamo, 2001, p. 50.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
le logiche didattiche attuate, le intenzioni pedagogiche sottese e i percorsi di attribuzione di senso alle esperienze progettate. Comprendendone la struttura e la logica
sottostante, ogni lettore potrà così cambiarne l’andamento, aggiungendo o togliendo
o modificando elementi, senza farne perdere il senso educativo.
Di conseguenza, questa pubblicazione evidenzia due aspetti peculiari della documentazione: la memoria e la divulgazione dei processi educativi. Quanto abbiamo
fatto nasce dalla volontà di costruire un materiale capace sì di restituire ai protagonisti del processo svolto il ricordo dell’esperienza ma soprattutto di raccontare, rendere noto e comprensibile un percorso, che possa essere plasmabile e diversamente
ripetibile da chi non lo ha vissuto e lo vorrà però fare proprio. Se da un lato, con la
memoria, la documentazione si rivolge all’interno, cioè a chi ha vissuto l’esperienza,
dall’altra, nell’ottica della divulgazione, va oltre i confini del contesto di appartenenza
per invogliare alla ripetibilità e alla trasferibilità. Un lavoro di documentazione non
deve servire soltanto a raccontare ciò che si fa con i bambini ma anche a elaborare
un pensiero pedagogico consapevole, facendo il punto della situazione per aprire
nuove strade di riflessione e di azione: la documentazione è un’attività “riflessiva e
dinamica per fare conoscere ciò che si è fatto per poter fare, mettendo in relazione
il processo di ricerca e sviluppo di abilità progettuali e di autoformazione”12 con la
chiarezza e prontezza di veicolare informazioni e contenuti e dare corpo a un materiale che diventi trasferibile nella significativà dell’esperienza vissuta. In quest’ottica,
la documentazione diventa uno spazio di pensiero, una possibilità di definire e riappropriarsi dei valori pedagogici che orientano un progetto educativo e riconsiderarli
alla luce della quotidianità professionale. Il valore divulgativo della documentazione non è legato alla singola esperienza ma si trasforma in un materiale di pratiche
educative, più o meno ripetibili, che comunque, nel loro insieme, contribuiscono
ad alimentare la cultura dell’educazione e in questo caso dell’educazione formale in
rapporto con il patrimonio culturale.
Ci auguriamo che questo lavoro possa aiutare le professioni educative a recuperare una dimensione culturale del progetto e favorire la pratica riflessiva sulle
modalità procedurali per realizzare un percorso educativo rivolto ai bambini della
scuola primaria.
12
In Documentare per documentare. Esperienze di documentazione nei servizi educativi dell’EmiliaRomagna, a cura di F. Mazzoli, novembre 2005, p. 152.
15
16
COME UTILIZZARE LA DOCUMENTAZIONE
Come utilizzare la documentazione
Gli insegnanti che hanno seguito il progetto educativo Viaggiando… lungo la
Valsugana hanno successivamente partecipato ad un corso di aggiornamento con
lo scopo di rendere il materiale prodotto o utilizzato, fruibile anche da parte di altri
colleghi che abbiano il piacere di fare una simile esperienza.
I beni culturali presi in esame durante il progetto sono presenti sul territorio
della Valsugana: scelta voluta dalle esperte che hanno condotto e realizzato il progetto proprio per avvicinare i bambini al loro territorio e far crescere così una maggiore familiarità e comprensione di concetti quali “salvaguardia”, “valorizzazione”
e “conservazione”. Il metodo descritto è però facilmente trasferibile ad altre realtà
ambientali in cui siano presenti beni culturali ugualmente significativi per l’argomento trattato. L’importante è che il progetto non perda la sua principale motivazione: sviluppare nei riguardi dei beni culturali atteggiamenti di rispetto, motivazione
alla conoscenza, appropriazione di idonei strumenti di lettura e di rielaborazione
cognitiva e senso di appartenenza.
La presente pubblicazione è composta da due parti: una parte dedicata alla programmazione delle attività nelle classi prima e seconda della scuola primaria, corredata da schede di approfondimento e di verifica per i bambini; una seconda parte
dedicata alle classi terze completa di schede operative e di approfondimento per
bambini ed insegnanti; ciascuna delle due parti è preceduta da una tavola sinottica
riassuntiva delle fasi del progetto.
La programmazione per ogni classe è suddivisa in fasi di lavoro da svolgere in
modo susseguente, ciascuna con finalità ed obiettivi specifici. Al termine di ciascuna fase di lavoro sono riportate le schede operative e di verifica che potranno essere
utilizzate o modificate a discrezione dell’insegnante.
Una terza parte che raccoglie i materiali del percorso didattico utilizzati con le
classi quarte e quinte della scuola primaria, ma anche fruibili dalle prime classi della
scuola secondaria di primo grado, è disponibile nel sito dell’IPRASE sotto la voce
http://www.iprase.tn.it/prodotti/materiali_di_lavoro/viaggiandoVS/, dove è reperibile anche questo materiale. Quest’ultimo si è deciso di non inserirlo nella pubblicazione per i cambiamenti curricolari e disciplinari sopraggiunti negli ultimi anni
nella scuola italiana che hanno portato lo studio della civiltà medievale al primo
anno della scuola secondaria di primo grado.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Il gruppo di lavoro ha cercato di descrivere analiticamente le procedure specificando luoghi, tempi, modalità, attività e strumenti didattici utilizzati, sia per quanto
riguarda l’operatività dell’insegnante sia per quella del bambino ed eventualmente,
quando questi interviene, anche per l’esperto in educazione al patrimonio culturale.
Sarà naturalmente facoltà di ciascun docente, che utilizza questo materiale, modificarlo ed adattarlo alle esigenze della propria classe o della propria realtà nonché alle
proprie modalità operative e professionali.
Questo lavoro prevede numerose uscite sul territorio indispensabili al
raggiungimento della finalità generale specificatamente orientata alla lettura e all’esame del bene culturale in quanto fonte ed oggetto della ricerca storica, cioè come
testo e pretesto per trattare argomenti inerenti le discipline scolastiche e non solo.
Le schede semistrutturate che corredano l’intero progetto e che sono state pensate dagli esperti in educazione al patrimonio culturale, sono relative ai beni esaminati in Valsugana, per altre realtà sarà evidentemente necessario predisporre un
materiale apposito che però può essere organizzato in base agli obiettivi specifici qui
espressi.
17
18
IL PROGETTO EDUCATIVO
Il progetto educativo
Il progetto educativo Viaggiando… lungo la Valsugana è stato un percorso annuale, differenziato in base all’età dei bambini, in cui le discipline del curricolo scolastico
si sono unite in maniera trasversale per un’attività di ricerca, scoperta e analisi su un
unico tema generale. La volontà che ha fatto nascere questa sperimentazione è stata
quella di voler utilizzare i beni culturali del territorio di appartenenza come pretesto
per promuovere la conoscenza di una particolare e specifica tematica: il viaggio.
L’idea è perciò stata quella di aggregare intorno ad un’unità tematica significativa -il
viaggio- un coerente percorso multidisciplinare a contatto con i beni culturali per
favorire la crescita dell’attenzione e della sensibilità nei confronti del territorio che
quotidianamente circonda la vita e le esperienze dei bambini.
Il tema scelto dalle esperte in educazione con il patrimonio culturale chiamate
a costruire il progetto, è stato considerato dalle insegnanti potenzialmente ricco di
risorse educative e formative e per questo subito accettato come argomento idoneo
a rispondere alle esigenze espresse dai docenti.
Tutt’oggi il viaggio è considerato un’esperienza importante, formativa, che apre
verso nuovi orizzonti e diverse culture.
Così partendo dalla contemporaneità, da come l’uomo moderno considera il
viaggio e il motivo per cui lo realizza, si è andati indietro nei secoli: prima, nell’epoca romana, quando percorrere dei tragitti era motivo di incertezza e di dubbio sull’effettiva riuscita, una vera e propria avventura che l’uomo intraprendeva per
conquistare nuovi territori, per commerciare, per diffondere la propria cultura o
per impossessarsi di nuove terre (quarto anno); poi, nell’epoca medioevale, quando
viaggiare significava spostarsi per trovare lavoro, per andare alle fiere commerciali,
per camminare verso luoghi sacri (quinto anno). Per rendere il viaggio più sicuro
vennero edificate, lungo i consueti tragitti di percorrenza, locande, ospedali, piccole
chiese votive. Erano soprattutto le chiese e i santi affrescati sulle loro mura, che davano il calore e il senso di appartenenza ad una comunità universale: quella cristiana.
La religione era infatti un bene comune dell’uomo medioevale, un bene che univa
popoli di lingue e culture diverse, attraverso immagini codificabili dalla comunità.
Tra le figure dei viandanti è stata analizzata quella del pellegrino che percorreva, nella pericolosa epoca medioevale, lunghi tragitti per visitare luoghi sacri, unicamente
accompagnato dalle immagini presenti nelle piccole chiese che incontrava lungo il
suo difficile e imprevedibile cammino (terzo anno).
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Il viaggio come percorso da, per e intorno a luoghi, spazi ed edifici pubblici e
privati e per “muoversi” alla conoscenza di monumenti storico-culturali importanti
per il proprio territorio (primo e secondo anno).
Il tema del viaggio inoltre è particolarmente indicato per il territorio in cui il
progetto è stato realizzato: la Valsugana. La valle, fin da epoca antica, metteva in
comunicazione il mondo romano prima, l’area veneta dopo, con le zone alpine, ossia il mondo latino con quello germanico. In questo territorio i romani realizzarono
l’importante arteria commerciale denominata Claudia Augusta Altinate che rimase
da allora via di transito commerciale, religioso e politico tra Venezia e il suo porto e
tutta l’area alpina. Ma, in realtà, è una tematica che ben si adatta a quasi tutte le valli
del Trentino.
Le discipline toccate durante il progetto educativo sono state essenzialmente: la
geografia, per l’analisi morfologica e geofisica della Valsugana, realizzata fisicamente attraverso la costruzione di un plastico. In esso sono state riprodotte tridimensionalmente le chiese visitate con le classi alla presenza delle esperte in educazione al
patrimonio culturale, Annalisa Bonomi e Roberta Opassi; la storia, approfondita sia
interrogando documenti scritti sia documenti iconografici e materiali per conoscere
il modo di edificare, di vivere, di abbigliarsi, di intendere il sentimento religioso dei
momenti storici presi in considerazione; l’area linguistica, per l’attenzione all’uso
corretto della terminologia storico-artistica, per il lavoro di destrutturazione e la
successiva ricomposizione della storia dei santi affrescati nelle chiese e l’attenzione
sempre costante all’uso della narrazione nella rielaborazione dei percorsi di visita ai
beni culturali; l’educazione all’immagine, per la lettura e l’analisi iconografica delle
rappresentazioni figurative e per i lineamenti di storia dell’architettura, utili ad un
primo approccio scientifico agli edifici religiosi.
Tutte le fasi del percorso hanno previsto la lettura di testi di letteratura per l’infanzia che trattino il tema del viaggio, l’utilizzo di fonti scritte come documenti per
il lavoro di ricerca storica svolto in classe e di fonti iconografiche interpretate e considerate dal gruppo di progettazione come i nuovi manuali per una “storia sempre
più figurata”.
Durante il percorso sono stati utilizzate schede semistrutturate di lettura dei beni
culturali, materiali e giochi didattici per fissare le conoscenze acquisite e sono state effettuate visite ai luoghi più significativi lungo la Valsugana, come il ponte di
epoca probabilmente romana a Castello Tesino (o che comunque rispecchia i modi
costruttivi romani); la chiesa di San Ippolito a Castello Tesino, quella di San Biagio a
Levico Terme ed infine la chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana.
Infine è stato realizzato un plastico rappresentante morfologicamente la valle e
la strada che i viandanti percorrevano per giungere nel capoluogo del principato
vescovile di Trento (quarto anno); una chiesa in polistirolo con tutte le sue parti per
“vivere” e affezionarsi agli spazi degli edifici sacri conosciuti nel progetto (primo e
19
20
IL PROGETTO EDUCATIVO
secondo anno). A fine percorso sono stati anche elaborati alcuni murales, diversi
per livello scolastico, raffiguranti l’Ultima Cena affrescata nella chiesa di San Ippolito a Castello Tesino (quinto anno), il viaggio intrapreso in pullman per andare ad
osservare un bene culturale e la leggenda sulla vita del pellegrino San Rocco (terzo
anno).
Inoltre è stata allestita una mostra finale, rivolta alla comunità del territorio, nella
quale sono state esposte le fasi del processo conoscitivo messo in atto durante il lavoro di ricerca dei bambini e le produzioni grafico-plastiche da loro eseguite.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Il progetto educativo: aspetti metodologici
A partire dal tema del viaggio, individuato come argomento centrale del progetto, il gruppo di lavoro ha trovato nella presenza di diverse e significative chiese
della Valsugana la tipologia di bene culturale che poteva rispondere alle esigenze
educative.
Gli edifici sacri nella realtà territoriale della valle sono rilevanti sia per la loro
posizione in punti strategici, aprendo piste di analisi geografiche e ambientali del
territorio; sia per le iconografie presenti che ricordano le figure dei pellegrini di
epoca medievale, offrendo così ampie possibilità didattiche.
Dopo un primo lavoro di analisi e riflessione sugli edifici sacri e sulle tematiche
da trattare nelle varie classi, il progetto educativo è stato strutturato in forma graduale, in modo tale da organizzare i diversi tasselli cognitivi e contenutistici in maniera sempre più complessa, così da permettere agli alunni una conoscenza graduale
e via via sempre più approfondita e sistematica.
Si parte dalle idee generiche che il bambino possiede a riguardo del viaggio per
proseguire poi verso un sapere più organizzato, attraverso lo sviluppo delle capacità
di osservazione e un continuo allargamento delle conoscenze, dove le prime diventano base e punto di partenza su cui costruire scoperte e conoscenze maggiormente
complesse e intrecciate di diversi saperi disciplinari.
L’approccio didattico al bene culturale adottato dal progetto è di tipo esplorativo
e analitico: un approccio di osservazione guidata, utile per individuare alcuni elementi, effettuarne analogie, confronti, inferenze e classificazioni sistematiche delle
conoscenze acquisite.
Con questa metodologia operativa lo studente diventa agente attivo per la costruzione delle sue conquiste intellettuali e per questo generalmente entusiasta del
sapere raggiunto. Per poter arrivare a tale obiettivo formativo, il lavoro non è quasi
mai individuale ma collettivo, soprattutto nei momenti più delicati e significativi di
costruzione del sapere. Un percorso esplorativo di gruppo nel quale ognuno ha un
ruolo significativo e ugualmente importante. Le conoscenze e le scoperte acquisite sono discusse con i compagni che co-costruiscono l’esperienza, con l’aiuto dell’insegnante e dell’esperto in educazione al patrimonio culturale, visti come registi
del processo cognitivo e conoscitivo. La situazione che si crea è quella del dialogo,1
1
Uno degli obiettivi principali dichiarati dal progetto educativo è proprio quello di abituare i bambini al dialogo e all’organizzazione delle proprie idee, senza la paura del confronto con i coetanei o di
sbagliare. Situazioni di discussione e scambio di opinioni vengono perciò appositamente strutturate
21
22
IL PROGETTO EDUCATIVO: ASPETTI METODOLOGICI
che deve attivare strategie di esplorazione del reale e un’articolata vita relazionale
del gruppo. Durante i percorsi di visita ai beni culturali è compito dell’esperto in
educazione al patrimonio porre le domande appropriate e pertinenti fornendo, nel
contempo, strumenti e suggerimenti utili a stimolare, quanto più possibile, la ricerca
autonoma. L’esperto ha perciò il compito di dare un “ordine”, un “senso” al percorso
di ricerca applicato ai beni culturali trovando la giusta misura tra libertà di osservazione e pensiero e percorso strutturato di lettura.
Alla fine di tale processo il bambino dovrebbe riuscire ad essere il costruttore
attivo della propria conoscenza, in quanto incoraggiato dal dialogo a “riflettere su
un’esperienza” piuttosto che a fare semplicemente “esperienza”.2 In tutto questo è comunque fondamentale l’organizzazione strutturale dell’attività, dove le competenze
progettuali del gruppo di lavoro sono messe in campo per attivare previsioni e attuazioni di possibili sequenze di operazioni mentali e logiche che sappiano riflettere lo
stile di apprendimento del gruppo con cui si lavora.
Con una metodologia didattica così descritta non si può che creare un progetto
interdisciplinare e transdisciplinare, che sollecita saperi in modo trasversale superando l’idea che ciascuna materia sia un momento a sé stante, sganciato da qualsiasi
collegamento con le altre, dando vita invece ad un intreccio di competenze, abilità e
conoscenze che abitua gli alunni ad applicare un metodo conoscitivo maggiormente
utile al suo percorso di vita.
Una considerazione ritenuta basilare per la realizzazione del percorso, è che il
progetto Viaggiando… lungo la Valsugana ha lavorato “in situazione”, in presenza
costante e ripetuta degli oggetti del patrimonio culturale del territorio di appartenenza dell’istituzione scolastica. Durante le uscite, l’attenzione degli educatori era
rivolta a far sì che il cosiddetto “sapere caldo”, cioè legato alle esperienze, potesse
progredire e trasformarsi in “sapere colto”, ovvero insieme di conoscenze, abilità,
competenze e comportamenti trasferibili anche in contesti formativi diversi. Questo
significa attivare dinamiche didattiche specifiche sia dell’educazione formale, bagaglio professionale dei docenti, sia di quella non-formale che contraddistingue invece
la disciplina dell’educazione al patrimonio culturale, cercando di creare tra le due
figure di educatori uno stretto legame non solo nella progettazione del percorso, ma
anche nella sua gestione in presenza della classe.
per confrontare idee e conoscenze personali.
2
“Innanzitutto gli incontri educativi dovrebbero sfociare nella comprensione, e non nella mera performance. Comprendere significa cogliere il posto occupato da un’idea o da un fatto in una più
generale struttura di conoscenza. […] La conoscenza acquisita inoltre è più utile se chi apprende la
“scopre” attraverso i suoi stessi sforzi cognitivi, perché in tal caso si collega con ciò che si conosceva
prima. Simili atti di scoperta sono enormemente facilitati dalla struttura stessa della conoscenza perché, per quanto un campo di conoscenza possa essere complicato, può essere rappresentato in modo
tale da renderlo accessibile tramite processi meno complessi ed elaborati.” Jerome Bruner, La cultura
dell’educazione, Feltrinelli, Milano, 2001; p. 9.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Il progetto educativo: finalità generali
Attivare un percorso educativo che incentri il lavoro didattico sulla lettura e analisi dei beni culturali, ha significato per l’Istituto Comprensivo di Strigno e Tesino
credere nella definizione che il Comité des Ministres aux Etats membres relative à
la pédagogie du Patrimoine ha promosso con la Récommandation N R (’98) 5, nella
quale si esplicita che per educazione al patrimonio culturale si intende una “pedagogia fondata sul patrimonio culturale, integrante metodi di insegnamento attivi,
un dispiegamento delle discipline, un partenariato tra insegnamento e cultura che
ricorre ai metodi di comunicazione e di espressione i più diversi”.
Utilizzando le metodologie e le strategie che la disciplina dell’educazione al patrimonio culturale ha ormai da molti anni sviluppato, il progetto Viaggiando… lungo
la Valsugana ha inteso fare propria la finalità generale di costruire dei percorsi di
sensibilizzazione e di forma mentis tali che il cittadino in formazione abbia la possibilità di diventare consapevole dei diritti e dei doveri che lo riguardano rispetto
ai beni culturali e che perciò li riconosca, li sappia “leggere” ed apprezzare fino a
considerarli come “propri”.
Avviare e realizzare un processo educativo che conduca a tale prospettiva non è
di certo un’impresa facile e soprattutto non avviene per caso. Bisogna creare le condizioni strutturali e organizzare i contesti relativi alla conoscenza dei beni perché
possano funzionare come ambienti di apprendimento, dove si possa crescere, dove
sia possibile interrogarsi e prendere decisioni ragionate, partecipate e dove si possa
costruire insieme la conoscenza.
Avvicinarsi al patrimonio culturale significa dunque far prendere coscienza che
le cose che oggi fanno parte della vita quotidiana hanno un passato, sono nate in
un certo momento storico e, per certe ragioni, sono state conservate ma anche trasformate. Sono oggetti che hanno costituito la nostra cultura e perciò sono parte
integrante della nostra identità. Comprendere questo porta a costruire il senso del
valore e del significato intrinseco dei beni culturali e porta al concetto di tutela1 che
1
“Esiste prima di tutto un problema di educazione civica: solo costruendo il senso di appartenenza a una tradizione culturale comune, a un luogo e alla sua storia, indagati e conosciuti in tutte le
loro espressioni materiali e spirituali attraverso gli strumenti più aggiornati della mediazione e della
progettualità scolastica, si può sperare di far nascere nei futuri cittadini quella coscienza della propria
responsabilità nella salvaguardia del patrimonio culturale su cui si dovrebbe fondare l’efficacia di
un’azione di tutela svolta dalle istituzioni dello Stato”. M. Dalai Emiliani, Difficoltà e traguardi di un
percorso, in “Verso un sistema nazionale di educazione al patrimonio culturale. Materiali di lavoro
della Commissione ministeriale”, Roma, Ministero per i Beni e le Attività culturali, 1999, pp. XVIIXVIII.
23
24
IL PROGETTO EDUCATIVO: FINALITÀ GENERALI
è, inevitabilmente per la sua complessità, un concetto-approdo, ma che può emergere nei cittadini in formazione, come sono gli alunni della scuola di oggi, attraverso
un percorso mirato, strutturato e concordato congiuntamente tra le diverse agenzie
educative presenti sul territorio.
La finalità principale è stata perciò quella di abituare gli alunni ad interrogare,
facendo proprio un modus operandi di ricerca applicata, ed a frequentare gli oggetti
del patrimonio culturale per ricercare risposte ai quesiti che inevitabilmente nascono con la messa in atto di un processo attivo di formazione della conoscenza.
Il progetto educativo mette in primo piano gli scopi formativi inerenti l’educazione al patrimonio culturale e la conoscenza dei contesti culturali, storico-culturali,
che fanno da sfondo al tema prescelto: il viaggio nel tempo e nello spazio.
Le finalità principali del progetto sono:
• conoscere e valorizzare il territorio come palinsesto per i saperi disciplinari
che, didatticamente adattati, possono diventare risorsa educativa per la didattica a scuola;
• promuovere nei soggetti un saper essere, cioè attraverso la conoscenza della
propria specificità territoriale dare significato al concetto di patrimonio culturale come entità da salvaguardare e valorizzare;
• applicare metodologie di lettura dei beni culturali che rispecchiano, semplificandole, strategie di studio e di analisi promosse dalla professione dello
storico, dello storico dell’arte o del geografo.
Andando maggiormente nel dettaglio ma rimanendo sempre nel generale, in
quanto le precisazioni sia negli obiettivi sia nelle finalità sono state documentate
nelle matrici di documentazione delle varie fasi di lavoro, gli obiettivi di apprendimento per gli studenti sono:
• conoscere alcuni beni culturali particolarmente importanti per il proprio
territorio;
• sviluppare o rafforzare le conoscenze e abilità per quanto riguarda la categorizzazione spaziale e temporale;
• saper tematizzare le informazioni tratte da diversi tipi di documenti:
iconografici, scritti e materiali.
• saper problematizzare le conoscenze acquisite dall’analisi dei documenti/e
delle fonti;
• saper sintetizzare, con diverse forme -scritta, grafica, orale- le conoscenze
acquisite;
• saper confrontare documenti diversi e comparare le informazioni realizzando testi descrittivi e/o mappe concettuali;
• saper lavorare in gruppo con altri compagni per realizzare un prodotto finale.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Per quanto riguarda gli insegnanti gli obiettivi formativi sono:
• acquisire capacità progettuali attraverso un lavoro di equipe (=la didattica
per progetti);
• acquisire capacità di stesura delle matrici di documentazione, che lasciano la
testimonianza scritta del lavoro progettuale svolto;
• abituarsi a redigere la documentazione quando si vuole svolgere un progetto
di ricerca-azione;
• aumentare le proprie capacità collaborative per la realizzazione di un progetto condiviso;
• applicare metodi e strumenti propri dell’educazione al patrimonio culturale
nella pratica didattica quotidiana.
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VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Progetto educativo per la classe prima e seconda di scuola primaria
2. Viaggiamo... da casa a scuola
3. Spostiamoci intorno alla scuola
4. Viaggiamo... per ambientare una chiesa
5. Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa
6. Viaggiamo... fino alla chiesa di S. Biagio a Levico
7. Lavoriamo con la pianta della chiesa
8. Chi lavora alla costruzione di una chiesa?
9. Laboratorio architettonico
p. 45
p. 55
p. 69
p. 77
p. 99
p. 119
p. 127
p. 137
U.d. = unità didattica
1. Viaggiamo... con la fantasia
p. 31
FASI
aula
aula
1. U.d. 6 ore: Progettazione e costruzione del plastico della chiesa (classe 1a e 2a)
esterno della scuola e aula
1 U.d. 2 ore: Individuazione dei personaggi e dei ruoli
1. U.d. 2 ore: Attività operative
aula
chiesa di S. Biagio
1. U.d. 3 ore: Visita alla chiesa di San Biagio a Levico Terme
2. U.d. 2 ore: Le Madonne con Bambino
aula
3. U.d. 3 ore: Attività di ricerca
chiesa del paese
aula
1. U.d. 3 ore: Osservazione delle parti di una chiesa. Costruzione di un modellino
2. U.d. 3 ore: Laboratorio plastico
aula
aula ed esterno scuola
aula ed esterno scuola
aula
LUOGO DI SVOLGIMENTO
1. U.d. 2 ore: Ambientazione della chiesa
1. U.d. 3 ore: Osservazione e analisi dell’edificio-scuola. Attività operativa
2.U.d. 3 ore: Rappresentazione simbolica del percorso
1. U.d. 2 ore: Rappresentazione grafica del percorso casa-scuola
3. U.d. 2 ore: Il viaggio del signor Venceslao
2. U.d. 3 ore: Ricostruzione trama del libro. Laboratorio grafico-pittorico
1. U.d. 2 ore: Conversazione “sul viaggio”. Lettura del libro con diapositive
TEMPI
Prospetto generale delle fasi del progetto educativo
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
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VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
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1ª fase
Raccogliere i prerequisiti: cosa sanno i bambini a riguardo del “viaggio”; capacità di rapportarsi con il concetto di spazio in senso generale,
capacità di osservare immagini visive, che saranno uno degli strumenti
didattici del percorso formativo del progetto; sviluppo della dimensione
fantastica del bambino utilizzando materiali iconografici e scritti.
OBIETTIVI SPECIFICI
Sviluppare capacità di lettura, analisi, destrutturazione e ricostruzione
di racconti fantastici attraverso l’utilizzo di illustrazioni per bambini e di
testi fantastici.
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
•
TEMPI
•
In classe.
In aula laboratoriale.
3 unità didattiche (2 ore + 3 ore + 2 ore):
1ª unità: Conversazione sul “viaggio”. Lettura del libro con
diapositive;
‡ 2ª unità: Ricostruzione trama del libro. Laboratorio graficopittorico;
‡ 3ª unità: Il viaggio del signor Venceslao.
‡
COSA FA L’INSEGNANTE1
1ª unità:
•
•
•
•
•
•
•
2ª unità:
•
•
•
•
•
3ª unità:
•
•
1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante.
2
Raccoglie informazioni riguardo alle esperienze dei
bambini rispetto al tema del “viaggio”;
1ª lettura del libro Vieni con me di Roberto Piumini con
il supporto di diapositive;
sollecita le risposte da dare durante la lettura del libro;
2ª lettura del libro (sempre con l’utilizzo di diapositive)
analisi degli elementi visivi significativi: ambientazione,
punto di vista, personaggi principali e secondari, primo
piano e sfondo, ecc.;
raccoglie informazioni sulle conoscenze dei bambini
nei riguardi delle categorie spaziali;
raccoglie le conoscenze dei bambini nella descrizione
degli ambienti naturali, puntando l’attenzione sulle
loro caratteristiche specifiche;
raccoglie le conoscenze dei bambini sulla capacità di
lettura di un tipo di immagine visiva (=illustrazione per
l’infanzia).
Ricostruisce la trama narrativa del racconto assieme ai
bambini (oralmente);
coordina il lavoro di ricostruzione della storia e di
rivisitazione dell’esperienza;
prepara il laboratorio pittorico: ricostruzione piana del
percorso che compie il protagonista nella storia letta;
dà le regole ai bambini sulla gestione di un laboratorio
pittorico e su come si usano pennelli e colori a
tempera;
fornisce consigli sul lavoro manuale che devono
svolgere i bambini.
Assieme ai bambini legge il racconto di Gianni Rodari:
La casa del signor Venceslao e lo analizza con la
scheda di lettura;2
consegna ai bambini di 1ª e 2ª elementare la verifica
Ricostruisci, con più dettagli possibili, il viaggio compiuto
dal protagonista del racconto di Gianni Rodari.
Vedi Materiali per studenti: Scheda di lettura: La casa del signor Venceslao.
Matrice di documentazione della 1a fase: Viaggiamo... con la fantasia
FINALITÀ
32
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
1a fase: Viaggiamo... con la fantasia
DINAMICHE DI LAVORO
1ª unità:
•
Lavoro di gruppo: lettura partecipata del libro, fatta
dall’insegnante, mentre i bambini osservano in silenzio
tutte le diapositive; 2ª visione delle diapositive e
contemporaneamente lettura e commento delle
immagini visive del racconto; discussione con i
bambini;
2ª unità:
•
attività
laboratoriale:
singolarmente;
3ª unità:
•
lavoro di gruppo e conversazione guidata.
COSA FA L’ALUNNO
lavoro
a
gruppi
e/o
ABILITÀ ATTIVATE
‫ش‬
1ª unità:
• Ascolta in silenzio la 1ª lettura
del racconto di Piumini;
• osserva attentamente la
proiezione delle diapositive
durante la 1ª lettura;
• durante la 2ª visione delle
diapositive descrive con l’aiuto
dell’insegnate le immagini del
racconto.
2ª unità:
• Ricostruisce, con l’insegnate,
la storia del protagonista
del racconto, senza libro e
diapositive, mettendolo in
giusta sequenza;
• Realizzazione a gruppi
del percorso fatto dal
protagonista, mentre alcuni
singolarmente, disegnano i
personaggi della storia.
3ª unità:
• Legge e analizza assieme
all’insegnante il testo di G.
Rodari compilando le schede
di lettura e le schede di
verifica.
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Saper ascoltare un racconto;
saper osservare attentamente
immagini visive;
riconoscere elementi della
realtà quotidiana in immagini
fantastiche;
saper descrivere immagini
visive;
attivare capacità linguisticoespressive.
Saper ricostruire mentalmente
un racconto visto, sentito e
analizzato;
produrre immagini riferite ad
un codice visivo (illustrazioni)
attraverso un altro mezzo visivo
(pittura);
rappresentare elementi della
realtà e/o della fantasia.
Saper leggere un racconto
capendone il senso e il
significato delle parole;
utilizzare una scheda di lettura
di un testo narrativo;
saper individuare le risposte
corrette da ricercare nel testo;
utilizzare una corretta sintassi
dell’italiano nelle risposte.
STRUMENTI PER L’ALUNNO
•
Fogli da disegno, pennelli e colori a tempera, pennarelli, forbici, colla,
cartoncini, spugnette.
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE
•
Libro intitolato Vieni con me? di Roberto Piumini, disegni di Charlotte
Dematons, Lemniscaat ed., 2000;
diapositive riguardanti ogni pagina illustrata del libro, da proiettare ai
bambini durante la lettura;
libro Prime fiabe e filastrocche di Gianni Rodari, Torino, Einaudi 2000 e
scheda operativa corrispondente.
•
•
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
•
•
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
•
Far raccogliere al bambino fotografie dei propri viaggi, cartoline,
immagini in generale riguardanti viaggi, in cui è rappresentato un
ambiente naturale o artificiale, un ambiente reale e/o un ambiente
fantastico, per incominciare a differenziare la realtà dalla fantasia.
VERIFICHE3
•
Relative alla partecipazione:
l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la partecipazione, il modo di usare i colori a tempera;
Relative all’area linguistica:
i bambini di 2ª elementare descrivono per iscritto il viaggio svolto dal
protagonista del primo racconto fantastico;
i bambini descrivono singolarmente per iscritto (2ª elementare) con
un disegno (1ª elementare) la casa del signor Venceslao inserendo
tutti i particolari menzionati da Gianni Rodari;
Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase:
i bambini inseriscono in un cartellone, differenziandole in categorie,
alcune immagini precedentemente raccolte che rappresentano
ambienti naturali e artificiali, reali e fantastici e spiegano ai compagni
gli elementi che caratterizzano le diverse categorie.
•
•
ULTERIORI ATTIVITÀ
•
•
DOCUMENTAZIONE
•
•
•
•
3
Cartellone (1mx70cm) con la rappresentazione del percorso del
protagonista della storia di Piumini;
scheda di lettura del testo La casa del signor Venceslao, compilata.
Racconti di viaggi/gite, che i bambini riportano a scuola e raccontano
ai compagni;
ogni bambino, ricostruisce in forma pittorica l’ambientazione di una
gita/viaggio.
Durante le unità didattiche l’insegnante registra i discorsi dei bambini
con il registratore o per iscritto;
riprende con la videocamera o la macchina fotografica l’attività
laboratoriale e tutti i momenti possibili dell’attività educativa;
l’insegnante documenta con diapositive ogni prodotto finito del
bambino;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
33
34
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
1a fase: Viaggiamo... con la fantasia
Schema operativo e consigli per l’insegnante
1ª unità didattica
•
•
•
Raccoglie informazioni sulle conoscenze dei bambini riguardo al
tema del “viaggio” in senso generale, facendo raccontare ai bambini
esperienze vissute, conoscenze e ricordi di viaggi/gite/escursioni in
luoghi lontani o vicini, sottolineandone le differenze. Introduce la
lettura del libro, raccontando che si parlerà di un viaggio piuttosto
particolare; il perché lo dovranno capire gli stessi bambini.
Lettura del libro di Piumini e contemporanea proiezione delle
diapositive riguardanti le pagine che si stanno leggendo. Durante
questa lettura i bambini devono intervenire in alcuni momenti
espressamente richiesti dal libro (=libro interattivo).
Seconda lettura del libro, accompagnata dalla discussione
collettiva
sulle
caratteristiche
specifiche
dell’immagine:
l’illustrazione per l’infanzia.
Aspetti da analizzare: l’ambiente in cui si verificano le azioni del
protagonista, il percorso che questi compie durante il racconto,
la visuale di rappresentazione adottata dall’illustratrice, l’abbigliamento, le espressioni dei personaggi, l’attenzione al tempo in cui
avviene l’azione, le relazioni tra i personaggi rappresentati e tra i
personaggi e l’ambiente. Definire la differenza tra il concetto di
fantastico e quello di reale.
In questa parte, è importante che l’insegnante raccolga le conoscenze sulla visione spazio-temporale che i bambini dimostrano di
possedere.
2ª unità didattica
•
•
Conversazione sul “viaggio”. Lettura animata del libro con diapositive
Ricostruzione della trama del libro.
Laboratorio grafico-pittorico
Ricostruisce la trama narrativa del racconto instaurando un dialogo
con i bambini, per riportare alla memoria la storia letta e i particolari
utili alla realizzazione del laboratorio. I bambini interagiscono con
l’insegnante e ricostruiscono verbalmente e sinteticamente la storia.
Laboratorio grafico-pittorico: Raffigurazione della storia narrata
nel libro su un cartoncino 1mx70cm.
L’insegnante spiega le regole per una corretta gestione del laboratorio e sull’uso/pulitura dei pennelli.
Successivamente, ad alcuni bambini viene dato il compito di rappresentare, su piccoli cartoncini bianchi, i principali personaggi
presenti nel racconto, disegnandoli e colorandoli (lavoro individuale); ad altri di ambientare la storia colorando il cartoncino,
che farà da sfondo, con l’utilizzo di spugne imbevute di colore
a tempera oppure con pennellesse (lavoro di gruppo). Durante
questo momento, è bene che l’insegnante dia indicazioni sul tipo
di segni e movimenti da fare con spugne/pennellesse.
I personaggi, dopo essere stati colorati dai bambini, vengono attaccati con la colla sul cartoncino.
Infine, con un taglierino, l’insegnante incide il cartoncino con
l’ambientazione della storia, creando il percorso compiuto dal
protagonista che, provvisto di una linguetta di cartoncino applicata sul retro del corpo, potrà essere spostato lungo il tragitto che
lo porterà dalla sua casa al supermercato.
Il laboratorio.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
3ª unità didattica
•
•
•
•
35
Il viaggio del signor Venceslao
L’insegnate legge la storia del viaggio fantastico che il signor
Venceslao compie ogni sera con la sua casa.
La rilegge, commentando le frasi assieme ai bambini e facendo
loro notare gli aspetti fantastici e reali della situazione, le parti della
casa, con le loro rispettive funzioni, le parti naturali e artificiali che
distinguono la realtà intorno alla vita del signor Venceslao.
Dopo avere terminato l’analisi del testo narrativo, dà ai bambini
una scheda di lettura, dando loro specificazioni sul modo di
compilarla.
Quest’ultimo lavoro può essere fatto in modo individuale da
ogni bambino, oppure in modo collettivo, per approfondire
ulteriormente l’analisi del testo.
Obiettivi cognitivi
•
•
•
•
•
La lettura del libro approfondisce e sviluppa:
1. l’aspetto fantastico riguardante il tema del viaggio
2. la realtà spaziale collegabile ad un edificio conosciuto: la casa
3. l’analisi di un altro testo sulla tematica del viaggio.
Abitua il bambino ad associare una funzione ad uno spazio
specifico.
Lo introduce alla capacità di utilizzare schemi concettuali.
Sviluppa le capacità di osservazione e di analisi di un breve testo
narrativo.
Prendere contatto con le parti che caratterizzano il mondo che lo
circonda, dividendole in categorie (naturale/artificiale).
Strumenti per l’insegnante
•
•
Il viaggio del signor Venceslao interpretato
dai bambini.
La casa del signor Venceslao, di Gianni Rodari in Prime fiabe e
filastrocche di Gianni Rodari, Ed. Einaudi, Torino, 2000;
Vieni con me?, di Roberto Piumini, Lemniscaat ed, 2000.
Il viaggio del signor Venceslao interpretato dai
bambini.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
37
Viaggiamo… con la fantasia
Materiali per studenti
38
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
1a fase: Viaggiamo... con la fantasia
LA CASA DEL SIGNOR VENCESLAO
racconto di Gianni Rodari
tratto da Prime fiabe e filastrocche
di Gianni Rodari
GIANNI RODARI
La casa del signor Venceslao
Quando meno ve l’aspettate, alzando la testa vedete
passare a gran velocità la casa del signor Venceslao. La
casa intera, dal tetto alle fondamenta, vi passa sulla testa intera, dal tetto alle fondamenta, vi passa sulla testa
dondolando dolcemente come un aeroplano. Il comignolo manda un fumo nerastro che si allunga come quello
di una locomotiva. Sotto la casa sono appesi sacchi di
carbone, bottiglie di vino, vecchie damigiane: la cantina,
insomma. Il signor Venceslao, affacciato ad una finestra
del primo piano, accarezza la pipa, pensieroso, e non si
accorge di voi.
La gente guarda su e dice: – Il signor Venceslao è diventato matto. Guardate se è la maniera di andarsene in giro
come se la sua casa fosse un aeroplano.
– Bisognerebbe avvertire la polizia, – dice qualcuno,
– perché il signor Venceslao non ha il brevetto di pilota, e
potrebbe far succedere qualche guaio.
La casa attraversa in pochi minuti il cielo e scompare
dietro la collina. Dopo un poco, riappare, attraversa il
cielo in senso contrario, discende verso terra e si ferma
vicino al villaggio, cento metri dietro la chiesa, insomma
nel luogo dove la casa è stata fabbricata.
