giovedì 26 gennaio il manifesto 1984 Ogni giovedì questo supplemento-talpa scava sotto la politica, la società e la cultura. La talpa miope dell'Illustrazione è Talpinio Uè Taipts del disegnatore americano Walt Kelly Congresso di Magistratura democratica Si apre oggi, a Sorrento, il VI congresso di Magistratura democratica. Molti i punti all'ordine del giorno. Primo fra tutti: come uscire dall'emergenza? Un nuovo garantismo è possibile. Parìa il segretario di Md Una domanda a Emmedì diR. R. Questa talpa non è, come altre, un tentativo di riflessione allargata su un tema del presente: è una domanda del manifesto al congresso di Magistratura democratica. La domanda di un giornale che si è collocato contro le leggi speciali e che oggi si batte per una -•uscita dall'emergenza», come può battersi un gruppo non di esperti, ma di portatori di certi valori ed idee. La domanda, o l'attesa, è come risponderà quella che consideriamo la parte più sensibile della magistratura italiana alle preoccupazioni che travagliano anche noi. Esse hanno delle date: la legge Reale, le leggi speciali. Quando nascemmo non pensavamo davvero che il tema del diritto, della pena, del carcere sarebbe diventato fra quelli dominanti d'un gruppo che aveva messo l'accento sul sociale, e si proponeva di inseguirlo in tutte le sue articolazioni — per quanto, s'intende, ne era capace. Le lacerazioni degli anni settanta, quando una tragedia politica di vaste dimensioni occupò d'improvviso la scena penale -fH non soltanto perché anche 'si traduceva in «delitti» ma'per una più vasta supplenza che il ceto politico affidava alla magistratura — ci obbligarono ad affrontare la questione dello stato, e specificamente dello stato repressore. Seguivamo, insomma, quel che avveniva fuori di noi: un movimento dal quale eravamo anche noi nati, aveva derivato in alcune sue parti, e subiva una risposta giudiziaria della quale non sempre era ed è limpido il confine: fin dove siano perseguite le sue colpe contro la norma legiferata (e sono non poche e gravi per i gruppi armati) e fin dove è perseguita una «violenza» che consideriamo fisiologica d'un sistema nei momenti di alta conflittualità. Fisiologica, e niente affatto esorcizzabile. Ma la scelta di chi ci governava è stata invece di rinviare al sistema penale tutto quanto cresceva oltre le sue capacità di mediazione e di egemonia. E questo succedeva non soltanto ai «devianti politici» ma a un muoversi e mutare della società che appariva in varie forme conflittuale e che occorreva limitare tutta nei diritti Di emergenza si muore farri quando non condannarne e segre- magistrato è diventato l'operagarne una parte. Il carcere è arri- tore dell'emergenza, faticando vato oggi a livelli mai conosciuti. spesso a garantire la propria Un decennio convulso, per l'am- autonomia. In quanto essa non piezza delle masse interessate e sta tanto nel non ricevere ordiper il bruciante crogiolo che rap- ni da nessuno, ma nello svolgepresentò per tutta la sinistra, re una funzione «terza», restituinessuna parte della quale ne è re alla politica ciò che è politiuscttoindenne — teorie e organiz- co, al reato ciò che è reato; e zazioni e pratiche — si è trovato fra difesa della legge e difesa tradotto essenzialmente in un della persona mantenere quelquadro giudiziario. l'equilibrio di giudizio dal quaIl quale lo contiene a malape- le, in vari modi, l'establina, e non senza correre in se shment politico si esentava — stesso pericoli gravi. La radice esso che sarebbe potuto intersta fuori da esso; nel fatto che venire, e perlopiù si è limitato a lo stato dell'unità nazionale ha esprimere una condanna politica concepito come patologico un e a chiedere che diventasse conmomento alto, aspro e difficile danna penale. dello scontro sociale, prima anCosì nella figura del magicora che deviasse; appunto strato e dell'imputato l'uno di «emergenza» terremoto, cata- fronte all'altro nello scenario strofe, roba