finanza comportamentale I l Q uindicinale di I nvestors ’ 06/04/2017 Dalla Finanza Comportamentale al Sentiment Gli errori che non bisogna fare nella gestione degli investimenti finanziari 20 min. LA FINANZA COMPORTAMENTALE HA AMPIAMENTE DIMOSTRATO COME SIA GLI OPERATORI PROFESSIONALI SIA GLI INVESTITORI/RISPARMIATORI COMMETTANO IN MODO SISTEMATICO E RIPETITIVO DEGLI ERRORI DI VALUTAZIONE IN MERITO ALLE DECISIONI D’INVESTIMENTO. IN PARTICOLARE È DIMOSTRATO CHE IN MOMENTI DI STRESS/PAURA O EUFORIA/COMPIACENZA DEI MERCATI FINANZIARI, AMPLIFICATI DALLE DECISIONI E COMPORTAMENTI DEGLI STESSI OPERATORI/INVESTITORI, L’EMOTIVITÀ, CIOÈ LA PAURA DI PERDERE DENARO OPPURE AL CONTRARIO IL TIMORE DI NON PARTECIPARE AI GUADAGNI, PORTA A SCELTE SBAGLIATE. IN QUESTO ARTICOLO E IN QUELLI SUCCESSIVI AVREMO LA POSSIBILITÀ, NON SOLO SUL MERCATO AZIONARIO MA ANCHE SUGLI ALTRI MERCATI FINANZIARI E DELLE MATERIE PRIME, DI METTERE IN LUCE L’EMOTIVITÀ DEGLI OPERATORI/INVESTITORI ATTRAVERSO L’UTILIZZO DI ALCUNI COSIDDETTI INDICATORI DI “SENTIMENT”. A QUALCUNO DI VOI SEMBRERÀ STRANO MA VI È PROPRIO LA Paolo Calcinari Ansidei 1 Promotore finanziario da oltre 20 anni, consiglia privati e imprese a pianificare e gestire investimenti finanziari. Studioso di Finanza Comportamentale e del sentiment degli investitori, in qualità di relatore ha partecipato a diversi convegni. Fondatore del sito www.sentimentcharts.it e autore nel blog paolocalcinari.com [email protected] POSSIBILITÀ DI MISURARE L’EMOTIVITÀ DEGLI OPERATORI/INVESTITORI, FACENDO ANCHE CONFRONTI CON IL PASSATO RISPETTO AGLI EVENTUALI MOMENTI DI PAURA/EUFORIA CHE SI PRESENTERANNO SUI MERCATI FINANZIARI. www.investors-mag.it Prima di tutto cos’è la Finanza Comportamentale? È l’insieme degli studi su come i comportamenti inconsci influenzano il ragionamento e di conseguenza le decisioni che riguardano gli investimenti finanziari. In particolare la Finanza Comportamentale, attraverso dei test cognitivi, si è soffermata sul ragionamento delle persone in situazioni di incertezza, le quali portano a commettere errori di valutazione. In generale le persone non riescono a convivere con l’incertezza, l’insicurezza e men che meno con il rischio. Nel caso degli investimenti finanziari sappiamo tutti come invece sia importante il rischio, la faccia di una medaglia con dall’altra parte il rendimento, la performance. Tutti, chi più chi meno riguardo al denaro e agli investimenti, siamo emotivi e facciamo fatica a gestire l’incertezza, a prendere decisioni giuste in condizioni di rischio, alle volte sottovalutando alcuni tipi di rischio o sovrastimandone altri. La nostra emotività determina errori nelle scelte di acquisto o vendita, oppure porta a generare un’eccessiva movimentazione dei portafogli d’investimento che non produce alcun valore aggiunto. Nel voler placare le emozioni, cercando la certezza sul futuro, cadiamo nel tranello di cercare qualcuno che faccia “previsioni” azzeccate sul futuro andamento dei mercati. Gli investitori, ma anche i consulenti, cercano la previsione “giusta” oppure la previsione che “conferma” la loro idea sul tal mercato o titolo magari scartando quelle contrarie. Da qui la presenza nell’ambito degli investimenti finanziari dei cosiddetti “Guru”, cioè quelli che argomentando anche in modo dettagliato e con motivazioni all’apparenza giuste fanno previsioni su dove andranno i mercati, settori o titoli. Ci occuperemo dei “Guru” in uno dei prossimi articoli. La Finanza Comportamentale ha evidenziato alcuni comportamenti tipici degli operatori/investitori: • Rappresentatività: le previsioni o valutazioni si basano su stereotipi, cioè delle visioni semplificate e largamente condivise di alcuni avvenimenti. • Disponibilità: le previsioni o valutazioni si basano sulla frequenza di ricordi passati. • Ancoraggio: le previsioni o valutazioni sono fortemente influenzate da poche informazioni giudicate importanti. Un effetto molto studiato in Finanza