SOCIOLOGIA B. PROF. MANUELA OLAGNERO Argomenti della

SOCIOLOGIA B. PROF. MANUELA OLAGNERO
Argomenti della settimana 15-17 marzo 2004
1. Livelli di studio della società e scelte compiute dalla sociologia a livello teorico
.-Consideriamo la questione centrale dei livelli di studio della società.
-a quale livello di analisi occorre muoversi per studiare la società ?
In generale i primi studi sociologici assumono come oggetto di analisi la società nella sua interezza.
Æ livello macro. Ci si preoccupa della direzione verso cui tende la società industriale e della sua
differenza rispetto ad altre società tradizionali, della sua posizione nella storia del progresso
dell’umanità, ecc. Non delle sue componenti micro.
Questo approccio macro dipende dal contesto culturale in cui fiorivano le nuove idee: queste nuove
idee (razionalismo, individualismo, ecc.) non avevano ancora prodotto un’immagine nuova di
società ma soltanto nuove idee sulla natura degli uomini. Ai sociologi toccava allora il compito di
ragionare a livello di società.
ÆSu questo anche Bagnasco, capitolo su: "Le origini della società moderna"
ùDurkheim può essere considerato il paladino di questa visione macro della società. Durkheim non
voleva che la sociologia fosse considerata una branca della psicologia (anch’essa disciplina
emergente alla fine del secolo scorso). La maggior parte degli studi di Durkheim possono essere
considerati argomenti a favore del sociale rispetto allo psicologico.
Negli anni seguenti si sviluppò un forte attacco micro agli studi macrosociologici, specie dalla
sociologia nordamericana dagli anni ‘ 60 in poi.
1.1. Livello di studio della società come poli di un continuum
ÆLa proposta di Collins, sociologo inglese contemporaneo, è quella di considerare la distinzione
tra livello micro e livello macro come una distinzione che riguarda il livello di osservazione dei
fenomeni e non già la loro analisi. Micro –macro possono essere messi lungo un continuum spazio
temporale su cui il ricercatore si muove conscio del rapporto tra i diversi livelli.
Secondo Collins le dimensioni micro e macro non dovrebbero essere considerate categorie
assolute, ma come poli di un continuum. Vari livelli di analisi possono essere più micro o più macro
a seconda che ci si ponga "sopra o sotto" rispetto ad essi.
Ad esempio le organizzazioni possono essere considerate micro rispetto al sistema-mondo, ma sono
macro dal punto di vita del piccoli gruppi e delle interazioni sociali tra i loro membri.
E' comunque possibile utilizzare criteri generali per distinguere il livello micro e macro. Queste
dimensioni generali sono il tempo e lo spazio. Le entità più macro sono quelle che abbracciano la
massima estensione di territorio e che durano di più.
2. Ancora su la spiegazione e la selezione delle cause.
Qualsiasi spiegazione, anche di senso comune, di uno stesso evento, può essere diversa a seconda
del contesto, delle categorie di chi chiede, delle possibilità conoscitive di chi risponde.
Anche la conoscenza scientifica, utilizza, come quella di senso comune, degli a-priori ovvero
categorie mentali preesistenti, che restringono il campo della ricerca della verità.
In Sociologia, proprio in forza della specificità del suo approccio, sono possibili spiegazioni diverse
di uno stesso fenomeno, a partire da diversi contesti di analisi. Ma anche mantenendo “fermo “ il
contesto, supponendo cioè che due sociologi siano chiamati a interpretare un fenomeno che avviene
nello stesso contesto e periodo (esempio l’aumento della disoccupazione giovanile in Italia
nell’ultimo decennio) essi potrebbero darne letture diverse in forza delle diverse prospettive ( punti
di vista) generate dall’appartenenza a tradizioni teoriche diverse, dal diverso bagaglio di ricerca
che essi, in relazione a ciò, possono possedere, ecc.
Nella conoscenza sociologica gli apriori causali possono essere diversi. Possono esserci apriori che
sottolineano il ruolo cogente delle strutture, apriori che enfatizzano il ruolo delle relazioni tra
soggetti , a priori che enfatizzano il ruolo dell’azione e dell’iniziativa del soggetto stesso. ecc.
A livello generale possiamo isolare due grandi classi di spiegazioni del comportamento sociale.
Supponiamo di osservare che in un reparto di fonderia aumenta la produttività del lavoro, e di
chiederci come mai, tenendo conto che rimangono inalterati i mezzi tecnologici e il numero di
operai (è una domanda che in altro ambito e negli anni’ 30 si sono fatti alcuni sociologi industriali
americani).