– Ecco, – dice la gente, – il signor Venceslao ha finito la
sua passeggiata.
Il signor Venceslao sta alla finestra e fuma la pipa.
– Ha qualche rotella della testa che non funziona, – dice
la gente.
Queste passeggiate il signor Venceslao le fa sempre
verso sera. State lì a parlare tranquillamente, lui seduto
alla finestra del piano terreno. Improvvisamente lui vi saluta con la mano, la casa con un fischio sottile si stacca
dalle fondamenta e si innalza nel cielo. Fa due o tre giri
intorno al campanile, poi si dirige verso le colline.
In fondo in fondo siamo tutti un po’ invidiosi del signor
Venceslao e guardiamo con tristezza le nostre casette che
stanno sempre ferme in riva alla strada, come barchette
in riva ad un fiume, ma come barchette che non scenderanno mai la corrente.
Scheda di lettura
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Sottolinea con il rosso le parti della
casa del Signor Venceslao
Sottolinea con il verde gli elementi
della natura
Sottolinea con l’azzurro i mezzi di
trasporto
Nuovi vocaboli
Scheda di lettura
39
40
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
1a fase: Viaggiamo... con la fantasia
LA CASA DEL SIGNOR VENCESLAO
racconto di Gianni Rodari
PARTI DELLA CASA
MEZZI DI TRASPORTO
LORO FUNZIONI
FANTASTICI
REALI
q
q
q
q
q
q
q
q
? Quale tra questi mezzi di trasporto è il più veloce?
ELEMENTI DELL’AMBIENTE NATURALE
Scheda di lettura
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
ELEMENTI ARTIFICIALI PRESENTI NELL’AMBIENTE
? A cosa è paragonata la casa del signor Venceslao?
? Cosa bisogna possedere per guidare questo mezzo di trasporto?
? Quanto tempo impiega Venceslao per attraversare il cielo?
? Dove è stata costruita la casa del signor Venceslao?
? A che cosa gira intorno il signor Venceslao?
Scheda di lettura
41
42
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
1a fase: Viaggiamo... con la fantasia
Dopo aver riletto il testo di Gianni Rodari, disegna la casa
del signor Venceslao con tutti i particolari.
Scheda di verifica 1a classe
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Ricostruisci, con più dettagli possibili, il viaggio compiuto dal
protagonista del racconto di Gianni Rodari.
Scheda di verifica 2a classe
43
44
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
1a fase: Viaggiamo... con la fantasia
Dopo aver riletto il testo di Gianni Rodari, descrivi la casa
del signor Venceslao con tutti i particolari.
Scheda di verifica 2a classe
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
45
2ª fase
Concentrare l’attenzione sul concetto di spostamento, di ambientazione e di tragitto guidando l’osservazione di realtà conosciute e vissute
dai bambini: il percorso casa – scuola e l’ambientazione circostante.
Attraverso una conversazione guidata si amplia il ventaglio delle percezioni visive che si offrono al discente nell’osservazione attenta della
realtà che lo circonda. Le due fasi laboratoriali, con la ricostruzione del
percorso prima grafico poi simbolico rafforza la costruzione dei concetti
spaziali e topologici presenti nel bambino.
OBIETTIVI SPECIFICI
Acquisire e potenziare le abilità e le competenze nell’area topologicospaziale del vissuto del bambino attraverso l’utilizzo di giochi e di attività
manuali nonché di abilità linguistico-comunicative e dell’acquisizione
di nuovi termini.
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
•
TEMPI
•
In classe.
In aula laboratoriale.
2 unità didattiche (2 ore la prima – 3 ore la seconda):
1ª unità: Rappresentazione grafica del percorso casa-scuola;
‡ 2ª unità: Rappresentazione simbolica del percorso.
‡
COSA FA L’INSEGNANTE1
1ª unità:
•
•
•
•
2ª unità:
•
•
•
•
DINAMICHE DI LAVORO
1ª unità:
•
•
2ª unità:
•
•
avvia la discussione sul percorso che fanno i bambini
da casa a scuola;
stimola le osservazioni dei bambini sul paesaggio che
vedono ogni giorno nel fare tale tragitto;
raccoglie ulteriori dati sulla concezione spaziale
presente nei bambini e li inserisce nella tabella di
documentazione personale di ogni alunno;
distribuisce fogli da disegno per il laboratorio,
specificando il compito.
Riprende il discorso fatto nell’unità precedente;
riguarda assieme ai bambini i disegni realizzati;
assieme a loro trova dei giusti simboli che rappresentino
gli edifici e/o spazi che incontrano per arrivare a scuola;
dà le indicazioni su come realizzare graficamente il
percorso casa-scuola in modo simbolico.
Lavoro di gruppo (discussione);
lavoro individuale (laboratorio).
Lavoro di gruppo (discussione);
lavoro individuale (laboratorio).
COSA FA L’ALUNNO
ABILITÀ ATTIVATE
‫ش‬
1ª unità:
• Partecipa alla discussione sul
percorso che compie ogni
giorno per arrivare a scuola;
• disegna e colora il percorso
casa-scuola su un foglio da
disegno A3;
• discute con i compagni
durante l’analisi collettiva dei
diversi prodotti grafici.
1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante.
•
•
Saper intervenire a proposito
durante discussioni collettive;
sviluppare abilità, quali
saper ricostruire verbalmente
e graficamente percorsi
personalmente vissuti.
Matrice di documentazione della 2a fase: Viaggiamo... da casa a scuola
FINALITÀ
46
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
2a fase: Viaggiamo... da casa a scuola
2ª unità:
• Riprende il discorso svolto
precedentemente;
• apprende una terminologia
simbolica;
• realizza il percorso casa-scuola
utilizzando dei simboli;
• crea la legenda vicino al
disegno.
•
•
•
•
•
•
•
Utilizzare concetti topologicospaziali fondamentali;
sviluppare capacità
percettive e di osservazione di
realtà circostanti;
promuovere capacità
sintattico-grammaticali;
utilizzare una terminologia
specifica;
ricordare gli elementi
incontrati e collocarli al posto
giusto nel disegno;
promuovere processi simbolici;
promuovere processi
operativi.
STRUMENTI PER L’ALUNNO
•
Fogli da disegno (A3), pennarelli, matite colorate.
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE
•
Tabelle di documentazione di ciascun alunno.
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
•
Fogli da disegno con i due percorsi casa-scuola.
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE
ALLA FASE SUCCESSIVA
•
Far disegnare al bambino la propria casa e l’ambiente circostante
utilizzando sempre le matite colorate.
VERIFICHE2
•
Relative alla partecipazione:
l’insegnante osserva le reazioni dei bambini (interesse, curiosità, e
partecipazione); la capacità di ascolto, di osservazione della realtà
e di concentrazione in condizioni diverse dall’aula scolastica.
Relative all’area antropologica:
far descrivere per iscritto ad ogni bambino il tragitto che compie da
casa fino a scuola, annotando il tempo di percorrenza e con chi lo
svolge e con quale mezzo.
•
ULTERIORI ATTIVITÀ
DOCUMENTAZIONE
•
•
•
•
2
ogni passaggio è bene che sia documentato con videocamera, se
possibile, fotografie/diapositive e/o registrazioni audio;
tenere tutti gli elaborati, scritti o dipinti, dei bambini: in un proprio
dossier;
documentare con diapositive ogni elaborato finito del bambino;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Schema operativo e consigli per l’insegnante
1ª unità didattica
•
•
•
•
Avvia la discussione sul percorso che i bambini compiono ogni
giorno per arrivare a scuola dalla loro casa e viceversa. Punta
l’attenzione sul come e con chi realizzano questo tragitto e anche
con quale mezzo di trasposto. Se i bambini sanno già leggere
l’orologio, indirizza la discussione anche sul tempo impiegato nel
percorso e sui diversi tempi di attuazione di questo a seconda
del mezzo di trasporto utilizzato. Porta alla memoria dei bambini
l’ambiente che circonda il tragitto tra casa e scuola.
Inserisce i dati ricavati dalla discussione nelle tabelle di
documentazione personale di ogni bambino.
Distribuisce i fogli da disegno, e dà le indicazioni per realizzare
il prodotto dell’attività (=il percorso grafico individuale casa scuola) e continua, durante il laboratorio grafico, a sollecitare
l’attenzione dei bambini sulla rappresentazione dei particolari
o delle particolarità che questi incontrano o vedono durante il
percorso.
Invita i bambini ad utilizzare le matite colorate con sistema ma
anche creatività, evidenziando che si può disegnare in toni
diversi, chiari e scuri, e che le aree devono essere riempite in
modo armonico e completo o comunque con un metodo
preciso.
2ª unità didattica
•
•
•
•
Rappresentazione grafica del percorso casa-scuola
Rappresentazione simbolica
del percorso
Riguarda assieme ai bambini i disegni fatti nella fase precedente,
riprendendo così il discorso sul tema del tragitto.
Attraverso una discussione guidata, trova con i bambini dei
simboli che possano sostituire graficamente le realtà nei percorsi
casa-scuola.
Organizza l’attività laboratoriale, spiegando che ogni bambino
dovrà realizzare il percorso casa-scuola non più riproducendo
fedelmente ciò che vede, ma utilizzando i simboli condivisi
dalla classe. In ultimo, nello stesso foglio dovrà scrivere anche
la legenda, in maniera che tutti possano capire il significato del
disegno.
Inserisce i dati ricavati dall’attività operativa collettiva nelle
tabelle, personali di ogni bambino, di documentazione del
percorso formativo.
Percorso casa-scuola.
47
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
49
Viaggiamo... da casa a scuola
Materiali per studenti
50
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
2a fase: Viaggiamo... da casa a scuola
Disegna il tragitto che fai per arrivare a scuola rappresentando fedelmente tutto ciò che vedi.
Scheda operativa
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? È un tragitto
q
corto
q
lungo
? Che mezzo di trasporto usi?
______________________________________________
? Quanto tempo impieghi a percorrerlo?
______________________________________________
? In compagnia di chi fai questo tragitto?
______________________________________________
? Durante il tragitto c’è qualcosa che ti colpisce?
______________________________________________
______________________________________________
______________________________________________
______________________________________________
Perché?
______________________________________________
______________________________________________
Scheda operativa
51
52
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
2a fase: Viaggiamo... da casa a scuola
Disegna il tragitto che fai per arrivare a scuola utilizzando
dei simboli e facendo la legenda.
Descrivi, con più dettagli possibili, il tragitto che compi per
Scheda operativa
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
arrivare a scuola, con chi lo fai e quanto tempo occupi a
percorrerlo.
Scheda operativa
53
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
55
3ª fase
Concentrare l’attenzione sul concetto di spazio e di ambientazione,
guidando l’osservazione di realtà conosciute e vissute dai bambini in
prima persona: l’edificio - scuola e lo spazio circostante. Attraverso l’utilizzo di diverse categorie mentali caratterizzanti lo spazio si amplia il ventaglio delle percezioni visive che si offrono al bambino nell’osservazione
attenta della realtà che lo circonda. Conclude una fase laboratoriale
che verifica immediatamente il lavoro svolto.
Questa fase si avvale della presenza e dell’operatività di un esperto nella didattica del patrimonio culturale, che collaborerà con l’insegnante
nella preparazione della scheda di lettura e nella gestione dell’uscita
sul territorio.
OBIETTIVI SPECIFICI
Potenziare le abilità e le competenze nell’area topologico-spaziale del
vissuto del bambino attraverso l’utilizzo di giochi e di attività manuali
nonché dell’utilizzo di abilità linguistico-comunicative e dell’acquisizione di nuovi termini.
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
•
TEMPI
•
All’esterno della scuola.
In aula laboratoriale.
1 unità didattiche (3 ore):
Osservazione e analisi dell’edificio-scuola. Attività operativa.
‡
COSA FA L’INSEGNANTE1
1ª unità:
•
•
•
•
•
DINAMICHE DI LAVORO
1ª unità:
•
•
Distribuisce a ciascun bambino una scheda di
osservazione;
avvicina la classe all’uso e alla compilazione di queste
schede (da usare singolarmente con discussione
in gruppo), mentre insieme ai bambini guida
l’osservazione dell’edificio-scuola;
assieme ai bambini, all’esterno della scuola, compila
la scheda di osservazione;
fornisce ulteriori termini architettonici per allargare le
conoscenze e la terminologia specifica;
dà le istruzioni ai bambini per realizzare il collage della
facciata della scuola.
Attività interattiva e individuale (per alcune risposte);
lavoro individuale per la parte laboratoriale.
COSA FA L’ALUNNO
ABILITÀ ATTIVATE
1ª unità:
• Osserva attentamente
l’edificio-scuola assieme
all’insegnante con l’utilizzo
della scheda di osservazione;
• compila la scheda di
osservazione;
• apprende vocaboli nuovi;
• realizza il collage della
facciata della scuola, appena
osservata.
‫ش‬
•
•
•
•
•
•
STRUMENTI PER L’ALUNNO
•
•
Utilizzare concetti topologicospaziali fondamentali;
sviluppare capacità percettive
e di osservazione della realtà;
promuovere capacità
sintattico-grammaticali durante
il lavoro collettivo;
utilizzare una terminologia
specifica appena conosciuta;
ricordare gli elementi incontrati
e collocarli al posto giusto
(collage);
promuovere processi operativi.
Scheda di osservazione dell’edificio - scuola;
foglio da disegno per il collage e cartoncini colorati, forbici e colla.
1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante.
Matrice di documentazione della 3a fase: Spostiamoci intorno alla scuola
FINALITÀ
56
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
3a fase: Spostiamoci intorno alla scuola
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE
•
•
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
•
•
Scheda di osservazione dell’edificio - scuola compilata;
tabelle di documentazione di ciascun alunno.
Scheda di osservazione dell’edificio - scuola compilata;
collage della facciata della scuola
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
•
far ambientare la facciata della scuola realizzata con la tecnica
del collage (utilizzare una fotocopia). Il bambino deve disegnare
graficamente l’ambiente presente intorno alla scuola con l’uso di
matite colorate.
VERIFICHE2
•
Relative alla partecipazione:
l’insegnante osserva le reazioni dei bambini (interesse, curiosità,
partecipazione); la capacità di ascolto, di osservazione della realtà
e di concentrazione in condizioni diverse dall’aula scolastica.
Relative all’area antropologica:
preparare una scheda di verifica nella quale sia descritta in maniera
particolareggiata la scuola e l’ambiente circostante. Nella descrizione
dovranno essere poste delle affermazioni sbagliate, che il bambino
deve essere capace di trovare, sottolineandole con il rosso.
Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase:
ogni bambino, con poche frasi e per iscritto, descrive il foglio sul
quale ha rappresentato la facciata della scuola e l’ambientazione
circostante.
•
•
ULTERIORI ATTIVITÀ
DOCUMENTAZIONE
•
•
•
•
2
Ogni passaggio è bene che sia documentato con videocamera, se
possibile, fotografie/diapositive e/o registrazioni audio;
tenere tutti gli elaborati, scritti o dipinti, dei bambini: ognuno un
proprio dossier;
documentare con diapositive ogni elaborato finito del bambino;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Schema operativo e consigli per l’insegnante
1ª unità didattica
•
•
•
•
•
Osservazione e analisi dell’edificio-scuola. Attività operativa
Distribuisce ai bambini la scheda di osservazione. In questo
momento l’insegnante deve spiegare con precisione come
si utilizza questo strumento di analisi.
Con la classe, esce all’esterno dell’edificio - scuola. Durante
questa unità, i bambini vengono sollecitati ad osservare
con attenzione i particolari strutturali, architettonici,
ambientali della loro scuola e il suo orientamento secondo
la posizione del sole, a riportare i dati osservati sulla scheda
semistrutturata precedentemente illustrata ed a svolgere la
lezione scolastica in un ambiente non tradizionale.
Dinamiche di lavoro: i bambini lavorano in gruppo: in
maniera collettiva, imparano non solo ad esprimersi in
modo appropriato, ma anche ad aspettare il loro turno e ad
ascoltare ciò che viene detto dai compagni. Devono essere
sempre provvisti di una teca rigida, che farà da supporto alla
scheda di osservazione, di una gomma e di una matita.
Inserisce i dati ricavati dall’attività operativa collettiva nelle
tabelle personali di ogni bambino, di documentazione del
percorso formativo.
Attività operativa di collage: i bambini devono ricostruire la
facciata della scuola appena osservata. Terminata la visita
all’edificio-scuola, i bambini tornano in classe, dove vengono
a loro consegnati cartoncini colorati di differenti colori e
forme (un rettangolo, che farà la funzione della facciata,
un triangolo per il tetto, una serie di quadrati più piccoli per
le finestre, ecc.). I bambini devono trovare le forme giuste
da abbinare ad ogni parte della scuola, ritagliarla della
appropriata e proporzionata dimensione e incollarli sul
cartoncino di supporto predisposto dall’insegnante.
Alla fine avranno ricostruito la facciata della scuola.
Dinamiche di lavoro: ogni bambino lavora individualmente.
Laboratorio finale.
57
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
59
Spostiamoci intorno alla scuola
Materiali per studenti
60
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
3a fase: Spostiamoci intorno alla scuola
SCHEDA DI OSSERVAZIONE DELL’EDIFICIO - SCUOLA
? La tua scuola si trova a (località)
______________________________________________
? Da quanti anni la frequenti?
______________________________________________
? Che funzione ha la scuola?
______________________________________________
? La tua scuola è un edificio
q
q
q
q
grande
piccolo
pubblico
privato
? Lo spazio intorno alla scuola
q
q
è aperto verso l’esterno
è chiuso da un cancello
? Con quale materiale è costruita
q
q
q
q
q
q
mattoni
cemento
pietre
legno
paglia
altro
la tua scuola?
Scheda di lettura dell’edificio
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? Perché non si vede il materiale
con cui è costruita?
q
i muri sono sporchi
q
i muri sono coperti
da pitture o disegni
q
i muri sono intonacati
? Che forma ha il tetto della scuola?
______________________________________________
Misura in passi la lunghezza dell’edificio-scuola
= lunghezza
? La lunghezza della scuola è di passi ____________________
Un passo misura cm _______________________________
La lunghezza della scuola è di cm ______________________
Scheda di lettura dell’edificio
61
62
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
3a fase: Spostiamoci intorno alla scuola
? Che forma ha il tetto della scuola?
q
triangolare
q
rettangolare
q
quadrata
q
altro
? Che forma ha la facciata principale?
q
q
q
q
triangolare
rettangolare
quadrata
altro (disegnalo)
? Cosa c’è davanti alla scuola?
q
q
q
q
q
q
case
negozi
cortile
fiume
strada
altro: ________
? Questo spazio è
q
q
grande
piccolo
Scheda di lettura dell’edificio
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? È recintato?
? È uno spazio
? È uno spazio
q
q
sì
no
q
q
pubblico
privato
q
q
aperto
chiuso
? Quanto è profondo in passi il cortile? __________________
= profondità
? Quanto è profondo in cm il cortile? ____________________
? Quanto è lungo il cortile in cm? _______________________
? Che funzione ha il cortile?
q
q
q
q
di svago
di ritrovo
di studio
altro: ________
Scheda di lettura dell’edificio
63
64
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
3a fase: Spostiamoci intorno alla scuola
? Quanto tempo durante una giornata rimani in cortile?
______________________________________________
? Cosa vedi davanti al cortile?
______________________________________________
______________________________________________
______________________________________________
Disegna la forma delle finestre presenti nella facciata principale e scrivi il nome della loro forma.
Scheda di lettura dell’edificio
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? Tipo di finestre presenti (rettangolari, quadrate, monofore, bifore, trifore, ecc.)
______________________________________________
? Quante finestre vedi?
______________________________________________
? Le finestre sono
q
q
grandi
piccole
? Sono tutte uguali?
q
q
sì
no
? Quanti piani ha la scuola?
______________________________________________
? La porta di entrata è
q
q
al centro
laterale
? La facciata laterale è
q
q
più corta
più lunga di quella principale
? Quante finestre ha la facciata laterale?
______________________________________________
Scheda di lettura dell’edificio
65
66
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
3a fase: Spostiamoci intorno alla scuola
? Cosa si trova dietro
q
q
q
q
q
case
montagne
alberi
fiumi
altro ________________
? Come si chiama ciò che sta
q
q
q
q
palcoscenico
sfondo
schermo
altro ________________
alla scuola?
dietro alle cose?
Scheda operativa
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
COSTRUIAMO LA FACCIATA DELLA NOSTRA SCUOLA
utilizzando cartoncini di diverse forme e colori,
forbici e colla
Scheda di verifica 2a classe
67
68
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
3a fase: Spostiamoci intorno alla scuola
Descrivi la tua scuola e l’ambiente circostante.
Scheda operativa
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
69
4ª fase
Durante questa fase di lavoro viene introdotto il nucleo tematico sul
quale verteranno tutte le fasi successive del progetto educativo: la
chiesa.
Analisi visiva e cognitiva sempre più approfondita nei termini e nelle caratterizzazioni dell’ambiente che circonda una tipologia architettonica;
analizzare un bene culturale presente nel territorio di vita dai bambini:
la chiesa. Continuare a lavorare sul passaggio da ciò che si conosce
alla sua trasposizione grafico-pittorica.
OBIETTIVI SPECIFICI
Conoscenza dell’ambiente che circonda un edificio architettonico significativo nella vita delle comunità della Bassa Valsugana; conoscenza
e appropriazione della terminologia specifica a riguardo della disciplina
architettonica sacra; conoscenza delle funzioni dell’edificio e dello spazio circostante; acquisire e/o potenziare concetti tipologico-spaziali.
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
TEMPI
•
In classe (aula laboratoriale).
1 unità didattiche (2 ore):
Ambientazione della chiesa.
‡
COSA FA L’INSEGNANTE1
1ª unità:
•
•
•
•
•
•
•
DINAMICHE DI LAVORO
1ª unità:
•
•
Guida il bambino all’individuazione di altri possibili
edifici pubblici, oltre alla scuola, proponendo materiali
di diverso genere (scritti e/o iconografici);
crea con i bambini un cartellone che divide gli edifici
per categorie e funzioni;
ferma l’attenzione sull’edificio-chiesa;
rileva oralmente le conoscenze dei bambini in rapporto
a questo edificio;
mostra, con l’utilizzo di diapositive/fotografie/altro, delle
chiese e loro ambientazioni, puntando l’attenzione sui
diversi ambienti che possono caratterizzare la zona
circostante un edificio sacro;
realizza con i bambini un cartellone sulle conoscenze
riguardanti l’edificio-chiesa;
fornisce le regole per una corretta gestione del
laboratorio grafico-pittorico conclusivo.
Discussione guidata: lavoro di gruppo;
laboratorio: lavoro individuale.
COSA FA L’ALUNNO
ABILITÀ ATTIVATE
1ª unità:
• Partecipa alla discussione sugli
edifici pubblici conosciuti;
• coglie le principali
caratteristiche dell’edificio
sacro, la chiesa, seguendo
la discussione guidata
dell’insegnante;
• osserva e commenta le immagini
che l’insegnante gli mostra;
• realizza il cartellone con
l’insegnante;
• realizza con le tempere
l’ambientazione di una
chiesa fornitagli in fotocopia
dall’insegnante.
1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante.
‫ش‬
•
•
•
•
•
•
Saper intervenire a proposito
durante discussioni collettive;
utilizzare la giusta terminologia
rispetto alle immagini visive
osservate;
utilizzare concetti topologicospaziali;
affinare capacità percettive e
di osservazione;
promuovere processi operativi,
realizzando immagini pittoriche,
che esercitano la manualità
del bambino;
rappresentare elementi della
realtà conosciuta e vissuta.
Matrice di documentazione della 4a fase: Viaggiamo... per ambientare una chiesa
FINALITÀ
70
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
4a fase: Viaggiamo... per ambientare una chiesa
STRUMENTI PER L’ALUNNO
•
Foglio da disegno, colori a tempera, immagine in fotocopia di una
chiesa, colle, pennelli.
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE2
•
•
Diverse immagini di chiese;
materiale di approfondimento: La chiesa: edificio sacro;
tabelle di documentazione di ciascun alunno.
•
Disegni individuali sull’ambientazione di una chiesa
•
Relative alla partecipazione:
l’insegnante osserva le reazioni dei bambini (interesse, curiosità,
partecipazione); la capacità di ascolto, di osservazione della realtà
e di concentrazione in condizioni diverse dall’aula scolastica.
Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase:
far descrivere al bambino, oralmente (1ª elementare, registrandolo)
per iscritto (2ª elementare) l’ambientazione realizzata intorno alla
fotocopia della chiesa.
•
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
VERIFICHE3
•
ULTERIORI ATTIVITÀ
•
•
DOCUMENTAZIONE
•
•
•
Discussione su quali religioni ci sono nel mondo e sulle tipologie di
edifici sacri che corrispondono all’esercizio delle suddette liturgie;
realizzare una ricerca sulle diverse religioni nel mondo.4
Ogni passaggio è bene che sia documentato con videocamera,
fotografie/diapositive e/o registrazioni audio;
tenere tutti gli elaborati, scritti o dipinti, dei bambini: ognuno un
proprio dossier;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
2 Vedi Strumenti per l’insegnante, La chiesa: edificio sacro, p. 249.
3 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
4
Vedi Materiali per studenti: Foglio delle ricerche.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Schema operativo e consigli per l’insegnante
1ª unità didattica
•
•
•
•
•
Ambientazione della chiesa
Guida il bambino all’individuazione di edifici pubblici, oltre
a quello scolastico, attraverso una discussione collettiva e
l’utilizzo di materiale iconografico di vario genere, fotografie,
diapositive, riviste, video, ecc., cercando di categorizzare i
diversi edifici.
Crea con i bambini un cartellone per visualizzare le categorie
evidenziate di tipologie architettoniche (biblioteche,
ospedali, abitazioni, ecc.) e le loro funzioni.
Ferma l’attenzione dei bambini sull’edificio-chiesa. In questo
momento, l’insegnante raccoglie le conoscenze che i
bambini hanno nei riguardi dell’edificio-chiesa, domandando
cosa lo caratterizza, chi lavora al suo interno, chi lo frequenta
e perché, cosa caratterizza lo spazio intorno all’edificio,
ecc. Queste osservazioni vengono trascritte su un cartellone
riassuntivo delle pre-conoscenze dei bambini nei riguardi
della chiesa.
Mostra ai bambini materiale iconografico, in cui sono presenti
diversi edifici sacri con diverse ambientazioni. Commenta e
analizza, assieme ai ragazzi, le immagini, concentrando le
osservazioni sulle caratteristiche del paesaggio/ambiente
che circonda questi edifici: le chiese di montagna sono
generalmente molto piccole e costruite su un colle in
posizione dominante, le chiese cittadine per lo più hanno
una grande piazza attorno, la più importante è quasi al
centro della città, ecc.
Fornisce le regole per una corretta gestione del laboratorio di
ambientazione di un’immagine: espansione di una fotocopia
in bianco e nero di una chiesa (l’importante è che l’immagine
non sia particolarmente complicata).
L’insegnante predispone diverse fotocopie di immagini
di chiese, avendone ritagliato perfettamente lo sfondo
e l’ambiente circostante. L’immagine viene incollata dal
bambino su un foglio da disegno grande e bianco. Su
questo foglio il bambino traccia il disegno del paesaggio/
ambientazione che crede possa circondare quella chiesa;
prima realizza sommariamente il disegno con la matita poi
con i colori a tempera lo completa.
Durante questa attività laboratoriale, l’insegnante deve
stare attenta che i bambini pensino effettivamente ad un
paesaggio possibile e reale per quella tipologia di chiesa
e che cerchino di dipingere le giuste proporzioni fra i diversi
elementi presenti nella loro composizione.
Fasi e prodotti del laboratorio
grafico-pittorico.
71
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
73
Viaggiamo... per ambientare una chiesa
Materiali per studenti
74
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
4a fase: Viaggiamo... per ambientare una chiesa
Descrivi l’ambientazione della chiesa realizzata durante il
laboratorio pittorico.
Scheda di verifica
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Quali religioni ci sono nel mondo?
Foglio delle ricerche
75
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
77
5ª fase1
Abituare il bambino ad una lettura corretta del bene culturale presente
nella sua realtà locale, facendo uso di una scheda di lettura che orienta le osservazioni. Dare risalto a realtà presenti nella vita quotidiana del
bambino e del territorio di appartenenza.
Scoprire l’appartenenza del patrimonio storico alla quotidianità locale
attraverso attività di ricerca storica “in situazione” dei beni culturali.
Introdurre il tema della chiesa in un contesto più generale introducendo
materiali di approfondimento.
OBIETTIVI SPECIFICI
Leggere e osservare attentamente con l’aiuto della scheda di lettura la
chiesa del proprio paese o di un paese vicino; utilizzare la posizione del
sole per orientare piante e prospetti secondo i punti cardinali; osservare
e disegnare le forme che si presentano nella lettura dell’edificio sacro;
ricostruire plasticamente la forma della chiesa osservata attraverso un
semplice laboratorio di architettura; imparare a svolgere una ricerca a
carattere storico; potenziare le abilità manuali e operative presenti nei
bambini.
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
•
TEMPI
•
Territorio: chiesa del paese.
Aula scolastica.
3 unità didattiche (3 ore ciascuna):
1ª unità: Osservazione delle parti di una chiesa. Costruzione di un
modellino;
‡ 2ª unità: Laboratorio plastico;
‡ 3ª unità: Attività di ricerca (classe seconda).
‡
COSA FA L’ESPERTO2
1ª unità:
•
•
•
•
•
•
•
COSA FA L’INSEGNANTE
1ª unità:
•
•
2ª unità:
•
•
Guida il bambino all’osservazione del paesaggio
circostante la chiesa del paese;
ferma l’attenzione sull’edificio-chiesa;
guida il bambino nell’osservazione della struttura
esterna dell’edificio, utilizzando la scheda di lettura;
fa cogliere al bambino le caratteristiche delle parti
della chiesa e le loro funzioni;
lavora con i bambini sull’orientamento utilizzando la
posizione del sole e/o la bussola;
guida il bambino alla compilazione della Scheda di
lettura;
prepara il materiale per la realizzazione di un
modellino della chiesa appena osservata.
Durante l’attività sul territorio aiuta l’esperto nella
gestione dell’attività didattica e nella conduzione
della classe;
successivamente all’attività legge assieme alla classe
il materiale di approfondimento: La chiesa: edificio
sacro.3
Ricostruisce plasticamente assieme ai bambini il
percorso compiuto per arrivare alla chiesa;
consegna la scheda di verifica: Disegna e descrivi il
tragitto compiuto fino alla chiesa del paese.
1 Questa fase si avvale della presenza e dell’operatività di un esperto in educazione al patrimonio culturale, che collaborerà
con l’’insegnante nella preparazione della scheda di lettura e nella gestione dell’uscita sul territorio.
2 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante.
3
Vedi Materiale per studenti: Schede di approfondimento.
Matrice di documentazione della 5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa
FINALITÀ
78
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa
3ª unità:
(classe 2a)
•
•
•
•
DINAMICHE DI LAVORO
1ª unità:
•
•
Propone ai bambini di fare una ricerca sulla chiesa
appena osservata;
spiega che la ricerca dovrà essere di tipo storico;
spiega loro i diversi modi per svolgere una ricerca;
legge assieme ai bambini le diverse ricerche svolte e
le commenta.
Lavoro interattivo: coinvolgimento collettivo della
classe con domande guidate dall’insegnante o
dall’esperto;
lavoro individuale per la compilazione della scheda
di osservazione e realizzazione del modellino.
2ª unità:
•
Lavoro di gruppo.
3ª unità:
(classe 2a)
•
Conversazione guidata;
lavoro individuale per lo svolgimento della ricerca.
ABILITÀ ATTIVATE
COSA FA L’ALUNNO
•
1ª unità:
• Osserva il paesaggio
circostante l’edificio sacro,
rilevandone, sotto la guida
dell’esperto, le caratteristiche
specifiche;
• partecipa attivamente
al lavoro interattivo di
osservazione dell’edificio;
• legge e risponde in modo
opportuno alle domande della
scheda di lettura;
• realizza sotto la guida
dell’esperto il modellino della
chiesa osservata
• legge e analizza assieme
all’insegnante il materiale di
approfondimento: La chiesa:
edificio sacro.
‫ش‬
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
2ª unità:
Realizza con l’aiuto
dell’insegnante il plastico del
percorso compiuto fino alla
chiesa;
• compila la scheda di verifica.
•
3ª unità (classe 2a):
Ascolta come svolgere una
ricerca storica;
• interviene durante le
conversazioni guidate
dall’insegnante;
• realizza la ricerca storica.
•
•
•
•
•
•
Saper intervenire a proposito
durante discussioni collettive;
utilizzare la giusta terminologia
architettonica;
utilizzare concetti topologicospaziali;
usare la bussola per orientarsi
con i punti cardinali;
affinare capacità percettive, di
osservazione e di analisi;
produrre processi operativi,
realizzando oggetti
tridimensionali;
trascrivere graficamente parti
architettoniche dell’edificio
sacro;
comprendere il significato di un
testo descrittivo;
utilizzare il vocabolario per
cercare il significato di termini
sconosciuti;
sviluppare capacità cognitive
riguardanti processi temporali
svoltisi nel tempo.
Saper trasportare
tridimensionalmente ciò che si è
vissuto;
sviluppare capacità manuali.
Saper ricercare materiali/
informazioni utili alla ricerca;
promuovere capacità di
sintesi e di rielaborazioni delle
informazioni;
sviluppare capacità sintattiche
e comunicative.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
STRUMENTI PER L’ALUNNO
•
•
•
•
STRUMENTI PER
L’INSEGNANTE4
•
•
•
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
•
•
•
Scheda di lettura della chiesa del paese;
matita e gomma;
cartoncini (per il modellino), pennarelli, base di cartone, scotch;
foglio di compensato, scatoline, scotch colorato, colla.
Scheda di lettura della chiesa del paese;
materiale di approfondimento: La chiesa: edificio sacro;
tabelle di documentazione di ciascun alunno.
Scheda di osservazione della chiesa completata;
modellino della chiesa;
plastico del percorso compiuto.
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
•
Leggere ed analizzare con i bambini un documento scritto molto
semplice, come prerequisito per la lettura/analisi dell’iscrizione
presente nella chiesa di San Biagio a Levico.
VERIFICHE5
•
Relative alla partecipazione:
l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la
partecipazione.
Relative al comportamento:
rilevazione della capacità di ascolto e concentrazione in un ambiente
diverso dall’aula scolastica.
Relative all’area antropologica:
compilare la scheda di verifica: Disegna e descrivi il tragitto compiuto
fino alla chiesa del paese.
Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase:
esecuzione della scheda di verifica: Il vocabolario impazzito;
esecuzione della scheda di verifica: Inserisci i termini al posto giusto.
•
•
•
ULTERIORI ATTIVITÀ
DOCUMENTAZIONE
•
•
•
•
Durante l’attività sul territorio l’insegnante registra con la videocamera
il lavoro svolto dall’esperto con i bambini;
riprende con la videocamera l’attività laboratoriale e tutti i momenti
possibili dell’attività educativa;
l’insegnante documenta con diapositive ogni prodotto finito del
bambino;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
4 Vedi materiale Strumenti per gli insegnanti, La chiesa: edificio sacro, p. 249. (Materiali generali per tutte le classi).
5
Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
79
80
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa
Schema operativo e consigli per l’insegnante
1ª unità didattica
•
•
•
•
Osservazione delle parti di una chiesa. Costruzione di un modellino
Uscita con l’esperto per visitare la chiesa del proprio
paese.
La classe percorre il tragitto fino alla chiesa prestando
attenzione al paesaggio circostante e misurando con
l’orologio il tempo impiegato per percorrere il tragitto. I
bambini, giunti davanti all’edificio sacro, interagendo con
l’esperto, analizzano in modo accurato l’architettura esterna
attraverso l’utilizzo di una scheda di lettura semistrutturata
con la quale giungono a conoscenza dell’ambientazione,
dell’orientamento, dei materiali di costruzione, delle diverse
parti che compongono l’edificio e delle sue funzioni e
imparano ad usare la bussola.
Dinamiche di lavoro: i bambini si dispongono in gruppo
davanti alla facciata principale della chiesa provvisti di un
supporto rigido su cui appoggiare la scheda semistrutturata,
di matita e di gomma, osservano e analizzano l’edificio
esternamente in tutte le sue parti interagendo con
l’esperto e i compagni. La scheda viene compilata
prestando particolare attenzione all’uso della terminologia
architettonica appropriata.
Progettazione di un modellino della chiesa osservata.
Ritornati in aula i bambini lavorano a due a due per costruire
un modellino della chiesa osservata. Per comporre l’edificio
sacro utilizzano cartoncini di forme differenti ma dello
stesso colore, predisposte dall’esperto, assemblandole e
inserendole su un supporto di compensato dove è stata
leggermente incisa la pianta della chiesa, con i due spazi
principali: abside e navata.
Prima di inserire le facciate dell’edificio nel supporto, il
bambino, con l’utilizzo di pennarelli colorati, completa i
particolari mancanti (finestre -bifore, monofore, ecc.- portali,
ecc.), disegnandoli sulle varie facciate della chiesa.
Lettura del materiale di approfondimento.
L’insegnante legge con i bambini il materiale di
approfondimento, utilizzando il vocabolario per cercare i
termini sconosciuti al lessico dell’alunno. Analizza il testo con
la classe e introduce concetti storici, quali il prima e il dopo
nel succedersi degli eventi. Questa parte particolarmente
delicata presuppone che i bambini vengano a conoscenza
di fatti riguardanti la vita di Gesù Cristo (=la nascita, le
persecuzioni); opportuno sarebbe un coinvolgimento della
disciplina religiosa per affrontare questi temi in maniera
interdisciplinare.
L’insegnante può proporre la lettura di un libretto sulla
chiesa, intitolato La cattedrale, a cura di Claude Delafosse
e Maurice Pommier, Edizioni Elle, Trieste, 1996, dove vengono
proposte in successione le fasi di costruzione di un edificio
sacro.
Schede di lettura.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
2ª unità didattica
•
•
•
Ricostruzione plastico del percorso compiuto.
Viene rivisitato oralmente il percorso compiuto per arrivare
dalla scuola alla chiesa; successivamente su compensato o
cartone molto duro e spesso, si incollano gli edifici incontrati
(utilizzando per esempio piccole scatole) e la vegetazione
(disegnata su cartoncini rigidi da incollare al supporto).
Dinamiche di lavoro: i bambini si dispongono in gruppo e
ad ogni gruppo viene dato un incarico diverso da svolgere;
importante è che i bambini sappiano mantenere un
comportamento adeguato e di collaborazione reciproca.
Conversazione sul lavoro svolto ed eventuali suggerimenti
per i lavori futuri.
3ª unità didattica
(classe 2a)
•
•
•
•
Laboratorio plastico
Attività di ricerca
Proposta di fare una ricerca storica.
Proposta di attività di ricerca sulla storia, della chiesa del
paese appena osservata. L’insegnante attraverso una
conversazione guidata aiuta i bambini a capire il significato
dei termini “ricerca storica”.
Spiega come si svolge una ricerca storica.
Dà spiegazioni sulla maniera di operare dello storico e
delle informazioni che si ottengono tramite una ricerca;
come ricavarle e come relazionarle ai compagni. Propone
di fare interviste ai nonni, ai genitori e/o al parroco della
chiesa, ecc. Stimola i bambini ad usare diversi strumenti di
ricerca: interviste, racconti dei nonni, ricerche in biblioteca
di materiali scritti e fotografici da portare all’insegnate che
li aiuterà nell’analisi.
Relazione conclusiva.
Dopo la ricerca svolta dai bambini propone un momento
di confronto tra i diversi elaborati dei bambini, riunendo
tutte le informazioni in un unico testo descrittivo.
Dinamiche di lavoro: i bambini possono svolgere il lavoro in
gruppo oppure singolarmente dipende dal gruppo-classe.
Prodotti del laboratorio.