da legge speciale. dei grandi procesi, in presenza Allo stato mediatore s'è presto di nuove e ambigue figure, sostituito lo stato che si vanta come il pentito imputato e di saper catturare, processare, teste,- nei tempi strabilianti condannare e carcerare — delle carcerazioni preventive, come se con questo si liberasse nell'enfatizzazione delle condandalla radice della crisi delle re- ne, s'è tradotto un decennio. lazioni politiche, e dai fermenti Ma politica e giustizia sono piae dai veleni che produceva. Il ni che non coincidono; la so- DIRITTO/GIUSTIZIA/ SOCIETÀ' Dei diritti e delle pene. Colloquio con Ingrao di Rossana Rossanda A Pietro Ingrao non viene da fare un'Intervista sul «breve termine». E non soltanto perché un antico riflesso di disciplina, o di cura del partito -- che tale egli la sente — lo indurrà sempre a rispondere rinviando con qualche sfumatura, al punto cui, di volta In volta, 11 suo partito è approdato; ma perché il suo modo di essere è intriso dalla persuasione che le scelte, giuste o errate appunto, rimandano, ormai a crisi non solo di «politiche» ma di «categorie»; e fatiche e ritardi ed errori si accumulano perché slamo al consumarsi d'un vecchio pensato e all'intuizione, più che al germoglio, di una riflessione sul travaglio che 11 paese, un po' in apnea, vive, reagendo in convulsioni, domande, riassestamenti espliciti o tellurici e oscuri di poteri, aprirsi di crepe, incrinature, intersezioni. Questo è del resto ovvio fra di noi da tempo come nel suoi ra Inefficace oltre che pericolosa, anche la normativa decaduta sul pentiti — che pure un'efficacia ha avuto — ha proposto, com'è noto, non pochi problemi, anche In termini di rischi di degenerazioni concrete dell'ordinamento; e questo non andrebbe dimenticato. Detto questo non vedo come si possano fare confusioni. L'impresa mafiosa — la famiglia è dlven tata ormai impresa — ha caratpenale, un'Intollerabile rigi- teri strutturali, è inserita attidi Marina Della Croce vamente nell'economia di non Hai scritto la relazione intra- dità. MI riferisco alla carcerazione zone del paese, non è per duttiva del dibattito precon- preventiva (e va dato atto al mini- poche nulla estranea alla produzione e gressuale in luglio. Oggi, a Sor- stro Martlnazzoli che il nuovo alla circolazione della ricchezza, rento, svolgerai una relazione progetto di legge del governo è ha legami con settori dello stain parte nuova. Ci sono quindi nonostante alcuni to. degli aggiornamenti. Riguarda- sicuramente, più avanzato tra quelli Il terrorismo è stato una no la linea politico - culturale limiti,si ilsono letti negli ultimi tragica vicenda politica, una feche è alla base di questa rela- che al divieti di concessione rita politica specifica rispetto zione, oppure gli avvenimenti mesi), della libertà provvisoria, al di- alla quale, oggi, occorre un'opeintervenuti in questo periodo? vieto di prendere in considera- ra di risanamento. Il pentitiPer quanto riguarda la linea zione per gli imputati di deter- smo — sono svariate centinaia non ci sono novità: qui a Sor- minati reati le circostanze atte- le persone che hanno collaborarento mi limito a illustrare me- nuanti; ma anche all'interroga- to con gli inquirenti — è stata glio 1 presupposti di quella rela- torio di polizia senza difensore un'espressione della crisi politizione, dell'analisi e delle propo- e alla situazione del carcere. ca del terrorismo e ha sostanste che vi sono contenute, sofUn secondo esempio riguarda zialmente anticipato la stessa fermandomi un attimo su con- la situazione Interna alla magi- dissociazione. Certo, esiste un cetti quali accettazione critica stratura. In ottobre ci sono sta- problema specifico, per quel delle istituzioni, garantismo te le elezioni associati ve, che che concerne la lotta alla mafia dinamico, prospettiva della tra- hanno visto una buona crescita e in generale alle grandi orga sformazione e cultura del con- di Md, che ha