Servizio:
Ufficio:
Dirigente:
Pianificazione Strategica e Territoriale,
Politiche Comunitarie
Pianificazione Territoriale
Ing. Salvatore Farci
Consulenza:
Università degli Studi di Cagliari
Dipartimento di Ingegneria Civile,
Ambientale e Architettura
Riferimento:
Elaborati testuali e grafici
I programmi tematici di riqualificazione e
valorizzazione
Codice:
Etg 018
Titolo:
IL SISTEMA DELLE GRANDI FABBRICHE E IL
CAMPUS URBANO STORICO
Scala:
-
Edizione:
luglio 2015
Adozione:
Delib. C. C. n.___ del ____/____/____
Approvazione definitiva:
Delib. C. C. n.___ del ____/____/____
Aggiornamento:
I programmi tematici di riqualificazione e valorizzazione
Carta topografica del Ponsiglione (prima metà dell’Ottocento).
Etg 017.
Il sistema delle Grandi Fabbriche e il campus urbano storico
1. Il “grado zero” delle istituzioni nella città pre-moderna
Nelle planimetrie di inizio ‘800, alle soglie della modernizzazione tra ‘800 e ‘900
Cagliari appare ancora tutta rinserrata nelle mura, con i primi indizi dello smuramento nell’apertura della piazza San Carlo in funzione della Strada Reale,
e non compare nessuna delle principali architetture di cui questo Programma
tematico si occupa, eccezion fatta per le grandi strutture conventuali, che prima
dell’affermazione del primato statale nei campi della formazione e dell’assistenza
occupavano questi snodi vitali per il funzionamento delle comunità.
Una città ancora demograficamente di ridotte proporzioni (intorno ai 20 mila
abitanti) si affidava alle grandi istituzioni ecclesiastiche, con i loro grandi contenitori urbani che ancora presidiavano i luoghi strategici di Cagliari. Tuttavia, la modernizzazione di cui era portatore il pur prudente riformismo sabaudo stava per
cambiare radicalmente quella modalità: nel 1850, quando Alberto La Marmora
disegna la Carta di Cagliari e dei suoi dintorni, contemporaneamente è appena
stato abolito il sistema feudale e si sta realizzando l’acquisizione delle proprietà
della Chiesa. Le grandi strutture conventuali intraurbane saranno a loro volta le
prima “grandi fabbriche” premoderne a marcare la città, con la loro riconversione
al ruolo di istituzioni pubbliche: si pensi solo alla presenza rinnovata dei grandi
complessi gesuitici di Santa Croce (Corte d’Appello, Scuola di Architettura), di
San Michele (Ospedale militare) e di Santa Teresa (Scuole Superiori - Licei).
Negli stessi anni sta però iniziando l’occupazione degli spazi periurbani da parte
delle nuove funzioni statali, il cui primo e più monumentale emblema sarà destinato a rimanere il nuovo Ospedale di Stampace di Gaetano Cima.
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Etg17.1
Il Golfo degli Algeli, Alberto La Marmora (1850).
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Etg17.2
2. Le “Istituzioni Totali” e i loro spazi sul margine della città
storica
Pianta della città di Cagliari, Vallardi (1885).
È solo a partire dalla seconda metà del secolo che si avvia il progetto della
Cagliari neoclassica, principalmente concepito e guidato appunto da Gaetano
Cima. E’ proprio Cima (che qualche anno più tardi sarà protagonista della prima
riforma urbana coerente, con il Piano che reca la sua firma) che con l’Ospedale
di San Giovanni dà il via alla serie delle Architetture per le nuove tipologie di
“Istituzioni totali” che nella Cagliari sempre più marcatamente città capitale incarnano il consolidarsi dello Stato moderno, ad oltre un secolo dall’avvio della
presenza piemontese in Sardegna. A partire da quel momento, nei vasti spazi
delle fortificazioni, private dello loro status di inviolabilità militare, si assiste all’affermarsi di un complesso di interventi che ci consegnano oggi un patrimonio
continuamente arricchito:
• dall’istituzione ospedaliera, variamente articolata sino ad allora nella città
storica, con riferimento a specifici complessi conventuali, (uno dei quali – il San
Michele – si inserisce ancora oggi a pieno titolo nel sistema delle Grandi Fabbriche, come Ospedale Militare in dismissione) che nel corso di più di 100 anni si
svilupperà nell’area subito a nord di Stampace con complessi quasi tutti destinati
a occupare un ruolo centrale sin quasi ad oggi, progressivamente connessi con
le strutture dell’alta formazione Universitaria in Medicina;
• dall’istituzione carceraria, che alla fine dell’800 costruirà uno dei più imponenti edifici di questo complesso sistema nel grande promontorio naturale sulla
testata nord della cittadella piemontese, condizionando profondamente per oltre
un secolo quel settore urbano, sino alla recentissima dismissione;
• dal Monopolio di Stato del Tabacco, che a partire dal 1767 disloca nel sito
attuale la produzione, con la riconversione del convento dei Frati Minori situato
sul Bastione del Jesus, e che da metà ‘800 sviluppa un processo continuo di
rafforzamento e ampliamento della produzione e delle strutture che la ospitano,
sino a farne oggi (dopo la dismissione del 2001) tra le Grandi Fabbriche, quella
che dispone della più ampia dotazione di spazi utili;
• dall’istituzione universitaria, che dopo aver localizzato la nuova Clinica Pediatrica (negli anni ’20-’30) lungo la nuova strada che dall’Ospedale San
Giovanni di Dio conduce alla “quarta porta” del Castello, sulla Via Genovesi, la
espande negli anni ’50 con la Clinica Macciotta e occupa il Fosso di San Guglielmo con la Clinica Aresu, avendo progettato e realizzato negli anni ’30 il Polo
scientifico con l’imponente Palazzo delle Scienze e gli annessi Istituti Biologici.
Ciascuno di questi complessi ha segnato, con diverse peculiarità, un aspetto
fondamentale del rapporto tra la città pre-moderna, nella quale risultano comunque ancora inseriti, sia pure quasi sempre sulle (o a ridosso delle) mura, e la città
moderna e contemporanea, della quale hanno segnato le linee direttrici dello
sviluppo.