81
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
83
Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa
Materiali per studenti
84
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa
SCHEDA DI LETTURA
DELLA CHIESA DEL NOSTRO PAESE
? La chiesa è un edificio
q isolato su un colle
q al centro del paese
q in periferia
? Cosa c’è davanti alla chiesa?
q
q
q
q
q
un giardino
uno spazio libero
un parcheggio
una piazza
altro
q
q
q
q
pubblico
privato
grande
piccolo
q
q
q
sì
no
solo dei lacerti
(tracce di affreschi)
q
q
q
q
mattoni
pietre
cemento
legno
? È un edificio
? Sono presenti pitture
sulle pareti esterne della chiesa?
? Con che materiale è costruita?
? Come
si chiama lo strato di malta che ricopre le pareti della
chiesa?
______________________________________________
Scheda di lettura dell’edificio
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? Qual è la facciata principale?
q quella con il portale più
grande
q quella con più finestre
q quella con più affreschi
Disegna la forma del portale e delle finestre (se sono presenti) della facciata principale
portale
Scheda di lettura dell’edificio
85
86
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa
finestra della facciata principale
Cerca il lato della chiesa di forma semicircolare
? Come si chiama? _______________________________
O
N
S
E
Scheda di lettura dell’edificio
N = nord
S = sud
E = est
O = ovest
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? Verso quale punto cardinale è rivolta l’abside?
Utilizza la bussola per verificare le giusta disposizione dell’abside
______________________________________________
? Conosci il nome di un antico orologio che funziona solo quando c’è
il sole?
______________________________________________
? In quale punto cardinale sorge il sole?
______________________________________________
Disegna le finestre dell’abside e di una facciata laterale
finestre dell’abside
Scheda di lettura dell’edificio
87
88
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa
finestre della facciata laterale
? È presente un campanile?
? Dove è situato?
q
q
sì
no
q
q
q
q
sul tetto
staccato dalla chiesa
addossato alla chiesa
in mezzo alla piazza
? Che funzione ha il campanile?
______________________________________________
? Con che materiale è costruito?
______________________________________________
Scheda di lettura dell’edificio
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? Con che materiale è costruito il tetto del campanile?
______________________________________________
? E quello della chiesa?
______________________________________________
? Conosci qualcosa sulla chiesa del tuo paese?
______________________________________________
______________________________________________
______________________________________________
______________________________________________
______________________________________________
______________________________________________
______________________________________________
______________________________________________
______________________________________________
Scheda di lettura dell’edificio
89
90
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa
La chiesa: edificio sacro
La chiesa è un edificio sacro della religione cristiana. È un luogo dedicato
al culto, dove i fedeli si riuniscono
per partecipare alle funzioni religiose e per pregare. In tempi passati,
questo edificio (per le sue mura possenti) serviva anche a difendere la
comunità.
Cattedrale S. Ciriaco, Ancona.
Le prime assemblee dei cristiani non
avvenivano nelle chiese che oggi vediamo nelle nostre città o nei nostri
paesi. I fedeli si riunivano nelle case
private, dove in una stanza erano
collocati un altare e delle candele.
La chiesa come la conosciamo noi deriva da un edificio pubblico costruito dai Romani. Questo edificio si chiamava basilica ed era una
lunga costruzione rettangolare, aperta ai lati, con colonne e un tetto
che riparava dalle intemperie e dal troppo caldo del sole. La basilica
terminava con uno spazio semicircolare, che si chiamava abside, come
quella che hai visto nella chiesa del tuo paese.
In questi edifici i Romani non pregavano ma svolgevano attività commerciali o scambiavano merci (=baratto) e amministravano la giustizia.
Le prime chiese cristiane presero come modello questi edifici pubblici
romani. Infatti, vennero costruite come grandi costruzioni rettangolari con abside semicircolare finale. Si entrava da occidente, dove cala
il sole e si andava verso l’abside, cioè verso oriente.
Nel corso del tempo, la chiesa cristiana diventò un edificio grande,
imponente e molto decorato, spesso con una piazza antistante, per
accogliere i fedeli, e un campanile alto affinché tutti potessero vedere dove fosse edificata la chiesa e il rumore delle campane potesse
arrivare lontano.
Inizialmente questi edifici vennero costruiti in legno e solo successivamente venne usata la pietra, molto più difficile da trovare e più
faticosa da lavorare.
Scheda di approfondimento
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
La chiesa: edificio sacro. Un po’ di storia!
Le prime chiese furono costruite a partire dal 313 d.C. (=dopo la
nascita di Cristo), quando un imperatore romano di nome Costantino
riconobbe la religione cristiana. Infatti, il popolo romano non accettò
subito questa nuova religione: i Romani credevano in molti dei, come
Giove, Venere, Diana, e non in un Dio unico come i cristiani. Per questo
motivo all’inizio non riuscirono ad accettare la religione cristiana, ma
con il tempo permisero la diffusione di questo nuovo culto.
Linea del prima e del dopo
0
1000
2008
Ricordati che lo 0 indica la data di nascita di Gesù Cristo.
1. Colora di rosso la striscia a destra dello 0.
Colora di azzurro la striscia a sinistra dello 0.
2. La striscia rossa rappresenta il periodo dopo Cristo (d.C.).
La striscia azzurra rappresenta il periodo avanti Cristo
(a.C.).
3. Segna sulla linea del tempo la data 313 d.C.
Questa data viene prima o dopo il 2008? ______________
L’anno 1000 viene prima o dopo il 313 d.C.?______________
Ti trovi nella parte di colore rosso o azzurro? __________
Scheda di approfondimento
91
92
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa
Disegna il tragitto che hai fatto con la classe per arrivare
alla chiesa del paese.
Scheda di verifica
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Descrivi il tragitto che hai fatto con la classe per arrivare
alla chiesa del paese.
Scheda di verifica
93
94
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa
Fai una ricerca storica sulla chiesa del paese.
Foglio delle ricerche
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Il vocabolario impazzito!
Chi ha scritto questo vocabolario non conosceva bene il significato dei termini. Cerca gli errori!
Per sistemare correttamente il vocabolario, taglia i vocaboli e il significato
e incollali corretti sul foglio seguente. Buon lavoro!
%
ABSIDE
= una specie di torre vicino o attaccata
ad una chiesa, in cima alla quale sono
presenti le campane.
BIFORA
= finestra ad arco ad una sola apertura.
CAMPANILE
= spazio presente in fondo ad una
chiesa, di forma poligonale o a semicerchio. In generale è rivolto verso
oriente.
CHIESA
= grande e decorata apertura in un
muro di un edificio importante, attraverso il quale si entra e si esce
FACCIATA PRINCIPALE
= spazio libero davanti ad una chiesa,
spesso lastricato.
INTONACO
= edificio dove si prega e si celebrano
svariate funzioni religiose.
MONOFORA
= finestra ad arco a due aperture con
in mezzo una colonnina.
PORTALE
= strato di calcina (=calce) che ricopre
un muro o un soffitto.
ROSONE
= lato principale della chiesa, dal quale
i fedeli possono entrare all’interno.
SAGRATO
= grande finestra circolare, molto decorata, presente in alto nella facciata principale della chiesa.
Scheda di verifica
95
96
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
5a fase: Viaggiamo... per conoscere la nostra chiesa
Il vocabolario impazzito!
Incolla il significato corretto vicino a ciascun vocabolo.
ABSIDE
BIFORA
CAMPANILE
CHIESA
FACCIATA PRINCIPALE
INTONACO
MONOFORA
PORTALE
ROSONE
SAGRATO
Scheda di verifica
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Inserisci i termini corretti al posto giusto!
? Inserisci i seguenti termini nell’immagine:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
facciata principale
facciata laterale
portale
campanile
monofora
bifora
7.
8.
9.
10.
11.
portale secondario
rosone
sagrato
larghezza
lunghezza
Scheda di verifica
97
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
99
6ª fase1
A contatto con il patrimonio culturale del territorio di appartenenza,
il bambino acquisisce un metodo di “investigazione” storico-artistica.
Questa fase promuove abilità e competenze necessarie alla lettura e
all’analisi di documenti scritti e iconografici presenti nella chiesa di S.
Biagio a Levico Terme e il bambino apprende i primi rudimenti della
metodologia della ricerca storico-artistica, utilizzabili anche in altre occasioni formative, stabilisce un rapporto di familiarità e di conoscenza
con edifici storici presenti nel territorio locale e viene avviato alla lettura
e analisi di opere d’arte.
OBIETTIVI SPECIFICI
Conoscere e studiare un bene culturale del territorio locale; appropriarsi
di un metodo di ricerca storico-artistico; imparare a leggere con schede
di lettura documenti scritti e iconografici; potenziare le competenze topologico-spaziali e di analisi; ricevere e organizzare informazioni ricevute
dall’analisi di fonti materiali.
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
•
TEMPI
•
Chiesa di San Biagio a Levico Terme.
Aula didattica.
2 unità didattiche (3 ore + 2 ore):
1ª unità: Visita alla chiesa di San Biagio a Levico Terme
‡ 2ª unità: Le Madonne con Bambino.
‡
COSA FA L’ESPERTO
1ª unità:
•
•
•
•
•
•
COSA FA L’INSEGNANTE2
2ª unità:
•
•
DINAMICHE DI LAVORO
1ª unità:
•
•
2ª unità:
•
Guida il bambino all’osservazione del paesaggio
circostante la chiesa;
guida il bambino nell’osservazione della struttura
esterna dell’edificio, utilizzando la scheda di lettura;
fa cogliere al bambino le caratteristiche delle parti
architettoniche con le loro specifiche funzioni;
punta l’attenzione sulla corretta lettura del
documento scritto (iscrizione) e di quelli iconografici
(affreschi);
guida all’osservazione dello spazio interno della
chiesa;
guida il bambino alla compilazione della scheda di
lettura.
Mostra i documenti iconografici rappresentanti
Madonne con Bambino (in diapositiva);
legge e analizza con i bambini i documenti utilizzando
una scheda di lettura degli affreschi.3
Lavoro interattivo: discussione collettiva con
domande guidate dall’esperto;
lavoro individuale per la compilazione della scheda
di lettura e la realizzazione del modellino.
Conversazione guidata.
1
Questa fase si avvale della presenza e dell’operatività di un esperto in educazione al patrimonio culturale, che collaborerà
con l’insegnante nella preparazione della scheda di lettura e nella gestione dell’uscita sul territorio.
2
Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante.
3
Vedi Materiali per studenti: Scheda di lettura degli affreschi.
Matrice di documentazione della 6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme
FINALITÀ
100
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme
COSA FA L’ALUNNO
ABILITÀ ATTIVATE
1ª unità:
• Osserva il paesaggio
circostante l’edificio sacro,
rilevandone, sotto la guida
dell’esperto, le caratteristiche
specifiche;
• partecipa attivamente
al lavoro interattivo di
osservazione dell’edificio,
sia esternamente sia
internamente;
• legge e risponde in modo
opportuno alle domande della
scheda di lettura;
• analizza assieme al gruppo
di lavoro documenti scritti e
documenti iconografici.
2ª unità:
Osserva e commenta con
l’insegnate i documenti
iconografici;
• legge e completa la scheda di
lettura degli affreschi.
•
‫ش‬
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
STRUMENTI PER L’ALUNNO
•
•
•
•
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE
4
•
•
•
•
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
•
•
Saper intervenire a proposito
durante discussioni collettive;
svilluppare capacità di analisi
e di lettura di documenti
iconografici e simbolici;
saper trovare ipotesi di lettura
del documento iconografico;
appropriarsi di un linguaggio
specifico dell’area artistica;
dedurre conclusioni.
Scheda di lettura della chiesa di San Biagio a Levico Terme;
scheda di lettura degli afffreschi;
matita e gomma;
teca rigida come supporto.
Scheda di lettura della chiesa di San Biagio a Levico Terme;
scheda di lettura degli affreschi;
materiale di approfondimento in Strumenti per l’insegnante: La chiesa
di San Biagio a Levico Terme, p. 285;
materiale di approfondimento in Strumenti per l’insegnante: La
tecnica dell’affresco, p. 317.
Scheda di lettura della chiesa completata dai bambini;
scheda di lettura degli affreschi completata dai bambini.
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
4
Saper intervenire a proposito
durante discussioni collettive;
saper utilizzare la corretta
terminologia architettonica;
utilizzare concetti topologicospaziali;
affinare capacità percettive e
di osservazione;
osservare in modo critico
ciò che costituisce la realtà
culturale di appartenenza;
sviluppare capacità di letturaosservazione di immagini visive;
collegare il codice linguistico
a quello visivo per trarre
conclusioni.
Vedi materiale Strumenti per l’insegnante.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
VERIFICHE5
•
•
•
ULTERIORI ATTIVITÀ
•
Lavoro sul vocabolario: creare assieme ai bambini un vocabolario
dell’architettura sacra con significati e disegni illustrativi.
DOCUMENTAZIONE
•
Durante l’attività l’insegnante documenta il lavoro dell’esperto e dei
bambini utilizzando la videocamera, macchina fotografica, ecc.;
documenta tutti gli elaborati degli alunni con diapositive;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
•
•
5
Relative alla partecipazione
l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la
partecipazione, la capacità di ascolto e di intervenire a proposito.
Relative all’area antropologica
Compilazione della scheda di verifica: Il viaggio di Jacques.
Breve cronaca (=spiegare cosa significa) scritta del percorso
compiuto dalla scuola alla chiesa di San Biagio.
Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase
descrivere l’ambiente che circonda la chiesa di San Biagio; compilare
la scheda Vero o falso?
Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
101
102
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme
Schema operativo e consigli per l’insegnante
1ª unità didattica
•
•
•
Uscita con l’esperto per visitare la chiesa di San Biagio a
Levico Terme.
Durante il percorso dalla scuola alla chiesa di S. Biagio, i
bambini assieme all’insegnante osservano il paesaggio che
vedono, stimolati da opportune domande e riflessioni.
Giunti davanti alla chiesa con l’ausilio di schede di
lettura semistrutturate osservano attentamente la chiesa,
l’orientamento spaziale dell’edificio, l’architettura e le
differenti parti che lo compongono, interagendo con i
compagni e l’esperto.
Terminata l’osservazione esterna il gruppo si sposta all’interno
della chiesa dove prosegue l’analisi, venendo così a
conoscenza non solo della terminologia architettonica
appropriata alle parti interne dell’edificio, ma anche della
modalità di lettura di un documento iconografico, sempre
grazie all’uso della scheda semistrutturata. Al termine
del percorso viene loro distribuita una scheda intitolata Il
viaggio di Jaques attraverso la quale vengono verificate le
conoscenze apprese dai bambini durante il percorso fatto.
Dinamiche di lavoro: all’esterno e all’interno dell’edificio
sacro la classe lavora in gruppo sotto la guida dell’esperto;
ogni bambino viene provvisto di un supporto rigido su cui
appoggiare la scheda, di una gomma e una matita .
Aspetti analizzati: contesto ambientale in cui è inserito
l’edificio, l’ orientamento senza l’utilizzo della bussola, ma
cercando di ricavare notizie dall’edificio stesso (=presenza
della meridiana, del muschio sul lato nord della chiesa),
materiali di costruzione, documenti scritti e iconografici.
2ª unità didattica
•
•
Visita alla chiesa di San Biagio
a Levico Terme
Le Madonne con Bambino
Lettura e analisi dell’affresco
Utilizzando diapositive degli affreschi e dei particolari delle
rappresentazioni si riprende il discorso iniziato durante il
sopralluogo alla chiesa. Con l’aiuto della scheda di lettura
si analizzano le varie componenti della composizione,
focalizzando l’attenzione sui protagonisti, co-protagonisti
della scena, sul primo piano, secondo piano e sfondo, sulle
rappresentazioni dei volti e sugli oggetti.
Anche questa unità può essere svolta e/o in compresenza
con la disciplina religiosa, in maniera da approfondire
ulteriormente la tematica trattata.
Di importanza rilevante è presentare la maniera di lavorare
dello storico dell’arte, che si aiuta nel suo lavoro utilizzando
diverse fonti e strumenti di lettura.
Dinamiche di lavoro: il lavoro si svolge in gruppo attraverso una
conversazione guidata dall’insegnate che utilizza la scheda
di lettura come traccia per lo svolgimento dell’unità.
Sopralluogo alla chiesa.
Lavoro sulle schede di lettura.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
103
Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme
Materiali per studenti
104
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme
SCHEDA DI LETTURA DELLA CHIESA
di SAN BIAGIO a LEVICO TERME
? La chiesa è
? La chiesa è
? Con che materiale è costruita?
? Sono presenti delle pitture sulle
pareti esterne della chiesa?
q
q
q
q
isolata su un colle
al centro del paese
in periferia
in mezzo al bosco
q
q
grande
piccola
q
q
q
q
q
q
mattoni
cemento
pietra
legno
ferro
altro: __________
q
q
sì
no
? Se sì, cosa rappresentano?
______________________________________________
? Qual è la facciata principale?
Scheda di lettura
q quella con il portale più
grande
q quella con più finestre
q quella con più affreschi
q quella che guarda verso il
sagrato
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? Cosa precede l’ingresso principale?
q
q
q
q
un portico
un corridoio
una piazza
un cortile
Questo spazio antistante la chiesa si chiama NARTÉCE.
Disegna il nartéce
Disegna il portale
Scheda di lettura
105
106
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme
Nell’architrave
del portale c’è
un’iscrizione.
Assieme
all’insegnante
leggi l’iscrizione
e cerca un nome
proprio.
Architrave del portale. Chiesa di San Biagio, Levico Terme.
? Qual è il nome proprio scritto nell’iscrizione?
______________________________________________
? Nell’iscrizione
puoi leggere che professione svolgeva questa
persona. Qual è?
______________________________________________
? Cerca anche una data. Quale?
______________________________________________
? Cosa ci indicano questi elementi?
______________________________________________
______________________________________________
______________________________________________
Scheda di lettura
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
La lettura di questa iscrizione ci ha fornito molte informazioni
importanti nei riguardi della chiesa, di conseguenza per lo storico diventa un importante ____________________________
? Come mai queste informazioni sono state scritte in questo punto
della chiesa?
______________________________________________
______________________________________________
Cerca il lato della chiesa che si chiama abside.
? Che forma ha?
q
q
q
q
q
rettangolare
quadrata
poligonale
semicircolare
altro: ________
? Come si chiamano le finestre presenti nell’abside?
______________________________________________
Disegna una delle finestre dell’abside.
Scheda di lettura
107
108
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme
? Verso quale punto cardinale è rivolta l’abside?
______________________________________________
? Inserisci i punti cardinali nella pianta della chiesa.
? Nell’abside si trova anche
______________________________________________
? A che cosa serve?
______________________________________________
? Dove è situato il campanile?
q
q
q
q
sul tetto
lontano dalla chiesa
addossato alla chiesa
inserito nella facciata
della chiesa
? Con quale materiale è costruito il tetto della chiesa?
______________________________________________
Scheda di lettura
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? E quello del campanile?
______________________________________________
Entra all’interno dell’edificio.
? Come ti appare l’interno della chiesa?
q
q
q
q
q
q
affrescato
luminoso
spoglio
cupo
grande
piccolo e intimo
? Cerca la zona absidale. Verso quale punto cardinale ti muovi?
______________________________________________
? Che forma ha l’abside dall’interno?
q
q
q
q
q
rettangolare
quadrata
poligonale
semicircolare
altro
? Che forma ha la copertura dell’abside?
q
q
q
q
q
rettangolare
quadrata
poligonale
semicircolare
altro
Nell’abside ci sono alcuni affreschi.
? Riconosci cosa raffigurano?
______________________________________________
______________________________________________
______________________________________________
Scheda di lettura
109
110
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme
All’interno della chiesa, c’è uno spazio di forma diversa dall’abside.
? A che forma geometrica corrisponde?
q
q
q
q
q
rettangolare
quadrata
poligonale
semicircolare
altro
Questo spazio si chiama NAVATA.
Osserva l’affresco sulla parete settentrionale della navata.
? Che cosa rappresenta?
______________________________________________
? Da quali elementi lo hai dedotto?
______________________________________________
______________________________________________
______________________________________________
? In quale posizione si trova Gesù?
q
q
q
q
laterale
centrale
in primo piano
sullo sfondo
? Questo ci indica che lui è il personaggio
______________________________________________
Scheda di lettura
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
111
SCHEDA DI LETTURA DEGLI AFFRESCHI DELLA CHIESA
di SAN BIAGIO a LEVICO TERME
All’interno della chiesetta di San Biagio sono affrescate 3
Madonne con Bambino.
? Ricordi la loro posizione (su quale parete)?
______________________________________________
? Le due Madonne sulla parete
settentrionale sono
q
q
q
sedute su una panca
sedute su una sedia
sedute su un trono
? Come ti appare la seduta di questa Madonna con Bambino?
q
q
q
q
q
q
q
q
q
piccola
grande
bassa
alta
decorata
non decorata
poco decorata
con aperture simili alle bifore
con semplici aperture
? La Madonna siede direttamente sulla pietra?
_______________________________
? Cosa sta facendo il Bambino?
_______________________________
Madonna con Bambino.
Chiesa di S. Biagio, Levico Terme.
Scheda di lettura degli affreschi
112
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme
? Quale oggetto tiene in mano?
q
q
q
q
q
un fazzoletto
una pallina
una pera
una mela
un pezzo di pane
? Cosa può simboleggiare questo oggetto?
______________________________________________
? C’è un rapporto di intimità tra la Madonna
q
q
sì
no
? La Madonna tiene affettuosamente il Bambino?
q
q
sì
no
? Lo sguardo della Madonna è rivolto
q
q
sì
no
e il Bambino?
verso il Bambino?
?
In questa Madonna con Bambino il pittore ha rappresentato un rapporto di
intimità tra le due figure?
q sì
q no
?
Come?
____________________________
____________________________
?
Cosa fa il Bambino?
____________________________
Madonna che allatta.
Chiesa di S. Biagio, Levico Terme.
Scheda di lettura degli affreschi
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? È un gesto comune nei bambini piccoli?
q
q
sì
no
Questo ci indica che il pittore voleva rappresentare una realtà
più vicina possibile alla vita dei fedeli che osservavano l’affresco. In questo modo si poteva capire meglio la condizione di madre di Maria.
? Gli sguardi delle due Madonne che
hai visto sono rivolti
q
q
q
davanti
di lato
verso il Bambino
? Rispetto al primo affresco, il trono dove è seduta la Madonna è?
q
q
q
q
più grande
più piccolo
uguale
più alto
q
q
q
più basso
più decorato
meno decorato
? Quale
elemento
in
più presenta questa
Madonna rispetto alle
precedenti?
_________________
_________________
_________________
_________________
_________________
_________________
Madonna con Bambino.
Chiesa di S. Biagio, Levico Terme.
Scheda di lettura degli affreschi
113
114
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme
? Come ti appare il paesaggio che fa da sfondo?
q
q
q
q
q
q
q
q
ampio e vasto
poco profondo
poco particolareggiato
molto particolareggiato
dipinto con tanti toni di verde e di azzurro
dipinto con pochi colori
con la presenza di case, una chiesa e mura di difesa
con molti personaggi secondari
? Cosa fanno la Madonna e il Bambino?
______________________________________________
______________________________________________
______________________________________________
? Dove è seduta la Madonna?
Scheda di lettura degli affreschi
q
q
q
q
su un trono
su un tronco d’albero
su una piccola collina
su un prato
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
IL VIAGGIO DI JACQUES
Rispondendo ai quesiti scegli e colora il percorso
che Jacques compie per tornare a casa
1. Una chiesetta ha 6 monofore, 1 rosone e 2 bifore.
Quante finestre ha? ________
2. Verso quale punto cardinale è di solito orientata una chiesa?
Scrivi l’iniziale del punto ________
3. Quante facciate principali può avere una chiesa? ________
4. Quanti spazi coperti ha una chiesa costituita da 1 abside, 1
navata, 1 nartèce e 1 sagrato? ________
5. Come si chiama lo spazio riservato ai fedeli?
Scrivi l’iniziale della parola ________
Scheda di verifica
115
116
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme
Descrivi l’ambiente intorno alla chiesa di San Biagio.
Scheda di verifica
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Scrivi la cronaca del viaggio compiuto fino alla chiesa di San
Biagio a Levico Terme.
Scheda di verifica
117
118
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Biagio a Levico Terme
VERO O FALSO?
Leggi le frasi seguenti e distingui quelle vere da quelle false
con una crocetta
VERO
FALSO
1. La chiesa di San Biagio è stata costruita su un colle
vicino al paese di Levico.
q
q
2. L’ambiente intorno alla chiesa è ricco di vegetazione
naturale.
q
q
3. La posizione della chiesa di San Biagio non è una posizione strategica, in quanto non si vede la piana di
Levico sottostante.
q
q
4. L’iscrizione posta sullo stipite del portale della chiesa ci informa che l’edificio sacro venne ristrutturato
nel 1506.
q
q
5. Lo spazio porticato antistante la chiesa si chiama sagrato.
q
q
6. La navata è lo spazio interno della chiesa riservato al
sacerdote.
q
q
7. L’abside di una chiesa generalmente è rivolta verso
Oriente, dove sorge il sole.
q
q
8. L’abside di una chiesa è generalmente affrescata con
iconografie sacre.
q
q
Scheda di verifica
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
119
7ª fase
Usare giochi motori e attività del collage per rafforzare nel bambino concetti topologico-spaziali vissuti durante la visita alla chiesa di San Biagio a
Levico; conoscere la simbologia dell’orientamento secondo i punti cardinali; passare dal reale alla sua rappresentazione simbolica.
OBIETTIVI SPECIFICI
Potenziare la comprensione di concetti topologico-spaziali passando
dallo spazio tridimensionale vissuto personalmente dai bambini alla
sua rappresentazione bidimensionale; sviluppare la capacità di orientamento secondo i punti cardinali; potenziare e sviluppare le abilità
laboratoriali; rafforzare le conoscenze sull’orientamento spaziale; impadronirsi della terminologia corretta.
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
•
TEMPI
•
Esterno.
Aula scolastica.
1 unità didattiche (2 ore):
Attività operative.
‡
COSA FA L’INSEGNANTE1
1ª unità:
•
•
•
•
•
•
DINAMICHE DI LAVORO
1ª unità:
•
•
•
Predispone spazi e materiali utili all’attività operativa;
guida il bambino alla riproduzione della pianta della
chiesa di San Biagio sul pavimento del cortile della
scuola utilizzando i gessi;
fa inserire i termini tecnici corrispondenti agli spazi
interni della chiesa;
guida il bambino a scrivere sul pavimento, nella
posizione corretta, i punti cardinali e altri elementi
che tornano alla mente dei bambini;
avvia un gioco motorio intorno alla pianta
disegnata;
dà indicazioni ai bambini per ricostruire, in classe, la
pianta della chiesa di San Biagio con striscioline di
cartoncino.
Lavoro collettivo e individuale per la ricostruzione
grafica delle parti costituenti la pianta di una chiesa;
lavoro collettivo durante il gioco motorio intorno alle
piante di edifici sacri;
lavoro individuale, in classe, per l’esecuzione della
pianta con striscioline di cartoncino.
COSA FA L’ALUNNO
ABILITÀ ATTIVATE
1ª unità:
• Con l’aiuto dell’insegnante e
degli altri compagni ricorda lo
spazio vissuto durante la visita
alla chiesa di San Biagio e
traccia sulla pavimentazione
del cortile la pianta della
chiesa;
• scrive il nome dei diversi spazi in
cui si divide lo spazio interno di
un edificio sacro;
• orienta la pianta appena
disegnata, scrivendo i punti
cardinali.
‫ش‬
•
•
•
•
•
•
1
Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante.
Saper ricordare nei particolari
gli spazi vissuti in prima persona;
saper trasferire spazi vissuti su
un piano bidimensionale, quale
è la pavimentazione del cortile;
saper utilizzare la corretta
terminologia architettonica;
saper orientare secondo i punti
cardinali;
svilupparecapacità di
elaborazione cognitiva di
esperienze precedentemente
vissute;
promuovere abilità manuali
artistiche.
Matrice di documentazione della 7a fase: Lavoriamo con la pianta della chiesa
FINALITÀ
120
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
7a fase: Lavoriamo con la pianta della chiesa
•
•
STRUMENTI PER L’ALUNNO
partecipa al gioco motorio,
condotto dall’insegnante;
ricostruisce su un foglio da
disegno la pianta della chiesa
con striscioline di cartoncino
colorato.
•
Gessi colorati;
foglio A4, striscioline di cartoncino colorato, forbici, colla.
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE
•
Tabelle di documentazione di ciascun alunno.
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
•
Fotografie del lavoro svolto dai i bambini sulla pavimentazione del
cortile della scuola;
foglio con la riproduzione della pianta della chiesa di San Biagio con
le striscioline di cartoncino colorato.
•
•
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
•
Visita esterna ad una casa in costruzione, per osservare le principali
fasi di costruzione.
VERIFICHE2
•
Relative alla partecipazione:
l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la
partecipazione.
Relative al comportamento:
rilevazione della capacità di ascolto, concentrazione e lavoro di
gruppo in un ambiente diverso dall’aula scolastica.
Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase:
esecuzione della scheda di verifica Colora la pianta della chiesa di
San Biagio a Levico.
•
•
ULTERIORI ATTIVITÀ
DOCUMENTAZIONE
•
•
•
2
Ogni passaggio è bene che sia documentato con videocamera, se
possibile, fotografie/diapositive e/o registrazioni audio;
tenere tutti gli elaborati, scritti o dipinti, dei bambini: ognuno un
proprio dossier;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Schema operativo e consigli per l’insegnante
1ª unità didattica
•
•
•
Attività operative
Riproduzione della pianta della chiesa di San Biagio a Levico
I bambini, con la guida dell’insegnante, riproducono sulla
pavimentazione del cortile o dell’aula, utilizzando i gessi
colorati o altro, la pianta della chiesa di San Biagio. Ogni
parte dell’edificio sacro viene riprodotta in pianta con
differenti colori (abside=verde; navata=rosso, ecc.). Durante
il lavoro viene rispettato l’orientamento della chiesa di San
Biagio grazie all’utilizzo di una bussola e/o del sole, segnando
correttamente i diversi punti cardinali; accanto alla pianta
viene scritta una legenda dove, con gli stessi colori, vengono
riportati i nomi delle diverse parti dell’edificio.
Svolgimento di giochi motori: per esempio i bambini si
dispongono nelle varie parti della chiesa a seconda del
comando dato o dall’insegnante o da un compagno
(spostarsi dentro la navata, muoversi lungo il sagrato e
fermarsi a sud-ovest, ecc.); molti altri giochi possono essere
ideati dai bambini stessi o dall’insegnante.
Ricostruzione della pianta della chiesa: rientrati in aula,
l’insegnante consegna una serie di striscioline di carta
colorate che vengono incollate, singolarmente da ogni
bambino, su cartoncini bianchi, riproducendo esattamente
le forme della pianta della chiesa di San Biagio con il sagrato,
la navata e l’abside nelle loro corrette forme e proporzioni.
Schede di verifica
•
Colora la pianta della chiesa di San Biagio
L’insegnante fornisce ai bambini la fotocopia della pianta
della chiesa di San Biagio; singolarmente e/o a gruppi
vengono colorati con diversi colori gli spazi interni della
chiesa; infine viene creata una legenda, nella quale ad ogni
colore corrisponde il corretto termine architettonico.
121
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
123
Lavoriamo con la pianta della chiesa
Materiali per studenti
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
7a fase: Lavoriamo con la pianta della chiesa
INCOLLA LE STRISCIOLINE SUL FOGLIO
cercando di rappresentare la pianta della chiesa di San Biagio a Levico
124
Scheda operativa
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
COLORA LA PIANTA DELLA CHIESA DI SAN BIAGIO A LEVICO
con diversi colori e realizza la legenda per spiegare a quali
termini o spazi architettonici corrispondono i colori usati
Legenda
Scheda di verifica
125
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
127
8ª fase
Conoscere i diversi mestieri che concorrono alla costruzione di un edificio sacro. Introduzione del gioco di ruolo che si svolgerà nella fase
successiva.
OBIETTIVI SPECIFICI
Saper unire immagini a brevi testi descrittivi; saper relazionare per iscritto
o oralmente le conoscenze appena acquisite; riconoscere similitudini
con mestieri più familiari.
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
TEMPI
•
Aula scolastica.
1 unità didattiche (2 ore):
Individuazione dei personaggi e dei ruoli.
‡
COSA FA L’INSEGNANTE1
1ª unità:
•
•
•
•
•
•
DINAMICHE DI LAVORO
1ª unità:
•
•
Proietta diapositive in cui si osserva la costruzione di
diversi tipi di edifici e in particolare di chiese;
guida la discussione durante la visione delle diapositive
per far emergere quali professioni ruotano attorno alla
costruzione di una chiesa;
guida all’individuazione di figure che concorrono alla
costruzione di un edificio in senso generale e di una
chiesa nello specifico;
aiuta il bambino a compilare la scheda operativa;
propone un gioco di ruolo: i bambini diventeranno
architetti per costruire un modellino della chiesa di San
Biagio;
consegna la pianta della chiesa di San Biagio.
Lavoro collettivo durante la visione delle diapositive;
lavoro individuale durante la compilazione della
scheda operativa.
COSA FA L’ALUNNO
ABILITÀ ATTIVATE
1ª unità:
• Osserva e commenta con
l’insegnante le diapositive;
• individua le figure che
concorrono alla costruzione
di un edificio sacro;
• compila la scheda
operativa;
• si immedesima nel ruolo
dell’architetto.
STRUMENTI PER L’ALUNNO
•
•
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE
•
•
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
•
‫ش‬
•
•
•
Osservare e dedurre informazioni
da immagini visive;
promuovere e sviluppare
capacità linguistiche;
sviluppare la capacità di mettersi
nei panni di altri.
Scheda operativa Chi lavora alla costruzione di un edificio sacro?2
scheda con la pianta della chiesa di San Biagio a Levico.3
Scheda operativa Chi lavora alla costruzione di un edificio sacro?
scheda con la pianta della chiesa di San Biagio a Levico.
Scheda operativa Chi lavora alla costruzione di un edificio sacro?
compilata dai bambini.
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante.
2 Vedi Materiali per studenti: Scheda operativa.
3
Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
Matrice di documentazione della 8a fase: Chi lavora alla costruzione di una chiesa?
FINALITÀ
128
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
8a fase: Chi lavora alla costruzione di una chiesa?
VERIFICHE4
•
•
•
•
Relative alla partecipazione:
l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la
partecipazione.
Relative al comportamento:
rilevazione della capacità di ascolto, concentrazione e lavoro di
gruppo.
Relative all’area antropologica:
descrivere per iscritto la professione dei propri nonni.
Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase:
scrivere una relazione su alcuni mestieri che concorrono alla
costruzione di un edificio sacro.
ULTERIORI ATTIVITÀ
DOCUMENTAZIONE
•
•
•
4
ogni passaggio è bene che sia documentato con videocamera, se
possibile, fotografie/diapositive e/o registrazioni audio
tenere tutti gli elaborati, scritti o dipinti, dei bambini: ognuno un
proprio dossier;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Schema operativo e consigli per l’insegnante
1ª unità didattica
•
•
•
•
Individuazione dei personaggi e dei ruoli
Proiezione di diapositive con differenti immagini di edifici in
costruzione (case, castelli, chiese…); durante la proiezione
i bambini interagiscono con l’insegnante, individuando le
diverse figure che concorrono alla costruzione di un edificio
(carpentieri, muratori, falegnami…) e ai modi di lavorare di
ciascun mestiere.
I bambini drammatizzano la costruzione di una chiesa, si
calano nella figura dei diversi personaggi, nei lavori da
loro svolti, venendo così a conoscenza in modo adeguato
dei differenti mestieri che concorrono alla costruzione di
un’opera pubblica o privata.
Dopo la visione delle diapositive, viene completata una
scheda operativa, con un lavoro di gruppo, dove i bambini
focalizzano l’attenzione solo sui mestieri, imparano nuovi
vocaboli e associano un mestiere agli strumenti idonei per
svolgerlo.
Si stimolano i bambini ad immedesimarsi nella figura
dell’architetto, dato che da quel momento in poi cercheranno
di costruire un modellino tridimensionale della chiesa di San
Biagio. Viene, infatti, riconsegnata loro la scheda di verifica
precedentemente fatta con la pianta della chiesa di S.
Biagio, dove avevano individuato le differenti parti che ne
costituiscono la pianta.
Da questa pianta parte la costruzione del modellino
tridimensionale.
Schede di verifica
•
Descrivi la professione dei tuoi nonni (lavoro individuale)
L’insegnante fornisce ai bambini la scheda di verifica nella
quale l’alunno racconta nel modo più descrittivo possibile il
mestiere svolto dal proprio nonno. Si è scelta questa figura
familiare per poter prendere spunto ed iniziare ad introdurre
la linea del tempo più vicina ai bambini: la famiglia.
Scheda operativa.
129
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
131
Chi lavora alla costruzione di una chiesa?
Materiali per studenti
132
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
8a fase: Chi lavora alla costruzione di una chiesa?
CHI LAVORA ALLA COSTRUZIONE DI UN EDIFICIO SACRO?
Leggi le definizioni, ritaglia e incolla i disegni dei personaggi
al posto giusto
L’ARCHITETTO
disegna l’edificio e dirige
i lavori degli operai
GLI OPERAI
scavano le fondamenta
dell’edificio
I MURATORI
innalzano i muri
di un edificio
Scheda operativa
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
I CARPENTIERI
costruiscono le parti in legno:
scale, ponteggi, tetti, ecc.
I FABBRI
preparano scalpelli, mazze,
attrezzi e tutto ciò che è
in metallo
GLI SCALPELLINI
squadrano e scolpiscono
le pietre
I PITTORI
realizzano le decorazioni
Scheda operativa
133
134
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
8a fase: Chi lavora alla costruzione di una chiesa?
Ritaglia e incolla i personaggi
Scheda operativa
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Descrivi alcuni mestieri che occorrono per la costruzione di una
chiesa.
Scheda di verifica
135
136
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
8a fase: Chi lavora alla costruzione di una chiesa?
Descrivi in modo dettagliato il mestiere del tuo nonno.
Scheda di verifica
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
137
9ª fase
Rielaborare operativamente le conoscenze, le abilità e le competenze
acquisite durante il progetto. L’attività laboratoriale conclude il percorso formativo mettendo in gioco tutto ciò che è stato svolto nelle fasi
precedenti e facendo realizzare ai bambini qualcosa con cui possono
ideare giochi di squadra o altro.
OBIETTIVI SPECIFICI
Ricordare situazione e realtà vissute in prima persona; saper trasformare
le proprie conoscenze in prodotti plastici; potenziare le abilità manuali
e la creatività del bambini; saper lavorare in gruppo.
9ª fase / classe 1a
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
TEMPI
•
Aula laboratoriale.
1 unità didattiche (6 ore):
Progettazione e costruzione del plastico della chiesa.
‡
COSA FA L’INSEGNANTE1
1ª unità:
•
•
•
Dà indicazioni sulle modalità generali con cui
procedere nell’attività laboratoriale;
aiuta e segue i bambini nella preparazione delle varie
parti della chiesa da assemblare;
aiuta a dipingere le varie parti della chiesa e gli
affreschi presenti all’esterno della stessa.
DINAMICHE DI LAVORO
1ª unità:
COSA FA L’ALUNNO
1ª unità:
• Incide il polistirolo per
realizzare le forme delle
finestre della chiesa;
• dipinge con i colori a
tempera le varie parti della
chiesa, realizzate con il
polistirolo;
• assembla le varie parti della
chiesa.
STRUMENTI PER L’ALUNNO
•
Lavoro collettivo.
ABILITÀ ATTIVATE
‫ش‬
•
•
•
Promuovere capacità manuali;
ricordare ciò che ha
precedentemente visto e
osservato;
lavorare in gruppo.
•
14 fogli di polistirolo (fogli di 100x50x10 cm);
colori a tempera, pennelli, pennellesse, taglierini, coltelli, cucchiai.
