Stagione 2005/2006 - Istituto Musicale Rivoli

RIVOLIMUSICA
Stagione concertistica 2005/2006
Sabato 15 Ottobre 2005
Sabato 10 Giugno 2006
ingresso libero (fino ad esaurimento posti disponibili)
• Auditorium Istituto Musicale
(via Capello 3)
• Casa del Conte Verde
(via Piol 8)
• Biblioteca comunale
(C.so Susa 130)
• Maison Musique
(via Rosta 23)
• Centro Don Puglisi
(via Camandona 9a - Cascine Vica)
INFO
Istituto Musicale Città di Rivoli
Via Capello 3 Rivoli
Tel/fax 011 9564408
e-mail: [email protected]
www.comune.rivoli.to.it/istitutomusicale
1
La colonna sonora della nostra Città, con la nomina di
Giorgio Balmas a presidente dell’Istituto Musicale Città di
Rivoli, è sempre più ricca di suoni, di musiche e di qualità
artistica.
Tutto questo grazie anche al prezioso lavoro che la Scuola
dell’Istituto Musicale, insieme agli insegnanti e alle scuole
rivolesi, continua ad organizzare e a proporci.
Da Ottobre 2005 a Giugno 2006 avremo la VI edizione di
Rivolimusica: un’ulteriore opportunità per dare alla nostra
Città, grazie agli interventi di prestigiosi gruppi e artisti,
quell’indispensabile compagnia delle note senza le quali il
nostro tessuto sociale non saprebbe vivere.
Un cordiale grazie a quanti si adoperano perché questa
realtà continui ad esserci; e, con loro, grazie anche
all’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, a
Piemonte in Musica e alla Compagnia San Paolo e
Fondazione CRT, sostenitori dell’Istituzione Comunale in
questa avventura.
A tutti buon ascolto e un arrivederci presso l’Auditorium
dell’Istituto Musicale.
Giuseppe Misuraca
Assessore alla Cultura
Guido Tallone
Sindaco di Rivoli
RIVOLIMUSICA 2005-2006
Ascoltare opere raramente eseguite e formazioni
cameristiche insolite rimangono gli obiettivi principali di
questa sesta edizione di Rivolimusica.
Gli appuntamenti con il canto e la liederistica di area
italiana, francese e tedesca, l’orchestra di fiati con la rara
sinfonia di Mabellini, il quartetto d’archi insieme
all’armonica a bocca, l’insolito duo fisarmonica e violino
barocco e il duo arpa e chitarra, il jazz, (insieme a quello
classico, indirizzo importante dell’Istituto Musicale) sono
tappe di un percorso attraverso la diversità, che questo
progetto vuole valorizzare.
Quest’anno sette concerti saranno triplicati, gli artisti
quasi un poco residenziali (arriveranno il giovedì notte per
ripartire la domenica mattina) tenteranno di sedurre i
diversi pubblici possibili di Rivoli (e non solo... ) dando
vita a tre contenitori musicali molto differenziati:
RI-sound di venerdì mattina rivolto alle scuole,
i Concertini dell’antireplica di venerdì in tarda serata
dedicato a chi ricerca un approccio insolito con i la musica
e i musicisti per concludersi con il consueto concerto del
Sabato sera all’Istituto Musicale.
L’introduzione delle finestre tematiche inoltre, vuole
offrire una nota di approfondimento musicologico di un
particolare aspetto dei programmi in cartellone,
conferendo a questa pubblicazione un’utilità anche
svincolata dall’esecuzione in sala, che possa quindi
predisporre o dare seguito all’ascolto dal vivo anche
attraverso idee e suggerimenti discografici e bibliografici.
Siamo convinti non esista musica senza un ascoltatore, e
l’ascolto è l’essenza di relazioni sociali o culturali, prerequisito per qualsiasi educazione o formazione critica.
Chiedersi quindi per chi e come offrire musica ha
costituito la fase più importante nella progettazione di
questa nuova stagione. La volontà di coinvolgere i giovani
ci ha indotto a modificare anche le stesse modalità di
fruizione, creando spazi e orari un po’ fuori dalla norma,
con l’obiettivo di accendere in tutti una nuova curiosità
per la nostra proposta.
Luciano Berio sosteneva che “tutte le maniere di fare, di
ascoltare la musica e anche di parlarne siano a loro modo
corrette. Quando una musica è dotata di sufficiente
complessità e di sufficiente spessore semantico, allora può
essere avvicinata e compresa in modi diversi”.
Andrea Maggiora
direttore artistico
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3
RI-sound
incontri possibili
tra giovani e musicisti
I concertini dell’antireplica
confidenze quasi intime
tra curiosi e musicisti
RI-sound è un nuovo progetto rivolto alle scuole che
prevede sette incontri tra studenti e i musicisti inseriti nel
cartellone di Rivolimusica 2005-2006,
Gli incontri (sempre di venerdì mattina all’Istituto
Musicale) coinvolgeranno i ragazzi e gli artisti, questa
volta un po’ in maniche di camicia, in una conversazione
amichevole fuori dal contesto scolastico della lezione.
Vuol essere un momento in cui i musicisti si presentino
parlando di se stessi e dell’aspetto umano della
professione, facendo vedere da vicino gli strumenti,
accennandone le possibilità sonore e tecniche, ma anche la
storia vissuta.
Si potrà parlare di calcio e di belle donne o uomini
prestanti, per stabilire un feeling con i ragazzi e le ragazze
del liceo o istituto tecnico; far poi capire come si suona
insieme, come si costruisce un programma, ma non
realizzare un vero concerto, caso mai un poco di prove
con interruzioni e molto senso dell’incontro di
conoscenza, quella stessa che dovrebbe alimentare la
curiosità di ascoltare il concerto vero del sabato, da
spettatori un po’privilegiati, il tutto non lunghissimo né
per nulla simile a una lezione a scuola.
I concertini dell”antireplica (che si collocano alla Casa
del Conte Verde, ma anche alla Biblioteca e al Centro
Don Puglisi) anch’essi più trattenimento di musica in casa
che concerto. Chiediamo ai musicisti di intrattenerci
musicalmente per un massimo di 45 minuti complessivo,
partendo dalla 22,30 circa, con pezzi non lunghi e non del
massimo impegno di comprensione, forse anche diversi da
quelli del sabato sera, piuttosto vicino ai bis che ai brani di
concerto.
Anche qui se i sunadur ogni tanto dicono qualcosa per
rompere l’atmosfera aulica e trasformarla in
partecipazione al musizieren tanto meglio. Lo scopo è
quello di permettere l’avvicinamento di artisti e pubblico
nuovo, con particolare attenzione ai giovani.
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Sabato 15 ottobre 2005
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Antonio Faraò jazz trio Encore
Antonio Faraò
Dejan Terzic
Martin Gjakonovski
pianoforte
batteria
basso
IL PIANOFORTE NEL JAZZ
Il pianoforte è uno strumento che offre grandi possibilità:
non solo può creare il ritmo, ma contemporaneamente
armonizzare questo ritmo. Per questo motivo, è stato da
sempre uno degli strumenti più importanti nella storia del
jazz.
Uno dei primi grandi pianisti di New Orleans fu Jelly Roll
Morton; egli suonava ragtime, ma influenzato delle
“marching” bands, ha segnato il decisivo passaggio di questa
musica al jazz.
Negli anni ‘20 Harlem diventò un vivaio di pianisti, primo
fra tutti James P. Johnson. Altro polo importante per lo
sviluppo pianistico fu Chicago, dove forte era lo stile boogiewoogie di matrice blues.
Verso la metà degli anni ‘30 Art Tatum riunì tutto ciò che il
pianoforte aveva sviluppato nel jazz, aggiungendovi un
virtuosismo senza precedenti, a tal punto da poter essere
considerato un “Franz Liszt neroamericano”. Suo grande
erede: Oscar Peterson.
Con Earl Hines il jazz trovò un pianista capace di suonare
come uno strumento a fiato (“trumpet piano style”); sullo
stile di Armstrong egli maturò una moderna e complessa
concezione ritmica, in un nuovo rapporto tra mano destra e
sinistra, tracciando un percorso che porterà al pianismo bebop.
Il più importante pianista bop fu sicuramente Bud Powell, il
quale creò uno stile che ha fatto scuola tra i pianisti moderni.
In quegli anni un caso a parte è rappresentato da Thelonious
Monk che si è spinto avanti nella dissoluzione della frase,
mediante spostamenti ritmici e costruzione di frasi irregolari.
Negli anni ’50 e ‘60 dalle varie formazioni di Miles Davis
emersero grandi pianisti come Bill Evans, Herbie Hancock,
Chick Corea e Keith Jarrett, i quali hanno dato un grande
contributo allo sviluppo del pianismo moderno.
Tra i maggiori innovatori del free, Cecil Taylor sviluppò un
rapporto informale e percussivo con la tastiera, mantenendo
elementi della musica nera, ma in un flusso di idee di grande
intensità, aprendo la strada a infinite possibilità pianistiche.
bibliografia essenziale:
Berendt, Joachim Ernest, Il nuovo libro del jazz – dal New
Orleans al Jazz Rock, Vallardi, 1986
Pieranunzi, Enrico, Bill Evans – Ritrtto di artista con pianoforte,
Stampa alternativa/Nuovi equilibri, 1994
Schuller, Gunther, Il jazz – Il periodo classico, le origini: Oliver,
Morton, Armstrong, EDT 1996
Antonio Faraò, nato a Roma nel 1965, musicista
emergente tra i più apprezzati della scena
jazzistica internazionale, ha partecipato a vari Jazz
Festival tra cui Umbria Jazz.
Nel 1998 Antonio Faraò ha vinto il prestigioso Concorso
Martial Solal, organizzato dalla città di Parigi.
Il pianista Herbie Hancock ha scritto di lui: “Antonio is
not only a fine pianist, but a great one”
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discografia essenziale:
Bill Evans, The Bill Evans Golden Trio, Riverside, 1961
Jelly Roll Morton, The complete J.R.M., RCA
bud powell, Blue Note Paris, ESP 1961
cecil taylor, The world of C.T., 1960
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f.g.
Sabato 22 ottobre 2005
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Rinaldo Bellucci pianoforte
Sergej Rachmaninov
5 Préludes
op. 23 n° 1
op. 23 n° 2
op. 23 n° 5
op. 23 n° 6
op. 23 n° 7
Claude Debussy
dal secondo libro di Studi:
X. “Pour les sonorités
opposées”
XI. “Pour les arpèges
composés”
Franz Liszt
Polacca n. 2 in mi maggiore
da Années de Pèlerinage
II Annèe : Après une
lecture de Dante
(Fantasia quasi Sonata)
IL PIANOFORTE NARRATIVO
Anni di pellegrinaggio, secondo anno: Italia (1837-1856)
Liszt amò molto l’Italia, per questo ne celebrò in musica le
bellezze monumentali, artistiche (come i quadri di Raffaello
e le statue di Michelangelo) e letterarie (si pensi ai sonetti
del Petrarca) nel più vasto ciclo pianistico forse mai stato
scritto, gli Anni di pellegrinaggio. Dopo una lettura di
Dante è forse il brano più interessante di questa collezione
ed è un’opera massiccia di proporzioni e fortemente
virtuosistica. Dante lo colpì per la sua forza di scrittura e
per la sua visione dell’ambiente infernale: il Romanticismo
tedesco era fortemente affascinato dall’idea del “diabolico”,
del “tenebroso”, e Liszt fu tra i musicisti che più furono
ispirati da questo tema (lo dimostrano esempi come i poemi
sinfonici Dante e Faust o il Mephisto Valzer per pianoforte).
Tutto lo strumento è coinvolto in esplosioni sonore di
grandi effetti di natura “orchestrale”, la musica stessa fa
fantasticare: Dante sta attraversando l’Inferno e nel
frattempo ci racconta storie, sofferenze e tormenti dei
condannati, fino ad arrivare poi, attraverso il Purgatorio, in
Paradiso, dove viene colpito da una luce abbagliante che
viene resa in musica con una liberazione di note acute.
La pagina ha una straordinaria capacità narrativa e
comunicativa, qui ritroviamo esattamente quello che
abbiamo trovato nel racconto di Dante, e cioè passioni,
sentimenti, tormenti, cronache e visioni estatiche. Liszt era
abilissimo nel rappresentare musicalmente fatti, sentimenti
ed impressioni, e per fare ciò rende la musica chiara e
concreta come può esserlo un’espressione verbale o gestuale.
bibliografia essenziale:
Piero Rattalino, Liszt o il giardino d’Armida, Torino,
EDT, 1993.
Franz Liszt, Divagazioni di un musicista romantico, a
cura di Raoul Meloncelli, Roma, Edizioni Salerno, 1979.
discografia essenziale:
Emanuele Arciuli, etichetta Stradivarius (STR 33417),
anno di pubblicazione 1997.
Rinaldo Bellucci, ha studiato pianoforte e composizione presso il
Conservatorio di Torino. Si è perfezionato con Lazar Berman e Victor
Merzhanov.
Ha collaborato come maestro sostituto con Oksana Krovytska, soprano
della New York City Opera, Misha Svetlov, basso della Chicago City
Opera, Alfred Werner, baritono dell’Opera di Stato di Vienna,
registrando per la rete televisiva nazionale ORF 1.
In qualità di compositore ha scritto l’opera buffa: “Il gatto con gli
stivali” eseguita al Conservatorio di Torino.
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f.s
Venerdì 28 Ottobre 2005
Auditorium Istituto Musicale ore 11,00
RI-sound
incontri possibili tra giovani e musicisti
Casa del Conte Verde ore 22,30
I concertini dell’antireplica
confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti
con il soprano Sandra Foschiatto
e il pianista Luca De Marchi
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Sandra Foschiatto nata a Udine, ha studiato al Conservatorio di
Parma diplomandosi in canto con Jenny Anvelt.
