RIVOLIMUSICA Stagione concertistica 2005/2006 Sabato 15 Ottobre 2005 Sabato 10 Giugno 2006 ingresso libero (fino ad esaurimento posti disponibili) • Auditorium Istituto Musicale (via Capello 3) • Casa del Conte Verde (via Piol 8) • Biblioteca comunale (C.so Susa 130) • Maison Musique (via Rosta 23) • Centro Don Puglisi (via Camandona 9a - Cascine Vica) INFO Istituto Musicale Città di Rivoli Via Capello 3 Rivoli Tel/fax 011 9564408 e-mail: [email protected] www.comune.rivoli.to.it/istitutomusicale 1 La colonna sonora della nostra Città, con la nomina di Giorgio Balmas a presidente dell’Istituto Musicale Città di Rivoli, è sempre più ricca di suoni, di musiche e di qualità artistica. Tutto questo grazie anche al prezioso lavoro che la Scuola dell’Istituto Musicale, insieme agli insegnanti e alle scuole rivolesi, continua ad organizzare e a proporci. Da Ottobre 2005 a Giugno 2006 avremo la VI edizione di Rivolimusica: un’ulteriore opportunità per dare alla nostra Città, grazie agli interventi di prestigiosi gruppi e artisti, quell’indispensabile compagnia delle note senza le quali il nostro tessuto sociale non saprebbe vivere. Un cordiale grazie a quanti si adoperano perché questa realtà continui ad esserci; e, con loro, grazie anche all’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, a Piemonte in Musica e alla Compagnia San Paolo e Fondazione CRT, sostenitori dell’Istituzione Comunale in questa avventura. A tutti buon ascolto e un arrivederci presso l’Auditorium dell’Istituto Musicale. Giuseppe Misuraca Assessore alla Cultura Guido Tallone Sindaco di Rivoli RIVOLIMUSICA 2005-2006 Ascoltare opere raramente eseguite e formazioni cameristiche insolite rimangono gli obiettivi principali di questa sesta edizione di Rivolimusica. Gli appuntamenti con il canto e la liederistica di area italiana, francese e tedesca, l’orchestra di fiati con la rara sinfonia di Mabellini, il quartetto d’archi insieme all’armonica a bocca, l’insolito duo fisarmonica e violino barocco e il duo arpa e chitarra, il jazz, (insieme a quello classico, indirizzo importante dell’Istituto Musicale) sono tappe di un percorso attraverso la diversità, che questo progetto vuole valorizzare. Quest’anno sette concerti saranno triplicati, gli artisti quasi un poco residenziali (arriveranno il giovedì notte per ripartire la domenica mattina) tenteranno di sedurre i diversi pubblici possibili di Rivoli (e non solo... ) dando vita a tre contenitori musicali molto differenziati: RI-sound di venerdì mattina rivolto alle scuole, i Concertini dell’antireplica di venerdì in tarda serata dedicato a chi ricerca un approccio insolito con i la musica e i musicisti per concludersi con il consueto concerto del Sabato sera all’Istituto Musicale. L’introduzione delle finestre tematiche inoltre, vuole offrire una nota di approfondimento musicologico di un particolare aspetto dei programmi in cartellone, conferendo a questa pubblicazione un’utilità anche svincolata dall’esecuzione in sala, che possa quindi predisporre o dare seguito all’ascolto dal vivo anche attraverso idee e suggerimenti discografici e bibliografici. Siamo convinti non esista musica senza un ascoltatore, e l’ascolto è l’essenza di relazioni sociali o culturali, prerequisito per qualsiasi educazione o formazione critica. Chiedersi quindi per chi e come offrire musica ha costituito la fase più importante nella progettazione di questa nuova stagione. La volontà di coinvolgere i giovani ci ha indotto a modificare anche le stesse modalità di fruizione, creando spazi e orari un po’ fuori dalla norma, con l’obiettivo di accendere in tutti una nuova curiosità per la nostra proposta. Luciano Berio sosteneva che “tutte le maniere di fare, di ascoltare la musica e anche di parlarne siano a loro modo corrette. Quando una musica è dotata di sufficiente complessità e di sufficiente spessore semantico, allora può essere avvicinata e compresa in modi diversi”. Andrea Maggiora direttore artistico 2 3 RI-sound incontri possibili tra giovani e musicisti I concertini dell’antireplica confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti RI-sound è un nuovo progetto rivolto alle scuole che prevede sette incontri tra studenti e i musicisti inseriti nel cartellone di Rivolimusica 2005-2006, Gli incontri (sempre di venerdì mattina all’Istituto Musicale) coinvolgeranno i ragazzi e gli artisti, questa volta un po’ in maniche di camicia, in una conversazione amichevole fuori dal contesto scolastico della lezione. Vuol essere un momento in cui i musicisti si presentino parlando di se stessi e dell’aspetto umano della professione, facendo vedere da vicino gli strumenti, accennandone le possibilità sonore e tecniche, ma anche la storia vissuta. Si potrà parlare di calcio e di belle donne o uomini prestanti, per stabilire un feeling con i ragazzi e le ragazze del liceo o istituto tecnico; far poi capire come si suona insieme, come si costruisce un programma, ma non realizzare un vero concerto, caso mai un poco di prove con interruzioni e molto senso dell’incontro di conoscenza, quella stessa che dovrebbe alimentare la curiosità di ascoltare il concerto vero del sabato, da spettatori un po’privilegiati, il tutto non lunghissimo né per nulla simile a una lezione a scuola. I concertini dell”antireplica (che si collocano alla Casa del Conte Verde, ma anche alla Biblioteca e al Centro Don Puglisi) anch’essi più trattenimento di musica in casa che concerto. Chiediamo ai musicisti di intrattenerci musicalmente per un massimo di 45 minuti complessivo, partendo dalla 22,30 circa, con pezzi non lunghi e non del massimo impegno di comprensione, forse anche diversi da quelli del sabato sera, piuttosto vicino ai bis che ai brani di concerto. Anche qui se i sunadur ogni tanto dicono qualcosa per rompere l’atmosfera aulica e trasformarla in partecipazione al musizieren tanto meglio. Lo scopo è quello di permettere l’avvicinamento di artisti e pubblico nuovo, con particolare attenzione ai giovani. 4 5 Sabato 15 ottobre 2005 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Antonio Faraò jazz trio Encore Antonio Faraò Dejan Terzic Martin Gjakonovski pianoforte batteria basso IL PIANOFORTE NEL JAZZ Il pianoforte è uno strumento che offre grandi possibilità: non solo può creare il ritmo, ma contemporaneamente armonizzare questo ritmo. Per questo motivo, è stato da sempre uno degli strumenti più importanti nella storia del jazz. Uno dei primi grandi pianisti di New Orleans fu Jelly Roll Morton; egli suonava ragtime, ma influenzato delle “marching” bands, ha segnato il decisivo passaggio di questa musica al jazz. Negli anni ‘20 Harlem diventò un vivaio di pianisti, primo fra tutti James P. Johnson. Altro polo importante per lo sviluppo pianistico fu Chicago, dove forte era lo stile boogiewoogie di matrice blues. Verso la metà degli anni ‘30 Art Tatum riunì tutto ciò che il pianoforte aveva sviluppato nel jazz, aggiungendovi un virtuosismo senza precedenti, a tal punto da poter essere considerato un “Franz Liszt neroamericano”. Suo grande erede: Oscar Peterson. Con Earl Hines il jazz trovò un pianista capace di suonare come uno strumento a fiato (“trumpet piano style”); sullo stile di Armstrong egli maturò una moderna e complessa concezione ritmica, in un nuovo rapporto tra mano destra e sinistra, tracciando un percorso che porterà al pianismo bebop. Il più importante pianista bop fu sicuramente Bud Powell, il quale creò uno stile che ha fatto scuola tra i pianisti moderni. In quegli anni un caso a parte è rappresentato da Thelonious Monk che si è spinto avanti nella dissoluzione della frase, mediante spostamenti ritmici e costruzione di frasi irregolari. Negli anni ’50 e ‘60 dalle varie formazioni di Miles Davis emersero grandi pianisti come Bill Evans, Herbie Hancock, Chick Corea e Keith Jarrett, i quali hanno dato un grande contributo allo sviluppo del pianismo moderno. Tra i maggiori innovatori del free, Cecil Taylor sviluppò un rapporto informale e percussivo con la tastiera, mantenendo elementi della musica nera, ma in un flusso di idee di grande intensità, aprendo la strada a infinite possibilità pianistiche. bibliografia essenziale: Berendt, Joachim Ernest, Il nuovo libro del jazz – dal New Orleans al Jazz Rock, Vallardi, 1986 Pieranunzi, Enrico, Bill Evans – Ritrtto di artista con pianoforte, Stampa alternativa/Nuovi equilibri, 1994 Schuller, Gunther, Il jazz – Il periodo classico, le origini: Oliver, Morton, Armstrong, EDT 1996 Antonio Faraò, nato a Roma nel 1965, musicista emergente tra i più apprezzati della scena jazzistica internazionale, ha partecipato a vari Jazz Festival tra cui Umbria Jazz. Nel 1998 Antonio Faraò ha vinto il prestigioso Concorso Martial Solal, organizzato dalla città di Parigi. Il pianista Herbie Hancock ha scritto di lui: “Antonio is not only a fine pianist, but a great one” 6 discografia essenziale: Bill Evans, The Bill Evans Golden Trio, Riverside, 1961 Jelly Roll Morton, The complete J.R.M., RCA bud powell, Blue Note Paris, ESP 1961 cecil taylor, The world of C.T., 1960 7 f.g. Sabato 22 ottobre 2005 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Rinaldo Bellucci pianoforte Sergej Rachmaninov 5 Préludes op. 23 n° 1 op. 23 n° 2 op. 23 n° 5 op. 23 n° 6 op. 23 n° 7 Claude Debussy dal secondo libro di Studi: X. “Pour les sonorités opposées” XI. “Pour les arpèges composés” Franz Liszt Polacca n. 2 in mi maggiore da Années de Pèlerinage II Annèe : Après une lecture de Dante (Fantasia quasi Sonata) IL PIANOFORTE NARRATIVO Anni di pellegrinaggio, secondo anno: Italia (1837-1856) Liszt amò molto l’Italia, per questo ne celebrò in musica le bellezze monumentali, artistiche (come i quadri di Raffaello e le statue di Michelangelo) e letterarie (si pensi ai sonetti del Petrarca) nel più vasto ciclo pianistico forse mai stato scritto, gli Anni di pellegrinaggio. Dopo una lettura di Dante è forse il brano più interessante di questa collezione ed è un’opera massiccia di proporzioni e fortemente virtuosistica. Dante lo colpì per la sua forza di scrittura e per la sua visione dell’ambiente infernale: il Romanticismo tedesco era fortemente affascinato dall’idea del “diabolico”, del “tenebroso”, e Liszt fu tra i musicisti che più furono ispirati da questo tema (lo dimostrano esempi come i poemi sinfonici Dante e Faust o il Mephisto Valzer per pianoforte). Tutto lo strumento è coinvolto in esplosioni sonore di grandi effetti di natura “orchestrale”, la musica stessa fa fantasticare: Dante sta attraversando l’Inferno e nel frattempo ci racconta storie, sofferenze e tormenti dei condannati, fino ad arrivare poi, attraverso il Purgatorio, in Paradiso, dove viene colpito da una luce abbagliante che viene resa in musica con una liberazione di note acute. La pagina ha una straordinaria capacità narrativa e comunicativa, qui ritroviamo esattamente quello che abbiamo trovato nel racconto di Dante, e cioè passioni, sentimenti, tormenti, cronache e visioni estatiche. Liszt era abilissimo nel rappresentare musicalmente fatti, sentimenti ed impressioni, e per fare ciò rende la musica chiara e concreta come può esserlo un’espressione verbale o gestuale. bibliografia essenziale: Piero Rattalino, Liszt o il giardino d’Armida, Torino, EDT, 1993. Franz Liszt, Divagazioni di un musicista romantico, a cura di Raoul Meloncelli, Roma, Edizioni Salerno, 1979. discografia essenziale: Emanuele Arciuli, etichetta Stradivarius (STR 33417), anno di pubblicazione 1997. Rinaldo Bellucci, ha studiato pianoforte e composizione presso il Conservatorio di Torino. Si è perfezionato con Lazar Berman e Victor Merzhanov. Ha collaborato come maestro sostituto con Oksana Krovytska, soprano della New York City Opera, Misha Svetlov, basso della Chicago City Opera, Alfred Werner, baritono dell’Opera di Stato di Vienna, registrando per la rete televisiva nazionale ORF 1. In qualità di compositore ha scritto l’opera buffa: “Il gatto con gli stivali” eseguita al Conservatorio di Torino. 