Questa particolarissima condizione, molto evidente nella testata nord (il Carcere di Buoncammino) e sud (la ex Manifattura che domina la Darsena del porto
storico e si affaccia ad est sulla Città nuova di San Benedetto) costituisce oggi
una straordinaria opportunità di rilancio della città contemporanea, che consente
di enfatizzarne la dimensione identitaria ma al tempo stesso di costituire nuovi
poli della Cagliari innovativa.
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Etg17.3
3. LE FABBRICHE (ANALISI)
Mappa cartografica della città di Cagliari afferente il territorio compresto tra le carceri di
Buoncammino, la piazza D’Armi e l’ospizio di S. Vincenzo a nord, il cimitero di Bonaria e le
campagne lungo la strada per Muravera a sud-est, l’estremo ovest il corso Vittorio Emanuele e la necropoli, la via Roma ed il porto a sud. Gli edifici sono colorati di rosso mentre le
chiese sono identificate con il colore nero (Archivio storico comunale).
3.1. Ex carcere di Buoncammino
Caratteri storici. Il Carcere di Buoncammino nasce su una preesistenza,
visibile anche nella cartografia storica d’inizio Ottocento, che ha subito vari ampliamenti e trasformazioni nel corso del tempo. Nel 1855 si avviò la realizzazione di quelli che sono gli attuali corpi centrali del complesso a firma dell’ingegner
Immeroni.
Tra il 1887 e il 1897 si aggiunsero l’ingresso monumentale (prima portineria),
parte dell’attuale corpo quadrato orientale e, di lì a breve, l’ingresso visibile attualmente sul viale Buoncammino e una cinta muraria - attraverso l’eliminazione
di una parte dell’alberatura del viale - il cui filo è corrispondente a parte dell’attuale muro su detta strada. Il progetto di queste opere era a firma degli ingegneri
Bulgarini e Ceccarelli; i lavori iniziarono nel 1887 sotto la direzione dell’architetto
Barborini prima e dell’ingegner Tancioni poi e terminarono sette anni dopo.
Tra il 1897 e il 1902 la cinta muraria si ampliò andando a inglobare i due corpi
laterali (bracci detentivi) così come li leggiamo oggi. Tra il 1902 e il 1932 si realizzarono una scala di accesso alla quota di 4.60 m e i due corpi orientali collegati
al corpo centrale.
Dagli anni Trenta a seguire si verificò la saturazione degli spazi aperti per
l’erezione di volumi prevalentemente tecnici che hanno portato all’attuale stato
dei luoghi.
Caratteri urbani e paesaggistici. L’edificio appartiene in tutto alla serie
delle Architetture per le nuove tipologie di “Istituzioni totali”. Costruito all’interno
della cittadella militare sabauda, costituisce oggi un paradosso urbano: infatti è
collocato nel punto più panoramico di Cagliari, su un crinale affacciato sui due
versanti est e ovest della città, ma rappresenta anche il luogo della massima
esclusione, della segregazione eretta a sistema.
Situato in posizione dominante, al centro di un vasto compendio di aree demaniali, il Carcere si è trovato in posizione baricentrica soprattutto rispetto a
quello che costituisce ormai il vero e proprio Campus Urbano dell’Università. L’ex
Carcere è collocato infatti in un punto mediano strategico tra i poli di Scienze
Umanistiche, Ingegneria-Architettura e Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche, e nello stesso tempo domina morfologicamente il sistema dei Parchi e
Giardini storici della città, ed è collocato in un punto di passaggio strategico tra i
due versanti del rilievo alle pendici del quale questi Parchi e Giardini sono situati.
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Etg17.4
3.2. Gli Ospedali di Stampace
Veduta dell’ospedale civile di Cagliari, Gonin E. (1856).
3.2.1. L’Ospedale San Giovanni di Dio
Caratteri storici. Fin dagli anni venti dell’Ottocento, Cagliari riconobbe la
necessità di costruire un nuovo ospedale. Nel 1841 il Governo incaricò l’ingegner
Eugenio Molinati e l’architetto Gaetano Cima dell’individuazione di un’area. Cima
concepì il nuovo ospedale secondo un impianto organico che oggi ammiriamo
per l’eccellenza delle linee neoclassiche e per la straordinaria qualità tipologica
e morfologica articolata nella sequenza di volumi, ambulacri e cortili. Il progetto
coniugava sapientemente l’esigenza tecnica della ventilazione e della separazione e suddivisione in reparti distinti per patologia - che in quegli anni animava
il dibattito europeo in materia di igiene e architettura ospedaliera - con gli ideali
della città neoclassica che guidarono la mano del Cima nel disegnare un complesso compatto, ordinato e monumentale. Nel corso della prima fase realizzativa (1844-1858), l’impianto architettonico non subì modifiche sostanziali rispetto
alle previsioni iniziali, se non in alcune variazioni apportate alla distribuzione
degli spazi interni per la riorganizzazione degli ambienti di degenza. Nel 1858,
al termine di questa prima fase di costruzione, alla quale sovraintese lo stesso
Gaetano Cima, l’ospedale fu inaugurato con una capienza di 100 posti letto. Il
progetto fu completato solo nel 1927: era distribuito su due livelli fuori terra e
uno seminterrato, ed ospitava 411 posti letto per i malati e 50 per pensionanti e
indigenti. Nel Dopoguerra, poiché il bacino d’utenza era in costante aumento, iniziarono i lavori di sopraelevazione (piano secondo e piano terzo) che hanno radicalmente alterato gli assetti tipo-morfologici del progetto originario. Negli anni
successivi furono attuati interventi per ulteriori volumi nel margine verso l’Orto
Botanico e nei cortili interni dell’ospedale, e in seguito, negli anni novanta, i lavori
di adeguamento funzionale e impiantisco del corpo originario.