Ha vinto nel 1996 la Borsa di Studio “Arturo Toscanini” e in seguito
si è perfezionata con Mirella Freni, Katia Ricciarelli, Raina
Kabaivanska, Lella Cuberli.
Ha debuttato a Udine nel 1995 in “La cambiale di Matrimonio” di
Rossini e “La Serva padrona” di Pergolesi.
Altre tappe importanti: al Teatro Olimpico di Vicenza è stata Zaide
nell’opera omonima registrata dalla TV giapponese, al Teatro
Comunale di Modena con l’Orchestra Sinfonica “A. Toscanini”, a
Sarajevo presso l’Accademia Musicale Nazionale, a Praga, dove ha
cantato il Requiem di Mozart con la Praga Sinfonietta
Luca De Marchi nato a Venezia, ha studiato pianoforte con
Massimo Somenzi e composizione con FabioVacchi e, al
“Mozarteum” di Salisburgo, direzione d’orchestra e musica da
camera.
Ha collaborato, in qualità di assistente musicale, con il Teatro
Nazionale di Praga, il Teatro di Darmstadt, il Teatro Comunale di
Bologna, Ferrara Musica, l’Accademia del Mozarteum di
Salisburgo, presso la NHK-Hall di Tokjo e la Ken Min Hall di
Jokohama sotto la direzione di Giuseppe Sinopoli.
Nelle stagioni 2000-02, in qualità di maestro sostituto e assistente
musicale, ha curato il repertorio italiano all’Opera di Stato di
Vienna con i Wiener Philarmoniker.
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Sabato 29 Ottobre 2005
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Sandra Foschiatto
Luca De Marchi
soprano
pianoforte
Francesco Paolo Tosti
Romanze su testi di Gabriele D’Annunzio
Francesco Paolo Tosti
Malinconia
Dorme la selva
Quand’io ti guardo
L’ora è tarda
Or dunque addio
Chi sei tu che mi parli
Quattro canzoni d’Amaranta
Lasciami! Lascia ch’io
respiri
L’alba separa dalla luce
l’ombra
Invan preghi
Che dici, o parola del
Saggio?
Due piccoli notturni
Van gli effluvi de le rose
O falce di luna calante
Consolazione
Non pianger più
Ancora qualche rosa è ne’
rosai…
Tanto accadrà, ben che non
sia d’aprile…
Perché ti neghi con lo
sguardo stanco?
Sogna, sogna, mia cara
anima!
Settembre (dì: l’anima mia
m’ascolta?…)
Quanto ha dormito, il
cembalo!…
Mentre che fra le tende
scolorate…
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IL CASO TOSTI DI LONDRA
Un giallo quello di Francesco Paolo Tosti (1846-1916):
pupillo di casa Ricordi, insegnante di canto della regina
Margherita, docente presso il Royal College of Music e la
Royal Academy of Music di Londra, autore di metodi per
canto adottati dai conservatori inglesi, osannato e richiesto
in tutte le corti europee e poi, dopo la sua morte, quasi
dimenticato.
Al tempo di Verdi e Puccini non sarebbe stato intelligente
dedicarsi al melodramma per ingrossare le fila dei tanti
“minori”, Tosti decise così di coltivare un genere discreto
ed attuale: la romanza. Con la sua scomparsa le romanze
passarono agevolmente dal salotto aristocratico alle sale da
concerto, tuttavia subirono una perdita di interesse, insieme
a tutte quelle forme d’arte che avevano addolcito gli ultimi
fasti della vecchia Europa. Dagli anni ’50 i cantanti
considerarono queste meraviglie canzonette dal facile
effetto, contemporaneamente i musicologi le bollavano come
prodotti minori. Dagli anni ’90, con la nascita dell’Istituto
Nazionale Tostiano, la rivalutazione è completa: è in corso
l’edizione critica di tutte le romanze: 14 volumi, di cui 8 già
pubblicati per la BMG, due studi con contributi di
musicologi italiani e stranieri editi dalla EDT: Tosti e Il
Canto di una vita, ed infine in registrazione l’integrale
discografica, prevista in 20 CD, di cui già 5 per la Nuova
Era.
Romanze che rivelano una profonda conoscenza del bel
canto (Tosti era un eccellente tenore), piene di melodie
maturate all’ombra della più alta produzione operistica
italiana, romanze che rispecchiano il gusto per la letteratura,
evidente nella scelta di autori contemporanei: D’Annunzio,
Fogazzaro, Praga, brani che ancora hanno vita nonostante il
mondo per il quale furono concepiti sia scomparso.
bibliografia essenziale:
AA.VV.: Tosti e Il Canto di una vita, EDT
discografia essenziale:
integrale discografica, prevista in 20 CD, di cui già 5 per
la Nuova Era.
p.c.
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Sabato 5 Novembre 2005
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Giuseppe Nova
Rino Vernizzi
Giorgio Costa
Giuseppe Verdi
Luigi Hugues
(1836/1913)
Vincenzo Bellini
Franz e Karl Doppler
(1821/1883 -1825/1900)
Giuseppe Verdi
Francesco Morlacchi
(1784-1841)
Antonio Torriani
(1784/1841 )
Astor Piazzolla
flauto
fagotto
pianoforte
Fantasia sul Ballo in Maschera
di Giuseppe Verdi
Paraphrase op.42 en souvenir
de Adelina Patti, sur la
Somnambule de Monsieur
Vincenzo Bellini
Fantasia Concertante per
flauto e fagotto con
l’accompagnamento del
pianoforte su motivi del
Maestro Giuseppe Verdi *
Le Quattro Stagioni in Buenos
Aires
Primavera Porteña
Verano Porteño
Otoño Porteño
Invierno Porteño
Close your eyes and listen
Oblivion
PIAZZOLLA COME VIVALDI?
Il “prete rosso” certamente si aggirava nella mente del
revolucionario del tango, ma solo per evocare una
suggestione storico-musicale, non per richiamare una
citazione stilistica, tanto meno tematica. Non è un pastiche
da Rondò Veneziano, questo di Piazzolla: la nascita
spontanea, libera da costrizioni programmatiche di questi
pezzi è segno del desiderio di ritrarre il proprio mondo con
il proprio linguaggio, non di edificare un monumento al
passato. Le quattro estaciones furono composte in anni
diversi, dal 1964 al 1970, e non nell’ordine naturale: più che
stagioni di un anno solare sono stazioni di un percorso
umano e musicale, in una fase, quella degli anni Sessanta,
in cui lo stile di Astor Piazzolla si va definendo
compiutamente. Anzi, probabilmente proprio volgendo lo
sguardo a un elemento cangiante come le stagioni, il
compositore ha voluto approfondire la propria tecnica
espressiva.
Non devono ingannare gli spunti fugati (come nell’apertura
della Primavera) o gli episodi dialogati fra tutti e solo (per
esempio nel finale dell’Invierno): la loro presenza è usuale
nel repertorio piazzolliano, non si tratta di citazioni
stilistiche barocche inserite una tantum. La compenetrazione
di procedimenti armonici e contrappuntistici europei con
l’incalzante impulso ritmico del tango popolare argentino è
divenuta, anche grazie alla celebrità delle Cuatro estaciones
porteñas (cioè di Buenos Aires), un simbolo identificativo
della musica di Piazzolla, un autore che ha portato nel
repertorio della musica da camera l’arranque tipico del
tango tradizionale.
bibligrafia essenziale:
Maria Susana AZZI e Simon COLLIER, Le grand tango:
the life and music of Astor Piazzolla, Oxford, Oxford University
Press, 2000
discografia essenziale:
Un paio di edizioni discografiche con l’ottima interpretazione
del Richard Galliano Septet (Piazzolla Forever, 2003, Dreyfus
Jazz) e la rilettura di Gidon Kremer alla guida della Kremerata
Baltica (Eight Seasons, 2000, Nonesuch) con l’interessante
inanellamento delle Stagioni di Vivaldi e Piazzolla
s.s.
Il Trio ha debuttato nel 1996 in apertura del Festival Verdiano di
Busseto. La sua ricerca è rivolta alla riscoperta del patrimonio
strumentale italiano del XIX secolo di matrice operistica, spesso ancora
inedito, ed alla valorizzazione del repertorio meno conosciuto del XX
secolo. La simbiosi strumentale tra il flauto, il fagotto e il pianoforte
rende il Trio, nella sua particolarità di organico e di repertorio, un
ensemble particolarmente interessante sotto l’aspetto timbrico.
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Venerdì 11 Novembre 2005
Auditorium Istituto Musicale ore 11,00
RI-sound
incontri possibili tra giovani e musicisti
Casa del Conte Verde ore 22,30
I concertini dell’antireplica
confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti
con gli strumentisti dei Fiati di Parma
e il direttore Claudio Paradiso
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I Fiati di Parma sono l’unica Orchestra da camera stabile italiana
di strumenti a fiato fondata nel 1990 su iniziativa dell’attuale
direttore Claudio Paradiso. I componenti sono o sono stati le prime
parti di Orchestre sinfoniche e da camera, come la Sinfonica
Nazionale della RAI di Torino, l’Orchestre de Paris, i Wiener
Symphoniker, il Teatro “La Scala” di Milano, ed hanno tutti una
solida esperienza cameristica.
E’ complesso residenziale della Sala Mozart dell’Accademia
Filarmonica di Bologna e della Associazione Amici della Musica nel
Teatro Comunale di Atri.
La ricerca di un repertorio apparentemente ristretto che, spaziando
dal XVIII secolo ai nostri giorni ha permesso a I Fiati di Parma di
scoprire ed eseguire per la prima volta in tempi moderni l’Adagio
per violino e fiati del trapanese Antonio Scontrino (1850-1922) ed
incidere per la prima volta (per Studio A di Radio Vaticana) la
Sinfonia per fiati del pistoiese Teodulo Mabellini (1817-1897),
Nel 1995 ha registrato per la RAI e per la Radio Vaticana e nel
2003 per i Concerti di RadioTre.
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Sabato 12 Novembre 2005
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
I Fiati di Parma
Bruno Paolo Lombardi flauto
Josef Feichter
flauto
Fabio Bagnoli
oboe
Fabio D’Onofrio
oboe
Francesco Zarba
clarinetto
Sergio Delmastro
clarinetto
Marco Panella
corno
Leonardo Consoli
corno
Franco Perfetti
fagotto
Giuseppe Settembrino fagotto
Sergio Lazzeri
contrabbasso
Claudio Paradiso direttore
Gaetano Donizetti
Sinfonia per fiati
Andante
Allegro
Wolfgang Amadeus Mozart dall’opera Don Giovanni:
Harmoniemusik
[Ouvertura. Andante]
Allegro con Presto
Andante
Allegro
Tempo di Menuetto
Allegro vivace
Tempo di Menuetto
Un poco Allegro
Teodulo Mabellini
(1817-1897)
Sinfonia per fiati
Largo molto
Allegro giusto
Scherzo e Trio
Adagio
Finale
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TEODULO MABELLINI,
CHI ERA COSTUI?
Schiacciato dall’ingombrante predominio del teatro
musicale, il repertorio strumentale italiano dell’Ottocento
resta uno dei più giganteschi contenitori di carneadi della
storia della musica. Dopo decenni di esaltazione monolitica
del repertorio operistico, oggi si è costretti a faticare come
dei dannati per riesumare alcuni illustri personaggi rimasti
inspiegabilmente dimenticati. Mabellini, ad esempio, è uno
dei compositori più interessanti di tutto l’Ottocento italiano;
pur avendo trascorso quasi tutta la vita tra i confini della
Toscana, fu uno dei musicisti più famosi del suo tempo: lo
prova il fatto che Verdi, per la Messa da Requiem in onore
di Rossini, commissionata ai dodici compositori più noti
dell’epoca, abbia affidato proprio a Mabellini il Lux aeterna
conclusivo. Grande didatta, nonché valente direttore
d’orchestra (rimase alla “Società filarmonica” di Firenze dal
1843 al 1859), scrisse qualche opera teatrale e alcuni
interessanti lavori liturgici; pare che Rossini, subito dopo
aver ascoltato la sua Messa da Requiem nel 1851, abbia
esclamato: “se l’Almagna vanta quella di Mozart, l’Italia
può andare superba della tua!”. La Sinfonia per fiati, una
delle perle della produzione di Mabellini, è uno dei frutti
dimenticati degli anni immediatamente successivi all’unità
d’Italia; dedicata “ai Conservatori d’Italia” con
inequivocabili intenti didattici, spicca tra la produzione
coeva, rendendo sbiadita anche la ben più sgargiante fama
della Petite Symphonie di Gounod. E pensare che
nell’Ottocento ci si lamentava dell’eccessiva diffusione di
Mabellini; pare addirittura che i fiorentini, per criticare la
scarsa presenza di opere nei loro teatri, avessero coniato con
una punta di sarcasmo il seguente slogan: “Bellini è morto,
Ma-Bellini è vivo!”.
bibliografia essenziale:
Claudio Paradiso, prefazione alla prima edizione a
stampa della Sinfonia di Mabellini, Parma, Edizioni
del Cairo, 1999.
Sergio Martinotti, Ottocento strumentale italiano,
Bologna, Forni, 1972.
discografia essenziale:
Donizetti: musica per fiati, Asciallo - Bonucci - Gorgi Toppi - Petracchi - Vlad, CD, Frequenz, 1990.
Hummel: Ottetto Partita, Danish Wind Octet, CD,
Rondo - Gramophon, 1999.
Le grandi serenate romantiche per fiati, I fiati di Parma,
CD, Amadeus, Febbraio 2000.
a.m.
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Sabato 19 Novembre 2005
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Mario delli Ponti
pianoforte
Franz Schubert
Improvviso in fa minore
D. 935
Ludwig van Beethoven
Sonata in la bemolle maggiore
op. 110
Moderato cantabile, molto
espressivo
Allegro molto
Adagio, ma non troppo
Fuga allegro, ma non troppo
Claude Debussy
12 Préludes (II volume)
L’IMMAGINAZIONE IN MUSICA
Preludi: secondo libro (1910-1912)
È difficile tradurre in parole il linguaggio dei preludi,
spiegare se e in che modo Debussy si fosse ispirato ad
alcuni soggetti provenienti dalla poesia, dalla pittura e
dalla natura.