8 9 f.s Venerdì 28 Ottobre 2005 Auditorium Istituto Musicale ore 11,00 RI-sound incontri possibili tra giovani e musicisti Casa del Conte Verde ore 22,30 I concertini dell’antireplica confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti con il soprano Sandra Foschiatto e il pianista Luca De Marchi 10 Sandra Foschiatto nata a Udine, ha studiato al Conservatorio di Parma diplomandosi in canto con Jenny Anvelt. Ha vinto nel 1996 la Borsa di Studio “Arturo Toscanini” e in seguito si è perfezionata con Mirella Freni, Katia Ricciarelli, Raina Kabaivanska, Lella Cuberli. Ha debuttato a Udine nel 1995 in “La cambiale di Matrimonio” di Rossini e “La Serva padrona” di Pergolesi. Altre tappe importanti: al Teatro Olimpico di Vicenza è stata Zaide nell’opera omonima registrata dalla TV giapponese, al Teatro Comunale di Modena con l’Orchestra Sinfonica “A. Toscanini”, a Sarajevo presso l’Accademia Musicale Nazionale, a Praga, dove ha cantato il Requiem di Mozart con la Praga Sinfonietta Luca De Marchi nato a Venezia, ha studiato pianoforte con Massimo Somenzi e composizione con FabioVacchi e, al “Mozarteum” di Salisburgo, direzione d’orchestra e musica da camera. Ha collaborato, in qualità di assistente musicale, con il Teatro Nazionale di Praga, il Teatro di Darmstadt, il Teatro Comunale di Bologna, Ferrara Musica, l’Accademia del Mozarteum di Salisburgo, presso la NHK-Hall di Tokjo e la Ken Min Hall di Jokohama sotto la direzione di Giuseppe Sinopoli. Nelle stagioni 2000-02, in qualità di maestro sostituto e assistente musicale, ha curato il repertorio italiano all’Opera di Stato di Vienna con i Wiener Philarmoniker. 11 Sabato 29 Ottobre 2005 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Sandra Foschiatto Luca De Marchi soprano pianoforte Francesco Paolo Tosti Romanze su testi di Gabriele D’Annunzio Francesco Paolo Tosti Malinconia Dorme la selva Quand’io ti guardo L’ora è tarda Or dunque addio Chi sei tu che mi parli Quattro canzoni d’Amaranta Lasciami! Lascia ch’io respiri L’alba separa dalla luce l’ombra Invan preghi Che dici, o parola del Saggio? Due piccoli notturni Van gli effluvi de le rose O falce di luna calante Consolazione Non pianger più Ancora qualche rosa è ne’ rosai… Tanto accadrà, ben che non sia d’aprile… Perché ti neghi con lo sguardo stanco? Sogna, sogna, mia cara anima! Settembre (dì: l’anima mia m’ascolta?…) Quanto ha dormito, il cembalo!… Mentre che fra le tende scolorate… 12 IL CASO TOSTI DI LONDRA Un giallo quello di Francesco Paolo Tosti (1846-1916): pupillo di casa Ricordi, insegnante di canto della regina Margherita, docente presso il Royal College of Music e la Royal Academy of Music di Londra, autore di metodi per canto adottati dai conservatori inglesi, osannato e richiesto in tutte le corti europee e poi, dopo la sua morte, quasi dimenticato. Al tempo di Verdi e Puccini non sarebbe stato intelligente dedicarsi al melodramma per ingrossare le fila dei tanti “minori”, Tosti decise così di coltivare un genere discreto ed attuale: la romanza. Con la sua scomparsa le romanze passarono agevolmente dal salotto aristocratico alle sale da concerto, tuttavia subirono una perdita di interesse, insieme a tutte quelle forme d’arte che avevano addolcito gli ultimi fasti della vecchia Europa. Dagli anni ’50 i cantanti considerarono queste meraviglie canzonette dal facile effetto, contemporaneamente i musicologi le bollavano come prodotti minori. Dagli anni ’90, con la nascita dell’Istituto Nazionale Tostiano, la rivalutazione è completa: è in corso l’edizione critica di tutte le romanze: 14 volumi, di cui 8 già pubblicati per la BMG, due studi con contributi di musicologi italiani e stranieri editi dalla EDT: Tosti e Il Canto di una vita, ed infine in registrazione l’integrale discografica, prevista in 20 CD, di cui già 5 per la Nuova Era. Romanze che rivelano una profonda conoscenza del bel canto (Tosti era un eccellente tenore), piene di melodie maturate all’ombra della più alta produzione operistica italiana, romanze che rispecchiano il gusto per la letteratura, evidente nella scelta di autori contemporanei: D’Annunzio, Fogazzaro, Praga, brani che ancora hanno vita nonostante il mondo per il quale furono concepiti sia scomparso. bibliografia essenziale: AA.VV.: Tosti e Il Canto di una vita, EDT discografia essenziale: integrale discografica, prevista in 20 CD, di cui già 5 per la Nuova Era. p.c. 13 Sabato 5 Novembre 2005 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Giuseppe Nova Rino Vernizzi Giorgio Costa Giuseppe Verdi Luigi Hugues (1836/1913) Vincenzo Bellini Franz e Karl Doppler (1821/1883 -1825/1900) Giuseppe Verdi Francesco Morlacchi (1784-1841) Antonio Torriani (1784/1841 ) Astor Piazzolla flauto fagotto pianoforte Fantasia sul Ballo in Maschera di Giuseppe Verdi Paraphrase op.42 en souvenir de Adelina Patti, sur la Somnambule de Monsieur Vincenzo Bellini Fantasia Concertante per flauto e fagotto con l’accompagnamento del pianoforte su motivi del Maestro Giuseppe Verdi * Le Quattro Stagioni in Buenos Aires Primavera Porteña Verano Porteño Otoño Porteño Invierno Porteño Close your eyes and listen Oblivion PIAZZOLLA COME VIVALDI? Il “prete rosso” certamente si aggirava nella mente del revolucionario del tango, ma solo per evocare una suggestione storico-musicale, non per richiamare una citazione stilistica, tanto meno tematica. Non è un pastiche da Rondò Veneziano, questo di Piazzolla: la nascita spontanea, libera da costrizioni programmatiche di questi pezzi è segno del desiderio di ritrarre il proprio mondo con il proprio linguaggio, non di edificare un monumento al passato. Le quattro estaciones furono composte in anni diversi, dal 1964 al 1970, e non nell’ordine naturale: più che stagioni di un anno solare sono stazioni di un percorso umano e musicale, in una fase, quella degli anni Sessanta, in cui lo stile di Astor Piazzolla si va definendo compiutamente. Anzi, probabilmente proprio volgendo lo sguardo a un elemento cangiante come le stagioni, il compositore ha voluto approfondire la propria tecnica espressiva. Non devono ingannare gli spunti fugati (come nell’apertura della Primavera) o gli episodi dialogati fra tutti e solo (per esempio nel finale dell’Invierno): la loro presenza è usuale nel repertorio piazzolliano, non si tratta di citazioni stilistiche barocche inserite una tantum. La compenetrazione di procedimenti armonici e contrappuntistici europei con l’incalzante impulso ritmico del tango popolare argentino è divenuta, anche grazie alla celebrità delle Cuatro estaciones porteñas (cioè di Buenos Aires), un simbolo identificativo della musica di Piazzolla, un autore che ha portato nel repertorio della musica da camera l’arranque tipico del tango tradizionale. bibligrafia essenziale: Maria Susana AZZI e Simon COLLIER, Le grand tango: the life and music of Astor Piazzolla, Oxford, Oxford University Press, 2000 discografia essenziale: Un paio di edizioni discografiche con l’ottima interpretazione del Richard Galliano Septet (Piazzolla Forever, 2003, Dreyfus Jazz) e la rilettura di Gidon Kremer alla guida della Kremerata Baltica (Eight Seasons, 2000, Nonesuch) con l’interessante inanellamento delle Stagioni di Vivaldi e Piazzolla s.s. Il Trio ha debuttato nel 1996 in apertura del Festival Verdiano di Busseto. La sua ricerca è rivolta alla riscoperta del patrimonio strumentale italiano del XIX secolo di matrice operistica, spesso ancora inedito, ed alla valorizzazione del repertorio meno conosciuto del XX secolo. La simbiosi strumentale tra il flauto, il fagotto e il pianoforte rende il Trio, nella sua particolarità di organico e di repertorio, un ensemble particolarmente interessante sotto l’aspetto timbrico. 14 15 Venerdì 11 Novembre 2005 Auditorium Istituto Musicale ore 11,00 RI-sound incontri possibili tra giovani e musicisti Casa del Conte Verde ore 22,30 I concertini dell’antireplica confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti con gli strumentisti dei Fiati di Parma e il direttore Claudio Paradiso 16 I Fiati di Parma sono l’unica Orchestra da camera stabile italiana di strumenti a fiato fondata nel 1990 su iniziativa dell’attuale direttore Claudio Paradiso. I componenti sono o sono stati le prime parti di Orchestre sinfoniche e da camera, come la Sinfonica Nazionale della RAI di Torino, l’Orchestre de Paris, i Wiener Symphoniker, il Teatro “La Scala” di Milano, ed hanno tutti una solida esperienza cameristica. E’ complesso residenziale della Sala Mozart dell’Accademia Filarmonica di Bologna e della Associazione Amici della Musica nel Teatro Comunale di Atri. La ricerca di un repertorio apparentemente ristretto che, spaziando dal XVIII secolo ai nostri giorni ha permesso a I Fiati di Parma di scoprire ed eseguire per la prima volta in tempi moderni l’Adagio per violino e fiati del trapanese Antonio Scontrino (1850-1922) ed incidere per la prima volta (per Studio A di Radio Vaticana) la Sinfonia per fiati del pistoiese Teodulo Mabellini (1817-1897), Nel 1995 ha registrato per la RAI e per la Radio Vaticana e nel 2003 per i Concerti di RadioTre. 17 Sabato 12 Novembre 2005 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 I Fiati di Parma Bruno Paolo Lombardi flauto Josef Feichter flauto Fabio Bagnoli oboe Fabio D’Onofrio oboe Francesco Zarba clarinetto Sergio Delmastro clarinetto Marco Panella corno Leonardo Consoli corno Franco Perfetti fagotto Giuseppe Settembrino fagotto Sergio Lazzeri contrabbasso Claudio Paradiso direttore Gaetano Donizetti Sinfonia per fiati Andante Allegro Wolfgang Amadeus Mozart dall’opera Don Giovanni: Harmoniemusik [Ouvertura. Andante] Allegro con Presto Andante Allegro Tempo di Menuetto Allegro vivace Tempo di Menuetto Un poco Allegro Teodulo Mabellini (1817-1897) Sinfonia per fiati Largo molto Allegro giusto Scherzo e Trio Adagio Finale 18 TEODULO MABELLINI, CHI ERA COSTUI? Schiacciato dall’ingombrante predominio del teatro musicale, il repertorio strumentale italiano dell’Ottocento resta uno dei più giganteschi contenitori di carneadi della storia della musica. Dopo decenni di esaltazione monolitica del repertorio operistico, oggi si è costretti a faticare come dei dannati per riesumare alcuni illustri personaggi rimasti inspiegabilmente dimenticati. Mabellini, ad esempio, è uno dei compositori più interessanti di tutto l’Ottocento italiano; pur avendo trascorso quasi tutta la vita tra i confini della Toscana, fu uno dei musicisti più famosi del suo tempo: lo prova il fatto che Verdi, per la Messa da Requiem in onore di Rossini, commissionata ai dodici compositori più noti dell’epoca, abbia affidato proprio a Mabellini il Lux aeterna conclusivo. Grande didatta, nonché valente direttore d’orchestra (rimase alla “Società filarmonica” di Firenze dal 1843 al 1859), scrisse qualche opera teatrale e alcuni interessanti lavori liturgici; pare che Rossini, subito dopo aver ascoltato la sua Messa da Requiem nel 1851, abbia esclamato: “se l’Almagna vanta quella di Mozart, l’Italia può andare superba della tua!”. La Sinfonia per fiati, una delle perle della produzione di Mabellini, è uno dei frutti dimenticati degli anni immediatamente successivi all’unità d’Italia; dedicata “ai Conservatori d’Italia” con inequivocabili intenti didattici, spicca tra la produzione coeva, rendendo sbiadita anche la ben più sgargiante fama della Petite Symphonie di Gounod. E pensare che nell’Ottocento ci si lamentava dell’eccessiva diffusione di Mabellini; pare addirittura che i fiorentini, per criticare la scarsa presenza di opere nei loro teatri, avessero coniato con una punta di sarcasmo il seguente slogan: “Bellini è morto, Ma-Bellini è vivo!”