raggiunto il dl- nizzazioni criminali, quello delflitto del pluralismo. | ciotto per cento del voti, e la si- la grande utilità delle informaNecessariamente il discorso tuazione complessiva sembra zioni — spesso decisive — che non può essere qui riportato in- avere perduto molto della sua provengono dall'interno di quetegralmente: devo rimandare tradizionale vischiosltà. Ciò, in- ste organizzazioni. Ma per sollealla relazione. Oli aggior- sieme ad altri fattori, ha con- citare questo tipo di crisi internamenti riguardano invece gli sentito la definizione nell'ambi- na a me pare che possa bastare avvenimenti, molteplici e signi- to dell'associazione nazionale una normale attenuante, con la ficativi, che sono intervenuti in del magistrati italiani, di un riduzione di pena propria di questi sei mesi, e che a mio av- programma unitario notevol- tutte le circostanze attenuanti, viso giustificano un qualche ot- .mente avanzato, 1 cui contenuti di carattere generale, che non timismo per chi lavérà^tfep fl«> intacchi principi fondamentali ' pristinare 11 garantismo e riproé' 'érlrt mòdo credibile dell'ordinamento. porre la tematica delle riforme — l'apertura di una vertenza (alludo in particolare a quelle proprio per le riforme più urNella tua relazione difendi in delle procedure, penale e civile, genti, fra quelle che ho appena modo forte l'indipendenza della e dell'ordinamento giudiziario). Indicato. Per questo stiamo la- magistratura. non si vorando per la realizzazione di può negare cheEppure non sempre di Vuoi fare degli esempi? un governo dell'associazione tale indipendenza si fa buon sia fortemente rappresenta- uso. Un primo esempio. La crisi che tivo: sono ragionevoli sperandel terrorismo e più ampiamen- ze di cicostituire Nella difesa dell'indipendengluma unite la crisi della prospettiva del- taria alla fine una di febbraio, e za non vi è nulla di corporativo, la lotta armata si sono ulterior- sono convinto che ma la consapevolezza che anche mente accentuate. Forma spe- un buon lavoro. si potrà fare qui è in gioco il tipo di organizcifica di questa crisi politica — zazione del nostro stato demoche accompagna e sanziona la C'è chi propone di estendere cratico, che la costituzione vuosconfitta militare — è la disso- ai processi per mafia la stessa le basato sulle autonomie, il ciazione. Questo fenomeno ha normativa premiale, decaduta pluralismo Istituzionale, la diformai assunto non solo dimen- un anno fa, utilizzata nei pro- fusione del potere, la pubblisioni numericamente rilevanti, cessi per fatti di terrorismo nei cità, i reciproci controlli. Vi è ma anche una grande profon- confronti dei cosiddetti «penti- Invece chi ritiene che la goverdità nei contenuti, in termini ti». Più in generale, anche nella nabilità, la possibilità di decipolitica, non pochi sione, possa oggi essere assicudi critica e autocritica sia ri- società adottano un atteggiamento so- rata — e la cosa riguarda anche spetto alla scelta della lotta ar- stanzialmente uguale rispetto a la magistratura — da centralizmata, sia rispetto agli esiti di questi due fenomeni. Tu che ne zazione, discrezionalità, opaun certo estremismo di sinistra dici? cità. La scelta di Md è chiara dei primi anni '70. Ciò consente nella prima direzione. Quanto tra l'altro un più facile discorso Si tratta di fenomeni profon- alle degenerazioni, queste non critico sulla legislazione dell'e- damente diversi, sotto ogni sono frutto dell Indipendenza mergenza, una migliore prati- aspetto, e sarebbe sbagliato, a ma, al contrario, del mancato cabilità della proposta del suo me pare, affrontarli nello stes- rinnovo dell'ordinamento giudisuperamento, a cominciare dal- so modo. Vorrei intanto fare ziario e degli strumenti procesl'eliminazione di quelle punte una premessa: a parte ogni va- suali secondo una logica di traestreme che hanno Introdotto lutazlone che si può fare in ge- sparenza. Non a caso questo è nel processo, e più In generale