Qualcuno definì il secondo libro “l’album di schizzi di un
artista”, poiché contiene un po’ di tutto: ritmi
spagnoleggianti (n°3) e da music-hall (n°6), personaggi da
Shakespeare e Dickens (n°9), atmosfere bucoliche e suoni
di zampogna (n°5), ambienti d’acqua (n°8), spettacoli
pirotecnici (n°12), ecc…
Nonostante questa vasta scelta di spunti, Debussy non vuole
rappresentare situazioni; troppo spesso è stato chiesto alla
musica (e le si chiede tuttora) di dover a tutti i costi
significare o spiegare qualcosa. Nel caso dei preludi questa
richiesta viene soddisfatta solo in parte: infatti, l’autore
“suggerisce” non dei veri e propri titoli, ma proposte,
ipotesi, suggerimenti che chi ascolta può invece interpretare
in maniera diversa.
Solo a volte i riferimenti sono abbastanza chiari (si pensi
all’imitazione delle onde marine nel preludio n°8 o allo
scoppio dei petardi nel n°12), ma molto spesso, invece,
l’ascoltatore si trova immerso in un ambiente sonoro
totalmente indefinibile.
Ma forse è quello che Debussy voleva: cioè desiderare che
il suo pubblico si diverta ad indovinare immagini e
sensazioni descritte che non sempre coincidono con quelle
che realmente lo hanno ispirato (se così è stato…), ma non
per questo sono sbagliate o inadatte alla situazione
musicale; in questo modo l’ascoltatore viene sollecitato ed
invitato a collaborare con la sua stessa immaginazione.
bibliografia essenziale:
Edward Jankélévitch, Debussy: la vita e l’opera,
traduzione dall’inglese di Domenico de’ Paoli, Milano,
Curci, 1993
Alfred Cortot, La musica pianistica di Debussy in “La
musica pianistica francese”, Milano, Edizioni Curci, 1957
(pp. 7-35)
discografia essenziale: Arturo Benedetti Michelangeli,
Deutsche Grammophon (DGG 449438 2), anno di
pubblicazione 1995.
Mario delli Ponti, milanese, incomincia la sua carriera in Italia e
negli Stati Uniti. Nel 1956 fu invitato da Arturo Toscanini a suonare
nella propria residenza di River-dale; vinse quindi a Londra la Bach
Medal; nel 1961 venne chiamato da Pablo Casals a suonare a Puerto
Rico. In Italia ha suonato al Teatro alla Scala, alla Società del
Quartetto di Milano, all’Accademia di Santa Cecilia di Roma .
Ha inciso dischi con la RCA, l’ Angelicum e CD per la Foné, la
LoveLied e la Bongiovanni. Nel maggio del 2003 gli è stata concessa
dal presidente della Repubblica la medaglia di benemerito della Cultura
e delle Arti.
20
21
f.s.
Sabato 26 Novembre 2005
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Joint Venture jazz group
Mario Petracca
Saverio Miele
Andrea Penna
chitarra
contrabbasso
batteria
DUE MONDI CHE SI INCONTRANO
La storia del jazz è storia di contaminazione, tra neri e
bianchi, con musiche di diverse civiltà musicali, e anche
con la musica cosiddetta “colta”. La storiografia musicale ha
sempre creato categorie, generi, e con essi gerarchie, ma la
storia della musica, in particolare quella del jazz, è stata da
sempre all’insegna dello scambio, dell’andare oltre i confini.
Questo atteggiamento di apertura ha contraddistinto i grandi
innovatori del jazz, grazie ai quali questo genere ha potuto
compiere nell’arco di un secolo un’evoluzione straordinaria.
Negli anni ’30 Teddy Wilson, uno dei più importanti pianisti
dell’era Swing, studiava i brani di Scarlatti, ma nascondeva
questo suo interesse, dal momento che la musica dei neri
doveva apparire come istintiva. Talvolta anche importanti
esponenti della musica colta hanno dimostrato un certo
interesse per il jazz. Si racconta che Toscanini si recava
spesso ad ascoltare dal vivo il grande pianista Art Tatum,
impressionato dal suo strabiliante virtuosismo; lo stesso
Tatum utilizzò nel suo repertorio temi di Massenet e di
Dvorak.
I casi di scambio, attrazioni, contaminazioni si moltiplicano
nella storia del jazz. Sono note le esecuzioni di Keith Jarrett
delle Variazioni Goldberg e del Clavicembalo ben temperato
di Bach, nonché di composizioni di Haendel e Sostakovic.
Nelle infinite versioni di “My Favorite Things” John
Coltrane costruì complessi sviluppi polifonici, con
concezioni del tutto simili alle Partite per violino solo di
Bach.
Un caso esemplare è rappresentato dal concerto tenutosi a
Monaco nel 1982 dal viennese Friedrich Gulda e l’italoamericano Chick Corea, due pianisti “irrequieti”,
provenienti da due mondi diversi, ma amanti da sempre
della trasversalità dei linguaggi. L’esito di questo incontro
musicale è quello di un’improvvisazione davvero senza
limiti, in un continuo intrecciarsi di codici espressivi.
Esempi di musica libera, oltre i confini.
ˆ
ˆ
Saverio Miele si diploma in contrabbasso nel 1990 presso il
Conservatorio di Alessandria. Segue seminari di perfezionamento jazz
nell’ambito del festival Internazionale “Umbria Jazz” e presso il Centro
Didattico Musicale di Milano. Svolge attività concertistica
collaborando con numerose orchestre fra cui Camerata delle Arti,
Orchestra da Camera del Piemonte.
Andrea Penna inizia a dedicarsi allo strumento nel 1978 e nel 1982
intraprende l’attività professionale svolgendo tournée in Finlandia,
Svezia Germania e Svizzera. Ritornato in Italia ha suonato con diversi
musicisti tra i quali: Riccardo Zegna, Barry Vincent, Arthur Miles,
Karl Potter.
22
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Mario Petracca suona professionalmente dal 1980. Ha fatto parte di
varie formazioni jazzistiche collaborando con musicisti quali: Flavio
Boltro, Pierre Drevet; ha fatto parte del gruppo “Arti & Mestieri” con il
quale ha inciso “Children’s Blues” (ed. Augusta ’85). Nel 1990 con il
brano “Matteo” contenuto nel disco “Come ci dovremmo sentire al
mattino” si è classificato primo al concorso “Nuovi compositori –
musica per Orione” indetto da Rai Radiotre.
bibliografia essenziale:
Nisenson, Eric, Ascension – Vita e musiche di John
Coltrane, Testo e immagine, 2002
Cerchiari, Luca, Il jazz, una civiltà afro-americana ed
europea, Tascabili Bompiani, 2001
Carr, Ian, Keith Jarrett – L’uomo e la musica, Arcana,
1992
discografia essenziale:
John Coltrane, My Favorite Things, Atlantic, 1961
Friedrich Gulda & Chick Corea, The meeting, Philips
1983
Art Tatum, The solo Verve recording, 1953/1955
Teddy Wilson, Teddy 1937-38, Classics
23
f.g.
Venerdì 2 Dicembre 2005
Auditorium Istituto Musicale ore 11,00
RI-sound
incontri possibili tra giovani e musicisti
Casa del Conte Verde ore 22,30
I concertini dell’antireplica
confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti
Angelo Manzotti sopranista, si dedica alla riproposta del repertorio
storico dei castrati con particolare riferimento alla produzione
settecentesca.
Grazie ad un lungo esercizio fisiologico, ha perfezionato una tecnica
di canto che lo differenzia dai comuni controtenori: invece di
adottare il meccanismo del falsetto ha sperimentato un metodo per
far vibrare soltanto la porzione anteriore delle corde vocali,
riducendone così la lunghezza allo standard femminile. In tal modo,
grazie all’uso dello “stop closure falsetto” egli può avvalersi di tutta
l’estensione, la duttilità ed il volume sonoro tipici della voce di un
soprano, superando così i tradizionali limiti del falsetto maschile, ed
esibendo una gamma vocale continua e omogenea dagli estremi
sopracuti (Re5) fino alle più gravi note baritonali.
Vincitore nel 1992 del Concorso Internazionale “Luciano Pavarotti”
di Philadelphia si è aggiudicato il “Timbre de Platine” di Opéra
International con la sua prima registrazione discografica: Arie di
Farinelli.
con il sopranista Angelo Manzotti
e la clavicembalista Rita Peiretti
Rita Peiretti, nata a Torino, dopo essersi diplomata in pianoforte,
si è dedicata allo studio della musica antica.
Dal ’90 è alla guida del complesso barocco “L’Accademia dei
Solinghi” con il quale ha inciso, per la casa discografica Dynamic di
Genova, l’integrale dei concerti per clavicembalo e orchestra di
Galuppi e nove concerti di Giordani.
24
25
Sabato 3 Dicembre 2005
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Angelo Manzotti
Rita Peiretti
sopranista
clavicembalo
Claudio Monteverdi
Se i languidi miei sguardi
lettera amorosa a voce sola
dal settimo libro dei
madrigali
Giovanni Felice Sances
(1600-1679)
“Usurpator tiranno” cantada a
voce sola sopra il Passacaglie
Girolamo Frescobaldi
Cento Partite sopra
Passacaglia
dal primo libro delle toccate,
partite, ecc. per cembalo
Geminiano Giacomelli
(1692 c.-1740)
“Sposa non mi conosci” da
Merope
Riccardo Broschi
(1658 c.-1756)
“Son qual nave” da Artaserse
Carlo Broschi
“Che chiedi che brami”
Christoph Willibald Gluck “Addio, addio, o miei sospiri”
da Orfeo
Domenico Scarlatti
Sonata in mi bemolle
maggiore K193
Wolfgang Amadeus Mozart “Voi che sapete” dall’opera
Le nozze di Figaro
Gioachino Rossini
recitativo “ Oh patria!” aria
“Di tanti palpiti” dall’opera
Tancredi
L’ALTRA VOCE DEL BAROCCO
Carlo Broschi detto Farinelli (1705-1782)
Oggi suona strano, quasi sgradevole, pensare a ruoli
maschili come quelli di Arbace o Catone interpretati da voci
acutissime, del tutto prive di tratti virili; eppure i castrati
utilizzati in quelle parti furono uno dei fenomeni più abusati
di tutto il barocco. Quando Carlo Broschi, poco più che
quindicenne, subiva il dolore dell’evirazione, la storia della
musica segnava la nascita di un mito inarrestabile. Acquisito
lo pseudonimo di Farinelli, in omaggio alla protezione della
famiglia napoletana Farina, egli intraprese subito una
carriera leggendaria; dopo straordinarie avventure in Italia e
a Vienna, Londra lo accolse nel 1734 presso la Compagnia
della Nobiltà, la rivale delle rappresentazioni organizzate al
Covent Garden da Händel; Burney descriveva così l’incanto
della sua voce: “l’orchestra non lo seguiva, ma tutti erano
trasognati con la bocca aperta, come se cadesse un raggio”.
In seguito Farinelli rimase per ventidue anni alla corte
spagnola di Fernando VI (1737-1759), mentre l’Italia ospitò
l’ultimo periodo della sua lunghissima vita, che si concluse
a Bologna nel 1782. Indescrivibili pare fossero le sue
qualità vocali: quasi quattro ottave di estensione, note tenute
sino alla soglie delle svenimento, vocalizzi interminabili,
questo era Farinelli; innumerevoli poi sono le testimonianze,
che raccontano sfide all’ultimo sangue con strumentisti
virtuosi o scene di follia provocate dalle sue esecuzioni.
Ma nella costruzione del personaggio non deve essere
trascurata l’importanza delle composizioni scritte ad hoc
per la sua voce dal fratello Riccardo Broschi, musicista
rimasto inevitabilmente sepolto sotto l’insostenibile peso
della fama fraterna, che alcuni studiosi individuano
addirittura nel materiale colpevole dell’evirazione più
celebre di tutti i tempi.
bibliografia essenziale:
Sandro Cappelletto, La voce perduta: vita di Farinelli
evirato cantore, Torino, EDT, 1995.
Corrado Ricci, Farinelli: quattro storie di castrati e
primedonne tra Sei e Settecento, Lucca Akademos & LIM,
1995.
Patrick Barbier, Voce sola, Milano, Rizzoli, 1995.
discografia essenziale:
- Farinelli Soundtrack, Rousset - Lee Ragin - Les talents
lyriques, CD, Travelling, 1995.
- Arias for Farinelli, Genaux - Jacobs, CD, Harmonia
Mundi, 2002.
- Arie di Farinelli, Manzotti - Jacoboni - I solisti di Roma,
Bongiovanni, 1995.
a.m.
