ora la FISIOTERAPIA DIVENTA - Fondazione Ospedale San Camillo

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ora la FISIOTERAPIA DIVENTA
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e super veloce
Anche in Italia si stanno sperimentando i benefici di macchine robotizzate
contro le invalidità da ictus e trauma cranico
di Oscar Puntel
Nel campo della riabilitazione post trauma c'è un orizzonte avveneristico: è la fisioterapia high tech. Dove la novità è rappresentata da macchine differenti (lettini robotizzati per degenza, muscoli artificiali, robot specializzati)
che, simulando normali attività svolte nella vita quotidiana
(come fare una passeggiata ), stimolano la mente del paziente a "immaginare il movimento". E,
come ha dimostrato una ricerca americana pubblicata su Scientìfic fìeports, i risultati della riabilitazione di ultima generazione sono incoraggianti: dopo un anno di esercizi virtuali, pazienti
completamente immobili producevano da soli
movimenti reali. Elementari, come alzare un braccio, certo, ma già un ottimo traguardo per tutte
quelle persone che, per colpa di ictus (in Italia,
200 mila casi ogni anno) o traumi cranici gravi (14
mila casi solo nel 2015) soffrono di paralisi di una
parte del corpo (in genere gambe e braccia). Ma
da noi a che punto è la riabilitazione virtuale?
Siamo andati negli ospedali che adottano alcuni
di questi sistemi per vedere il presente e il futuro.
il monitor che fa rivivere le braccia Dopo una
sperimentazione di tre anni, sfociata in uno studio
pubblicato nel 2015, alla Fondazione Santa Lucia
Irccs di Roma, usano uno specifico robot, Brain Computer
Interface, (Bei) per il recupero della funzione di mani e braccia. «Il paziente ha le braccia nascoste da un monitor, sul
quale compaiono le rappresentazioni virtuali dei suoi arti»,
spiega Donatella Mattia, responsabile del laboratorio. «Poi,
gli viene chiesto di immaginare un certo movimento. Se
l'attività cerebrale (cioè l'attivazione di specifiche zone che
comandono quel gesto), registrata dagli elettrodi posti sul
capo, è corretta, il software lo traduce nel corrispondente
movimento della mano o del braccio virtuale. Questo induce il cervello a trovare una strategia "compensativa", cioè
un nuovo "comando" per quella specifica azione, che sostituisce quello danneggiato dalla lesione cerebrale. Con il
risultato che i pazienti recuperano la capacità di piccoli
movimenti, in modo più rapido e più accurato rispetto alla
tradizionale fisioterapia. Dobbiamo ancora capire se l'effetto riabilitivo durerà nel tempo».
Il futuro della riabilitazione utilizzerà sempre di più
"i lettori di pensiero": software in grado di codificare
l'attività elettrica del cervello e di trasformarla in
movimento. Non ci si fermerà agli arti superiori.
La prossima sfida è applicare questa interfaccia agli arti
inferiori e fare in modo che questa tecnologia diventi
il più semplice possibile: insomma, che si utilizzare in
casa anziché in ospedale.
La riabilitazione high tech
offre programmi
nabilitativi personalizzati.
Visori immersivi All'Ospedale San Camillo di Venezia stanno sperimentando su 50 pazienti gli Oculus Rift. «Si tratta di speciali visori che, una volta
indossati, immergono le persone in un ambiente3D»
spiega Andrea Turolla, responsabile della linea di
ricerca high tech, cinematica e robotica. «Qui devono, per esempio, spostare un oggetto da un punto
a un altro. Nella realtà non ce la farebbero, per la
lesione cerebrale che impedisce l'azione: ma il comando parte lo stesso dal cervello e viene rilevato
da sonde poste sull'arto, che le trasforma in un
movimento virtuale che il malato vede nel visore. A
forza di guardare il film dei suoi movimenti, a fine
sperimentazione, ci attendiamo un recupero più
rapido delle funzioni motorie rispetto alle normali
cure fisioterapiche. I limiti? Questi visori possono
portare a un "effetto nausea", per lo scollamento fra
la percezione del mondo reale e quello virtuale».
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FONDAZIONE OPERA SAN CAMILLO
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