Città dei Papi

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Tuscia
Terra degli Etruschi
S
econdo la tradizione,
le antiche popolazioni
etrusche che vivevano
nei villaggi dell'alto Lazio, intorno all'attuale
Viterbo, venivano chiamate i Tusci. La loro raffinata civiltà è testimoniata da preziosi reperti archeologici ed
estese necropoli. Tuscia Viterbese è dunque il nome letterario e turistico di questa
provincia a nord di Roma, nel cuore dell'Italia, tra Umbria, Toscana e mar Tirreno.
I paesi che ne fanno parte, depositari di
innumerevoli avvenimenti e leggende,
s'appostano quasi sempre su primitivi insediamenti strategici, segnalati da inconfondibili tracce di rocche e castelli. Testimonianza di questa millenaria storia sono le numerose necropoli protovillaniane
e villanoviane (X-VIII sec. a.C.) che già
preannunciavano questa prima grande civiltà italica. Poi furono le grandi comunità, città proiettate in una nuova dimensione economica, pulsanti di attività diverse e di nuovi fermenti sociali, con attorno
una miriade di altri centri fortemente arroccati sui bastioni tufacei, che moltiplicarono la vita, l’uso sapiente e razionale
del territorio. Tuscia, una terra dalle molteplici sfaccettature, culla della civiltà del
Lazio, dove si alternano borghi medievali,
valli incontaminate e numerose testimonianze d’arte. Itinerari turistici tra i più di-
versificati, ognuno dei quali racchiude un
forte legame col territorio. L’affinità di
ogni Comune con quest’area lo porta ad
essere un continuum con la sua tradizione, pur evidenziandone la tipicità nei propri colori, sapori e manifestazioni. Percorsi, visite e natura che accontentano una
vasta gamma di visitatori. Immergersi in
atmosfere fuori dal tempo, estasiarsi di
orizzonti sconfinati, recuperare tracce del
passato e deliziare ogni senso si può: nella Tuscia.
1
Viterbo
Città dei Papi
2
V
iterbo, capoluogo dell’omonima
provincia, è situata a ridosso
dei Monti Cimini, tra il Lago di
Vico e quello di
Bolsena.
La sua superficie si estende tra l’area
Maremma e l’area Teverina.
La Palanzana, monte alto 800 metri, domina la pianura su cui sorge il centro urbano.
Città d’arte e di cultura, offre al visitatore
numerose opportunità: dalle chiese medioevali ai palazzi rinascimentali, dalle
aree archeologiche alle terme, dalla buona cucina alle tradizioni culturali.
L’importanza storica del capoluogo della
Tuscia, come città dei Papi, ha fatto sì
che, proprio per volere di pontefici e ricche famiglie, si realizzassero edifici religiosi e residenze signorili tuttora visibili
all’interno del centro cittadino. Una lunga
cinta muraria arricchita da porte d’accesso racchiude gli antichi rioni di S. Pellegrino, Pianoscarano e Colle del Duomo,
che si affaccia sulla splendida Valle Faul;
passeggiando per le strade di questi
quartieri, nonostante lo scorrere del tempo, il visitatore può rivivere le emozioni
dell’antica atmosfera medioevale.
Fuori le mura la necropoli di Castel d’As-
so e la città di Ferento testimoniano la
presenza sul territorio delle due civiltà a
cui è attribuita l’origine di Viterbo: etrusca e romana.
Diverse località circondano il capoluogo:
La Quercia, Bagnaia, S. Martino al Cimino, Tobia, Roccalvecce, Grotte Santo
Stefano, Montecalvello; borghi di interesse storico, possiedono ville, chiese, palazzi e giardini di straordinario valore artistico.
Rivestono particolare interesse i musei cittadini, allestiti per la maggior parte all’interno di antiche residenze storiche o di
edifici religiosi, che conservano le memorie dei popoli che vissero la Tuscia.
Viterbo occupa un’area prevalentemente
termale: diverse le sorgenti dalle importanti proprietà curative; scoperte già ai
tempi degli Etruschi, furono valorizzate
dai Romani, che edificarono numerose
strutture, ancora visibili, nei pressi delle
sorgenti principali. Le terme, utilizzate
per tutto il Medioevo e frequentate da
papi e personaggi illustri, offrono cure terapeutiche ma anche opportunità di svago e relax.
Tra gli eventi proposti nel capoluogo, i
festeggiamenti in onore di Santa Rosa: la
forte devozione dei viterbesi nei confronti
della patrona cittadina ha dato vita alla
tradizione del trasporto della Macchina
di Santa Rosa, che si ripete ogni anno la
3
notte del 3 settembre, quando una lunga
spirale di luce portata a spalla da cento
“facchini” percorre le vie cittadine fino al
Santuario delle monache clarisse, dove è
conservato il corpo della Santa.
Questa guida è articolata secondo un
percorso che permette al turista di visita-
re le principali bellezze storiche cittadine, consigliando un itinerario suddiviso
per piazze, vie o quartieri. Nella prima
parte è proposta una visita del centro urbano, in seguito sono trattati i borghi, le
aree archeologiche, le terme e gli eventi
culturali.
Saluti
T
uscia, terra di benessere.
È con questo slogan che si
potrebbe racchiudere tutto
ciò che offre questo straordinario territorio in cui abbiamo la
fortuna di vivere, poiché uno
stato di benessere si ottiene quando riusciamo a
soddisfare non solo i cinque sensi, ma anche il
nostro spirito. E la Tuscia ha questo potere. Dal
mare ai laghi, da boschi e colline a piccoli e
grandi centri, incastonati come gioielli in questa
terra caratterizzata da bellissime testimonianze
storiche, artistiche e monumentali.
L'enogastronomia, la tradizione, il folklore, la presenza di acque termali, uniche per le loro proprietà terapeutiche, sono il valore aggiunto ad un
territorio e alle sue zone speciali, che ha tanto da
offrire ai visitatori che, in compagnia della Guida
all'Ospitalità, potranno apprezzare ogni minimo
particolare di Viterbo, “Città dei Papi”.
I
mpegnarsi nella promozione e
valorizzazione del territorio a
360 gradi è, per le Istituzioni, un
dovere, al fine di incrementare le
presenze turistiche e di sviluppare,
di conseguenza, opportunità di
crescita economica e occupazionale. Per noi, che operiamo nella Tuscia, di cui Viterbo è capoluogo, il dovere si converte in piacere, poiché presentare la nostra
città, della quale conosciamo e amiamo le tipicità, non
è soltanto una operazione istituzionale, ma un gesto
d’amore. Diventa facile allora coinvolgere il visitatore
nell’atmosfera suggestiva ricca di tanti aspetti, particolarità e luoghi, che meritano ognuno un approfondimento. Se poi queste aree vengono valorizzate singolarmente, pur restando nel contesto generale dell’unicità del territorio, attraverso una pubblicazione prestigiosa e ricca di informazioni come la nuova Guida
dell’Ospitalità, c’è da scommettere che l’incremento
del turismo diventerà presto una concreta realtà.
Giulio Marini
Sindaco del Comune di Viterbo
Fabrizio Purchiaroni
Assessore del Comune di Viterbo
4
L
a Tuscia, terra degli Etruschi
e non solo. Terra di tante bellezze, paesaggistiche, storiche, artistiche e folkloristiche.
Non uno ma tanti motivi per visitarla, per lasciarsi coinvolgere
dai colori, dai profumi e dall’atmosfera magica
che la nostra provincia emana. È difficile scegliere cosa promuovere perché il territorio offre davvero tanto, compreso l’imbarazzo della scelta. Per
questo, riteniamo che sia utile proporre ogni area
del viterbese, ognuna con le sue proprie specificità. In questo contesto si inserisce Viterbo, città
d’arte e di antiche tradizioni. Quanti sceglieranno
di visitare la provincia ed il capoluogo viterbese,
di certo, non resteranno delusi.
Alessandro Mazzoli
Presidente della Provincia di Viterbo
Commissario straordinario APT
D
opo il successo della
Guida all’Ospitalità nelle
edizioni 2007 e 2008,
la promozione della Tuscia si è
arricchita di una serie di opere
monografiche utili ad integrare
ed approfondire informazioni e contenuti delle
aree che compongono la nostra provincia tra cui si
segnala Viterbo, cittadina medioevale di grande
interesse turistico. Promuovere significa diffondere,
far conoscere, esportare un prodotto di grande
qualità e l’Apt si sta impegnando oltremodo in questo suo ruolo. Siamo certi di fornire ai tanti visitatori un valido strumento di supporto informativo, facile da consultare e piacevole da leggere, un compagno di viaggio silenzioso ma esaustivo da conservare come il ricordo di questa splendida città.
Marco Faregna
Direttore APT di Viterbo
Indice
Tuscia terra degli Etruschi
1
Viterbo Città dei papi
2
Saluti
4
Cartina geografica
6
Cenni storici
8
Porta Fiorentina - Piazza della Rocca
12
Piazza Giuseppe Verdi
14
Corso Italia - Piazza delle Erbe
15
Sacrario - Piazza Martiri d’Ungheria
16
Piazza del Plebiscito
17
Piazza del Gesù
19
Colle San Lorenzo
21
Piazza della Morte
23
Piazza Santa Maria Nuova
24
Via Cardinal La Fontaine
25
San Pellegrino
26
Pianoscarano - Porta San Pietro
28
Per informazioni:
Porta Romana
30
Azienda Provinciale del Turismo
Palazzo Doria Pamphilj - Piazza dell’Oratorio, 2
01030 S. Martino al Cimino - Viterbo,
tel. 0761.291000 fax 0761.379233
Piazza Fontana Grande
31
Via Cavour - Via Saffi
32
Porta della Verità
33
Via Mazzini
35
Dintorni
37
Siti Archeologici
43
Terme
45
Eventi
46
REGIONE
PROVINCIA
NUMERO RESIDENTI
CAP
PREFISSO TELEFONICO
Lazio
Viterbo (VT)
65.536
01100
0761
IAT
Via Romiti (Stazione ferroviaria di Porta Romana)
tel. 0761.291000
Ufficio informazioni
via Ascenzi, 4
tel/fax 0761.325992
[email protected]
Indice
Porta Faul - Piazza della Trinità - S. Faustino 10
5
Cenni storici
Cenni
storici
8
Città di origine etrusca, ricca di arte e di
storia, fu edificata su un’area compresa
tra le rovine di Norchia presso Vetralla,
Musarna al di sopra di Tuscania, Ferento
a nord-est di Viterbo e il Vico Palanziana
nei pressi del monte viterbese.