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27
Sabato 10 Dicembre 2005
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Concerto premio offerto
dall’Istituto Musicale Città di Rivoli
ai vincitori del Concorso Internazionale
“Città di Valentino”
che si è tenuto nel 2004 a Castellaneta
Ayako Harada
pianoforte
Franz Joseph Haydn
Sonata n. 3 in mi bemolle
maggiore
Béla Bartok
Suite Op.14
Allegretto
Scherzo
Allegro molto-sostenuto
Franz Liszt
Ballade n. 2
Wolfgang Amadeus Mozart Variazioni su un tema di
Duport K 573
Franz Liszt
Sonetto 47, 104 del Petrarca
Rapsodia spagnola
TRA UNGHERIA E ALGERIA CON BARTÓK
Dimostrare che gli elementi strutturali, melodici e ritmici
delle musiche e dei canti dei paesi balcanici hanno radici
comuni: era la tesi di Béla Bartók, avvalorata da decenni di
studi e indagini sul campo. Compositore ed etnomusicologo,
Bartók raccolse nella sua vita un’infinità di testimonianze:
nella natia Ungheria, in Romania, Slovacchia, Bulgaria,
persino in Turchia e Africa del nord. Per lui, seduto al
pianoforte per comporre, quel patrimonio sedimentato nei
secoli costituiva, oltre che oggetto di indagine, anche
materiale di inesauribile sviluppo e fonte di ispirazione, ma
non risultava sufficiente il linguaggio post-romantico per
tradurre musiche nate secondo principi del tutto estranei alla
grammatica “colta”. L’incontro con Debussy fu da questo
punto di vista determinante e suggerì a Bartók la direzione in
cui procedere: l’armonia tonale ristretta ai modi maggiore e
minore non era adeguata, era necessario recuperare il
concetto di modalità e adattarlo alle scale delle musiche
popolari. La capacità di recuperare i materiali motivici di
quelle musiche nelle proprie composizioni, ma soprattutto di
ricrearne il sound, di mantenere alta e pulita la qualità del
segno musicale, di conferire un grado di originalità sempre
meraviglioso e sbalorditivo alle composizioni, è riscontrabile
in tutta la produzione di Bartók, che nella Suite op. 14
Sz. 62 composta nel 1916 avrebbe più tardi riconosciuto la
prosecuzione di un processo di affinamento della scrittura
pianistica, resa in quegli anni più trasparente ed essenziale,
lontana dagli eccessi sonori della propria prima fase postromantica. Pur non essendoci citazioni letterali di melodie
popolari, nella Suite si distinguono pezzi dal carattere
rumeno e persino l’impiego di strutture di origine araba,
frutto della campagna di indagini effettuata tre anni prima in
Algeria.
bibliografia essenziale:
David YEOMANS, Bartók for Piano, Bloomington and
Indianapolis, Indiana University Press, 1988
discografia essenziale:
Bartók Plays Bartók, Pearl, 1995
Harada Ayako nata ad Aichi, (Giappone) ha incominciato la
formazione musicale a cinque anni, e si è laureata alla
Prefectural University of Fine Arts and Music di Aichi.
Si è perfezionata all’Accademia Liszt di Budapest. Ha vinto
numerosi concorsi e premi pianistici tra cui: il Wakayama Music
Competition, il Japan Chamber Music Competition e il
Concorso Internazionale Bela Bartok di Szeged (Ungheria).
Ha suonato come solista con la Nagoya Philharmonic Orchestra,
e l’Orchestra Sinfonica di Szeged.
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29
s.s.
Venerdì 16 Dicembre 2005
Auditorium
Auditorium Istituto
Istituto Musicale
Musicale ore
ore 11,00
11,00
RI-sound
incontri possibili RI-sound
tra giovani e musicisti
incontri possibili tra giovani e musicisti
Biblioteca Comunale ore 22,30
I concertini dell’Antireplica
confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti
Biblioteca Comunale ore 22,30
con il chitarrista Federico Pietroni
e l’ arpista
Genni Tommasi
I concertini
dell’antireplica
confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti
Genni Tommasi nata a Lucca ha studiato all’Istituto Musicale
“L.Boccherini”. Si è perfezionata con Irene Rossi, con la quale
approfondisce lo studio del repertorio arpistico italiano.
Ha studiato in seguito al Regio Conservatorio di Bruxelles con
Susanne Mildonian ottenendo il Primo Premio con menzione
speciale della giuria. Collabora in qualità di prima arpa con il Teatro
Comunale di Lucca e il Teatro Comunale di Firenze.
con il chitarrista Federico Pietroni
e l’arpista Genni Tommasi
30
Federico Pietroni diplomato in chitarra al Conservatorio di La
Spezia ha studiato in seguito con Ralph Towner e Josè Luis Postigo
affermandosi ben presto in Italia come esponente di un chitarrismo
in grado di esprimersi con i linguaggi della musica flamenca e latino
- americana, avvalendosi di una tecnica propriamente classica. Nel
’98 viene invitato ad interpretare in un duo con Alirio Diaz brani di
repertorio venezuelano nell’ambito del Festival Internazionale
“Umbria Estate”. Ha collaborato con Juan Lorenzo (RAI1), Gipsy
Kings (RAI3) e Tony Esposito per (Canale 5).
31
Sabato 17 Dicembre 2005
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Etnoclassic
Genni Tommasi
Federico Pietroni
arpa
chitarra
Sammy Cahn
I should care
Federico Pietroni
Aire del Sur
Astor Piazzolla
Escualo
Antonio Lauro
Carora
Valser N.2
Ariel Ramirez
Alfonsina y el mar
Genni Tommasi
Il carro di Tespi
Federico Pietroni
Necesidad
Eden Ahbez
Nature boy
SULLA SOFFICE SABBIA
CHE LAMBISCE IL MARE...
Nata nel Canton Ticino nel 1892 ed emigrata con in genitori
in Argentina appena quattro anni più tardi, autrice di sette
libri di poesie, di una commedia teatrale e di numerosi
articoli di critica letteraria, conosciuta e venerata in tutto il
Sud America, Alfonsina Storni lasciò dietro di sé una storia
misteriosa. Salita agli onori della fama negli anni Venti,
ricevette poi molti premi letterari e riconoscimenti ufficiali,
mantenendo un ruolo di primo piano fra gli intellettuali
argentini, finché, all’alba del 25 ottobre del 1938, a Mar
de la Plata, per probabili motivi esistenziali che ancor oggi
non risultano del tutto chiariti, decise di porre fine alla
propria vita in un modo che lasciò – e che lascia tuttora –
una strana eco: Alfonsina si diresse alla spiaggia e, con
estrema semplicità e freddezza, camminò dentro il mare,
finché le onde la avvolsero del tutto.
«Sulla soffice sabbia che lambisce il mare / le sue piccole
orme non tornano più indietro, / un sentiero solitario di pena
e silenzio / è giunto fino all’acqua profonda…»: sono le
parole che schiudono Alfonsina y el mar, la canzoneomaggio di Ariel Ramírez e Félix Luna, divenuta un inno
popolare in tutto il Latinoamerica, nonché un manifesto
della Nueva Canción Americana, in qualche modo opposta
alla canzone commerciale “prefabbricata”, soprattutto quella
di matrice yankee – ossia degli Estados Unidos. Simbolo
dell’identità culturale di un continente e dello sforzo che si
compie per salvaguardare quell’idendità, Alfonsina y el mar
si è diffusa in Sud America e in buona parte dell’Europa
soprattutto grazie all’interpretazione di Mercedes Sosa.
bibliografia essenziale
Alfonsina y el Mar di Michela Fregona
discografia essenziale:
Mercedes Sosa ’87, Mercedes en Bariloche,
(http://www.matson.it/sonora/html/
writings.asp?id=31)numerose
32
33
s.s.
Sabato 21 Gennaio 2006
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Rivolijazz
Jazzensemble Istituto Musicale Città di Rivoli
Terry Fessia
Max Carletti
Diego Borotti
Stefano Maccagno
Giuseppe Calvagna
Andrea Penna
voce
chitarra
sax
pianoforte
contrabbasso
batteria
A SCUOLA DI JAZZ
Il Jazz all’Istituto Musicale Città di Rivoli è stato un
indirizzo fondamentale delle attività didattiche fin dalla
fondazione della scuola nel 1979.
Scegliere quest’indirizzo vuol dire divertirsi suonando
insieme, affinare le proprie capacità di ascolto ed
approfondire le proprie attitudini all’improvvisazione ed
alla creatività, affidandosi ad insegnanti che rappresentano
il jazz a livello nazionale.
Il percorso musicale di jazzistico consente una libertà
assoluta nella scelta dei programmi individuali, che
vengono concordati insieme agli insegnanti, offrendo
però la sicurezza di una solida formazione per la parte
generale e teorica.
Le attività di musica d’assieme e il laboratorio di jazz
ensemble rappresentano un focus molto seguito dall’Istituto
Musicale; ogni anno i gruppi Latin Institute, la Big Band
residente all’Istituto, il Combo Vocale e il Laboratorio
Corale sono aperti a tutti coloro che desiderino suonare e
cantare insieme.
Con i laboratori di arrangiamento, analisi ed informatica
musicale è possibile aprire i propri orizzonti musicali
sfruttando le possibilità che arrivano dalle più aggiornate
innovazioni informatiche.
Il gruppo Rivolijazz si è formato all’interno dell’Istituto Musicale Città
di Rivoli ed è composto da musicisti che svolgono anche attività
didattica all’Istituto.
Il profilo dei componenti vede un importante percorso professionale,
che pone tutti come attivi concertisti in diversi generi musicali, dal
jazz alla musica da film all’etnico ed alle sperimentazioni.
Rivolijazz rappresenta un importante momento di creazione e sinergia
tra professionalità del jazz dai linguaggi e stili differenti che si
incontrano sulla scena dell’Istituto Musicale.
34
35
Sabato 28 Gennaio 2006
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Alexei Soutchkov
pianoforte
Fryderyk Chopin
Fantasia op.49 in fa minore
Sonata n. 2 op.35 in si
bemolle minore
Grave- Doppio movimento
Scherzo
Marche funèbre
Finale. Presto
24 Preludi op.28
L’ARIEL DEL PIANOFORTE
Era Ariel, la creatura svolazzante della Tempesta di
Shakespeare, l’immagine più frequentata dai contemporanei
per dipingere Chopin al pianoforte. Oggi, frastornati da
esecuzioni sempre più nerborute, raramente potremmo
accostare immagini della stessa leggerezza ai moderni
interpreti chopiniani. Eppure l’evanescenza e la delicatezza
erano le sensazioni che il suono di Chopin produceva sul
pubblico del tempo: “si dice che io suoni troppo
debolmente, o meglio troppo delicatamente, per la gente
abituata agli artisti indigeni che fracassano il pianoforte.
Ma preferisco questa critica a quella di suonare troppo forte”.
Chopin era l’altra faccia dell’esuberanza coeva, colpiva
per il suo intimismo accentuato, che sembrava quasi svanire
nell’impercettibile, tra le nebbie di sonorità impalpabili:
“si è tentati di avvicinarsi allo strumento porgendo
l’orecchio come si farebbe ad un concerto di silfi e di
folletti” (Berlioz). Indubbiamente i pianoforti che
prediligeva Chopin (i Pleyel) avevano una sonorità debole
per le grandi sale, ma il suo atteggiamento alla tastiera
restava legato all’ambito salottiero; solo da vicino si
potevano cogliere tutte le raffinatezze delle sue esecuzioni:
“il giorno in cui si inventerà un microscopio per le orecchie,
quel giorno Chopin sarà divinizzato” (Berlioz); Moscheles
ne lodava le sottigliezze dinamiche: “il suo ‘piano’ è così
simile ad un soffio che non ha affatto bisogno del forte per
produrre i voluti contrasti”; ma visto che per Chopin i
“fortissimo” sulla timbrica ancora approssimativa degli
strumenti del tempo erano solo degl’inascoltabili “guaiti di
cani”, viene da chiedersi come si sarebbe comportato alle
prese con un pianoforte moderno; chissà se sarebbe stato
un “Ariel della tastiera” anche su uno Steinway gran coda di
oggi.
bibliografia essenziale:
- Gastone Belotti, Chopin, Torino, EDT, 1984.
- Piero Rattalino, Chopin: ritratto d’autore, Torino, EDT,
1991.
- Marco Beghelli, Invito all’ascolto di Chopin, Milano,
Mursia, 1989.
- André Gide, Note su Chopin, Firenze, Passigli, 1986.
Alexei Soutchkov è nato a Mosca nel 1966 in una famiglia di
musicisti. Ha iniziato gli studi nella Scuola Centrale di Musica, ed
in seguito presso il Conservatorio Cajkovskij di Mosca sotto la guida
del Maestro Eugenj Malinin (assistente del Maestro Henrich Neuhaus),
laureandosi in pianoforte con lode nel 1991.
È risultato vincitore del 1° premio assoluto nei seguenti concorsi
pianistici internazionali e nazionali: Palma d’Oro di Finale Ligure,
Città di Cesenatico, Coppa pianisti d’ Italia” di Osimo, Città di
Teramo, Premio Seiler di Palermo.
Ha tenuto concerti come solista in Russia, Germania, Francia, Polonia,
U.S.A.
ˆ
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discografia essenziale:
- Chopin: Preludi op. 28, Pogorelich, CD, Deutsche
Grammophon, 1990.
- Chopin: Sonata n. 2 op. 35, Horowitz, CD rimasterizzato
da incisione storica, CBS Sony Classical 2001.
Chopin: Fantasia op. 49, Zimerman, CD, Deutsche
Grammophon, 1990.
a.m.
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Venerdì 3 Febbraio 2006
Auditorium Istituto Musicale ore 11,00
RI-sound
incontri possibili tra giovani e musicisti
Biblioteca Comunale ore 22,30
I concertini dell’antireplica
confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti
con il violinista Alessandro Tampieri
e il fisarmoncista Giorgio Dellarole
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Incoerente duo
Nato dall’incontro di due musicisti che utilizzano strumenti
lontanissimi tra loro per storia, caratteristiche e repertorio,
l’Incoerente Duo si propone di riunire in un discorso musicale
organico lo strumento più antico e ancora in uso della cultura
musicale europea (il violino, nella sua veste originale, seicentesca) e
quello più recente (la fisarmonica classica).
L’utilizzo di un linguaggio musicale consapevole della prassi
esecutiva sei-settecentesca, applicato ad un ensemble così
eterogeneo, assume una connotazione nuova e assolutamente
spiazzante.
Il violino barocco, montato con corde di budello, trova nella musica
antica la sua modalità di espressione ideale, mentre la fisarmonica,
strumento collocabile sulla linea evolutiva degli organi ma dalle
profonde radici popolari, con la sua peculiarità timbrica e dinamica
offre un nuovo punto d’ascolto per la musica del sei-settecento.