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE
•
Diapositive dell’esterno della chiesa di San Biagio a Levico.
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
•
Modello tridimensionale della chiesa di San Biagio a Levico.
•
Relative al progetto educativo:
a fine progetto l’insegnante consegna un questionario con domande
riguardanti il gradimento del progetto svolto, oppure riunisce i bambini
in cerchio per promuovere una discussione al riguardo.
•
Ogni passaggio è bene che sia documentato con videocamera, se
possibile, fotografie/diapositive e/o registrazioni audio;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
•
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
VERIFICHE
ULTERIORI ATTIVITÀ
DOCUMENTAZIONE
•
1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante.
Matrice di documentazione della 9a fase: Laboratorio architettonico
FINALITÀ
138
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
9a fase: Laboratorio architettonico
9ª fase / classe 2a
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
Aula laboratoriale.
TEMPI
•
1 unità didattiche (3 ore + 3 ore): Costruzione del plastico della
chiesa.
COSA FA L’INSEGNANTE
1ª unità:
•
•
•
•
MODALITÀ DI CONDUZIONE
1ª unità:
•
•
COSA FA L’ALUNNO
STRUMENTI PER L’ALUNNO
•
•
•
•
•
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
Lavoro collettivo durante la realizzazione del plastico
lavoro individuale per la rappresentazione di se stessi
e della vegetazione.
1ª unità:
• Incide il polistirolo seguendo le
linee della pianta predisposta
dall’insegnante;
• dipinge con i colori a tempera
le varie parti della chiesa
realizzate con il polistirolo;
• assembla le varie parti della
chiesa su un supporto sempre in
polistirolo;
• ritaglia il cartoncino per creare
la propria sagoma e la forma
di alcuni alberi per dare vita
all’ambiente circostante la
chiesa.
•
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE
Dà indicazioni sulle modalità generali con cui
procedere nell’attività laboratoriale;
aiuta e segue i bambini nella preparazione delle
varie parti della chiesa da assemblare;
aiuta a dipingere le varie parti della chiesa e
dell’ambiente circostante;
predispone i cartoncini su cui i bambini riprodurranno
se stessi e la vegetazione.
ABILITÀ ATTIVATE
‫ش‬
•
•
•
Promuovere capacità manuali;
ricordare ciò che hanno
precedentemente
visto
e
osservato;
lavorare in gruppo.
Polistirolo (4 fogli di 100x50x10 cm; 2 fogli di 100x50x5 cm);
colori a tempera, pennelli, pennellesse, taglierini, coltelli, cucchiai;
cartoncini rigidi, matite, pennarelli, pastelli ad olio;
pianta della chiesa di San Biagio (di 100x70 cm circa).
Pianta della chiesa di San Biagio (di 100x70 cm circa);
diapositive dell’esterno della chiesa di San Biagio.
•
Plastico riproducente la chiesa di San Biagio a Levico e l’ambiente
circostante.
•
Relative al progetto educativo:
a fine progetto l’insegnante consegna un questionario con domande
riguardanti il gradimento del progetto svolto, oppure riunisce i bambini
in cerchio per promuovere una discussione al riguardo.
•
Ogni passaggio è bene che sia documentato con videocamera, se
possibile, fotografie/diapositive e/o registrazioni audio;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
VERIFICHE
ULTERIORI ATTIVITÀ
DOCUMENTAZIONE
•
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Schema operativo e consigli per l’insegnante - classe 1a
1ª unità didattica
•
•
•
•
•
Progettazione e costruzione del plastico della chiesa
Laboratorio architettonico
Materiale predisposto dall’insegnante:
‡ 14 fogli di polistirolo 100x50x10
‡ colori a tempera
‡ pennelli, pennellesse
‡ taglierino
‡ coltelli e cucchiai
‡ bastoncini di legno per spiedini
‡ la pianta della chiesa
‡ la diapositiva dell’esterno della chiesa
L’insegnante, come prima cosa, deve dare ad ogni bambino
un foglio di polistirolo e distribuire il necessario per poterlo
dipingere. Verrà deciso, collettivamente, di che colore
dipingere i fogli che formeranno l’abside della chiesa, il colore
di quelli per la navata, ecc. Successivamente, l’insegnante
incide nella posizione corretta le diverse aperture (finestre,
porte…); sempre sotto la guida dell’insegnante i bambini
dipingono la chiesa riproducendo eventuali affreschi presenti
nelle facciate.
Colorati e fatti asciugare i diversi fogli costituenti il perimetro
della chiesa, questi vengono uniti con i bastoncini di legno
per spiedini per costituire un modello a grandezza di bambino
della chiesa di San Biagio.
Al termine viene creata una legenda riguardante le parti
architettoniche della chiesa (navata, abside, protiro) da
posizionare vicino al modello tridimensionale della chiesa.
A questo punto, l’insegnante e/o i bambini possono inventare
giochi di ruolo da realizzare nello spazio tridimensionale.
Fasi del laboratorio.
139
140
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE PRIMA E SECONDA DI SCUOLA PRIMARIA
9a fase: Laboratorio architettonico
Schema operativo e consigli per l’insegnante - classe 2a
1ª unità didattica
•
•
•
•
Costruzione del plastico della chiesa
Laboratorio architettonico
Materiale predisposto dall’insegnante:
‡ 4 fogli di polistirolo 100x70x10 cm (=base di appoggio)
‡ 2 fogli di polistirolo 100x50x5 cm (=serviranno per fare le
facciate della chiesa)
‡ colori a tempera
‡ pennelli, pennellesse
‡ taglierino
‡ coltelli e cucchiai
‡ bastoncini di legno per spiedini
‡ la pianta della chiesa
‡ la diapositiva dell’esterno della chiesa
‡ colla per polistirolo
All’inizio, l’insegnante deve dare tutte le indicazioni sul lavoro
da svolgere e sulla gestione del laboratorio architettonico.
La prima cosa da fare sarà di unire i 4 fogli di polistirolo (100x70
cm) in modo da avere una superficie piana piuttosto ampia
che farà da supporto. Su questa, i bambini incideranno con
i taglierini il perimetro della pianta della chiesa di San Biagio
utilizzando un foglio molto grande riproducente la pianta
dell’edificio.
L’incisione della pianta sui fogli di polistirolo dovrà essere
allargata con il manico di cucchiai da minestra, in modo
da ottenere fessure abbastanza larghe dove poter infilare
le varie facciate della chiesa.
A questo punto, l’insegnante deve organizzare i gruppi di
lavoro e spiegare ad ognuno il proprio compito. Ci sarà chi
colorerà le facciate della chiesa, ricordandosi di che colore
erano nella realtà, ci sarà chi realizzerà l’ambientazione,
pitturando con pennellesse oppure spugne il prato sui fogli di
polistirolo che si utilizzano come base, ci sarà chi disegnerà
alberi, cespugli su cartoncini rigidi, che verranno poi infilati
nel polistirolo di base.
Dopo aver spiegato accuratamente come procedere nella
realizzazione del plastico, l’insegnante segue i bambini nella
preparazione delle varie parti da assemblare e dipingere
con particolare attenzione ad eventuali affreschi presenti
in facciata.
Colorati e fatti asciugare i diversi fogli costituenti le facciate
della chiesa, questi vengono uniti con la colla per polistirolo
e infilati nelle fessure precedentemente allargate.
Dopo il laboratorio i bambini raffigurano se stessi su un
cartoncino (metà di un foglio A4); le diverse figure vengono
poi inserite all’esterno della chiesa su un prato accanto ad
altri elementi presenti nel paesaggio.
Al termine viene creata una legenda riguardante le parti
architettoniche della chiesa (navata, abside, protiro) da
posizionare vicino al modello realizzato.
Fasi del laboratorio.
141
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Progetto educativo per la classe terza di scuola primaria
2. Story board di un viaggiatore
3. Viaggiamo... fino alla chiesa di S. Rocco a Borgo
4. Ambientiamo il nostro viaggio
5. La storia di S. Rocco
6. Visitiamo la chiesa di S. Ermete a Calceranica
7. Viaggiamo... con i pellegrini
8. Murales
p. 153
p. 159
p. 181
p. 191
p. 201
p. 221
p. 235
U.d. = unità didattica
1. Viaggiamo... con la fantasia
p. 145
FASI
2. U.d. 8 ore: Murales
1. U.d. 2 ore: Analisi del documento scritto
1. U.d. 2 ore: Visione delle diapositive ed esame dei documenti scritti
1. U.d. 4 ore: Osservazione della chiesa con l’esperto
1. U.d. 2 ore: Visione diapositive ed esame dei documenti scritti
1 U.d. 2 ore: Rappresentazione grafica del percorso
1. U.d. 3 ore: Visita alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana
2. U.d. 2 ore: Ricostruzione del racconto. Laboratorio grafico-pittorico
1. U.d. 2 ore: Lettura del racconto: La paura di viaggiare
1. U.d. 3 ore: Lettura animata di un libro. Costruzione di un ipotetico viaggio
TEMPI
Prospetto generale delle fasi del progetto educativo
aula e luogo di realizzazione del murales
aula
chiesa di S. Ermete a Calceranica
aula
aula
chiesa di S. Rocco a Borgo Valsugana
aula
aula
LUOGO DI SVOLGIMENTO
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
143
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
145
1ª fase
Introduzione al tema a cui è dedicato il progetto educativo, il viaggio, utilizzando la dimensione fantastica; raccogliere i prerequisiti: cosa
sanno i bambini a riguardo del “viaggio”, dello spostamento dei propri
orizzonti e anche della loro capacità di osservazione e analisi di immagini visive che saranno alla base del percorso formativo; sviluppo della
dimensione fantastica del bambino utilizzando materiali iconografici e
scritti.
OBIETTIVI SPECIFICI
Sviluppare capacità di lettura, analisi, destrutturazione e ricostruzione di
racconti fantastici attraverso l’utilizzo di racconti e immagini e di propri
elaborati grafici; saper usare un lessico e una sintassi appropriata alla
consegna dell’insegnante.
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
•
TEMPI
•
In classe.
Aula laboratoriale.
1 unità didattiche (3 ore):
Lettura animata di un libro. Costruzione di un viaggio ipotetico.
‡
COSA FA L’INSEGNANTE
= schema operativo
1 unità:
•
•
•
•
•
•
•
DINAMICHE DI LAVORO
•
•
Legge e mostra le diapositive inerenti il libro Viaggio al
centro della spugna con sottofondo musicale;
sollecita la curiosità e la discussione, ponendo
domande inerenti gli elementi del viaggio del
protagonista (meta, durata, scopo, modi di raccogliere
informazioni, compagni di viaggio, mezzi di trasporto);
raccoglie le preconoscenze sulle concezioni di spazio
e tempo presenti negli alunni;
verifica la capacità di ascolto dei bambini;
coordina il lavoro di ricostruzione orale della storia;
sollecita la strutturazione di un viaggio ipotetico;
osserva e aiuta gli alunni nell’esecuzione grafica e
pittorica del cartellone finale: Il viaggio fantastico
della classe.
Lavoro interattivo: conversazione guidata;
lavoro individuale nella fase laboratoriale.
COSA FA L’ALUNNO
ABILITÀ ATTIVATE
‫ش‬
1ª unità:
• Ascolta in silenzio la prima
lettura del racconto;
• osserva attentamente la
proiezione delle diapositive
durante la lettura;
• descrive con l’aiuto
dell’insegnante le immagini
del racconto durante la
seconda lettura;
• individua con l’insegnante
gli elementi caratteristici del
viaggio del protagonista;
• realizza, scrivendo e
disegnando, un cartellone
che illustra un ipotetico
viaggio.
•
•
•
•
•
Saper ascoltare, ricordare,
osservare, riconoscere elementi
del codice visivo;
comprendere immagini visive e
descriverle strutturalmente;
saper ascoltare un racconto
come modalità comunicativa;
saper formulare ipotesi su
un’esperienza ipotetica;
saper ricostruire un’esperienza
ipotetica.
Matrice di documentazione della 1a fase: Viaggiamo... con la fantasia
FINALITÀ
146
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
1a fase: Viaggiamo... con la fantasia
STRUMENTI PER L’ALUNNO
•
Fogli da disegno, matite, colori.
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE
•
Libro: Viaggio al centro della spugna, di Hans Traxler, Edizioni Elle,
Trieste, 1981;1
diapositive raffiguranti ogni pagina illustrata del libro.
•
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
•
Cartellone riassuntivo di un viaggio ipotetico pensato collettivamente
dalla classe: Il viaggio fantastico della classe.
•
Relative alla partecipazione:
l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la
partecipazione, il modo di usare le matite colorate.
Relative all’area antropologica:
sulla capacità espressiva degli alunni e l’uso dei colori attraverso
l’osservazione dei disegni realizzati per il cartellone.
Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase:
raccontare per iscritto un possibile viaggio deducendolo dalle
decisioni prese in comune e descritte con i disegni nel cartellone;2
raccontare per iscritto il viaggio del protagonista del libro Viaggio al
centro della spugna.3
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
VERIFICHE
•
•
ULTERIORI ATTIVITÀ
DOCUMENTAZIONE
•
•
•
•
Durante le unità didattiche l’insegnante registra i discorsi dei bambini
con il registratore o per iscritto;
riprende con la videocamera o la macchina fotografica l’attività
laboratoriale e tutti i momenti possibili dell’attività educativa;
l’insegnante documenta con diapositive ogni prodotto finito del
bambino;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
1 Questo testo è stato scelto perché contiene elementi fantastici e reali insieme, perché è realizzato con illustrazioni
particolarmente ben fatte e ricche di particolari. È perciò una delle possibili scelte a riguardo del tema del viaggio
nell’ambito della letteratura dell’infanzia.
2 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
3 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Schema operativo e consigli per l’insegnante
1ª unità didattica
•
•
•
4
Lettura animata di un libro. Costruzione di un ipotetico viaggio
Lettura del libro e visione delle diapositive
L’insegnante predispone l’aula per la visione delle diapositive.
Introduce ai bambini il tema che verrà affrontato durante
il progetto, ponendo domande generiche sul viaggio.
Successivamente legge il libro Viaggio all’interno della
spugna, facendo scorrere le diapositive che riguardano la
pagina letta e lasciando una musica di sottofondo.
Osservazione delle immagini
Contemporaneamente alla seconda lettura del libro,
facendo scorrere sempre le diapositive fa rilevare agli
alunni:
1. il contrasto fra elementi fantastici ed elementi reali;
2. l’ambiente in cui si svolgono le azioni del protagonista;
3. il percorso che questi compie nel corso del suo viaggio
fantastico per il mondo;
4. fa coglie che gli spostamenti sono sia nello spazio sia nel
tempo;
5. i motivi che spingono il protagonista a compiere il suo
viaggio;
6. i mezzi di trasporto usati dal protagonista (fantastici, reali
e possibili).
Laboratorio
Attraverso la discussione, l’insegnate sollecita gli alunni ad
organizzare un viaggio ipotetico tenendo presenti i seguenti
elementi:
1. la meta del viaggio;
2. la durata del viaggio;
3. lo scopo del viaggio;
4. i modi di raccogliere le informazioni sulla meta;
5. i compagni di viaggio;
6. i mezzi/mezzo di trasporto usato/i.
In modo collettivo si stabiliscono sia la meta sia la durata del
viaggio, mentre le altre variabili si lasciano alla decisione
personale dell’alunno.
Per tutte le variabile ogni bambino deve disegnare (o
scrivere nel caso dello scopo e della durata) su un piccolo
cartoncino quello che ha scelto. Ogni cartoncino disegnato
dagli alunni viene posto nella variabile a cui si riferisce.
Il cartellone completato e intitolato Il viaggio fantastico
della classe deve raccogliere tutti i disegni dei bambini per
ogni variabile e sarà il punto di partenza per la verifica,4
quando ciascuno racconta per iscritto un ipotetico viaggio
tenendo presenti gli elementi disegnati nei propri elaborati.
Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
Disegni dei bambini sui viaggi.
147
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
149
Viaggiamo… con la fantasia
Materiali per studenti
150
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
1a fase: Viaggiamo... con la fantasia
Racconta il viaggio del protagonista del libro Viaggio al centro della
spugna.
Scheda di verifica
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Racconta un viaggio fantastico ricollegandoti ai disegni realizzati per
il cartellone Il viaggio fantastico della classe.
Scheda di verifica
151
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
153
2ª fase
Accertare e rinforzare i seguenti prerequisiti: saper suddividere in sequenze significative una lettura (letta, ascoltata e narrata); saper commentare ogni immagine con didascalie volte a ricostruire per iscritto le
sequenze logiche della storia.
OBIETTIVI SPECIFICI
Potenziare le capacità di lettura, analisi, destrutturazione e ricostruzione
di racconti fantastici; saper usare un lessico e una sintassi appropriata
alla consegna dell’insegnante; sperimentare la possibilità di raccontare
una storia utilizzando in modo appropriato, ma anche creativo, la tecnica del disegno a matita.
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
•
TEMPI
•
In classe.
Aula laboratoriale.
2 unità didattiche ( 2 ore ciascuna):
1° unità: Lettura del racconto La paura di viaggiare;
‡ 2° unità: Ricostruzione del racconto. Laboratorio grafico-pittorico.
‡
COSA FA L’INSEGNANTE1
= schema operativo
1° unità
•
•
•
•
2° unità
•
•
•
•
•
•
•
•
•
DINAMICHE DI LAVORO
•
•
Legge la storia tratta dal libro di Roberto Piumini;
durante una seconda lettura si sofferma con gli alunni
sui particolari del racconto, analizzando gli elementi
significativi;
ricostruisce oralmente la trama narrativa del racconto
assieme agli alunni;
consegna la scheda di verifica2 nella quale i bambini
devono ricostruire la storia.
Legge con i bambini le trame del racconto da loro
scritte;
assieme agli alunni divide il racconto in sequenze
logiche;
decide con i bambini le caratteristiche fisiche dei vari
personaggi;
prepara il laboratorio grafico;
dà le regole agli alunni sulla gestione di un
laboratorio;
distribuisce gli incarichi ai bambini;
aiuta i bambini nella realizzazione grafica della storyboard;
fa scrivere i commenti ad ogni disegno;
aiuta i bambini a realizzare il libro con i loro disegni.
Lavoro interattivo: lettura e conversazione guidata dall’insegnate;
lavoro individuale nella realizzazione del foglio per la story-board.
1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante.
2 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
Matrice di documentazione della 2a fase: Story-board di un viaggiatore
FINALITÀ
154
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
2a fase: Story-board di un viaggiatore
COSA FA L’ALUNNO
ABILITÀ ATTIVATE
1° unità
• Ascolta in silenzio la lettura del
racconto;
• ne individua con l’aiuto
dell’insegnante gli elementi
significativi;
• ricorda oralmente la storia del
protagonista.
‫ش‬
•
•
•
•
•
2° unità
• Legge le ricostruzioni scritte
della storia del protagonista
• individua le sequenze logiche
nelle quali si può suddividere il
racconto;
• concorda con compagni
ed insegnante gli elementi
caratterizzanti personaggi e
ambienti del racconto;
• realizza individualmente con
un disegno una sequenza della
story-board;
• realizza il libro che include tutti
gli elaborati.
•
•
•
•
Saper ascoltare, ricordare,
osservare e riconoscere;
saper ascoltare un racconto
come modalità comunicativa
di un messaggio;
saper aspettare il proprio turno
di parola;
capacità di cogliere gli
elementi importanti di un testo
scritto;
saper ricostruire la storia
appena ascoltata.
Capacità cognitive: dividere in
sequenza una storia scritta;
saper rappresentare
graficamente ciò che si è
scritto;
saper titolare il proprio disegno;
abilità grafiche.
STRUMENTI PER L’ALUNNO
•
Fogli da disegno, matite, colori.
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE
•
Racconto La paura dei viaggi, in C’era una volta, ascolta di Roberto
Piumini, Edizioni Einaudi Ragazzi, Torino, 2000.
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
•
Story-board del racconto.
•
Relative alla partecipazione:
l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la
partecipazione, il modo di usare le matite colorate.
Relative all’area antropologica:
sulla capacità espressiva degli alunni e l’uso dei colori attraverso
l’osservazione dei disegni realizzati.
Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase:
ricostruzione per iscritto della storia del protagonista del racconto.3
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
VERIFICHE
•
•
ULTERIORI ATTIVITÀ
DOCUMENTAZIONE
•
•
•
•
Durante le unità didattiche l’insegnante registra i discorsi dei bambini
con il registratore o per iscritto;
riprende con la videocamera o la macchina fotografica l’attività
laboratoriale e tutti i momenti possibili dell’attività educativa;
l’insegnante documenta con diapositive ogni prodotto finito del
bambino;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
3 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
155
Schema operativo e consigli per l’insegnante
1ª unità didattica
•
•
•
Lettura del racconto La paura di viaggiare
L’insegnante legge il racconto a voce alta senza alcun
commento. Alla fine della lettura chiede ai bambini cosa
ricordano e ricostruisce sommariamente la trama del
racconto.
Fa una seconda lettura puntando l’attenzione:
1. a tutti i termini sconosciuti al lessico dei bambini;
2. alle diverse ambientazioni della storia;
3. alla figura e all’atteggiamento del protagonista;
4. alle figure secondarie e co-protagoniste;
5. alla morale del racconto.
Ricostruzione orale della storia
L’insegnante sollecita la memoria dei bambini ricostruendo
con loro la trama del racconto facendo attenzione ad
inserire tutti i particolari. I bambini in questo momento non
hanno ancora sott’occhio il testo scritto.
Consegna la scheda di verifica
L’insegnante consegna ad ogni alunno la scheda di verifica:
Ricostruisci la storia del protagonista del racconto La paura
di viaggiare di Roberto Piumini. Al momento della consegna
specificherà che gli alunni devono stare attenti ad inserire nel
resoconto della storia tutti i particolari necessari allo svolgimento
corretto della trama. Se l’insegnante lo ritiene opportuno può
consegnare ai bambini il testo scritto da Piumini.
2ª unità didattica
•
•
•
Lettura del racconto: La paura di viaggiare
Ricostruzione del racconto. Laboratorio grafico-pittorico
Legge le schede di verifica realizzate dai bambini
L’insegnante legge i resoconti della storia realizzati dai
bambini.
Suddivisione in sequenze della storia
L’insegnante consegna ad ogni alunno il testo scritto da
Piumini ed insieme a loro divide la storia in sequenze logiche,
spiegando che ogni sequenza verrà successivamente
disegnata o commentata da una didascalia.
Laboratorio grafico
L’insegnante spiega ai bambini il lavoro da svolgere: verrà
realizzata una story-board con i disegni dei bambini. Ad ogni
loro disegno corrisponderà una sequenza precedentemente
decisa.
Vengono decise collettivamente le caratteristiche fisiche
del protagonista (capelli, abbigliamento, ecc.) e degli
altri personaggi, in maniera tale che in ogni disegno tutti i
personaggi si possano sempre riconoscere. A questo punto
ogni bambino riceve una sequenza da disegnare con
matite colate ed inizia il lavoro stando attento ad utilizzare
in modo appropriato, ma anche creativo, le matite.
Alla fine del lavoro i vari disegni vengono messi in sequenza
e sotto ad ognuno viene scritta una frase che ne racconti
l’azione. Il tutto viene rilegato nel modo più opportuno.
Esempi di ricostruzione grafica del racconto.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
157
Story-board di un viaggiatore
Materiali per studenti
158
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
2a fase: Story-board di un viaggiatore
Ricostruisci la storia del protagonista del racconto La paura di viaggiare di Roberto Piumini.
Scheda di verifica
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
159
3ª fase1
Conoscere una documento del patrimonio culturale locale cogliendone gli elementi essenziali nell’aspetto architettonico, decorativo e storico; introduzione alla metodologia della ricerca storico-artistica; avvio
alla lettura di un’opera d’arte.
OBIETTIVI SPECIFICI
Sviluppare capacità di lettura, analisi, destrutturazione e ricostruzione
di documenti iconografici; saper utilizzare una corretta terminologia
storico-artistica; sviluppare la capacità di orientamento spaziale; destrutturate e ricostruire la storia di San Rocco osservando gli affreschi
presenti nell’edificio sacro; utilizzare un documento visivo come fonte
per ricevere informazioni.
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
Chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana.
TEMPI
•
1 unità didattica di 3 ore:
(comprendendo gli spostamenti dalla scuola alla chiesa)
‡ Visita alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana.
COSA FA L’ESPERTO
1ª unità:
•
•
•
•
•
•
•
COSA FA L’INSEGNANTE2
1ª unità:
•
•
•
DINAMICHE DI LAVORO
•
•
Lavora con gli alunni sull’orientamento con l’aiuto del
sole e/o della bussola;
guida all’osservazione della facciata esterna
della chiesa, nominando gli elementi strutturali
e confrontandoli con gli edifici circostanti, per
individuarne funzioni e caratteristiche specifiche
dell’edificio e dei suoi elementi;
consegna le schede di lettura che riproducono la
facciata e aiuta gli alunni nella compilazione;
guida all’osservazione interna dell’edificio, prima del
piano terra e successivamente del primo piano;
invita gli alunni ad orientarsi e a indicare oralmente i
punti cardinali all’interno della chiesa;
conduce insieme agli alunni l’analisi degli affreschi;
consegna le schede di lettura degli affreschi e aiuta gli
alunni a compilarle.
Durante il viaggio per raggiungere la chiesa, guida
l’attenzione degli alunni al paesaggio geografico
circostante;
aiuta l’esperto durante la conduzione dell’attività e la
gestione della classe;
durante il viaggio di ritorno riosserva assieme ai bambini
il paesaggio percorso.
Lavoro interattivo: discussione collettiva con domande guidate;
lavoro individuale nella compilazione delle schede.
1 Questa fase si avvale della presenza e dell’operatività di un esperto nella didattica del patrimonio culturale, che
collaborerà con l’insegnante nella preparazione della scheda di lettura e nella gestione dell’uscita sul territorio.
2 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante.
Matrice di documentazione della 3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana
FINALITÀ
160
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana
COSA FA L’ALUNNO
STRUMENTI PER L’ALUNNO
1ª unità:
• Osserva il paesaggio
circostante durante il viaggio
di andata;
• partecipa attivamente
all’osservazione della chiesa
seguendo le linee guida
date dall’esperto;
• si orienta all’esterno della
chiesa;
• inserisce i termini appresi,
nella specifica scheda di
lettura;
• si orienta all’interno della
chiesa, utilizzando i punti
cardinali;
• ricostruisce la storia narrata
dagli affreschi, cogliendo gli
elementi significativi che la
costituiscono;
• compila individualmente le
schede di lettura;
• prende appunti e pone
domande.
•
•
ABILITÀ ATTIVATE
‫ش‬
•
•
•
•
•
•
•
Capacità di osservare in modo
attivo e critico aspetti naturali del
paesaggio;
capacità di orientarsi con il sole e
i punti cardinali;
capacità di osservare, analizzare
documenti materiali;
capacità di osservare, analizzare
documenti iconografici;
capacità di collegare il codice
linguistico a quello visivo;
capacità di comprendere
immagini visive e di descriverle
strutturalmente;
capacità di prendere appunti e
porre domande appropriate al
tema dell’unità.
Teca, matita e gomma;
scheda di lettura.
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE
•
Materiale di approfondimento sulla chiesa di San Rocco a Borgo
Valsugana.3
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
•
Schede di lettura compilate dagli alunni.
•
Relative alla partecipazione:
l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la
partecipazione attiva alla discussione guidata dall’esperto.
Relative all’area linguistica:
descrivere per iscritto il paesaggio osservato durante il viaggio;
Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase:
i bambini rispondono alle domande della scheda di verifica: Vero o
falso?;
Ricostruiscono la trama del racconto degli affreschi sulla vita di San
Rocco con la scheda da verifica: La storia di San Rocco affrescata
nella chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana.
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
VERIFICHE4
•
•
ULTERIORI ATTIVITÀ
•
•
DOCUMENTAZIONE
•
•
3
4
5
6
lettura della scheda di approfondimento sulla chiesa di San Rocco;5
compilazione della scheda con la ricerca del significato dei termini
artistici indicati.6
durante l’attività con l’esperto l’insegnante riprende con la
videocamera e/con diapositive;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
Vedi materiale Strumenti per l’insegnante: La chiesa di San Rocco, San Antonio e San Michele a Borgo Valsugana, p. 269.
Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
Vedi Materiali per studenti: Scheda di approfondimento.
Vedi Materiali per studenti: Foglio delle ricerche.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Schema operativo e consigli per l’insegnante
1ª unità didattica
•
•
Visita alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana
Analisi del paesaggio
Durante il viaggio di andata e di ritorno alla visita della
chiesa, l’insegnante assieme ai ragazzi punta l’attenzione
sul paesaggio che circonda il tragitto.
Elementi importanti da riportare all’attenzione dei
bambini:
1. diversità tra elementi del paesaggio naturale e paesaggio artificiale;
2. montagne, corsi d’acqua e loro identificazione;
3. vie di comunicazione: dove sono localizzate (a mezzo
pendio e/o in valle) e loro funzionamento e uso;
4. altri elementi che si ritiene opportuno emergano dalla
lettura dell’ambiente.
Queste osservazioni serviranno per la fase successiva.
Aiuta l’esperto durante la conduzione dell’attività
conoscendo ciò che andrà ad osservare l’esperto
con i bambini, aiuta la lettura e l’analisi della struttura
architettonica della chiesa e degli affreschi.
Il lavoro dell’esperto e dell’insegnante è necessario che sia
condiviso e collaborativo.
Sopralluogo alla Chiesa
di San Rocco
a Borgo Valsugana.
161
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
163
Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana
Materiali per studenti
164
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana
La chiesa di San Rocco, Sant’Antonio Abate e San Michele
a Borgo Valsugana
? La chiesa è un edificio
? La chiesa è un edificio
? Cosa c’è antistante la chiesa?
? La chiesa vicina è
? Quale sarà la chiesa principale del paese
Scheda di lettura
q
q
q
q
q
pubblico
privato
grande
piccolo
di media grandezza
q
q
q
isolato su un colle
al centro del paese
in periferia
q
q
q
q
q
q
q
un cortile
un giardino
una piazza
una strada
alcuni edifici
un’altra chiesa
altro: ___________
q
q
q
più grande
più piccola
uguale
q
q
quella più grande
quella più piccola
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Osservando la facciata principale della chiesa di San Rocco inserisci
nell’immagine sottostante i seguenti termini:
parasta
iscrizione
oculo
scalinata
portale
tettuccio
stipite
intonaco
Scheda di lettura
165
166
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana
Entra all’interno della chiesa, al secondo piano.
? Come ti appare?
q
q
q
q
q
q
q
q
grande
piccola
cupa
luminosa
affrescata
senza decorazioni
in buono stato conservativo
abbandonata
Dirigiti verso la zona affrescata. Questo spazio si chiama abside: è la zona
riservata al celebrante e non ai fedeli, che rimanevano nello spazio antistante.
Nell’abside sono presenti delle lunette completamente affrescate.
Osserva la lunetta ad est.
Lunetta orientale
? Chi è il protagonista della scena? Motiva la tua scelta.
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
Scheda di lettura
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? Come è abbigliato?
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Cosa sta facendo?
______________________________________________________
______________________________________________________
? Descrivi con più particolari possibili la scena.
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Come si caratterizzano le architetture sulla sinistra della scena?
______________________________________________________
______________________________________________________
? Vicino alle mura della città è presente un cartiglio. Cosa c’è scritto?
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
Scheda di lettura
167
168
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana
Osserva la lunetta a sud.
Lunetta meridionale
? Quante scene
sono rappresentate in questa lunetta?
q
q
q
q
una
due
tre
quattro
? Quante episodi sono rappresentati in questa lunetta?
q
q
q
q
una
due
tre
quattro
q
q
sì
no
7
? Il protagonista è presente in tutti gli episodi?
? Dove è ambientata la scena di sinistra?
______________________________________________________
______________________________________________________
7 Ricordati che per scena si intende la rappresentazione di un’azione con lo sfondo sempre uguale.
Scheda di lettura
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? Dove è ambientata la scena di destra?
______________________________________________________
______________________________________________________
? Cosa sta facendo il protagonista nella scena di sinistra?
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Cosa sta facendo il protagonista nei due episodi della scena di destra?
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Come mai in un episodio della scena di destra il protagonista ha le calze
della gamba sinistra abbassate?
______________________________________________________
______________________________________________________
Scheda di lettura
169
170
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana
Osserva la lunetta ad ovest.
Lunetta occidentale
? Quante scene sono rappresentate in questa lunetta?
? Quante episodi sono rappresentati in questa lunetta?
q
q
q
q
una
due
tre
quattro
q
q
q
q
una
due
tre
quattro
? Dove è ambientata la scena affrescata?
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Il protagonista è presente in entrambi gli episodi?
Scheda di lettura
q
q
sì
no
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? Cosa succede nell’episodio di sinistra?
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Cosa succede nell’episodio di destra?
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Come sono vestiti i Lanzichenecchi (soldati mercenari)?
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Cosa c’è scritto nel cartiglio posto in mano ad un angelo?
______________________________________________________
______________________________________________________
Scheda di lettura
171
172
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana
Abbigliamento del protagonista degli affreschi
Assegna i nomi sottostanti alle parti dell’abbigliamento di San Rocco.
pètaso
pellegrina
Scheda di lettura
bordone
veste corta
boraccia
calze
stivali flosci
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Cerca il significato dei seguenti termini artistici.
abside
loculo
lunetta
parasta
portale
volta
stipite
chiesa
Foglio delle ricerche
173
174
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana
Foglio delle ricerche
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Descrivi il paesaggio osservato durante il viaggio.
Scheda di verifica
175
176
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana
VERO O FALSO?
Leggi le frasi seguenti e distingui quelle vere da quelle false
VERO FALSO
1. La chiesa di San Rocco è stata costruita su un
colle vicino al paese di Borgo Valsugana.
q
q
2. L’ambiente intorno alla chiesa è ricco di vegetazione naturale.
q
q
3. Antistante la chiesa di San Rocco è stata costruita un’altra chiesa e pavimentata una piazza.
q
q
4. La chiesa di San Rocco è stata edificata su due
piani; il secondo è affrescato con scene dedicate
alla vita di un santo pellegrino.
q
q
5. San Rocco lasciò i suoi genitori e la terra natia
perché voleva conoscere il mondo.
q
q
6. San Rocco guarì miracolosamente dalla peste e
per questo motivo diventò il santo protettore delle malattie infettive.
q
q
7. Nel corso della sua vita San Rocco non riuscì a guarire mai nessuno dalla peste ma solo sé stesso.
q
q
8. L’abside della chiesa è completamente affrescata
con iconografie sacre.
q
q
Scheda di verifica
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
La storia di San Rocco affrescata nella chiesa
di San Rocco a Borgo Valsugana
Ritaglia le immagini sottostanti ed incollale nel foglio successivo scrivendo
un commento breve e sintetico, come fosse una didascalia.
Scheda di verifica
177
178
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
3a fase: Viaggiamo... fino alla chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana
La storia di San Rocco affrescata nella chiesa
di San Rocco a Borgo Valsugana
1ª lunetta
______________________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________________
2ª lunetta
______________________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________________
Scheda di verifica
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
3ª lunetta
______________________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________________
______________________________________________________________________________________________________
Scheda di verifica
179
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
181
4ª fase
Recuperare le osservazioni svolte durante il viaggio per raggiungere
la chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana; analisi approfondita dell’aspetto fisico e antropologico che caratterizza l’ambiente della Bassa
Valsugana con l’approfondimento su alcune categorie di paesaggio e
sugli aspetti generali del paesaggio italiano (passando dall’esperienza
alla concettualizzazione).
OBIETTIVI SPECIFICI
Recuperare elementi memorizzati in una fase precedente; sviluppare capacità di analisi di realtà fisiche osservate; potenziare capacità
manuali; potenziale la capacità di trasportare su un supporto bidimensionale realtà tridimensionali; capacità descrittive sia orali sia manuali;
saper dedurre informazioni da un testo descrittivo.
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
TEMPI
1 unità (2 ore): Rappresentazione grafica del percorso.
COSA FA L’INSEGNANTE1
1 unità:
In classe e aula laboratoriale.
•
•
•
•
•
DINAMICHE DI LAVORO
•
•
Legge alcune schede di verifica sulla descrizione del
paesaggio osservato nel tragitto per Borgo Valsugana;
invita gli alunni a ripensare al percorso fatto e a isolarne
gli elementi caratteristici; luogo di partenza, paesi
attraversati, ponti e strade, edifici …;
legge assieme ai bambini la scheda di approfondimento
sul paesaggio;2
fornisce del materiale per approfondire il discorso sul
paesaggio della Valsugana;
segue e coordina le fasi di realizzazione del cartellone.
Lavoro di gruppo: discussione collettiva con domande guidate;
lavoro individuale e/o gruppi nella realizzazione del cartellone.
COSA FA L’ALUNNO
ABILITÀ ATTIVATE
1 unità:
• Ascolta le descrizioni dei
compagni del paesaggio
osservato;
• ricostruisce oralmente il
percorso effettuato;
• individua, utilizzando anche
le conoscenze geografiche
precedentemente acquisite
gli elementi caratteristici del
percorso;
• legge con l’insegnante la
scheda di approfondimento sul
paesaggio;
• ricrea pittoricamente il
paesaggio.
STRUMENTI PER L’ALUNNO
•
•
•
‫ش‬
•
•
•
•
•
Capacità di ricordare;
capacità di collegare le
proprie conoscenze con gli
elementi realmente osservati;
capacità di categoricizzare;
capacità di leggere un testo
scritto e ricavarne informazioni;
abilità nel riprodurre
graficamente quanto
osservato.
Fogli da disegno, colla, cartoncini colorati, matite, colori (pennarelli,
gessi, tecniche varie);
scheda di approfondimento sul paesaggio;
materiale iconografico vario e specifico della zona di Borgo e della
Bassa Valsugana.
1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante.
2 Vedi Materiali per studenti: Scheda di approfondimento.
Matrice i documentazione della 4a fase: Ambientiamo il nostro viaggio
FINALITÀ
182
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
4a fase: Ambientiamo il nostro viaggio
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
•
Scheda di approfondimento per studenti sul paesaggio;
materiale iconografico vario sulla Bassa Valsugana e specifico della
zona di Borgo.
•
Cartellone che rappresenta il percorso effettuato.
•
Relative alla partecipazione:
l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la
partecipazione, il modo di usare i colori a tempera e le matite
colorate.
Relative all’area antropologica:
l’insegnante valuta la capacità di esprimersi oralmente su esperienze
vissute in prima persona; osserva la capacità e competenza cognitiva
di lettura e comprensione del testo di approfondimento.
Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase:
i bambini inseriscono in un cartellone, differenziandole in categorie,
alcune immagini, raccolte precedentemente, che rappresentano
ambienti naturali e artificiali, spiegano ai compagni gli elementi che
caratterizzano le diverse categorie;
L’insegnante osserva le capacità di ricordo e di rievocazione di
eventi vissuti;
I bambini compilano la scheda di verifica: Osserva il paesaggio.
•
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
VERIFICHE3
•
•
ULTERIORI ATTIVITÀ
DOCUMENTAZIONE
•
•
•
•
è bene documentare ogni passaggio con video camera o fotografie
e diapositive o registrazioni audio;
tenere tutti gli elaborati dei bambini in un dossier personale;
documentare con registrazioni audio le conversazioni guidate
dall’insegnante con i bambini;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
3 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Schema operativo e consigli per l’insegnante
1ª unità didattica
•
•
Rappresentazione grafica del percorso
Riprende il discorso sul paesaggio
Leggendo alcune schede di verifica consegnate alla fine
della fase precedente, l’insegnante introduce nuovamente
il discorso sul paesaggio, trattando in primis quello della
Bassa Valsugana e successivamente alcuni esempi e aspetti
generali del paesaggio italiano. Quest’ultimo passaggio
può essere svolto con la scheda di approfondimento, I più
importanti paesaggi italiani, oppure mostrando diapositive
rappresentanti paesaggi italiani differenti da quello alpino.