. bibliografia essenziale: Claudio Paradiso, prefazione alla prima edizione a stampa della Sinfonia di Mabellini, Parma, Edizioni del Cairo, 1999. Sergio Martinotti, Ottocento strumentale italiano, Bologna, Forni, 1972. discografia essenziale: Donizetti: musica per fiati, Asciallo - Bonucci - Gorgi Toppi - Petracchi - Vlad, CD, Frequenz, 1990. Hummel: Ottetto Partita, Danish Wind Octet, CD, Rondo - Gramophon, 1999. Le grandi serenate romantiche per fiati, I fiati di Parma, CD, Amadeus, Febbraio 2000. a.m. 19 Sabato 19 Novembre 2005 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Mario delli Ponti pianoforte Franz Schubert Improvviso in fa minore D. 935 Ludwig van Beethoven Sonata in la bemolle maggiore op. 110 Moderato cantabile, molto espressivo Allegro molto Adagio, ma non troppo Fuga allegro, ma non troppo Claude Debussy 12 Préludes (II volume) L’IMMAGINAZIONE IN MUSICA Preludi: secondo libro (1910-1912) È difficile tradurre in parole il linguaggio dei preludi, spiegare se e in che modo Debussy si fosse ispirato ad alcuni soggetti provenienti dalla poesia, dalla pittura e dalla natura. Qualcuno definì il secondo libro “l’album di schizzi di un artista”, poiché contiene un po’ di tutto: ritmi spagnoleggianti (n°3) e da music-hall (n°6), personaggi da Shakespeare e Dickens (n°9), atmosfere bucoliche e suoni di zampogna (n°5), ambienti d’acqua (n°8), spettacoli pirotecnici (n°12), ecc… Nonostante questa vasta scelta di spunti, Debussy non vuole rappresentare situazioni; troppo spesso è stato chiesto alla musica (e le si chiede tuttora) di dover a tutti i costi significare o spiegare qualcosa. Nel caso dei preludi questa richiesta viene soddisfatta solo in parte: infatti, l’autore “suggerisce” non dei veri e propri titoli, ma proposte, ipotesi, suggerimenti che chi ascolta può invece interpretare in maniera diversa. Solo a volte i riferimenti sono abbastanza chiari (si pensi all’imitazione delle onde marine nel preludio n°8 o allo scoppio dei petardi nel n°12), ma molto spesso, invece, l’ascoltatore si trova immerso in un ambiente sonoro totalmente indefinibile. Ma forse è quello che Debussy voleva: cioè desiderare che il suo pubblico si diverta ad indovinare immagini e sensazioni descritte che non sempre coincidono con quelle che realmente lo hanno ispirato (se così è stato…), ma non per questo sono sbagliate o inadatte alla situazione musicale; in questo modo l’ascoltatore viene sollecitato ed invitato a collaborare con la sua stessa immaginazione. bibliografia essenziale: Edward Jankélévitch, Debussy: la vita e l’opera, traduzione dall’inglese di Domenico de’ Paoli, Milano, Curci, 1993 Alfred Cortot, La musica pianistica di Debussy in “La musica pianistica francese”, Milano, Edizioni Curci, 1957 (pp. 7-35) discografia essenziale: Arturo Benedetti Michelangeli, Deutsche Grammophon (DGG 449438 2), anno di pubblicazione 1995. Mario delli Ponti, milanese, incomincia la sua carriera in Italia e negli Stati Uniti. Nel 1956 fu invitato da Arturo Toscanini a suonare nella propria residenza di River-dale; vinse quindi a Londra la Bach Medal; nel 1961 venne chiamato da Pablo Casals a suonare a Puerto Rico. In Italia ha suonato al Teatro alla Scala, alla Società del Quartetto di Milano, all’Accademia di Santa Cecilia di Roma . Ha inciso dischi con la RCA, l’ Angelicum e CD per la Foné, la LoveLied e la Bongiovanni. Nel maggio del 2003 gli è stata concessa dal presidente della Repubblica la medaglia di benemerito della Cultura e delle Arti. 20 21 f.s. Sabato 26 Novembre 2005 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Joint Venture jazz group Mario Petracca Saverio Miele Andrea Penna chitarra contrabbasso batteria DUE MONDI CHE SI INCONTRANO La storia del jazz è storia di contaminazione, tra neri e bianchi, con musiche di diverse civiltà musicali, e anche con la musica cosiddetta “colta”. La storiografia musicale ha sempre creato categorie, generi, e con essi gerarchie, ma la storia della musica, in particolare quella del jazz, è stata da sempre all’insegna dello scambio, dell’andare oltre i confini. Questo atteggiamento di apertura ha contraddistinto i grandi innovatori del jazz, grazie ai quali questo genere ha potuto compiere nell’arco di un secolo un’evoluzione straordinaria. Negli anni ’30 Teddy Wilson, uno dei più importanti pianisti dell’era Swing, studiava i brani di Scarlatti, ma nascondeva questo suo interesse, dal momento che la musica dei neri doveva apparire come istintiva. Talvolta anche importanti esponenti della musica colta hanno dimostrato un certo interesse per il jazz. Si racconta che Toscanini si recava spesso ad ascoltare dal vivo il grande pianista Art Tatum, impressionato dal suo strabiliante virtuosismo; lo stesso Tatum utilizzò nel suo repertorio temi di Massenet e di Dvorak. I casi di scambio, attrazioni, contaminazioni si moltiplicano nella storia del jazz. Sono note le esecuzioni di Keith Jarrett delle Variazioni Goldberg e del Clavicembalo ben temperato di Bach, nonché di composizioni di Haendel e Sostakovic. Nelle infinite versioni di “My Favorite Things” John Coltrane costruì complessi sviluppi polifonici, con concezioni del tutto simili alle Partite per violino solo di Bach. Un caso esemplare è rappresentato dal concerto tenutosi a Monaco nel 1982 dal viennese Friedrich Gulda e l’italoamericano Chick Corea, due pianisti “irrequieti”, provenienti da due mondi diversi, ma amanti da sempre della trasversalità dei linguaggi. L’esito di questo incontro musicale è quello di un’improvvisazione davvero senza limiti, in un continuo intrecciarsi di codici espressivi. Esempi di musica libera, oltre i confini. ˆ ˆ Saverio Miele si diploma in contrabbasso nel 1990 presso il Conservatorio di Alessandria. Segue seminari di perfezionamento jazz nell’ambito del festival Internazionale “Umbria Jazz” e presso il Centro Didattico Musicale di Milano. Svolge attività concertistica collaborando con numerose orchestre fra cui Camerata delle Arti, Orchestra da Camera del Piemonte. Andrea Penna inizia a dedicarsi allo strumento nel 1978 e nel 1982 intraprende l’attività professionale svolgendo tournée in Finlandia, Svezia Germania e Svizzera. Ritornato in Italia ha suonato con diversi musicisti tra i quali: Riccardo Zegna, Barry Vincent, Arthur Miles, Karl Potter. 22 ˆ Mario Petracca suona professionalmente dal 1980. Ha fatto parte di varie formazioni jazzistiche collaborando con musicisti quali: Flavio Boltro, Pierre Drevet; ha fatto parte del gruppo “Arti & Mestieri” con il quale ha inciso “Children’s Blues” (ed. Augusta ’85). Nel 1990 con il brano “Matteo” contenuto nel disco “Come ci dovremmo sentire al mattino” si è classificato primo al concorso “Nuovi compositori – musica per Orione” indetto da Rai Radiotre. bibliografia essenziale: Nisenson, Eric, Ascension – Vita e musiche di John Coltrane, Testo e immagine, 2002 Cerchiari, Luca, Il jazz, una civiltà afro-americana ed europea, Tascabili Bompiani, 2001 Carr, Ian, Keith Jarrett – L’uomo e la musica, Arcana, 1992 discografia essenziale: John Coltrane, My Favorite Things, Atlantic, 1961 Friedrich Gulda & Chick Corea, The meeting, Philips 1983 Art Tatum, The solo Verve recording, 1953/1955 Teddy Wilson, Teddy 1937-38, Classics 23 f.g. Venerdì 2 Dicembre 2005 Auditorium Istituto Musicale ore 11,00 RI-sound incontri possibili tra giovani e musicisti Casa del Conte Verde ore 22,30 I concertini dell’antireplica confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti Angelo Manzotti sopranista, si dedica alla riproposta del repertorio storico dei castrati con particolare riferimento alla produzione settecentesca. Grazie ad un lungo esercizio fisiologico, ha perfezionato una tecnica di canto che lo differenzia dai comuni controtenori: invece di adottare il meccanismo del falsetto ha sperimentato un metodo per far vibrare soltanto la porzione anteriore delle corde vocali, riducendone così la lunghezza allo standard femminile. In tal modo, grazie all’uso dello “stop closure falsetto” egli può avvalersi di tutta l’estensione, la duttilità ed il volume sonoro tipici della voce di un soprano, superando così i tradizionali limiti del falsetto maschile, ed esibendo una gamma vocale continua e omogenea dagli estremi sopracuti (Re5) fino alle più gravi note baritonali. Vincitore nel 1992 del Concorso Internazionale “Luciano Pavarotti” di Philadelphia si è aggiudicato il “Timbre de Platine” di Opéra International con la sua prima registrazione discografica: Arie di Farinelli. con il sopranista Angelo Manzotti e la clavicembalista Rita Peiretti Rita Peiretti, nata a Torino, dopo essersi diplomata in pianoforte, si è dedicata allo studio della musica antica. Dal ’90 è alla guida del complesso barocco “L’Accademia dei Solinghi” con il quale ha inciso, per la casa discografica Dynamic di Genova, l’integrale dei concerti per clavicembalo e orchestra di Galuppi e nove concerti di Giordani. 24 25 Sabato 3 Dicembre 2005 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Angelo Manzotti Rita Peiretti sopranista clavicembalo Claudio Monteverdi Se i languidi miei sguardi lettera amorosa a voce sola dal settimo libro dei madrigali Giovanni Felice Sances (1600-1679) “Usurpator tiranno” cantada a voce sola sopra il Passacaglie Girolamo Frescobaldi Cento Partite sopra Passacaglia dal primo libro delle toccate, partite, ecc. per cembalo Geminiano Giacomelli (1692 c.-1740) “Sposa non mi conosci” da Merope Riccardo Broschi (1658 c.-1756) “Son qual nave” da Artaserse Carlo Broschi “Che chiedi che brami” Christoph Willibald Gluck “Addio, addio, o miei sospiri” da Orfeo Domenico Scarlatti Sonata in mi bemolle maggiore K193 Wolfgang Amadeus Mozart “Voi che sapete” dall’opera Le nozze di Figaro Gioachino Rossini recitativo “ Oh patria!” aria “Di tanti palpiti” dall’opera Tancredi L’ALTRA VOCE DEL BAROCCO Carlo Broschi detto Farinelli (1705-1782) Oggi suona strano, quasi sgradevole, pensare a ruoli maschili come quelli di Arbace o Catone interpretati da voci acutissime, del tutto prive di tratti virili; eppure i castrati utilizzati in quelle parti furono uno dei fenomeni più abusati di tutto il barocco. Quando Carlo Broschi, poco più che quindicenne, subiva il dolore dell’evirazione, la storia della musica segnava la nascita di un mito inarrestabile. Acquisito lo pseudonimo di Farinelli, in omaggio alla protezione della famiglia napoletana Farina, egli intraprese subito una carriera leggendaria; dopo straordinarie avventure in Italia e a Vienna, Londra lo accolse nel 1734 presso la Compagnia della Nobiltà, la rivale delle rappresentazioni organizzate al Covent Garden da Händel; Burney descriveva così l’incanto della sua voce: “l’orchestra non lo seguiva, ma tutti erano trasognati con la bocca aperta, come se cadesse un raggio”. In seguito Farinelli rimase per ventidue anni alla corte spagnola di Fernando VI (1737-1759), mentre l’Italia ospitò l’ultimo periodo della sua lunghissima vita, che si concluse a Bologna nel 1782. Indescrivibili pare fossero le sue qualità vocali: quasi quattro ottave di estensione, note tenute sino alla soglie delle svenimento, vocalizzi interminabili, questo era Farinelli; innumerevoli poi sono le testimonianze, che raccontano sfide all’ultimo sangue con strumentisti virtuosi o scene di follia provocate dalle sue esecuzioni. Ma nella costruzione del personaggio non deve essere trascurata l’importanza delle composizioni scritte ad hoc per la sua voce dal fratello Riccardo Broschi, musicista rimasto inevitabilmente sepolto sotto l’insostenibile peso della fama fraterna, che alcuni studiosi individuano addirittura nel materiale colpevole dell’evirazione più celebre di tutti i tempi. bibliografia essenziale: Sandro Cappelletto, La voce perduta: vita di Farinelli evirato cantore, Torino, EDT, 1995. Corrado Ricci, Farinelli: quattro storie di castrati e primedonne tra Sei e Settecento, Lucca Akademos & LIM, 1995. Patrick Barbier, Voce sola, Milano, Rizzoli, 1995. discografia essenziale: - Farinelli Soundtrack, Rousset - Lee Ragin - Les talents lyriques, CD, Travelling, 1995. - Arias for Farinelli, Genaux - Jacobs, CD, Harmonia Mundi, 2002. - Arie di Farinelli, Manzotti - Jacoboni - I solisti di Roma, Bongiovanni, 1995. a.m. 26 27 Sabato 10 Dicembre 2005 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Concerto premio offerto dall’Istituto Musicale Città di Rivoli ai vincitori del Concorso Internazionale “Città di Valentino” che si è tenuto nel 2004 a Castellaneta Ayako Harada pianoforte Franz Joseph Haydn Sonata n. 3 in mi bemolle maggiore Béla Bartok Suite Op.14 Allegretto Scherzo Allegro molto-sostenuto Franz Liszt Ballade n. 2 Wolfgang Amadeus Mozart Variazioni su un tema di Duport K 573 Franz Liszt Sonetto 47, 104 del Petrarca Rapsodia spagnola TRA UNGHERIA E ALGERIA CON BARTÓK Dimostrare che gli elementi strutturali, melodici e ritmici delle musiche e dei canti dei paesi balcanici hanno radici comuni: era la tesi di Béla Bartók, avvalorata da decenni di studi e indagini sul campo. Compositore ed etnomusicologo, Bartók raccolse nella sua vita un’infinità di testimonianze: nella natia Ungheria, in Romania, Slovacchia, Bulgaria, persino in Turchia e Africa del nord. Per lui, seduto al pianoforte per comporre, quel patrimonio sedimentato nei secoli costituiva, oltre che oggetto di indagine, anche materiale di inesauribile sviluppo e fonte di ispirazione, ma non risultava