Il primo nucleo cittadino sorse sul Colle
del Duomo, dove gli Etruschi edificarono
l’abitato di Surrena o Sorrina, il quale
intorno al 310 a.C. fu conquistato dai
Romani, che si stanziarono presso
Surrena Nova, sulla collina di fronte
(Riello) e costruirono ville patrizie nei
pressi degli stabilimenti termali lungo la
Cassia. In seguito il Colle del Duomo fu
occupato dai Longobardi (si stabilirono
sul territorio tra il 568 e il 774 d.C.), i
quali fortificarono l’antico insediamento
che prese il nome di Castrum Viterbii:
compariva per la prima volta il nome
Viterbo.
Al tempo di Carlo Magno, la cittadina,
con altre località del Lazio (Tuscia), fu
ceduta al papa e alla Chiesa. Più tardi la
contessa Matilde di Canossa, trovandosi
a Roma negli anni 1078-1080, donò a
PALAZZO PAPALE
scontri, che continuarono anche nel
Trecento, accanto alle mire dei baroni
della contrada volte ad estendere le
signorie sulle terre vicine ed il trasferimento dei papi ad Avignone, crearono
un disgregamento del potere. A riportare
l’ordine sulle terre del Patrimonium , nella
seconda metà del secolo, fu il cardinale
Egidio Albornoz, inviato da Clemente VI.
Le lotte tra casate tuttavia durarono per
tutto il XV secolo, fino all’intervento di
Giulio II, eletto nel 1503, il quale, promovendo una serie di matrimoni tra famiglie rivali, garantì un periodo di pace.
Con Paolo III Farnese (1468-1549)
Viterbo visse una fase di rinascita dal
punto di vista urbanistico e culturale.
Palazzi e residenze signorili, simbolo di
potere delle nobili famiglie, chiese ed
istituti religiosi edificati tra Medioevo e
Rinascimento testimoniano il rilievo storico, politico e religioso che Viterbo assunse nel corso dei secoli.
Le sorti della città negli anni successivi
furono legate alle vicende dello Stato
Pontificio. Tra le ultime città ad unirsi al
Regno Sabaudo, divenne capoluogo di
provincia nel 1927.
Viterbo fu messa a dura prova durante la
seconda guerra mondiale, quando, tra il
1943 e il 1944, ripetuti bombardamenti provocarono vittime e gravi danni al
patrimonio artistico cittadino, in seguito
in parte ricostruito.
Cenni storici
papa Gregorio VII tutti i suoi beni, tra cui
la città e le sue terre, che entrarono a far
parte del Patrimonio di S. Pietro.
Tra l’XI e il XII secolo, durante le lotte tra
papato ed Impero, Viterbo si dichiarò
libero comune, periodo di maggior splendore per il capoluogo, che durò anche
quando divenne città papale.
Il primo papa, combattuto dai romani e
che nel 1145 trovò rifugio nella cittadina, fu Eugenio III.
Viterbo fu a lungo sede pontificia e centro della Cristianità: nel 1207 sotto il
pontificato di Innocenzo III divenne capitale del Patrimonio di S. Pietro ; si tenne
proprio a Viterbo l’evento storico per il
quale si attribuì il termine “conclave”
all’elezione del pontefice: alla morte di
Clemente IV (1268), i viterbesi stanchi di
attendere la scelta di un successore da
parte dei cardinali, che si era protratta
per 33 mesi, decisero di rinchiudere a
chiave gli alti prelati ( cum clave ) nella
sala in cui erano riuniti, scoperchiare il
tetto e ridurli a pane ed acqua; nel
1271 venne pertanto rapidamente nominato pontefice Gregorio X.
Il XIII secolo fu uno dei più turbolenti e
allo stesso tempo più significativi per la
cittadina, la quale, nella prima metà del
secolo, fu sconvolta dalle lotte interne tra
casate e le opposte fazioni dei guelfi e
dei ghibellini, rappresentate rispettivamente dalle famiglie Gatti e Tignosi; gli
9
Porta Faul / Piazza della Trinità
10
Porta Faul
Piazza della Trinità
San Faustino
PORTA FAUL
Risale alla metà del Cinquecento, ricavata
all’interno della duecentesca Torre Faul, fu
eseguita su disegno del Vignola; si affaccia
sull’omonima vallata e costituisce una delle
principali porte d’accesso alla città. Fu fatta
aprire da Alessandro Farnese nel 1568 (dopo aver chiuso la vicina Porta Vallia), come
ricorda una lapide sull’esterno della costruzione. In alto si possono ammirare gli stemmi del Comune, del vice legato Ansoino Polo e il giglio farnesiano. Secondo la leggenda, l’appellativo FAUL nacque dalle iniziali
dei quattro castelli da cui ebbe origine Viterbo: Fanum, Arbanum, Vetulonia e Longola.
Tale monogramma compare anche nello
stemma cittadino, costituito da un leone che
tiene sotto la zampa un globo su cui si leggono proprio queste lettere. Lungo la cinta
muraria, poco distante da Porta Faul, si ergono la Torre di Sassovivo e la Torre – Porta Bove.
TORRE DEL BRANCA
Si innalza alla destra di Porta Faul, meglio
conosciuta come Torre della Bella Galiana,
fu eretta alla fine del Duecento su commissione del podestà Corrado del Branca, come attesta un’epigrafe sulla torre stessa. Il
cronista viterbese Niccolò della Tuccia (XV
secolo) riporta la storia leggendaria di Galiana: donna di straordinaria bellezza, fu la
causa dell’assedio cittadino da parte delle
truppe di Giovanni Di Vico, il quale, per un
rifiuto da parte della giovane, attaccò Viterbo. Per liberare la città dall’assedio, Di Vico chiese di vedere Galiana per un’ultima
volta. I viterbesi la fecero affacciare proprio
in questo tratto di mura (episodio dal quale
la torre prese il nome). Ed in questa occasione, la donna rimase vittima di un dardo scagliato dai seguaci del Di Vico.
PORTA DI VALLE
Piccola porta collocata a fianco della Torre
del Branca. Già Porta Eulalia, utilizzata dal
XII secolo, fu poi denominata Porta di Valle.
Percorrendo via S. Giovanni Decollato si
raggiunge piazza della Trinità.
CHIESA DELLA
SANTISSIMA TRINITÀ
Il complesso della Santissima Trinità, costituito da una chiesa e da un convento, fu edificato per volere dei Padri Eremitani Agostiniani nel 1237. La chiesa, consacrata da
Papa Alessandro IV nel 1257, è caratterizzata da una facciata barocca (1787) arricchita da statue di santi e da una grande cupola. Dalla parte destra dell’edificio si accede al chiostro realizzato nel XVI secolo dal
viterbese Pier Domenico Ricciarelli. La chiesa, a croce latina, è divisa in tre navate. Affreschi e tele, di un periodo compreso tra
CHIESA DEI SANTI FAUSTINO
E GIOVITA
Risale al XIII secolo, ma la struttura attuale è
frutto di un rifacimento
settecentesco e di restauri eseguiti nel Novecento. Divisa in tre navate che terminano in
un coro absidato sormontato da una cupola, custodisce per lo più
dipinti barocchi di scuola viterbese. Tra le opere di maggior pregio si
segnala la Madonna di
Costantinopoli, donata
dai Cavalieri Gerosolimitani a ricordo del loro soggiorno a Viterbo
dal 1523 al 1526.
Andrea e Gemino di Mastro Francesco,
come si apprende dall’incisione sulla fontana, fu più volte restaurata nel corso dei
secoli. Presenta una vasca circolare, al
centro della quale si sviluppa una struttura
a fuso decorata da teste di leone dai cui
sgorga l’acqua attraverso dei bocchettoni.
Al centro del fuso si notano stemmi a bassorilievo. In cima foglie d’acanto racchiudono una pigna.
11
FONTANA DI
SAN FAUSTINO
Realizzata nella prima
metà del Duecento,
dagli scultori Iacopo di
San Faustino
Trecento ed Ottocento, decorano l’interno
dell’edificio. Una cappella custodisce l’immagine miracolosa della Madonna Liberatrice, alla quale, dal XVI secolo, viene dedicata una processione lungo le vie cittadine.
FONTANA DI SAN FAUSTINO
Porta Fiorentina
Porta Fiorentina
Piazza della Rocca
12
MUSEO NAZIONALE ETRUSCO
Il museo è allestito all’interno della monumentale Rocca Albornoz, costruzione voluta dal
cardinale spagnolo Gil Alvarez Carrillo de Albornoz alla metà del ‘300. L’edificio ha subito numerose modifiche nel corso dei secoli.
La Rocca, edificata a scopo difensivo, ospitò
diversi pontefici, come Giulio II della Rovere,
che nel 1506 affidò i lavori di ristrutturazione
del palazzo all’architetto Donato Bramante, il
quale progettò il cortile con loggiato e fontana al centro. I lavori continuarono su commissione di Paolo III Farnese, in seguito ai quali
l’edificio assunse le sembianze di una fortezza.Il museo si sviluppa su tre piani; finalità dell’allestimento è ripercorrere le fasi storiche più
significative dell’Etruria Meridionale, in particolare del popolo etrusco. Al piano terra sono
esposti i reperti rinvenuti nella campagna di scavo condotta dall’Istituto Svedese nei siti di S. Giovenale (Blera) e di Acquarossa (Vt),
che permettono di ricostruire la storia e l’evoluzione degli abitati etruschi dei secoli VII e VI a.C.
