Catania PROVINCIA Euromediterranea Cultura 38 Navigando nel Cinenostrum Disponibile, sorridente, in perfetta forma malgrado il caldo e l’afa. Su Carlo Verdone si sono accese qualche settimana fa le luci di Cinenostrum, la rassegna cinematografica ideata dal Comune di Acicatena e dal direttore artistico Mario Patanè che ha permesso, attraverso la proiezione dei film, di “scomporre” e “ricomporre” i tasselli cinematografici che hanno Verdone per attore, per autore, per regista. Un artista completo, che ha portato sullo schermo tanti personaggi, a volte estremi, e che secondo molti è già l’erede del magnifico Alberto Sordi. Di certo è figlio del “grande” professore di cinema Mario ma, artisticamente, è padre di numerose pellicole che sono già entrate di diritto nella storia della cinematografia moderna. Per una settimana tra i ruderi romani di Santa Venera al Pozzo, Verdone ha mostrato il meglio di sé. Accompagnato dagli amici di sempre - Sergio Rubini, Margherita Buy, Claudia Gerini, Geppi Cucciari - ha spiegato come nasce la trama di un film, la genesi del personaggio che, grazie alla pellicola, non muore mai. “In Sicilia avete tanti bei posti, che sono nascosti al grande pubblico ma che non hanno niente da invidiare ad altri più famosi, ma avete anche tanta bella gente e chissà che da questo tour non possa venire fuori qualcosa”, ha detto Verdone, rispondendo a chi gli chiedeva se il comprensorio acese potesse divenire location da film. Certo che sì: le terme romane, l’eremo di Sant’Anna, la costa lavica che da Acicastello conduce a Pozzillo, poi la vallata dell’Aci, il barocco di Acireale. “Davvero grande, grande Verdone” dice il sindaco catenoto on. Raffaele Pippo Nicotra -. L’attenzione su Verdone si riversa anche sulle nostre bellezze: dalle Terme romane all’eremo, solo per fare degli esempi, e questo connubio non può che essere il fine ultimo di un grande evento del genere”. Un evento giunto alla quarta edizione, che gode del patrocinio della Provincia regionale di Catania e che rischia di soppiantare altre manifestazioni sparse qui e là per l’Italia. Grande, grande Cinenostrum. Mario Grasso Carlo Verdone e l’attore acese Antonio Catania, a sinistra, all’interno del Museo del cinema, alle Ciminiere. Al centro, l’assessore Nello Catalano Terme, miti e turismo Il complesso termale di Santa Venera al Pozzo - del quale oggi rimangono in piedi solo alcuni ambienti, un tepidarium e un calidarium sarebbe stato edificato intorno al IV secolo d. C., al posto di un impianto di origini greche quel quale, però, si sarebbe persa ogni traccia. Secondo alcuni studiosi, nei pressi delle Terme si scorge ancora il basamento di un tempietto romano forse di età repubblicana e probabilmente dedicato a Venere. Una leggenda che affonda le radici nel tardo medioevo, racconta che a metà del II secolo d. C. la vergine Venera prestò la sua opera di apostolato come infermiera alle Terme. Dopo il martirio il corpo venne gettato nel pozzo di acqua sulfurea: credenza popolare ritenne rigeneranti e miracolose le acque bagnate dal corpo di Venera tanto da consigliare ai fedeli la costruzione in quel luogo di una piccola chiesa. Al di là della presunzione di “acque miracolose” quelle di Santa Venera al Pozzo sono considerate ancora oggi acquee sulfuree di prima qualità, acquee che alimentano gli stabilimenti termali di Acireale. L’area archeologica è oggi direttamente gestita dalla Regione Siciliana: l’antiquarium inaugurato pochi anni fa è visitabile tutti i giorni dalle ore 9 alle ore 13. M.G. tuzione di un fondo e di una sezione unicamente musicali, nasce dal desiderio di rivalutare le risorse che il passato ci ha lasciato – afferma la direttrice – grazie al lavoro iniziato negli anni settanta dal maestro Schembri, oggi abbiamo l’opportunità di udire il suono