Anno Accademico 2009-2010 «GENERI» E «CODICI»: INTERFERENZE E COMMISTIONI (II) giovedì 13 maggio 2010 LUCA PIANTONI «Lasciva e penitente». La Maddalena nel Seicento tra letteratura e arti figurative Luca Piantoni ha deciso di utilizzare il tema della Maddalena, diffuso copiosamente nella produzione poetica del Seicento, per sondare alcuni aspetti poco indagati della poesia lirica del periodo, da un lato verificando, attraverso la presenza di questa donna esemplare, quelle tendenze riscontrabili più in generale nella poesia religiosa post-tridentina, dall’altro, in ossequio al fil rouge del ciclo seminariale, studiando le modalità per cui, trovandosi all’incrocio di diverse esigenze e di peculiari riferimenti culturali, tale figura si presti in modo particolare ad illuminare il tema dell’interferenza tra codici e generi. Partendo dalla considerazione sullo stato dell’arte, lo studioso ha illustrato i notevoli progressi compiuti dalla critica in questo campo, dopo la decisa e determinante spinta impressa loro da Giovanni Getto nel 1949, con il saggio La letteratura religiosa e che vede in questi anni, sotto l’egida della Fondazione Michele Pellegrino, la pubblicazione, presso il Mulino, di una serie di volumi dedicati a questi aspetti della nostra storia letteraria, mentre altre iniziative, che a questa si affiancano, sono i volumi Poesia e retorica del sacro e Rime sacre tra Cinquecento e Seicento, a cura rispettivamente di Elisabetta Selmi e Erminia Ardissino il primo e di Maria Luisa Doglio e Carlo Delcorno il secondo. I testi sui quali Piantoni si è basato nel suo itinerario alla ricerca di Maddalena coprono un periodo compreso tra i Pietosi affetti di Angelo Grillo (1601) e le Poesie sacre di Biagio Cusano (1672) e, reperiti anche grazie agli strumenti forniti dalla lettura della monografia Il Sacro Parnaso di Salvatore Ussia (1993), rappresentano una scelta dei maggiori poeti del periodo: Marino, Chiabrera, Campeggi, Achillini, Muscettola, Grillo. Per quanto riguarda Maddalena lo studioso sottolinea come in questa figura vengano a fondersi diverse iconografie: Maria di Magdala, Maria di Betania e la peccatrice convertita ai piedi di Gesù, per cui nei componimenti poetici la donna raffigurata acquisisce i caratteri ora dell’una ora dell’altra, spesso tra di loro confusi. Maddalena, pure, costituisce uno degli elementi forti della pedagogia post-tridentina, infatti la sua vicenda – peccatrice convinta e poi altrettanto convintamente pentita – costituisce un ideale contraltare alla dottrina della giustificazione per sola fede, che rappresenta uno dei cardini su cui si fonda la riforma luterana. Per quanto riguarda gli aspetti relativi alla descrizione della donna, Piantoni ha focalizzato la propria attenzione su due aspetti: relativamente alla topica del pianto, il de bono lacrimarum, per quanto inerente alla figura nel suo complesso, il topos della descriptio puellae: se il primo di questi permette di vagliare le modalità per mezzo delle quali la figura della penitente viene assunta a elemento fondante della pedagogia devozionale, penitenziale e predicatoria, il secondo versante consente, invece, di verificare l’interferenza tra sacro e profano propria dell’età controriformata e, in modo particolare, della Maddalena. Nell’ampia campionatura di testi offerta molti componimenti segnalano l’assunzione di Maddalena a exemplum di una parenesi religiosa che affianca, e spesso sostituisce, all’istanza omiletica quella del culto delle immagini dei santi e della narrazione per episodi illustrati dell’esemplarità delle vicende dei campioni della fede, mentre gli attributi e i sostantivi che vengono utilizzati nella descriptio puellae, attingendo al mito lauriano, testimoniano della sintesi tra Laura e Maddalena con una crasi tra le due donne tipica di tanta parte della letteratura del Seicento. Spesso poi la raffigurazione femminile assume, anche grazie alla dispositio e con il contributo degli artifici metrico-retorici, caratteri di ambivalenza in prossimità di