Durante la lettura della scheda di approfondimento l’alunno
è aiutato nella ricerca del significato dai molti termini nuovi
(il testo è ricco di nuovi aggettivi descrittivi per promuovere
lo sviluppo lessicale e la capacità osservativa/descrittiva).
Importante è guidare la discussione con i bambini sulle
caratteristiche specifiche e generali di ogni tipo di
paesaggio. Possono venir realizzati anche cartelloni che
definiscono le categorie nelle quali inserire fotografie e
immagini.
Realizzazione del cartellone
L’insegnante guida gli alunni nella ricostruzione del percorso
effettuato fino a Borgo Valsugana, soffermandosi sulla
rilevazione di:
1. punto di partenza;
2. mezzo di trasporto;
3. punto di arrivo;
4. elementi naturali e artificiali del paesaggio osservato:
ponti, strade, fiumi, torrenti, paesi, città, coltivazioni, ecc.
Successivamente organizza il lavoro di gruppo, nel quale gli
alunni rappresentano ciascuno un elemento individuato nel
percorso compiuto. Soprattutto per la raffigurazione degli
edifici possono essere fornite immagini di supporto. Tutti i
disegni realizzati verranno a comporre un cartellone finale
che riprodurrà il tragitto percorso dalla scuola alla chiesa
di S. Rocco, comprendente tutti gli elementi individuati
nella discussione precedente. Lo sfondo di tale cartellone
può essere realizzato con varie tecniche artistiche: tempera
(con pennello o spugne), gessi, cartoncini colorati, matite,
e altro ancora.
Elaborazione grafica
del viaggio svolto.
183
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
185
Ambientiamo il nostro viaggio
Materiali per studenti
186
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
4a fase: Ambientiamo il nostro viaggio
I più importanti paesaggi italiani
L’Italia è una penisola che presenta al suo interno diversi climi e di conseguenza diversi tipi di paesaggi.
Alti e grandi monti, ampie pianure, lunghe coste ora frastagliate ora sabbiose, laghi e isole, fiumi lunghi e maestosi o torrenti piccoli e impetuosi,
grandi città o piccoli paesi sono alcuni dei molti aspetti che caratterizzano
l’ambiente italiano.
All’interno di questa grande diversità è possibile individuare quattro grandi tipi di paesaggi, cioè quattro tipi di ambienti, che si distinguono tra loro
per gli elementi naturali che li formano. Essi sono:
1.
IL PAESAGGIO ALPINO
2. IL PAESAGGIO DELLA PIANURA PADANA
3. IL PAESAGGIO APPENNINICO
4. IL PAESAGGIO DELLE COSTE E DELLE ISOLE.
IL PAESAGGIO DELLE ALPI
Il paesaggio alpino si caratterizza per la presenza delle Alpi, un sistema
montuoso molto ampio che svetta su ogni altra montagna Europea. Nelle
zone più alte di queste montagne sono presenti soprattutto ghiacciai e molti laghetti alpini. La vegetazione compare molto più in basso, dapprima con
arbusti e poi con praterie da sempre regno dei prati-pascoli degli animali.
In queste zone montuose il popolamento è piuttosto scarso, concentrato
soprattutto in piccoli centri valligiani o in città di non notevole grandezza.
Poche strade, spesso strette e tortuose, torrenti e fiumi impetuosi caratterizzano l’ambiente.
IL PAESAGGIO DELLA PIANURA PADANA
Il paesaggio della Pianura Padana è caratterizzato da campi, pioppeti, canali, cascine e piccoli e medi borghi o grandi città. Il popolamento, infatti,
in questa zona è maggiore rispetto all’ambiente alpino. Le strade non sono
strette né tortuose, ma più grandi e diritte. Nell’orizzontarietà della pia-
Scheda di approfondimento
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
nura si stagliano cascine, ma soprattutto industrie e fabbriche, che assieme all’agricoltura danno da vivere alla popolazione presente.
IL PAESAGGIO APPENNINICO
Gli Appennini sono una catena montuoso di oltre mille chilometri di lunghezza, distesa lungo la penisola italiana. Questa montagna va infatti dalla
Liguria fino alla Sicilia, ma non raggiunge mai l’altezza delle vette delle Alpi.
La catena appenninica è il regno dei boschi di faggi, castagni e di querce.
Per la mitezza del clima, le coltivazioni si sono spinte in alto, quasi fino alle
vette delle montagne.
In questo ambiente il popolamento non è così fitto come nella Pianura Padana
ed è essenzialmente concentrato nelle città di medie dimensioni oppure in
piccoli paesi su alture. Ci sono ampie zone coltivate ma anche ampie zone
lasciate a pascolo e perfino molte zone ancora incolte.
IL PAESAGGIO COSTIERO
Il paesaggio costiero è molto diversificato: può essere caratterizzato da
distese ampie o strette e lunghe di sabbia oppure da promontori che terminano direttamente in mare. Ci sono zone basse e paludose come coste
rocciose e impervie. Il popolamento è particolarmente fitto lungo le strade
che costeggiano le coste, che d’estate diventano rinomati centri turistici.
Il clima spesso è mite e ventilato sia d’estate sia d’inverno.
Ricerca
Ricerca, in biblioteca o a casa, immagini che possono associarsi ai quattro
tipi di paesaggi studiati; incollali su un cartellone scrivendo ad ogni immagine l’opportuna didascalia.
Scheda di approfondimento
187
188
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
4a fase: Ambientiamo il nostro viaggio
Osserva il paesaggio
? A quale dei quattro paesaggi appartiene
q
q
q
q
padano
alpino
appenninico
costiero
? Come si può definire il luogo in cui abiti?
q
q
q
q
q
zona isolata
zona di campagna
popolata
piccolo centro
grosso centro
piccolo gruppo di
case
città
metropoli
altro: __________
q
q
q
q
q
q
q
q
q
rare
campestri
importanti
trafficate
di varie dimensioni
tortuose
strette
ampie
poco trafficate
q
q
q
q
campagna coltivata
terreni incolti
boschi e prati
pianura libera da
abitazioni
colli erbosi
montagne
la zona in cui vivi?
q
q
q
? Come sono le strade?
? Qual è la condizione dei terreni circostanti?
q
q
Scheda di verifica
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? La zona in cui vivi è ricca di corsi d’acqua. Quali sono?
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Descrivi il clima della zona in cui abiti.
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Qual è il tipo di paesaggio in cui ti piacerebbe vivere?
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Incolla qui sotto l’immagine del tuo paesaggio preferito e scrivi la didascalia.
______________________________________________________
Scheda di verifica
189
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
191
5ª fase
Affrontare la lettura e l’analisi di un documento scritto utilizzando il
metodo della ricerca storico-artistica: il documento è letto con l’aiuto
delle immagini affrescate osservate nella chiesa di San Rocco a Borgo
Valsugana.
OBIETTIVI SPECIFICI
Sviluppare capacità di lettura, analisi, destrutturazione e ricostruzione
di documenti scritti e iconografici, correlando le informazioni fornite dai
due documenti; saper trarre informazioni dai documenti; capire l’importanza del metodo della ricerca storico-artistica; abituarsi a leggere
documenti scritti e iconografici utilizzando schede di lettura.
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
Aula scolastica.
TEMPI
•
1 unità didattica ( 2 ore ): Visione diapositive ed esame dei documenti
scritti.
COSA FA L’INSEGNANTE1
•
1 unità:
•
•
•
•
•
DINAMICHE DI LAVORO
•
•
Legge il documento scritto e lo analizza con i bambini
per trarre informazioni che integrino quelle assunte
nel corso della visita alla chiesa di San Rocco;
verifica la correttezza delle ipotesi dedotte dalla
lettura degli affreschi con le informazioni fornite dal
documento scritto;
utilizza le diapositive come supporto, quando lo
ritiene opportuno;
guida la sintesi scritta delle informazioni ricavate dal
documento per la compilazione della scheda di
lettura;
consegna le schede di verifica.
Lavoro interattivo: discussione collettiva con domande guidate;
lavoro individuale nella compilazione delle schede di verifica.
COSA FA L’ALUNNO
ABILITÀ ATTIVATE
•
•
•
•
•
1 unità:
Ascolta la lettura del
documento scritto;
ad un esame più approfondito
del documento, rileva
informazioni utili alla ricerca di
nuove notizie sulla vita di San
Rocco;
confronta il documento
scritto con le diapositive
rappresentanti le lunette della
chiesa di Borgo;
risponde alle domande della
scheda di lettura.
‫ش‬
•
•
•
•
•
•
•
Capacità percettiva: saper
osservare con attenzione;
saper ascoltare e ricordare;
capacità cognitiva: sa
confrontare, sintetizzare e
rilevare elementi significativi;
rispondere correttamente a
domande specifiche;
capacità di utilizzare il metodo
della ricerca storico-artistica;
capacità di fare ipotesi e
cercare fonti nuove di ricerca;
capacità di utilizzare un lessico
appropriato.
STRUMENTI PER L’ALUNNO
•
Scheda di lettura del documento scritto, schede di verifica, matita,
gomma.
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE
•
Diapositive con le lunette affrescate della chiesa di San Rocco.
materiale di approfondimento: La storia di San Rocco.2
•
1 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante.
2 Vedi materiale Strumenti per gli insegnanti, p. 291 (Materiali generali per tutte le classi).
Matrice di documentazione della 5a fase: La storia di San Rocco
FINALITÀ
192
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
5a fase: La storia di San Rocco
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
•
Schede di lettura compilate.
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
•
Riprendere le voci del cartellone della I° fase e le applica a ciò che
conosce della storia di San Rocco, integrandola con le informazioni
raccolte (meta, durata, scopo, informazioni, con chi, con quale
mezzo).
VERIFICHE3
•
Relative alla partecipazione:
l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la
partecipazione.
Relative all’area linguistica:
i bambini scrivono un testo descrittivo sulla vita di San Rocco.
•
ULTERIORI ATTIVITÀ
•
Realizzare con i bambini un vocabolario dei termini artistici fino ad
ora conosciuti, che verrà integrato in tutti i successivi momenti del
progetto.
DOCUMENTAZIONE
•
Durante le unità didattiche l’insegnante registra i discorsi dei bambini
con il registratore o per iscritto;
riprende con la videocamera o la macchina fotografica tutti i
momenti possibili dell’attività educativa;
l’insegnante documenta con diapositive ogni prodotto finito del
bambino;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
•
•
•
3 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Schema operativo e consigli per l’insegnante
1ª unità didattica
•
Visione diapositive ed esame dei documenti scritti
Lettura del documento scritto
Mostra la diapositiva con il documento scritto che si trova
accanto alle lunette affrescate nella chiesa di San Rocco
a Borgo Valsugana. Riprende il discorso sulle osservazioni
condotte durante il sopralluogo al bene culturale ed
introduce la lettura del documento scritto. Prima lo legge
ad alta voce spiegando i vocaboli poco conosciuti dai
bambini. Successivamente assieme alla compilazione della
scheda di lettura invita la classe a porre interrogativi, fare
ipotesi di soluzione attraverso una conversazione guidata e
mirata alla comprensione del significato del testo.
Su tale documento scritto, l’insegnante può mettere in atto
una serie di esercizi di area linguistica, in modo da integrare
il progetto nella normale attività didattica.
193
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
195
La storia di San Rocco
Materiali per studenti
196
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
5a fase: La storia di San Rocco
La storia di San Rocco
Documento affrescato accanto alla lunetta orientale
nella chiesa di San Rocco a Borgo Valsugana
“El padre de santo rocho fu chiamato joäne e la madre liberia
cristianissimi signori de mompoliery del sangue regale de fraza
e stando rocho in eta de ani vinti gera mancando el padre e la madre
ude rocho seguendo el precetto evangelico venduto tutto il suo
patrimonio comouendolo con la eterna mercede lo dete tuto per
lo amor de dio e poi secondo el consilio paterno renunciata
la signoria a uno suo barbano e tolto thabito de pelegri
con el nome delo eterno Idio separti e ado in Italia
e arivo a uno castelo chiamato acqua pendente dove
era grandissima peste e rocho per opera dio se
conseri al ospedale deli amorbati parlo con uno vincenzo
priore de quelo e itro in sua compagnia.
Ineli ani del signor nostro M.CC.XXII
Scheda di lettura
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Scrivi i vocaboli che non conosci:
? A quale classe sociale apparteneva san Rocco?
______________________________________________________
______________________________________________________
? Quali elementi, nel documento, ci indicano la classe sociale del santo?
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
Scheda di lettura
197
198
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
5a fase: La storia di San Rocco
? Quale era la sua città natale?
______________________________________________________
? Dove si trova questa località nelle attuali carte geografiche?
______________________________________________________
______________________________________________________
? Allontanandosi da casa, che abito indossò san Rocco?
q
q
q
q
q
da monaco
da cavaliere
da pellegrino
da nobile
altro
? Verso dove si allontanò San Rocco?
______________________________________________________
______________________________________________________
? Acquapendente era…
q
q
q
q
una città
un villaggio
un castello
uno stato
? In che quadro di civiltà è ambientata la storia di San Rocco negli affreschi
di Borgo Valsugana?
______________________________________________________
______________________________________________________
? Da quali elementi visivi lo hai dedotto?
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
Scheda di lettura
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? Nel documento scritto sono presenti informazioni ulteriori sul periodo storico in cui visse San Rocco?
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Che “grandissimo pericolo” c’era, in quegli anni, nel territorio italiano?
______________________________________________________
______________________________________________________
? In che anno avvengono questi fatti?
______________________________________________________
______________________________________________________
? Chi può aver scritto questo documento?
______________________________________________________
______________________________________________________
Scheda di lettura
199
200
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
5a fase: La storia di San Rocco
Scrivi un testo descrittivo (= con più dettagli possibili) sulla vita di
San Rocco, utilizzando tutte le informazioni a tua disposizione.
Scheda di verifica
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
201
6ª fase1
Recuperare le osservazioni fino ad ora svolte sulla figura di San Rocco e
sul tema del viaggio in senso generale; avvicinarsi ad un bene culturale
del territorio con già un’esperienza alle spalle; lettura ed analisi di documenti scritti e iconografici; incentrare l’attenzione sul concetto di spazio
nel suo aspetto polisemico.
OBIETTIVI SPECIFICI
Recuperare elementi memorizzati in una fase precedente; sviluppare
capacità di analisi di documenti scritti (iconografie e materiali); potenziare capacità percettive e di osservazione; potenziale la capacità dedurre informazioni da testi scritti e iconografici; sviluppare l’abitudine
ad usare griglie di lettura e di osservazione nei confronti dello studio dei
beni culturali; associare ad uno spazio la giusta funzione.
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
Calceranica al Lago: chiesa di Sant’Ermete.
TEMPI
•
1 unità (4 ore): Osservazione della chiesa con l’esperto.
COSA FA L’ESPERTO
1ª unità:
•
•
•
•
•
•
•
•
COSA FA L’INSEGNANTE2
1ª unità:
•
•
•
DINAMICHE DI LAVORO
•
•
Guida all’osservazione esterna della chiesa e
denomina gli elementi strutturali per evidenziare
funzioni e caratteristiche;
Invita gli alunni ad identificare i punti cardinali per
poter capire l’orientamento della chiesa;
mostra un modellino di una chiesa (in legno) per dare
una visione dall’alto della struttura dell’edificio e delle
sue parti costituenti;
scompone le parti del modellino attribuendo loro un
nome o facendolo ricordare ai bambini;
consegna le schede di lettura e aiuta gli alunni a
compilarle;
guida all’osservazione interna dell’edificio;
guida all’analisi degli affreschi presenti facendo
riconoscere i temi iconografici già conosciuti;
consegna le schede di lettura per l’esame degli
elementi significativi degli affreschi.
Durante il viaggio invita gli alunni all’osservazione del
paesaggio;
aiuta l’esperto durante la conduzione dell’attività e la
gestione della classe;
durante il viaggio di ritorno riosserva assieme ai bambini
il paesaggio percorso.
Lavoro interattivo: discussione collettiva con domande guidate;
lavoro individuale nella compilazione delle schede.
1 Questa fase si avvale della presenza e dell’operatività di un esperto nella didattica del patrimonio culturale, che
collaborerà con l’insegnante nella preparazione della scheda di lettura e nella gestione dell’uscita sul territorio.
2 Vedi Schema operativo e consigli per l’insegnante.
Matrice di documentazione della 6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago
FINALITÀ
202
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago
COSA FA L’ALUNNO
ABILITÀ ATTIVATE
1ª unità:
• Osserva e partecipa
attivamente, seguendo
le linee - guida date
dall’esperto;
• compila le schede di lettura
della chiesa;
• si orienta e individua
la posizione corretta
dell’edificio rispetto ai punti
cardinali;
• osserva e rileva gli elementi
strutturali dell’interno della
chiesa;
• coglie gli elementi
significativi che costituiscono
l’affresco e ne ricostruisce il
significato.
‫ش‬
•
•
•
•
•
•
Capacità di osservare in modo
attivo e critico documenti
materiali e iconografici;
capacità di orientarsi con i punti
cardinali;
capacità di utilizzare alcune
competenze geografiche
acquisite;
capacità di leggere documenti
iconografici e scritti;
capacità di fare ipotesi dopo la
lettura dei documenti;
capacità di trasformare
informazioni raccolte col codice
visivo in altre di tipo linguistico.
STRUMENTI PER L’ALUNNO
•
teca, matita, gomma, forbici, colla, schede operative.
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE
•
plastico in legno rappresentante una chiesa tipo, con tutte le parti
costituenti la sua struttura spaziale.
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
•
schede di lettura compilate.
•
Relative alla partecipazione:
l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la
partecipazione attiva alla discussione guidata dall’esperto.
Relative all’area linguistica:
descrivere per iscritto il paesaggio osservato durante il viaggio.
Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase:
i bambini compilano la scheda di verifica: Il vocabolario impazzito! e
Osserva l’affresco!
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
VERIFICHE3
•
•
ULTERIORI ATTIVITÀ
DOCUMENTAZIONE
•
•
è bene documentare ogni passaggio con video camera o fotografie
e diapositive o registrazioni audio;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
3 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Schema operativo e consigli per l’insegnante
1ª unità didattica
•
•
Osservazione della chiesa con l’esperto
Analisi del paesaggio
Durante il viaggio di andata e di ritorno alla visita della
chiesa, l’insegnante assieme ai bambini punta l’attenzione
sul paesaggio che circonda il tragitto compiuto.
Elementi importanti da riportare all’attenzione dei
bambini:
1. diversità tra elementi del paesaggio naturale e paesaggio artificiale;
2. montagne e corsi d’acqua;
3. vie di comunicazione (a mezzo pendio e/o in valle);
4. altri elementi che si ritiene opportuni.
Attività con l’esperto
Durante l’attività con l’esperto, l’insegnante integra i
discorsi e le conoscenze dei bambini nei punti che ritiene
opportuno affinché l’uscita si inserisca perfettamente nella
complessità del processo educativo. È necessario che il
lavoro dell’esperto e dell’insegnante siano perfettamente
integrati l’uno nell’altro.
Sopralluogo alla chiesa di S. Ermete
a Calceranica al Lago.
203
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
205
Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago
Materiali per studenti
206
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago
La chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago
? La chiesa è un edificio
? Cosa circonda il sagrato?
? Con quale materiale è costruita la chiesa?
q
q
q
q
isolato su un colle
al centro del paese
in periferia
su un colle al centro
della parte del paese
più alta
q
q
q
q
uno steccato
un muretto
una fitta siepe
nulla
q
q
q
q
q
mattoni
cemento
pietre squadrate
legno
altro: _____________
? E il tetto?
______________________________________________________
? Come si chiama lo strato di malta che ricopre le pareti della chiesa?
______________________________________________________
? Sulle facciate della chiesa sono presenti
delle pitture?
Scheda di lettura
q
q
sì
no
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Cerca il lato della chiesa di forma poligonale.
? Come si chiama?
______________________________________________________
Disegna una finestra dell’abside e scrivi il suo nome.
? Verso quale punto cardinale è rivolta l’abside della chiesa?
______________________________________________________
? Secondo te per quale motivo l’abside è rivolta verso questo punto cardinale?
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
Scheda di lettura
207
208
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago
? Inserisci i punti cardinali nella rappresentazione ipotetica di una chiesa.
? Nella chiesa di Sant’Ermete
dove è situato il campanile?
q
q
q
sul tetto
distante dalla chiesa
addossato alla chiesa
? Con quale materiale è costruito il campanile?
______________________________________________________
? E il suo tetto?
______________________________________________________
? Qual è la facciata principale?
Scheda di lettura
q
q
q
q
q
quella con il portale più decorato
quella con più finestre
quella con più affreschi
quella più grande
quella più stretta
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Disegna la facciata principale e gli elementi architettonici che la caratterizzano.
Cerca l’architrave del portale: ci trovi un’iscrizione con uno stemma.
Disegna lo stemma.
Scheda di lettura
209
210
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago
? Cosa manca nello stemma dell’iscrizione?
______________________________________________________
? In tedesco l’ottarda si dice die Trappe. Prova a cercare nell’iscrizione una
parola simile. Qual è?
______________________________________________________
? Se nello stemma compare l’ottarda (die Trappe) e nell’iscrizione c’è la pa-
rola Trapp, come si sarà chiamata la famiglia a cui apparteneva questo
stemma?
______________________________________________________
? Leggi con l’esperto l’iscrizione e trascrivila nelle righe sottostanti.
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
Una facciata laterale della chiesa è caratterizzata da uno spazio aperto sui
lati corti e chiuso da un tetto a volta. Si chiama pròtiro.
La parola pròtiro deriva da una parola latina, che significa “tetto”, che
poggia su due o quattro colonne e che sporge al di sopra di una porta.
Nell’architettura romanica e gotica è un piccolo atrio posto dinnanzi al portale di una chiesa, chiuso superiormente da una copertura a volta.
? Che funzione potrà avere questo spazio?
______________________________________________________
Scheda di lettura
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Il tetto a volta è sostenuto da colonne. Nello schema sottostante inserisci
i termini corretti che identificano le parti della colonna.
1.
FUSTO =
Elemento centrale,
verticale, generalmente composto da
un blocco unico di
pietra.
2.
CAPITELLO =
Elemento conclusivo della colonna di
forme diverse e di
solito
riccamente
scolpito.
3.
BASE =
Blocco di pietra su
cui poggia il fusto
della colonna.
? Cerca, in un punto del protiro, una data. Qual è?
______________________________________________________
Entra all’interno della chiesa.
? Quanti spazi liturgici definiscono lo spazio interno della chiesetta?
______________________________________________________
? Come si chiama lo spazio semicircolare e terminale della chiesetta?
______________________________________________________
? Come si chiama lo spazio dedicato ai fedeli?
______________________________________________________
Scheda di lettura
211
212
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago
? Che forma ha questo spazio?
q
q
q
q
circolare
quadrata
rettangolare
altro: ___________
? All’interno della chiesetta sono presenti diversi affreschi. Uno di questi
rappresenta un santo da te già conosciuto. Chi è?
______________________________________________________
? Da quali attributi lo hai riconosciuto?
q
q
q
q
q
q
q
q
il bordone
la pellegrina
il bubbone della peste
il petaso
l’aureola
gli stivali flosci
l’aureola
altro: ____________
? Verso chi rivolge il suo sguardo?
______________________________________________________
? Quale gesto compie San Rocco?
Scheda di lettura
q
q
q
q
q
benedice il bambino
indica il bambino
indica Maria
indica il bubbone
indica il santo di fronte a lui
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Madonna con Bambino.
Chiesa di S. Ermete, Calceranica al Lago.
? Chi è rappresentato al centro della scena?
q
q
q
San Rocco
Maria e il Gesù Bambino
un altro santo
? Dove sono seduti?
______________________________________________________
? Verso chi si rivolgono Maria e Gesù Bambino?
q
q
q
q
verso San Rocco
verso i fedeli
verso l’altro santo
verso l’alto
Scheda di lettura
213
214
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago
? Quale gesto compie Gesù Bambino?
benedice San Rocco
indica San Rocco
indica Maria
indica il bubbone di San Rocco
indica il santo alla sua sinistra
indica il cielo
q
q
q
q
q
q
? Cosa stanno facendo gli angeli in cielo?
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Quale attributo possiede il santo a sinistra
di Gesù Bambino?
q
q
q
q
un bastone
un fiore
un ramo di palma
un ramo di ulivo
Questo attributo posseduto da un santo indica che nella sua vita ha subito
il martirio.
? Che tipo di vestito indossa?
? Che gesto compie?
Scheda di lettura
q
q
q
q
q
q
q
q
q
q
da cardinale
da pellegrino
da vescovo
da prete
benedice San Rocco
benedice il Bambino Gesù
benedice Maria
indica il cielo
indica Gesù Bambino
indica Maria
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
OSSERVA L’AFFRESCO!
Trinità.
Chiesa di S. Ermete, Calceranica al Lago.
Questa raffigurazione era affrescata all’interno della chiesetta di Sant’Ermete a Calceranica al Lago.
Portando attenzione agli elementi visivi affrescati dal pittore, compila la scheda di lettura. Quando non sei sicuro del
significato dei termini cerca la spiegazione sul vocabolario
della classe.
Buon lavoro!
? La persona rappresentata a sinistra è?
q
q
q
q
un prete
un vescovo
un cardinale
un pellegrino
Scheda di verifica
215
216
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago
? Lo hai riconosciuto perché ha
come copricapo
? Cosa tiene in mano?
? È santo?
q
q
q
la mitria vescovile
il galero cardinalizio
il petaso del pellegrino
q
q
q
un semplice bastone
il pastorale
una lancia
q
q
sì
no
? Da cosa lo hai capito?
______________________________________________________
______________________________________________________
? È riccamente vestito?
? Da quali elementi lo deduci?
q
q
1.
2.
3.
4.
5.
Scheda di verifica
sì
no
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Al centro dell’immagine è rappresentato Dio Padre, con l’aureola, e seduto
su un trono.
? Dio Padre è la figura?
? Come mai?
q
q
q
più grande di tutte quelle presenti
più piccola di tutte quelle presenti
uguale alle altre
q
q
q
è il personaggio più importante
è il personaggio meno importante
è un personaggio qualunque
? Sotto di lui è rappresentato?
? Tra Dio padre e Gesù, il pittore
ha introdotto?
q
q
q
Gesù Bambino
Gesù in croce
una persona qualunque
q
q
q
q
q
un’aquila
un falco
una colomba
una gallina
un animale di fantasia
Questa volatile simboleggia lo Spirito Santo ed assieme a Dio Padre e Gesù
in croce rappresenta, per la religione cattolica, la TRINITÀ.
? Cerca sul vocabolario della classe il significato del termine Trinità.
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
Scheda di verifica
217
218
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago
? Dio Padre, Gesù Cristo e la colomba
sono posizionati?
q
q
q
perfettamente in verticale,
uno sotto l’altro
in maniera disordinata
in linea orizzontale
Nell’immagine dell’affresco, che hai nella prima pagina della verifica, con il
righello, disegna una linea che divida l’immagine in due parti uguali in senso
verticale e in senso orizzontale.
? Queste due linee corrispondono
alla Croce di Gesù?
q
q
sì
no
Infatti, la figura più significativa di tutto l’affresco è la rappresentazione
di Gesù in croce, che è posizionata al centro dell’intera immagine.
? Scrivi la didascalia a questa immagine.
__________________________________________
__________________________________________
__________________________________________
Scheda di verifica
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Il vocabolario impazzito!
Chi ha scritto questo vocabolario non conosceva bene i significati dei termini. Cerca gli errori!
Per sistemare correttamente il vocabolario, taglia separatamente il vocabolo e il significato e incollali sul foglio seguente. Buon lavoro!
%
ABSIDE
= una specie di torre vicino o attaccata
ad una chiesa, in cima alla quale sono
presenti le campane.
BIFORA
= finestra ad arco ad una apertura.
CAMPANILE
= spazio presente in fondo ad una
chiesa, di forma poligonale o a semicerchio. In generale è rivolto verso
oriente.
CHIESA
= grande e decorata apertura in un
muro di un edificio importante, attraverso il quale si entra e si esce
FACCIATA PRINCIPALE
= spazio libero davanti ad una chiesa,
spesso lastricato.
INTONACO
= edificio dove si prega e si celebrano
svariate funzioni religiose.
MONOFORA
= finestra ad arco a due aperture con
in mezzo una colonnina.
PORTALE
= strato di calcina (=calce) che ricopre
un muro o un soffitto.
SAGRATO
= lato principale della chiesa, dal quale
i fedeli possono entrare all’interno.
Scheda di verifica
219
220
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
6a fase: Visitiamo la chiesa di Sant’Ermete a Calceranica al Lago
Il vocabolario impazzito!
Incolla il vocabolo con il significato corretto.
ABSIDE
BIFORA
CAMPANILE
CHIESA
FACCIATA PRINCIPALE
INTONACO
MONOFORA
PORTALE
ROSONE
SAGRATO
Scheda di verifica
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
221
7ª fase
Recuperare le osservazioni fino ad ora svolte sulla figura di San Rocco e
sul viaggio in senso più ampio; avvicinarsi alla lettura ed analisi di documenti scritti e iconografici.
OBIETTIVI SPECIFICI
Recuperare elementi memorizzati in una fase precedente; sviluppare
capacità di analisi di documenti; potenziare capacità percettive e di
osservazione; potenziale la capacità dedurre informazioni da testi scritti
e iconografici.
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
TEMPI
1 unità (2 ore): Visione delle diapositive ed esame dei documenti scritti.
COSA FA L’INSEGNANTE
•
•
•
•
DINAMICHE DI LAVORO
•
•
Aula scolastica.
Mostra delle diapositive che illustrano alcuni aspetti della vita di un
pellegrino (abbigliamento, percorsi, mappe, …);
distribuisce e legge i documenti scritti durante la visione delle
diapositive;
rileva con gli alunni gli elementi caratteristici di un pellegrino comuni
anche alla figura di San Rocco;
guida alla sintesi delle informazioni essenziali ricavate dalla lettura
delle due fonti.
Lavoro interattivo durante la visione delle diapositive e l’analisi dei
documenti scritti;
lavoro individuale nella compilazione delle schede di lettura.
COSA FA L’ALUNNO
ABILITÀ ATTIVATE
1 unità:
• Guarda e analizza con
attenzione le diapositive;
• trae dall’analisi di documenti
visivi informazioni utili al tema
delle ricerca;
• ascolta la lettura dei
documenti scritti;
• analizza i documenti scritti
assieme all’insegnante;
• compila la scheda di lettura
dei documenti.
‫ش‬
•
•
•
•
Capacità di ascolto;
capacità di intervenire a
proposito;
capacità di comprendere
immagini visive e ricavarne
informazioni essenziali;
capacità di sintesi scritta degli
elementi rilevati.
STRUMENTI PER L’ALUNNO
•
Schede di lettura, matita, gomma.
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE
•
Diapositive.
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
•
Schede di lettura compilate.
•
Relative alla partecipazione:
l’insegnante osserva nei bambini l’attenzione, la curiosità, la
partecipazione attiva alla discussione guidata.
Relative alle conoscenze/competenze specifiche della fase:
i bambini compilano la scheda di verifica: Il viaggio del pellegrino.
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
VERIFICHE1
•
ULTERIORI ATTIVITÀ
1 Vedi Materiali per studenti: Scheda di verifica.
Matrice di documentazione della 7a fase: Viaggiamo... con i pellegrini
FINALITÀ
222
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
7a fase: Viaggiamo... con i pellegrini
DOCUMENTAZIONE
•
•
•
•
Durante le unità didattiche l’insegnante registra i discorsi dei bambini
con il registratore o per iscritto;
riprende con la videocamera o macchina fotografica tutti i momenti
possibili dell’attività educativa;
l’insegnante documenta con diapositive ogni prodotto finito del
bambino;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Schema operativo e consigli per l’insegnante
1ª unità didattica
•
Visione delle diapositive ed esame dei documenti scritti
Analisi delle diapositive e dei documenti scritti
L’insegnante visiona inizialmente tutte le diapositive e
i documenti scritti e cerca di costruire un discorso che
faccia interagire le due fonti di informazioni. In questa
maniera l’alunno capirà che due tipi di documenti possono
essere utilizzati insieme per trarre maggiori conoscenze e
approfondimenti per la propria ricerca.
Immagini riguardanti la vita dei pellegrini si possono trovare
nella bibliografia a p. 306.
La lettura delle immagini è orientata a riscoprire elementi
che i bambini hanno già appreso nelle due uscite e
contemporaneamente a introdurre nuovi elementi di realtà
a riguardo della condizione di vita che un pellegrino doveva
sopportare per raggiungere la meta desiderata.
È questo un argomento che può sviluppare piste di
approfondimento che si riferiscono alla vita personale
dei bambini come: quali fatiche si è pronti a superare per
ottenere qualcosa che si desidera molto intensamente,
come si viaggia oggi, quali rischi ci sono, ecc.
La lettura e analisi di documenti scritti aiuta ad approfondire
e rendere storicamente verificabili le informazioni dedotte
dalla lettura dei documenti iconografici.
223
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
225
Viaggiamo... con i pellegrini
Materiali per studenti
226
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
7a fase: Viaggiamo... con i pellegrini
Viaggiamo… con i pellegrini
Leggi e analizza con molta attenzione i seguenti documenti scritti.
Concorsevi gran quantità di gente da ogni parte della
Cristianità, che solamente per Firenze passavano il giorno cinque o sei migliaia di forestieri, e nella maggior parte
delle case per la via s’erano fatti alberghi. Et accozzavasi
spesse volte in Roma parecchie centinaia, e migliaia d’anime
secondo si disse, e alcuni dissono di più: e per esser questi
paesi insino a Roma alquanto maculati di pestilenza, ne morì
grandissima quantità, e per le vie, e in Roma, e per la pestilenza, e per i disagi e per la calca.
tratto da Domenico Boninsegni, Storia della città di Firenze
dall’anno 1410 al 1460, Firenze, 1637, p. 90.
Vocaboli sconosciuti:
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Da chi è scritto il documento?
______________________________________________________
Scheda di lettura
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? Quando?
______________________________________________________
? Come si intitola?
______________________________________________________
? Domenico Boninsegni descrive situazioni
q
q
personalmente vissute?
sì
no
? Come mai?
______________________________________________________
______________________________________________________
? Secondo le opinioni di Domenico Boninsegni
nel XV secolo si muovevano molte persone?
q
q
sì
no
? Quante persone arrivavano a Roma?
______________________________________________________
? Perché si voleva raggiungere Roma?
q
q
q
q
q
perché era una bella città
perché era una grande città
perché era la capitale della
cristianità
perché si voleva fare un
lungo viaggio
perché tutti la visitavano
Scheda di lettura
227
228
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
7a fase: Viaggiamo... con i pellegrini
? Come si chiamavano le persone che viaggiavano per motivi religiosi?
______________________________________________________
? Da dove venivano le persone che volevano andare a Roma?
______________________________________________________
? Nel documento quale città menziona
Boninsegni come luogo di transito per Roma?
q
q
q
q
Verona
Bologna
Firenze
Milano
? Cosa nacque in questa città per ospitare i viandanti?
______________________________________________________
? Quale era il principale pericolo che si poteva trovare?
______________________________________________________
? Boninsegni parla di altre cause di mortalità? Quali?
1._____________________________________________________
2._____________________________________________________
Scheda di lettura
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Nel detto anno 1450 fu giubileo a Roma e durò dall’uno
Natale all’altro. Andovi grandissimo numero d’oltramontani
e nostrali, e maxime aprile, maggio e giugno, e poi dal settembre al Natale; in que’ tempi la strada in Firenze correa
di continuo, quasi come andare a un perdono vicino. E molti
di magio e di giugno ne morì per via e agli spedali, e fu dì
a Santa Maria Nuova (= ospedale privato di Santa Maria
Nuova di Firenze) ne morì XXVIII, ma di comunale (= ospedale comunale) ne morìa XII per dì.
tratto da Matteo Palmieri, Annales,
Firenze, XVI secolo.
Vocaboli sconosciuti:
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Da chi è scritto il documento?
______________________________________________________
? Quando?
______________________________________________________
? Come si intitola?
______________________________________________________
Scheda di lettura
229
230
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
7a fase: Viaggiamo... con i pellegrini
? Matteo Palmieri descrive situazioni
q
q
q
personalmente vissute?
sì
no
forse
? Di quale evento parla Matteo Palmieri?
______________________________________________________
? In quale anno è accaduto?
______________________________________________________
? Ricerca sul vocabolario il significato della parola Giubileo.
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Chi arrivò a Roma?
q
q
? In quali periodi dell’anno arrivavano
a Roma molti pellegrini?
? Era pericoloso viaggiare nel XVI
secolo?
Scheda di lettura
soltanto abitanti della
penisola italiana
anche abitanti di altre
nazioni
q
q
q
q
maggio
giugno
maggio e giugno
maggio, giugno, ottobre,
novembre, dicembre
q
q
sì
no
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? Matteo Palmieri descrive per quali motivi
q
q
era pericoloso viaggiare?
sì
no
? Secondo quanto afferma Matteo Calmieri quante persone morivano al giorno negli ospedali privati e in quelli comunali?
______________________________________________________
______________________________________________________
? Quale situazione evidenziano entrambi
i documenti letti?
q
q
viaggiare in epoca medioevale era particolarmente
semplice e non c’erano pericoli
viaggiare in epoca medioevale era molto pericoloso
soprattutto per la peste
bubbonica
Scheda di lettura
231
232
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
7a fase: Viaggiamo... con i pellegrini
Lì non he hostarìa alcuna ma li monachi danno panne et vino,
ollio et accetto et lecto per nientte ad tutti, et in gran largeza: vero è che quelli hanno il modo buttano in la cassetta
de le helemosine tantto et più che non montta quello hanno
autto.
tratto da Anonimo mercante milanese,
Un mercante di Milano in Europa,
XVI secolo.
Vocaboli sconosciuti:
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Da chi è scritto il documento?
______________________________________________________
? Quando?
______________________________________________________
? Come si intitola?
______________________________________________________
Scheda di lettura
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
? Lo
scrittore anonimo descrive situazioni q
personalmente vissute?
q
q
sì
no
non lo sappiamo
? Cosa racconta questo documento?
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
______________________________________________________
? Dove si rifugiano i viandanti?
q
q
q
nelle osterie
dai monaci, nei monasteri
in case private
? Cosa viene loro offerto?
q
q
q
solo l’alloggio per dormire
solo il vitto per sfamarsi
ricevono vitto e alloggio
? Cosa lasciano i viandanti come ringraziamento?
______________________________________________________
? Questo documento ci informa che
q
q
q
durante i viaggi non si riceveva aiuto da nessuno
durante i viaggi si poteva rifocillarsi nei monasteri
durante il viaggio si poteva
ricevere alloggio e vitto in
abbondanza dai monaci
Scheda di lettura
233
234
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
7a fase: Viaggiamo... con i pellegrini
IL VIAGGIO DEL PELLEGRINO
Scrivi un testo descrittivo su quello che sai del viaggio che (in epoca medioevale) compivano i pellegrini per raggiungere la città di Roma.
Scheda di verifica
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
235
8ª fase
Ricostruzione della storia di San Rocco leggendo un documento scritto
fondamentale per l’agiografia del santo; individuare le sequenze principali che si succedono nella vita del santo, prima per iscritto, successivamente rappresentandole con grandi disegni su un muro della scuola.
In questa fase vengono riunite e collegate tutte le informazioni acquisite fino a questo momento per dare una visione il più possibile concreta
della vita del santo e del suo pellegrinaggio verso Roma. Il murales è il
prodotto conclusivo che raccoglie tutte le conoscenze e abilità acquisite durante il percorso educativo
OBIETTIVI SPECIFICI
Recuperare elementi memorizzati in una fase precedente; approfondire la capacità di analisi di documenti scritti; potenziare capacità
percettive e di osservazione; potenziale la capacità di dedurre informazioni da testi scritti; potenziare e sviluppare capacità manuali e grafico-pittoriche.