di questi magici e romantici strumenti, riprodotti minuziosamente da maestri artigiani provenienti da Francia, Inghilterra e Italia”. La collezione di questi arnesi musicali, unici a livello nazionale ed europeo è di proprietà del maestro Schembri, ma la Biblioteca Universitaria di Catania si sta impegnando per acquistarli, così da creare all’interno dei suoi locali un museo di Musicologia, unico anch’esso nel suo genere in tutto il nostro continente. “L’atmosfera ricreata dai suoni di ognuno degli strumenti, risulta mistica e a noi sconosciuta – dichiara Marcello Schembri – sono l’unico che oltre a possederli è in grado di suonarli e spero che diventino patrimonio comune, dato che il tesoro più prezioso del nostro presente è il nostro passato”. Molti di questi strumenti vengono suonati pizzicando le corde con una pinna d’oca, elegantemente accompagnati dal tamburello che rallegrava spesso le serate cortigiane di Marcello Schembri e Maria Grazia Patanè quei tempi. Il liuto, si distingue da una panciuta cassa piriforme, una tavola armonica traforata da una rosa e il cavigliere innestato sul manico ortogonalmente; la viella, strumento tipico della musica medioevale tout court e capostipite dei moderni strumenti ad arco, presenta svariate forme e svariato numero di corde; La citola, anch’esso uno strumento a corde, la cui precisa identificazione viene resa difficile dalla carenza di notizie di carattere organologico; la symphonia, costituita da una caratteristica cassa armonica a forma di parallelepipedo rettangolo, al cui interno una ruota azionata da una manovella esterna, fa risuonare per sfregamento tre corde testate da un sistema meccanico di tangenti; Il salterio, costruito in varie forme, si usa pizzicando le corde con un plettro; il flauto dritto, cilindrico con imboccatura a becco di uccello, costruito in legno; il corno di animale, veniva usato in periodi bellici, e la rappresentazione più famosa ci è data nelle Chanson de Roland; Infine L’arpa, di origine remotissime il cui numero di corde si stabilizza nel basso medioevo al numero di 20, romanticamente suonata già al tempo degli antichi egizi. Approssimativa è ancora la stima dei costi degli strumenti che sono continuamente visualizzati da critici ed estimatori proprio per stabilire il loro valore effettivo e permettere alla Biblioteca di Catania di acquistarli, così che diventino patrimonio e curiosità di tutti, e delizino con il loro suono anche le orecchie di chi, come noi, a quei tempi non ha potuto assaporarne la magia. Agnese Strano Catania PROVINCIA Euromediterranea Rimarrebbe decisamente stupefatto l’odierno musicologo non troppo vicino alla storia del Medioevo, posto per la prima volta di fronte al magnifico spettacolo offerto dagli strumenti musicali di quel tempo remoto. Abituato com’è alla quantità, alla varietà, alla ricchezza e ai colori degli “arnesi della musica” che offre l’orchestra sinfonica moderna, non potrebbe mai immaginare che, diversi secoli addietro, potesse fiorire un’industria di “strumenti” per certi versi altrettanto significativa per ricchezza, colori, varietà e quantità. Purtroppo ben poco ci è rimasto di quei magnifici e magici strumenti musicali, il tempo li ha portati via con se, per sempre. Testimonianze tratte da brani musicali, raffigurazioni, hanno permesso ai moderni artigiani di riprodurli. Liuto, Viella, Citola, Arpa, Salterio, Symphonia, Flauto e Corno, sono i protagonisti di questo stupefacente viaggio nel tempo, che ci è permesso grazie alla passione, alla devozione del musicologo medioevale, il maestro Marcello Schembri, responsabile della sezione di musicologia della Biblioteca Universitaria di Catania. Passione condivisa con la direttrice, la dottoressa Maria Grazia Patanè. “L’isti- Cultura Strumenti antichi atmosfere attuali 39