Caratteri urbani e paesaggistici. Nell’affrontare la sfida dell’ideazione e costruzione di un moderno ospedale, Cima non solo immaginò un monumento
straordinario, ma soprattutto scrisse una lezione di architettura che – ancora oggi
– è di eccezionale interesse. In prima battuta, chiamato
a individuare il sito, optò
per un area che al tempo era posta ai margini dell’abitato, in posizione elevata
e ben ventilata. Era un luogo ideale dal punto di vista sanitario, ma quanto di
peggio
si potesse desiderare per la realizzazione di un grande edificio: di ridotte
dimensioni, caratterizzata da suolo roccioso e in forte pendenza. Nell’indagare
le ragioni di questa scelta, ci aiutano le soluzioni che lo stesso Cima adottò nel
disegno del primo piano urbanistico di Cagliari: sono i rapporti di ampia scala a
fornire le prime indicazioni sulla forma più adeguata, lineare, simmetrica e solenne nel fronte rivolto all’edificato, articolata e libera nel lato orientato verso la valle
e il paesaggio della valle di Palabanda, oggi Orto Botanico. Così, immaginando
un pezzo di città, Cima attestò lungo l’affaccio pubblico il fronte lineare dell’avancorpo di ingresso e nel fronte retrostante disegnò una raggiera composta dai
corpi di fabbrica dei reparti connessi tra loro e, allo stesso tempo, distanziati nella
sequenza delle corti esagonali.
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Etg17.5
Cagliari, ospedale militare e chiesa di San Michele.
3.2.2. L’Ospedale militare di San Michele
Caratteri storici. L’Ospedale Militare, originalmente nato come Noviziato
gesuitico di San Michele, rappresenta un significativo frammento di storia della città, testimone della sua trasformazione attraverso il Regno di Sardegna, il
Regno d’Italia e infine la Repubblica. Si tratta di un esempio di riconversione e
trasformazione di un complesso religioso in struttura militare e indubbiamente, sotto questo aspetto indica chiaramente l’evoluzione delle strutture sociali e
amministrative del Capoluogo. In seguito alla riconversione, l’Ospedale Militare
si è poi esteso al di là dell’edificio storico con quattro semplici edifici a pianta
rettangolare e ha finito per occupare metà della lunghezza della via Sant’Ignazio. Il noviziato di San Michele sorge invece nel contesto urbano della Villa di
Stampace, da sempre abitata da artigiani e artisti, esterno al Castrum e pertanto
maggiormente consono alla formazione degli aspiranti padri, fu eretto nei pressi
dell’antico oratorio dei SS. Michele ed Egidio, accanto alla porta dello Sperone.
Fu edificato per volere dei Padri Gesuiti, che trasferitisi a Cagliari nel 1535, presero possesso di alcune abitazioni nei pressi della Chiesa di S. Croce. L’erezione
canonica del Noviziato, concessa da Gregorio XIII, con bolla del 1°novembre
1584, fu fortemente voluta dal priore generale Claudio Acquaviva, che a tale scopo aveva fatto presente al pontefice la necessità di una casa di probazione per la
stabilità e l’incremento dei collegi in Sardegna. Esso servì pure da casa di “terza
probazione” e di “carissimato”; con quest’ultimo si intendeva un corso biennale
di retorica e di studi umanistici, destinato ai più giovani tra i gesuiti in formazione.
La fase costruttiva del noviziato si colloca presumibilmente intorno al periodo tra
il 1535 e il 1584, mentre la costruzione della Chiesa risale alla seconda metà del
XVII Sec. fino al XVIII Sec. con il completamento della sacrestia.
In seguito all’espulsione dei gesuiti e alla confisca dei loro beni nel 1848, il
convento divenne Ospedale Militare: la Compagnia del Gesù poté rientrare nella chiesa di S. Michele solo nell’agosto 1928. L’edificio ha naturalmente subito
adattamenti, spesso piuttosto pesanti, in relazione alla nuova funzione, ma conserva leggibile la struttura del chiostro ormai chiuso ed utilizzato come vestibolo,
ad eccezione di uno dei bracci brevi, divenuto la cappella dell’Ospedale.
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3.3. LA EX MANIFATTURA TABACCHI
Il complesso della Manifattura Tabacchi di Cagliari è parte di un sistema
articolato di infrastrutturazione industriale che si installa nella città a partire
dai primi decenni del XIX secolo. Da quel periodo i primi opifici vanno a localizzarsi all’estremità di una strada di collegamento e servizio a ridosso delle
banchine portuali, a delineare l’impianto dell’attuale Via Roma, dando impulso
ad un processo di ammodernamento e potenziamento delle strutture portuali
e definendo la rete di relazioni produttive e insediative tra la rocca medievale
della città e le aree pianeggianti orientali ed occidentali.
La fabbrica del tabacco viene impiantata già a partire dalla seconda metà
del Settecento nei vecchi edifici dell’antico convento dei frati Minori Osservanti, sorto sulle fortificazioni orientali della Marina, sul bastione spagnolo del Jesus, e abbandonato dai religiosi perché gravemente danneggiato dai cannoneggiamenti spagnoli del 1717. Ma solo nei primi decenni dell’Ottocento, negli
edifici dell’ex convento, incamerati dal Regio Patrimonio, ristrutturati e adattati,
verrà impiantata la Manifattura Tabacchi che nell’arco del secolo diviene la più
grande fabbrica della città con quasi 700 addetti.
Vicende produttive e costruttive, con due successivi importanti ampliamenti dei fabbricati originari che formano i nuovi blocchi delle lavorazioni e dei
magazzini, percorrono circa due secoli fino alla definitiva dismissione delle
attività nel 2001. Il successivo smantellamento degli impianti e dei macchinari
colloca la Manifattura Tabacchi di Caglliari nella vasta e problematica casistica
dei complessi dismessi dall’industria di trasformazione, organizzata spesso
all’interno di edifici di grandi dimensioni, contenitori che ospitano le linee di
produzione, le isole di assemblaggio o i reparti di lavorazione: edifici differenti
nei singoli aspetti costruttivi o formali, la cui comune caratteristica è però la
versatilità sia rispetto alle possibilità di ampliamento, sia rispetto alla distribuzione interna delle funzioni.
Il complesso, con un’estensione di circa 30.000 mq, si presenta come un
insieme articolato di edifici di grandi dimensioni, principalmente a due o tre
piani, attestati attorno a una serie di ampi spazi aperti e corti interne, a costituire quasi un tessuto interno urbano, con caratteri unici e singolari, connesso
ala città storica su più fronti. A partire dal 2009, il complesso è stato oggetto
di importanti lavori di restauro e recupero da parte della Regione Sardegna. I
lavori, conclusi nel luglio 2015, hanno interessato circa il 50-60 % dei volumi e
degli spazi aperti della Manifattura, rendendo ampia parte del complesso agibile e utilizzabile. Sono stati recuperati circa 8.600 mq di spazi interni e circa
3.800 mq di spazi esterni. Gli interventi si sono concentrati nella parte nord est
del complesso.