sufficiente il linguaggio post-romantico per tradurre musiche nate secondo principi del tutto estranei alla grammatica “colta”. L’incontro con Debussy fu da questo punto di vista determinante e suggerì a Bartók la direzione in cui procedere: l’armonia tonale ristretta ai modi maggiore e minore non era adeguata, era necessario recuperare il concetto di modalità e adattarlo alle scale delle musiche popolari. La capacità di recuperare i materiali motivici di quelle musiche nelle proprie composizioni, ma soprattutto di ricrearne il sound, di mantenere alta e pulita la qualità del segno musicale, di conferire un grado di originalità sempre meraviglioso e sbalorditivo alle composizioni, è riscontrabile in tutta la produzione di Bartók, che nella Suite op. 14 Sz. 62 composta nel 1916 avrebbe più tardi riconosciuto la prosecuzione di un processo di affinamento della scrittura pianistica, resa in quegli anni più trasparente ed essenziale, lontana dagli eccessi sonori della propria prima fase postromantica. Pur non essendoci citazioni letterali di melodie popolari, nella Suite si distinguono pezzi dal carattere rumeno e persino l’impiego di strutture di origine araba, frutto della campagna di indagini effettuata tre anni prima in Algeria. bibliografia essenziale: David YEOMANS, Bartók for Piano, Bloomington and Indianapolis, Indiana University Press, 1988 discografia essenziale: Bartók Plays Bartók, Pearl, 1995 Harada Ayako nata ad Aichi, (Giappone) ha incominciato la formazione musicale a cinque anni, e si è laureata alla Prefectural University of Fine Arts and Music di Aichi. Si è perfezionata all’Accademia Liszt di Budapest. Ha vinto numerosi concorsi e premi pianistici tra cui: il Wakayama Music Competition, il Japan Chamber Music Competition e il Concorso Internazionale Bela Bartok di Szeged (Ungheria). Ha suonato come solista con la Nagoya Philharmonic Orchestra, e l’Orchestra Sinfonica di Szeged. 28 29 s.s. Venerdì 16 Dicembre 2005 Auditorium Auditorium Istituto Istituto Musicale Musicale ore ore 11,00 11,00 RI-sound incontri possibili RI-sound tra giovani e musicisti incontri possibili tra giovani e musicisti Biblioteca Comunale ore 22,30 I concertini dell’Antireplica confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti Biblioteca Comunale ore 22,30 con il chitarrista Federico Pietroni e l’ arpista Genni Tommasi I concertini dell’antireplica confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti Genni Tommasi nata a Lucca ha studiato all’Istituto Musicale “L.Boccherini”. Si è perfezionata con Irene Rossi, con la quale approfondisce lo studio del repertorio arpistico italiano. Ha studiato in seguito al Regio Conservatorio di Bruxelles con Susanne Mildonian ottenendo il Primo Premio con menzione speciale della giuria. Collabora in qualità di prima arpa con il Teatro Comunale di Lucca e il Teatro Comunale di Firenze. con il chitarrista Federico Pietroni e l’arpista Genni Tommasi 30 Federico Pietroni diplomato in chitarra al Conservatorio di La Spezia ha studiato in seguito con Ralph Towner e Josè Luis Postigo affermandosi ben presto in Italia come esponente di un chitarrismo in grado di esprimersi con i linguaggi della musica flamenca e latino - americana, avvalendosi di una tecnica propriamente classica. Nel ’98 viene invitato ad interpretare in un duo con Alirio Diaz brani di repertorio venezuelano nell’ambito del Festival Internazionale “Umbria Estate”. Ha collaborato con Juan Lorenzo (RAI1), Gipsy Kings (RAI3) e Tony Esposito per (Canale 5). 31 Sabato 17 Dicembre 2005 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Etnoclassic Genni Tommasi Federico Pietroni arpa chitarra Sammy Cahn I should care Federico Pietroni Aire del Sur Astor Piazzolla Escualo Antonio Lauro Carora Valser N.2 Ariel Ramirez Alfonsina y el mar Genni Tommasi Il carro di Tespi Federico Pietroni Necesidad Eden Ahbez Nature boy SULLA SOFFICE SABBIA CHE LAMBISCE IL MARE... Nata nel Canton Ticino nel 1892 ed emigrata con in genitori in Argentina appena quattro anni più tardi, autrice di sette libri di poesie, di una commedia teatrale e di numerosi articoli di critica letteraria, conosciuta e venerata in tutto il Sud America, Alfonsina Storni lasciò dietro di sé una storia misteriosa. Salita agli onori della fama negli anni Venti, ricevette poi molti premi letterari e riconoscimenti ufficiali, mantenendo un ruolo di primo piano fra gli intellettuali argentini, finché, all’alba del 25 ottobre del 1938, a Mar de la Plata, per probabili motivi esistenziali che ancor oggi non risultano del tutto chiariti, decise di porre fine alla propria vita in un modo che lasciò – e che lascia tuttora – una strana eco: Alfonsina si diresse alla spiaggia e, con estrema semplicità e freddezza, camminò dentro il mare, finché le onde la avvolsero del tutto. «Sulla soffice sabbia che lambisce il mare / le sue piccole orme non tornano più indietro, / un sentiero solitario di pena e silenzio / è giunto fino all’acqua profonda…»: sono le parole che schiudono Alfonsina y el mar, la canzoneomaggio di Ariel Ramírez e Félix Luna, divenuta un inno popolare in tutto il Latinoamerica, nonché un manifesto della Nueva Canción Americana, in qualche modo opposta alla canzone commerciale “prefabbricata”, soprattutto quella di matrice yankee – ossia degli Estados Unidos. Simbolo dell’identità culturale di un continente e dello sforzo che si compie per salvaguardare quell’idendità, Alfonsina y el mar si è diffusa in Sud America e in buona parte dell’Europa soprattutto grazie all’interpretazione di Mercedes Sosa. bibliografia essenziale Alfonsina y el Mar di Michela Fregona discografia essenziale: Mercedes Sosa ’87, Mercedes en Bariloche, (http://www.matson.it/sonora/html/ writings.asp?id=31)numerose 32 33 s.s. Sabato 21 Gennaio 2006 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Rivolijazz Jazzensemble Istituto Musicale Città di Rivoli Terry Fessia Max Carletti Diego Borotti Stefano Maccagno Giuseppe Calvagna Andrea Penna voce chitarra sax pianoforte contrabbasso batteria A SCUOLA DI JAZZ Il Jazz all’Istituto Musicale Città di Rivoli è stato un indirizzo fondamentale delle attività didattiche fin dalla fondazione della scuola nel 1979. Scegliere quest’indirizzo vuol dire divertirsi suonando insieme, affinare le proprie capacità di ascolto ed approfondire le proprie attitudini all’improvvisazione ed alla creatività, affidandosi ad insegnanti che rappresentano il jazz a livello nazionale. Il percorso musicale di jazzistico consente una libertà assoluta nella scelta dei programmi individuali, che vengono concordati insieme agli insegnanti, offrendo però la sicurezza di una solida formazione per la parte generale e teorica. Le attività di musica d’assieme e il laboratorio di jazz ensemble rappresentano un focus molto seguito dall’Istituto Musicale; ogni anno i gruppi Latin Institute, la Big Band residente all’Istituto, il Combo Vocale e il Laboratorio Corale sono aperti a tutti coloro che desiderino suonare e cantare insieme. Con i laboratori di arrangiamento, analisi ed informatica musicale è possibile aprire i propri orizzonti musicali sfruttando le possibilità che arrivano dalle più aggiornate innovazioni informatiche. Il gruppo Rivolijazz si è formato all’interno dell’Istituto Musicale Città di Rivoli ed è composto da musicisti che svolgono anche attività didattica all’Istituto. Il profilo dei componenti vede un importante percorso professionale, che pone tutti come attivi concertisti in diversi generi musicali, dal jazz alla musica da film all’etnico ed alle sperimentazioni. Rivolijazz rappresenta un importante momento di creazione e sinergia tra professionalità del jazz dai linguaggi e stili differenti che si incontrano sulla scena dell’Istituto Musicale. 34 35 Sabato 28 Gennaio 2006 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Alexei Soutchkov pianoforte Fryderyk Chopin Fantasia op.49 in fa minore Sonata n. 2 op.35 in si bemolle minore Grave- Doppio movimento Scherzo Marche funèbre Finale. Presto 24 Preludi op.28 L’ARIEL DEL PIANOFORTE Era Ariel, la creatura svolazzante della Tempesta di Shakespeare, l’immagine più frequentata dai contemporanei per dipingere Chopin al pianoforte. Oggi, frastornati da esecuzioni sempre più nerborute, raramente potremmo accostare immagini della stessa leggerezza ai moderni interpreti chopiniani. Eppure l’evanescenza e la delicatezza erano le sensazioni che il suono di Chopin produceva sul pubblico del tempo: “si dice che io suoni troppo debolmente, o meglio troppo delicatamente, per la gente abituata agli artisti indigeni che fracassano il pianoforte. Ma preferisco questa critica a quella di suonare troppo forte”. Chopin era l’altra faccia dell’esuberanza coeva, colpiva per il suo intimismo accentuato, che sembrava quasi svanire nell’impercettibile, tra le nebbie di sonorità impalpabili: “si è tentati di avvicinarsi allo strumento porgendo l’orecchio come si farebbe ad un concerto di silfi e di folletti” (Berlioz). Indubbiamente i pianoforti che prediligeva Chopin (i Pleyel) avevano una sonorità debole per le grandi sale, ma il suo atteggiamento alla tastiera restava legato all’ambito salottiero; solo da vicino si potevano cogliere tutte le raffinatezze delle sue esecuzioni: “il giorno in cui si inventerà un microscopio per le orecchie, quel giorno Chopin sarà divinizzato” (Berlioz); Moscheles ne lodava le sottigliezze dinamiche: “il suo ‘piano’ è così simile ad un soffio che non ha affatto bisogno del forte per produrre i voluti contrasti”; ma visto che per Chopin i “fortissimo” sulla timbrica ancora approssimativa degli strumenti del tempo erano solo degl’inascoltabili “guaiti di cani”, viene da chiedersi come si sarebbe comportato alle prese con un pianoforte moderno; chissà se sarebbe stato un “Ariel della tastiera” anche su uno Steinway gran coda di oggi. bibliografia essenziale: - Gastone Belotti, Chopin, Torino, EDT, 1984. - Piero Rattalino, Chopin: ritratto d’autore, Torino, EDT, 1991. - Marco Beghelli, Invito all’ascolto di Chopin, Milano, Mursia, 1989. - André Gide, Note su Chopin, Firenze, Passigli, 1986. Alexei Soutchkov è nato a Mosca nel 1966 in una famiglia di musicisti. Ha iniziato gli studi nella Scuola Centrale di Musica, ed in seguito presso il Conservatorio Cajkovskij di Mosca sotto la guida del Maestro Eugenj Malinin (assistente del Maestro Henrich Neuhaus), laureandosi in pianoforte con lode nel 1991. È risultato vincitore del 1° premio assoluto nei seguenti concorsi pianistici internazionali e nazionali: Palma d’Oro di Finale Ligure, Città di Cesenatico, Coppa pianisti d’ Italia” di Osimo, Città di Teramo, Premio Seiler di Palermo. Ha tenuto concerti come solista in Russia, Germania, Francia, Polonia, U.S.A. ˆ 36 discografia essenziale: - Chopin: Preludi op. 28, Pogorelich, CD, Deutsche Grammophon, 1990. - Chopin: Sonata n. 2 op. 35, Horowitz, CD rimasterizzato da incisione storica, CBS Sony Classical 2001. Chopin: Fantasia op. 49, Zimerman, CD, Deutsche Grammophon, 1990. a.m. 37 Venerdì 3 Febbraio 2006 Auditorium Istituto Musicale ore 11,00 RI-sound incontri possibili tra giovani e musicisti Biblioteca Comunale ore 22,30 I concertini dell’antireplica confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti con il violinista Alessandro Tampieri e il fisarmoncista Giorgio Dellarole 38 Incoerente duo Nato dall’incontro di due musicisti che utilizzano strumenti lontanissimi tra loro per storia, caratteristiche e repertorio, l’Incoerente Duo si propone di riunire in un discorso musicale organico lo strumento più antico e ancora in uso della cultura musicale europea (il violino, nella sua veste originale, seicentesca) e quello più recente (la fisarmonica classica). L’utilizzo di un linguaggio musicale consapevole della prassi esecutiva sei-settecentesca, applicato ad un ensemble così eterogeneo, assume una connotazione nuova e assolutamente spiazzante. Il violino barocco, montato con corde di budello, trova nella musica antica la sua modalità di espressione ideale, mentre la fisarmonica, strumento collocabile sulla linea evolutiva degli organi ma dalle profonde radici popolari, con la sua peculiarità timbrica e dinamica offre un nuovo punto d’ascolto per la musica del sei-settecento. Le molteplici esperienze musicali dei due esecutori e la profonda conoscenza dei rispettivi strumenti danno ulteriore vivacità al programma, rendendo l’Incoerente Duo un ensemble unico nel panorama concertistico internazionale. 