La formazione del Sistema solare Primo Levi- Bedogni Roberto INAF Osservatorio Astronomico di Bologna via Ranzani, 1 40127 - Bologna - Italia Tel, 051-2095721 Fax, 051-2095700 http://www.bo.astro.it/~bedogni/ email: [email protected] L’ambiente galattico La Via Lattea Braccio esterno del Cigno Sole Braccio di Perseo Braccio del Sagittario Braccio interno a 3Kpc 100 000 anni luce Braccio dello Scudo La Via Lattea 10 000 anni luce Braccio di Perseo Ramo di Orione Sole Braccio del Sagittario Braccio dello Scudo Centro Galattico Il ramo di Orione-5000 anni luce Sole La Fascia di Gould Ragioni HII e nubi oscure La “Bolla” Locale 200 a.l. 100 a.l. L’ambiente planetario I pianeti interni di tipo terrestre Mercurio Venere Terra Marte Gli Asteroidi L'asteroide (951) Gaspra fotografato dalla sonda Galileo il 29 ottobre 1991 Gli Asteroidi (o pianetini ) sono corpi rocciosi abbastanza piccoli compresi in una zona chiamata Fascia degli Asteroidi tra le orbite di Marte e Giove. Solo una mezza dozzina hanno un diametro superiore ai 300 km mentre i più piccoli hanno dimensioni di qualche km. I pianeti esterni di tipo gassoso Giove Saturno Urano Nettuno La fascia esterna di Kuiper e la nube di Oort L’immagine del Sistema solare si è profondamente evoluta nell’ultimo decennio del XX secolo. Plutone non è più l’unico tra i corpi celesti più distanti del Sistema solare: un gran numero di corpi ghiacciati sono stati recentemente scoperti ai confini del Sistema solare i TNOs. Le distanze nel Sistema solare La distanza unitaria tramite la quale si misurano le distanza dei pianeti nel Sistema solare è l’unità astronomica (U.A.) cioè la distanza media Terra - Sole = 149.597.870 km Distanze-l’anno luce Terra Un’altra tipica unità di misura, ma soprattutto per le distanze stellari è l’ anno luce : lo spazio percorso dalla luce in un anno pari a circa ~9.560.800.000.000 chilometri Utilizzando questa unità di misura la distanza Terra-Sole risulta solo 8,32 minuti luce Distanze stellari l’ anno luce (a.l.) Nel caso però di Plutone uno dei corpi celesti più lontani del Sistema solare la distanza pari a 39,5 U.A. diventa però rilevante in quanto misurabile già in ore luce ~5.906.000.000 km 5, 3 ore Plutone Sommario dei dati del Sistema solare ---- D (UA) R/Rt M/Mt Prot/Pt I e ρ (g/cm3) Lune Sole 0 109 332 800 25-36 --- --- 1,410 9 Mercurio 0,39 0,38 0,05 58,8 7 0,2056 5,43 0 Venere 0,72 0,95 0,89 244 3,394 0,0068 5,25 0 Terra 1 1 1 1 0,000 0,0167 5,52 1 Marte 1,5 0,53 0,11 1,029 1,850 0,0934 3,95 2 Giove 5,2 11 318 0,411 1,308 0,0483 1,33 63 Saturno 9,5 9 95 0,428 2,488 0,0560 0,69 62 Urano 19,2 4 15 0,748 0,774 0,0461 1,29 27 Nettuno 30,1 4 17 0,802 1,774 0,0097 1,64 13 Plutone 39,5 0,18 0,002 0,267 17,15 0,2482 2,03 3 D = distanza in Unità Astronomiche P = periodo di rotazione in unità terrestri R = raggio in unità di raggio terrestre I = inclinazione dell’orbita M = massa in unità di massa terrestre e = eccentricità dell’orbita ρ= densità La formazione del Sistema solare fatti e problemi di cui deve rendere conto una “buona” teoria di formazione planetaria 1. Le orbite dei pianeti 2. La rotazione dei pianeti attorno al proprio asse 3. La composizione dei pianeti (e del Sole) 4. L’ età del Sistema solare 5. La durata del processo di formazione 6. Il problema del momento angolare Le orbite dei pianeti Le orbite dei pianeti sono prossime al piano dell’eclittica cioè al piano orbitale terrestre ed il Sole è il loro centro (con inclinazione media ~ 1,75º ) Sono praticamente circolari (con eccentricità media ~ 0,04) anomalie di Mercurio (e ~ 0,2) e Plutone (che però non è più un pianeta) I pianeti ruotano tutti nello stesso senso (diretto) attorno al Sole La rotazione dei pianeti attorno al proprio asse I pianeti ruotano attorno al proprio asse in senso diretto (da Ovest ad Est) esclusi Venere, Urano e Plutone La rotazione dei pianeti-Il caso atipico di Urano La