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3.4. IL PALAZZO DELLE SCIENZE
Il Palazzo delle Scienze venne progettato nel 1926 dagli ingegneri Angelo
Binaghi e Flavio Scano e costruito grazie ai finanziamenti della “legge miliardo”
del 1924.
L’edificio, che ospita tutt’ora alcune Facoltà scientifiche dell’Ateneo, concorreva a formare una piccola “cittadella scientifica” insieme agli Istituti Biologici e
alla Clinica Pediatrica. L’edificio, che si innalza su un pendio piuttosto ripido, si
presenta con una pianta ottagonale e un impianto rigidamente simmetrico: gli
ambienti, serviti da un percorso continuo, si sviluppano attorno a due grandi corti, mentre le aule principali, posti a quote intermedie rispetto agli altri ambienti,
occupano il corpo centrale del complesso e sono servite dalla scala monumentale. Il prospetto principale si apre con un’ampia scalinata che conduce a tre grandi
ingressi alternati a colonne binate. Tutto il paramento murario è trattato con un
bugnato liscio, che riesce a equilibrare e rendere ordinati i diversi prospetti, su tre
piani ritmati, armonizzati dalla cadenza regolare delle aperture e degli elementi
decorativi nonché dalla presenza del bugnato.
Dal conforto fra i rilievi dello stato attuale e le piante del progetto originale, gli
interni si presentano oggi piuttosto frammentati, ed i grandi ambienti previsti dal
Binaghi e dallo Scano sono andati via via perdendosi per far posto alle esigenze di spazi differenziati dettati dall’attività di ricerca e dalla didattica. La grande
ariosità degli spazi originali si è conservata solo negli androni, a cui conduce la
scalinata monumentale interna; per quanto riguarda quest’ultima purtroppo si è
andata a perdere la simmetria e l’eleganza per via dell’aggiunta di un ascensore.
La necessità di nuovi spazi ha portato nel tempo anche alla realizzazione di nuovi volumi nelle corti interne, andando ad obliterare gli spazi.
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3.5. LE EX CLINICHE PEDIATRICHE E LA EX CLINICA ARESU
Caratteri storici. L’area dove sorge il complesso delle Cliniche Pediatriche
costituisce, nelle carte al passaggio tra il XVIII e il XIX secolo, il limite a nord del
Borgo di Stampace, compresa tra le sue ultime propaggini edificate e il braccio inferiore della tenaglia delle fortificazioni piemontesi. L’area, che è parte del
piccolo crinale che divide la valle di Stampace dal settore occidentale dell’area
cagliaritana, ad est è nettamente delimitata dal Fosso di San Guglielmo, sotto il
Bastione di S.Croce; un luogo carico di significati, civili e religiosi, per l’intera città
e in particolare per Stampace.
La prima Clinica pediatrica mostra “… forme sobrie e razionali dove intonaci e
rivestimenti a contrasto sottolineano alcuni bei dettagli comprendenti la scritta e
le bucature incorniciate la lunette cieche ad intonaco, contrastate dal rivestimento del piano terra in finta pietra…” . L’edificio si inquadra nella prima affermazione
a Cagliari del progetto “moderno”. Il suo principale protagonista, Ubaldo Badas,
sta scrivendo in quegli anni quelle che probabilmente restano le pagine più significative dell’abbandono (faticoso e contraddittorio) degli eclettismi (che caratterizzano invece pienamente i vicini istituti Biologici e il Palazzo delle Scienze)
a favore di un linguaggio vicino alle elaborazioni italiane ed europee coeve. La
Clinica pediatrica in particolare si avvicina maggiormente al linguaggio Novecento, che in Italia negli anni precedenti ha configurato una decisa scarnificazione
della decorazione e un trattamento composto e moderno (per certi versi protorazionalista) delle masse murarie.
La struttura in elevazione appare rigorosamente tradizionale e muraria, ma
nasconde al suo interno l’uso del “nuovo” cemento armato, che viene disinvoltamente utilizzato per tutti i solai dell’edificio (ad eccezione del piano seminterrato,
che presenta volte laterizie).
di Stampace, anzitutto con la futura Via Ospedale.
In particolare, questa urbanizzazione si realizza secondo quella scelta di destinazione d’uso che caratterizza tutt’ora l’area: la fondazione del polo ospedaliero
- scientifico universitario. Il Novecento, nel periodo tra le due guerre mondiali, vede
l’edificazione di un vero campus medico, biologico e scientifico, con l’edificio di Anatomia, la prima Clinica Pediatrica, gli Istituti Biologici, il Palazzo delle Scienze, e,
subito dopo la seconda guerra, la seconda Clinica Pediatrica.
Nel vicino Fosso di San Guglielmo, si costituisce infine un ulteriore presidio sanitario universitario, la “Clinica Aresu”, con gli annessi edifici di Medicina del lavoro, e
altri che sorgeranno successivamente e anche in tempi molto recenti
Anche la seconda Clinica pediatrica, iniziata appunto nel dopoguerra e completata solo nel 1958, “...in forma diverse e imponenti, ma con un’interessante
soluzione d’angolo per l’ingresso tripartito e vetrato, come le funzionali aperture
ai cinque piani superiori…” , è costruita secondo lo stesso schema, con solai
laterocementizi su murature in laterizi e pietra.
La Clinica Aresu, sorta nello stesso periodo e con sistemi costruttivi analoghi,
conclude la fase degli edifici “fuori scala” nel contesto storico pluristratificato della Fossa di San Guglielmo.
Caratteri urbani e paesaggistici. Intorno alla metà dell’800, a partire dalle
scelte urbanistiche di Gaetano Cima, si comincia ad aprire un collegamento diretto tra il settore nord-ovest del Castello e la nostra area. In particolare Cima
ipotizza una “quarta porta” (dopo quelle delle tre torri) all’imbocco a nord di Via
Genovesi, che presuppone una nuova rampa che, costeggiando a monte il Fosso di San Guglielmo, ricolleghi direttamente Castello con Stampace Alto.