39 Sabato 4 Febbraio 2006 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Incoerente duo Giorgio Dellarole fisarmonica Alessandro Tampieri violino barocco Dario Castello (1590-1644) Sonata Seconda a violino e basso continuo Girolamo Frescobaldi Toccata per Spinettina e Violino Francesco Rognoni (c1585-c1626) Passeggio sopra “Vestiva i Colli” di Palestrina Giovanni Antonio Pandolfi Mealli (c1660 - ?) Sonata per violino e basso detta “La Castella” Johann Sebastian Bach Sonata BWV 1019 in sol maggiore per violino e cembalo Allegro Largo Allegro Cantabile, ma un poco Adagio Allegro Antonio Vivaldi Sonata per violino e Basso continuo Aria. Andante Allegro Largo e cantabile Presto Sarabanda. Allegro 40 PALESTRINA E I POLLI ARROSTO Parodia significa, in riferimento al periodo musicale dal Medioevo al Rinascimento, trasformazione o rielaborazione di un brano musicale preesistente rispettando diverse regole. Nulla di comico rispetto al comune significato che conosciamo, semmai un atto di alto omaggio: parodiare un brano di qualche compositore significava consolidarne la fama e riconoscere l’alto valore artistico della sua produzione. Attraverso l’assegnazione di un testo a un brano strumentale oppure attraverso la libera ripresa di materiale musicale inserito, tutto o in parte, in una nuova composizione si costruivano parodie. È questo il caso del brano di Francesco Rognoni Passeggio sopra “Vestiva i colli” di Palestrina - Vestiva i colli e le campagne intorno / la primavera di novelli onori / e spirava soave Arabi odori / cinta d’erbe e di fior il crine adorno / quando Licori all’apparir del giorno / cogliendo di sua man purpurei fiori / mi disse: “In guiderdon di tanto onori / a te li colgo ed ecco io te ne adorno” - è questo il testo del madrigale di Palestrina (1525 – 1594) che Rognoni utilizza per la sua composizione che intitola “Passeggio”. Sopra strati di accordi consonanti, piccoli e calcolati cromatismi screziano la linea strumentale. Per chi conosce il madrigale di Palestrina sarà una passeggiata riconoscere i profili melodici, per chi non lo ha mai sentito uno stimolo alla ricerca ed al confronto con la versione originale. Cercando tra le varie parodie subite da Vestiva i colli se ne trova una seicentesca che inizia con “Rostiva i polli e le castagne al forno”…il resto ai più curiosi. bibliografia essenziale: Claudio Gallico, Monteverdi, edizioni Einaudi discografia essenziale: ottimo il cd Viaggio Musicale, Teldec, contenente proprio la parodia di Rognoni ed altre perle di Uccellini, Merula, Rossi. p.c. 41 Sabato 11 Febbraio 2006 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Trio Calliope Gian Marco Solarolo oboe Alfredo Pedretti corno Cristina Monti pianoforte Carl Reinecke Trio op. 188 per oboe, corno e pianoforte (1886) Allegro moderato Scherzo (Molto vivace) Adagio Finale (Allegro ma non troppo) Henrich von Herzogenberg Trio op.61 per oboe, corno e pianoforte Allegretto Presto Andante con moto Allegro IL FASCINO DELLA MUSICA DIMENTICATA Heinrich von Herzogenberg Trio OP. 61 (1889) Spesso la critica e la storiografia musicale, a volte per coerenza ed a volte per comodità, valutano i meriti di un artista appellandosi a giudizi forti come “rivoluzionario” e “genio”, lasciando fuori in questo modo o non prendendo sul serio tutti quelli che non rientrano in questa descrizione; esistono compositori di grande valore che hanno pagato il prezzo di non essere al livello dei colleghi a loro contemporanei, e per questo sono stati completamente dimenticati. Un caso tra questi è proprio quello di Heinrich von Herzogenberg. Professore di composizione alla celebre Hochschule für Musik di Berlino, fu uno dei più grandi amici di Brahms, un rapporto che gli fruttò molto dal punto di vista musicale. Questa amicizia però non ha impedito a Brahms di esprimersi spesso in modo crudele nei confronti delle composizioni di Heinrich, e questo è uno dei fattori che hanno spinto la storiografia e la critica musicale a liquidarlo facilmente. Oltretutto i motivi di tale atteggiamento non sono ancora chiari, e ci si chiede se non sia stato in realtà un fatto personale… Brahms fu molto critico anche nei confronti di Bruckner e di Mahler, ma mentre per questi ultimi ha avuto un effetto passeggero, nel caso di Herzogenberg è stato nefasto: è stato sempre liquidato come dilettante, pedante ed accademico e ciò è totalmente ingiustificato; solo ultimamente gli è stato reso onore riscoprendo la sua musica ed inserendola a tutti gli effetti nel repertorio romantico. bibliografia essenziale: Charles Rosen La generazione romantica, a cura di Guido Zaccagnini, Milano, Adelphi, 1997. discografia essenziale: Goritzi Ingo -oboe, Requejo Ricardo - pianoforte, Tuckwell Barry- corno, etichetta Claves - Svizzera, anno di pubblicazione 1987. Il “Trio Calliope” è una formazione cameristica di recente costituzione, nata con l’intento di valorizzare il repertorio di autori vissuti durante il Classicismo Viennese. I componenti del quintetto, dopo i relativi diplomi, hanno frequentato corsi di perfezionamento a Fiesole, a Vienna, all’Accademia Perosi di Biella, al Conservatorio Reale di Musica di Bruxelles e presso il Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano. Da anni svolgono intensa attività artistica in tutta Italia e all’Estero, collaborando anche con formazioni orchestrali quali l’Orchestra del Teatro alla Scala, del Teatro “La Fenice”, l’Orchestra Sinfonica della RAI e I Pomeriggi di Milano. 42 43 f.s. Sabato 18 Febbraio 2006 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Erin McMahon soprano Alessandro Misciasci pianoforte Franz Joseph Haydn A pastoral song Fidelity She never told her love O tuneful voice The Mermaids Song Wolfgang Amadeus Mozart Abendempfindung Das Veilchen Das Lied der Trennung Das Kinderspiel Der Zauberer Richard Strauss Der Stern Einerlei Schlechtes Wetter Rote Rosen Die erwachte Rose Begegnung Freundliche Vision Ich schwebe Kling Morgen LE VIOLETTE DI MOZART Così si muove e s’atteggia, rivelandosi fin da fanciullo, futuro Maestro d’ogni cosa bella, colui nelle cui membra palpitano, le eterne melodie. Così l’udrete, così lo vedrete, con ineffabile meraviglia. Goethe, Faust, parte II 1756-2006: son già passati 250 anni dalla nascita del genio salisburghese. Il mondo intero sta glorificando uno dei suoi cittadini migliori con centinaia di esecuzioni del Don Giovanni, della Jupiter, del Requiem. Qualcuno potrebbe scordarsi che la grandezza di Mozart sta anche nella perfezione di minuscoli brani, Das Veilchen (la violetta) per esempio: una miniatura di pochi minuti pensata per voce e pianoforte, utilizzando un testo di Goethe, datata 8 giugno 1785 e catalogata K476. Qui Mozart si avvale di tutti i mezzi espressivi, anche del recitativo, per dar vita a una scenetta pastorale racchiusa nella forma di un lied. Grande sciagura per due tipi come Goethe e Zelter impegnati a dimostrare come “rinchiudersi nella semplicità e nell’imitazione” fosse l’unico compito per la musica in un lied. Da qui nasce l’aspetto più affascinante scaturito dal genio di Mozart: la piena compenetrazione tra l’elemento lirico e quello drammatico, senza nessuna prevalenza. Mozart ricrea la poesia con la propria fantasia musicale, infrangendo l’indiscussa priorità che avevano i testi nei lieder. Probabilmente a Goethe non piacque l’affronto. Tuttavia è da questo piccolo atto di presunzione che nasce la gloriosa storia del lied viennese che, passando dall’Adelaide di Beethoven, arriverà a quel prodigioso fiorire per mano di Schubert. Questa violetta può davvero considerarsi come l’annuncio di una nuova primavera, alle soglie della grande arte liederistica ottocentesca. Peccato rimanga l’unica opera d’arte che veda uniti i nomi di Mozart e Goethe. bibliografia essenziale: Mozart di Maynard Solomon, Mondadori Erin McMahon americana, si è diplomata a pieni voti alla University dello Iowa. Finalista al concorso Friedrich Schorr Memorial Prize di New York nel 2002, ha partecipato a corsi tenuti da cantanti quali Janet Perry, Thomas Hampson, Alexander Malta e Fedora Barbieri. Nel 2003 ha effettuato una tournée in Giappone con il Salzburger Mozart Ensemble. Dall’autunno 2004 è solista al teatro di Salisburgo. discografia essenziale: Registrazione pregevole quella con Richard Goode e Dawn Upshaw edita per Nonesuch. Alessandro Misciasci,nato a Catania, si è diplomato al Conservatorio di Castelfranco Veneto. Vincitore del terzo premio al concorso per accompagnatori liederisti all’Aia nel 1986, lavora dallo stesso anno come assistente delle classi di canto e di Lied al “Mozarteum” di Salisburgo. Negli ultimi anni ha collaborato con il Festival di Salisburgo nelle produzioni del Flauto Magico (2002), La clemenza di Tito (2003) e Cosí fan tutte (2004). 44 45 p.c. Lunedì 20 Febbraio 2006 Maison Musique ore 21,00 prenotazioni per i posti disponibili da Lunedì 13 Febbraio Markus Stockhausen tromba Ferenc Snetberger chitarra Ferenc Snétberger/ Markus Stockhausen Landcapes Hajnal Alkony Song To The East Ferenc Snétberger/ Markus Stockhausen Változatok Ferenc Snétberger Obsession Ferenc Snétberger/ Markus Stockhausen Suave Ferenc Snétberger Fantázia Ferenc Snétberger/ Markus Stockhausen Hangolás Xenos Markus Stockhausen Phönix Ferenc Snétberger/ Markus Stockhausen Landcapes Gond nélkül Ferenc Snétberger nato nel 1957 a Salgotarjan in Ungheria, ottiene nel 1988 la cittadinanza tedesca. Di etnia Sinti/Rom, ha iniziato a suonare la chitarra prestissimo; da adolescente ha studiato chitarra classica e più tardi ha frequentato l’Accademia Ferenc Liszt di Budapest Naturale complemento della band “Great Guitars” negli ultimi anni di Charlie Byrd e ospite sempre benvenuto all’Accademia Musicale di Budapest, Snétberger appare spesso anche in contesti musicali di sapore etnico. Ha registrato una serie di album e ha suonato in Ungheria, Jugoslavia, Finlandia, Francia, Italia, Spagna, Germania, India ed altri paesi. Sul palcoscenico ha collaborato con artisti quali Didier Lockwood, Anthony Jackson, James Moody, David Friedman, Dhafer Youssef e Pat Metheny. COLORI PRIMARI E SUONI COMPLEMENTARI Ferenc Snétberger è ungherese, di etnia Sinti/Rom, nato a Salgotarjan nel 1957. Markus Pirol Stockhausen è tedesco, nato a Köln, anch’egli nel 1957. Il primo suona la chitarra, il secondo la tromba. Il chitarrista si è formato alla scuola del jazz, dei classici, del tango e della musica indiana riassumendo le varie esperienze in un’arte che è dialogo e sintesi tra musiche distanti. Il trombettista studia a fondo il repertorio classico e poi si da’ al jazz. Anche lui sintetizza e fa conversare le diverse linfe musicali che ha assorbito. Un dato in più, fondamentale: i due sono compositori e amano improvvisare. Su questo terreno si sono incontrati, ed in questo concerto proveranno alchimie dettate dal momento. Hanno inciso qualche loro improvvisazione, pubblico e critica li hanno coperti di apprezzamenti, effettivamente il connubio è vincente. Il soffio leggero e dorato di Stockhausen (a volte ricorda la tromba di Chet Baker) è ideale con il morbido tocco di Snétberger. Una musica colorata con pastelli, tono su tono, portata avanti con una prosodia simile ad una poesia della Merini, e luminosa quanto una guache di Mirò. Tromba e chitarra: un connubio poco frequentato ma ricco di possibilità timbriche se accostate con intelligenza. Snétberger e Stockhausen sembrano fatti l’uno per l’altro, dove il pizzicato dell’uno tace si inserisce il fiato dell’altro, basta poi un cenno e i due strumentisti uniscono le loro voci per creare un timbro sconosciuto quanto affascinante. Inutile classificare la musica che fanno, utilizzano il jazz come falsa riga, poi vanno oltre, suonano le loro esperienze, ricordano i viaggi che hanno fatto, raccontano come vivono oggi ed ognuno può ritrovare qualche cosa che gli appartiene. discografia essenziale: Ferenc Snétberger, For my people (commovente omaggio musicale in ricordo delle vittime del campo di concentramento di Buchenwald), Nomad, Balance, Signature, Budapest Concert, album editi dalla casa discografica ENJA; Markus Stockhausen: New colours of piccolo trumpet, Stockhausen plays Stockhausen, per la EMI Classics, Karta, per la ECM, Joyosa, per la ENJA. p.c. Markus Stockhausen, nato nel 1957 a Colonia. Nel 1974 ha iniziato a studiare pianoforte e tromba all’Accademia musicale di Colonia. Dal 1975 al 2001 ha lavorato intensamente con il padre, che gli ha scritto numerose grosse partiture; è stato membro o direttore di diverse formazioni jazz e con il fratello Simon ha realizzato diversi importanti progetti musicali (con la Filarmonica di Colonia), nonché musiche da film e per il teatro. Nel 1981 ha vinto il premio del Deutscher Musikwettbewerb e da allora si esibisce come solista con un repertorio sia classico che contemporaneo, spesso in prime esecuzioni assolute. 