Il primo piano accoglie due sezioni dedicate agli insediamenti etrusco-romani di Ferento e Musarna;
proprio da Ferento provengono le
sculture delle Muse, esposte nella
prima sala, che erano collocate
nelle nicchie del teatro cittadino.
All’ultimo piano sono conservati
corredi funerari provenienti dalle necropoli di
Blera, Norchia, Barbarano Romano e Castel
d’Asso. Dal loggiato che si affaccia sulla
piazza cittadina, realizzato per volere di Paolo III, si accede alla sala dedicata alla tomba
della biga rinvenuta ad Ischia di Castro (Vt).
Indirizzo: P.zza della Rocca 21b; tel.: 0761325929.
Orario di apertura: dal martedì alla domenica ore 8,30-19,30.
Chiuso il lunedì, il 25 dicembre e il 1 gennaio.
PORTA FIORENTINA
Porta nord d’accesso alla città, chiamata Fiorentina poiché posta in direzione di Firenze,
venne sostituita all’antica Porta Santa Lucia,
appellativo che risale al 1254, la quale, nel
corso dei secoli, fu varcata da illustri personaggi storici quali: Federico II, Ludovico il Bavaro, Carlo VIII; fu anche sede di scontri ed
PIAZZA DELLA ROCCA
CHIESA DI S. FRANCESCO
Il complesso di S. Francesco, che comprende
la chiesa ed il convento ad essa adiacente, risale al XIII secolo. Si erge su un terreno che il
pontefice Gregorio IX volle cedere ai Francescani. A seguito dei danni subiti dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, l’edificio venne restaurato ed in parte ricostruito riportando la chiesa all’originale struttura romanico-gotica, eliminando alcuni rifacimenti barocchi. Sul lato della facciata si scorge un pulpito eretto nel 1428, sul quale predicò S. Bernardino da Siena.
La chiesa, a croce latina, termina con un’abside quadrata; il soffitto a capriate ha sostituito
dopo i restauri le volte seicentesche. Gli affreschi del Trecento che decoravano le pareti sono andati perduti. Tra le opere architettoniche
da menzionare: i resti dei monumenti funebri
di Pietro di Vico e di Clemente IV (morto nel
1268), realizzati da Pietro di Oderisio, rispettivamente nel 1269 e nel 1270, quelli del
monumento funebre del cardinale Marco da
Viterbo e il mausoleo di Adriano V (morto nel
1276) attribuito ad Arnolfo di
Cambio.
se, su progetto del Vignola. In un primo momento la struttura risultò poco stabile, pertanto
subì nuovi interventi. Dopo i bombardamenti
la fontana venne restaurata. La struttura ottagonale dell’opera è arricchita da una gradinata
che conduce ad una vasca, anch’essa ottagonale, sormontata da due vasche concentriche;
sulla sommità della fonte è collocato il giglio
farnesiano.
PALAZZO GRANDORI
Risale alla metà del XIX secolo, fu sede di un
albergo voluto dall’ingegnere Luigi Grandori;
all’interno del palazzo il “Cinematografo
Eden” offriva spettacoli musicali e di intrattenimento.
PRATO GIARDINO
Prato Giardino è il parco pubblico cittadino;
situato fuori Porta Fiorentina, è ricco di alberi
ed impreziosito da due laghetti ed alcuni monumenti artistici.
Il parco ha origini antichissime; nel XIV secolo
dopo la costruzione della Rocca Albornoz, divenne il giardino dei castellani papali. Prima
di diventare di pubblica proprietà, appartenne a diverse famiglie quali: Monaldeschi,
Gatti, Chigi. Recentemente è stato dedicato a
Lucio Battisti in occasione del decennale della
sua scomparsa: viali ed ingressi portano il titolo di canzoni dell’artista.
FONTANA
DELLA ROCCA
S. Pietro alla Rocca, fontana medioevale, fu restaurata nel XV secolo con l’aggiunta di una vasca; tuttavia nel Cinquecento
venne totalmente sostituita con
una nuova, sotto la committenza
del cardinale Alessandro Farne-
CHIESA DI SAN FRANCESCO
Piazza della Rocca
assedi come quello dei Lanzichenecchi nel
maggio del 1527, i quali, dopo averla abbattuta, saccheggiarono la città. La struttura attuale, realizzata sotto il pontificato di Clemente XIII, il cui stemma domina sull’estremità della
porta, risale al 1768.
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Piazza
Giuseppe Verdi
Piazza Verdi
TEATRO UNIONE
14
Inaugurato nell’agosto del 1855, la struttura ottocentesca subì alcune modifiche nel
corso dei restauri eseguiti nel 1949 dopo i
bombardamenti; un altro importante restauro, che ha riportato la facciata all’antico
splendore, è stato eseguito recentemente.
La parte esterna, ornata da una serie di colonne sormontate da capitelli dorici, in basso, e ionici in alto, termina con una terrazza. L’interno è composto da quattro ordini
di venticinque palchi e sormontato da ‘piccionaia’. Il progetto si deve all’architetto Vespignani in collaborazione con l’architetto
Oddi. I dipinti del soffitto della sala appartengono al Samoggia e al Dalpane, le dorature e gli stucchi al Sasselli e al Damico.
sulla sinistra, che riporta l’affresco raffigurante il Padre Eterno tra i Santi Pietro
e Paolo ; nel corso dei restauri è emerso,
accanto alla porta d’ingresso, un secondo affresco attribuito alla scuola del Pastura (XVI secolo), con la Vergine, il
Bambino e un angelo .
PALAZZO SANTORO
Sorge di fronte alla chiesetta di S. Marco, sul lato destro del Teatro Unione; di
stile rinascimentale, più volte ristrutturato,
è caratterizzato da una loggia a triplice
arcata e sormontato dallo stemma della
famiglia Santoro, a cui appartenne il palazzo. Attualmente è sede della Biblioteca degli Ardenti.
CHIESA
DI S. MARCO
Chiesa cistercense, fino
al XVIII secolo fu sotto il
controllo del monastero
di S. Salvatore sul Monte
Amiata. Da quanto si
legge sull’epigrafe della
facciata, fu consacrata
da papa Innocenzo III
nel 1198. Edificio di
modeste dimensioni, a
pianta rettangolare, conserva un’abside spostata
TEATRO UNIONE
CHIESA DEL SUFFRAGIO
La chiesa di Santa Maria del Suffragio si trova lungo via del Corso, tra piazza Verdi e
piazza del Plebiscito. Prende il nome dalla
Confraternita a cui appartenne per un lungo
periodo a partire dal XVII secolo.
La struttura barocca per volere del cardinale
e vescovo di Viterbo Brancaccio, il cui stemma lo ricorda sulla facciata, sostituì quella
medievale della chiesa dedicata a S. Quirico. L’interno ha un’unica navata ed il soffitto
è interamente coperto da una tela raffigurante Dio in Gloria tra la Madonna e Gesù con
le anime del Purgatorio. La chiesa conserva
dipinti di Luigi Vanvitelli, Francesco Maria e
Anton Angelo Bonifazi.
PALAZZO MAZZATOSTA
Si trova in via dell’Orologio Vecchio, via a
cui si accede da piazza delle Erbe. Risale al
XIII secolo, fu acquisito dalla famiglia Mazzatosta nel Quattrocento. La scala di accesso
ed il parapetto del balcone furono ricostruiti
agli inizi del Novecento e i restauri degli anni Trenta hanno riportato alla luce l’arco a sesto ribassato che caratterizza l’edificio.
FONTANA DI PIAZZA
DELLE ERBE
La medievale fontana a fuso che abbelliva la
piazza fu sostituita da quella di stile barocco
FONTANA DI PIAZZA DELLE ERBE
(1621) disegnata dal pittore viterbese Caparozzi. Nel 1625 venne rifatta la vasca dallo
scalpellino Antonio Pieruzzi. Nel 1877 fu aggiunta una ringhiera in ferro ed i leoni marmorei che sovrastano la fontana, scolpiti dall’artista Pio Fedi.
Dagli scalini ottagonali si accede alla fontana ornata da stemmi come quello del Comune; ne compaiono altri sotto le mensole poste
a sostegno delle sculture leonine. Interessante
il globo sotto la zampa dei leoni con su scolpita la scritta FAVL: iniziali dei quattro castelli
da cui la città ebbe origine.
PALAZZO GATTI
È situato agli inizi di via del Corso. Risale al
XIV secolo, conserva sulla facciata gli stemmi
della omonima famiglia. Nel XVI secolo si
estendeva oltre la superficie attuale. È sede
del Monte dei Paschi di Siena.
Percorrendo via del Macel Gattesco, via che
prende il nome da un cruento scontro avvenuto tra le famiglie Gatti e Tignosi, si giunge a
piazza del Sacrario.
Corso Italia / Piazza delle Erbe
Corso Italia
Piazza delle Erbe
15
Sacrario / Piazza Martiri d’Ungheria
16
Sacrario
Piazza Martiri
d’Ungheria
CHIESA DI S. GIOVANNI
BATTISTA detta DEGLI ALMADIANI
Fu edificata per volere del protonotaro di
Leone X Giovanni Battista Almadiani nel
1510. La struttura dell’edificio ha subito nel
corso del XIX secolo notevoli cambiamenti
rispetto all’assetto rinascimentale: nulla si
conserva dell’antico monastero che affiancava la chiesa ed il campanile originale è
stato abbattuto e sostituito da una torre a
bande policrome. L’interno, diviso in tre
navate, attualmente è utilizzato per ospitare
mostre ed eventi culturali.