Si tratta non per caso di quella che nelle carte di fine ‘800 figurerà come il
prolungamento fuori le mura della stessa via Genovesi (attualmente Via Porcell),
e che urbanizzerà tutto il nostro settore ricongiungendosi con la viabilità urbana
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Etg17.9
4. LE STRATEGIE COMPLESSIVE
Se nell’800, il secolo della prima modernizzazione/ industrializzazione e delle
grandi “Istituzioni totali” (Carceri, Ospedali, Caserme…) sorgono “fuori porta”,
nell’immediato intorno del nucleo storico, le nuove Grandi Fabbriche: l’Ospedale,
il Carcere, la Manifattura Tabacchi (e a Pirri il grande complesso delle Distillerie/
Vetrerie) e ancora, intorno al o nel Fosso di S.Guglielmo, il Palazzo delle Scienze, le Cliniche Pediatriche e la Clinica Aresu, oggi la perdita per alcuni di essi della funzione storica, è un’occasione irripetibile per rovesciare questo paradigma e
fare degli “edifici dell’esclusione” i nuovi luoghi collettivi e multifunzionali
della città, anzi delle vere e propria “città nella città”.
La Strategia fondamentale si può così riassumere: Fare del Centro Storico un
polo urbano dell’innovazione mediante il riuso delle grandi “Fabbriche” dismesse/in dismissione o che comunque necessitano di una significativa riqualificazione. Sono le Grandi “Fabbriche” – termine che esprime sia la staticità degli
edifici imponenti che le ospitano, sia il dinamismo “da Laboratorio” che le dovrà
caratterizzare – luoghi potenziali dell’innovazione urbana, condensatori di
creatività artistica e tecnico-scientifica, luoghi di fertilizzazione reciproca
tra città e Università.
Il tema del riuso, questione sempre aperta nella città, soprattutto nei contesti vetusti, diventa per Cagliari una straordinaria opportunità strategica, perché
mette in gioco oggi quantità e qualità di grande portata, tra cui spiccano per
dimensione e livello:
• l’ex carcere del Buoncammino
• gli Ospedali di Stampace: il San Giovanni di Dio e anche il vicino
Ospedale militare di San Michele
• il complesso delle ex cliniche universitarie sopra Stampace (ex Pediatrico-Macciotta-Aresu)
• il Palazzo delle Scienze
• l’ex Manifattura Tabacchi.
La ex Manifattura è direttamente affacciata sul porto, mentre le altre strutture sono profondamente inserite nel sistema del Parco Urbano Storico. Questa
peculiare situazione evidenzia anche il rapporto della città con l’Università,
non solo perché molti di questi “contenitori” sono già edifici della ricerca
e dell’alta formazione, ma perché tutta la “testata nord” del centro storico
è virtualmente un “Campus della conoscenza”.
Le “Grandi Fabbriche” (o “sistemi di Fabbriche”) hanno ciascuna potenzialità
straordinarie per qualità e quantità: ciascuna di esse (escluso il più “piccolo” Palazzo delle Scienze, che però deve essere visto a sistema con gli istituti biologici
e i vicini edifici con storiche funzioni ospedaliere) ha una grande disponibilità
attuale di superfici d’uso che si può stimare intorno ai 20 mila mq: il Sistema
Grandi Fabbriche mette in gioco in totale superfici che si avvicinano ai
100.000 mq. Per alcune di esse, quelle esplicitamente “dismesse”, si possono far corrispondere, pur ribadendone la multifunzionalità, altrettante funzioni
prevalenti, a partire dai due complessi di eccezionali dimensioni e possibilità, in
grado di agire come catalizzatori di processi di crescita e culturale e innovazione
scientifica, mantenendo una loro specificità e vocazione:
• la Grande Fabbrica della Creatività e dell’Innovazione (Ex Manifattura)
• la Grande Fabbrica del Parco Urbano della conoscenza (Ex Carcere)
L’ex Manifattura Tabacchi ha nel sistema delle “Grandi Fabbriche” una collocazione speciale, sul “fronte del porto”, estremamente accessibile e quindi con
una spiccata vocazione alla relazione culturale. Inoltre è stato già attivato un
recupero e un riuso per predisporla ad ospitare Laboratori legati a dinamiche
culturali e economiche e sociali in rapida evoluzione, quale quelle caratteristiche
dei settori creativi, alle quali, in aggiornamento con i tempi e le esigenze attuali
della società dell’informazione, vanno certamente accostata strutture di ricerca e
produttive legate alla creatività e all’innovazione tecnologica. Con i suoi ambienti
ampi e aperti, nati per esigenze produttive che richiedevano facilità di lavoro e di
circolazione, potrà essere un “motore culturale dinamico” della città, un luogo di
produzione e di comunicazione di cultura a molteplici livelli.
All’ex Carcere, al centro del Parco Storico Centrale e contemporaneamente
del Campus Urbano Universitario, può essere riconosciuta una speciale vocazione – oltre che ad essere Museo e archivio di sé stesso: un ruolo sinora mancante
di “condensatore” di una molteplicità di funzioni di animazione e servizio comune alla vita universitaria dei diversi poli, e più in generale del campus Urbano,
di attività pregiate di ricerca e sviluppo integrato e di servizio agli studenti e ai
docenti in un quadro di internazionalizzazione (foresterie, biblioteche, mense,
queste ultime aperte alla città…con l’esclusione delle funzioni specificamente didattiche) e di ambienti per l’animazione culturale (associazionismo studentesco
e non, ambienti espositivi, libreria universitaria..), in uno scambio di reciproca
fertilizzazione con la città.
Inoltre, l’ex Manifatttura, l’ex carcere di Buoncammino (ma anche l’Ospedale
di San Giovanni di Dio), per dimensioni e collocazione e sistema di relazioni,
sono accomunati dalla possibilità di attivare a livello urbano, tramite la loro effettiva apertura fisica alla città, nuove percorrenze e connessioni fra ambiti urbani
dapprima fisicamente separati.
Attorno al Palazzo delle Scienze, struttura destinata a non ospitare più in
linea di tendenza a breve alcuni dei Dipartimenti universitari che la occupano,
si è formato un convincimento che potrebbe esaltarne la funzione storica (e non
recidere i legami con la ricerca scientifica attiva): la destinazione – prevalente o
totale – a Museo della Scienza.