composizione dei pianeti interni I pianeti interni più vicini al Sole (quelli "Terrestri") presentano una struttura "rocciosa“. Mercurio, Venere, Terra e Marte sono costituiti infatti da un nucleo metallico circondato da uno strato di silicati. Nel passato tutti e quattro sono stati modificati dall'attività vulcanica. Oggi solo la Terra è geologicamente attiva I gas prodotti dai vulcani hanno contribuito a formare le atmosfere di Venere e di Marte. La composizione dei pianeti esterni I quattro pianeti esterni (Giove, Saturno, Urano e Nettuno) contengono il 99 % del materiale del Sistema solare, escluso il Sole. Sono degli sferoidi di gas di idrogeno ed elio con miscugli di metano, ammoniaca, ed vapore d’acqua. L’idrogeno nell'interno di Giove e Saturno è condensato in idrogeno liquido. Tutti e quattro hanno, probabilmente, un nucleo costituito da metalli, silicati ed acqua. Tre dei pianeti esterni irradiano più calore di quanto ne ricevano dal Sole. Solo Urano non presenta questo eccesso di calore Il problema delle età E`essenziale riuscire a stabilire quando si è formato il Sistema solare e quanto è durato il processo di formazione. Per dare una risposta a queste due domande è necessario introdurre il metodo di determinazione dell’età delle rocce terrestri, lunari e, soprattutto, dei meteoriti. Tempi di decadimento Al fine di misurare l'età del Sistema solare si utilizzano degli "orologi" a lungo termine derivati dal decadimento di alcune specie fisiche. Reazione di decadimento 87 Rb 238U 232Th 235U 206Pb 87Sr +8 61 miliardi anni + 8 He4 4,49 miliardi di anni 208Pb 207Pb Semidurata + 6 He4 +7 He4 13,9 miliardi di anni 713 milioni di anni L’età del Sistema Solare Le misure fatte con questi elementi radioattivi su campioni di meteoriti mostrano che l'età del Sistema solare è circa 4,55 miliardi di anni. La durata del processo di formazione La nube primordiale Le misure delle abbondanze del Pu244 (Plutonio) e dello I129 (Iodio), che hanno dei tempi di decadimento più corti, danno una indicazione relativa al tempo necessario per la condensazione del materiale planetario. Essi mostrano che non sono stati necessari più di 100-200 milioni di anni per la formazione dei pianeti dopo che il materiale protosolare si è isolato da quello interstellare. Dettagli del processo di formazione Il sistema solare potrebbe essersi formato durante il passaggio della nube protosolare attraverso uno dei bracci a spirale della Galassia. Ciò implica che il Sole ed i pianeti si sono formati contemporaneamente (Modello Monistico) Si può individuare in 5 milioni di anni l’intervallo di tempo necessario per formare i corpi di massa maggiore nella fascia degli asteroidi Dischi circumstellari Beta Pictoris-un disco circumstellare In alto: immagine del disco in "luce visibile". In basso: immagine in "falsi colori" per accentuare la struttura del disco. Disco interno in rosa-bianco , mentre il disco esterno è evidenziato nei colori rosso-giallo-verde. Il Telescopio spaziale (HST) ha permesso, per la prima volta, di osservare la regione interna al disco che circonda la stella. Dischi circumstellari Disco protoplanetario Disco protoplanetario Radiazione UV Bolla di gas Coda Jet Shock Vento stellare Osservazioni di dischi protoplanetari Massa 0,01 – 0,1 Msole Diametro ≈ 100 – 1000 UA Età ≤ 10 milioni di anni Nebulosa di Orione- Dischi protoplanetari Qui si trova la stella Hubble Space Telescope Image = 500 x UA = 16 x Distanza Nettuno-Sole Dischi protoplanetari-1 Caratteristiche fisiche-nebulosa Aquila M16 Tipo Regione H II Classe II 3 m n (ammasso) Galassia di appartenenza Via Lattea Dimensioni (nebulosa) 70x55 anni luce (ammasso) 15 a.l. Magnitudine assoluta (V) -8,21 Età stimata 2-3 milioni di anni (ammasso) Nebulosa Aquila (M16) Dischi protoplanetari-2 Nebulosa Aquila (M16) Dischi protoplanetari-3 Nebulosa Aquila (M16) Dischi protoplanetari-4 Nebulosa Aquila (M16) Dischi protoplanetari-5 Scala del nostro Sistema solare Nebulosa Aquila (M16) Dischi protoplanetari-6 Animazione nubi in M16 Dischi protoplanetari-7 Nebulosa Aquila (M16) Dischi protoplanetari-8-Colonna 5 Nebulosa Aquila (M16) Dischi protoplanetari e stelle Herbing-haro Il disco protoplanetario dell'oggetto di Herbig-Haro HH 30 nel Toro, distante 450 a.l. dal Sistema solare. Dal disco si propaga un flusso molecolare bipolare, una struttura comune in queste formazioni. Dischi protoplanetari nella Nebulosa di Orione La Nebulosa di Orione si trova a circa 1270 anni luce dalla Terra. Si estende per 24 anni luce ed è la regione di formazione stellare più vicina al Sistema solare Nebulosa di Orione (zone di formazione stellare) Telescopio HST-Immagine in falsi colori ottenuta dalla sovrapposizione tra immagini a 0,43-0,50 e 0,53 micron riprodotte in blu. Alle lunghezze d’onda di 0,6-0,65 e 0,91 micron il colore è verde. Mentre a 3,6 micron il colore è arancione, infine a 0,8 micron il colore è rosso. Dischi protoplanetari nella Nebulosa di Orione Ogni immagine inquadra una regione di 257 miliardi di km (30 volte il diametro del Sistema solare circa 1713 U.A.) e le dimensioni di ogni disco spaziano tra 2 ed 8 volte il diametro del nostro Sistema solare. La macchia rossa al centro di ogni disco è una stella giovanissima, di appena un milione di anni (comparata ai 4,5 miliardi di anni del nostro Sole). La massa di queste stelle varia dal 30% al 150% della massa del nostro Sole Composizione dei dischi protoplanetari Nebulosa di Orione Animazione: la nebulosa di Orione nella Via Lattea Animazione: zone di formazione stellare e planetaria nella nebulosa di Orione Dischi circumstellari Il modello standard di formazione del Sistema solare Minimum Mass Solar Nebula Kant-Laplace La teoria nebulare di Kant e Laplace L’idea che il Sistema solare si sia formato da una unica nebulosa di gas e polveri fu proposta da Kant e Laplace sviluppando un’idea di Wright. Questo modello ebbe il merito di rendere conto di buona parte delle conoscenze astronomiche relative al Sistema solare, note nel XVIII secolo. Le fasi di formazione planetaria I La nebula primordiale inizia a risentire del collasso gravitazionale L’azione della gravità porta alla formazione di un disco protosolare Le disomogeneità nel disco iniziano a collassare formando strutture più sempre più dense 54 Le fasi di formazione planetaria II Si sta formando il protosole Inizia l’azione di vento stellare da parte del protosole Il vento protosolare ha ripulito le zone più interne (pianeti terrestri) del disco protoplanetario e confinato il gas nelle regioni più esterne (pianeti giganti) 55 Le fasi di formazione planetaria III Si formano i planetesimi che si strutturano nei pianeti esterni ed interni I pianeti si collocano nelle loro orbite attuali 56 Minimum Mass Solar Nebula Accensione del protosole Vento protosolare condensazioni protoplanetarie Entro gli “anelli” della fascia interna “crescono” i pianeti terrestri Nella fascia esterna più ricca di gas nasce dapprima Giove e poi gli altri pianeti giganti Le fasi iniziali di formazione planetaria Il collasso gravitazionale della nube primordiale porta, per la conservazione del momento angolare, a produrre un struttura a “disco” Nella struttura a disco si ha un accumulo di materiale nella parte centrale Al centro del disco si forma il protosole il cui “vento” ripulisce il gas dagli elementi leggeri (H ed He) le zone più interne (pianeti terrestri) del disco protoplanetario e li confina nelle regioni più esterne (pianeti giganti) La formazione dei pianeti animazione Densità materiale nel disco La linea dei ghiacci gas Roccia e ghiaccio Roccia 2,5 U.A. (Linea dei ghiacci) Distanza dal Sole Oggi la linea dei ghiacci è collocata oltre 2 o 2,5 UA mentre si ritiene che al momento della formazione degli embrioni (nuclei proto-planetari) era più distante