46 47 Sabato 25 Febbraio 2006 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Concerto premio offerto dall’Istituto Musicale Città di Rivoli ai vincitori del Concorso Internazionale “Città di Valentino” che si è tenuto nel 2004 a Castellaneta Noritaka Ito pianoforte Ludwig Van Beethoven Sonata op.109 Vivace, ma non troppo Prestissimo Andante molto cantabile ed espressivo Leos Janacek Im Nebel (1914) Andante Molto adagio Andantino Presto Franz Schubert Sonata in si bemolle maggiore D. 960 Molto moderato Andante sostenuto Scherzo Allegro vivace Allegro, ma non troppo “NON SCAMBIATEMI PER DEBUSSY!” Se a qualcuno dovesse mai venire in mente, leggendo il titolo Im Nebel (Nella nebbia), una qualche vaga reminescenza delle nebbie di Debussy, fermi subito la propria immaginazione e rifletta su questa frase dello stesso Janácek: “La libertà degli accordi è stata pronunciata prima di me da Debussy. Io non ho nulla a che fare con l’impressionismo francese”. Non sarebbe certo insensato, per una composizione nata nel 1914, vale a dire solo quattro anni dopo la pubblicazione del primo libro dei Préludes di Debussy, individuare qualche legame con il musicista francese. Ma il no di Janácek è secchissimo, forse fin troppo; una fermezza eccessivamente ostentata sembra nascondersi dietro quell’affermazione, con una durezza così forzata da far pensare ad un tipico caso di excusatio non petita. L’uso timbrico degli accordi, difatti, manifesta delle affinità indiscutibili con la scrittura debussysta; ma se la nebbia impressionista può essere considerata l’occasione per alludere ad atmosfere evanescenti e sfumate, la nebbia di Janáèek diviene il simbolo di un mondo interiore sempre più invisibile a se stesso. Im Nebel è la rappresentazione della distanza incolmabile dal mondo dei sentimenti, alla ricerca di un’emozione perduta, sepolta nel passato. Janácek lavorò a questa raccolta pianistica a Brno, negli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale, tra le mura serene della sua piccola casetta, proprio a fianco della “Scuola per organisti”. Quel clima disteso lo spinse a riflettere con intimità sulla tastiera del pianoforte, alla ricerca di potenzialità espressive rimaste ancora inesplorate. Im Nebel è lo specchio degli studi di quel periodo: le forme sono libere, l’atmosfera rifugge da ogni sorta di esibizionismo, e il pianoforte sembra muoversi nell’ombra, come se tentasse di arginare un’angoscia latente, rimasta rabbiosamente repressa. bibliografia essenziale: - Franco Pulcini, Janácek: vita, opere, scritti, Firenze Passigli, 1993. Leoš Janácek, raccolta iconografica a cura di Franco Pulcini, Torino, De Sono, 1993. Noritaka Ito incomincia lo studio del pianoforte a 3 anni con Nagako Shimada. Successivamente ha studiato in Giappone all’Elizabeth University of Music vincendo il premio Yimiuri Newspaper Company’s e diplomandosi con lode nel 2002. Si è perfezionato al Conservatorio di Amsterdam ed all’ Hochshule fuer Musik “Hanns Eisle” di Berlino con il Professor Michael Endres. Svolge intensa attività concertistica come solista e camerista, tenendo concerti in Giappone, Germania, Austria, Italia e Olanda. 48 discografia essenziale: - Leos Janáèek Piano Works, Rudolf Firkusny, CD, Deutsche Grammophon, 1997. - Leos Janácek: a Recollection, Andras Schiff, CD, ECM Records, 2001. a.m. 49 Sabato 4 Marzo 2006 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Giuseppe Massaglia Junko Watanabe pianoforte a 4 mani Gioacchino Rossini Ouverture da Il Barbiere Di Siviglia Franz Schubert Duo Lebenssturme Felix Mendelssohn Allegro Brillante op.92 Moritz Moszkowsky 4 Danze Spagnole dall’op. 12 e 65 Maurice Ravel Pavane Emmanuel Chabrier España Giuseppe Massimo Massaglia , torinese, si è formato artisticamente con Maria Golia. vincendo tredici primi premi in concorsi nazionali ed internazionali. Ha suonato come solista con la Symphonia of Manchester, la Sinfonica Nazionale della Rai e del Teatro Comunale di Bologna. Ha collaborato come camerista con celebri solisti quali Alain Daboncourt,ì Nuccia Focile, Rodolfo Bonucci e Silvana Silbano. Ha effettuato registrazioni per Radio e Televisioni italiane e straniere ed ha ricevuto riconoscimenti per la sua attività, tra cui il premio “Carlo Vittorio Stura” dal Conservatorio di Torino. HI-FI NELL’OTTOCENTO Nell’Ottocento ogni famiglia di media estrazione aveva in casa un pianoforte. Era l’impianto stereo di un tempo, che ogni signorina in età da marito doveva saper suonare, sola o in compagnia. L’onnipresenza dello strumento nella vita quotidiana della borghesia ottocentesca faceva muovere un giro d’affari impressionante: costruttori di pianoforti, editori specializzati, trascrittori, in molti trovavano da vivere tra il bianco e il nero di una tastiera. Oggi, lettori mp3 e impianti hi-fi hanno ridimensionato l’universo pianoforte, e se prima c’era bisogno di 4 mani per ascoltare un’ouverture di Rossini in formato domestico oggi possiamo avere Sir Neville Marriner imprigionato in tre compact disc (Philips 473 967-2) pronto a dirigere tutte le ouvertures. Questo concerto ci ripropone l’ambiente sonoro di un salottino romantico. Che strano ascoltare la nervosa frase dei violini o lo spensierato tema del flauto nell’ouverture del Barbiere di Siviglia appiattiti da scattanti martelletti. Rispetto ad un’esecuzione orchestrale il sound ci risulta estraneo: è la nostra memoria uditiva che contamina l’ascolto. Di fatto su un pianoforte non si possono rendere i cantabili tal quali come in partitura, i tempi saranno leggermente più mossi e i colori ridimensionati, ciò nonostante è Rossini e rimane Rossini. Con la trascrizione si va al nocciolo della composizione, la si scheletrifica ma contemporaneamente si affronta un procedimento di ricreazione nel doppio significato del termine: si crea il brano una seconda volta ed in più si fa ricreazione, ci si diverte sia nell’ascoltarlo che nel suonarlo. Stessa cosa quando mettiamo un cd nel nostro stereo: ricreiamo in casa la tal sinfonia o il tal concerto e ne godiamo. bibliografia essenziale: I libretti di Rossini, (a cura di Vittorio Viviani), Rizzoli, Milano, 1965 discografia essenziale: tutte le ouvertures, Sir Neville Marriner (tre compact disc Philips 473 967-2) p.c Junko Watanabe è nata a Kanagawa (Giappone). Nel 1989 ha studiato all’Università Musicale di Senzoku vincendo nel 1991 il concorso pianistico nazionale “Japan”. Ha lavorato presso lo studio l’opera di Tokyo Nikikai come docente di accompagnamento vocale e maestro sostituto. Nel 1995 ha debuttato in Romania con la Targu-Mures State Philarmonic Orchestra, dove quest’anno è stata nuovamente invitata ad eseguire il concerto n. 1 di Cajkovskij. Dal 1999 al 2003 si è esibita come solista con l’orchestra da camera Petrassi di Roma, l’orchestra Filarmonica “Mihail Jora” di Bacau e l’orchestra Sinfonica di Yokohama, eseguendo concerti di Beethoven, Chopin, Saint-Saens, Turina e Rachmaninov. Da questo anno fa parte dell’Accademia della Scala di Milano in qualità di Tutor per i corsi cameristici. ˆ 50 51 Venerdì 10 Marzo 2006 Auditorium Istituto Musicale ore 11,00 RI-sound incontri possibili tra giovani e musicisti Casa del Conte Verde ore 22,30 I concertini dell’antireplica confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti con l’Alborada String Quartet e l’armonicista Angelo Adamo 52 Alborada String Quartet Nato nel 1996, il Quartetto d’archi Alborada ha un repertorio che privilegia la musica barocca e quella del novecento con particolare attenzione agli autori minimalisti ed alle composizioni originali dell’ensemble. Fin dall’inizio l’attività del quartetto si è sviluppata in due direzioni distinte ma tra loro correlate: da un lato la ricerca e lo studio in funzione del continuo arricchimento del repertorio, dall’altro le collaborazioni a progetti attivi nel panorama della musica jazz e contemporanea. Attualmente il quartetto collabora con Angelo Adamo, Stefano Battaglia, e Paolo Fresu, Ultime registrazioni: -colonna sonora del film sulla vicenda della giornalista Ilaria Alpi dal titolo “Il più crudele dei giorni”, prodotto dalla RAI e dalla Lantia per la regia di Ferdinando Vicentini Orgnani e con musiche di Paolo Fresu, di cui è stato prodotto il cd distribuito dalla CAM dal titolo “SCORES!” (2003) -colonna sonora del film “Te lo leggo negli occhi” di Valia Santella prodotto dalla Sacher Film di Nanni Moretti (2004) -Ethnografie - Dialoghi Da Un’isola, di Paolo Fresu prodotto dall’Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna (2004). Angelo Adamo musicista (strumenti: Armonica Cromatica e diatonica, Piano, Percussioni, Melodica, chitarra ritmica) con lunga attività di concerti in locali, teatri, festival e come turnista in numerose registrazioni e trasmissioni televisive. 53 Sabato 11 Marzo 2006 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Armonicorde Alborada String Quartet Anton Berovski violino Sonia Peana violino Nico Ciricugno viola Piero Salvatori violoncello Angelo Adamo armonica cromatica Gordon Jacob Divertimento per armonica e quartetto d’archi Ralph Vaughan Williams Romance per armonica e quartetto d’archi Angelo Adamo Land(ove)scape Paolo Fresu Canzone Tratto dalla colonna sonora del film “Ilaria Alpi-il più crudele dei giorni” Arvo Pärt Fratres L’ARMONICA IN SALA DA CONCERTO Ralph Vaughan Williams Romanza per armonica a bocca e archi (1951) L’armonica è uno degli strumenti acustici più giovani: nasce, infatti, in Germania nel 1857, e si è affermata soprattutto come strumento popolare e infantile (nacque come giocattolo per avvicinare i bambini alla musica). Man mano si è conquistata uno spazio grande in tutti i generi musicali: la si può ascoltare insieme al basso, alla chitarra ed alla batteria (jazz, pop, blues e musica country) o da sola mentre risuona nei paesaggi dei film western di Sergio Leone; ma non tutti sanno che la possiamo trovare anche insieme ad orchestre sinfoniche o in piccoli gruppi cameristici (esistono diverse centinaia di lavori scritti appositamente per questo strumento!). Purtroppo la rarità di questi incontri musicali fa sì che si sappia veramente poco di questo strumento e delle sue possibilità espressive e tecniche, nonostante siano esistiti ed esistano tuttoggi alcuni virtuosi non solo nella cosidetta musica “d’arte” ma anche nel jazz (Toots Thielemans) e nel pop (Stevie Wonder). Forse può sembrare strana la combinazione armonicaquartetto d’archi: come fa il suono di questo strumento versatile ma debole di suono ad amalgamarsi o addirittura emergere come solista all’interno di un’orchestra? È proprio quello in cui Vaughan Williams e Jacob sono riusciti: è incredibile come una piccola scatola metallica, che trova facilmente posto fra le mani di chi la suona, si salda e si confonda con gli strumenti, così da competere con il loro suono come un qualsiasi altro strumento. bibliografia essenziale: Luca Delfrati, L’armonica a bocca diatonica e cromatica: la teoria, la pratica, la manutenzione, la discografia, 60 brani celebri, Milano, Curci, 1993 discografia essenziale: Academy of St Martin in the Fields; MARRINER Neville (dir); REILLY Tommy (harmonica), Chandos (CHA 8617). f.s. 54 55 Sabato 18 Marzo 2006 Centro d’incontro Don Puglisi ore 21,00 Cantus Comites - Coro Città di Rivoli Marco Roncaglia direttore Gigliola Grassi maestro accompagnatore con la partecipazione della chitarrista Angela Centola Filippo Azzaiolo E me levai Nino Rota Dimmi per gratia Antonio Vivaldi dal Gloria in re magg. RV 589 Et in terra pax hominibus Johann Sebastian Bach 2 corali Herzlich lieb hab’ ich dich, o Herr Jesu, nimm dich deiner glieder Wolfgang Amadeus Mozart dai Vesperae Solemnes de Confessore: Laudate pueri Robert Schumann Der Schmied Anton Bruckner Locus iste Johannes Brahms da Ein Deutsches Requiem op. 45: Wie lieblich sind Deine Wohnungen Mario Castelnuovo Tedesco dal Romancero gitan VITA E CONSOLAZIONE DI BRAHMS Nella tradizione musicale sacra di ogni tempo si conoscono due tipologie di Requiem: quelli scritti per i morti, pieni di consolazione, liricità e speranza (tipo Mozart) e quelli scritti per i vivi, per chi rimane, per chi è costretto a riflettere sulla fine, pieni di angoscia, tristezza, a volte rassegnazione (tipo Verdi). Appartiene alla seconda categoria il lavoro di Brahms, eseguito per la prima volta nella cattedrale di Brema il venerdì santo del 1868. Titolo: Ein Deutsches Requiem (Un Requiem tedesco). Fuori da ogni contesto liturgico Brahms sceglie liberamente dalla Bibbia i passi che decide di intonare costruendosi un testo su misura per veicolare un messaggio di consolazione, fiducia e speranza, da rivolgere ai suoi ascoltatori. Come scrisse Sigfried Kross sembra che una dedica non scritta figuri nel frontespizio della partitura “Agli uomini afflitti, affinché siano consolati!”