Le molteplici esperienze musicali dei due esecutori e la profonda
conoscenza dei rispettivi strumenti danno ulteriore vivacità al
programma, rendendo l’Incoerente Duo un ensemble unico nel
panorama concertistico internazionale.
39
Sabato 4 Febbraio 2006
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Incoerente duo
Giorgio Dellarole
fisarmonica
Alessandro Tampieri violino barocco
Dario Castello
(1590-1644)
Sonata Seconda a violino e
basso continuo
Girolamo Frescobaldi
Toccata per Spinettina e
Violino
Francesco Rognoni
(c1585-c1626)
Passeggio sopra “Vestiva i
Colli” di Palestrina
Giovanni Antonio
Pandolfi Mealli
(c1660 - ?)
Sonata per violino e basso
detta “La Castella”
Johann Sebastian Bach
Sonata BWV 1019 in sol
maggiore per violino e cembalo
Allegro
Largo
Allegro
Cantabile, ma un poco Adagio
Allegro
Antonio Vivaldi
Sonata per violino e Basso
continuo
Aria. Andante
Allegro
Largo e cantabile
Presto
Sarabanda. Allegro
40
PALESTRINA E I POLLI ARROSTO
Parodia significa, in riferimento al periodo musicale dal
Medioevo al Rinascimento, trasformazione o rielaborazione
di un brano musicale preesistente rispettando diverse regole.
Nulla di comico rispetto al comune significato che
conosciamo, semmai un atto di alto omaggio: parodiare un
brano di qualche compositore significava consolidarne la
fama e riconoscere l’alto valore artistico della sua
produzione. Attraverso l’assegnazione di un testo a un brano
strumentale oppure attraverso la libera ripresa di materiale
musicale inserito, tutto o in parte, in una nuova
composizione si costruivano parodie. È questo il caso del
brano di Francesco Rognoni Passeggio sopra “Vestiva i
colli” di Palestrina - Vestiva i colli e le campagne intorno /
la primavera di novelli onori / e spirava soave Arabi odori /
cinta d’erbe e di fior il crine adorno / quando Licori
all’apparir del giorno / cogliendo di sua man purpurei fiori /
mi disse: “In guiderdon di tanto onori / a te li colgo ed
ecco io te ne adorno” - è questo il testo del madrigale di
Palestrina (1525 – 1594) che Rognoni utilizza per la sua
composizione che intitola “Passeggio”. Sopra strati di
accordi consonanti, piccoli e calcolati cromatismi screziano
la linea strumentale. Per chi conosce il madrigale di
Palestrina sarà una passeggiata riconoscere i profili
melodici, per chi non lo ha mai sentito uno stimolo alla
ricerca ed al confronto con la versione originale. Cercando
tra le varie parodie subite da Vestiva i colli se ne trova una
seicentesca che inizia con “Rostiva i polli e le castagne al
forno”…il resto ai più curiosi.
bibliografia essenziale:
Claudio Gallico, Monteverdi, edizioni Einaudi
discografia essenziale:
ottimo il cd Viaggio Musicale, Teldec, contenente proprio
la parodia di Rognoni ed altre perle di Uccellini, Merula,
Rossi.
p.c.
41
Sabato 11 Febbraio 2006
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Trio Calliope
Gian Marco Solarolo oboe
Alfredo Pedretti
corno
Cristina Monti
pianoforte
Carl Reinecke
Trio op. 188 per oboe, corno
e pianoforte (1886)
Allegro moderato
Scherzo (Molto vivace)
Adagio
Finale (Allegro ma non troppo)
Henrich von Herzogenberg Trio op.61 per oboe, corno e
pianoforte
Allegretto
Presto
Andante con moto
Allegro
IL FASCINO
DELLA MUSICA DIMENTICATA
Heinrich von Herzogenberg Trio
OP. 61 (1889)
Spesso la critica e la storiografia musicale, a volte per
coerenza ed a volte per comodità, valutano i meriti di un
artista appellandosi a giudizi forti come “rivoluzionario” e
“genio”, lasciando fuori in questo modo o non prendendo
sul serio tutti quelli che non rientrano in questa descrizione;
esistono compositori di grande valore che hanno pagato il
prezzo di non essere al livello dei colleghi a loro
contemporanei, e per questo sono stati completamente
dimenticati. Un caso tra questi è proprio quello di Heinrich
von Herzogenberg.
Professore di composizione alla celebre Hochschule für
Musik di Berlino, fu uno dei più grandi amici di Brahms,
un rapporto che gli fruttò molto dal punto di vista musicale.
Questa amicizia però non ha impedito a Brahms di
esprimersi spesso in modo crudele nei confronti delle
composizioni di Heinrich, e questo è uno dei fattori che
hanno spinto la storiografia e la critica musicale a liquidarlo
facilmente. Oltretutto i motivi di tale atteggiamento non
sono ancora chiari, e ci si chiede se non sia stato in realtà
un fatto personale… Brahms fu molto critico anche nei
confronti di Bruckner e di Mahler, ma mentre per questi
ultimi ha avuto un effetto passeggero, nel caso di
Herzogenberg è stato nefasto: è stato sempre liquidato come
dilettante, pedante ed accademico e ciò è totalmente
ingiustificato; solo ultimamente gli è stato reso onore
riscoprendo la sua musica ed inserendola a tutti gli effetti
nel repertorio romantico.
bibliografia essenziale:
Charles Rosen La generazione romantica, a cura di
Guido Zaccagnini, Milano, Adelphi, 1997.
discografia essenziale:
Goritzi Ingo -oboe, Requejo Ricardo - pianoforte,
Tuckwell Barry- corno, etichetta Claves - Svizzera,
anno di pubblicazione 1987.
Il “Trio Calliope” è una formazione cameristica di recente
costituzione, nata con l’intento di valorizzare il repertorio di autori
vissuti durante il Classicismo Viennese.
I componenti del quintetto, dopo i relativi diplomi, hanno frequentato
corsi di perfezionamento a Fiesole, a Vienna, all’Accademia Perosi di
Biella, al Conservatorio Reale di Musica di Bruxelles e presso il
Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano. Da anni svolgono
intensa attività artistica in tutta Italia e all’Estero, collaborando anche
con formazioni orchestrali quali l’Orchestra del Teatro alla Scala, del
Teatro “La Fenice”, l’Orchestra Sinfonica della RAI e I Pomeriggi di
Milano.
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f.s.
Sabato 18 Febbraio 2006
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Erin McMahon
soprano
Alessandro Misciasci pianoforte
Franz Joseph Haydn
A pastoral song
Fidelity
She never told her love
O tuneful voice
The Mermaids Song
Wolfgang Amadeus Mozart Abendempfindung
Das Veilchen
Das Lied der Trennung
Das Kinderspiel
Der Zauberer
Richard Strauss
Der Stern
Einerlei
Schlechtes Wetter
Rote Rosen
Die erwachte Rose
Begegnung
Freundliche Vision
Ich schwebe
Kling
Morgen
LE VIOLETTE DI MOZART
Così si muove e s’atteggia,
rivelandosi fin da fanciullo,
futuro Maestro d’ogni cosa bella,
colui nelle cui membra palpitano,
le eterne melodie.
Così l’udrete, così lo vedrete,
con ineffabile meraviglia.
Goethe, Faust, parte II
1756-2006: son già passati 250 anni dalla nascita del genio
salisburghese. Il mondo intero sta glorificando uno dei suoi
cittadini migliori con centinaia di esecuzioni del Don
Giovanni, della Jupiter, del Requiem. Qualcuno potrebbe
scordarsi che la grandezza di Mozart sta anche nella
perfezione di minuscoli brani, Das Veilchen (la violetta) per
esempio: una miniatura di pochi minuti pensata per voce e
pianoforte, utilizzando un testo di Goethe, datata 8 giugno
1785 e catalogata K476.
Qui Mozart si avvale di tutti i mezzi espressivi, anche del
recitativo, per dar vita a una scenetta pastorale racchiusa
nella forma di un lied. Grande sciagura per due tipi come
Goethe e Zelter impegnati a dimostrare come “rinchiudersi
nella semplicità e nell’imitazione” fosse l’unico compito per
la musica in un lied. Da qui nasce l’aspetto più affascinante
scaturito dal genio di Mozart: la piena compenetrazione tra
l’elemento lirico e quello drammatico, senza nessuna
prevalenza. Mozart ricrea la poesia con la propria fantasia
musicale, infrangendo l’indiscussa priorità che avevano i
testi nei lieder. Probabilmente a Goethe non piacque
l’affronto. Tuttavia è da questo piccolo atto di presunzione
che nasce la gloriosa storia del lied viennese che, passando
dall’Adelaide di Beethoven, arriverà a quel prodigioso
fiorire per mano di Schubert. Questa violetta può davvero
considerarsi come l’annuncio di una nuova primavera, alle
soglie della grande arte liederistica ottocentesca. Peccato
rimanga l’unica opera d’arte che veda uniti i nomi di Mozart
e Goethe.
bibliografia essenziale:
Mozart di Maynard Solomon, Mondadori
Erin McMahon americana, si è diplomata a pieni voti alla University
dello Iowa. Finalista al concorso Friedrich Schorr Memorial Prize di
New York nel 2002, ha partecipato a corsi tenuti da cantanti quali Janet
Perry, Thomas Hampson, Alexander Malta e Fedora Barbieri. Nel 2003
ha effettuato una tournée in Giappone con il Salzburger Mozart
Ensemble. Dall’autunno 2004 è solista al teatro di Salisburgo.
discografia essenziale:
Registrazione pregevole quella con Richard Goode e
Dawn Upshaw edita per Nonesuch.
Alessandro Misciasci,nato a Catania, si è diplomato al Conservatorio
di Castelfranco Veneto. Vincitore del terzo premio al concorso per
accompagnatori liederisti all’Aia nel 1986, lavora dallo stesso anno
come assistente delle classi di canto e di Lied al “Mozarteum” di
Salisburgo. Negli ultimi anni ha collaborato con il Festival di
Salisburgo nelle produzioni del Flauto Magico (2002), La clemenza di
Tito (2003) e Cosí fan tutte (2004).
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45
p.c.
Lunedì 20 Febbraio 2006
Maison Musique ore 21,00
prenotazioni per i posti disponibili
da Lunedì 13 Febbraio
Markus Stockhausen tromba
Ferenc Snetberger
chitarra
Ferenc Snétberger/
Markus Stockhausen
Landcapes
Hajnal
Alkony
Song To The East
Ferenc Snétberger/
Markus Stockhausen
Változatok
Ferenc Snétberger
Obsession
Ferenc Snétberger/
Markus Stockhausen
Suave
Ferenc Snétberger
Fantázia
Ferenc Snétberger/
Markus Stockhausen
Hangolás
Xenos
Markus Stockhausen
Phönix
Ferenc Snétberger/
Markus Stockhausen
Landcapes
Gond nélkül
Ferenc Snétberger nato nel 1957 a Salgotarjan in Ungheria, ottiene nel
1988 la cittadinanza tedesca. Di etnia Sinti/Rom, ha iniziato a suonare
la chitarra prestissimo; da adolescente ha studiato chitarra classica e
più tardi ha frequentato l’Accademia Ferenc Liszt di Budapest
Naturale complemento della band “Great Guitars” negli ultimi anni di
Charlie Byrd e ospite sempre benvenuto all’Accademia Musicale di
Budapest, Snétberger appare spesso anche in contesti musicali di
sapore etnico. Ha registrato una serie di album e ha suonato in
Ungheria, Jugoslavia, Finlandia, Francia, Italia, Spagna, Germania,
India ed altri paesi. Sul palcoscenico ha collaborato con artisti quali
Didier Lockwood, Anthony Jackson, James Moody, David Friedman,
Dhafer Youssef e Pat Metheny.
COLORI PRIMARI E SUONI
COMPLEMENTARI
Ferenc Snétberger è ungherese, di etnia Sinti/Rom, nato a
Salgotarjan nel 1957. Markus Pirol Stockhausen è tedesco,
nato a Köln, anch’egli nel 1957. Il primo suona la chitarra,
il secondo la tromba. Il chitarrista si è formato alla scuola
del jazz, dei classici, del tango e della musica indiana
riassumendo le varie esperienze in un’arte che è dialogo e
sintesi tra musiche distanti. Il trombettista studia a fondo il
repertorio classico e poi si da’ al jazz. Anche lui sintetizza e
fa conversare le diverse linfe musicali che ha assorbito. Un
dato in più, fondamentale: i due sono compositori e amano
improvvisare. Su questo terreno si sono incontrati, ed in
questo concerto proveranno alchimie dettate dal momento.
Hanno inciso qualche loro improvvisazione, pubblico e
critica li hanno coperti di apprezzamenti, effettivamente il
connubio è vincente. Il soffio leggero e dorato di
Stockhausen (a volte ricorda la tromba di Chet Baker) è
ideale con il morbido tocco di Snétberger. Una musica
colorata con pastelli, tono su tono, portata avanti con una
prosodia simile ad una poesia della Merini, e luminosa
quanto una guache di Mirò.
Tromba e chitarra: un connubio poco frequentato ma ricco
di possibilità timbriche se accostate con intelligenza.
Snétberger e Stockhausen sembrano fatti l’uno per l’altro,
dove il pizzicato dell’uno tace si inserisce il fiato dell’altro,
basta poi un cenno e i due strumentisti uniscono le loro voci
per creare un timbro sconosciuto quanto affascinante. Inutile
classificare la musica che fanno, utilizzano il jazz come falsa
riga, poi vanno oltre, suonano le loro esperienze, ricordano i
viaggi che hanno fatto, raccontano come vivono oggi ed
ognuno può ritrovare qualche cosa che gli appartiene.
discografia essenziale:
Ferenc Snétberger, For my people (commovente omaggio
musicale in ricordo delle vittime del campo di
concentramento di Buchenwald), Nomad, Balance,
Signature, Budapest Concert, album editi dalla casa
discografica ENJA;
Markus Stockhausen: New colours of piccolo trumpet,
Stockhausen plays Stockhausen, per la EMI Classics,
Karta, per la ECM,
Joyosa, per la ENJA.
p.c.
