Intervento di ROBERTO FARNE' Alberto Manzi e la scuola che fa Citare Alberto Manzi in questo contesto può rivelarsi utile per tre ragioni. 1. “Orzoway”, romanzo di avventura scritto da Manzi alla fine degli anni '50 che racconta la storia di un ragazzo bianco trovatello cresciuto in una tribù africana in una sorta di interculturalità rovesciata. 2. “Impariamo insieme”, un programma che è andato in onda all'inizio degli anni '80 con lo scopo di insegnare italiano agli extracomunitari. 3. Esperienza personale di Manzi. Ogni estate, dalla metà degli anni '50 alla metà degli anni '70, Manzi passava un mese in Sud America ad insegnare a leggere e a scrivere ai campesinos, usando l'alfabetizzazione come strumento di coscientizzazione. Alcune riflessioni sull'evento ed sul tema proposto: E' importante che l'insegnante sia un insegnante scrittore che ama scrivere, raccontare di sé e delle proprie esperienze. La scuola soffre di chiusure. Vengono fatti molti progetti ma non vengono valorizzati e fatti uscire dalla scuola. L'insegnante non deve avere paura di mettersi in gioco e deve mostrare quello che fa. Nella mostra di Libranch'io sono presenti elementi antichi ed elementi moderni. Con antico si intende il libro fatto manualmente, creato interamente dalle stesse persone, dall'ideazione alla produzione finale. Con moderno si intende la dimensione della sperimentazione, la capacità di guardare oltre al libro, di prendere il libro come pretesto per vedere in quanti modi si può fare, dire, leggere un libro. Non si deve pensare che la narrazione sia solo la narrazione letteraria. La narrazione è anche scienza, storia, geografia, antropologia. E' necessario quindi lavorare sulle molteplici testualità. Sintesi dell'intervento a cura di MEMO non rivista dall'autore.