LUOGO DI SVOLGIMENTO
•
•
In classe.
Luogo di realizzazione del murales.
TEMPI
2 unità: (2 ore + 8 ore circa)
‡ 1ª unità: Analisi del documento scritto;
‡ 2ª unità: Realizzazione murles.
COSA FA L’INSEGNANTE
1° unità:
•
•
•
•
•
•
•
2° unità
•
•
•
•
•
•
DINAMICHE DI LAVORO
Presenta un testo riguardante la vita di San Rocco
tratto dalla Legenda Aurea;
analizza il testo con gli alunni;
fa raffrontare ai bambini il testo della legenda con le
informazioni acquisite fino ad ora;
consegna la scheda operativa che riguarda le
caratteristiche dei personaggi della vita del santo e
ne segue la compilazione;
guida alla suddivisione in sequenze del racconto
letto;
scrive alla lavagna, per appunti, le sequenze
individuate dagli alunni;
incarica i bambini di scrivere la story-board della vita
del santo in bella copia.
Rilegge la sintesi del racconto in sequenze (=storyboard);
coordina la suddivisione degli alunni in piccoli gruppi,
ciascuno dei quali rappresenterà una scena della
story-board in un murales collettivo;
fa eseguire un piccolo disegno preparatorio della
sequenza da rappresentare su un foglio da disegno;
organizza il laboratorio pittorico;
fornisce le regole laboratoriali agli alunni;
aiuta gli alunni nella rappresentazione del murales.
1° unità: Lavoro interattivo;
2° unità: Lavoro di gruppo.
Matrice di documentazione della 8a fase: Murales
FINALITÀ
236
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
8a fase: Murales
COSA FA L’ALUNNO
ABILITÀ ATTIVATE
1° unità:
• Ascolta la lettura della storia di
San Rocco;
• raffronta le informazioni avute
fino ad ora con le nuove
notizie;
• compila la scheda di lettura
del documento scritto
analizzato;
• partecipa attivamente
all’analisi del documento
scritto;
• partecipa attivamente alla
divisione in sequenza della
storia del santo;
• scrive la story-board della vita
del santo.
2° unità:
• Riascolta la lettura della storyboard;
• si inserisce in un gruppo
di lavoro e concorda con
i compagni il modo di
rappresentare la scena;
• esegue il disegno preparatorio
su un foglio da disegno;
• collabora alla realizzazione del
murales.
‫ش‬
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Capacità di ascoltare;
capacità di analizzare un
documento scritto;
capacità di raffrontare le
informazioni nuove con quelle
possedute;
capacità di dividere una storia
in sequenze logiche;
capacità di cogliere le
informazioni utili per la
rappresentazione grafica;
capacità di sintesi sia orale che
scritta;
abilità manuali sia grafiche che
pittoriche;
capacità di lavorare in gruppo
con i compagni;
capacità di lavorare seguendo
le regole laboratoriali.
STRUMENTI PER L’ALUNNO
1° unità: matita, gomma, fogli, scheda di lettura;
2° unità: grembiule, pennelli, coloro a tempera acrilica, matita, riga, acqua, contenitori vari.
STRUMENTI PER L’INSEGNANTE
•
Leggenda Aurea riguardante la vita di San Rocco.
PRODOTTI DELL’ATTIVITÀ
•
Murales.
•
Relative al progetto educativo:
a fine progetto l’insegnate consegna un questionario con domande
riguardanti il gradimento del progetto svolto.
•
Documentare ogni passaggio con video camera o fotografie e
diapositive o registrazioni audio;
tenere tutti gli elaborati dei bambini in un dossier personale;
documentare il lavoro finale con diapositive;
documentare eventuali modifiche apportate alla matrice di
documentazione.
PRODOTTI/ATTIVITÀ
IN PREPARAZIONE ALLA FASE
SUCCESSIVA
VERIFICHE
ULTERIORI ATTIVITÀ
DOCUMENTAZIONE
•
•
•
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Schema operativo e consigli per l’insegnante
1ª unità didattica
•
Analisi del documento scritto
Ricordare al ragazzo che si tratta di una leggenda, ossia
di un racconto della vita di un santo, arricchito di elementi
atti a stimolare la fantasia di chi legge. La leggenda, infatti,
contiene sia parti veritiere sia parti fantastiche: è un misto di
storia e di invenzione popolare che veniva apprezzata dai
pittori proprio per la ricchezza di particolari.
Leggere il testo narrativo insieme ai ragazzi, promuovendo
la discussione sui diversi elementi che lo caratterizzano: i fatti
narrati sono fatti fantastici; la vicenda non è ambientata
ai giorni nostri, ma in epoca passata, quella considerata
medioevale; carattere e particolarità dei diversi personaggi;
svolgimento della storia in diversi luoghi e tempi. Per questo
ultimo caso, si può realizzare su un cartellone (100x70) una
linea del tempo riferita alla vita di San Rocco.
Dalla linea del tempo, realizzata con i ragazzi in classe,
si possono decidere quali scene dipingere nel murales
finale. Le scene devono essere definite dal punto di vista
ambientale, dal numero dei personaggi presenti sulla scena,
dal loro modo di abbigliarsi, dai loro atteggiamenti e gesti,
in modo da rendere senza parole il significato della scena.
2ª unità didattica
•
Analisi del documento scritto
Murales
Murales
Dopo aver letto con gli alunni la storia di San Rocco,
vengono identificate le scene da rappresentare.
Gli alunni divisi in piccoli gruppi rappresentano su un foglio
A4, con la matita, senza colorare, la scena prescelta.
L’insegnante concorda con gli alunni le regole del lavoro
(uso dei colori, dei pennelli, abbigliamento adatto…).
Si individua una parete di dimensioni adeguate, interna o
esterna, liscia e bianca sulla quale disegnare e dipingere il
murales.
L’insegnante guida gli alunni ad organizzare lo spazio
da occupare con i disegni: la parete viene divisa in tanti
riquadri quante sono le scene individuate; ogni riquadro
misura circa 1,30 metri di altezza e 1,70 metri di lunghezza
ed è circondato da una cornice di 10 cm. di larghezza, che
sarà riempita da un fregio.
L’insegnante aiuta gli alunni nella realizzazione dei disegni
sul muro: successivamente essi verranno colorati con
tempera acrilica. Se il murales viene realizzato all’esterno, è
consigliabile prima di cominciare a disegnare, passare sul
muro una vernice protettiva.
Esecuzione dei murales.
237
238
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
8a fase: Murales
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
239
Murales
Materiali per studenti
240
PROGETTO EDUCATIVO PER LA CLASSE TERZA DI SCUOLA PRIMARIA
8a fase: Murales
La storia di San Rocco
Leggi e analizza con molta attenzione il seguente documento scritto.
Incomincia la vita del glorioso sancto Rocho, composta per il magnifico
messer Francesco Diedo, patrizio veneziano, essendo podestà nella
città di Brescia, dove il glorioso santo Rocho mostrò molti miracoli.
Il padre di Santo Rocho fu chiamato Joanne e la madre Libera, cristianissimi signori di Mompolieri, di sangue regale di Francia, i quali
quel paese governavano non con tirannia e superbia, ma con summa
grazia del popolo e di Dio. Rocco, benchè imparasse ed esercitasse
l’arte militare, disprezzava il fasto e le cose vane del mondo e con
fede e carità amava Dio; non dubitando che amando Iddio tutte le
cose sarebbero andate prospere alla salute; per questo aveva sempre
Dio davanti agli occhi.
Entrambi i genitori essendo stati per lungo tempo, durante il matrimonio, senza prole fecero devota orazione a Dio e alla Vergine Maria per
avere un figlio: “Ti preghiamo dicendoti questo Signore Iddio, padre
di tutte le cose create, e Vergine Maria, speranza di tutti i mortali e
unico sollievo di tutte le persone affrante, perchè esaudiate le nostre
preghiere di aver un figlio, che disprezzando ogni cosa del mondo segua
solo Dio immortale.” Compiuta l’orazione, nell’anno del Signore 1295,
nacque il beatissimo Rocho, vuoto da ogni colpa e pieno di ogni virtù.
Rocho nacque bellissimo nel corpo, con una croce rossa sopra al petto
e crescendo di età cresceva nei costumi. E quando la madre lo allattava, nei giorni di mercoledì e venerdì, durante i quali lei digiunava, lui in
quei giorni mangiava solo una volta al giorno.
Pervenuto all’età di 5 anni, secondo il consiglio dell’ apostolo cominciò
a fare astinenza. E arrivando ai 10 anni disprezzando le cose del mondo, usava ogni liberalità verso i poveri di Gesù Cristo, dimostrandosi
benigno verso tutti i suoi cittadini, tanto che le sue virtù e il suo nome
ovunque si diffondevano. Chiamato Rocho sul letto di morte del padre,
questi gli disse: “Figliolo mio, è tempo che io vada; mi separo da questo
pericoloso mondo grazie alla morte naturale, chiamato dal mio creatore Dio. Per questo motivo ti prego di temere sempre Dio, ricordantoti
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della vita eterna, fuggendo così le pene infernali, mettendoti nelle mani
di colui che con il suo prezioso sangue ci ha ricompensato sul legno della
croce, per l’amore del quale condividi con tutti i poveri la tue cose, con
pietà e misericordia. E così facendo, farai felice l’onnipotente Dio.”
Rocho, con buon cuore, promise di fare questo a suo padre, il quale
dopo poco morì con il Signore; sepolto il padre onorevolmente, prima
che compisse 20 anni, gli mancò la madre.
Dunque seguendo il precetto evangelico, vendette tutto il suo patrimonio, scambiandolo con l’eterna ricompensa, per amore di Dio. E così
tuttto ai poveri distribuendo secondo il consigio paterno, rinunciando
alla signoria la diede ad un suo parente, prese l’abito da pellegrino e
in nome di Dio venne in Italia ad un castello chiamato Acquapendente,
dove c’era grandissima peste, e subito Rocho, per fare opera di pietà, ando all’ospedale degli ammorbati. E parlato con una persona di
nome Vincenzo, priore dell’ospedale, lo pregò di volerlo prendere in
sua compagnia, dove sarebbe rimasto con somma carità fino alla morte. Vedendo Vincenzo che Roccho era giovane e di elegante aspetto, lo
esortò affinche non volesse mettersi in tale pericolo, dove le fatiche
e le puzze non avrebbe potuto sostenere. Rocho gli rispose, che la
Sacra Scrittura dice che per colui che vuole nessuna cosa è difficile
e che lui non temeva nè clamori nè puzze nè fatiche e che per Dio
disprezzava ogni ozio e ogni quiete. Rocho dove trovava maggior pericolo, lì trovava più grande premio. (...).
Rocho venne ricevuto nell’ospedale da Vincenzo. Entrato in quello, tutti i
malati con il segno della croce liberava e pregava loro di non dire questo
a nessuno, che per l’amor di Dio tenessero la sua fama nascosta, fuggendo dalla vana gloria che la fama stava divulgando in tutto il luogo.
Venne in Romagna, nella città di Cesena, la quale era tutta morbata
con la stesssa malattia, e con il segno della croce fu da lui totalmente
liberata. E avendo Rocho saputo che la città di Roma, prima fra le città
di tutta Italia, essere tutta morbata, pervenne finalmente a questa,
venendo accolto famigliarmente dal Cardinale britannico, uomo di vita
e costume santissimi, il quale era grande maestro presso il Papa. Rocho
confessò integralmente i suoi peccati al Cardinale, il quale gli diede il
corpo di Cristo, e vedendo nel viso di Rocho un grande splendore, con
concitata devozione lo pregò di liberare dalla peste, per la sua fede in
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8a fase: Murales
Cristo, la citta di Roma, domicilio dei santi, madre delle virtù, ospizio
di Santo Paolo e Pietro e meritatamente capitale del mondo.
Rocho rispose: “Revendissimo Monsignore, non a un peccatore come
me può chiedere una grazia simile, ma sia la malattia che la sanità dipende da Dio, il quale per virtù salva e attraverso i peccati danna”.
Allora, il Cardinale alzate le mani al cielo, disse: “Dio Clementissimo,
io ti prego che per le orazioni del tuo servo Rocho vogliate liberare
questa città da ogni contagio della peste.”.
Volle il Cardinale che Rocho li facesse il segno della croce sulla fronte,
confidando nella sua devozione, grazie alla quale era sicuro di rimanere
al riparo dalla peste. Il segno della croce rimase così scolpito, come se
fosse stato fatto con la stampa, e uscendo il Cardinale fuori di casa, da
molti fu visto il segno della croce scolpito e la gente gli domandava cosa
voleva dire. Il cardinale diceva di essersi fatto segnare da un servo di
Dio per preservarsi dalla peste. Molti prelati lo lodavano e molti altri lo
disprezzavano. Quando tornò a casa, il cardinale pregò Rocho di cancellargli quel segno della croce, affinchè non fosse da tutti sbeffeggiato.
Rocho gli rispose: “Monsignore, San Pietro e molti non si sono vergognati, per quale motivo lei, volendo seguire Cristo, si vergogna.”.
Quando sentì questa frase, il Cardinale si decise a portare la croce di
Cristo e condusse Rocho dal Papa, davanti al quale, dopo essere stato
presentato e prono a terra, umilmente domandò l’indulgenza di tutti i
suoi peccati (...) presa la benedizione si allontanò con il Cardinale.
Essendo stato circa 3 anni presso il Cardinale, Rocho partì da Roma e
peregrinò per i luoghi attorno alla città, ed ogni uomo che lo conosceva lodava grandemente Dio. Sanata tutta quella patria dal morbo, venne a Piacenza, dove allontanò tutta la peste, facendo in ogni ospedale
benignamente il consueto segno della croce.
Un giorno, dormendo, sentì una voce che diceva: “Rocho, che per Dio
hai patito gran freddo e caldo e gran fatica ancora devi patire per lui
tormenti e dolori”.
Rocho si svegliò con grande piacere, essendo felice di sopportare quello che Dio voleva. Cominciò ad essere debilitato dalla frebbre e si sentì
percosso dalla peste nella sinistra coscia, e non volendo dar fastidio
agli altri infermi, si mise a giacere in terra davanti alla porta, e tutti
coloro che passsavano, vedendo Rocho stare in terra, credevano che
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fosse per crudeltà delle persone dell’ospedale; conosciuto non essere
colpa loro, come insano e muto fu allontanato fuori dalla città;
Rocho, indotto dallo Spirito Santo, come potè prese un bastone in mano
e al meglio che potè venne in una selva; si costruì una casetta dove abitare e lì disse questa orazione: “Signore mio, che non abbandoni mai i
tuoi servi, ti prego di non abbandonarmi in questa mia necessità e nonguardare i miei peccati; solo per la tua benignità, voglia tu aiutarmi ad
avere in questo luogo così deserto un po’ di acqua”; e subito venne una
nuvoletta dal cielo e in terra, vicino alla casetta di Rocho, nacque una
bellissima fonte, che ancora oggi è lì. Essendo Rocho saziato dal bere,
gli fu mandato per sussidio del pane. Infatti, il giorno di questo miracolo di Dio, non troppo lontano dal luogo dove abitava, stava uno dei
primi cittadini di Piacenza, chiamato Gottardo, che in campagna aveva
fabbricato un bellissimo palazzo; per divertirsi teneva cani e uccellatori per cacciare. Un giorno, uno di questi cani prese un pezzo di pane
dalle mani di Gottardo e lo portò fino al luogo dove era Rocho. La qual
cosa la prima volta, Gottardo non avvertì, ma facendo il cane la stessa
cosa il secondo giorno e i seguenti, Gottardo rimproverò i servitori,
credendo che il cane avesse fatto questo per necessità.
Il giorno seguente, il cane fece lo stesso, prendendo il pane dalla tavola
lo portò a San Rocco, il quale preso il pane e come il solito gli diede la
benedizione. Gottardo seguì il cane e vide quello che Dio aveva operato. Quando Gottardo arrivò davanti a Rocho, gli chiese chi fosse e
che male aveva. Allora, Rocho lo pregò di non avvicinarsi a lui, perchè
aveva la peste. Tornato a casa, Gottardo ripensò al suo cane, che senza
ragione aveva avuto compassione verso questo poveretto e lui, uomo razionale, non aveva avuto per lui compassione: questo Dio non lo avrebbe
voluto. Decise allora di andarlo a prendere e tornato da Rocho si pentì
di averlo lasciato lì solo e di non averlo aiutato in questa sua necessità,
e gli disse che non lo avrebbe lasciato finchè lui non fosse guarito.
Rocho, inteso questo, gli rispose che gli era molto grato di ciò che egli
aveva deciso, perchè sapeva che tutto questo era stato deciso da Dio
stesso, che fa tutto a buon fine o danna o giustifica l’uomo, secondo
le sue opere.
Parlato tra loro di molte cose spirituali, e non correndo più il cane a
portargli il pane secondo la volontà di Dio, Rocho disse a Gottardo:
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“Figliolo, vattene per questi luoghi vicini e domanda del pane.” Gottardo
gli rispose:” Tu sai, padre, che io sono conosciuto in questi luoghi,
come uno che non ha bisogno, e perciò non mi crederanno.” Rocho gli
rispose: “ Tu sai che i figlioli di Dio e i suoi Apostoli non si vergognano
a mendicare, così anche tu devi fare se vuoi loro imitare.”
E così, mendicando in molti luoghi, egli fu riconosciuto come uomo non
bisognoso e deriso, ma lui sopportò tutto per Dio. In un certo momento, Gottardo pervenne ad una porta di un suo amico, e riconosciuto da
questi, venne sbeffeggiato, e se ne andò scandalizzandosi di come lo
aveva trattato il suo amico. Tornò da Rocho e gli narrò tutto quello
che gli era capitato, portandogli solo due pani. Rocho gli disse: “Sappi
che quel tuo amico è ammmalato dipeste e non vivrà a lungo.”
Il giorno seguente, Rocho, al meglio che poteva, aiutandosi con il bastone, venne a Piacenza, e tutti gli infermi nell’ospedale con il segno
della croce liberò dalla malattia; la sera tornò alla sua casetta, lì tutte
le bestie inferme della selva si presentarono a lui con un cervo domandandogli la sua guarigione; Rocho con il segno della croce liberò
tutte le bestie dal morbo; e molte persone che dalla città avevano
seguito Rocho, udirono una voce dal cielo, che diceva: “Rocho, Rocho,
la tua preghiera ho sentito e la tua guarigione riceverari, bisognerà
però che tu ritorni in patria, dove farai penitenza, affinchè tu sia
scritto nel calendario dei Santi”. Tutti furono stupefatti e apertamente conobbero che Rocho era stato colui che aveva liberato molti
infermi dalla malattia. Tutti questi malati, entrati nella casa di Rocho,
raccomandarono se stessi e le loro fortune alle orazioi del santo, affinchè Dio li liberassi da ogni male. E Rocho chiese loro, umilmente, di
non dire di aver sentito quella voce dal cielo, e volendosene partire
ammaestrò Gottardo nel verbo di Dio. Ma Gottardo avrebbe voluto
seguire Rocho, il quale decise di rimanere ancora qualche giorno con
l’amico, insegnandoli la vita eremitica con esempi di San Paolo, San
Antonio e San Geronimo.
Presa licenza da Gottardo, si mise in cammino verso la sua patria;
arrivò in Francia, la quale era in guerra. Preso per spione, gli fu chiesto chi fosse, e Rocho rispose che era un servo di Cristo e un povero
pellegrino. Il principe del luogo non gli credette; venne perciò imprigionato.
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Rocho sopportò questo, pazientemente, per amor di Dio: rimase in
quel carcere, pieno di odore, scorpioni e altre molestie, per amor di
Dio, 5 anni.
Conoscendo l’approssimarsi della sua morte, Rocho fece chiamare un
sacerdote, il quale entrato nella prigione vide una splendida luce uscire dal volto di Rocho, verso il quale provò una grande ammirazione.
Domandò a Rocho che cosa volesse, e Rocho umilmente, buttato in
terra, gli domandò la santa confessione. Il sacerdote lo confessò,
e dopo essersi allontanato dalla prigione, disse a tutto il popolo che
c’era, in persona, un servo di Dio, il quale per 5 anni era stato incarcerato innocentemente. Tutto il popolo chiedeva di vederlo, ma Rocho
si ammalò gravemente. Tanto che un giorno venne un angelo che gli
disse che era tempo che la sua anima andasse alla beatitudine della
vita eterna. Rocho rispose: “O Signore clementissimo, salva questa
mia anima nell’ora della mia morte.”
Compiuta l’orazione, quell’anima gloriosa salì al cielo. E rimasto il corpo
suo in terra, sopra di esso comparì una tavoletta con scritto, che qualunque persona malata di peste domandasse aiuto al glorioso Rocho, ne
sarebbe stato liberato. Quando il principe sentì questa cosa, comandò
che il suo corpo fosse portato alla chiesa per farvi solenni e debiti
ossequi, e voleva con la sua presenza onorarlo. In quel momento tutte
le campane della terra da sole suonarono, dimostrando che era morto
il fanciullo Rocho.
La madre del principe, udendo nominare a tavola il nome di Rocho, disse subito a suo figlio, il principe, che doveva essere suo nipote, figliolo
del fratello, che lasciò nelle sue mani la signoria per andare in Italia
pellegrino. Per essere più certi, guardarono se aveva il segno della
croce sul petto; trovato il segno, fu da tutti riconosciuto come Rocho,
il passato signore della città, e venne pianto con grandi lamenti, cosicchè il principe gli fece fare un grande tempio in suo onore e ordinò,
che dal quel giorno della sua morte, il 16 agosto 1317, ogni 16 agosto
venisse festeggiata la sua festa.
tratto da Legenda Aurea,
di Jacopo da Varazze,
Venezia, 1499
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8a fase: Murales
Vocaboli sconosciuti:
? Da chi è scritto il documento?
______________________________________________________
? Quando?
______________________________________________________
? Come si intitola?
______________________________________________________
? Jacopo da Varazze descrive situazioni
personalmente vissute?
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q
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sì
no
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IPRASE del Trentino
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Strumenti per insegnanti
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IPRASE del Trentino
Cattedrale S. Ciriaco, Ancona.
La chiesa: edificio sacro
n Aspetti generali
n Glossario
n Bibliografia
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa: edificio sacro
Aspetti generali
Le chiese sono specchio dei loro tempi e come tali diven-
CHIESA
tano oggetto di studio per capire, conoscere la società a
Deriva dalla parola greca ekklesia,
che significa assemblea, e per estensione il luogo di riunione di questa
assemblea.
cui appartengono. Hanno accolto decorazioni, spesso sontuose, mosaici, pitture, sculture, vetrate che rappresentano
una fonte inestimabile di documentazione. Attraverso queste opere si scoprono le difficoltà, le paure, la fede delle
popolazioni ormai lontane dal nostro tempo.
Nelle cattedrali cristiane si riflettono un sapere che non si
limita alle aspirazioni di carattere spirituale: nella complessa
realtà della cattedrale si inseriscono le conoscenze profane, si scoprono intenti politici, le fluttuazioni economiche e i
problemi della società.
Il termine “edificio sacro” è ambiguo per definizione.
Nel caso si tratti di un luogo di culto, in senso generico, esso
si determina senza la necessaria presenza di una costruzione edificata allo scopo, da un altro lato presenta una natura architettonica distinta da quella di tanti altri edifici a
carattere religioso, come le edicole, i sacelli o le tombe.
Lo spazio dell’architettura “sacra” è un spazio “etnico”, cioè
specifico culturalmente di ogni popolo.
Nonostante questo, la chiesa può raccogliere i dispersi sotto
un unico tetto, concentrare gli estranei attorno all’unico altare e stabilire una nuova comunicazione tra le persone.
L’edificio religioso, nell’arco dei millenni, ha rappresentato
l’oggetto principale dell’architettura, e anche nella “laica”
età moderna ha costituito il tema di tante grandi opere
d’arte, mostrando un impianto carico di significati simbolici
e rigorosi.
Simbolismo e rigore contrassegnano, infatti, i caratteri generali di queste fabbriche: precisione e ricchezza del disegno di
pianta; singolarità e chiarezza dell’immagine; misura e complessità della luce; obbligata articolazione in luoghi di accesso, di distribuzione, di mediazione, di rito.
Il luogo sacro è luogo di passaggio, di cambiamento, di
accesso ad un nuovo ordine. Il rito di passaggio si compie
attraverso tre momenti: la separazione, la liminalità, la riaggregazione.
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La separazione, nell’architettura sacra cristiana tradizionale, ha espresso la separazione con i gradini, col sagrato, col
nartece, col vestibolo, col portale; ha sottolineato la liminalità con il battistero e con le acquasantiere all’ingresso,
con il cammino longitudinale della navata, coll’ambone
per la proclamazione della Parola che converte, col buio
delle chiese romaniche, col disorientamento delle chiese
barocche, con lo spazio disadorno; ha sottolineato la riaggregazione con la navata accogliente e con l’accesso all’unico altare.
Lo spazio sacro separa per proteggere e purificare. Infatti,
CRISTIANESIMO
È nato intorno a Cristo e ai suoi discepoli in Medio Oriente, ma all’epoca
Roma era il centro del mondo occidentale. L’apostolo Pietro, nominato
da Cristo capo della Chiesa, si recò a
Roma, dove morì martire. Nei primi secoli della nostra era il cristianesimo si
diffuse in tutto l’Impero romano, intorno al Mediterraneo. Alla fine del IV secolo l’Impero d’Oriente, con capitale
Costantinopoli, si separò dall’Impero
romano d’Occidente. Il cristianesimo
proseguì la sua evoluzione nell’ambito dei due imperi, ma nell’Impero
d’Oriente, meglio conosciuto come
Impero Bizantino, si sviluppò in maniera sempre più autonoma.
la solidità delle mura dell’edificio sacro, fino alla forma della chiesa-torre, non era tanto la fortificazione per arginare
i nemici politici, quanto per difendersi dal maligno. Talune
forme decorative e architettoniche delle facciate delle
chiese, come le statue del santo protettore, o la Croce o
gli angeli armati, o i leoni o i grifoni avevano un significato
apotropaico.
Nella chiesa cristiana si sommano diverse dimensioni:
1. Luogo della meditazione, della riflessione, del ritrovarsi del-
l’uomo con se stesso; luogo del mistero e luogo dello spirito.
2. Luogo dell’esperienza religiosa, in genere, dell’incontro
dell’uomo con il divino, luogo della preghiera.
3. Luogo del rito; luogo della presenza di Dio, in cui il rito im-
plica una forte partecipazione emotiva.
È a queste tre dimensioni che deve rispondere l’edificio
sacro, e occorre aggiungere che la terza dimensione, la
chiesa come luogo del rito, comporta precise diversificazioni architettoniche in dipendenza dei tipi di rito prevalentemente svolti.
Le tipologie architettoniche, riferibili ai riti, sono:
• CATTEDRALE e BASILICA, come luoghi della celebrazione
episcopale della comunità più grande. Sede del seggio
vescovile, che si chiama appunto cathedra. Sono le chiese madri delle diocesi.
• CHIESA PARROCCHIALE, per le celebrazioni di una Comunità locale.
• CAPPELLA VOTIVA O FUNERARIA, MEMORIALE, SACELLO,
per devozioni particolari, di minor rilievo.
• SANTUARIO, luogo di pellegrinaggio.
ARCHITETTURA SACRA CRISTIANA
L’arte cristiana delle origini della chiesa, o arte paleocristiana, comprende
due periodi distinti: i primi tre secoli,
nel corso dei qual i cristiani perseguitati sono costretti a nascondersi per
praticare il loro culto, e il IV e V secolo, che corrispondono alla tolleranza
e successivamente al predominio del
cristianesimo. Una nuova architettura
viene allora elaborata, quella delle
cattedrali e delle chiese.
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa: edificio sacro
• MONASTERO, luogo di vita e celebrazione conventuale,
costruito secondo predeterminate “regole”.
Ciascuno di questi tipi richiede una composizione particolare, sia nella scala sia nelle dimensioni complessive. Per questo motivo è opportuno tornare agli archetipi, che hanno
portato alle costruzioni sacre che oggi conosciamo.
Gli archetipi
In architettura, gli archetipi sono le forme elementari ed originarie, sono all’inizio dell’evoluzione delle forme. Queste
primitive forme costituiscono un mondo di significati primari
o naturali. Sono veri e propri modelli generatori delle successive costruzioni di edifici religiosi.
Per parlare dell’originario edificio cristiano, bisogna ripercorrere la storia della Chiesa e delle prime adunanze dei cristiani: queste si svolgevano in sinagoghe ebraiche, edifici che
avevano adottato il tipo basilicale, oppure nelle sale di case
romane, che venivano trasformate in aule di culto, con l’aggiunta di elementi di arredo fisso, quali l’ambone. Questo significa che non esisteva una regola fissa.
I cristiani delle origini, del IV secolo, non si sono ispirati al tempio per costruire le loro chiese, ma soprattutto agli edifici
pubblici. Nel corso del III secolo, nel Mediterraneo orientale,
edifici pagani, civili e religiosi si trasformano, infatti, in chiese
cristiane. Uno dei modelli è stata la basilica romana, edificio
adibito a diverse funzioni, utilizzato come tribunale o come
luogo per riunioni, talvolta per il commercio o per operazioni
di scambio.
Il termine “basilica”, in origine, definiva un edificio pubblico romano, e solo più tardi si identifica tipologicamente in
modo specifico per indicare una chiesa cristiana. La basilica
romana, che poteva avere funzione di sala del trono, corte
di giustizia, mercato coperto, aveva in generale la forma
di un salone rettangolare, diviso da colonnati in più navate. La parte di fondo si sviluppava in un’abside circolare o
rettangolare nella quale veniva collocato il trono dell’imperatore o il seggio del magistrato, fiancheggiati da seggi per
i cortigiani o per i giudici. Era luogo di riunioni, frequentato
anche dai mercanti, che vi trattavano i loro affari. Assunse
poi il significato di Sala di Giustizia in quanto in esso si amministrava la giustizia.
AMBONE
Luogo dal quale viene annunciata la
parola di Dio, dove si proclamano le
letture e il salmo responsoriale. È elevato e stabile.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
A questo modello romano si ispirò la basilica cristiana, caratterizzata da una sala rettangolare con il tetto in legno,
divisa grazie a colonne, in una navata centrale e in due o
quattro navate laterali; la sala culminava, oltre l’altare, nell’abside, destinata ad accogliere la cattedra del vescovo
e le panche per i celebranti. Anche le navate minori potevano terminare in absidi oppure in muri piani.
La basilica era longitudinale e l’assialità era accentuata
dalla presenza delle colonne tra navata principale e navate laterali, per dare movimento spaziale interno, in modo
tale che il fedele si spostasse dall’entrata fino all’altare,
inondato dalla massima luce. Il percorso del fedele, fisico e
visivo, risulta essere ingresso-aula-altare-abside. In sintesi, le
basiliche civili dell’antichità erano grandi sale rettangolari,
con l’asse disposto nel senso della lunghezza, talvolta divise
in 3 navate da 2 file di colonne. Potevano essere dotate
di un’abside all’estremità, erano ben illuminate da grandi
finestre ed erano coperte a capriate, con o senza soffitto.
La basilica romana di Treviri, a navata unica, ne è un chiaro
esempio; la basilica di Massenzio a Roma sembra invece un
caso eccezionale per la sua struttura a volte.
Le prime cattedrali sono spesso chiamate basiliche e da
esse si ottennero complessi-tipo, che si diffondono presto
anche in Occidente nel IV secolo.
Gli schemi-base di pianta sono essenzialmente due:
1. schema assiale: la basilica longitudinale;
2. schema centrale: il tholos, rigorosamente radiale.
Il contesto
L’edificio di culto vuole integrarsi con l’ambiente circostante, ma nello stesso tempo stabilire un distacco.
Il luogo di edificazione non veniva scelto a caso, ma il “genius loci” preesisteva all’edificio, cosicché il luogo determinava la costruzione e la caratterizzava. I campanili, per
questo motivo, potevano diventare i “fari” di un vasto territorio. Inoltre, solo raramente l’ubicazione della cattedrale
cambia al momento delle ricostruzioni successive: la più
antica è situata generalmente sotto la più recente.
L’ubicazione del sito “sacro” era strategica per resistere alle
potenze demoniache. Nei battisteri paleocristiani si scendeva nella vasca voltando le spalle all’Occidente, dove cala
il sole e dove è collocato il regno delle tenebre, e si risaliva
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa: edificio sacro
verso Oriente, luogo dove sorge il sole, rappresentante la
rinascita nella simbologia cristiana.
Dal tempio greco sull’acropoli discende la chiesa emergente sull’insieme urbano. Dal santuario nei boschi deriva la
chiesa isolata nel paesaggio naturale.
Le chiese cristiane hanno seguito gli uomini nei loro più difficili insediamenti ed ogni volta sono riuscite ad offrire, insieme a ripari più convenienti, elemento architettonici di identificazione della comunità. Il campanile, posto sulla cime
più alta per diffondere meglio il suo richiamo, era anche e
soprattutto il faro per il viandante; così nelle chiese alpine,
fiancheggiate da piccoli cimiteri, o nelle antiche chiese di
legno della Norvegia, esso svetta verso il cielo.
L’edificio sacro dà identità ai luoghi, li qualifica. Nel Medioevo, la piazza della chiesa, insieme alla piazza del mercato,
sede del Municipio, rappresentavano i due poteri, quello
religioso e quello civile-commerciale, e irradiavano ordine
all’intero abitato.
Nelle città contemporanee, il ruolo della chiesa non è più
così determinante; esse si perdono nei quartieri residenziali
ed è raro che riescano ad aver posizioni rilevanti.
L’orientamento
L’edificio di culto è essenzialmente orientato ad Oriente, sulla scorta della tradizione biblica, in quanto i cristiani hanno
tre motivi per guardare verso Oriente:
1. La patria, il paradiso è ad Oriente.
2. Da Oriente spunta la luce del giorno.
3. A Oriente sorge il sole, che significa il Cristo sole di giusti-
zia.
L’orientamento delle chiese, che diventa abituale nel corso
del Medioevo, all’origine non è regolato da criteri fissi, ma si
afferma progressivamente verso il VII - VIII secolo.
L’orientamento dell’edificio sacro verso oriente è un elemento architettonico fondamentale: è l’orientamento simbolico verso levante. Le chiese tradizionali hanno rispettato questo orientamento verso Gerusalemme, il centro del
mondo cristiano. Ma l’orientamento non è solo una questione simbolica, ma anche spaziale, che condiziona tre fattori
importantissimi: la collocazione nel contesto, la cerniera fra
ingresso e navata, e soprattutto l’impatto della luce all’in-
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IPRASE del Trentino
terno dell’edificio, che dipende dall’arco che compie il
sole nella giornata.
La luce è dunque uno degli elementi che determinano con
decisione la costruzione tanto all’esterno quanto all’interno
dell’edificio sacro.
La luce (e la vista)
La luce viene innanzitutto dall’alto, dalla sommità dei muri,
ma anche di lato, da lunghe fessure finestrate. È una luce
diffusa più che frammentata, indiretta più che direzionata, penetra attraverso velature, filtrata da vetrate a colori, grigliati, alabastri, vetri soffiati. Nello stesso momento è
però ordinatamente distribuita in gerarchie, in maniera da
lasciare opportune zone in penombra e altre nel più smagliante fulgore.
La luce solare abbaglia di primo mattino attraverso l’abside, che segna le ore del giorno irradiandosi nella navata
secondo movimenti cadenzati, e che al tramonto proietta
la “rosa” della facciata (ossia la luce entra dal rosone) sull’altare.
All’interno la luce è diffusa attraverso le finestre romaniche
strombate o le gotiche vetrate policrome. Queste aperture
lasciano passare la luce, ma non la vista, tanto da escludere la veduta del contesto, ancora una volta per esprimere
da esso una distanza. Di norma, dunque, anche in prossimità dei paesaggi più grandiosi e incontaminati, l’interno è
chiuso alla loro vista.
Le parti
Per conoscere un edificio sacro, bisogna imparare a rapportarsi con le sue parti: il sagrato, il quadriportico, il nartece, la navata, il deambulatorio, il presbiterio, l’abside, ecc.
Ogni parte ha precisi significati religiosi, e il loro impiego e
importanza variano nei diversi tipi di edifici, secondo le funzioni loro attribuite. Ad esempio, il presbiterio, la parte più
importante di tutta la chiesa, è pensato in netta evidenza di
collocazione, forma, illuminazione, non disturbato da alcuna distrazione visiva, in situazione di equilibrio dinamico fra
centro e abside. E analogamente per ogni altra parte, sono
dati precisi caratteri, semplici e assieme necessari.
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa: edificio sacro
Le parti fondamentali che costituiscono la chiesa in realtà
possono essere solo tre: il presbiterio, l’aula e l’abside.
• Presbiterio (o luogo della liturgia)
Nella chiesa l’altare e l’ambone assieme al seggio del
celebrante, formano il presbiterio. In alcuni esempi paleocristiani e bizantini il presbiterio tende a riempire l’intera
aula, protendendosi fin presso l’entrata. Nella chiesa delle
origini, l’azione liturgica si svolgeva attraverso l’aula, con
la partecipazione attiva dei fedeli, che si spostavano durante le funzioni. In origine, e fino al XVII secolo, i fedeli
rimanevano in piedi per la gran parte del tempo, inginocchiandosi per terra se non per brevi istanti.
• Aula
L’aula rappresenta l’assemblea; è giustapposta all’abside
che indica la realtà cosmica esterna. È posizionata ancora prima del presbiterio, il quale ha la pavimentazione rialzata rispetto all’aula, e presenta in alto un arco trionfale,
che la divide dall’abside.
L’arretramento dell’altare dentro l’abside, e cioè oltre la
soglia, ha reso l’aula un corpo morto. Tale arretramento
è ancora più snaturato nelle piante cruciformi, dove nell’incrocio tra transetto e aula dovrebbe porsi l’altare, che
invece venne spostato nell’abside.
• Abside
L’abside non è contrapposta all’aula, ma non è neppure
il prolungamento naturale né una scontata testata. L’abside non è una nicchia dell’aula, ma si unisce all’aula secondo uno stacco preciso.
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IPRASE del Trentino
Caratteri generali dell’edificio sacro
Le prime chiese sono costruite a partire dal momento in cui,
nel 313, con l’editto di Milano, l’imperatore Costantino (306337) riconosce ufficialmente la religione cristiana; a partire
da questa data, i cristiani possono celebrare apertamente
il loro culto. Teodosio, alla fine del IV secolo, dichiara poi
il cristianesimo religione di Stato e proibisce i culti pagani.
I cristiani tuttavia non hanno atteso l’editto di Costantino
per organizzarsi: si sono messi insieme e si sono riuniti nelle
principali città dell’Impero. A capo di ogni comunità c’era
un vescovo e il Concilio di Nivea, nel 325, raccomandava
che il vescovo risiedesse nel capoluogo della diocesi. Il primo tra i vescovi fu quello di Roma, il papa, il cui primato sin
dalla fine dell’antichità è contestato dal patriarca-vescovo
di Costantinopoli.
Una delle grandi preoccupazioni del vescovo fu la costruzione di luoghi di culto. Non appena viene emanato l’Editto
di Milano il vescovo ottiene terreni situati nel cuore della
città di Roma.
MEDIOEVO
Nel Medioevo, la chiesa, per le sue esigenze di amministrazione del culto, divise il mondo in regioni chiamate “sedi”
o “diocesi”. A capo di ogni diocesi era posto un vescovo,
carica riservata a rappresentanti della nobiltà o delle famiglie più ricche.
La scelta del luogo, dove erigere una cattedrale, cadeva
sempre nella città più importante della diocesi, spesso al
posto di una chiesa precedente, soprattutto se questa conteneva delle sacre reliquie oppure se era stata fondata da
qualche santo.
Le cattedrali dell’alto Medioevo non dovevano essere molto differenti da quelle della tarda antichità. Erano di tipo
basilicale, con navate coperte da capriate, file di colonne
e grandi arcate separavano la navata centrale da quelle
laterali. La novità risiede nelle absidi secondarie aggiunte
all’estremità delle navate laterali che incominciarono a diffondersi sempre più.