TEMPIETTO DI SANTA MARIA
DELLA PESTE
delle Poste è situata Santa Maria della Salute, edificata intorno al 1320 per volere di
mastro Fardo d’Ugolino, esponente dell’Arte dei Notai, che alla morte fu sepolto proprio all’interno dell’edificio. Nel XIV secolo
ospitò l’Arte degli Speziali ed in seguito
quella degli Avvocati, Procuratori, Notari e
Letterati, a cui venne affidata la chiesa. Il
portale in marmo, di scuola senese, fu eseguito nel 1337 su disegno dell’architetto
Lorenzo Maitani. Diverse le tematiche scolpite: dalle 14 opere di Misericordia, alla
Discesa di Cristo al Limbo, alla Sepoltura
dei Morti. All’interno erano custoditi dipinti,
per lo più di stile barocco, di artisti viterbesi. Rimangono frammenti di affreschi, un altare centrale in peperino e pietre tombali.
Il tempietto, dal 1936 Sacrario dedicato ai
Caduti, fu edificato nel 1492, segno di devozione e gratitudine dei viterbesi alla Vergine, a cui era stato attribuito il miracolo di
aver liberato la città da un’epidemia pestilenziale.
Di struttura ottagonale, all’interno mattonelle
in terracotta smaltata coprono il pavimento.
Presente un altare con ciborio ed affreschi
rinascimentali.
CHIESA DI SANTA MARIA
DELLA SALUTE
Percorrendo via Filippo Ascenzi, sul lato
destro della strada, di fronte al palazzo
SACRARIO
Conosciuta dai viterbesi come piazza del
Comune, è il fulcro politico-istituzionale della
città; conserva infatti importanti palazzi come
quello comunale e della Prefettura.
PALAZZO DEI PRIORI
Iniziato nel 1460 per ospitare la nuova sede
del Governatore della Provincia del Patrimonio, nel 1510 ne presero possesso i Priori.
Dopo diversi rifacimenti, assunse l’aspetto attuale verso la metà del XVI secolo. Il porticato
che si affaccia sulla piazza, di stile duecentesco, è costituito da nove arcate sostenute da
colonne; la facciata rinascimentale è suddivisa in due ordini di finestre: a croce guelfa
quelle in basso e con mensole ad arco quelle
in alto. Al centro compare lo stemma di Sisto
IV della Rovere, che sovvenzionò parte dei
lavori dell’edificio (1481).
Si accede al palazzo tramite
un giardino da cui è possibile
ammirare Valle Faul; la fontana
che orna il cortile fu realizzata
nel 1626 su disegno del Caparozzi. Salendo lo scalone
per accedere alle sale, si nota
un sarcofago etrusco risalente
al III secolo a.C. Sulla sommità
della scala, sulla destra si trova
la Cappella del Magistrato,
iniziata alla fine del Cinquecento da Domenico del Fattore
e Filippo Artesanta e terminata
nel 1631. Il soffitto ligneo, elegantemente intagliato e dorato è costituito da cassettoni.
Gli affreschi con le Storie della Vergine appartengono a Filippo Caparozzi e a Marzio
Ganassino. Da segnalare anche gli stucchi e
l’altare realizzati dallo Spinzio. Continuando
la visita del palazzo si attraversa la Sala della Madonna, in cui tutti gli affreschi sono riferiti alla Vergine, in particolare ai Miracoli della Madonna della Quercia. Vi è custodita la
Carrozza dei Priori. Più avanti la Sala Regia
conserva dipinti cinquecenteschi di Baldassarre Croce. Il soffitto affrescato da Tarquinio
Ligustri mostra i territori assoggettati a Viterbo.
Sulle pareti sono rappresentate le origini mitiche della città, i paesi della Tuscia ed illustri
personaggi viterbesi. Nella Sala del Consiglio si possono ammirare dipinti a soggetto
mitologico eseguiti nella metà del Cinquecento da Teodoro Siciliano. Il soffitto a cassettoni
PIAZZA DEL PLEBISCITO
Piazza del Plebiscito
Piazza
del Plebiscito
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Piazza del Plebiscito
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risale al XV secolo e i banchi in legno alla
prima metà del Seicento; da notare gli stemmi di Paolo V Borghese, Alessandro VII Chigi
e del cardinale Alessandro Farnese. La sala
successiva, denominata Sala delle Bandiere,
utilizzata per celebrare matrimoni civili, è decorata con dipinti che rappresentano paesaggi della Tuscia, eseguiti da Giuseppe Torriani (XVIII secolo).
La Sala Rossa, che prende il nome dal colore
della tappezzeria che ricopre le pareti, contiene mobili di pregio, la mazza metallica,
simbolo del potere dei Priori, e il bossolo utilizzato per le votazioni. La Pinacoteca è stata
allestita nel corridoio che collega Palazzo dei
Priori con il Palazzo del Podestà.
secolo. Consacrata da Eugenio III nel
1145, subì diversi rifacimenti; in seguito a
quello realizzato nel XVIII secolo, la chiesa
mutò radicalmente struttura. L’ultimo restauro
è stato eseguito recentemente.
Sulla facciata, tre stemmi, appartenenti a Pio
IV, Piccolomini Baldini e al Comune, sormontano le finestre. A fianco del portale è situata
una riproduzione di un sarcofago romano,
utilizzato come monumento funebre della
Bella Galiana, figura leggendaria viterbese
(cfr. pagina 10). L’interno ad un’unica navata è costituito da un transetto ed un presbiterio a pianta quadrata con abside; sui lati si
aprono delle cappelle. La chiesa custodisce
dipinti di artisti viterbesi.
PALAZZO DEL PODESTÀ
PALAZZO APOSTOLICO
Attualmente sede degli uffici comunali, vi si
accede da via Ascenzi. Fu edificato nel
1264 come Palazzo del Capitano del Popolo; subì diversi rifacimenti e nel Settecento
venne realizzato il balcone che si affaccia
sulla piazza. A fianco dell’edificio si trova la
Torre dell’Orologio, ricostruita alla fine del XV
secolo sulle rovine di una torre più antica. È
ornata da un quadrante in ceramica e da
stemmi in peperino. La campana in alto risale
al 1452. All’angolo dell’edificio, sotto alla
torre, si trova la colonna con il leone e la palma, simboli di Viterbo; più in
alto si notano gli stemmi del
cardinale d’Este e del vescovo Ardinghelli.
Attualmente Palazzo della Prefettura, fu edificato nel 1247 come sede del Capitano del
Popolo e dei Priori; in seguito ospitò il Podestà. Affidato nel 1546 all’Ordine dei Cavalieri del Giglio (fondato a Viterbo da Paolo
III), fu anche residenza dei delegati apostolici e successivamente del Governatore dello
Stato Pontificio. Il palazzo subì due importanti restauri: uno tra il XVI e il XVII secolo, il
quale eliminò l’originaria struttura duecentesca e un altro nel 1779, per volere di Pio
VI, come si legge sulla facciata dell’edificio.
CHIESA DI
SANT’ANGELO
IN SPATHA
Situata tra piazza del Plebiscito e via Roma, dedicata a
S. Michele Arcangelo, prese
il nome dalla famiglia
Spatha, che l’acquisì nell’XI
PALAZZO DEI PRIORI
-
SALA REGIA
PALAZZO CHIGI
Prima di raggiungere piazza del Gesù, lungo via Chigi, che si apre sulla destra di via
S. Lorenzo, si può ammirare Palazzo Chigi.L’edificio, che risale alla seconda metà
del Quattrocento, fu fatto costruire da Carlo d’Antonio Caetani, commerciante di allume di origine pisana. Nel primo Cinquecento venne acquisito da Francesco Mariano Chigi, famiglia da cui il palazzo prese il nome. Sulla facciata, dove compare
lo stemma dei Chigi – della Rovere, finestre bugnate ornano il primo piano, quelle
a tutto sesto occupano il piano più in alto.
L’interno è caratterizzato da un cortile con
portico e loggia. Sotto il portico si nota
un’edicola con l’immagine della Vergine
col Bambino, affrescata dal Pastura.
Dalla porta del cortile si accede al Giardino Chigi, in fondo al quale si trova una
fontana che conserva lo stemma della famiglia proprietaria del palazzo. In piazza
del Gesù sono diverse le bellezze architettoniche da segnalare, giacché nel Medioevo la piazza era sede comunale, prima che venissero edificati i palazzi a piazza del Plebiscito.
PIAZZA DEL GESÙ
Piazza del Gesù
Piazza
del Gesù
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Piazza del Gesù
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TORRE DEL BORGOGNONE
CHIESA DEL GESÙ
Risale al XIII secolo; così denominata perché
alla sua base era tracciata la lunghezza del
piede di Messere Angelo Borgognoni, la quale moltiplicata per dieci, formava l’unità di misura utilizzata dal Comune. Detta anche Torre
Artemi, poiché vi abitò Pietro Artemi, canonico della Cattedrale di S. Lorenzo. Ha subito
diversi interventi di restauro, soprattutto sulla
parte frontale rivolta verso la piazza.
Di stile romanico, dai documenti già
menzionata nell’XI secolo. La chiesa è
legata ad uno degli episodi più cruenti
che la storia ricordi: l’uccisione di Enrico di Cornovaglia, il 13 marzo 1271,
per mano di Guido di Montfort. In quell’anno infatti giunsero a Viterbo Carlo I
d’Angiò, re di Sicilia e Filippo III, re di
Francia, per accelerare i tempi dell’elezione pontificia, giacché il conclave in
atto da anni tardava a concludersi; al
seguito del d’Angiò era Enrico di Cornovaglia, cugino di re Edoardo I d’Inghilterra. Arrivarono a Viterbo anche Guido
e Simone de Montfort, figli del conte di
Leichester, ucciso pochi anni prima da
Edoardo I. Durante un rito religioso all’interno della chiesa, Guido e Simone
de Montfort, per vendicare l’uccisione
del padre, assassinarono il principe Enrico. Nel XV secolo l’edificio fu sede delle Arti degli Ortolani e dei Calzolai ;
nel XVI secolo passò poi ai Carmelitani
e nel 1643 il cardinale Brancaccio l’affidò alla Confraternita del SS. Nome di
Gesù e di Sant’Anna. La facciata è sormontata da un campanile a vela e due
leoni. All’interno si trova un affresco del
1450 con il Noli me tangere tra
Sant’Andrea e S. Silvestro e l’Eterno
tra angeli musicanti . La chiesa è stata
più volte restaurata.