Comportamentale, che deriva da una combinazione dei suddetti comportamenti, è l’Over-Confidence, ossia un eccesso di fiducia nelle proprie capacità. L’Over-Confidence nell’investitore porta a: • Convinzione di poter “battere il mercato”. • Estrapolazione a lungo termine delle tendenze di breve periodo. • Ricerca di “figure tipiche”, come ad esempio nei grafici dei prezzi, non casuali e non testate. • Iper o sotto reazione a nuove informazioni. Ma tutto questo come influenza gli investimenti finanziari? Diverse ricerche effettuate negli Usa nel corso degli anni hanno evidenziato che: cultura • La maggioranza di gestori professionisti non battono il mercato anche se si tiene conto dei costi d’intermediazione e gestione. • Su diversi orizzonti temporali si nota che i pochi gestori che battono il mercato non sono sempre gli stessi ma ruotano. • Le performance passate di un gestore non sono un buon indicatore della performance futura. A questo punto ci si potrebbe chiedere per quale motivo si debbano affidare i propri risparmi o quelli dei clienti a dei gestori professionisti. Ma sì! L’alternativa è fare trading, comprare e vendere, essere flessibili, dinamici, magari seguendo i dettami dell’analisi tecnica oppure quelli dell’analisi fondamentale per la selezione dei titoli, metodi per altro seguiti dagli stessi gestori professionisti di cui sopra, o meglio ancora seguire la “dritta” che si è letta su qualche quotidiano finanziario. Purtroppo non è la soluzione in quanto i risultati potrebbero essere ancor più negativi di quelli dei gestori professionisti, non fosse altro per il coinvolgimento emotivo nella gestione diretta dei propri soldi, più elevato rispetto a delegarla a terzi (consulenti/gestori professionali). Brad Barber e Terrance Odean della Università della California hanno misurato l’abilità dei traders privati americani, esaminando l’attività di trading di 66.465 soggetti tra il 1991 e il 1996, ed hanno scoperto che in media i risultati sono stati poco soddisfacenti. La performance media nel periodo esaminato dei traders migliori, ripeto dei migliori, è stata dell’11,4% annuo contro una performance del mercato del 17,9%. Lo studio pubblicato sul Journal of Finance nell’aprile 2000 ha un titolo che non lascia scampo: Trading Is Hazardous to Your Wealth (il trading è pericoloso per la vostra ricchezza). In particolare è stato evidenziato che i traders che tendono a movimentare di più il proprio portafoglio ottengono in media risultati peggiori rispetto al mercato (corretto per il Beta) – (figura 1). Figura 1: Rendimento vs Turnover (rendimento medio in eccesso rispetto al mercato vs turnover mensile medio portafoglio). I traders che tendono a movimentare di più il proprio portafoglio ottengono in media risultati peggiori rispetto al mercato (corretto per il Beta) Fonte: Prof. Michele Clementi – Università di Bologna – Facoltà Scienze Statistiche su dati studio Brad M. e Terrance Odean. 2 finanza comportamentale Inoltre i traders con grandi portafogli ottengono risultati peggiori rispetto ai traders con piccoli portafogli (figura 2). Figura 2: Rendimento vs Dimensione (rendimento medio in eccesso rispetto al mercato vs dimensione media del portafoglio). I traders con grandi portafogli ottengono risultati peggiori rispetto ai traders con piccoli portafogli Fonte: Prof. Michele Clementi – Università di Bologna – Facoltà Scienze Statistiche su dati studio Brad M. e Terrance Odean. Purtroppo anche i risparmiatori che sottoscrivono fondi d’investimento in un’ottica di medio-lungo termine sono vittime dei sopra-citati errori cognitivi. Un’analisi sviluppata da Dalbar su un arco temporale di 20 anni (dal 1993 al 2012), che ha preso in considerazione sottoscrizioni, riscatti e switch su fondi comuni azionari Usa, ha dimostrato che il risparmiatore medio americano ha ottenuto rendimenti annui di molto inferiori rispetto all’inflazione media e alle principali asset class. Dal 1993 al 