Il denaro per finanziare la costruzione veniva quasi sempre
da donazioni private, sotto forma di proprietà immobili -terreni o edifici- oppure di denaro e gioielli. In quel tempo vigeva infatti il principio della “salvezza per opere”, secondo
L’inizio del Medioevo coincide con la
caduta definitiva dell’Impero romano, quando, nel 476, il capo ostrogoto
Odoacre, depone l’ultimo imperatore d’Occidente, e si formano i regni
barbarici. Clodoveo, re dei Franchi, è
battezzato nel 499, il che situa il principio del Medioevo per la Gallia intorno al 500. Sino all’affermazione della
dinastia carolingia a metà dell’VIII secolo, i vari paesi europei attraversarono tempi molto turbolenti. La Chiesa
romana cristianizza le nuove popolazioni e genera una nuova arte.
I Carolingi stringono un’alleanza con
il papa e lo liberano dalla minaccia
longobarda. Assumono, cioè, il ruolo di protettori della Chiesa. Carlo
Magno si fa consacrare imperatore
nell’800 e tenta di far rivivere l’Impero
romano del periodo cristiano. Dopo
la morte del figlio di Carlo Magno,
nell’840, l’Impero è frammentato e ci
sono nuove invasioni. Il secolo X segna la fine delle grandi invasioni e la
formazione delle nuove strutture feudali. Nei secoli XI e XII, si ebbe un rinnovamento del papato e della Chiesa, vennero promosse le crociate,
si affermarono i regni nazionali, uno
sviluppo demografico, economico e
dei centri urbani.
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa: edificio sacro
il quale donando dei beni materiali alla Chiesa si otteneva il
perdono dei propri peccati.
L’epoca delle grandi cattedrali ha inizio in Europa durante il Medioevo. In questo periodo si fissarono degli elementi
chiave, quali la cattedra del vescovo, i posti a sedere per
il clero, più tardi indicati come “coro”, e l’altare dove venivano celebrate le funzioni religiose. Nel tempo vennero aggiunti altri elementi, quali la navata, per dar modo al popolo
di assistere alla messa, cappelle per custodire le reliquie dei
santi, guglie e torri per alloggiare campane.
Per erigere le prime chiese cristiane venne impiegato essenzialmente il legno, facilmente reperibile e anche deperibile.
Col passare del tempo, tuttavia, essendo cresciuta l’influenza della chiesa cristiana nella società, i vescovi fecero costruire chiese di pietra e di dimensioni monumentali.
A quei tempi la pietra veniva cavata a mano con l’ausilio
di pochi e rudimentali attrezzi e trasportata a valle a gran
fatica utilizzando argani e verricelli mossi dall’uomo o dagli
animali. Nel Medioevo, il miglior marmo da cattedrale veniva dalla Francia e costava una fortuna, essenzialmente per
via degli enormi costi di trasporto.
Il secondo materiale importante per la costruzione di una
chiesa era il legno. Quello di quercia, in particolare, era il
più apprezzato, perché durevole e resistente agli sforzi. Già
nel XII secolo andava scarseggiando e si faceva via via
più caro, tanto che documenti dell’epoca testimoniano di
pubbliche lamentele per l’abbattimento di intere foreste.
Legnami di qualità inferiore, come quelli di pino e di frassino,
venivano invece impiegati per la realizzazione di impalcature, scale e varie macchine di sollevamento.
I lavori di costruzione di una cattedrale potevano durare anche qualche secolo e così accadeva che intere comunità
di lavoratori si stabilissero per generazioni nella stessa città.
Nel Medioevo, gli operai lavoravano dall’alba al tramonto
e questo significava che la giornata lavorativa era più lunga d’estate che d’inverno. Non vi erano ferie vere e proprie,
ma i giorni festivi erano molto più numerosi di quelli di oggi.
Nel cantiere della cattedrale trovavano occupazione una
vasta gamma di operai, dagli artigiani veri e propri ai manovali senza addestramento specifico, che venivano impie-
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IPRASE del Trentino
gati nei lavori più umili. Al gradino superiore si ponevano
gli apprendisti, cioè ragazzi che stavano imparando un
mestiere. Gli apprendisti vivevano nella casa del loro datore di lavoro e lo aiutavano in cambio dell’insegnamento
ricevuto. Quando, l’apprendistato aveva termine, i ragazzo diventava un lavoratore a giornata, e solo i migliori tra
questi potevano aspirare a diventare mastro, culmine della
carriera di un artigiano.
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa: edificio sacro
Glossario
Piante degli edifici di culto
Pianta = Sezione orizzontale di una costruzione o dei vari piani di cui essa si compone,
ovvero tracciato dei muri perimetrali e dei muri interni, e conseguente identificazione dei vani.
• longitudinali ad aula
o sala
Una chiesa si definisce ad aula,
quando le navate laterali sono alte
esattamente quanto quelle centrali.
La luce proviene lateralmente o
dalle aperture presenti nelle cupole
• longitudinali ad aula/
sala unica
Chiesa priva di navate laterali; il
suo spazio interno non è articolato
da sostegni. Le superfici delle pareti sono intervallate da finestre più o
meno grandi, che forniscono luce
all’ambiente. Frequente nel primo
Medioevo, mentre nel tardo venne
adottata solo per le chiese di piccole dimensioni.
• longitudinali ad aula/
sala con navate
Chiesa con navata centrale e navate laterali, che possono andare
da un minimo di due ad un massimo di tre per lato.
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IPRASE del Trentino
• longitudinalibasilicali
Una chiesa quando le navate laterali hanno un’altezza minore rispetto a
quella centrale, solitamente più ampia
e con finestre che ne illuminano direttamente lo spazio. In epoca romanica
è di gran unga la tipologia più diffusa.
• longitudinali
a croce latina
Quando la chiesa, oltre alle navata
centrale, alle navate laterali, ne possiede un’altra trasversale a queste,
che prende il nome di transetto.
• longitudinali
a croce greca
Edificio con tutti i quattro bracci uguali;
ossia transetto e navata centrale hanno la stessa lunghezza.
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa: edificio sacro
• a pianta centrale
Edifici in cui tutte le parti sono relazionate ad un centro, differenti
per questo dalle piante basilicali o
ad aula, che sono disposte linearmente. Si tratta di edifici che hanno
come pianta un cerchio o un quadrato e le loro varianti.
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Spazi costitutivi degli edifici di culto
• abside
Volume a pianta semicircolare, poligonale o varia, che sostituisce una
parte piana o ne interrompe la continuità, coperto da una semicupola,
detta conca o catino absidale.
Nelle antiche basiliche romane costituiva la tribuna in cui si sedevano l’imperatore o i magistrati, e che veniva
utilizzato anche nella pianta di templi
ed edifici termali.
Con le basiliche cristiane è posta al
termine della navata centrale, dietro
all’altare e può contenere il coro, talvolta è presente anche nelle navate
laterali.
In alcuni casi, si possono trovare due
absidi contrapposte, allora si è in presenza di una chiesa doppia.
• arco trionfale
Arco che separa la navata centrale
dalla spazio chiamato crociera o dal
presbiterio. La sua fronte può essere
variamente decorata.
In epoca romana veniva usata per uso
celebrativo, ed era una costruzione a
sé stante, con proprie caratteristiche
tipologiche. Il più noto dell’epoca romana è l’Arco di Tito (81 d.C.). Era un
vero e proprio monumento, una porta
monumentale, lasciata aperta, che
veniva eretta in onore di imperatori,
personaggi illustri o generali vittoriosi o
per particolari trionfi bellici.
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa: edificio sacro
• coro
Originariamente parte della chiesa
riservata ai cantori (“schola cantorum”) e collocata nel presbiterio
per i monasteri e nell’abside per le
chiese secolari. Lungo le pareti di
solito sono disposte una o più file di
sedili lignei (stalli) con al centro un
leggio destinato ai corali. Nell’età
gotica, il coro si amplia notevolmente, e la separazione rispetto
all’abside
viene
abbandonata,
tanto che il nome oggi vale anche
per abside.
Dal XIV secolo, il termine comprende la zona intorno all’altare maggiore.
• cripta
Dal greco kryptè = luogo nascosto,
nascondiglio.
È l’ambiente ricavato sotto il presbiterio e quindi a livello notevolmente più basso delle navate, sotterraneo. Può essere limitata alla larghezza del solo presbiterio ovvero
può estendersi anche sotto la parte
terminale delle navate laterali.
In alcuni casi, lei stessa è suddivisa
in più navate.
Era luogo di sepoltura del santo
patrono, spesso martire, al quale la
chiesa era dedicata, e successivamente anche di dignitari laici. Era
aperto ai fedeli.
Anticamente indicava un passaggio coperto da una volta, poi una
parte delle catacombe ed infine fu
applicato alle chiese cristiane.
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IPRASE del Trentino
• nartèce
Portico colonnato, ad un solo piano,
addossato alla facciata principale, riservato ai catecumeni (= i non battezzati), ai battezzandi e ai penitenti, detto anche esonarèece per distinguerlo
dall’endonartèce, che è interno e può
occupare la prima parte delle navate.
• navata
Deriva dalla parola “nave”, per la sua
forma.
Nelle piante longitudinali è lo spazio
compreso tra due file di colonne o pilastri o un muro continuo. La navata
centrale o principale è spesso più alta
e illuminata da finestre, in alto sulle pareti, e verso l’altare può chiudersi con
l’arco trionfale.
Le navate laterali o navatelle si distribuiscono a una o più coppie sui lati
della navata centrale.
Una chiesa può essere a navata unica
o a più navate.
• presbiterio
Dal greco presbytèrion = consiglio degli anziani.
È il settore della chiesa riservato al clero officiante, dove trovano posto l’altare e il coro. È separato dal resto della chiesa, cioè dalla navata centrale,
per mezzo di una balaustra o di un
colonnato; questa anticamente era
rappresentata da un pluteo formato
di transenne. È chiuso dall’abside.
Nelle chiese romaniche, dotate di cripta, il presbiterio si trova sopra di essa, e
in genere è rialzato e vi si accede da
una gradinata.
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa: edificio sacro
• transetto
Dal latino trans saeptum = oltre la
barriera.
Navata trasversale, che interseca
la navate centrale e le navate laterali, se queste sono presenti.
Conferisce alla pianta della chiesa
la forma di croce latina, e al punto
d’incrocio si costruisce la crociera.
Talvolta, anche il transetto può essere a tre navate. Ha la medesima
altezza della navata centrale. Si sviluppa perciò perpendicolarmente
all’asse principale, e è compresa
tra abside, coro da una parte e navata centrale dall’altra.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Componenti ed elementi costitutivi degli edifici di culto
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa: edificio sacro
Bibliografia
Riguardante gli edifici di culto
Arnaldo Bruschi
Lineamenti di storia dell’architettura,
e Gaetano Miarelli Mariani
Carucci Ed., Roma, 1978
Adriano Cornoldi
L’architettura dell’edificio sacro,
Officina Edizioni, Roma, 1995
Guillaume Durand de Mende
Manuale per comprendere il significato simbolico delle cattedrali e delle chiese,
Edizioni Arkeios, Roma, 1999
Anne Parche
Cattedrale. Dalle origini al Gotico,
Jaca Book, Milano, 1997
Nikolaus Pevsner
Dizionario di architettura,
Einaudi Tascabili, Torino, 1992
A c. di Rolf Toman
L’arte del Romanico
Architettura – Scultura – Pittura
Konemann ed., Milano, 1999
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Chiesa di San Rocco, Borgo Valsugana.
La chiesa di San Rocco,
San Antonio Abate
e San Michele
a Borgo Valsugana
n Aspetti generali
n Ciclo di affreschi riguardanti San Rocco
n Affreschi riguardanti San Antonio Abate
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa di San Rocco, San Antonio Abate e San Michele
a Borgo Valsugana
Aspetti generali
Eretta nel 1509 per voto della Comunità, restaurata e ampliata nel 1675, sconsacrata nel 1789, restaurata e benedetta definitivamente nel 1973-1978.
Consta di due cappelle, una sovrasta l’altra.
Contiene un ciclo di affreschi, raffiguranti la vita di San Rocco, realizzati da
Francesco Corradi tra il 1516 e il 1519.
Sul sagrato della Pieve di S. Maria a Borgo Valsugana si trova
un edificio, composto di una chiesetta superiore dedicata a
San Rocco1 e Sant’Antonio Abate, e una cappella a pianterreno dedicata a San Michele Arcangelo.
La cappella dedicata a San Rocco e Sant’Antonio Abate
venne edificata nel 1509, a scioglimento del voto fatto dai
sopravvissuti alla peste, sopra la già preesistente cappella,
con originaria funzione cimiteriale, edificata in memoria di S.
Michele Arcangelo. La cappella aveva perciò un’importan-
CAPPELLA
Piccolo edificio sacro, isolato o annesso a una chiesa, un palazzo. Nell’epoca romanica, erano rare, mentre divennero comuni nel periodo
rinascimentale.
za simbolica per tutti gli abitanti del posto.
Esternamente la chiesetta si presenta in forme semplici e
severe, scandite da lesene angolari, che conferiscono alla
LESENE
facciata uno slancio in senso verticale. La facciata è inoltre
Pilastro in risalto sul muro di appoggio
con funzione decorativa, a differenza della parasta che ha finzione di
supporto. È un elemento tipico dell’architettura romana e romanica.
alleggerita da una doppia scalinata, grazie alla quale si accede alla cappella superiore.
Le porte di ingresso alle due cappelle sono poste una sopra
l’altra, in senso perfettamente verticale; ma, mentre la porta del piano inferiore è particolarmente spoglia, quella della
cappella superiore si caratterizza come un rilevante portale
rinascimentale.
Sopra ai due portali è murata un’iscrizione in latino, che racconta la storia della chiesetta, ed è presente un oculo, di
foro ovale, che dà luce al sottotetto.
La cappella inferiore, divisa in due campate, come quella
superiore, si presenta una copertura a volta a crociera a sesto acuto, ed in essa si conserva un affresco raffigurante San
Michele Arcangelo, che combatte con il demonio.
1
Vedi materiale, intitolato La storia di San Rocco, p. 291.
CAMPATA
Spazio compreso fra due pilastri o,
più in generale, fra due strutture portanti, collegate superiormente da
un architrave, da un arco o da una
volta.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
La cappella superiore consta di un unico spazio rettangolare, ripartito in due ampie campate, uguali per dimensioni,
diverse per temi iconografici trattati.
La campata d’ingresso è destinata ai fedeli, mentre quella
di fondo corrisponde all’area absidale, fungendo così da
presbiterio. Entrambe sono coperte da volte a crociera ogivale e divise da un arcosanto a sesto acuto.
La prima campata presenta dei lacerti di affreschi e, vicino
all’arcosanto, un riquadro rappresentante la Sacra Famiglia (1533), realizzato da un anonimo pittore nordico.
La seconda campata è interamente affrescata con storie
tratte dalla vita di San Rocco, di sant’Antonio Abate e di
Gesù, ad opera del pittore locale Francesco Corradi. La
maggior parte delle rappresentazioni è dedicata a San
Rocco, mentre il contitolare della chiesetta è rappresentato solo in due scene, presenti sulla parete di fondo nel
registro inferiore.
Nella campata, ci sono numerose iscrizioni a carattere didascalico e cartigli in stile gotico medioevale.
Le 4 vele della volta a crociera contengono i simboli degli
Evangelisti; nei pennacchi di ciascuna volta, verso il basso,
sono affrescati angeli reggenti gli arnesi della loro passione.
Ciclo di affreschi riguardanti San Rocco
Il suddetto ciclo costituisce, in Trentino, il primo esempio
dedicato alla figura del santo taumaturgo. L’unico precedente, del 1506, si trova a Caneve di Arco, ma è costituito
da un unico affresco rappresentante un solo episodio della
vita del santo. Il riquadro, infatti, raffigura S. Rocco sdraiato
ai piedi di un albero con accanto un cane con del pane
in bocca.
Il secondo ciclo trentino dedicato al santo si ebbe nel 1525,
voluto dalla comunità di Volano in una piccola chiesa locale.
La nascita di questi cicli affrescati si legano a due fatti storici: le pestilenze, che tormentavano periodicamente le valli
trentine e la crescente diffusione del culto del santo taumaturgo. Infatti, la figura di San Rocco era considerata un
efficace intercessore contro la peste, in virtù dei suoi straordinari poteri miracolosi.
Sacra Famiglia
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa di San Rocco, San Antonio Abate e San Michele
a Borgo Valsugana
Il ciclo è costituito da sei scene, che riempiono il registro
superiore della campata di fondo della chiesetta. Ha inizio
nella lunetta di sinistra, prosegue in quello di fondo e si con-
LUNETTA
È la parte di muro limitata da un arco
e posta generalmente sopra porte o
finestre.
clude in quello di destra.
Si inizia con una lunga scritta in latino, in cui si narra, a grandi
LEGGENDA AUREA
linee, la storia di San Rocco, prendendo spunto dalla Leg-
Raccolta agiografica scritta da Iacopo da Varazze nel XIII secolo, che
ebbe enorme diffusione e venne
continuamente aggiornata.
genda Aurea, che diventa, per questi affreschi, la principale fonte di ispirazione.
Ia scena del ciclo
La parte sinistra del lunettone è occupata dalla rappresentazione medioevale della città di Montpellier. Si tratta con
tutta evidenza di una rappresentazione fantastica, prospetticamente poco riuscita, ma attenta alla resa dei particolari, come la rappresentazione delle archibugiere nella parte
bassa delle mura che difendono la città francese.
San Rocco è raffigurato mentre abbandona la sua città natale. Ha un aspetto giovanile, alto, con una corta barba a
punta -segno distintivo del viandante- e indossa già le vesti
da pellegrino:2 il mantello, che arriva alle ginocchia, che si
chiama “sanrocchino”, una tunica stretta in vita da un cingolo, gli stivali flosci da viaggio, il bastone lungo detto “bordone”, su cui è infilato il cappello a larghe falde.
Francesco Corradi, per la rappresentazione del pellegrino, si
rifà a modelli iconografici conosciuti attraverso le xilografie,
le incisioni o i libri miniati, che allora costituivano i principali
veicoli di diffusione e conoscenza delle immagini.
2
Vedi materiale, intitolato Il pellegrino e la figura del pellegrino in epoca
medioevale, p. 299.
XILOGRAFIA
Incisione su legno.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
II, III e IV episodio
È posta nel lunettone di fondo della chiesetta, dove sono
rappresentati tre episodi in due scene distinte, commentate sempre da didascalie in lingua volgare, presenti nella
parte inferiore degli affreschi.
La prima scena, a sinistra, si svolge in un interno, e precisamente nell’ospedale di Acquapendente, cittadina in provincia di Viterbo, dove S. Rocco si era fermato per guarire
alcuni malati.
L’episodio rappresentato è la guarigione di un malato di
peste, vestito di bianco, con il capo coperto da una cuffia
anch’essa bianca, mentre mostra a San Rocco la piaga. La
resa dei particolari è accurata, basti osservare la bisaccia
attaccata al letto o il vestito del malato; non altrettanto
la prospettiva e la distribuzione dei mobili nella stanza che
non rendono il giusto senso di profondità.
Nella seconda scena sono racchiusi due episodi in un continuum paesaggistico. A sinistra appare San Rocco in atto
di mostrare la piaga sulla gamba, sollevando il mantello e
la veste, mentre un cane gli porge del pane. Alla destra, il
santo appare guarito e, con le mani giunte, si rivolge verso
un messaggero celeste, che regge la palma, simbolo del
futuro martirio e della pace.
Sullo sfondo di queste due scene appare un castello, ben
rappresentato nella sua struttura architettonica, che non
viene menzionato nelle fonti agiografiche a disposizione di
Francesco Corradi, che mostra contemporaneamente un
vivo interesse per la realtà naturale. Per quanto riguarda la
struttura fortificata potrebbe trattarsi di Castellalto a Telve,
di cui oggi rimangono solo alcuni ruderi; ma, in realtà, non
si può fare nessuna un’ipotesi certa.
S. Rocco guarisce un malato
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa di San Rocco, San Antonio Abate e San Michele
a Borgo Valsugana
V e VI episodio
Il ciclo termina con due scene, che si riferiscono all’imprigionamento e alla morte di S. Rocco sullo sfondo della rappresentazione di una cinta muraria. Sopra alla porta di entrata
è collocato uno stemma, presente anche nella prima scena. L’appartenenza di questo stemma non è chiara; si sa
solo che non appartiene alla città di Montpellier. È bipartito:
la sezione di destra è composta da un’aquila nera ad ali
spiegate su sfondo bianco, la parte di sinistra presenta un
doppio giglio a tre punte su campo azzurro (l’aquila nera
simboleggia la nazione germanica, mentre i gigli quella
francese).
In questa scena San Rocco viene arrestato da un gruppo di
soldati, mentre stringe un rosario in mano. Nella sua agiografia si racconta che viene messo in prigione e che si spegnerà dopo cinque anni.
I soldati che gli stanno intorno sono abbigliati con il costume
dei Lanzichenecchi: lunghe calze bicolori, corti corsetti, camicie con ampie maniche a sbuffo, armati di lancia o alabarde e di spada -mezza spada da lazzo- I Lanzichenecchi
appartenevano ad un particolare corpo di fanteria creato
dall’imperatore Massimiliano I d’Austria nel 1493. Il loro modo
di vestire si diffuse nelle diverse corti europee, divenendo in
breve tempo la moda dominante. Francesco Corradi conosceva il loro abbigliamento e le loro armi, perché ebbe
modo di vedere i Lanzichenecchi nella guerra di Cambrai
combattuta contro Venezia nel 1508-16, durante la quale i
soldati mercenari passarono anche il Valsugana.
Alla destra di questa scena, è rappresentata la morte del
santo: un messaggero celeste si piega si di lui ormai morto,
disteso sopra una tavola, alla presenza di altri due angeli reggenti un cero acceso e un cartiglio con la scritta “ROCHO”.
Tre altri angeli innalzano la sua anima, raffigurata come un
piccolo bambino, mentre una luce illumina tutta lo spazio.
LANZICHENECCHI
Soldati mercenari germanici, tristemente famosi in Italia per la brutalità
dei saccheggi a cui si abbandonarono tre il XVI e XVII secolo.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
L’intero ciclo della vita di San Rocco è incorniciato da una
fascia decorata con motivi a grottesca, secondo le nuove formule decorative di chiaro gusto rinascimentale. Nella
chiesa di Borgo, il pittore propose il motivo del delfino utilizzando la tecnica della mascherina.
GROTTESCA
Decorazione murale a stucco o affresco molto in uso nel Rinascimento, che deriva dalla scoperta delle
“grotte” della Domus Area di Nerone.
Le figure sono fantastiche, possono
rappresentare uomini, animali o animali-uomini.
La vita di San Rocco è stata rappresentata da Francesco
Corradi in maniera semplice e chiara, con lo scopo di farla
comprendere a tutti i fedeli. Il pittore concentra tutta la sua
attenzione sulla figura del santo. Per metterlo in evidenza,
Corradi trascura sia la prospettiva sia la resa prospettica,
ossia il problema della corretta resa delle distanze tra le persone o tra le persone e le cose attorno. Nonostante questo,
Francesco Corradi esprime un preciso gusto analitico, proveniente dalla cultura nordica, che si nota soprattutto nelle
capigliature e nei volti dei personaggi rappresentati, negli
oggetti e negli abbigliamenti.
Affreschi riguardanti San Antonio Abate
Accanto alla nicchia della parete di fondo della chiesa, nel
registro inferiore, sono rappresentati due scene della vita di
sant’Antonio Abate, contitolare della cappella votiva.
I due affreschi sono dedicati ad uno degli episodi più rappresentati della vita del santo: le sue molteplici tentazioni. Il
riferimento narrativo è ancora la “Leggenda Aurea”.
S. Antonio tentato dai demoni
Nel primo riquadro, il santo viene tentato e flagellato con
dei bastoni dai demoni, che come comune denominatore mantengono il carattere antropomorfo. Hanno corna,
code, corta barba, ali, artigli, zoccoli bovini, lunghe orecchie, pelo marroncino. Sono tutti molto simili tra di loro e si
differenziano solo nella postura. Il santo, sul volto, mostra delle sopracciglia molto folte e occhi assorti nella preghiera.
Nel secondo riquadro, è rappresentato il santo mentre è
confortato da un’apparizione: quella del Dio Padre, che allontana i demoni, ossia le tentazioni.
I due apisodi sono affrescati entro un simile paesaggio
boschivo, ridotto ai minimi particolari al fine di attirare l’attenzione del guardante solo sulla figura del santo.
Sant’Antonio Abate è rappresentato come un uomo anziano, dalla lunga barba, vestito di un ampio saio da frate
S. Antonio confortato
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa di San Rocco, San Antonio Abate e San Michele
a Borgo Valsugana
con il cappuccio in quanto padre del monachesimo e con
il lungo bastone da eremita a forma di “T”. Sono, invece,
assenti i caratteristici attributi che gli conferisce il periodo
medioevale, quali il maiale e il campanello.
Nella nicchia della parete di fondo, dove si apre una finestra, sono affrescate santa Barbara, con la torre e all’interno
di essa il calice con l’ostia, e santa Caterina, con la ruota
uncinata e spezzata e la spada. Le due sante, sotto le quali
si legge il nome con un’invocazione in latino, hanno una
corona sul capo. Nell’arco della nicchia si legge anche il
nome di un benefattore, tale “Blasi Furst”.
Trittico
del lunettone ovest
Nel registro inferiore del lunettone ovest, sono affrescate
tre scene: al centro c’è una Sacra Conversazione, a sinistra
Sant’Anna o Mettenza, a destra San Giobbe.
L’immagine della Sacra Conversazione è devozionale, in essa
vi appare la Madonna col Bambino, a sinistra sant’Antonio
e a desta San Rocco. È nella pittura veneziana che ha inizio
SACRA CONVERSAZIONE
Lo schema iconografico presenta la
Madonna con il Bambino affiancati
su ambo i lati da figure di santi. I santi
appaiono raggruppati attorno alla
Vergine, in trono col Bambino oppure
raffigurata durante la sua Assunzione
o Incoronazione.
la tradizione di associare frequentemente San Rocco ad altri
santi. I primi esempi si trovano oggi alla Galleria Nazionale di
Capodimonte di Napoli con l’altare di Antonio Vivarini del
1464, e ai Musei Vaticani di Roma con la Sacra Conversazione di Bartolomeo Vivarini del 1465. Furono proprio i fratelli
Vivarini ad indicare le tendenze per lo sviluppo della rappresentazione iconografica del santo. Opere dei Vivarini penetrarono nella diocesi di Feltre verso la fine del 1460, quando a
Santo Stefano di Feltre giunge il polittico della Pentecoste di
Antonio e Alvise Vivarini. Di conseguenza, sia nel territorio del
Feltrino sia del Bellunese, i pittori locali hanno potuto prendere visione delle nuove iconografie veneziane.
Nella Sacra Conversazione della chiesa di San Rocco di Borgo, la Madonna è seduta su un trono rialzato da un gradino
POLITTICO
È una pala d’altare, situata sopra o
dietro l’altare di una chiesa cristiana,
dipinta o in rilievo composta di tavole solitamente incernierate che si
possono richiudere l’una sull’altra. Se
gli scomparti sono 2 si ha un dittico,
se 3 un trittico, se un numero maggiore un polittico.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
rispetto ai santi ed è circondata da teste di cherubini. Le
espressioni dei volti sono assorte e ieraticamente impostate,
secondo un gusto arcaicizzante e un linguaggio lineare.
CHERUBINO
Angelo messaggero degli dei e di Dio.
È raffigurato soltanto il capo, provvisto
di 1 o 2 o 3 paia di ali. È azzurro, a volte giallo-oro e può reggere un libro.
San Rocco è rappresentato con le vesti e gli atteggiamenti
da pellegrino: il bordone, la bisaccia a tracolla, cappello a
larghe falde, calzari da viaggio, tunica stretta in vita da una
correggia, mantello a mezza gamba
chiamato “sanrocchio” o pellegrina.
Inoltre mostra con il dito indice e medio la piaga della peste, da cui era
riuscito miracolosamente a guarire, e
che lo fece diventare protettore contro questa malattia. È rappresentato
con un volto giovane e sereno anche
se pensieroso.
A sinistra della Madonna è rappresentato sant’Antonio Abate come un
uomo anziano con lunga barba, vestito con l’ampio saio
Sacra Conversazione
da frate e con il bastone a forma di “T”.
La figura di sant’Antonio unita a quella di San Rocco è atipica nell’uso iconografico. Si conosce solo un precedente,
presente nella chiesa di San Rocco a Volano del 1491. Numerose sono invece le opere in cui San Rocco è rappresentato assieme a San Sebastiano martire, considerato da
tutta la cristianità, fin dal VII secolo, il protettore per eccellenza degli appestati.
Francesco Corradi non è aggiornato sul nuovo modello per
realizzare le Sacre Conversazioni, soprattutto su quelle che
si realizzavano a Venezia, dove i personaggi venivano inseriti in uno sfondo paesaggistico. Inoltre, ignora la profondità
prospettica e lo sviluppo dei piani e non infonde vita ai personaggi, le cui figure vengono delineate da una linea che
racchiude volumi e colori. Per riuscire a dare il senso dello
spazio ricorre ad espedienti, quali la finzione dei volumi, la
disposizione di tre/quarti dei personaggi e la linea di pavimentazione disegnata piuttosto alta rispetto allo sfondo.
A destra della Sacra Conversazione è affrescato San Giobbe e un committente, inginocchiato ai suoi piedi. Entrambi
sono affrescati di profilo con le mani giunte in preghiera e
lo sguardo rivolto alla Madonna.
S. Giobbe e committente
277
278
STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa di San Rocco, San Antonio Abate e San Michele
a Borgo Valsugana
San Giobbe riassume in sè l’intera questione della sofferenza
umana. I suoi tormenti derivano da una controversia tra Dio
e Satana sulla possibilità che la fede possa resistere alle peggiori avversità. Giobbe fu sottoposto in vita a molte disgrazie,
(fra cui anche la peste), che superò senza mai perdere la
sua fede. Alla fine il Signore gli restituì la salute e la prosperità.
Dopo la pestilenza scoppiata verso la metà del XIV secolo
venne frequentemente raffigurato entro dipinti votivi, essendo uno dei santi invocati contro questa malattia, di cui lui
stesso ne era sopravvissuto. È ritratto come un vecchio dalla
barba canuta, ignudo e coperto solo di un perizoma.
In questo affresco si è lontani dal sentimento sereno e dalla
rimozione di tutto ciò che è terribile e oscuro, tipico della
cultura figurativa veneziana; si è invece vicini ad una visione
cupa delle immagini nordiche, come nel Trionfo della morte
e nella Danza macabra.
Nella rappresentazione di San Giobbe, il pittore aderisce anche ai nuovi modi di rappresentare lo spazio: il santo infatti
invade la cornice in cui è racchiuso, fuoriuscendo da uno
spazio chiuso e invadendo il “nostro” spazio di osservatori.
Per quanto riguarda il personaggio inginocchiato non sono
stati trovati indizi per attribuirgli un nome. Sopra alla sua testa si legge: “obijt anno 1519” (fatto nel 1519).
Secondo il costume del tempo indossa un abito da nobile
cavaliere e tiene in bella mostra la mezza spada da lanzo
allora in voga. Il volto e la spada sono dipinti nei minimi particolari.
A sinistra della Sacra Conversazione è rappresantata Sant’Anna Selbdritt o Mettenza, che è un modello iconografico
tardo gotico di area tedesca. La santa madre di Maria tiene
in grembo il Bambino Gesù e poggia la mano sulla spalla
della figlia incoronata, ancora fanciulla.
La sua presenza vicino ad una Sacra Conversazione è particolarmente singolare. In tutta la Valsugana si trova un solo
altro esempio di questo uso, e precisamente nel Flügelaltar dell’Immacolata custodito nella chiesa di San Mauro a
Baselga di Pinè, attribuito ad un artista proveniente dalla
Svevia e datato dagli studiosi fra il 1515 e 1520. In quegli anni
vivevano a Borgo Valsugana numerose famiglie di esperti
canopi, ossia di minatori tedeschi, essendo le montagne
della zona ricche di argento e altri minerali. Gli stessi feudatari Welsberg, giurisdicenti a Borgo Valsugana, erano di
origine germanica e abitavano nel castello di Telvana.
Sant’Anna Selbdritt
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Nel registro inferiore della parete orientale, verso destra, è
rappresentato San Lazzaro: tema iconografico tratto dalla
parabola di San Lazzaro e del ricco Epulone.
In questo riquadro Lazzaro viene rappresentato assieme a
due levrieri (presenze classiche nei dipinti del gotico fiorito
o internazionale di clima feudale), che gli leccano le ferite,
come riferisce il cartiglio soprastante la testa del santo.
Nel Medioevo, Lazzaro viene identificato dalla tradizione
popolare con “il lebbroso” e per questo ne divenne il santo
patrono, canonizzato come se fosse figura storica.
Il corpo di Lazzaro non si ispira alla bellezza classica, secondo la concezione eroica e umanistica del tempo, accolta
per esempio dalla vicina Venezia, ma mette in evidenza
una visione drammatica, tipica del gusto germanico. Nel
nudo, lo stile si conferma arcaico: i corpi sono schiacciati e sospesi; così facendo si è lontani dalle ambientazioni
venete del tempo, in cui i protagonisti erano inseriti in contesti paesaggistici perfettamente resi e particolarmente
aderenti al vero.
San Lazzaro
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VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Chiesa di San Biagio, Levico Terme.
La chiesa di San Biagio
a Levico Terme
n Posizione
n Evoluzione architettonica
n Gli affreschi della chiesa di San Biagio
n La figura di San Biagio
n Bibliografia
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa di San Biagio a Levico Terme
Posizione
La chiesa di San Biagio a Levico Terme domina il colle omonimo, raggiungibile a piedi, dall’abitato sottostante, percorrendo una mulattiera, da cui si gode una splendida vista
sull’Alta Valsugana, sul lago di Levico, sul colle di Tenna nonché sulle montagne circostanti.
La chiesa, quindi, si trova in una posizione perfettamente
strategica, di controllo sull’antica via Claudia Augusta Altinate, aperta in epoca romana e rimasta attiva nei secoli
successivi, grazie ad una persistenza dei tracciati.
La cartina mostra la posizione strategica di San Biagio, che poteva
controllare non solo le principali vie
fluviali dell’epoca, l’antica Claudia
Augusta Altinate, ma anche comunicare con altri punti strategici, come il
castello di Pergine, e la chiesa di San
Valentino sul colle di Tenna.
Proprio in luoghi come quello dell’area di San Biagio, lungo
i pendii dei colli, accessibili per lo più da un solo lato, gli antichi Reti costruivano i loro castellieri.
Probabilmente anche il colle di San Biagio era abitato in
epoca preistorica, anche se gli scavi archeologici, eseguiti
nel 1994 sul sito, non hanno portato testimonianze sufficienti per datare l’inizio della frequentazione della zona. Pochi
sono i resti dell’età del ferro e altrettanto pochi sono quelli
CASTELLIERI
= villaggio preistorico fortificato, costituito da capanne di pietra e legno,
cinte da un solido muro a secco realizzato con rozze pietre.
A Monterei di Serso, vicino a Pergine,
si è portato alla luce proprio una castelliere preistorico.
di epoca romana. Mentre, le testimonianze altomedioevali
sono più consistenti e sicure, indicando così l’effettiva e costante occupazione del luogo a questo periodo.
Accanto alla chiesetta, a pochi metri dal nartèce, si vedono ancora le rovine di un romitorio, dove ancora nel Settecento abitava un eremita, custode dell’edificio sacro.
Nell’attuale rudere si possono riconoscere la presenza di
due stanze e due piani. Dalla metà del Settecento no è più
abitato.
ROMITORIO
Luogo solitario, dove una persona o
pochi di più, detti eremiti o anacoreti, si ritiravano per dedicarsi a vita
ascetica, di povertà e carità.
Gli eremiti non erano di necessità
sacerdoti, potevano no avere i voti,
ma dovevano osservare la regola di
qualche ordine religioso e dopo un
periodo di prova indossarne l’abito.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Evoluzione architettonica
Sottostante all’attuale chiesa è presente una primitiva cappella absidale, anteriore al 1000.1
Questa struttura, cronologicamente, è riferibile all’epoca
altomedioevali; non si può trarne una data precisa, ma
solo un’indicazione temporale: edificazione avvenuta prima dell’anno Mille.
La cappella, indicata nel disegno con il colore nero, era
provvista, verso occidente, di una entrata, di non notevole
dimensione e di un’abside, anch’essa piccola ed ovale.
Chiesa di San Biagio
Anteriore al 1000
Nei due secoli successivi, probabilmente la comunità sempre più numerosa e autonoma di Levico sentì l’esigenza di
ampliare il luogo sacro.
La cappella si trasformò (colore grigio chiaro nel disegno):
tutta la parte antica cambiò funzione: diventò abside e
presbiterio del nuovo edificio, a cui venne aggiunta una
navata, ben costruita, coperta da un soffitto a volta e accuratamente affrescata con motivi geometrici policromi,
realizzati sopra ad una fascia caratterizzata da finti panneggia di colore nero. Il muro della facciata occidentale
venne mantenuto, venne però allargata l’apertura, che
diventò il nuovo arco santo, intermezzo tra navata e presbiterio. Quest’ultimo venne leggermente rialzato rispetto alla
navata.
Successivamente, nella seconda metà del XI secolo o all’inizio del successivo, forse un terremoto, ha prodotto uno
Chiesa di San Biagio
Secolo XI
sprofondamento verso valle di una porzione della navata
di circa 50 cm, sprofondamento evidenziato nel disegno
dal colore grigio scuro.
Dopo questi improvvisi cedimenti strutturali della chiesetta,
essa venne ristrutturata: venne posto un pavimento con lo
stesso livello sia per la navata che per il presbiterio. L’arco
santo venne eliminato e costruito quello attualmente presente a tutto sesto. Probabilmente venne realizzato in questo periodo l’affresco romanico presente sul tratto orientale
del muro della navata Nord, che parrebbe datato al 1520.
1 Dati e disegni tratti dalle “Note riassuntive e preliminari sui risultati degli
scavi archeologici nella chiesa di S. Biagio a Levico”, a cura dell’archeologo
Gianni Rizzi (1993-94).
Chiesa di San Biagio
Secoli XII – XIII
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa di San Biagio a Levico Terme
Forse venne posto un altare di tipo a blocco in mezzo al
presbiterio.
I lavori principali si ebbero probabilmente nel 1506, data che
appare sullo stipite del nuovo portale realizzato sulla facciata occidentale e sostitutivo di quello romanico. Nella stessa
iscrizione2 è inciso anche il nome di un personaggio locale:
il notaio Bernardo Barezia, a cui si deve verosimilmente la
ristrutturazione dell’edificio sacro, durante il principato vescovile di Giorgio Nejdeck, il cui stemma con la data 1506 è
dipinto nell’intradosso dell’arco santo.
In questa fase venne demolita la vecchia abside e costruita
Chiesa di San Biagio
Secolo XVI
una poligonale, si ripropose il presbiterio rialzato di 15 cm
circa rispetto alla navata. Venne proposto un altare di tipo
a blocco non più in mezzo alla sala centrale, ma addossato
alla parete absidale di fondo, quindi il sacerdote officiava
con le spalle rivolte ai fedeli.
Nello stesso periodo vennero realizzati gli affreschi nell’area
absidale.
Per quanto riguarda il protiro, esso parrebbe un elemento
piuttosto giovane, forse settecentesco.
BERNARDO BAREZIA
Questi ebbe una parte cospicua nella vita pubblica di Levico nei primi
decenni del 1500 e soprattutto nel
1525, quando fu il principale capo
della rivolta dei contadini. I leviciani,
infatti, aderirono alla guerra rustica
in Valsugana, convinsero i rivoltosi di
Borgo, Ivano e Strigno a unirsi a loro e
ai ribelli di Pergine per marciare, alla
fine dell’agosto 1525, su Trento, da
dove ritornarono sconfitti.