FONTANA DI PIAZZA
DEL GESÙ
Probabilmente già esisteva una fonte nel XIV
secolo; da quanto si apprende dai documenti, nel 1450 fu stipulato un contratto tra Mastro Cecco da Mugnano ed il Comune per il
restauro ed il rifacimento della fontana. Nel
XVIII secolo divenne di proprietà della famiglia Chigi, che provvide a farla riparare. Agli
inizi del Novecento la Soprintendenza decise di sostituire la fontana con una nuova realizzata con le parti della fonte del convento
di S. Domenico; si scelsero i progetti di Giovanni Pizzichetti e della Cooperativa dell’Arte
Edilizia. La struttura che si può ammirare attualmente è il risultato di tali progetti ed è costituita da vasche sovrapposte: la prima, più
grande, è sostenuta da un pilastro sormontato
da un capitello corinzio, la seconda, di minori dimensioni, è caratterizzata da un sostegno
decorato con sculture di animali.
Sorge sul Colle del Duomo il primo nucleo
cittadino, abitato fin dal tempo degli Etruschi, come testimoniano alcune pietre sul
lato destro dell’accesso alla piazza.
PALAZZO FARNESE
Lasciata piazza del Gesù, percorrendo
via dei Pellegrini ed attraversando il ponte, innalzato su basamenti etruschi, si
raggiunge Palazzo Farnese.
La costruzione, realizzata sulle fondamenta di un edificio duecentesco, voluta
da Ranuccio Farnese, capitano della
Chiesa, risale al XV secolo; è caratterizzata da un cortile e sulla facciata compare un doppio ordine di bifore ornate
da gigli farnesiani. Un liocorno decora
la porta di accesso.
CASA DI VALENTINO
DELLA PAGNOTTA
Occupa il lato sinistro della piazza. Residenza di Valentino della Pagnotta, priore
della città nel 1458, ha uno stile duecentesco anche se risale al XV secolo.
Anni dopo il Palazzo passò alla famiglia
Erculei. La facciata è costituita da due
archi a tutto sesto sorretti da una colonna
e da finestre a bifora, più in alto. I bombardamenti della seconda guerra mondiale causarono il crollo di una parte
dell’edificio.
MUSEO COLLE DEL DUOMO
Il museo è situato accanto alla cattedrale
ed ospitato presso le strutture medioevali
che un tempo furono sede capitolare. Al
suo interno il giardino archeologico accoglie manufatti di diverso tipo, rinvenuti durante i lavori di allestimento del museo. La
galleria espone opere di importanti artisti
viterbesi come Bartolomeo Cavarozzi, Domenico Corvi e Pietro Vanni. Tra i dipinti
da segnalare una Madonna con Bambino
detta Madonna della Carbonara (XIII
sec.); vi sono poi paramenti sacri, reliquiari
e calici appartenuti a papi e cardinali.
Indirizzo: P.zza S. Lorenzo 8A;
Tel.: 3477010187 - 3381336529 - 3207911328.
Orario di apertura: estivo: 10,00-13,00 e 15,00-20,00;
invernale: 10,00-13,00 e 15,00-18,00.
CATTEDRALE DI S. LORENZO
Costruita sulle rovine di un tempio pagano
dedicato ad Ercole. Già pieve nel 775, nel
1192 cominciarono i lavori che trasformarono la chiesa in edificio romanico. Il campanile, costruito nel 1369, presenta le caratteristiche del gotico toscano. La facciata fu realizzata per volere del Cardinale Giovan
Francesco De Gambara nel 1570. La cattedrale fu più volte ristrutturata, in particolare i
rifacimenti seicenteschi eliminarono l’originaria struttura medioevale. Anche il duomo, come molti edifici storici viterbesi, fu colpito dai
Colle San Lorenzo
Colle
San Lorenzo
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Colle San Lorenzo
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PALAZZO PAPALE
bombardamenti del 1944, pertanto parte della chiesa è stata ricostruita. L’interno è suddiviso in tre navate. La parte centrale è ricoperta
da un pavimento cosmatesco. Nella navata
destra si possono ammirare: il fonte battesimale del XV secolo, le Cappelle di Santa Caterina verso l’entrata e quella dei Santi Valentino ed Ilario a metà della navata, e diversi dipinti del XVII secolo, tra cui quello di
Giovan Francesco Romanelli con la Sacra
Famiglia e S. Bernardino. Nel Cappellone,
che si apre dietro il presbiterio, si trova la volta affrescata da Giuseppe Passeri (XVII secolo)
con il Giudizio Universale e le Virtù Cardinali e una tela del Romanelli con S. Lorenzo
in gloria. La navata sinistra conserva il monumento funebre di Giovanni XXI e le lastre tombali di Alessandro IV (1261) e Clemente IV
(1268). Da menzionare anche la riproduzione della Madonna della Carbonara, conservata in originale al Museo Colle del Duomo. Seguono: la Cappella di S. Lucia con
affreschi barocchi ed altre tele eseguite tra
XVII e XVIII secolo. Alla fine della navata è collocata la tavola del Redentore Benedicente
tra S. Giovanni Evangelista, S. Leonardo,
S. Benedetto e S. Giovanni Battista
(1472).
PALAZZO PAPALE
Costruito nel 1266 su commissione del capitano del popolo Raniero Gatti, come dimora
- fortezza per i pontefici, divenne il centro della vita religiosa e diede fama e prestigio alla
città. Più volte rimaneggiato tra Quattrocento
e Cinquecento, furono i restauri eseguiti nel
1897 a ridonare al palazzo l’antico aspetto
medioevale. Notevoli differenze si riscontrano tra il lato rivolto verso la piazza e quello
interno che si affaccia su Valle Faul: più signorile il primo, caratterizzato dall’aspetto di
fortezza il secondo. Tramite una scalinata, si
accede sulla sinistra alla Sala del Conclave e
al palazzo vescovile, sulla destra alla loggia,
la quale in origine era circondata su tutti i lati
da archetti intrecciati a traforo e probabilmente coperta. Nella Sala del Conclave sono stati eletti ben cinque papi: Urbano IV
(1261), Gregorio X (1271), Giovanni XXI
(1276), Niccolò III (1277) e Martino IV
(1281).
PALAZZO DI S. TOMMASO
Lasciata piazza S. Lorenzo, dirigendosi verso piazza della Morte, si giunge al Palazzo di S. Tommaso, il quale, realizzato su
commissione della famiglia Tignosi (XIII secolo), è abbellito da una loggia.
FONTANA DELLA MORTE
O DI S. TOMMASO
Prende il nome dalla piazza che la ospita, costruita nel XIII secolo, è una delle più antiche
della città. Possiede la struttura a fuso tipica
delle fontane viterbesi. Specchiature rettangolari circondano la vasca. Il fuso, sostenuto da
una colonna, nella parte in basso è decorato
da protomi leonine da cui sgorga l’acqua, in
alto da sculture a foglia stilizzata; è sormontato da un ornamento a forma di pigna.
CHIESA DI SANTA GIACINTA
E MONASTERO
DI S. BERNARDINO
Il monastero e la chiesa, dedicati a S. Bernardino, furono edificati nella seconda
metà del Quattrocento.
Nel Cinquecento il complesso monastico si
ingrandì con l’acquisizione di diversi edifici fino a piazza S. Carluccio.
Lavori di ristrutturazione vennero eseguiti
nel secolo successivo; poco rimane dell’antica struttura, bombardata durante la
guerra. La chiesa in seguito fu dedicata a
Santa Giacinta (secolo XVII), nobildonna
ospitata nel convento, le cui spoglie sono
conservate in una cappella proprio all’interno della chiesa.
FONTANA DELLA MORTE
Piazza della Morte
Piazza
della Morte
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Piazza Santa Maria Nuova
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Piazza
Santa Maria Nuova
Lasciata piazza della Morte, attraversando
un breve tratto di via Cardinal La Fontaine,
si giunge a piazza Santa Maria Nuova.
CHIESA DI SANTA
MARIA NUOVA
La chiesa, fondata nel 1080, sostituì una
costruzione precedente; Santa Maria Nuova pertanto è uno degli edifici religiosi più
antichi della città. Importante il ruolo istituzionale che la chiesa ricoprì nel Medioevo: custodiva le casse con le finanze comunali, i documenti riguardanti le esenzioni
pontificie ed imperiali di dazi e gabelle,
accoglieva adunanze popolari, elezioni di
priori ecc. Nel Cinquecento le casse vennero trasferite nella nuova sede del Comune e la chiesa passò ai Carmelitani.
La facciata è ornata nella parte in alto da
un’immagine di Giove; il portale laterale è
caratterizzato da una lavorazione a punta
di diamante. All’angolo si trova un pulpito
reso celebre dalla predicazione di S. Tommaso d’Aquino nel 1266. L’interno è diviso
in tre navate. Santa Maria Nuova conserva
importanti testimonianze pittoriche come l’icona del Santissimo Salvatore del XIII secolo: tavola con un Cristo Benedicente al centro, ispirato all’immagine “acheropita” del
Sancta Sanctorum; ai lati la Vergine e S.
Giovanni e i Santi Pietro e Paolo negli sportelli. Interessanti gli affreschi sulle pareti laterali: nella navata di destra, all’interno del-
la prima nicchia è raffigurato Cristo in croce compianto dagli angeli tra Maria, Giovanni, Sant’Ambrogio e un altro santo, affresco attribuito al Balletta (XV secolo). La
seconda nicchia conserva il Cristo crocifisso, tra Maria, Giovanni, S. Nicolò e Santa
Barbara del 1293; le nicchie della navata
sinistra: Madonna in trono con il Bambino,
Giovanni Battista e il Cristo Eucaristico, attribuito al Balletta, Cristo crocifisso tra Maria, la Maddalena, S. Giovanni Battista, S.