Si possono considerare alternativamente o in maniera combinata, le circostanze esterne, le relazioni
tra i compagni di lavoro, gli obiettivi personali di ciascuno, gli obiettivi del gruppo come tale, le
cogenze organizzative, gli incentivi economici, i valori e l’etica assimilati per via di socializzazione
dal gruppo di lavoro o dal singolo individuo, ecc.
Per semplificare potremmo isolare quattro tipi di spiegazione generale:
le spiegazioni che fanno. capo ai seguenti concetti sociologici:
Intenzione-scopo (l’importanza di obiettivi che l’individuo consapevolmente persegue)
Interazione-relazione sociale/ (l’importanza del gruppo, e della relazione sociale, per l'identità)
Cogenza.-obbligo (l’impossibilità del soggetto di fare altrimenti e dunque la necessità di adattarsi a
vincoli considerati in qualche modo dati e difficilmente modificabili)
Socializzazione (l’importanza di come si è cresciuti e si è stati formati in famiglia, a scuola e in
esperienze precedenti a quella considerata)
Semplificando ancora potremmo individuare due grandi gruppi di spiegazioni:
la prima fa capo a intenzioni, obiettivi dei soggetti che vengono considerati quindi attratti verso,
orientati a (attracted)
la seconda fa capo a spinte-pressioni dell’ambiente circostante sui soggetti che vengono quindi
considerati spinti, agiti dall’esterno (soggetti propelled) .
Questo tipo di distinzione acquista particolare significato per individuare la divisione tra due grandi
tradizioni sociologiche che si sono costituite all’esordio della sociologia e che ancora in qualche
modo sono presenti nella letteratura sociologica attuale.
La tradizione della teoria dell’azione
La tradizione strutturalista
3. Le grandi tradizioni sociologiche
3.1.La tradizione strutturalista (detta anche determinista, dal sociologo francese, contemporaneo,
Raimond Boudon)
Æ i comportamenti sociali (azioni , pensieri, sentimenti) possono essere spiegati soltanto da fattori
antecedenti e sovrastanti il singolo individuo (vincoli strutturali, ma anche valori, norme sociali,
ecc)
ÆTeorie “interessate”: positivismo, marxismo ( prossima settimana)
ÆAutore di riferimento: Durkheim, per il quale l’azione sociale è uno dei modi di pensare, agire
presenti nella cultura, che sono esterni all’individuo e sono dotati di un potere di coercizione
grazie al quale gli si impongono
3.2. La tradizione dell’azione sociale:
Æle azioni umane possono essere spiegate (comprese) soltanto tenendo conto del senso che essi
conferiscono alle loro azioni in vista di obiettivi che si stabiliscono nelle relazioni con gli altri
Æ teorie interessate: teoria della scelta razionale, interazionismo simbolico, fenomenologia:
ÆAutori di riferimento: Max Weber per il quale l’azione sociale è una interazione sociale a cui
viene conferito significato in funzione di uno scopo.
3.3. Chiarimenti e specificazioni.
ÆQuando Boudon parla di approccio deterministico in sociologia non vuol parlare di coercizione
fisica, quanto di condizionamento normativo del comportamento ( anche di quello apparentemente
più libero) sul quale il singolo ha poca facoltà di incidere. Il condizionamento normativo rende
relativamente prevedibile il comportamento di ciascuno rispetto agli altri e anche il comportamento
dell’osservato rispetto all’osservatore.
ÆQuando si parla di approccio “azionistico” non si intende un comportamento totalmente libero e
autopropulsivo ma un comportamento che in diversi modi, situato in specifici contesti relazionali,
partecipa alla costruzione sociale della realtà (e quindi anche dei suoi vincoli e condizionamenti).
Inoltre non sempre l’azione del soggetto raggiunge i suoi obiettivi. Sommata a quella di altri può
creare effetti non voluti che alla fine impediscono il raggiungimento di quegli obiettivi cui l’azione
era originariamente diretta.
La differenza tra le due impostazioni non sta tanto nel grado supposto di libertà degli individui,
quando nella presenza di feed back tra azioni individuali e livelli più alti dell’organizzazione
sociale.
Æ4. Le grandi questioni sollevate dall’avvento della società industriale e affrontate dalle due
tradizioni.
Le due grandi tradizioni sopra viste possono essere tabulate a partire da come rispondono alle
grandi questioni:
- a quale livello occorre studiare la società?( livelli di analisi)
-quale è il rapporto tra individuo e società?
-Quali sono i motori dell’azione individuale?