tra 4 e 5 UA L’arricchimento dell’acqua con Deuterio è un indicatore della temperatura nella fase gassosa. Questa abbondanza è importante per «marcare» l’eventuale «migrazione» di ghiaccio d’acqua dalla zona esterna verso la parte interna del Sistema solare Densità materiale nel disco Andamento di densità nel disco e linea del “ ghiaccio” selezione nella formazione dei pianeti interni rispetto ai pianeti esterni gas Roccia Pianeti terrestri 3 U.A. (Linea del ghiaccio) Roccia e ghiaccio Pianeti giganti Distanza dal proto-sole La formazione dei planetesimi Condensazione e coagulazione 1 micron=0,0001 cm Collisioni ed attrazione gravitazionale 10 km Interazione con il gas ad embrioni e pianeti (giganti) già formati 1000 km Modelli di formazione planetaria Making other Earths: Dynamical Simulations of Terrestrial Planet Formation and Water Delivery Sean N. Raymond, Thomas R. Quinn & Jonathan I. Lunine ABSTRACT We present results from 42 simulations of late stage planetary accretion, focusing on the delivery of volatiles (primarily water) to the terrestrial planets. Our simulations include both planetary “embryos” (defined as Moon to Mars sized protoplanets) and planetesimals, assuming that the embryos formed via oligarchic growth. We investigate volatile delivery as a function of Jupiter’s mass, position and eccentricity, the position of the snow line, and the density (in solids) of the solar nebula. In all simulations, we form 1-4 terrestrial planets inside 2 AU, which vary in mass and volatile content. In 42 simulations we have formed 43 planets between 0.8 and 1.5 AU, including 11 “habitable” planets between 0,9 and 1,1 AU. These planets range from dry worlds to “water worlds” with 100 + oceans of water (1 ocean = 1,5 × 1024 g), and vary in mass between 0,23MT and 3,85 MT. There is a good deal of stochastic noise in these simulations, but the most important parameter is the planetesimal mass we choose, which reflects the surface density in solids past the snow line. A high density in this region results in the formation of a smaller number of terrestrial planets with larger masses and higher water content, as compared with planets which form in systems with lower densities. We find that an eccentric Jupiter produces drier terrestrial planets with higher eccentricities than a circular one. In cases with Jupiter at 7 AU, we form what we call “super embryos,” 1-2 MT protoplanets which can serve as the accretion seeds for 2+ MT planets with large water contents. Modelli di formazione planetaria 42 Simulazioni di accrescimento planetario nella fase finale In tutte le simulazioni si formano da 1 a 4 pianeti terrestri entro 2 UA con differenti masse e diverso contenuto negli elementi “volatili” Nelle 42 simulazioni si generano 43 pianeti tra 0,8 ed 1,5 UA con 11 pianeti “abitabili” tra 0,9 e 1,1 UA I pianeti “abitabili” presentano diverse condizioni: da quelli “secchi” a “mondi acquosi” con diversi “oceani d’acqua” (1 oceano = 1,5 × 1024 g), e con massa variabile tra 0,23MT e 3,85 MT. La sequenza di formazione del Sistema solare La formazione del sistema Terra-Luna La Luna e la Terra-un pianeta doppio Le dimensioni della Luna rapportate a quella della Terra Terra Luna ed altri satelliti Il sistema Terra-Luna • Il Sistema Terra-Luna è peculiare: In genere il rapporto massa satellite/massa pianeta è molto piccolo – Ganimede / Giove = 0,00008 = 8 10-5 – Titano / Saturno = 0,0002 = 2 10-4 – Titania / Urano = 0,00004 = 4 10-5 – Tritone / Nettuno = 0,0004 = 2 10-4 – Luna / Terra = 0,01 • Quindi la Luna, per essere un satellite, è un corpo celeste “molto pesante”. Proprietà della Luna La Luna ha inoltre una composizione particolare: •Ha una piccola densità (rispetto ai pianeti rocciosi) •Ha una superficie basaltica ed è povera in ferro Oggetto Densità (kg/m3) Mercurio 5420 Venere 5250 Terra 5510 Luna 3340 Marte 3960 Il modello dell’Impatto Gigante