La chiesa che possiamo osservare attualmente ha subito
ancora alcuni cambiamenti dopo il XVI secolo, quali il rifacimento del pavimento della zona absidale e venne ricostruito l’altare al centro del presbiterio.
Oggi, l’edificio si presenta composto di un’unica aula, preceduta da un nartèce, conclusa da un’abside poligonale
coperta da una volta a vele e quasi interamente affrescata
al suo interno con rappresentazioni sacre realizzate in diverse epoche.
La chiesa di San Biagio svolse sempre un ruolo importante
nella vita della comunità levicensse: fu meta di pellegrinaggi e di processioni fin dal Rinascimento; infatti, un “Zuane
patavino” immortala la data del suo arrivo proprio sulla figura di San Biagio, affrescata nell’abside: “Adì 11 aprile 1519”
oppure qualcuno altro scrive: “A. dì 25 maggio 1500... hic
fuit”.
2 Iscrizione: “HOC HOSTIUM A BERNARDO BAREZIA DE RONCAIIS BERGOMENSI
NOTARIO LEVEGIN FACTUM EXTITI 1506” (= “Questa porta è stata offerta dal
reverendo Bernardo Barezia cittadino di Bergamo, notaio in Levico nel
1506”).
Chiesa di San Biagio
pianta attuale
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Gli affreschi della chiesa di San Biagio
L’interno della chiesa conserva importanti testimonianze
artistiche, ancora poco studiate, tanto che ancora imprecisi sono i nomi degli autori o delle scuole a cui si rifecero
gli artisti che lavorarono nell’edificio. Molte sono anche le
perdite, che gli affreschi nel corso dei secoli hanno subito,
sia per le continue ricostruzioni sia per i problemi conservati
degli intonaci.
Incominciando a sinistra dell’entrata, sulla parete è affrescata l’Ultima Cena, oggi purtroppo molto lacunosa. Gli
AFFRESCHI
Tecnica pittorica usata per decorare
pareti sia interne che esterne di edifici
pubblici o privati.
Consiste nell’applicare colore macinato e diluito con acqua su un muro
appositamente preparato con intonaco ancora umido3.
apostoli sono allineati ai lati di Cristo, salvo nei due lati più
corti dove probabilmente erano seduti di fianco, dato che
sono rappresentati di profilo. L’allineamento delle figure è
particolarmente rigido, anche se l’affreschista ha tentato
di umanizzare alcuni personaggi, quali San Pietro, che con
la mano alzata esprime meraviglia, oppure San Giovanni
accasciato sulla tavola, dove l’attenzione ai particolari è
evidente nella resa dell’oggettistica e degli alimenti, quali
il pane, il vino, la frutta e forse anche delle ciliegie, altri due
apostoli sono rappresentati in vivace discussione.
Ultima Cena
Chiesa di San Biagio a Levico
Diversa appare invece la figura di Cristo; questi è completamente assorto, astratto, estraneo all’evento che sta per
succedere e guarda fisso in avanti.
L’autore dell’affresco è ignoto; per lo studioso Antonio Morassi,4 il pittore appartiene alla scuola riminese del 1300, vicino allo stile di Giuliano da Rimini, presente negli affreschi del
refettorio di Pomposa, dove nell’Ultima Cena è sviluppato
lo stesso schema figurativo. Per lo storico dell’arte, Nicolò
Rasmo,5 invece, questi affreschi sono dello stesso autore
della Madonna con la mela, databile 1346, presente nella
parete nord della navata. Secondo Rasmo, è un pittore forse dell’area veneta con influssi padovani.
Sempre sulla parete settentrionale, dopo l’Ultima Cena, è
affrescata una Madonna in trono che allatta il Bambino.
L’opera è attribuita ad un modesto e ritardatario pittore
3
Vedi Strumenti per gli insegnanti: La tecnica dell’affresco.
Antonio Morassi, La chiesetta di San Biagio a Levico, Trento, 1926.
5 Nicolò Rasmo,
4
Madonna che allatta il Bambino
Chiesa di San Biagio a Levico
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa di San Biagio a Levico Terme
del 1300; Nicolò Rasmo lo identifica con un pittore modesto di tradizione grottesca, forse di origine lombarda. Anche
il questo caso la Madonna conserva uno sguardo rigido e
fisso in avanti; il volto sembra non partecipare all’atmosfera
creata dal gesto materno, mentre il Bambino rivolge in dolce maniera lo sguardo verso di lei. La donna è seduta su un
trono rivestito di tessuto prezioso, forse pelliccia, e siede su
un cuscino, altrettanto prezioso.
La decorazione della parte settentrionale termina con la
raffigurazione di Quattro Santi, anche in questo caso lacunosa, con due devoti ai piedi.
Morassi li attribuisce all’ambiente veronese dell’inizio del
1400; mentre per Nicolò Rasmo sono un intervento decorativo più antico, dell’inizio del 1300, di ignoto pittore pregiottesco, probabilmente proveniente dall’area veneta e
di notevole livello. Rappresentati si distinguono due santi
vescovi, in quanto hanno la mitria, il cappello vescovile, in
testa, benedicenti alla maniera bizantina, e due diaconi o
monaci distinguibili dalla acconciatura.
Quattro Santi
Chiesa di San Biagio a Levico
Lungo la parete destra dell’entrata, è nuovamente presente un’altra Madonna con Bambino che tiene in mano una
mela.
Lo sguardo della Madonna appare severo e ieratico, fisso
innanzi, mentre, anche in questo caso il Bambino rivolge a
lei lo sguardo. La Madonna è seduta su un trono, architettonicamente reso, e su un cuscino di tessuto damascato.
Madonna con Bambino che tiene
in mano una mela
Chiesa di San Biagio a Levico
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Ai piedi del trono è presente un’iscrizione, che Nicolò Rasmo
così interpreta: “In anno dni millesimo CCCXLVI” (=1346).
È la Madonna che secondo il suddetto studioso venne affrescata dallo stesso autore dell’Ultima Cena presente sul
lato opposto.
Gli affreschi dell’arco santo e dell’abside sono opera della
stessa personalità. Quelli dell’abside sono databili al 1506,
anno della ristrutturazione della chiesetta. Per Nicolò Rasmo sono opera di un pittore rinascimentale proveniente
dall’area veneta, mentre il Morassi li attribuiva ad un pittore
friulano.
L’arco santo riporta sui pilastri le figure di San Rocco e di
San Sebastiano, sormontate dai Quattro Profeti (Abramo e
Davide a sinistra, Mosè e Isaia a destra) e al centro c’è lo
stemma del principe vescovo Giorgio Neydeck (= 3 conchiglie trasversali su fondo bianco) e la data 1506.
Sulla parete di fondo dell’abside è raffigurata una Madonna con Bambino su uno sfondo tipicamente rinascimentale
di colline e villaggi.
Ai lati, sulla parete a destra sono rappresentati San Gregorio, San Lorenzo e Sant’Antonio Abate; sulla parete di sinistra San Valentino, San Martino Vescovo e San Biagio.
GIORGIO NEYDECK
Nobile austriaco, che studiò lettere
all’università di Vienna, si laureò a Bologna in diritto ecclesiastico e civile.
Nel 1505 prese la carica di principe
vescovo della diocesi trentina, ma
continuò a risiedere a Vienna sino alla
morte, avvenuta il 5 giugno 1514.
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La chiesa di San Biagio a Levico Terme
La figura di San Biagio
Biagio fu vescovo di Sebaste, in Asia Minore (Armenia) e lì
anche morì, secondo la leggenda come martire cristiano,
forse durante le persecuzioni dell’imperatore Licinio all’inizio
del IV secolo d.C.
È ricordato soprattutto per episodi leggendari, relativi alla
sua mitezza, che lo resero amico di animali selvatici e uccelli. Leggende narrate in una Passio e nella Legenda Aurea.
Prima di essere giustiziato, i suoi persecutori lo martirizzarono
con pettini di ferro per lavorare la lana (cardatura); strumento che diventa suo attributo primario, come dimostra anche
l’affresco presente nella chiesa di San Biagio a Levico.
Proprio per lo strumento con cui è stato torturato è i protettore dei cardatori, ma è anche invocato contro i malanni
alla gola, poiché salvo un fanciullo soffocato da una lisca di
pesce. Inoltre, mentre si trovava in carcere, restituì vivo ad
una donna il maiale divorato per metà dai lupi.
È anche patrono dei contadini e delle loro bestie.
San Biagio
Chiesa di San Biagio a Levico
1. Pettine da cardatura
2. Porcellino
3. Candele incrociate
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Bibliografia
Louis Goosen
Dizionario dei santi,
Mondatori, Milano, 2000
Antonio Morassi
La chiesetta di S. Biagio a Levico,
A. Scotoni, Trento, 1926
Iris Paletti
La chiesa di San Biagio, in Levico. I segni
della storia, a c. di Nino Forenza e Massimo
Libardi, Cassa Rurale di Levico, 2000
Nicolò Rasmo
Note riassuntive e preliminari sui risultati de-
Gianni Rizzi
gli scavi archeologici nella chiesa di S. Biagio a Levico,
Levico, 1993-94
Iginio Rogger
San Biagio quale patrono speciale di castelli vescovili trentini?,
estratto
da
Studi,
contributi,
profili
e
bibliografia a c. di Aldo Gorfer, Provincia
Autonoma di Trento, 1992
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VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
San Rocco, chiesa di San Rocco,Caneve di Arco
La storia di San Rocco
n La figura di San Rocco
n San Rocco e la peste in Europa (XIV-XVII secolo)
n San Rocco e la sua iconografia
n Bibliografia
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La storia di San Rocco
La figura di San Rocco
Pellegrino laico. Originario probabilmente di Monpellier. Visse nel XIV secolo.
Il suo culto fu approvato nel 1629 da papa Urbano VIII.
Invocato contro la peste.
È patrono di molte confraternite.
Festeggiato il 16 agosto.
Pochi santi sono stati famosi come San Rocco in Occidente
fra Tre e Seicento, periodo che vide il suo culto diffondersi in tutti i paesi europei e nei diversi strati sociali. Tuttavia
il caso di San Rocco è uno dei più paradossali nella storia
della santità cristiana: da una parte ci si trova di fronte ad
un santo largamente venerato in tutto il mondo; dall’altra
non si conosce nulla di preciso su questo personaggio, non
il luogo di nascita e di morte, ma neppure le esatte coordinate cronologiche della sua vita, tanto da essere messa in
dubbio la sua realtà storica.
Eroe culturale canonizzato (da Urbano VIII nel 1629, quando già centinaia di chiese, cappelle e di oratori erano a lui
dedicati), Rocco è il prodotto di un’epoca, la fine del Medioevo, in cui il popolo era ancora creatore di santi. Nella
venerazione che venne a crearsi intorno alla sua figura si
è espressa l’angoscia degli uomini del tempo di fronte alla
malattia e alla morte che li minacciavano quotidianamente, ma anche la loro fede nell’intercessione di un povero
pellegrino che Dio aveva miracolosamente guarito, conferendogli il potere di liberarne quanti si fossero posti sotto la
sua protezione.
Contemporaneo della peste nera e della danza macabra,
San Rocco, insieme alla Vergine della Misericordia, fu l’ultimo rifugio di un’umanità decimata dalle insidie della vita,
che aspirava a ritrovare la pace sia del corpo che dell’anima.
Sul conto di San Rocco si hanno poche notizie e quelle poche sono imprecise.
Le antiche fonti che ce ne parlano sono infatti poco esplicite, soprattutto sul piano cronologico, e i rari dati concreti
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
che in esse si trovano sono resi oscuri dall’aggiunta di innumerevoli episodi più o meno leggendari.
Rocco sarebbe nato nel Trecento a Montpellier da una ricca famiglia francese. Questo è l’unico punto su cui concordano tutti testi medioevali che lo riguardano.
Il testo più antico e affidabile è la vita anonima conosciuta col nome di Acta breviora e sicuramente composta in
Lombardia intorno al 1430, secondo il quale la sua nascita
sarebbe dovuta a un voto fatto dai suoi genitori che si dolevano di non avere figli. Divenuto ben presto orfano, egli
vendette tutti i suoi beni devolvendone il ricavato ai poveri
e andò in pellegrinaggio a Roma. Lungo il cammino si fermò in un ospizio ad Acquapendente, in Toscana, dove prestò assistenza ad alcuni malati di peste, anche attraverso
guarigioni miracolose. Di qui sarebbe passato per Cesena,
prima di giungere a Roma, dove guarì un cardinale, che lo
presentò al papa. Circa 3 anni dopo prese la via del ritorno
attraverso Rimini e Piacenza. Qui contrasse la peste e fu costretto a ritirarsi in un bosco dove venne nutrito da un cane,
che andava a rubare il pane nelle case vicine. Lo strano
comportamento dell’animale fu notato da un patrizio della
città che, seguendolo, penetrò nel bosco e vi scoprì il santo
portandolo nella propria casa per curarlo. Qualche tempo
dopo, al santo apparve un angelo, che miracolosamente
lo guarì. Rocco decise allora di tornare in patria, ma venne
ben presto arrestato ad Angera, sul lago Maggiore, da alcuni soldati che lo accusavano di essere una spia. Venne
rinchiuso in prigione, dove morì 5 anni dopo. I prodigi che si
manifestarono intorno al suo corpo attrassero l’attenzione
sul santo e in seguito si scoprì che egli era nipote del governatore della fortezza. Venne solennemente sepolto in una
chiesa della quale non si fa il nome.
Da questo testo derivano tutte le altre biografie riguardanti
il santo, ad eccezione di quella composta nel 1478 (forse
sulla base di tradizioni orali) dal veneziano Francesco Diedo, governatore di Brescia, secondo il quale Rocco sarebbe nato nel 1295 e morto nel 1327; ma questa cronologia
è inaccettabile, dal momento che non si hanno tracce di
culto prima della fine del Trecento. Una volta escluse la
date proposte da Diedo, la vita del santo andrebbe situata
nel Trecento inoltrato. A questo proposito due sono le ipotesi: a) per lo storico A. Maurino, Rocco sarebbe vissuto fra
il 1345 e il 1376, il che farebbe coincidere il suo soggiorno a
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La storia di San Rocco
Roma con il ritorno di Urbano V (1367 - 1370); b) per il francese A. Fliche, sarebbe più opportuno situare la vita del santo
fra il 1350 e il 1378-79. Da queste due ipotesi si può trarre
solo una conclusione certa: San Rocco fu un pellegrino della Linguadoca, che venne in Italia nel secondo trentennio
del Trecento e vi morì in odore di santità.
Ancora più difficile è veder chiaro nelle vicissitudini delle sue
reliquie: da Angera, luogo della sua presunta morte, esse
sarebbero state traslate a Voghera dove i veneziani se ne
impadronirono per portarle in gran pompa nella loro città
nel 1485. A Venezia, sin dal 1477, in occasione di un’epidemia di peste, vi fu creata una confraternita in suo onore
detta Scuola di San Rocco. Essa costruì una chiesa per accoglierne le reliquie, e un palazzo che fu un centro artistico
di grande presa sulla cultura veneziana.
Se sulla sua vita e personalità permangono molte incertezze, il successo del suo culto fu comunque rapido e clamoroso. Due furono i focolai di devozione: la Francia meridionale
e l’Italia settentrionale, da Piacenza a Brescia a Venezia, da
dove passò in Germania e di là nel Brabante e nelle Fiandre.
Il successo del culto di San Rocco è chiaramente legato al
suo ruolo di efficace intercessore contro la peste. A partire
dalla fine del Trecento, il suo nome compare fra quello dei
14 santi ausiliatori, come protettore speciale contro questa
malattia.
Agli occhi dei fedeli egli si presentava in veste di pellegrino, e l’iconografia ha dato ampio spazio a questo aspetto.
Rocco infatti s’iscrive in una categoria di santi che all’epoca esercitavano un grande fascino sulle menti: il fascino
cioè dei pellegrini morti di malattia o di sfinimento durante il
loro pio viaggio.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
San Rocco e la peste in Europa
(XIV - XVII secolo)
La nascita e lo sviluppo del culto di San Rocco in Occidente
coincidono quasi esclusivamente con le grandi epidemie
di peste che si abbatterono sulla maggior parte dell’Europa a partire dal 1346. Quella che contò il maggior numero
di vittime fu la famosa peste nera del 1346-1353. Questo
attacco della peste bubbonica lasciò un segno profondo
nell’animo medioevale, ma il fenomeno più grave in realtà
fu il periodico ritorno dell’epidemia. Sino alla fine del Quattrocento, infatti, la peste infuriò allo stato endemico, provocando un’inquietudine e un’angoscia permanenti negli
uomini del tempo e colpendo gravemente la loro vita quotidiana. Di fronte al male, nei cui confronti la medicina era
impotente, il bisogno di sicurezza e di protezione divenne
fondamentale. Esso spiega in larga misura il successo del
culto del santo.
Il regresso e la scomparsa della peste in Occidente nel SeiSettecento determina un sensibili declino del culto di San
Rocco ed un evolversi delle sue funzioni. Nel corso dell’Ottocento lo si invocò soprattutto contro il colera, che all’epoca mieteva molte vittime.
La devozione era particolarmente forte in tutte le campagne, in quanto protettore anche degli animali.
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La storia di San Rocco
San Rocco e la sua iconografia
Le opere d’arte in cui compare San Rocco offrono al nostro
sguardo una serie di aspetti comuni ed alcune sottili varianti.
Rocco viene spesso raffigurato come un uomo nel pieno
del vigore, alto di statura, quasi sempre con la barba, segno
distintivo del viandante. Nelle immagini più antiche è rappresentato con le vesti e i segni del pellegrino, quali il largo
cappello, il bastone, i calzari da viaggio, che designano il
“romeo” in viaggio verso la Città eterna, mentre la “Veroni-
VERONICA
ca” (o Santo Volto) e le conchiglie rappresentano il pellegri-
È l’immagine del volto di Gesù impressa su una tela di lino. Una leggenda raccontava che una donna
di nome Veronica asciugò il sudore
di Gesù con un panno, mentre questi
saliva al Calvario.
naggio a Gerusalemme e a Santiago de Compostela. Ha la
tunica stretta in vita da una correggia e dalle fasce di stoffa
tutt’intorno alle gambe. Gli accessori tradizionali - il bordone
o bastone del pellegrino, la borraccia e il tascapane - lo avvicinano a San Giacomo o, in Italia, a San Pellegrino.
Nell’arte italiana, San Rocco è spesso rappresentato con un
giustacuore rosso e un mantello di ruvida stoffa, in conformità alle indicazioni fornite dal suo biografo, il veneziano Francesco Diedo. Spesso, è rappresentato o scolpito mentre
scopre il bubbone della peste sulla gamba destra o sinistra
(generalmente dovrebbe trovarsi nella regione inguinale,
ma per decenza è posto a metà coscia).
San Rocco viene rappresentato spesso in presenza si un angelo o di un cane, che diventano così i suoi attributi secondari. L’angelo interviene come annunciatore della terribile
malattia e anche come consolatore del malato o anche in
atto di medicare il bubbone infetto. Questo ruolo di celeste
infermiere è conforme alla tradizione agiografica, che vuole Rocco visitato e guarito da un angelo. Il cane, invece,
compare nell’iconografia solo nell’ultimo scorcio del Quattrocento. In alcuni casi si trova il cane che lecca le piaghe
all’appestato, ma quasi sempre è accucciato accanto a lui
1. Piaga nella coscia
2. Cane con il pane
3. Bastone da pellegrino
e tiene in bocca un pezzo di pane, che rubava per nutrire
il suo padrone.
SCUOLA DI SAN ROCCO A VENEZIA
A partire dal Cinquecento appaiono dei veri e propri cicli
pittorici, che rappresentano i principali avvenimenti della
vita del santo. Celebre è quello del Tintoretto nella Scuola di
San Rocco a Venezia (metà del XVI secolo).
Le Scuole erano importanti centri
assistenziali e devozionali, ma anche
di aggregazione e controllo sociale.
Esse gestivano patrimoni ingenti le
cui rendite venivano messe a profitto
degli affiliati poveri e bisognosi, assistevano malati e moribondi.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Fra i temi più rappresentati nella cultura figurativa vanno
ricordati: San Rocco che dona i suoi beni ai poveri, la malattia e l’isolamento nella foresta, oppure l’incarcerazione
del pellegrino e la visita dell’angelo.
ATTRIBUTO PRIMARIO
Piaga sulla coscia.
ATTRIBUTO SECONDARIO
Bastone, vestito da pellegrino, cane.
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La storia di San Rocco
Bibliografia
Acta breviora
Francesco Diedo
Vita sancti Rochi, 1479
A. Maurino
Le vere date della vita di San Rocco, XV secolo
Jacopo da Varagine
Leggenda Aurea, Venezia, XV secolo
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Immagine: Pellegrini in visita al S. Sepolcro in Terra Santa
Il pellegrinaggio e la figura
del pellegrino
in epoca medievale
n Aspetti generali
n Bibliografia
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
Il pellegrinaggio e la figura del pellegrino in epoca medievale
Aspetti generali
Per la dottrina cristiana e per i teologi il pellegrinaggio doveva servire essenzialmente all’espiazione e alla santificazione;
invece per il semplice fedele (nobile o contadino che fosse)
il fine ultimo era rappresentato quasi sempre dal contatto
immediato, fisico con il santo protettore.
Secondo il diritto canonico, il pellegrino, per compiere il suo
viaggio, doveva chiedere il consenso al signore se si trattava di un servo, al coniuge se si trattava di un uomo o di
una donna, al suo superiore se si trattava di un monaco o
di un religioso, al papa se si trattava di un vescovo. Inoltre, prima di partire, il pellegrino doveva sistemare le proprie
pendenze economiche per i rischi che si correvano durante
il viaggio e redigere il proprio testamento, che segnava, in
realtà, anche una sorta di sospensione nel corso della vita
individuale, l’ingresso in una temporanea nuova condizione, quella appunto di pellegrino, di membro di un ordo, di
una societas peregrinorum.
Il pellegrinaggio era un viaggio da farsi in forma colletiva o
singolarmente, in una terra lontana o addirittura straniera,
verso un santuario o un luogo religioso significativo, a scopo
di pietà e di penitenza.
Fra i pellegrinaggi diretti verso mete lontane, tre nella cristianità occidentale furono quelli considerate “maggiori”: il
pellegrinaggio verso Gerusalemme e la Terrasanta, in quanto luogo del martirio di Cristo e sede del Santo Sepolcro e
perciò culla del cristianesimo, quello verso Roma, luogo di
riunione delle tombe dei santi Pietro e Paolo, e quello verso Santiago di Compostela, dove c’è la tomba dell’Apostolo san Giacomo il Maggiore. I primi due iniziarono già in
età antica, il terzo come fenomeno europeo può essere
ricondotto, nelle sue prime manifestazioni, al X-XI secolo, per
quanto la tomba con il presunto corpo dell’Apostolo Giacomo il Maggiore fosse stata scoperta nella prima metà del IX
secolo.
Non furono e non sono solo i cristiani a svolgere pellegrinaggi: per i mussulmani, per esempio, è diventato una delle cinque obbligazioni fondamentali della loro religione ed ognu-
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
no, almeno una volta nella vita, deve recarsi alla Mecca;
l’India è per eccellenza terra di pellegrinaggi, specialmente nelle regioni dell’Himalaya e del Kashmir. Lo stesso Giappone apprezza questa pratica religiosa e tra gli itinerari più
seguiti c’è quello al Fusi-jama, la grande montagna vulcanica, eretta a simbolo nazionale. L’antica Grecia e Roma
avevano molti santuari, dedicati agli dei, ai quali la gente si
recava, in forma individuale, in cerca di oracoli, guarigioni
o più semplicemente per offrire sacrifici propriziatori.
Ma l’epoca dei grandi pellegrinaggi fu sicuramente quella
medioevale. La paura per la fine del mondo, che ci si attendeva con il compimento dell’anno Mille, fece scattare
un bisogno collettivo e individuale di riscatto dal peccato;
così, mentre da una parte l’Europa andava coprendosi di
chiese, anche il pellegrinaggio raggiungeva la sua età aurea.
Infatti, per il cristiano medioevale il pellegrinaggio, o meglio
ancora lo stato di pellegrino occupava a pieno titolo un posto nell’antropologia cristiana in base alla formula “la vita
è un pellegrinaggio”. L’esistenza terrena non era altro, per
l’uomo medioevale, che una fase di transizione, utile alla
meta ultraterrena e definitiva, cioè Dio. Infatti, l’assunzione
dell’abito da pellegrino era il segno di un radicale cambiamento esistenziale, una sorta di nuova esistenza data dal
perdono divino, dopo le fatiche del viaggio.
Non si comprende il senso vero del pellegrinaggio se non
lo si inquadra nella cultura medioevale che credeva nella
solidarietà, nella lotta contro il male, nelle indulgenze, nel
Purgatorio. Allora la convinzione religiosa era collettiva,
era il centro della società civile. Ciascun cittadino, infatti,
agognava recarsi, almeno una volta nella vita, a pregare
a Roma o a Gerusalemme o a Compostela, in quanto rappresentavano il vertice dell’espressione cristiana.
La forma più pura del pellegrinaggio cristiano prevede che
il pellegrino spezzi qualsivoglia legame verso la propria terra
e i propri familiari.
Pellegrini, infatti, si diventava attraverso una liturgia semplice ed essenziale, che si basa sulla benedizione della bisaccia e del bordone, attributi indispensabili per il viaggio.
Nel Liber Sancti Jacobi si trova la spiegazione del significato
simbolico di alcuni oggetti, quale la bisaccia per esempio:
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
Il pellegrinaggio e la figura del pellegrino in epoca medievale
• LA BISACCIA designa la generosità nell’elemosina e la mortificazione della carne. La bisaccia è un sacchetto stretto,
fatto della pelle di una bestia morta, sempre aperto sulla
bocca, non serrato da legacci. Il fatto che la bisaccia sia
un sacchetto stretto significa che il pellegrino, fiducioso
nel Signore, deve portare con sè una piccola e modica
scorta. Che sia della pelle di un animale morto significa
che il pellegrino deve mortificare i vizi e le concupiscenze
della sua carne con fame, sete, molti digiuni e sopportazione del freddo. Il fatto che non abbia legacci, ma che
stia aperto, significa che il pellegrino deve spartire ciò che
possiede con i poveri che incontra durante il viaggio.
Vero pellegrino quindi è colui che si spoglia dei suoi beni,
accetta le pestilenze e i sacrifici di un viaggio massacrante
e si abbandona completamente a Dio. Nel suo camminare
aprirà la bisaccia per ricever e donare e su tutti gli itinerari
troverà ospedali, ospizi, strutture assistenziali che gli forniranno il necessario per sopravvivere.
I pellegrini scandivano il loro lungo viaggio in tappe ristoratrici e pause spirituali. Nel primo caso si trattava di ospizi e di
ospedali urbani ed extraurbani, nel secondo caso di santuari minori. Questi ultimi erano legati alla presenza di reliquie di
santi o al culto mariano
Per questo motivo, lo sviluppo del pellegrinaggio aiutò a
far nascere sulle strade locande, osterie, posti per il cambio
dei cavalli, stationes, mansiones, attrezzature per l’ospitalità
caritativa e ospedali, commissionati da re, principi, vescovi,
nobili oppure gestite da comunità religiose.
In realtà nel Medioevo, la mobilità umana era sorprendente. Potevano essere “viaggi d’istruzione”, possibili soltanto a
chierici, monaci e nobili, l’errare dei trovatori, le crociate, le
assemblee politiche per le guerre e per le paci, gli scambi
commerciali e artigianali, il richiamo delle fiere e il pellegrinaggio.
La via del Brennero e le sue direttrici laterali erano l’asse portante devozionale diretto ai tre luoghi più importanti della
cristianità: Roma, Gerusalemme e Santiago di Compostela.
In essa si innestavano le strade delle valli del Noce, dell’Avisio, del Brenta, del Sarca e del Leno.
La direttrice atesina era costantemente frequentata a partire dall’era postglaciale (15.000 anni fa circa): cacciatori
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IPRASE del Trentino
ed esploratori della tarda età della pietra iniziarono la colonizzazione di questo settore delle Alpi. Le legioni romane di
Druso risalirono il solco atesino per la conquista della Rezia,
che le portò al lago di Costanza e al Danubio in particolare.
Successivamente, le due Claudia Augusta perfezionarono
l’asse di collegamento fra Roma e le sue province. L’una,
l’Altinate, che nel Medioevo nel tratto Pergine-Civezzano
assunse il nome di via Paulina, muoveva da Altino, porto
militare e commerciale sull’Adriatico, e per il Feltrino e la
Valsugana raggiungeva Trento (Tridentum). L’altra, la Padana, raccorda longitudinalmente Trento con il sistema
viario italico convergente al Po. Da Trento le due vie proseguivano unificate per Bolzano (Pons Drusi), risalivano la
Val Venosta e per il Passo Resia si fermavano ad Augusta
(Augsburg di oggi, Augusta Vindelicum dei romani).
Il sistema viario romano si articolava inoltre in una serie di itinerari minori, che penetravano nelle valli e costruivano una
vera rete comunicativa.
La geografia di tale assetto viario rimase pressoché inalterata fino ai nostri giorni. Si coglie infatti una continuità di
percorsi geografici: furono i canali dell’azione evangelizzatrice trentina, successivamente li usarono i barbari nelle
invasioni, i pellegrini medioevali e tutte le categorie che
potevano viaggiare.
Per l’intero arco medioevale, la libertà e la sicurezza di traffico fu un assillo per le autorità governative: dapprima grazie
alla protezione reale offerta allo straniero e alle leggi barbariche, poi con la cosidetta “Tregua Dei”, o pace di Dio
che garantiva la pace a determinate persone ed escludeva conflitti armati in certi giorni della settimana e nei giorni
festivi. Inoltre, continuavano a migliorare le condizioni delle
strade, ad aumentare i ponti che facilitavano, per i lunghi
collegamenti, il passaggio di fiumi e torrenti.
Ma spesso disastrosi erano anche gli imprevisti eventi naturali: alluvioni, valanghe, frane, tempeste di neve e nebbie
montane erano, assieme ai banditi di strada e alle prepotenze dei signori feudali, la minaccia persistente che pesava sui viaggiatori. Era nei punti a maggior rischio che sorgevano ospizi e ospedali.
Gli ospizi e gli ospedali erano iniziative autonome, affidate alla gestione delle confraternite o degli ordini religiosi. A
differenze dei monasteri e dei conventi, tali organizzazioni
erano specializzate nell’aiuto del viandante e del bisogno-
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
Il pellegrinaggio e la figura del pellegrino in epoca medievale
so. Possedevano beni immobiliari e fondiari immunitari, vantavano privilegi, franchigie e indulgenze.
Gli ospedali dovevano essere forniti di medici e di infermieri.
Ai malati si doveva distribuire una pelliccia di pecora, un
paio di scarpe, un berretto di lana, assicurare l’assistenza
religiosa giorno e notte, il vitto e la bevanda, compresa, tre
volte alla settimana, carne fresca di agnello o di maiale.
I più importanti ospizi-ospedali erano cinti da mura con corte
mediana; altri erano fortificati con una torre a somiglianza
dei castelli (Santa Margherita di Ala per esempio). Tutti erano composti di una chiesa, il cui titolo dava il nome a tutto
il complesso; inoltre c’era un cimitero, la residenza conventuale o priorale, l’edificio ospitativo (dormitori e refettori),
stalle, fienile, granaio, cantina, fonte, pozzo, molino, torchio
e officine di diverso tipo. Tutti potevano contare su vasti territori intorno, come pascoli, campi e boschi. Gli ospedali e
gli ospizi cercavano perciò di essere completamente autosufficienti al pari dei castelli e dei masi.
Promotori, fondatori, consacratori, benefattori, rinnovatori di
ospizi, di ospedali e di monasteri nell’ambito territoriale della
diocesi tridentina furono i principi vescovi.
L’assistenza prestata dagli ospedali ai pellegrini assumeva
forme diverse, che potevano riguardare l’offerta del letto,
del vitto, di un fuoco ristoratore nelle zone e nelle stagioni
più fredde, la pulizia parziale o totale della persona, la donazione o riparazione delle calzature, l’assistenza spirituale
con la celebrazione della messa mattutina e la cura in caso
di malattia. Il vitto per lo più consisteva in un pezzo di pane
e del vino.
Nella Valsugana sono documentati i seguenti ospizi ed
ospedali: San Egidio di Ospedaletto nella Pieve di Strigno,
San Lorenzo di Borgo Valsugana e Santo Spirito a Pergine
Valsugana.
L’arte figurativa ci lascia in Trentino un grande esempio di
ospitalità: nel Duomo di Trento, nel transetto settentrionale,
è affrescata la storia di San Giuliano l’ospitaliere. Questi, secondo una leggenda assai diffusa nel Medioevo, dopo aver
ucciso i genitori per un tragico equivoco, si ritirò con la sposa in una casetta in riva a un fiume traghettando, ospitando
e curando viandanti, pellegrini e infermi. Una seconda raffigurazione di questa leggenda si ha nella chiesa dedicata
al santo a Villa del Bleggio.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Oltre agli ospedali, c’erano anche le taverne, diverse dalle
prime, perchè in esse generalmente non si dormiva, ma ci
si fermava per un momento di riposo, per una bevuta, per
mangiare su un tavolo, insieme al vino fornito dal taverniere, pane e companatico, portati personalmente dalle persone ospitate.
Una cosa importante che va riconosciuta ai pellegrini e al
pellegrinaggio è quella di averci lasciato numerose relazioni
di viaggio, itinerari o guide, per la maggior parte o nei primi
tempi dovute a religiosi o ispirate da ambienti ecclesiastici,
ma nei due secoli finali del Medioevo opera anche di pellegrini laici che viaggiarono cverso Roma, o Compostela o
verso la Terrasanta. L’esemplare più noto di questa letteratura è la cosiddetta Guida del pellegrino di Compostela,
che risale alla metà circa del XII secolo.
Fu Dante ad offrire la più conosciuta definizione di pellegrino medioevale:
“Peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo
e in uno stretto: in largo, in quanto è peregrino chiunque
è fuori de la sua patria, in modo stretto non s’intende
peregrino se non chi va verso la casa di sa’ Iacopo e
riede. e però è da sapere che in tre modi si chiamano
propriamente le genti che vanno al servigio de l’Altissimo: chiamansi palmieri in quanto vanno oltremare, là
onde molte volte recano la palma; chiamansi peregrini
in quanto vanno alla casa di galizia, però che la sepoltura di sa’ Iacopo fue più lontana de la sua patria che
d’alcuno altro apostolo; chiamansi romei in quanto vanno a Roma.”1
Emblema dei pellegrini diretti a Roma erano le chiavi di san
Pietro, quello dei pellegrini diretti a Gerusalemme erano le
palme ed infine quello di Compostela era la conchiglia.
1
Dante, Vita Nova, XL, 7.
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
Il pellegrinaggio e la figura del pellegrino in epoca medievale
Bibliografia essenziale
AA.VV
La storia dei Giubilei, 2 volumi,
Giunti Editore, Firenze, 1997
Giovani Cherubini
Pellegrini, pellegrinaggi, giubilei nel Medioevo,
Quattro studi, Paravia, Milano, 2000
Aldo Gorfer
Sulle orme di Santiago di Compostela. Vie e
pellegrini nella storia del Trentino,
Edizioni Arca, Trento, 1994
Raymond Oursel
Le strade del medioevo,
Jaca Book, Milano, 1982
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Immagine: Prima scena del ciclo della storia di San Rocco,
Chiesa di San Rocco e San Antonio Abate, Borgo Valsugana
La tecnica dell’affresco
n Aspetti generali
n Fasi di realizzazione
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La tecnica dell’affresco
Aspetti generali
L’affresco è una tecnica di pittura murale, in cui i pigmenti
terrosi, mescolati con acqua, vengono applicati sull’intonaco fresco e ancora umido affinché s’incorporino allo sfondo e si fissino ad esso sfruttando il processo chimico per cui
la calce dell’intonaco, combinandosi con i gas carboniosi
dell’aria, si trasforma in carbonato di calce, divenendo una
superficie compatta che chiude in sé il colore.
Questo è il vero affresco, che si differenzia nettamente dal
fresco secco o secco, in cui si dipinge sulla parete secca.
Comunque, spesso, i ritocchi finali di tutti gli affreschi venivano eseguiti al secco, mediante l’uso di tempera.
L’uso dell’affresco è condizionato dal clima. Infatti, se l’umidità
penetra nel muro, l’intonaco tende a sbriciolarsi e la pittura
con esso: questo contribuisce a spiegare perché l’affresco si
è sviluppato in modo particolare in paesi mediterranei come
l’Italia e perché lo si ritrova raramente nell’Europa settentrionale.
La tecnica dell’affresco è faticosa e richiede un grande
lavoro di manualità. Alla fine del Quattrocento e all’inizio
del Cinquecento, si diffuse l’uso del cartone, grandi fogli di
carta, sui quali i pittori disegnava le figure punteggiandone
i contorni trasferendole poi sul muro con la tecnica dello
spolvero.
In questo caso, l’invenzione dell’artista viene affidata al cartone, mentre l’esecuzione viene lasciata, completamente o
in parte, agli aiuti del maestro.
Non tutti i colori sono utilizzabili nell’affresco, giacché non
tutti resistono alla causticità della calce; si preferiscono in
genere colori naturali di origine minerale.
VIAGGIANDO... LUNGO LA VALSUGANA
IPRASE del Trentino
Fasi di realizzazione dell’affresco1
1. La prima operazione consiste nella pulitura della superficie del muro, che viene scrostato con l’aiuto della
martellina, e poi bagnato prima di stendere l’intonaco.
2. Il primo strato d’intonaco è il rinzaffo, mistura di sabbia
grossa, acqua e calce, che si presenta come una malta assai grezza e pesante che viene stesa con l’aiuto
della cazzuola.
3. Il secondo strato di intonaco si chiama arriccio e viene
steso solo quando il primo è asciutto. È costituito di una
sabbia più fine e viene steso con uno strumento apposito, il frattazzo.
4. Sull’arriccio viene tracciata la sinopia, ossia il disegno
preparatorio dell’affresco da realizzare. È formato di
pigmento rosso, mescolato con acqua e calce, in
modo da garantire la resistenza sul muro.
5. Sulla sinopia viene steso l’intonachino, ultimo strato di
intonaco e anche il più sottile di tutti. Esso non viene steso su tutta la superficie, ma solo sulla zona che l’artista
crede di poter dipingere in una giornata di lavoro.
6. Adesso, l’artista realizza lo spolvero: dopo aver disegnato l’immagine su un cartone, ne bucherella i contorni,
appoggia il cartone sulla superficie e lo tampona con
la polvere, lasciando così la traccia del disegno.
7. Ora, l’artista riprende la traccia dello spolvero incidendo appena i contorni con uno stilo; aggiunge poi i chiaroscuri, ombreggiando con cura le parti che avranno
una tonalità di colore più scura.
8. L’artista è pronto per dipingere. I colori sono pigmenti
naturali, le terre colorate, che vengono mescolate con
acqua di calce e stesi con pennelli da affresco.
1 Spiegazioni tratte da Pisanello. Artista cortigiano, a cura di Franco
Spaliviero, Electa, Torino, 1996.
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STRUMENTI PER INSEGNANTI
La tecnica dell’affresco
9. Terminata la giornata, e cioè lo spazio che l’artista è riuscito a dipingere nell’arco di un giorno, l’intonachino in
eccesso viene tagliato con il coltello.
10. Il giorno dopo, l’artista riprende il lavoro stendendo l’intonachino dove intende dipingere in quella giornata,
tenendo conto perciò dei tempi di esecuzione.
11. Terminato il lavoro e una volta essiccati i colori, essi assumono un’intensità diversa da quando sono stati stesi.
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