Markus Stockhausen, nato nel 1957 a Colonia. Nel 1974 ha iniziato a
studiare pianoforte e tromba all’Accademia musicale di Colonia. Dal
1975 al 2001 ha lavorato intensamente con il padre, che gli ha scritto
numerose grosse partiture; è stato membro o direttore di diverse
formazioni jazz e con il fratello Simon ha realizzato diversi importanti
progetti musicali (con la Filarmonica di Colonia), nonché musiche da
film e per il teatro.
Nel 1981 ha vinto il premio del Deutscher Musikwettbewerb e da allora
si esibisce come solista con un repertorio sia classico che
contemporaneo, spesso in prime esecuzioni assolute.
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Sabato 25 Febbraio 2006
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Concerto premio offerto
dall’Istituto Musicale Città di Rivoli
ai vincitori del Concorso Internazionale
“Città di Valentino”
che si è tenuto nel 2004 a Castellaneta
Noritaka Ito
pianoforte
Ludwig Van Beethoven
Sonata op.109
Vivace, ma non troppo
Prestissimo
Andante molto cantabile ed
espressivo
Leos Janacek
Im Nebel (1914)
Andante
Molto adagio
Andantino
Presto
Franz Schubert
Sonata in si bemolle maggiore
D. 960
Molto moderato
Andante sostenuto
Scherzo Allegro vivace
Allegro, ma non troppo
“NON SCAMBIATEMI PER DEBUSSY!”
Se a qualcuno dovesse mai venire in mente, leggendo il
titolo Im Nebel (Nella nebbia), una qualche vaga
reminescenza delle nebbie di Debussy, fermi subito la
propria immaginazione e rifletta su questa frase dello stesso
Janácek: “La libertà degli accordi è stata pronunciata prima
di me da Debussy. Io non ho nulla a che fare con
l’impressionismo francese”. Non sarebbe certo insensato,
per una composizione nata nel 1914, vale a dire solo quattro
anni dopo la pubblicazione del primo libro dei Préludes di
Debussy, individuare qualche legame con il musicista
francese. Ma il no di Janácek è secchissimo, forse fin
troppo; una fermezza eccessivamente ostentata sembra
nascondersi dietro quell’affermazione, con una durezza così
forzata da far pensare ad un tipico caso di excusatio non
petita. L’uso timbrico degli accordi, difatti, manifesta delle
affinità indiscutibili con la scrittura debussysta; ma se la
nebbia impressionista può essere considerata l’occasione
per alludere ad atmosfere evanescenti e sfumate, la nebbia
di Janáèek diviene il simbolo di un mondo interiore sempre
più invisibile a se stesso.
Im Nebel è la rappresentazione della distanza incolmabile
dal mondo dei sentimenti, alla ricerca di un’emozione
perduta, sepolta nel passato. Janácek lavorò a questa
raccolta pianistica a Brno, negli anni immediatamente
precedenti la prima guerra mondiale, tra le mura serene della
sua piccola casetta, proprio a fianco della “Scuola per
organisti”. Quel clima disteso lo spinse a riflettere con
intimità sulla tastiera del pianoforte, alla ricerca di
potenzialità espressive rimaste ancora inesplorate. Im Nebel
è lo specchio degli studi di quel periodo: le forme sono
libere, l’atmosfera rifugge da ogni sorta di esibizionismo,
e il pianoforte sembra muoversi nell’ombra, come se tentasse
di arginare un’angoscia latente, rimasta rabbiosamente
repressa.
bibliografia essenziale:
- Franco Pulcini, Janácek: vita, opere, scritti, Firenze
Passigli, 1993.
Leoš Janácek, raccolta iconografica a cura di Franco
Pulcini, Torino, De Sono, 1993.
Noritaka Ito incomincia lo studio del pianoforte a 3 anni con Nagako
Shimada.
Successivamente ha studiato in Giappone all’Elizabeth University of
Music vincendo il premio Yimiuri Newspaper Company’s e
diplomandosi con lode nel 2002.
Si è perfezionato al Conservatorio di Amsterdam ed all’ Hochshule fuer
Musik “Hanns Eisle” di Berlino con il Professor Michael Endres.
Svolge intensa attività concertistica come solista e camerista, tenendo
concerti in Giappone, Germania, Austria, Italia e Olanda.
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discografia essenziale:
- Leos Janáèek Piano Works, Rudolf Firkusny, CD,
Deutsche Grammophon, 1997.
- Leos Janácek: a Recollection, Andras Schiff, CD, ECM
Records, 2001.
a.m.
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Sabato 4 Marzo 2006
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Giuseppe Massaglia
Junko Watanabe
pianoforte a 4 mani
Gioacchino Rossini
Ouverture da
Il Barbiere Di Siviglia
Franz Schubert
Duo Lebenssturme
Felix Mendelssohn
Allegro Brillante op.92
Moritz Moszkowsky 4 Danze Spagnole
dall’op. 12 e 65
Maurice Ravel
Pavane
Emmanuel Chabrier España
Giuseppe Massimo Massaglia , torinese, si è formato artisticamente
con Maria Golia. vincendo tredici primi premi in concorsi nazionali
ed internazionali.
Ha suonato come solista con la Symphonia of Manchester, la
Sinfonica Nazionale della Rai e del Teatro Comunale di Bologna.
Ha collaborato come camerista con celebri solisti quali Alain
Daboncourt,ì Nuccia Focile, Rodolfo Bonucci e Silvana Silbano.
Ha effettuato registrazioni per Radio e Televisioni italiane e straniere
ed ha ricevuto riconoscimenti per la sua attività, tra cui il premio
“Carlo Vittorio Stura” dal Conservatorio di Torino.
HI-FI NELL’OTTOCENTO
Nell’Ottocento ogni famiglia di media estrazione aveva in
casa un pianoforte. Era l’impianto stereo di un tempo, che
ogni signorina in età da marito doveva saper suonare, sola
o in compagnia. L’onnipresenza dello strumento nella vita
quotidiana della borghesia ottocentesca faceva muovere un
giro d’affari impressionante: costruttori di pianoforti,
editori specializzati, trascrittori, in molti trovavano da
vivere tra il bianco e il nero di una tastiera. Oggi, lettori
mp3 e impianti hi-fi hanno ridimensionato l’universo
pianoforte, e se prima c’era bisogno di 4 mani per ascoltare
un’ouverture di Rossini in formato domestico oggi possiamo
avere Sir Neville Marriner imprigionato in tre compact disc
(Philips 473 967-2) pronto a dirigere tutte le ouvertures.
Questo concerto ci ripropone l’ambiente sonoro di un
salottino romantico. Che strano ascoltare la nervosa frase
dei violini o lo spensierato tema del flauto nell’ouverture
del Barbiere di Siviglia appiattiti da scattanti martelletti.
Rispetto ad un’esecuzione orchestrale il sound ci risulta
estraneo: è la nostra memoria uditiva che contamina
l’ascolto. Di fatto su un pianoforte non si possono rendere i
cantabili tal quali come in partitura, i tempi saranno
leggermente più mossi e i colori ridimensionati, ciò
nonostante è Rossini e rimane Rossini. Con la trascrizione
si va al nocciolo della composizione, la si scheletrifica ma
contemporaneamente si affronta un procedimento di
ricreazione nel doppio significato del termine: si crea il
brano una seconda volta ed in più si fa ricreazione, ci si
diverte sia nell’ascoltarlo che nel suonarlo. Stessa cosa
quando mettiamo un cd nel nostro stereo: ricreiamo in
casa la tal sinfonia o il tal concerto e ne godiamo.
bibliografia essenziale: I libretti di Rossini, (a cura di
Vittorio Viviani), Rizzoli, Milano, 1965
discografia essenziale:
tutte le ouvertures, Sir Neville Marriner (tre compact disc
Philips 473 967-2)
p.c
Junko Watanabe è nata a Kanagawa (Giappone). Nel 1989 ha studiato
all’Università Musicale di Senzoku vincendo nel 1991 il concorso
pianistico nazionale “Japan”.
Ha lavorato presso lo studio l’opera di Tokyo Nikikai come docente di
accompagnamento vocale e maestro sostituto. Nel 1995 ha debuttato in
Romania con la Targu-Mures State Philarmonic Orchestra, dove
quest’anno è stata nuovamente invitata ad eseguire il concerto n. 1 di
Cajkovskij.
Dal 1999 al 2003 si è esibita come solista con l’orchestra da camera
Petrassi di Roma, l’orchestra Filarmonica “Mihail Jora” di Bacau e
l’orchestra Sinfonica di Yokohama, eseguendo concerti di Beethoven,
Chopin, Saint-Saens, Turina e Rachmaninov.
Da questo anno fa parte dell’Accademia della Scala di Milano in
qualità di Tutor per i corsi cameristici.
ˆ
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Venerdì 10 Marzo 2006
Auditorium Istituto Musicale ore 11,00
RI-sound
incontri possibili tra giovani e musicisti
Casa del Conte Verde ore 22,30
I concertini dell’antireplica
confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti
con l’Alborada String Quartet
e l’armonicista Angelo Adamo
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Alborada String Quartet
Nato nel 1996, il Quartetto d’archi Alborada ha un repertorio che
privilegia la musica barocca e quella del novecento con particolare
attenzione agli autori minimalisti ed alle composizioni originali
dell’ensemble.
Fin dall’inizio l’attività del quartetto si è sviluppata in due direzioni
distinte ma tra loro correlate: da un lato la ricerca e lo studio in
funzione del continuo arricchimento del repertorio, dall’altro le
collaborazioni a progetti attivi nel panorama della musica jazz e
contemporanea.
Attualmente il quartetto collabora con Angelo Adamo, Stefano
Battaglia, e Paolo Fresu,
Ultime registrazioni:
-colonna sonora del film sulla vicenda della giornalista Ilaria Alpi
dal titolo “Il più crudele dei giorni”, prodotto dalla RAI e dalla
Lantia per la regia di Ferdinando Vicentini Orgnani e con musiche
di Paolo Fresu, di cui è stato prodotto il cd distribuito dalla CAM
dal titolo “SCORES!” (2003)
-colonna sonora del film “Te lo leggo negli occhi” di Valia Santella
prodotto dalla Sacher Film di Nanni Moretti (2004)
-Ethnografie - Dialoghi Da Un’isola, di Paolo Fresu prodotto
dall’Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna (2004).
Angelo Adamo musicista (strumenti: Armonica Cromatica e
diatonica, Piano, Percussioni, Melodica, chitarra ritmica) con lunga
attività di concerti in locali, teatri, festival e come turnista in
numerose registrazioni e trasmissioni televisive.
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Sabato 11 Marzo 2006
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Armonicorde
Alborada String Quartet
Anton Berovski
violino
Sonia Peana
violino
Nico Ciricugno
viola
Piero Salvatori
violoncello
Angelo Adamo
armonica cromatica
Gordon Jacob
Divertimento per armonica e
quartetto d’archi
Ralph Vaughan Williams Romance per armonica e
quartetto d’archi
Angelo Adamo
Land(ove)scape
Paolo Fresu
Canzone
Tratto dalla colonna sonora del
film “Ilaria Alpi-il più crudele
dei giorni”
Arvo Pärt
Fratres
L’ARMONICA IN SALA DA CONCERTO
Ralph Vaughan Williams
Romanza per armonica a bocca e archi (1951)
L’armonica è uno degli strumenti acustici più giovani:
nasce, infatti, in Germania nel 1857, e si è affermata
soprattutto come strumento popolare e infantile (nacque
come giocattolo per avvicinare i bambini alla musica).
Man mano si è conquistata uno spazio grande in tutti i
generi musicali: la si può ascoltare insieme al basso, alla
chitarra ed alla batteria (jazz, pop, blues e musica country)
o da sola mentre risuona nei paesaggi dei film western di
Sergio Leone; ma non tutti sanno che la possiamo trovare
anche insieme ad orchestre sinfoniche o in piccoli gruppi
cameristici (esistono diverse centinaia di lavori scritti
appositamente per questo strumento!).
Purtroppo la rarità di questi incontri musicali fa sì che si
sappia veramente poco di questo strumento e delle sue
possibilità espressive e tecniche, nonostante siano esistiti
ed esistano tuttoggi alcuni virtuosi non solo nella cosidetta
musica “d’arte” ma anche nel jazz (Toots Thielemans) e nel
pop (Stevie Wonder).
Forse può sembrare strana la combinazione armonicaquartetto d’archi: come fa il suono di questo strumento
versatile ma debole di suono ad amalgamarsi o addirittura
emergere come solista all’interno di un’orchestra?
È proprio quello in cui Vaughan Williams e Jacob sono
riusciti: è incredibile come una piccola scatola metallica,
che trova facilmente posto fra le mani di chi la suona, si
salda e si confonda con gli strumenti, così da competere
con il loro suono come un qualsiasi altro strumento.
bibliografia essenziale:
Luca Delfrati, L’armonica a bocca diatonica e cromatica:
la teoria, la pratica, la manutenzione, la discografia, 60
brani celebri, Milano, Curci, 1993
discografia essenziale:
Academy of St Martin in the Fields; MARRINER Neville
(dir); REILLY Tommy (harmonica), Chandos (CHA
8617).
f.s.