Quindi:
• la Grande Fabbrica della Scienza (Palazzo Scienze)
nel senso anzitutto di ospitare e usare per il loro enorme potenziale formativo
e comunicativo le collezioni scientifiche dell’Ateneo, ora disperse in varie sedi,
e a partire da queste comporre un sistema museale scientifico contemporaneo,
Piano Particolareggiato del Centro Storico di Cagliari
legato alla promozione della cultura e della ricerca scientifica. La particolare
sua distribuzione planimetrica, che richiama i caratteri dei musei monumento
ottocenteschi, oltre a fornire spazi adeguati per le collezioni scientifiche storiche e per allestimenti legati alla ricerca contemporanea, più improntati al
coinvolgimento del pubblico, offre il sistema degli accessi e delle corti interne,
che consentono spazi di scambio e apertura alla socialità e legano gli spazi
del museo e della ricerca a quelli della città alle sue dinamiche. Ciò potrà davvero costituire un riferimento straordinario per la costruzione e la promozione
della cultura scientifica, ed anche, se interpretato in maniera contemporanea,
un’occasione irripetibile per quel legame tra università e città che tutti riteniamo un formidabile strumento di fertilizzazione reciproca.
Le restanti “Fabbriche Ospedaliere” di Stampace e le Cliniche PediatricaMacciotta-Aresu costituiscono attualmente dei sistemi differenti, da coordinare reciprocamente in un sistema unitario. Da nuove relazioni sistemiche tra
di esse possono quindi derivare grandi benefici sia al “Campus urbano della
conoscenza” sia ancora una volta alla città.
Il San Giovanni è un “monumento urbano” di primaria importanza, icona
del neoclassico ottocentesco e perciò stesso destinato ad essere recuperato
e riusato in chiave molto conservativa; al contrario le ex Cliniche, specialmente la Clinica Aresu nel Fosso di San Guglielmo, comprendono insiemei
di edifici di minor pregio intrinseco, quindi più disponibili alla trasformazioni, e
talvolta anche aggiunte improprie, per le quali si impone una riqualificazione
paesaggistica in relazione con lo sfondo della “città alta”, con Castello e il
suo sistema fortificato, che costituisce la massima icona urbana della città
antica. In un nuovo assetto sistemico di medio periodo, si possono aprire più
alternative:
• la Grande Fabbrica a presidio della salute e della socialità (Ospedale
San Giovanni)
conserva la sua funzione fondamentale di “presidio” sanitario urbano;
all’interno di questo programma di riuso e riqualificazione, gli oltre 15 mila mq
delle sue strutture possono predisporsi ad ospitare anche ulteriori funzioni di
“mediazione” tra il suo ruolo sociale e urbano e la dimensione universitaria.
• le restanti Fabbriche – Distretto della conoscenza (Ex Cliniche Pediatriche-Macciotta-Aresu) eventualmente in coordinamento e ad integrazione con l’ex Ospedale di San Michele, mediante un’azione di razionalizzazione e messa a sistema degli spazi dedicati alla didattica, alla ricerca ed ai
servizi universitari, possono svolgere un più efficace servizio ai poli universitari di Viale S.Ignazio (Economia, Giurisprudenza, Scienze Politiche), al Polo
Umanistico e all’attuale complesso di Architettura. Alcuni di questi complessi,
soprattutto nel “Fosso”, attorno alla clinica Aresu, necessitano anche di una
riqualificazione paesaggistica, che può essere realizzata progressivamente
all’interno di una riorganizzazione di tutto quel comparto urbano, che può restituire alla città un contesto di elevato ruolo funzionale e sociale.
I programmi tematici di riqualificazione e valorizzazione
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5. LINEE GUIDA – OBIETTIVI E INVARIANTI PER IL PROGETTO
URBANO E PAESAGGISTICO
5.1. L’ex carcere di Buoncammino
Il programma di riuso dovrebbe partire dall’esigenza di rovesciare la “chiusura totale” che l’ex Carcere ha incarnato per diventare un luogo massimamente
aperto alla città, attraversabile e condiviso. Il “cammino di ronda”, ad esempio,
dovrebbe essere reso fruibile come passeggiata panoramica d’eccellenza, e la
“memoria” dell’istituzione carceraria dovrebbe essere incarnata in un recupero
dell’edificio che lo renda visitabile e attraversabile, riconoscibile (anche mediante
appositi apparati museali e di archivio) nel suo ruolo storico, pur nel quadro di un
radicale rovesciamento dell’utilizzo.
• L’ex Carcere dovrebbe cogliere appieno l’opportunità offerta dal fatto di trovarsi al centro di un distretto universitario di oltre 20 mila tra studenti, docenti e
ricercatori, oltre due terzi dell’intero potenziale dell’Ateneo. In questo senso si
può parlare di “Grande Fabbrica del Parco Urbano della conoscenza”: un
ruolo sinora mancante di “condensatore” di una molteplicità di funzioni di animazione e servizio comune alla vita universitaria dei diversi poli, e più in generale
del campus Urbano, di attività pregiate di ricerca e sviluppo integrato (incubatori,
startup, fablab, coworking…), e di servizio agli studenti e ai docenti in un quadro
di internazionalizzazione (foresterie, biblioteche, mense, queste ultime aperte
alla città…con l’esclusione delle funzioni specificamente didattiche) e di ambienti
per l’animazione culturale (associazionismo studentesco e non, ambienti espositivi, libreria universitaria..), in uno scambio di reciproca fertilizzazione con la città.
• L’ex Carcere dovrebbe quindi essere interpretato in questo senso come una
“città nella città”, un edificio multifunzionale che nei quasi due ettari di superfici
interne può candidarsi a riprodurre la complessità urbana. Quindi, non un’altra
Istituzione totale segregante, ma un luogo in cui l’attore pubblico, pur in una visione che ne disponga come “bene comune”, non escluda anzi favorisca l’interazione con soggetti privati interessati coerentemente a promuovere innovazione,
con i quali trovare forme di gestione integrata della struttura
• L’ex Carcere potrebbe inoltre in questo modo funzionare da “presidio” del
sistema del Parco Urbano Storico e da “scambiatore” tra la città e l’Università,
offrendo in questo caso a Cagliari un servizio di grande efficacia, animando un
settore urbano potenzialmente d’eccellenza, ma che sino ad ora ha finito per stare ai margini del riuso e della riqualificazione della città in chiave contemporanea.