. I passi biblici da soli non garantiscono l’unità costruttiva del ciclo, nelle sette parti del Requiem Brahms utilizza fini espedienti musicali per dare coesione. Il quarto episodio, Wie lieblich sind Deine Wohnungen (Salmi, 83: 2-3, 5) ne è un compendio. All’inizio, proponendo una chiara enunciazione del testo, il coro canta secondo schemi e regole dell’antica tradizione corale protestante, un canto piano, semplice ma efficace, il testo risulta comprensibile; successivamente parole e versetti vengono ripetuti e sovrapposti in un gioco di entrate a metà tra la fuga e un canto antifonale, il testo si perde, la musica comanda tutto. È un attimo, tutto rientra nella tranquillità dalla quale si era partiti. Come a dire: polvere siamo e polvere ritorneremo ma in mezzo abbiamo il compito di vivere. bibliografia essenziale: Claude Rostand Brahms, Rizzoli. discografia essenziale: Imprescindibile la registrazione di Abbado con i Berliner Philharmoniker, Deutsche Grammophon p.c. Procesion Henry Blake Walking in the Air (realizzazione per coro a 5 voci e pianoforte di M. Roncaglia) Il coro Città di Rivoli è nato nel 2000 in seno all’Istituto Musicale Città di Rivoli. Da allora ha continuato la sua ricerca come laboratorio corale stabile dell’Istituto e, insieme alla corale Libera Musica, ha dato vita ai Cantus Comites, (2004) che possiamo tradurre come “compagni di viaggio nel canto”, con cui svolge attività concertistica. Marco Roncaglia, diplomato in Organo,Pianoforte e Musica Corale, ha iniziato l’attività concertistica nel 1983,come organista solista e direttore di coro. E’ stato docente del Conservatorio di Novara,dei Corsi Sperimentali ad Indirizzo Musicale ed ha insegnato presso il Civico Istituto Musicale “G. Verdi” di Asti; dal gennaio 2000 è direttore del coro del Civico Istituto Musicale della Città di Rivoli. Dall’anno 2000,con la collaborazione del soprano Antonella Lucio,tiene un laboratorio corale estivo. 56 57 Sabato 25 Marzo 2006 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Moreno D’Onofrio JAZZ CONCERT TRIO Moreno D’Onofrio chitarra Carlo Milanese batteria Luciano Milanese contrabbasso Moreno D’Onofrio nasce a Torino nel 1961. Dopo i 15 anni partecipa alle prime rassegne dei gruppi di base organizzate dal Comune di Torino. Chitarrista autodidatta, scoprirà la passione per la in musica jazz e classica che lo porterà a dedicarsi allo studio della chitarra classica, studio poi integrato ed approfondito con quello dell’improvvisazione jazzistica. Insegna chitarra ed armonia presso l’Istituto Musicale Città di Rivoli Carlo Milanese Fra i giovani batteristi è considerato fra i più interessanti per il suo drumming. Ha suonato con musicisti italiani come Dado Moroni, Riccardo Zegna, Claudio Capurro e Gianni Basso. Fra gli americani ha suonato con Bob Wilber, Kenny Davern e con George Coleman. L’IMPROVVISAZIONE NEL JAZZ L’elemento che forse più contraddistingue il linguaggio del jazz è l’improvvisazione. Tuttavia, per parlare di questa tecnica, occorre puntualizzare che essa non è una condizione essenziale del jazz, esistono infatti capolavori di grande complessità in cui la creazione estemporanea quasi non trova spazio. L’improvvisazione ha contribuito allo sviluppo della tecnica strumentale, consentendo ai primi jazzmen di foggiare stili personali e di conquistare un largo consenso, determinando così il fondamentale carattere distintivo della musica jazz, in cui ogni esecuzione risulta essere una vera e propria creazione. Improvvisare significa infatti inventare un testo musicale a partire da un tema di base che non rappresenta altro che uno spunto, o meglio una progressione di accordi, considerata come struttura. Dunque improvvisazione, ma su un percorso armonico stabilito. Per questo motivo c’è chi ha paragonato il jazz alla Commedia dell’Arte, in cui la libertà dell’attore avviene entro i limiti del canovaccio che corrisponde alle armonie del tema nel jazz. Con il finire degli anni cinquanta e soprattutto nel decennio successivo l’improvvisazione si fece più radicale. Nelle formazioni guidate da Charles Mingus l’improvvisazione collettiva acquistò un peso preponderante e alcune registrazioni anticiparono la grande libertà espressiva e l’impegno politico di una buona parte della musica jazz del decennio successivo. Su questa scia, chi voltò definitivamente le spalle alle regole armoniche fu l’altosassofonista Ornette Coleman, che aprì la strada al free jazz, in cui l’improvvisazione dei solisti si fece continua, assoluta, essendo completamente svincolata da ogni base armonica e ritmica. Il free jazz, anche conosciuto come New Thing, si caricò di significati politici e finì per rappresentare, con il suo linguaggio rabbioso e gridante, lo stato d’animo dei neri americani, in quegli anni in piena lotta contro la società dei bianchi. bibliografia essenziale: Cane, Giampiero, Canto nero - Il free jazz degli anni ’60, CLUEB, 1982 Polillo, Arrigo, Conoscere il jazz, Mondadori, 1967 discografia essenziale: Louis Armstrong, The complete RCA recording, RCA Ornette Coleman, Free Jazz, 1960 Miles Davis, Kind of blue, CBS, 1959 Charles Mingus, Ah Hum, CBS, 1959 Luciano Milanese Proveniente dal Louisiana Jazz Club di Genova, è stato a lungo bassista del Capolinea di Milano dove ha suonato con quasi tutti i migliori musicisti italiani. Ha fatto parte del quartetto di Tullio De Piscopo con Larry Nocella e Riccardo Zegna, del quartetto di Gianni Basso. 58 59 f.g. Venerdì 31 Marzo 2006 Auditorium Istituto Musicale ore 11,00 RI-sound incontri possibili tra giovani e musicisti Centro Don Puglisi ore 22,30 I concertini dell’antireplica confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti con gli strumentisti del Quintetto di ottoni Brass EnFer 60 Brass EnFer, i componenti del quintetto collaborano regolarmente con: Teatro alla Scala, Teatro G. Verdi di Trieste, Orchestra Sinfonica della RAI, G.Verdi di Milano e Santa Cecilia di Roma. Nel 2004 ottengono il 1° premio nella categoria “musica da camera” al Concorso Internazionale di Atri. Tra i diversi concerti si possono citare quello per il Festival degli Ottoni Italiano tenutosi a Santa Fiora e quello di chiusura della Master Class di Locarno, trasmesso in diretta radiofonica dalla radio della Svizzera Italiana. 61 Sabato 1 Aprile 2006 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Brass EnFer quintetto d’ottoni Davide Portè Marco Tolo Alessandro Denadian Francesco Parini Gianluca Grosso trombe corno trombone tuba Johann Sebastian Bach da Messa in si minore BWV 232 Kyrie (trascrizione per quintetto d’ottoni) Ian MacDonald Sea sketches (1986) Maritime overture Sunset shanty Hornpipe David Short Polka Miseria (2000 circa) Anders Soldh Danses d’ailleurs (1994) Davide Sanson Saltimbanchi (2002) Akrobàtes Cantastorie Mangiafuoco Maliarda Giocoliere David Short Tango (2000 circa) Claude Debussy Le petit nègre (1909) (trascrizione per quintetto d’ottoni) George Gershwin da Porgy and Bess (1935) IL PÉRIGORD, IL FOIE GRAS E I SALTIMBANCHI Viene dal Périgord, la culla francese del foie gras, l’ispirazione per la stesura di Saltimbanchi, il brano ideato nel 2002 dal compositore e trombettista aostano Davide Sanson. Un gruppo di artisti-funamboli, incontrato durante un viaggio nel cuore della Francia, costituisce il programma della composizione, materializzando un umorismo toccante, non lontano da quell’ironia languida ma nello stesso tempo pungente, che scorre spiritosa nei Minstrels di Claude Debussy. Davide Sanson vuole ricreare cinque identità diverse ispirate ai personaggi di quella compagnia itinerante, venando la sua scrittura di influenze radicate nelle esperienze musicali francesi del primo Novecento. Dedicato al quintetto d’ottoni torinese “Pentabrass”, Saltimbanchi riflette un deciso interesse nei confronti del rinnovamento timbrico dell’organico scelto; Sanson cerca di liberare gli ottoni da quella condanna alle sonorità da fanfara, che da sempre ne condiziona la libertà espressiva. cinque colori, cinque timbri diversi si succedono durante il percorso della composizione, attraverso impasti mutevoli, che lasciano spazio anche agli strumenti meno noti della famiglia (flicorno soprano). Delle personalità vivide emergono dal tessuto della partitura, sfruttando con fantasia le risorse timbriche legate all’uso delle sordine; tra i gustosi richiami alla belle époque risuonano delle curiose allusioni a temi arcaici di origine popolare, provenienti dalla cultura franco-provenzale dell’arco alpino occidentale. Quella di Sanson è una piccola composizione a programma, che lascia intravedere soluzioni interessanti per l’arricchimento di un repertorio strumentale ancora povero, che troppo spesso si trova costretto a ricorrere a materiale trascritto da altri organici. bibliografia essenziale: Francesco Cardaropoli, La famiglia degli ottoni: origini, evoluzione, tecnologia, programmi, Caserta, Esarmonia, 2000. Anthony Baines, Gli ottoni, trad. it. a cura di R. Meucci, Torino, EDT, 1991 discografia essenziale: Fred Mills & Pentabrass Quintet, CD, Mark Records, New York, 2005. Bess, you is my woman now 62 63 a.m. Sabato 8 Aprile 2006 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Donatella Debolini Gianni Fabbrini soprano pianoforte Eric Satie Ludions Arthur Honegger Petit cours de morale Germaine Tailleferre Six Chansons Françaises (paroles des XV, XVII et XVIII siècle) Darius Milhaud Chansons de Négresse Georges Auric Alphabet 7 quatrains de Raymond Radiguet Louis Durey da Le Bestiaire ou cortège d’Orphée poème de G. Apollinaire Francis Poulenc Cinq Chansons de Max Jacob La dame de Montecarlo, monologo su testo di J. Cocteau Donatella Debolini, soprano, si è diplomata in canto e musica vocale da camera al Conservatorio di Firenze, dove ha studiato anche composizione e musica da camera. Si è perfezionata nel repertorio cameristico e del Novecento sotto la guida di Liliana Poli, Julia Hamari e Suzanne Danco. Nel 1989 è risultata fra i vincitori del Concorso Internazionale “V.Bucchi” sulla vocalità contemporanea e nel 1991 ha vinto il Primo Premio Assoluto nel Concorso Nazionale di musica vocale da camera “Città di Conegliano”. Un’attenzione particolare è rivolta al repertorio cameristico e alla musica del XX secolo hanno prodotto numerose interpretazioni, di autori quali Berio, Bussotti, Gentile, Castiglioni, Fellegara, Pennisi, Petrassi, Lombardi. Ha effettuato registrazioni per la R.A.I e per la Bayerischer Rundfunk. Affianca all’attività artistica quella didattica: è docente di Canto presso il Conservatorio di Bologna e collabora stabilmente con la Scuola di Musica di Fiesole. INTORNO AI “SEI” Erik Satie ludions (1923) Honegger, Milhaud, Tailleferre, Auric, Durey e Poulenc formarono il cosiddetto “Gruppo dei Sei”, nato per continuare e sviluppare il pensiero musicale di quello che ritennero essere il loro padre spirituale, Satie. Inizialmente condivisero posizioni comuni, ma in seguito ognuno di loro si dissociò dal gruppo riuscendo a costruirsi uno stile personale. Il loro gusto per il folklore, il music-hall ed il jazz ha ridato alla musica semplicità popolare e chiarezza di stile. Per secoli la musica d’arte era