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Sabato 18 Marzo 2006
Centro d’incontro Don Puglisi ore 21,00
Cantus Comites - Coro Città di Rivoli
Marco Roncaglia
direttore
Gigliola Grassi
maestro accompagnatore
con la partecipazione della chitarrista Angela Centola
Filippo Azzaiolo
E me levai
Nino Rota
Dimmi per gratia
Antonio Vivaldi
dal Gloria in re magg. RV 589
Et in terra pax hominibus
Johann Sebastian Bach
2 corali
Herzlich lieb hab’ ich dich,
o Herr
Jesu, nimm dich deiner glieder
Wolfgang Amadeus Mozart dai Vesperae Solemnes de
Confessore:
Laudate pueri
Robert Schumann
Der Schmied
Anton Bruckner
Locus iste
Johannes Brahms
da Ein Deutsches Requiem
op. 45:
Wie lieblich sind Deine
Wohnungen
Mario Castelnuovo Tedesco dal Romancero gitan
VITA E CONSOLAZIONE DI BRAHMS
Nella tradizione musicale sacra di ogni tempo si conoscono
due tipologie di Requiem: quelli scritti per i morti, pieni di
consolazione, liricità e speranza (tipo Mozart) e quelli
scritti per i vivi, per chi rimane, per chi è costretto a
riflettere sulla fine, pieni di angoscia, tristezza, a volte
rassegnazione (tipo Verdi). Appartiene alla seconda
categoria il lavoro di Brahms, eseguito per la prima volta
nella cattedrale di Brema il venerdì santo del 1868. Titolo:
Ein Deutsches Requiem (Un Requiem tedesco). Fuori da
ogni contesto liturgico Brahms sceglie liberamente dalla
Bibbia i passi che decide di intonare costruendosi un testo
su misura per veicolare un messaggio di consolazione,
fiducia e speranza, da rivolgere ai suoi ascoltatori. Come
scrisse Sigfried Kross sembra che una dedica non scritta
figuri nel frontespizio della partitura “Agli uomini afflitti,
affinché siano consolati!”.
I passi biblici da soli non garantiscono l’unità costruttiva
del ciclo, nelle sette parti del Requiem Brahms utilizza fini
espedienti musicali per dare coesione. Il quarto episodio,
Wie lieblich sind Deine Wohnungen (Salmi, 83: 2-3, 5)
ne è un compendio. All’inizio, proponendo una chiara
enunciazione del testo, il coro canta secondo schemi e
regole dell’antica tradizione corale protestante, un canto
piano, semplice ma efficace, il testo risulta comprensibile;
successivamente parole e versetti vengono ripetuti e
sovrapposti in un gioco di entrate a metà tra la fuga e un
canto antifonale, il testo si perde, la musica comanda tutto.
È un attimo, tutto rientra nella tranquillità dalla quale si era
partiti. Come a dire: polvere siamo e polvere ritorneremo
ma in mezzo abbiamo il compito di vivere.
bibliografia essenziale:
Claude Rostand Brahms, Rizzoli.
discografia essenziale:
Imprescindibile la registrazione di Abbado con i Berliner
Philharmoniker, Deutsche Grammophon
p.c.
Procesion
Henry Blake
Walking in the Air
(realizzazione per coro a 5
voci e pianoforte di
M. Roncaglia)
Il coro Città di Rivoli è nato nel 2000 in seno all’Istituto Musicale
Città di Rivoli. Da allora ha continuato la sua ricerca come laboratorio
corale stabile dell’Istituto e, insieme alla corale Libera Musica, ha dato
vita ai Cantus Comites, (2004) che possiamo tradurre come “compagni
di viaggio nel canto”, con cui svolge attività concertistica.
Marco Roncaglia, diplomato in Organo,Pianoforte e Musica Corale,
ha iniziato l’attività concertistica nel 1983,come organista solista e
direttore di coro. E’ stato docente del Conservatorio di Novara,dei Corsi
Sperimentali ad Indirizzo Musicale ed ha insegnato presso il Civico
Istituto Musicale “G. Verdi” di Asti; dal gennaio 2000 è direttore del
coro del Civico Istituto Musicale della Città di Rivoli. Dall’anno
2000,con la collaborazione del soprano Antonella Lucio,tiene un
laboratorio corale estivo.
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Sabato 25 Marzo 2006
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Moreno D’Onofrio
JAZZ CONCERT TRIO
Moreno D’Onofrio chitarra
Carlo Milanese
batteria
Luciano Milanese
contrabbasso
Moreno D’Onofrio nasce a Torino nel 1961. Dopo i 15 anni partecipa
alle prime rassegne dei gruppi di base organizzate dal Comune di
Torino. Chitarrista autodidatta, scoprirà la passione per la in musica
jazz e classica che lo porterà a dedicarsi allo studio della chitarra
classica, studio poi integrato ed approfondito con quello
dell’improvvisazione jazzistica.
Insegna chitarra ed armonia presso l’Istituto Musicale Città di Rivoli
Carlo Milanese Fra i giovani batteristi è considerato fra i più
interessanti per il suo drumming.
Ha suonato con musicisti italiani come Dado Moroni, Riccardo Zegna,
Claudio Capurro e Gianni Basso.
Fra gli americani ha suonato con Bob Wilber, Kenny Davern e con
George Coleman.
L’IMPROVVISAZIONE NEL JAZZ
L’elemento che forse più contraddistingue il linguaggio del
jazz è l’improvvisazione. Tuttavia, per parlare di questa
tecnica, occorre puntualizzare che essa non è una
condizione essenziale del jazz, esistono infatti capolavori di
grande complessità in cui la creazione estemporanea quasi
non trova spazio.
L’improvvisazione ha contribuito allo sviluppo della tecnica
strumentale, consentendo ai primi jazzmen di foggiare stili
personali e di conquistare un largo consenso, determinando
così il fondamentale carattere distintivo della musica jazz, in
cui ogni esecuzione risulta essere una vera e propria
creazione.
Improvvisare significa infatti inventare un testo musicale a
partire da un tema di base che non rappresenta altro che uno
spunto, o meglio una progressione di accordi, considerata
come struttura. Dunque improvvisazione, ma su un percorso
armonico stabilito.
Per questo motivo c’è chi ha paragonato il jazz alla
Commedia dell’Arte, in cui la libertà dell’attore avviene
entro i limiti del canovaccio che corrisponde alle armonie
del tema nel jazz.
Con il finire degli anni cinquanta e soprattutto nel decennio
successivo l’improvvisazione si fece più radicale.
Nelle formazioni guidate da Charles Mingus
l’improvvisazione collettiva acquistò un peso preponderante
e alcune registrazioni anticiparono la grande libertà
espressiva e l’impegno politico di una buona parte della
musica jazz del decennio successivo. Su questa scia, chi
voltò definitivamente le spalle alle regole armoniche fu
l’altosassofonista Ornette Coleman, che aprì la strada al
free jazz, in cui l’improvvisazione dei solisti si fece
continua, assoluta, essendo completamente svincolata da
ogni base armonica e ritmica.
Il free jazz, anche conosciuto come New Thing, si caricò di
significati politici e finì per rappresentare, con il suo
linguaggio rabbioso e gridante, lo stato d’animo dei neri
americani, in quegli anni in piena lotta contro la società dei
bianchi.
bibliografia essenziale:
Cane, Giampiero, Canto nero - Il free jazz degli anni ’60,
CLUEB, 1982
Polillo, Arrigo, Conoscere il jazz, Mondadori, 1967
discografia essenziale:
Louis Armstrong, The complete RCA recording, RCA
Ornette Coleman, Free Jazz, 1960
Miles Davis, Kind of blue, CBS, 1959
Charles Mingus, Ah Hum, CBS, 1959
Luciano Milanese Proveniente dal Louisiana Jazz Club di Genova, è
stato a lungo bassista del Capolinea di Milano dove ha suonato con
quasi tutti i migliori musicisti italiani.
Ha fatto parte del quartetto di Tullio De Piscopo con Larry Nocella e
Riccardo Zegna, del quartetto di Gianni Basso.
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f.g.
Venerdì 31 Marzo 2006
Auditorium Istituto Musicale ore 11,00
RI-sound
incontri possibili tra giovani e musicisti
Centro Don Puglisi ore 22,30
I concertini dell’antireplica
confidenze quasi intime tra curiosi e musicisti
con gli strumentisti del
Quintetto di ottoni Brass EnFer
60
Brass EnFer, i componenti del quintetto collaborano regolarmente
con: Teatro alla Scala, Teatro G. Verdi di Trieste, Orchestra
Sinfonica della RAI, G.Verdi di Milano e Santa Cecilia di Roma.
Nel 2004 ottengono il 1° premio nella categoria “musica da camera”
al Concorso Internazionale di Atri.
Tra i diversi concerti si possono citare quello per il Festival degli
Ottoni Italiano tenutosi a Santa Fiora e quello di chiusura della
Master Class di Locarno, trasmesso in diretta radiofonica dalla radio
della Svizzera Italiana.
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Sabato 1 Aprile 2006
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Brass EnFer quintetto d’ottoni
Davide Portè
Marco Tolo
Alessandro Denadian
Francesco Parini
Gianluca Grosso
trombe
corno
trombone
tuba
Johann Sebastian Bach
da Messa in si minore
BWV 232
Kyrie
(trascrizione per quintetto d’ottoni)
Ian MacDonald
Sea sketches (1986)
Maritime overture
Sunset shanty
Hornpipe
David Short
Polka Miseria (2000 circa)
Anders Soldh
Danses d’ailleurs (1994)
Davide Sanson
Saltimbanchi (2002)
Akrobàtes
Cantastorie
Mangiafuoco
Maliarda
Giocoliere
David Short
Tango (2000 circa)
Claude Debussy
Le petit nègre (1909)
(trascrizione per quintetto
d’ottoni)
George Gershwin
da Porgy and Bess (1935)
IL PÉRIGORD, IL FOIE GRAS
E I SALTIMBANCHI
Viene dal Périgord, la culla francese del foie gras,
l’ispirazione per la stesura di Saltimbanchi, il brano ideato
nel 2002 dal compositore e trombettista aostano Davide
Sanson. Un gruppo di artisti-funamboli, incontrato durante
un viaggio nel cuore della Francia, costituisce il programma
della composizione, materializzando un umorismo toccante,
non lontano da quell’ironia languida ma nello stesso tempo
pungente, che scorre spiritosa nei Minstrels di Claude
Debussy. Davide Sanson vuole ricreare cinque identità
diverse ispirate ai personaggi di quella compagnia
itinerante, venando la sua scrittura di influenze radicate
nelle esperienze musicali francesi del primo Novecento.
Dedicato al quintetto d’ottoni torinese “Pentabrass”,
Saltimbanchi riflette un deciso interesse nei confronti del
rinnovamento timbrico dell’organico scelto; Sanson cerca
di liberare gli ottoni da quella condanna alle sonorità da
fanfara, che da sempre ne condiziona la libertà espressiva.
cinque colori, cinque timbri diversi si succedono durante il
percorso della composizione, attraverso impasti mutevoli,
che lasciano spazio anche agli strumenti meno noti della
famiglia (flicorno soprano). Delle personalità vivide
emergono dal tessuto della partitura, sfruttando con fantasia
le risorse timbriche legate all’uso delle sordine; tra i gustosi
richiami alla belle époque risuonano delle curiose allusioni
a temi arcaici di origine popolare, provenienti dalla cultura
franco-provenzale dell’arco alpino occidentale.
Quella di Sanson è una piccola composizione a programma,
che lascia intravedere soluzioni interessanti per
l’arricchimento di un repertorio strumentale ancora povero,
che troppo spesso si trova costretto a ricorrere a materiale
trascritto da altri organici.
bibliografia essenziale:
Francesco Cardaropoli, La famiglia degli ottoni: origini,
evoluzione, tecnologia, programmi, Caserta, Esarmonia,
2000.
Anthony Baines, Gli ottoni, trad. it. a cura di R. Meucci,
Torino, EDT, 1991
discografia essenziale:
Fred Mills & Pentabrass Quintet, CD, Mark Records,
New York, 2005.
Bess, you is my woman now
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a.m.
Sabato 8 Aprile 2006
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Donatella Debolini
Gianni Fabbrini
soprano
pianoforte
Eric Satie
Ludions
Arthur Honegger
Petit cours de morale
Germaine Tailleferre
Six Chansons Françaises (paroles
des XV, XVII et XVIII siècle)
Darius Milhaud
Chansons de Négresse
Georges Auric
Alphabet 7 quatrains de
Raymond Radiguet
Louis Durey
da Le Bestiaire ou cortège
d’Orphée poème de G. Apollinaire
Francis Poulenc
Cinq Chansons de Max Jacob
La dame de Montecarlo,
monologo su testo di J. Cocteau
Donatella Debolini, soprano, si è diplomata in canto e musica vocale
da camera al Conservatorio di Firenze, dove ha studiato anche
composizione e musica da camera.
Si è perfezionata nel repertorio cameristico e del Novecento sotto la
guida di Liliana Poli, Julia Hamari e Suzanne Danco.
Nel 1989 è risultata fra i vincitori del Concorso Internazionale
“V.Bucchi” sulla vocalità contemporanea e nel 1991 ha vinto il Primo
Premio Assoluto nel Concorso Nazionale di musica vocale da camera
“Città di Conegliano”.
Un’attenzione particolare è rivolta al repertorio cameristico e alla
musica del XX secolo hanno prodotto numerose interpretazioni, di
autori quali Berio, Bussotti, Gentile, Castiglioni, Fellegara, Pennisi,
Petrassi, Lombardi.
Ha effettuato registrazioni per la R.A.I e per la Bayerischer Rundfunk.
Affianca all’attività artistica quella didattica: è docente di Canto presso
il Conservatorio di Bologna e collabora stabilmente con la Scuola di
Musica di Fiesole.
INTORNO AI “SEI”
Erik Satie ludions (1923)
Honegger, Milhaud, Tailleferre, Auric, Durey e Poulenc
formarono il cosiddetto “Gruppo dei Sei”, nato per
continuare e sviluppare il pensiero musicale di quello che
ritennero essere il loro padre spirituale, Satie. Inizialmente
condivisero posizioni comuni, ma in seguito ognuno di loro
si dissociò dal gruppo riuscendo a costruirsi uno stile
personale.