nerale sulla legislazione dell'e- un punto centrale dell'impegno nella complessiva repressione mergenza, in larghissima misu- di Md. INTERVISTA A GIOVANNI PALOMBARINI CORSIVO scritti; e può far anche disperare chi pensa che la sua voce, appena un po' meno problematizzata, avrebbe forse cambiato la storia presente. E tuttavia quella sua esitazione ne fa una figura singolare e significativa del tempo nostro, come la più attraversata nel processo politico e intellettuale e nel vissuto dalle sue domande ultime. Cosi alla vigilia del Congresso di Magistratura democratica, con Ingrao vado a parlare «dei delitti e delle pene». Gli avevo annotato qualche domanda e quando arrivo vi ha già lavorato; nelle pagine del suo blocco si è ramificato — scalette, note, rinvii, parentesi in quel suo corsivo rapido e elegante — un itinerario, con i suoi richiami e i dubbi — che le domande tagliano grossolanamente. Cominciamo dalle spine. L'idea del diritto. La tradizione comunista non oscilla tra una estrema riduzione storicista del diritto come pura sovrastruttu- ra, che finisce con l'annullarsi nell'ideologia della classe e di chi la rappresenta — lo stato /partito nel «socialismo reale — e certi suoi recuperi metastorlci, il diritto o come regolatore neutro d'un sistema di bilancia del poteri (al meglio) o ipostasi delle regole dello «stato costituzionale»? E ambedue non eludono la questione del «garantismo», accusandolo a loro volta di ridurre la questione dei poteri al puro «teatro» della giustizia, la difesa della persona di fronte all'immensità dell'apparato coercitivo dello stato, dimenticando i soggetti collettivi sia di dominio sia di classi, ceti, bisogni oppressi? «Allora, 11 diritto. Io non ho dubbi che il diritto, anche quello moderno nelle sue affermazioni di libertà, si regge su strutture sociali marcate da profonde ineguaglianze. Non e neutro, è un prodotto storico. Lo è stato sempre e più oggi, quando le ineguaglianze non JBITT — vrapposizione deforma questa, mutila, quella. Per questo diciamo «d'emergenza si muore», per questo seguiamo come parte del nostro percorso il dibattito^ non semplice, non univoco di quella parte dei magistrati che più sente il dilemma, non se ne ritrae, tenta soluzioni anche di cultura, spesso isolata dalla sordità dei politici e di una stampa che complessivamente ha preferito, piuttosto che capire, Carteggiare vigorosamente per l'ordine costituito — e quale ordine. Emmedì, come familiarmente la chiamano, avrà al suo congresso anche altre questioni da affrontare. Come uscire dall'emergenza e risanare i guasti, è una, ma essenziale. E' una domanda che le rivolgiamo con fiducici Riflessioni e materiali qui raccolti speriamo siano accolti, dai magistrati a Sorrento e da chi altro ci leggerà, con il loro limite ma con questa speranza. sono solo quelle classiche della Critica al programma di Gotha: ce ne sono altre, nel moltipllcarsi di domini!, poteri, autorità non legiferate e conflittuali. La società è più spezzata d'un tempo, ineguale, diversificata, complessa, contradditoria». E dunque? «E dunque più d'un tempo sentiamo la drammaticità dela norma. In un quadro di soggettività così complesse e conflittuali, il suo momento di coercizione o di comando appare più evidente, è coscienza comune. Tanto più che la legge ha subito un processo di forte desacralizzazione: la regola ha perduto assolutezza, eternità, eticità dichiarata. E' avvertita sempre più come regola di quel determinato mondo e tempo di quegli equilibri o squilibri di poteri. Io però da questa storicità e politicità derivo non solo la sottolineatura dello iato fra norma e soggetti singoli, rna anche la necessità d'una lotta per una norma migliore, per un sistema diverso di norme e garanzie. Più la legge perde assolutezza, più ha da essere terreno di conflitto politico». Ma poiché neppure il migliore sistema di norme può inseguire la diversificazione sociale in ogni sua piega, ogni