rimasta confinata in una torre d’avorio, e per questo nasce il bisogno di avvicinare tutti gli strati della popolazione creando uno stile nuovo che facesse uso dei mezzi e della scrittura classici. Insomma, una musica a misura d’uomo. “I musicisti non hanno scritto per il popolo, hanno solo espresso il sentimento popolare!” Alla sua epoca, il Gruppo dei Sei passava per volere scrivere della musica comica. I titoli dati da Satie a certi suoi lavori per piano bastavano a confermare quest’opinione. L’andatura comica era dovuta in primo luogo al testo, spesso divertente e con titoli burleschi. Uno degli scopi principali di Satie era ridare autenticità e semplicità d’espressione alla musica. In Ludions, Satie ci propone dei brevi quadri (cinque melodie su delle poesie brevissime e umoristiche di Léon-Paul Fargue) dove ritroviamo lo stile cabarettistico, la scrittura facile e immediata e la leggerezza popolare. Per concludere con Milhaud: “È ora che la poesia e la musica ritornino infine alla vita di tutti i giorni, alla dolcezza delle campagne, ai fascini degli esseri umili e degli oggetti familiari”. bibliografia essenziale: Alessio Siclari, Le utopie dell’autentico : tradizioni e natura nel novecento musicale francese, Teatro comunale, Monfalcone, 2001. Gianmario Borio-Mauro Casadei Turroni Monti, Erik Satie e la Parigi del suo tempo, Lucca, LIM, 2001 discografia essenziale: Integrale des melo dies, DURAND Marc (pf); LAPLANTE Bruno (bar), Etichetta: CALLIOPE – Francia. Gianni Fabbrini si è diplomato in pianoforte, Canto e Musica Vocale da camera presso il Conservatorio di Firenze Ha lavorato per il Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra Regionale della Toscana, il Festival d’Aix-en-Provence, l’Opera Bastille, il Festival di Glyndebourne affiancandosi in qualità di esecutore o collaboratore a direttori quali Claudio Abbado, Zubin Mehta, Gianluigi Gelmetti, Donato Renzetti, William Christie, Jeffrey Tate. È attivo dagli anni della sua fondazione nella Scuola di Musica di Fiesole e docente presso il Conservatorio di Firenze. 64 65 f.s. I PERCORSI STRUMENTALI • PERCORSO VERDE Corsi di propedeutica musicale per bambini da 3 a 6 anni, per imparare i fondamenti del canto e del ritmo attraverso il gioco e il movimento • PERCORSO BLU Corsi strumentali e di formazione teorica e lettura delle note rivolto alla fascia d’età compresa tra 6 e 12 anni, per avvicinarsi agli strumenti attraverso un approccio diretto, che valorizzi le attitudini e le capacità personali di ogni allievo. Coinvolgimento nei progetti di musica d’assieme promossi dall’Istituto • PERCORSI STRUMENTALI approfondimento delle tecniche strumentali progettando insieme ai nostri esperti percorsi di studio personalizzati, ma strettamente finalizzati agli obiettivi didattici e formativi contenuti nei programmi dell’Istituto Musicale. Coinvolgimento nei progetti di musica d’assieme promossi dall’Istituto e possibilità di costruire piani di studio individuali con l’inserimento dei laboratori. • SUONARE INSIEME… L’Istituto Musicale promuove in modo particolare le attività di musica d’assieme, che sono organizzate in progetti stabili e si rivolgono a tutti gli allievi, offrendo possibilità molto diverse per quanto riguarda età, generi e organici strumentali. Progetto Orchestra: attività rivolta a tutti gli allievi iscritti ai percorsi strumentali di indirizzo classico, si propone di formare un gruppo strumentale stabile orientato all’esecuzione di musiche da film arrangiate appositamente dai nostri esperti. Si tratta di un primo approccio alla musica d’assieme molto coinvolgente e entusiasmante. Orchestra di Chitarre: gruppo di musica d’assieme formato principalmente da chitarristi, con l’appoggio di batteria, flauto e violino. Il gruppo è attivo all’Istituto dal 1998 e si esibisce regolarmente anche in manifestazioni esterne. I LABORATORI DELL’ISTITUTO MUSICALE Laboratorio di ascolto guidato Laboratorio di tecnica dell’improvvisazione e lettura Jazz Laboratorio di percussioni afro-cubane Laboratorio di informatica musicale Laboratorio Jazz Ensemble Corale Città di Rivoli Laboratorio strumentale serale Laboratorio preparazione esami di conservatorio Corale Città di Rivoli: attività rivolta ad adulti anche principianti, e finalizzata alla formazione e crescita di un coro misto a cappella. La frequenza di due lezioni alla settimana della durata di cinque ore. La corale partecipa regolarmente alle principali manifestazioni musicali della Città. Laboratorio Jazz Ensemble: rivolto a tutti gli allievi interni ed anche esterni che suonano il jazz e offre la possibilità di formare gruppi in seno all’Istituto Musicale e sotto la guida di musicisti qualificati. Progetto Latin Insitute: rivolto agli allievi dell’indirizzo jazz e leggera, che ha come obiettivo quello di formare un gruppo vocale e strumentale di musiche afro cubane e latino americane. Combo Vocale: gruppo vocale rivolto a cantanti iscritti all’indirizzo jazz e leggero 66 INFO: Istituto Musicale Città di Rivoli Via Capello 3 10098 RIVOLI Tel/fax 011 9564408 e-mail: [email protected] www.comune.rivoli.to.it/istitutomusicale 67 Sabato 20 Maggio 2006 Sabato 10 Giugno 2006 Auditorium Istituto Musicale ore 21,00 Istituto Musicale Arena Estiva ore 19-24 Concerto degli allievi dell’indirizzo classico FESTA DELLA MUSICA Orchestra di Chitarre Laboratorio di Jazz Ensemble Sabato 27 Maggio 2006 Istituto Musicale Arena Estiva ore 21,30 Big Band Free Style Orchestra (residente all’Istituto Musicale Città di Rivoli) Diego Borotti direttore La Big Band è residente dal 2004 all’Istituto Musicale, dove regolarmente tiene i corsi e le prove. Le finalità di questa formula sono in linea con la valorizzazione del suonare insieme e sono tese anche alla creazione di un assieme di strumenti a fiato proprio dell’Istituto, formato da studenti e giovani provenienti dalle scuole e realtà musicali presenti sul territorio. Il laboratorio annuale di improvvisazione e teoria jazz è aperto a tutti ed è tenuto dal maestro Diego Borotti insieme ai componenti della Big Band Free Style Orchestra. Latin Institute La sesta edizione della festa della musica vede impegnati gli altri progetti di musica d’assieme compresi nell’offerta formativa dell’Istituto Musicale. L’orchestra di chitarre coinvolge da più di dieci anni i chitarristi di entrambi gli indirizzi e vede come di consueto, collaborare l’Istituto con progetti paralleli di altre scuole musicali (Asti, Imola, Alba). Latin Institute e il laboratorio di Jazz Ensemble coinvolgono i ragazzi degli indirizzi leggero e jazz in due attività annuali che esprimono e lasciano esprimere i ragazzi con le capacità più rappresentative dei nostri corsi, esaltando la dimensione corale d’insieme, ed esprimendo al tempo stesso la naturale evoluzione di un percorso strumentale completo. Sabato 3 Giugno 2006 Istituto Musicale Arena Estiva ore 21,30 Progetto Orchestra Istituto Musicale Questo progetto (ormai giunto al terzo anno) è rivolto a giovani e giovanissimi allievi dell’Istituto ed ha come obiettivo principale quello di creare un gruppo strumentale variabile in cui possano inserirsi strumentisti di tutti i livelli, anche principianti. Le trascrizioni create dai nostri insegnanti sono pensate su misura per le capacità e l’organico disponibile ogni anno. La gioia di suonare insieme e gli ottimi risultati raggiunti ha reso quest’attività una pietra miliare tra i progetti annuali promossi dall’Istituto Musicale. È aperto a tutti gli iscritti ai percorsi strumentali. 68 69 Le finestre musicologiche sono state realizzate da giovani laureati del DAMS musica dell’Università di Torino Francesca Sgroi (f.g.) si è laureata in Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo presso l’Università di Torino e frequenta il biennio specialistico in Storia e Critica delle Culture e dei Beni Musicali.. Ha effettuato un tirocinio presso l’Orchestra Filarmonica di Torino come addetta all’ufficio stampa ed all’archivio musicale, ed ha presentato dei concerti svoltisi presso la biblioteca civica musicale “Andrea della Corte”. Paolo Cascio (p.c.) laureato con lode presso il DAMS di Torino con una tesi in drammaturgia musicale, ha successivamente conseguito un Master in “Studio e tutela del patrimonio librario antico” presso l’Univesità degli Studi del Piemonte Orientale. Collaboratore per conto del Répertoire International de Littérature Musical e presso l’Istituto per i beni musicali in Piemonte, è co-autore della sezione “Musica” all’interno dell’Enciclopedia dei bambini, promossa dall’Istituto Nazionale Italiano dell’Enciclopedia, edizioni Treccani. Fabio Gorlier (f.g.) dopo aver studiato presso l’istituto musicale “L.Rocca” di Alba, si diploma in pianoforte presso il Conservatorio “G.Verdi” di Torino. Laureato al DAMS di Torino, con una tesi su John Coltrane, è attualmente iscritto al corso di laurea specialistica in “Storia e critica delle culture e dei beni musicali”. Ha studiato presso il Centro jazz di Torino e ai Seminari Senesi di musica Jazz. Andrea Malvano (a.m.) si è laureato nel 2002 in Lettere Moderne a Torino sotto la guida di Giorgio Pestelli e nel 2003 si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio di Genova con Luciano Lanfranchi. Nel 2004 ha conseguito un master in musicologia (D.E.A.) presso l’Université “Lumière” di Lyon; nello stesso anno ha vinto il concorso di dottorato di ricerca in “Storia e critica delle culture e dei beni musicali” presso le università di Torino e Milano, dove attualmente collabora sia alle attività didattiche che di ricerca. Svolge un’intensa attività in ambito musicologico; nel 2003 ha pubblicato un libro presso la casa editrice E.D.T. dedicato all’indagine delle tecniche della citazione nell’opera di Robert Schumann, intitolato Voci da lontano. Simone Solinas (s.s.) si è laureato in Storia della musica moderna e contemporanea con il prof. Ernesto Napolitano presso il Dams di Torino, presentando la tesi «Anomalie del mito in Lohengrin e Perseo e Andromeda di Salvatore Sciarrino». Dal 2000 lavora presso l’Ufficio Stampa del Teatro Regio di Torino; collabora inoltre con il mensile Sistema Musica e con Unione Musicale, Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Teatro Regio. 70 ISTITUTO MUSICALE CITTÀ DI RIVOLI Giorgio Balmas Presidente Nicola Gallino Vicepresidente Davide Bordignon Gaetano Di Domenico Marina Giuglardi Fabrizio Gnan Fabio Leone Consiglio di Amministrazione Andrea Maggiora Direttore Artistico Paolo Spinnato Direttore Amministrativo Carlo Cortellini Coordinamento Sandra Briccarello Loredana Durando Piera Revelli Maria Viola Segreteria e Organizzazione Fabrizio Arini Dario Mimmo Stagisti Dams Francesco Andretto Aiuto tecnico 71 L’Istituto Musicale si può raggiungere: DA TORINO CITTÀ PERCORRENDO C.SO FRANCIA FINO AL FONDO OPPURE TRAMITE LA TANGENZIALE SUD (USCITA C.SO FRANCIA-RIVOLI)* In entrambi i casi si raggiunge comunque la parte finale di c.so Francia * Una volta usciti dalla tangenziale bisogna attraversare per metà c.so Francia girando nettamente a sinistra seguendo la direzione per Rivoli Arrivati alla rotonda finale di c.so Francia girare a sinistra in p.zza Martiri della Libertà, proseguire dritto per un breve tratto di via Cavalieri di Vittorio Veneto, girare alla prima a destra (via M. Gioia) e continuare sempre dritto, la strada comincia a salire ed è sempre la stessa ma cambia nome: da via Gioia diventa via Rombò e poi via Fiorito. Da via Fiorito svoltare a sinistra in via Girò, la prima via che si incrocia è via Capello e proprio all’incrocio c’è il cancello dell’Istituto Musicale, che è aperto per l’ingresso ai concerti. 72 73 Piemonte in Musica è un’iniziativa dell’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, nata per promuovere un organico circuito regionale delle attività musicali. Con la collaborazione dell’Unione Musicale di Torino, cui è affidato il coordinamento dell’iniziativa, del Teatro Regio, dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e di altre strutture musicali piemontesi, Piemonte in Musica contribuisce organizzativamente e finanziariamente alla realizzazione di manifestazioni concertistiche, d’intesa con i Comuni interessati. Dall’esordio, avvenuto il 12 dicembre 1984 al 31 marzo 2005, ha realizzato 8.606 concerti. Tipolitografia F.lli Scaravaglio & C. srl - Torino 74 75