Giovanni Evangelista e S. Giacomo Maggiore, di Matteo Giovanetti, artista viterbese della scuola di Simone Martini, infine S.
Giovanni Battista, S. Girolamo, S. Lorenzo
e il committente, del Pastura. Dietro la chiesa è possibile visitare il chiostro di cui sono
rimasti soltanto due dei quattro lati, quello
più lungo caratterizzato da colonne con capitelli a forma di stampella.
CHIESA DEL GONFALONE
PALAZZO GATTI
Dedicata a S. Giovanni Battista, di stile barocco, fu fatta costruire dalla Confraternita
del Gonfalone, alla metà del XVII secolo.
La facciata, realizzata su disegno di Francesco Ferruzzi, a forma concava, è divisa
in due ordini. Sul portale, a cui si accede
tramite una scalinata, si trova lo stemma di
Adriano Sermattei, vescovo di Viterbo (XVIII
secolo), e, più in alto, quello di Benedetto
XIII.
L’altare maggiore divide la chiesa in due
ambienti differenti: quello per i fedeli e
quello dell’Oratorio dei confratelli. Nella lunetta dell’altare S. Giovanni Battista davanti ad Erode, dell’artista Falaschi; nella
lunetta sopra l’organo la Decapitazione
d e l B a t t i s t a , di Domenico Cor vi.
L’Empireo, di Vincenzo Strigelli, domina il
soffitto a volta. Altari in stucco adornano le
pareti della chiesa.
PALAZZO GATTI
Costruito nel 1266 per volere del capitano
del popolo Raniero Gatti. In origine il palazzo comprendeva almeno sei torri, di cui
ne è pervenuta solo una, la quale, divisa
su tre livelli, termina con un terrazzo. Finestre a bifora e stemmi delle famiglie Gatti
ed Anguillara decorano l’esterno dell’edificio. Sul lato destro un profferlo conduce al
primo piano del palazzo.
Via Cardinal La Fontaine
Via Cardinal
La Fontaine
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San Pellegrino
San Pellegrino
Percorrendo via Cardinal La Fontaine, attraverso via S. Pellegrino si accede all’omonimo quartiere, in cui profferli (elemento tipico dell’architettura viterbese,
costituito da una scala che costeggia la
facciata dell’edificio), torri e palazzi riportano alla Viterbo del Duecento.
CHIESA DI S. PELLEGRINO
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Documenti storici attestano la presenza
della chiesa a partire dall’XI secolo. Ristrutturata nel XV secolo, affidata all’Arte
degli Albergatori, passò in seguito alla
Confraternita del Santissimo Sacramento.
La facciata fu eseguita nel 1899 su commissione del vescovo Antonio Maria
Grasselli: l’interno di un arco a sesto
acuto è decorato da un rosone e da un
portale con lunetta. La chiesa è stata ricostruita a seguito dei bombardamenti,
che colpirono il tetto ed il presbiterio.
Da segnalare un affresco del XV secolo
con l’Annunciazione, rinvenuto durante i
restauri del dopoguerra.
dalizio dei Facchini, espone alcuni modellini in scala delle macchine che si sono succedute dal 1924 ed una mostra
fotografica.
Indirizzo: Via S. Pellegrino 60; tel.: 0761345157.
Orario di apertura: estivo: dal martedì alla domenica ore
10,00-13,00 e 15,00-20,00; invernale: 10,00-13,00 e
15,00-18,00.
PALAZZO
DEGLI ALESSANDRI
Di proprietà della famiglia Alessandri, risale al XIII secolo. Ristrutturato nel corso
del Novecento, è caratterizzato da un
profferlo chiuso ad arco, forma ripresa
dalle finestre in alto ed ornato da una
MUSEO DEL SODALIZIO
DEI FACCHINI
DI SANTA ROSA
Custodisce materiale relativo al trasporto
della Macchina di Santa Rosa, l’evento
più significativo della tradizione viterbese. Il museo, allestito nella sede del So-
UNO SCORCIO DI SAN PELLEGRINO IN FIORE
San Pellegrino
PIAZZA SAN PELLEGRINO
decorazione a stella. Un edificio successivo venne collegato a quello principale
attraverso un arco rampante, la cui facciata è costituita da un portico formato
da archi a tutto sesto, sorretti da colonne.
Sul retro si scorgono la Torre Alessandri
e la Torre Scacciaricci.
VIA S. PELLEGRINO
Proseguendo il percorso lungo via S. Pellegrino, si attraversa piazza Scacciaricci, dove si possono ammirare l’omonima
torre, appartenuta alla famiglia Scacciaricci, e due profferli.
Di seguito, lungo la strada si scorgono:
l’arco di un’abitazione, Palazzo Faerni
(XVI secolo) e più avanti il palazzo di
Niccolò Perotti, governatore della città
(1480).
PIAZZA S. CARLUCCIO
Sulla destra è collocata una fontana del
XIII secolo, addossata ad un palazzo
che appartiene alle suore Venerini, ornata da un leone da cui sgorga l’acqua e
da stemmi delle famiglie Gatti ed Anguillara. Più avanti la chiesa che fu detta di S. Carluccio, da cui prese il nome
la piazza, ed un chiostro, retro, un tempo, del complesso monastico di Santa
Giacinta.
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Pianoscarano
Pianoscarano
Porta San Pietro
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Via delle Piaggiarelle congiunge S. Pellegrino
al quartiere di Pianoscarano, un tempo Vico
Squarano. Si presenta come un piccolo borgo racchiuso entro le mura cittadine, dove
edifici ed abitazioni mantengono l’antico
aspetto medioevale.
colonne con capitelli a corona. Del monastero medioevale rimane soltanto il chiostro
adiacente.
FONTANA DI PIANO
Denominata del Carmine nel 1268, quando
furono edificati la chiesa ed il convento
(adiacenti alla porta stessa) dedicati alla
Oltrepassato il Ponte di Paradosso, proseguendo sulla salita di Pianoscarano, si raggiunge piazza Fontan di Piano, conosciuta
proprio per l’antica fonte che vi si erge al
centro. La fontana fu costruita nel 1376, in
sostituzione della precedente, distrutta a seguito di uno scontro cittadino. Restaurata nel
XIX secolo, subì altri interventi dopo la guerra. Da tre scalini si accede alla vasca decorata da riquadri intervallati da colonnine; al
centro si innalza il fuso a forma esagonale
sorretto da una colonna, in cui sono incassati
dei leoni. I bassorilievi più in alto rappresentano dei santi, probabilmente S. Nicola e
Sant’Andrea.
PORTA DI PIANOSCARANO
O DEL CARMINE
CHIESA DI S. CARLO
Attualmente il complesso di S. Carlo ospita la
facoltà di Scienze Politiche dell’Università della Tuscia. La chiesa, di origine medioevale,
fu sede nel Seicento dell’Ospizio dei Convalescenti. La chiesa è caratterizzata da una
semplice facciata sormontata da un campanile a vela; l’interno, a tre navate, è diviso da
FONTANA DEL PIANO
CHIESA DI SANT’ANDREA
Costruita alla fine del XII secolo, fu sede
dell’Arte degli Ortolani nel Trecento e degli
Speziali nel secolo successivo.
Nei primi anni del Novecento, per volere
del vescovo Grasselli venne recuperata la
cripta.
Ben poco rimane dell’originale struttura medioevale; la chiesa infatti è stata quasi del
tutto ricostruita dopo i bombardamenti. La
facciata, che presenta tracce di stile romanico, abbellita da un portico, è sormontata
da un campanile a vela. L’interno è ad
un’unica navata; una scalinata conduce al
presbiterio che termina in tre aperture absidali illuminate da strette monofore.
Due ingressi ai lati del presbiterio conducono alla cripta: ambiente ben conservato,
presenta caratteristiche tipiche dello stile
gotico. Nel catino dell’abside centrale sono visibili resti di un affresco raffigurante
l’ Agnello Eucaristico ed i simboli degli
Evangelisti.
CHIESA DELLA VISITAZIONE
Si trova in via San Pietro. Consacrata nel
1614, edificio ad un’unica navata, conserva dipinti eseguiti tra XVII e XVIII secolo, come la pala con il Martirio di S. Bartolomeo,
copia del Guercino, attribuita ad Annunziata
Verchiani (1774) o la tela del Falaschi con
la Madonna e il Bambino con S. Benedetto
e S. Bernardo.
Da menzionare anche l’opera seicentesca di
Filippo Cavarozzi con la Visitazione della
Vergine a Santa Elisabetta.
PALAZZO PAMPHILI
Sorge accanto a Porta S. Pietro; edificato
nel 1220 per volere dei monaci cistercensi
che lo utilizzarono come rifugio, prese il nome di Palazzo dell’Abbazia di S. Martino al
Cimino; fu poi denominato Palazzo dell’Abate, poiché vi alloggiò l’abate Baldassarre
Gatti. Con il cardinale Francesco Todeschini
Piccolomini (papa Pio III nel 1503), la costruzione venne ampliata nel tratto tra la torre
merlata e Porta S. Leonardo. Dal 1645 fece
parte del principato di Donna Olimpia Maidalchini Pamphili e nel XVIII secolo passò ai
Doria Landi. La facciata, ornata da finestre a
bifora, è stata rifatta nel 1899.
PORTA S. PIETRO
Già Porta Salicicchia, quando venne costruita
la chiesa di fronte prese il nome di Porta S.
Pietro. Merlature con feritoie testimoniano che
la porta doveva difendere Viterbo da attacchi
nemici.