un sensualismo sottaciuto, ma ugualmente manifesto, che interessa la peccatrice, ma la cui valenza illumina ambiguamente anche la penitente. Questi tratti, per cui il sentimento che muoveva la donna nel suo passato di seduttrice si riverbera con la stessa intensità nel suo ruolo esemplare di penitente, non rappresentano solamente un’esclusiva di Marino, confermando, nell’ambivalenza di sacro e profano, una caratteristica propria non solo della letteratura, ma anche esperita nelle arti figurative; come rileva lo studioso, infatti, un’intima cogenza «salda al motivo della metanoia maddaleniana quei tratti di appariscente avvenenza che ne caratterizzano le più consuete rappresentazioni». Piantoni nota, poi, come l’ambiguità che contraddistingue Maddalena paia avvalorarsi, anche a livello retorico, per via di una ricorrenza significativa di quelle figure (antitesi e parallelismo), sul piano della dispositio, e (bisticcio e anfibiologia), sul piano dell’elocutio, che più sono investite e possono perpetrare l’idea di un’ambivalenza rispetto all’immagine di cui sono portatrici. D’altro canto lo studioso sottolinea come l’aspetto ambiguo dell’uguale forza che interessa, con scopi ovviamente differenti, prima la peccatrice, ora le penitente, venga sottolineato dagli stessi elementi più illustri della cultura della Controriforma – Pedro de Ribadeneira e Daniello Bartoli solo per citare i più celebri –, nelle opere dei quali non solo si esplica questa forza della Maddalena, grande nel peccato, grande nella conversione, ma anche accade che la sua rappresentazione venga utilizzata per indicare le modalità attraverso le quali il predicatore, sciogliendo l’incanto della bellezza della donna, possa farle assurgere il ruolo di termine ideale di aspirazione per il cristiano nel suo percorso di penitenza. Anche il topos delle lacrime costituisce un importante e notevole tema che permette, allo stesso modo che il precedente, di cogliere le modalità di riappropriazione di questo luogo, proprio della letteratura profana e, insieme, di verificare l’incidenza dell’interferenza tra codici differenti. In questo senso appare paradigmatica e centrale la figura di Angelo Grillo che, trasponendo i modi affettuosi della lirica d’amore all’interno del contesto sacro, realizza un’importante sintesi tra letteratura e giustificazione religiosa, ottenendo per sé le lodi sincere di Traiano Boccalini, che nei suoi Ragguagli di Parnaso lo farà perciò celebrare dal Petrarca stesso. In questo senso assume un’importante rilievo il tentativo dei trattatisti tra fine Cinquecento e Seicento – dopo che analoghe conclusioni avevano tratto i poeti con la loro produzione – di svincolare il genere madrigalesco da quell’idea di leggerezza che lo aveva contraddistinto fin dall’inizio della sua fortuna: allo stesso modo nel quale esso può venire ad accogliere la leggerezza di talune immagini, può anche accampare quella gravitas nello stile, a volte fondendo i due elementi anche in uno stesso componimento. La conclusione alla quale è approdato Piantoni al termine della sua ragionata illustrazione di testi, analizzati con finezza critica nella loro costruzione e fatti reagire in un approfondito dialogo con la tradizione, è, pertanto, una conclusione aperta, o meglio un’indicazione di possibili cantieri di lavoro: da quello relativo alle possibili interferenze tra le arti figurative e la letteratura, che interesserebbero in modo differente poema, poesia, narrativa e teatro, a quello volto ad indagare le possibili matrici che queste influenze possono aver generato, dall’incidenza degli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola, alla ridefinizione in ambito tridentino del sacramento della penitenza, con la necessità, più volte indicata nel corso del suo intervento, di interrogare i testi anche nei loro aspetti minutamente tecnici, tentando di interpretare le conclusioni che da quest’indagine si possono trarre all’interno dell’ampia contraddittorietà che caratterizza l’orbita del sacro. Andrea Crismani