Il loro gusto per il folklore, il music-hall ed il jazz ha ridato
alla musica semplicità popolare e chiarezza di stile. Per
secoli la musica d’arte era rimasta confinata in una torre
d’avorio, e per questo nasce il bisogno di avvicinare tutti
gli strati della popolazione creando uno stile nuovo che
facesse uso dei mezzi e della scrittura classici. Insomma,
una musica a misura d’uomo.
“I musicisti non hanno scritto per il popolo, hanno solo
espresso il sentimento popolare!”
Alla sua epoca, il Gruppo dei Sei passava per volere
scrivere della musica comica. I titoli dati da Satie a certi
suoi lavori per piano bastavano a confermare
quest’opinione. L’andatura comica era dovuta in primo
luogo al testo, spesso divertente e con titoli burleschi.
Uno degli scopi principali di Satie era ridare autenticità
e semplicità d’espressione alla musica. In Ludions, Satie ci
propone dei brevi quadri (cinque melodie su delle poesie
brevissime e umoristiche di Léon-Paul Fargue) dove
ritroviamo lo stile cabarettistico, la scrittura facile e
immediata e la leggerezza popolare. Per concludere con
Milhaud: “È ora che la poesia e la musica ritornino infine
alla vita di tutti i giorni, alla dolcezza delle campagne, ai
fascini degli esseri umili e degli oggetti familiari”.
bibliografia essenziale:
Alessio Siclari, Le utopie dell’autentico : tradizioni e
natura nel novecento musicale francese, Teatro comunale,
Monfalcone, 2001.
Gianmario Borio-Mauro Casadei Turroni Monti, Erik
Satie e la Parigi del suo tempo, Lucca, LIM, 2001
discografia essenziale:
Integrale des melo dies, DURAND Marc (pf);
LAPLANTE Bruno (bar), Etichetta: CALLIOPE –
Francia.
Gianni Fabbrini si è diplomato in pianoforte, Canto e Musica Vocale
da camera presso il Conservatorio di Firenze
Ha lavorato per il Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra Regionale
della Toscana, il Festival d’Aix-en-Provence, l’Opera Bastille, il
Festival di Glyndebourne affiancandosi in qualità di esecutore o
collaboratore a direttori quali Claudio Abbado, Zubin Mehta, Gianluigi
Gelmetti, Donato Renzetti, William Christie, Jeffrey Tate.
È attivo dagli anni della sua fondazione nella Scuola di Musica di
Fiesole e docente presso il Conservatorio di Firenze.
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f.s.
I PERCORSI STRUMENTALI
• PERCORSO VERDE
Corsi di propedeutica musicale per bambini da 3 a 6 anni, per
imparare i fondamenti del canto e del ritmo attraverso il gioco e
il movimento
• PERCORSO BLU
Corsi strumentali e di formazione teorica e lettura delle note
rivolto alla fascia d’età compresa tra 6 e 12 anni, per avvicinarsi
agli strumenti attraverso un approccio diretto, che valorizzi le
attitudini e le capacità personali di ogni allievo. Coinvolgimento
nei progetti di musica d’assieme promossi dall’Istituto
• PERCORSI STRUMENTALI
approfondimento delle tecniche strumentali progettando
insieme ai nostri esperti percorsi di studio personalizzati, ma
strettamente finalizzati agli obiettivi didattici e formativi
contenuti nei programmi dell’Istituto Musicale.
Coinvolgimento nei progetti di musica d’assieme promossi
dall’Istituto e possibilità di costruire piani di studio individuali
con l’inserimento dei laboratori.
• SUONARE INSIEME…
L’Istituto Musicale promuove in modo particolare le attività di
musica d’assieme, che sono organizzate in progetti stabili e si
rivolgono a tutti gli allievi, offrendo possibilità molto diverse
per quanto riguarda età, generi e organici strumentali.
Progetto Orchestra: attività rivolta a tutti gli allievi iscritti ai
percorsi strumentali di indirizzo classico, si propone di formare
un gruppo strumentale stabile orientato all’esecuzione di
musiche da film arrangiate appositamente dai nostri esperti. Si
tratta di un primo approccio alla musica d’assieme molto
coinvolgente e entusiasmante.
Orchestra di Chitarre: gruppo di musica d’assieme formato
principalmente da chitarristi, con l’appoggio di batteria, flauto e
violino. Il gruppo è attivo all’Istituto dal 1998 e si esibisce
regolarmente anche in manifestazioni esterne.
I LABORATORI
DELL’ISTITUTO MUSICALE
Laboratorio di ascolto guidato
Laboratorio di tecnica
dell’improvvisazione e lettura Jazz
Laboratorio di percussioni afro-cubane
Laboratorio di informatica musicale
Laboratorio Jazz Ensemble
Corale Città di Rivoli
Laboratorio strumentale serale
Laboratorio preparazione esami di
conservatorio
Corale Città di Rivoli: attività rivolta ad adulti anche
principianti, e finalizzata alla formazione e crescita di un coro
misto a cappella. La frequenza di due lezioni alla settimana della
durata di cinque ore. La corale partecipa regolarmente alle
principali manifestazioni musicali della Città.
Laboratorio Jazz Ensemble: rivolto a tutti gli allievi interni ed
anche esterni che suonano il jazz e offre la possibilità di formare
gruppi in seno all’Istituto Musicale e sotto la guida di musicisti
qualificati.
Progetto Latin Insitute: rivolto agli allievi dell’indirizzo jazz e
leggera, che ha come obiettivo quello di formare un gruppo
vocale e strumentale di musiche afro cubane e latino americane.
Combo Vocale: gruppo vocale rivolto a cantanti iscritti
all’indirizzo jazz e leggero
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INFO:
Istituto Musicale Città di Rivoli
Via Capello 3 10098 RIVOLI
Tel/fax 011 9564408
e-mail: [email protected]
www.comune.rivoli.to.it/istitutomusicale
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Sabato 20 Maggio 2006
Sabato 10 Giugno 2006
Auditorium Istituto Musicale ore 21,00
Istituto Musicale Arena Estiva ore 19-24
Concerto degli allievi dell’indirizzo classico
FESTA DELLA MUSICA
Orchestra di Chitarre
Laboratorio di Jazz Ensemble
Sabato 27 Maggio 2006
Istituto Musicale Arena Estiva ore 21,30
Big Band Free Style Orchestra
(residente all’Istituto Musicale Città di Rivoli)
Diego Borotti
direttore
La Big Band è residente dal 2004 all’Istituto Musicale, dove
regolarmente tiene i corsi e le prove. Le finalità di questa formula
sono in linea con la valorizzazione del suonare insieme e sono tese
anche alla creazione di un assieme di strumenti a fiato proprio
dell’Istituto, formato da studenti e giovani provenienti dalle scuole e
realtà musicali presenti sul territorio.
Il laboratorio annuale di improvvisazione e teoria jazz è aperto a tutti
ed è tenuto dal maestro Diego Borotti insieme ai componenti della Big
Band Free Style Orchestra.
Latin Institute
La sesta edizione della festa della musica vede impegnati gli altri
progetti di musica d’assieme compresi nell’offerta formativa
dell’Istituto Musicale.
L’orchestra di chitarre coinvolge da più di dieci anni i chitarristi di
entrambi gli indirizzi e vede come di consueto, collaborare l’Istituto
con progetti paralleli di altre scuole musicali (Asti, Imola, Alba).
Latin Institute e il laboratorio di Jazz Ensemble coinvolgono i
ragazzi degli indirizzi leggero e jazz in due attività annuali che
esprimono e lasciano esprimere i ragazzi con le capacità più
rappresentative dei nostri corsi, esaltando la dimensione corale
d’insieme, ed esprimendo al tempo stesso la naturale evoluzione di un
percorso strumentale completo.
Sabato 3 Giugno 2006
Istituto Musicale Arena Estiva ore 21,30
Progetto Orchestra Istituto Musicale
Questo progetto (ormai giunto al terzo anno) è rivolto a giovani e
giovanissimi allievi dell’Istituto ed ha come obiettivo principale quello
di creare un gruppo strumentale variabile in cui possano inserirsi
strumentisti di tutti i livelli, anche principianti.
Le trascrizioni create dai nostri insegnanti sono pensate su misura per
le capacità e l’organico disponibile ogni anno.
La gioia di suonare insieme e gli ottimi risultati raggiunti ha reso
quest’attività una pietra miliare tra i progetti annuali promossi
dall’Istituto Musicale.
È aperto a tutti gli iscritti ai percorsi strumentali.
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Le finestre musicologiche
sono state realizzate
da giovani laureati
del DAMS musica
dell’Università di Torino
Francesca Sgroi (f.g.) si è laureata in Discipline dell’Arte, della
Musica e dello Spettacolo presso l’Università di Torino e
frequenta il biennio specialistico in Storia e Critica delle Culture
e dei Beni Musicali.. Ha effettuato un tirocinio presso
l’Orchestra Filarmonica di Torino come addetta all’ufficio
stampa ed all’archivio musicale, ed ha presentato dei concerti
svoltisi presso la biblioteca civica musicale “Andrea della
Corte”.
Paolo Cascio (p.c.) laureato con lode presso il DAMS di Torino
con una tesi in drammaturgia musicale, ha successivamente
conseguito un Master in “Studio e tutela del patrimonio librario
antico” presso l’Univesità degli Studi del Piemonte Orientale.
Collaboratore per conto del Répertoire International de
Littérature Musical e presso l’Istituto per i beni musicali in
Piemonte, è co-autore della sezione “Musica” all’interno
dell’Enciclopedia dei bambini, promossa dall’Istituto Nazionale
Italiano dell’Enciclopedia, edizioni Treccani.
Fabio Gorlier (f.g.) dopo aver studiato presso l’istituto
musicale “L.Rocca” di Alba, si diploma in pianoforte presso il
Conservatorio “G.Verdi” di Torino.
Laureato al DAMS di Torino, con una tesi su John Coltrane, è
attualmente iscritto al corso di laurea specialistica in “Storia e
critica delle culture e dei beni musicali”. Ha studiato presso il
Centro jazz di Torino e ai Seminari Senesi di musica Jazz.
Andrea Malvano (a.m.) si è laureato nel 2002 in Lettere
Moderne a Torino sotto la guida di Giorgio Pestelli e nel 2003 si
è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio di Genova con
Luciano Lanfranchi. Nel 2004 ha conseguito un master in
musicologia (D.E.A.) presso l’Université “Lumière” di Lyon; nello
stesso anno ha vinto il concorso di dottorato di ricerca in “Storia e
critica delle culture e dei beni musicali” presso le università di
Torino e Milano, dove attualmente collabora sia alle attività
didattiche che di ricerca. Svolge un’intensa attività in ambito
musicologico; nel 2003 ha pubblicato un libro presso la casa
editrice E.D.T. dedicato all’indagine delle tecniche della citazione
nell’opera di Robert Schumann, intitolato Voci da lontano.
Simone Solinas (s.s.) si è laureato in Storia della musica
moderna e contemporanea con il prof. Ernesto Napolitano
presso il Dams di Torino, presentando la tesi «Anomalie del
mito in Lohengrin e Perseo e Andromeda di Salvatore
Sciarrino». Dal 2000 lavora presso l’Ufficio Stampa del Teatro
Regio di Torino; collabora inoltre con il mensile Sistema Musica
e con Unione Musicale, Orchestra Sinfonica Nazionale della
Rai, Teatro Regio.
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ISTITUTO MUSICALE
CITTÀ DI RIVOLI
Giorgio Balmas
Presidente
Nicola Gallino
Vicepresidente
Davide Bordignon
Gaetano Di Domenico
Marina Giuglardi
Fabrizio Gnan
Fabio Leone
Consiglio di Amministrazione
Andrea Maggiora
Direttore Artistico
Paolo Spinnato
Direttore Amministrativo
Carlo Cortellini
Coordinamento
Sandra Briccarello
Loredana Durando
Piera Revelli
Maria Viola
Segreteria e Organizzazione
Fabrizio Arini
Dario Mimmo
Stagisti Dams
Francesco Andretto
Aiuto tecnico
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L’Istituto Musicale si può raggiungere:
DA TORINO CITTÀ
PERCORRENDO C.SO FRANCIA
FINO AL FONDO
OPPURE
TRAMITE LA TANGENZIALE SUD
(USCITA C.SO FRANCIA-RIVOLI)*
In entrambi i casi si raggiunge comunque
la parte finale di c.so Francia
* Una volta usciti dalla tangenziale bisogna attraversare
per metà c.so Francia girando nettamente a sinistra
seguendo la direzione per Rivoli
Arrivati alla rotonda finale di c.so Francia girare a
sinistra in p.zza Martiri della Libertà, proseguire dritto
per un breve tratto di via Cavalieri di Vittorio Veneto,
girare alla prima a destra (via M. Gioia) e continuare
sempre dritto, la strada comincia a salire ed è sempre la
stessa ma cambia nome: da via Gioia diventa via Rombò
e poi via Fiorito. Da via Fiorito svoltare a sinistra in via
Girò, la prima via che si incrocia è via Capello e proprio
all’incrocio c’è il cancello dell’Istituto Musicale, che è
aperto per l’ingresso ai concerti.
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Piemonte in Musica è
un’iniziativa dell’Assessorato
alla Cultura della Regione
Piemonte, nata per
promuovere un organico
circuito regionale delle attività
musicali. Con la
collaborazione dell’Unione
Musicale di Torino, cui è
affidato il coordinamento
dell’iniziativa, del Teatro
Regio, dell’Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai
e di altre strutture musicali
piemontesi, Piemonte in
Musica contribuisce
organizzativamente e
finanziariamente alla
realizzazione di manifestazioni
concertistiche, d’intesa con i
Comuni interessati.
Dall’esordio, avvenuto il 12
dicembre 1984 al 31 marzo
2005, ha realizzato 8.606 concerti.
Tipolitografia F.lli Scaravaglio & C. srl - Torino
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