CHIESA DI S. PIETRO
È situata fuori Porta S. Pietro. La sua struttura
attuale risale al XVII secolo, quando furono
eseguiti i lavori di restauro per volere del cardinale Scipione Cobelluzzi, ricordato da uno
stemma sulla facciata della chiesa. L’interno,
a croce latina, è coperto da un soffitto a volta; nelle vele della cupola si scorgono le figure degli Evangelisti. Nella prima cappella di
destra si trova un dipinto del Settecento con la
Madonna e S. Giuseppe con il Bambino tra
Santa Elisabetta, S. Zaccaria e S. Giovanni
Battista. Da segnalare anche gli affreschi che
decorano la terza cappella con una Crocifissione, la Vergine incoronata dalla SS. Trinità,
la Decollazione del Battista e la Madonna
delle Grazie. Sull’altare maggiore è posta
una tela del Cinquecento con la Crocifissione di S. Pietro.
Porta San Pietro
Madonna del Carmine. Nel Medioevo vi si
accedeva tramite un ponte levatoio.
Costituita da un arco a tutto sesto ed uno a
sesto ribassato, presenta un affresco seicentesco con la Madonna in trono con S. Nicola e Sant’Andrea.
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Porta Romana
Porta Romana
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CHIESA DI SANTA MARIA
DELLE FORTEZZE
Sorge lungo via delle Fortezze, nel tratto
tra Porta S. Pietro e Porta Romana. Poco rimane del rinascimentale edificio, distrutto
durante i bombardamenti. La chiesa è stata
edificata su pianta a croce greca; nell’abside a sinistra è un affresco con la Madonna
in preghiera tra angeli e santi. Il catino conserva l’Incoronazione della Vergine.
TORRE S. BIELE
Eretta a scopo difensivo, i lavori iniziarono
intorno al 1220 e furono portati a termine
nel 1270 per volere di Raniero Gatti. La
struttura è costituita da un basamento caratterizzato da due archi a tutto sesto e dalla
torre.
COMPLESSO DI SANTA
MARIA IN GRADI
Si trova fuori Porta Romana, è sede dell’Università degli Studi della Tuscia.
Il complesso religioso risale al XIII secolo;
comprendeva all’epoca un monastero ed
una chiesa. Adibito a lazzaretto per far
fronte alle numerose ondate epidemiche che
colpivano la città, subì importanti interventi
di restauro tra Settecento ed Ottocento.
Dopo i bombardamenti la chiesa venne ricostruita solo in parte. Il complesso di Gradi
è stato infine restaurato di recente. La chiesa
odierna è a croce latina, caratterizzata da
una triplice apertura absidale, tre cappelle
per lato ed un portico. L’interno del complesso conserva il chiostro del XIII secolo.
PORTA ROMANA
Fu realizzata nel XVII secolo, quando venne
chiusa Porta S. Sisto e nel Settecento abbellita con decorazioni. Osservando la Porta dal lato esterno si nota in alto la statua
di Santa Rosa, patrona di Viterbo, e gli
stemmi di Clemente XI e Innocenzo X.
CHIESA DI S. SISTO
Eretta nel IX secolo su un preesistente tempio pagano, fu più volte ristrutturata e ricostruita dopo i bombardamenti. Da notare il
campanile diviso in due parti: in basso si
aprono finestre a tutto sesto, in alto trifore
formate da colonnine con capitelli a stampella. L’abside è inserita nelle mura cittadine; l’interno è diviso in tre navate (un tempo erano quattro). Il presbiterio, al quale si
accede tramite una lunga scalinata, custodisce nella parete destra una tavola (XV secolo) di Neri di Bicci con la Madonna col
Bambino tra angeli e santi. Si può inoltre
visitare il chiostro situato sotto la chiesa.
Piazza Fontana Grande
Piazza
Fontana Grande
FONTANA GRANDE
Realizzata nel 1212, per volere del Comune, dai maestri Bertoldo e Pietro di Giovanni, come si legge dall’epigrafe posta sulla
vasca inferiore della fontana. Restaurata
più volte tra Duecento e Quattrocento, fu in
parte modificata nel XIX secolo. Composta
da una vasca a croce
greca, circondata da una
gradinata, su cui si innalza uno stelo con due
coppe sovrapposte, la
fonte termina con un pinnacolo da cui sgorga
l’acqua.
31
CHIESA DEI
SANTI GIUSEPPE
E TERESA
Edificata nel XVII secolo
dai frati Carmelitani, nel
1814 fu sconsacrata e
ceduta al Governo del
Comune di Viterbo che la
destinò a Corte d’Assise.
La chiesa, a croce latina,
aveva tre navate con tre
cappelle per lato e nicchioni con statue.
FONTANA GRANDE
Via Cavour / Via Saffi
Via Cavour
Via Saffi
32
MUSEO DELLA CERAMICA
MEDIEVALE E RINASCIMENTALE
Si trova all’interno del cinquecentesco Palazzo Brugiotti.
L’edificio, oltre ad ospitare il museo, è anche sede della Fondazione Carivit. Attraverso la scalinata del cortile interno si accede al piano nobile, le cui sale sono riccamente decorate da affreschi barocchi.
Il Viterbese si distingue per l’importante ed
antica tradizione della lavorazione artigianale di ceramiche, il Museo della Ceramica ne è la testimonianza; occupa il pianterreno dell’edificio e conserva reperti altolaziali medievali e rinascimentali.
Vi sono custodite ‘panate’ (brocche utilizzate per la panatella: minestra di
pane) del XII secolo, manufatti della
famiglia verde e decorati a ‘zaffera’ blu del XV secolo.
Ai secoli successivi appartengono il gruppo della ceramica castrense e vasi da farmacia. La
maggior parte degli oggetti
esposti è stata rinvenuta all’interno di ‘butti’: nel Medioevo pozzi di scarico presenti nelle abitazioni cittadine.
Indirizzo: Via Cavour 67;
tel. 0761346136.
Orario di apertura: estivo: dal giovedì alla domenica
ore 10,00-13,00 e 16,00-19,00; invernale: 10,0013,00 e 15,00-19,00.
PALAZZO POSCIA
È situato di fronte alla scalinata che congiunge via Cavour a via Saffi. Tipico esempio di edilizia privata viterbese del Trecento, come si nota dal profferlo, accesso all’abitazione. Lo stemma con uno scudo,
un’aquila e otto pani, doveva appartenere
ai primi proprietari della dimora, probabilmente i Di Vico, anche se le fonti sono discordanti.
Si raggiunge percorrendo via della Pace e
via della Verità. Anticamente detta dell’Abate, perché sorgeva nei pressi dell’Abbazia della Verità. Dominano la porta gli
stemmi di Benedetto XIII, del governatore
Oddi, del vescovo Sermattei e del Comune
di Viterbo.
Porta della Verità
Porta
della Verità
CHIESA DI SANTA MARIA
DELLA VERITÀ
PORTA DELLA VERITÀ
Costruita dai Servi di Maria nel XIV secolo
su un preesistente edificio, fu ampliata nel
XV secolo e ricostruita dopo i bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale. L’interno
è a croce latina; il transetto è sormontato
da un arco ogivale che poggia su colonnine.
Sul lato destro della chiesa si apre la Cappella Mazzatosta, la quale, eseguita nel
Quattrocento su commissione di Nardo
Mazzatosta e affrescata da Lorenzo da Viterbo, è stata gravemente danneggiata dai
bombardamenti. Nel sottarco compaiono
figure di profeti e santi; nelle vele della volta il simbolo dell’ Evangelista Matteo, un
profeta e l’Evangelista fra santi. Sulla destra si scorge l’Angelo, unico frammento rimasto di un’Annunciazione, ed in basso
l’Adorazione del Bambino. Tra gli altri dipinti: l’ Assunta venerata da Angeli ed
apostoli, la Presentazione della Vergine al
tempio e lo Sposalizio di Maria.
Nel braccio destro del transetto è il monu-
33
Porta della Verità
MUSEO CIVICO
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mentale organo a trasmissione meccanica
realizzato da Guido Pinchi di Foligno; il
braccio sinistro è decorato da un ciclo di
affreschi raffigurante la Vergine e Santi.
MUSEO CIVICO
Il Museo Civico è allestito all’interno del
chiostro e del convento adiacenti alla chiesa di S. Maria della Verità ed è articolato
su tre piani, secondo un criterio cronologico: al primo sono esposti reperti dall’Età
del Ferro all’Età Romana, ai piani superiori
opere del periodo medievale e moderno.
La sezione archeologica, costituita in parte
da una serie di sarcofagi disposti attorno al
chiostro, in parte da utensili e vasellame
provenienti dalle necropoli del viterbese, si
compone di reperti che vanno dall’VIII secolo a.C. al III d.C.
Interessante la collezione di manufatti etruschi raccolti da Luigi Rossi Danielli e donata al Comune di Viterbo nel 1912. La se-
zione storico-artistica presenta dipinti e sculture medioevali provenienti da chiese e
conventi cittadini, tra cui si segnalano la
Sfinge marmorea (1286) di Pasquale Romano e la Madonna con Bambino di Vitale da Bologna; dell’Età Moderna si ricorda
la Pietà (1515-16) eseguita per la chiesa
di S. Francesco da Sebastiano del Piombo,
accanto ad altre opere di artisti viterbesi
come Balletta, Pastura e Romanelli.
Il terzo piano conserva un tesoretto medioevale del Cinquecento, un corredo di ceramiche da farmacia del XVIII secolo e disegni della Macchina di Santa Rosa.
Il percorso museale si conclude con la Galleria dei Ritratti, omaggio ad illustri personaggi storici locali.
Indirizzo: P.zza F. Crispi 2; tel.: 0761348275.
Orario di apertura: dal martedì alla domenica ore 9,00-19,00
orario estivo; ore 9,00-18,00 orario invernale. Chiuso il lunedì.
CHIESA DI S. GIOVANNI
EVANGELISTA detta IN ZOCCOLI
sono scolpiti musi di leone che gettano acqua. Termina una piramide ad otto facce.
È situata tra via Mazzini e piazza Dante;
incerta la datazione che la farebbe risalire
all’XI o al XII secolo. Nell’Ottocento l’edificio fu ristrutturato e dopo i bombardamenti
del ’44 fu ricostruito. Originali sulla facciata i due archi a sesto ribassato, con funzione di contrafforte, che uniscono la chiesa
ad una torre. Il rosone in alto, del XIII secolo, riporta i simboli degli Evangelisti, tra
cui l’aquila che identifica S. Giovanni.