norma resta coattiva, no? «Certo. Comporta un momento di violenza». E questo legittima la preoccupazione d'un accento da porre comunque sul diritti della persona. Alcuni di essi del resto, vita, integrità fisica, libertà sembrano andare in un'onda lunga oltre la storia. «Senza dubbio. A patto di storicizzare anche quella. Anche l'idea di persona si svolge storicamente. E c'è inalienabilità e inalienabilità. Prendi il peso che la sessualità ha assunto nell'identità dell'Individuo, è un diritto inalienabile che stiamo appena scoprendo. Vita e libertà, sono troppo poco». Insomma, il puro discorso di metodo lo interessa meno. «In questa società spezzata e conflittlva, anche la persona diventa più complessa, più ricca di bisogni e diritti e assieme ambigua, non univoca. E ci sono, e mutano bisogni e diritti non soltanto individuali e non più riducibili alla mera differenza di classe. Questa storicità e questo mutare dei soggetti di diritto va tenuto ben fermo. Ma con esso anche il principio della normatività, che è anche difesa, oltre che coercizione». Quanta normatività? A Firenze in un dibattito di pochi giorni fa Marco Ramat osservava che nei nostro paese la complessità dei soggetti positivi e negativi, il venir meno di forme Introiettate di controllo del conflitto sociale, l'esplodere di nuovi bisogni portano un ceto politico incapace di aprire sbocchi o mediare, a ricacciare nella devianza tutto quel che non sta- dentro la sua idea di «governabilità» estendendo campo e contenuti del diritto penale. Reprimendo Insomma? Sei d'accordo? Ingrao è d'accordo. «SI. Slamo a una crisi di egemonia, e quindi alla tendenza al comando. Aggiungi che sono Indeboliti gli elementi di mediazione sociale che erano la famiglia, la parrocchia, 11 partito, la stessa Idea di nazione — che istituivano una regola sociale non legiferata ma potente davano Identità, qualche repressione e qualche difesa, regolavano i loro conflitti e molti conflitti della persona?». Sì, ma perché sono venuti meno? Ingrao pensa a fenomeni di Internazionalizzazione di grandi poteri e al mutare delle sollecitazioni alla formazione di valori: fin dall'Infanzia e poi nella quotidianità, 11 bombardaménto d! informazioni diverse, eterodirette o immediate, grezze, trasmettitrici, com'egli dice, di «codici» che non sono più quelli comunicanti, anche quando conflittuali d'un tempo, ma fortemente diversi, carichi di significato e poveri di comunicazioni. Non è una risposta al «perché». O, se lo è, va almeno aggiunto che questo svilupparsi delle forme incomunicantl, cui chi ci governa risponde consegnando alla devianza tutto ciò che non entra nel suo quadro, è sotteso da una filosofia sottile e corrente che dice «Ma non esiste più codice di comunicazione sociale possibile. Questa è appunto la fine delle ideologie, che tali tutte erano. E allora che resta se non la convenzione della regola, stabilita dal più forte?» L'enorme peso assunto dalla giustizia come regolatore sociale è appunto questo; in attesa che una società calmata (vorrei dire, ma non dico, lobotomlzzata) abbia introiettato le (ferree) regole del gioco. Ma non è questo 11 punto della conversazione di oggi. A Ingrao chiedo che pensa lui di questa dilatazione del ruolo e della funzione dell'apparato giudiziario, se sia d'accordo o no, e ne ri cevo una risposta Irritata. «A te devo dire che sono per una destatallzzazlone? E dunque contro questo estendersi degli apparati? non l'ho scritto da tutte le parti?». E' arrabbiatissimo. «TI devo, a quanto pare, anche aggiungere che sono convinto che non andremo a nessuna depenalizzazione, né alla riconquista d'una egemonia, ne airilllmpidlmento del conflitto, né a una riduzione della coercizione se non avremo capito come e perché il diritto ha penetrato sfere che nella società liberale non erano le sue. Quando, per esemplo in economia, gli bastava garantire poche regole del gioco. Nello stato sociale l'intervento si è esteso,