5.2.L’ex Manifattura, Grande Fabbrica della Creatività e dell’Innovazione
Fortissimo è il ruolo che potrà assumerà la Manifattura Tabacchi, espressamente concepita come Sistema per l’innovazione e l’imprenditorialità nel settore
della Cultura e della Creatività, luogo di produzione della cultura, per avere una
valenza sovranazionale, di riferimento in ambito Mediterraneo. La collocazione urbana della Manifattura –incuneata verso il porto e la sua Darsena storica,
innestata sui bastioni sud orientali della Marina ma affacciata sulla “città nuova” del ‘900 – ne fanno una cerniera ideale tra parti strategiche della città. La
Manifattura appare quindi come la mediazione ideale tra due principi insediativi
fondativi di Cagliari: il porto e la rocca fortificata, e richiama, con la sua “architettura del lavoro” alle due dimensioni - quella laboratoriale e quella di “museo
metalinguaggio” - che uno spazio confinato può offrire alla comprensione della
città ed alla elaborazione della sua interpretazione e della sua comunicazione.
Nello stesso tempo, l’enorme disponibilità di spazi (circa due ettari di superfici) di
natura industriale, quindi di tipologia a pianta aperta e flessibile, la rende inoltre
massimamente adatta ad essere un grande Laboratorio urbano con proiezione
internazionale, nel quale la creatività assume una forte connotazione verso l’innovazione, proponendosi come un sistema integrato attivo per la creazione di
forme imprenditoriali innovative.
Gli spazi pubblici di connessione con la Darsena – Piazza Amendola, con le
vie di penetrazione al quartiere e con la piazza del Consiglio Regionale, sono
i luoghi in cui si può definire una relazione strategica nello sviluppo del Centro
Storico.
L’apertura fisica della Manifattura verso il porto e la Darsena può essere realizzata tramite la demolizione dell’attuale muro di cinta antistante la palazzina
di ingresso, con il suo originale portale di accesso alle corti interne della Manifattura. In questo modo la Fabbrica della creatività sarebbe chiaramente visibile
dalla Darsena e avrebbe uno spazio pubblico antistante, in relazione con il waterfront e il quartiere. Il sistema costituito dalla Piazza Deffenu, dalle vie Cavour
e Sardegna, mette in relazione diretta la Manifattura con il Consiglio Regionale.
L’apertura del nuovo accesso alla Manifattura sul viale Regina fronteggia l’imbocco della via dei Pisani, che conduce all’area archeologica e al polo MUTSEU
di Sant’Eulalia: la relazione fra Manifattura e quartiere può essere avvalorata da
un efficace sistema di comunicazione e dalla cura degli spazi destinati al transito
pedonale, da rendersi agevoli e privi di barriere architettoniche.
Sul fronte verso via Lanusei è importante favorire l’apertura di un nuovo ingresso, per rendere direttamente accessibile al pubblico i più grandi edifici del
complesso, che vedono la loro capienza di pubblico e le loro potenzialità limitate
dall’attuale mancanza di sbocco fisico su questo fronte.
Piano Particolareggiato del Centro Storico di Cagliari
5.3.Il Palazzo delle Scienze – Museo della Scienza
Il palazzo delle Scienze è una monumentale architettura eclettica posizionata in un punto di snodo tra il futuro Parco della valle di Palabanda (vedi
scheda) e il quartiere Castello; a seguito della riorganizzazione dei sistemi di
percorrenza e attraversamento pedonale dell’area centrale della città, esso si
troverà a svolgere il ruolo di cerniera tra percorsi pedonali e turistici e, grazie
alla sua collocazione altimetrica, si presta ad un utilizzo che valorizzi le viste
sui paesaggi occidentali della città godibili dai piani alti e soprattutto dalla
terrazza di copertura.
In vista di una nuova destinazine d’uso per il Palazzo delle Scienze la collocazione al suo interno delle collezioni universitarie a carattere scientifico è
parsa ottimale, sia per la “natura” dell’edificio, da sempre legato all’Università
ed in particolar modo alle scienze, sia per la sua organizzazione spaziale,
adatta ad ospitare un museo. La sua distribuzione planimetrica richiama i
caratteri distributivi tipici dei musei-tempio ottocenteschi che si ergevano al di
sopra di una scalinata monumentale, ordinata da un’asse di simmetria, con un
atrio centrale che distribuiva gli ampi ed ariosi spazi, articolati intorno alle corti
interne. Nel caso del Palazzo delle Scienze l’asse di simmetria è dato dalle
aule magne, gradonate, che si ripropongono nei tre piani.
5.4.L’Ospedale San Giovanni - Grande Fabbrica presidio della
salute e della socialità
Il tema del riutilizzo delle architetture civili dismesse o abbandonate, in
particolare gli ospedali, è una questione centrale nel dibattito sul futuro delle
città. Gli ospedali del XVIII e XIX secolo sono frequentemente opere notevoli
di grande valore architettonico e storico: il San Giovanni è uno straordinario
monumento del neoclassicismo sardo la cui unicità, sotto il profilo tipologico e
morfologico, ne fa un opera di primo livello nel novero delle grandi fabbriche
ospedaliere ottocentesche europee.
È importante premettere che qualunque intervento di risanamento e di riuso dovrà essere guidato da un approfondito progetto preliminare di conoscenza capace di mettere in luce opportunità e vincoli attraverso lo studio delle
qualità intrinseche dell’edificio, individuabili nello studio della storia e della
sua consistenza attuale, e indirizzare le scelte verso funzioni compatibili con
gli obiettivi generali della tutela e della valorizzazione. Il San Giovanni è una
centralità che suggerisce la possibilità di aprire l’edificio alla vita della città
senza che ne venga snaturata la storica vocazione ospedaliera e assistenziale: la grande fabbrica potrebbe così divenire un innovativo presidio sanitario
per la salute e il benessere dei cittadini, orientato prevalentemente al day-
I programmi tematici di riqualificazione e valorizzazione
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hospital ma soprattutto alla prevenzione e all’ educazione dei cittadini ad uno
stile di vita sano e salutare. Nello scenario globale l’incremento delle stime sulle
aspettative di vita, il progressivo invecchiamento della popolazione, la crescita
dell’obesità, la diffusione di stili di vita insalubri e la crescente diffusione delle
malattie croniche, indica chiaramente come il sistema sanitario globale diverrà
presto economicamente insostenibile se non si introdurranno modifiche radicali
ai tradizionali modelli di cura e prevenzione. Oggi gli studi e le ricerche supportano ampiamente la tesi di chi sostiene che per affrontare le cause alla base della
cattiva salute, che sono sociali, economiche e ambientali, sia necessario spostare l’equilibrio dell’investimento e dell’azione sanitaria verso la prevenzione delle
malattie invece che verso la cura.