2012 l’indice S&P 500 è cresciuto dell’8,2% annualizzato, il rendimento del fondista medio è stato solo del 2,3% I l Q uindicinale di I nvestors ’ 06/04/2017 annualizzato. La conclusione che se ne trae da questa analisi è che il rendimento dell’investimento dipende molto più dal comportamento del risparmiatore che dall’andamento dei mercati. In pratica una eccessiva movimentazione del portafoglio di fondi o etf (switch), che va a ridurre o aumentare il peso del rischio iniziale, porta a una sostanziale sotto-performance rispetto al mercato di riferimento (figura 3). È quindi evidente che i risparmiatori, anche quelli americani che sono i più evoluti dal punto di vista finanziario, sbagliano spesso il “timing” negli investimenti. Sottoscrivono in massa i fondi azionari dopo che questi hanno registrato performance significative (nella parte finale di un Bull Market), mentre corrono a richiederne il rimborso dopo periodi particolarmente negativi (nella parte finale di un Bear Market), oppure seguono le mode di cui volta per volta le diverse asset class o settori beneficiano (figura 4). Soluzioni? 1) Evitare di correggere “mentalmente” i propri errori. Dopo una serie di errate previsioni si dovrebbe quantomeno fare un bagno di umiltà e diminuire il livello di confidenza nelle proprie capacità. Spesso però questo non succede in quanto si manifestano due fenomeni psicologici: la “regret aversion” (avversione al rammarico), cioè quando le persone temono che la loro decisione si rivelerà essere sbagliata col senno di poi. Un sentimento che è associato anche all’avversione al rischio, conseguente spesso a una perdita subita. Questo porta ad esempio a far diventare una posizione in perdita una posizione da cassettista, mentre i guadagni, per paura di perderli, vengono velocemente incassati. Oppure la “attribution bias” (aggregazione dei comportamenti), cioè il risultato negativo viene aggregato con quello Figura 3: Effetti del comportamento degli investitori sui rendimenti finali Rendimenti annualizzati 1993-2012 di varie classi di investimento: conseguenza del comportamento degli investitori sul rendimento finale dell’investimento. Ritorni medi annualizzati degli investitori US dal 1993 al 2012 (arancio) rispetto a performance asset class (in Dollari). Fonte: Dalbar 3 www.investors-mag.it cultura Figura 4: Raccolta fondi azionari vs S&P 500 (Flussi di raccolta netta sui fondi azionari collocati negli USA rispetto all’S&P 500) Il grafico mostra sovrapposti l’indice S&P 500 (azioni americane) con la linea nera e l’istogramma dei flussi di raccolta (barra verde) e riscatti (barra rossa) dei fondi azionari collocati negli Usa. Fonte: stockcharts.com di altre operazioni positive che l’hanno preceduta nel tempo dell’emotività che si alternano all’evoluzione dei cicli, ribasin modo da ridurne l’evidenza, ma soprattutto la sofferenza, sisti e rialzisti, del mercato azionario. © oppure i guadagni vengono separati dalle perdite maggiori. 2) I mercati finanziari spesso sono guidati dall’emotività degli investitori (avidità e paura) e per questo diventano irrazionali. Accettata questa realtà; è fondamentale rimanere coerenti con il proprio obiettivo d’investimento e con il proprio profilo di rischio. Sembra una banalità ma il motivo principale della sotto-performance degli investitori rispetto al mercato è dovuta al fatto che si tende a diventare confidenti al rischio e guardare a lungo termine dopo prolungati trend di crescita dei prezzi, mentre durante o dopo trend ribassisti si è poco propensi al rischio e si rimandano le scelte d’investimento a tempi “migliori”, perdendosi delle opportunità. Figura 5: Ciclo del sentiment dell’investitore Il seguente grafico rappresenta I diversi stati d’animo di un investitore e le sue “esternazioni” ricorrenti nelle diverse fasi rialziste e ribassiste perfettamente il comportamento del mercato azionario. Fonte: Morgan Stanley dell’investitore, con i diversi stati 4