-Quale è il rapporto tra il sociologo e i soggetti che studia? ( posizione del ricercatore)
Prospettive di
analisi della
società
Prospettiva
strutturalista
(positivismo,
marxismo)
le
ragioni di
un’azione in
stati anteriori
all’azione
stessa
+
funzionalismo
Livelli di analisi Rapporto individuo
società
Motori dell’azione
Posizione del
ricercatore
Macro
Adesione-adattamento a
norme vincolanti;
soggezione a vincoli
strutturali
Distanza,
Socializzazione ai ruoli
sulla gase di valori
assimilati
Distanza
Macro-micro
Società come
antecedente e
sovrastante
l’azione
individuale. Non
feed back
individuo società
Prospettiva
micro
azionistica
(teoria della
scelta
razionale,
interazionismo
simbolico,
fenomenologia
)
ragioni di
un’azione
:stati costruiti
nel corso
dell’azione
stessa
Società costruita
con l’apporto dei
soggetti.
Esistenza di
feed-back
Comportamento (agire)
razionale*, cioè orientato
consapevolmente allo scopo
Seppure lo scopo non è
sempre necessariamente
“utilitaristico2 inn senso
stretto. ( cfr. Weber, in
Bagnasco, cap. su Forme
elementari dell’interazione
Vicinanza,
coinvolgimento,
familiarità
( rilevanza dei
modi che i
soggetti hanno di
rappresentare la
realtà), necessità
di conoscere in
profondità il
contesto in cui
avviene l’azione
Æcomprensione
*
*Voci di vocabolario:
Æ Agire razionale Agire secondo intenzioniÆguardare consapevolmente a uno scopo
Æ Comprendere. Ricercare le ragioni di un’azione nei significati ad essa attribuiti dal soggetto
nelle sue relazioni con altri
5. E’ possibile una mediazione tra queste due posizioni? Giddens e il principio di
strutturazione (vedi anche Bagnasco, cap. 3 par 7)
I due approcci sono ricorrenti nello sviluppo della sociologia e si ripresentano in forme nuove in
concorrenza tra loro nella spiegazione dei fenomeni sociali . Entrambi hanno argomenti da far
valere
Oggi però le teorie sociologiche sembrano oggi aver rinunciato a un pieno e assoluto dominio
dell’un approccio rispetto all’altro.
Si sostiene che qualsiasi considerazione dell’azione dal punto di vista del soggetto attore non può
non tener conto di regolarità e ricorrenze che costituiscono le condizioni di sfondo di cui quel
fenomeno appare un’esemplificazione singolare.
I tentativi di spiegazione sociologica si muovono tra questi due livelli cercando di evitare il
volontarismo ingenuo e il determinismo estremo.
Da questo punto di vista assume rilevanza la posizione di Giddens ( sociologo inglese
contemporaneo)
.
Secondo il quale:
5.1 Le strutture sociali sono da un lato costruite dalle attività umane, dall’altro sono il mezzo di
questa costruzione (si pensi all’esempio della lingua parlata) Ciò dà luogo a quella che viene
definita Æ duplicità strutturale
5.2 Il fatto di applicare nelle azioni sociali certe regole non significa essere pienamente consapevoli
di quelle regole.
5.3. Ma se non ci fosse l’iniziativa dei soggetti quelle regole non potrebbero riprodursi nella
società.
5.4.Strutture esistono fuori dal tempo e dallo spazio, per esistere nella società hanno bisogno della
iniziativa qualificata di attori storicamente situati, con intenzioni definite rispetto a fini definiti
5.5.Gli obiettivi degli attori possono non realizzarsi, ovvero possono esser realizzati, ma non
attraverso le azioni intenzionate di quegli stessi soggetti, oppure possono realizzarsi altri fini
rispetto a quelli attesiÆ La struttura sociale è fatta di prodotti che sono solo parzialmente il frutto di
azioni intenzionate di successo.
5.6. Si creano in definitiva effetti di circolarità delle azioni individuali :esse creano o trasformano
strutture e sistemi di regole che a loro volta, instaurate e funzionanti, condizioneranno in vario
modo ( rinforzandola, o limitandola) la libertà di azione dei soggetti.
Gli argomenti strutturalisti e quelli azionisti tendono a venir considerati complementari,
Argomenti “strutturalisti”:: i modelli organizzativi, le grandi strutture, le comunità restano, gli
individui passano
Argomenti “azionisti”: anche se gli individui passano tuttavia organizzazioni, comunità istituzioni
non esisterebbero se non vi fossero persone che le costruiscono
Argomenti strutturalisti:: gli individui creano strutture ma gli effetti che queste strutture esercitano
sul comportamento degli individui sono di competenza del livello macro.
Argomenti azionisti : le strutture sono irreali e non colgono ciò che è accaduto se non quando esso è
terminato