Sul piano architettonico uno degli aspetti primari in questo senso tende a evidenziare come sempre di più sia necessario concepire e studiare nuove tipologie
o adeguare architetture esistenti capaci di costituire un ambiente adeguato agli
obiettivi della prevenzione.
Di fronte a questi scenari, il San Giovanni di Dio potrebbe essere una straordinaria opportunità per la creazione di un grande presidio sanitario sardo per
la prevenzione, la salute e il benessere, che sia anche un luogo aperto a tutti
i cittadini. E’ importante sottolineare che le tendenze in questo campo portano
a evidenziare come queste strutture non debbano essere percepite dai cittadini
come “luoghi dove si entra quando si sta male”, ma come luoghi piacevoli, aperti,
luoghi dove l’integrazione delle tradizionali tecniche ospedaliere per la diagnosi
e la prevenzione siano affiancate da spazi dedicati alla “cultura della salute e
del benessere”. Il San Giovanni potrebbe aprirsi alla città accogliendo attività
culturali e di formazione orientate all’educazione ad uno stile di vita sano, al
rispetto per l’ambiente e alla cura del benessere fisico e psicologico: gli spazi
del piano terra giocherebbero un ruolo chiave in tal senso, accogliendo ambienti
per mostre dedicate, sale per la formazione, laboratori per l’educazione ad una
alimentazione sana, e piccoli spazi di ristorazione e vendita che contribuiscano
ad attivare una forte relazione tra il nuovo San Giovanni e la città. I piani superiori
potrebbero contenere invece le altre funzioni più tradizionalmente legate alle
discipline della prevenzione ospedaliera.
5.5.Le ex Cliniche/Ospedale di San Michele - Distretto della conoscenza
Le ex Cliniche, insieme agli Ospedali di Stampace, costituiscono un potenziale distretto urbano integrato, che può dare e ricevere un contributo decisivo
alla e dalla riqualificazione dagli assi delle vie S. Margherita e S. Giorgio. In
particolare quest’ultima, che oggi costituisce un parcheggio di superficie che dequalifica completamente le potenzialità di quel settore, può diventare il fulcro di
una riorganizzazione delle relazioni tra le Grandi Fabbriche del Distretto della
conoscenza, e tra queste e la città, mediante la sua riconversione in una nuova
piazza terrazzata, che
• ricostituisca il terrazzo panoramico davanti al grande portico dell’Ospedale
Sa Giovanni
• e offra un nuovo spazio di socialità, anche per ricucire la relazione con il
sottostante ed oggi isolato quartiere di Stampace.
La riorganizzazione dei Dipartimenti e delle funzioni di servizio dell’Ateneo,
ospitate nelle ex Cliniche/Ospedali potrà consentire nuove fruizioni urbane degli
spazi storici, quali il Fosso di San Guglielmo, potenzialmente utilizzabile anche
per una nuova risalita al Castello che potrebbe dare un deciso contributo al miglioramento dell’efficienza dei collegamenti con la città alta in un punto assolutamente strategico.
Piano Particolareggiato del Centro Storico di Cagliari
I programmi tematici di riqualificazione e valorizzazione
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SISTEMA DELLE GRANDI FABBRICHE E
DEL CAMPUS URBANO STORICO
EX CARCERE DI BUONCAMMINO
LA GRANDE FABBRICA DEL PARCO URBANO DELLA CONOSCENZA
PALAZZO DELLE SCIENZE
LA GRANDE FABBRICA DELLA SCIENZA
OSPEDALE CIVILE
LA GRANDE FABBRICA A PRESIDIO DELLA SALUTE E DELLA SOCIALITÀ
EX CLINICHE PEDIATRICHE E CLINICA ARESU
IL DISTRETTO DELLA CONOSCENZA
EX OSPEDALE MILITARE
EX MANIFATTURA TABACCHI
LA GRANDE FABBRICA DELLA CREATIVITÀ E DELL’INNOVAZIONE
Piano Particolareggiato del Centro Storico di Cagliari
I programmi tematici di riqualificazione e valorizzazione
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ITINERARI PER IL CENTRO STORICO DI CAGLIARI
E LE GRANDI FABBRICHE
FRONTE OCCIDENTALE
(LARGO CARLO FELICE - FOSSA DI SAN GUGLIELMO)
MOLO SANITÀ - MARINA - BASTIONE SAINT REMY - BUONCAMMINO
FRONTE ORIENTALE
(VIALE REGINA ELENA - GIARDINI PUBBLICI)
VIALE FRA IGNAZIO - SANTA CHIARA - PIAZZA PALAZZO - PIAZZA SAN DOMENICO
CORSO VITTORIO EMANUELE - VIA MANNO - VIA GARIBALDI - PIAZZA GARIBALDI
PARCO CENTRALE
(BUONCAMMINO-ANFITEATRO ROMANO)
AFFACCIO SUL PORTO
(VIA ROMA)
Piano Particolareggiato del Centro Storico di Cagliari
I programmi tematici di riqualificazione e valorizzazione
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SISTEMA DEI PROGETTI STRATEGICI
E LE GRANDI FABBRICHE
PSQ1 - CASTELLO (ACROPOLI DELLA CULTURA)
PSQ3 - STAMPACE ALTO (IL LUOGO DEL SANTO)
PSQ4 - VILLANOVA (STRADE-CASE, PIAZZE-CHIESE)
PSQ2 - MARINA (LA PORTA DELLA CITTÁ)
PSV1 - PARCO CENTRALE , BUONCAMMINO-ANFITEATRO
PSV2 - PARCO DELLE MURA
PSV3 - PARCO DI SAN DOMENICO
PSV4 - IL “RING”, L’ANELLO DEI VIALI E DELLE PIAZZE ALBERATE
Piano Particolareggiato del Centro Storico di Cagliari
I programmi tematici di riqualificazione e valorizzazione
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