L’interno è diviso in tre navate; il presbiterio, rialzato da gradini, termina in un’abside tripartita. Tra i dipinti va menzionato
quello su tavola, eseguito dal Balletta (XV
secolo), che rappresenta la Vergine in trono col Bambino e Santi.
Piazza della Crocetta
FONTANA DI SANTA MARIA
IN POGGIO
Piazza Dante
FONTANA DI S. GIOVANNI
IN ZOCCOLI
Nell’XI secolo chiamata Santa Maria in
Poggio, poiché si innalzava su un luogo
elevato, poi denominata nel XVII secolo
della Crocetta, perché vi officiavano il culto i Padri Crociferi. Si accede al portale
cinquecentesco tramite una scala a due
rampe a semicerchio, realizzata nel 1738.
L’interno è ornato da altari in marmo policromo e dipinti in parte eseguiti di recente.
Un’epigrafe ricorda il luogo dove in origine
fu sepolta Santa Rosa, patrona della città.
Il corpo della Santa fu traslato nel 1258
per volere di Alessandro IV nel vicino complesso monastico.
Tramite via Niccolò della Tuccia e via
Mazzini si raggiunge piazza Dante Alighieri. La fontana di S. Giovanni in Zoccoli, meglio conosciuta come fontana di
piazza Dante, venne costruita nel 1268,
come si legge dalla scritta sulla cuspide
della fonte. La vasca circolare è contornata di specchiature rettangolari abbellite da
archetti trilobati. Il cilindro centrale si allarga assumendo una struttura a fuso, su cui
Risale al XIII secolo; denominata anche di
Santa Rosa, la fontana è costituita da un
parapetto ornato da specchiature e caratterizzata da una vasca entro la quale si innalza una struttura a fuso, decorata da
sculture umane e leonine. In alto è ricordato l’evento miracoloso di Santa Rosa che
risana una brocca.
CHIESA DI SANTA MARIA
IN POGGIO O DELLA
CROCETTA
Via Mazzini
Via Mazzini
35
Via Mazzini
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SANTUARIO DI SANTA ROSA
Via Casa di Santa Rosa
MUSEO DELLA CASA
DI SANTA ROSA
Si trova a fianco della Basilica di Santa Rosa; l’esposizione fa riferimento al culto ed
alla tradizione della Patrona viterbese.
Indirizzo: Via Casa di Santa Rosa 33; tel.: 0761342887.
Orario di apertura: giovedì e festivi: invernale: ore 9,30-12,00
e 16,00-17,00; estivo: ore 9,30-12,00 e 16,00-18,00.
Via di Santa Rosa
SANTUARIO DI SANTA ROSA
Documenti attestano la presenza di un
complesso monastico, appartenuto all’ordine di S. Damiano (poi di Santa Chiara)
già dal XIII secolo. Nel 1258 la chiesa
accolse il corpo di Santa Rosa, traslato,
per volere di Alessandro IV, dalla chiesa di
Santa Maria in Poggio. Il complesso reli-
gioso venne pertanto dedicato alla Santa
di cui custodiva la salma. In diversi periodi
storici si eseguirono lavori che ampliarono
e modificarono la struttura iniziale. L’edificio odierno è il risultato di rifacimenti del
XIX secolo. La facciata in peperino è decorata con pilastri in stile ionico; la cupola fu
eseguita nel 1913. All’interno, sulla destra, si apre la cappella di Santa Rosa
che custodisce, dentro un’urna del XVII secolo, il corpo della Patrona di Viterbo; accanto all’urna, nel reliquiario donato da
Pio XII, si conserva il cuore. Diversi i dipinti
che arricchiscono il Santuario: sull’altare
maggiore è collocata una tela del XIX secolo con Santa Rosa accompagnata in
cielo da Angeli . Sulla parete sinistra, il
polittico del Balletta risalente al 1441, con
la Vergine in trono col Bambino tra Santa
Rosa e Santa Caterina.
Dintorni
CHIESA DI SANTA MARIA
DEL PARADISO
Lasciato il centro cittadino, percorrendo viale
Trieste per giungere alla Quercia, girando
sulla destra verso via del Paradiso, è possibile visitare Santa Maria del Paradiso.
La chiesa, già dal XIII secolo parte di un
complesso monastico, fu ristrutturata nel corso dei secoli e ricostruita dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Attualmente alcuni locali della struttura ospitano
l’Università della Tuscia. Da segnalare il
chiostro accanto alla chiesa, il quale, di forma quadrata e caratterizzato da archetti sorretti da colonne, contiene affreschi seicenteschi. Al centro si trova un pozzo sormontato
da una statua della Vergine.
LA QUERCIA
Il borgo, sorto accanto alla Basilica di Santa
Maria della Quercia, è frutto di un progetto
eseguito nel 1538 per volere di Fra Athanasio Altobelli di Viterbo e controfirmato da Antonio da Sangallo il Giovane.
La fontana situata sulla piazza di fronte alla
chiesa risale alla fine del Quattrocento. Fu
papa Leone X nel 1518 a far realizzare delle condutture che alimentassero la fonte, attingendo l’acqua dalle sorgenti del Respoglio.
Santuario della Madonna
della Quercia
Secondo fonti locali, nel 1417, in località
Campo Graziano, il viterbese Battista Juzzante aveva collocato sui rami di una quercia una tegola dipinta con l’immagine della
Vergine con il Bambino, a cui molti fedeli,
passando, rivolgevano preghiere. Nel
1467 Viterbo venne colpita da una violenta
pestilenza, la quale nel mese di agosto di
quell’anno, a seguito di numerose invocazioni rivolte alla Madre di Cristo, cessò. I viterbesi ritennero che fu la Madonna della
Quercia, con un intervento miracoloso, a liberare la città. Il mese seguente, pertanto, si
tenne una processione per ringraziare la Vergine della grazia concessa. Nel luogo in cui
si trovava la quercia, venne costruita una
cappella per esporre la tegola miracolosa;
Dintorni
Il ricco patrimonio artistico viterbese non è
racchiuso solo all’interno delle mura cittadine: a pochi chilometri dalla città, presso le
frazioni della Quercia, Bagnaia, S. Martino
e Grotte Santo Stefano, è possibile visitare
chiese, ville e palazzi di eccezionale valore
storico-culturale.
37
Dintorni
38
basso. L’opera principale conservata all’interno della basilica è il tabernacolo in
marmo di Carrara, o
Tempietto. Realizzato
da Andrea Bregno,
custodisce la tegola
con l’immagine miracolosa ed è decorato
con sculture ed affreschi seicenteschi.
Le navate laterali, su
cui si aprono alcune
cappelle, custodiscono dipinti, in parte di
scuola viterbese, che
SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA QUERCIA
vanno dal XVI al XIX
secolo. Gli armadi e
le porte in legno che ornano la sagrestia fuin seguito, poiché il culto e la devozione dei
rono eseguiti nel 1622, i dipinti nel secolo
fedeli crescevano di anno in anno, venne
successivo. Da visitare anche il Chiostro del
costruita una chiesa. Il progetto fu affidato a
Bramante, che fa parte del complesso archiGiuliano da Sangallo, che realizzò, accanto
tettonico progettato da Giuliano da Sangallo
all’edificio religioso, anche un convento per
ed è caratterizzato da due ordini: in basso
i Padri Domenicani. I lavori iniziarono nel
coppie di colonnine sostengono archi di stile
1470 e terminarono nel 1538. Sul timpano
gotico, in alto arcate a tutto sesto conferiscodella facciata è scolpita una quercia sormonno alla struttura un aspetto rinascimentale. Al
tata da una corona e circondata da leoni;
centro è collocata una cisterna (XVI secolo).
più in basso tre rosoni e lo stemma di Giulio
II della Rovere, sotto il cui pontificato venne
costruita la chiesa. Ad Andrea della Robbia
Museo degli Ex Voto
sono attribuite le lunette in terracotta che soSanta Maria della
vrastano i tre portali. Il campanile, innalzato
Quercia
alla fine del XV secolo, conserva rifacimenti
barocchi. L’interno del Santuario è diviso in
Il museo si trova presso il Santuario e custotre navate. Fu Cesare Nebbia nel XVII secodisce doni votivi di vario genere, libri corali
lo ad affrescare le immagini degli Apostoli
con miniature del XVI secolo, pergamene e
documenti originali di pontefici e vescovi,
che decorano le vele degli archi. Il soffitto liantichi registri di cronaca e di contabilità del
gneo a cassettoni, ricoperto d’oro zecchino,
convento. Particolarmente interessante la raccon l’immagine della Vergine e gli stemmi di
colta di 206 tavolette lignee (sec. XVI-XVIII)
Paolo III e del Comune, fu eseguito su disetutte dedicate alla Madonna della Quercia.
gno di Antonio da Sangallo. A Filippo Prosperi si devono i dipinti con i santi domeniIndirizzo: P.zza del Santuario, La Quercia (Vt);
cani (1867) che decorano la cupola e i metel.: 0761303430. Orario di apertura: su richiesta.
daglioni con i Dottori della Chiesa più in
Viale Fiume collega la località della Quercia
a Bagnaia; il piccolo centro è costituito da
una parte più antica, “Bagnaia di dentro”, a
cui si accede da una porta a fianco del castello, ed una più moderna, Bagnaia “di fuori”, che include la piazza principale dell’abitato. Il borgo fu edificato su un promontorio
detto Castrum, documentato a partire dal
963, il quale nel XII secolo passò sotto il
controllo di Viterbo; a seguito di un attacco
da parte dei Romani, il paese fu distrutto. I
viterbesi allora decisero, per sottrarre l’abitato ad ulteriori minacce nemiche, di donarlo
al vescovo di Viterbo (1202): come feudo
ecclesiastico avrebbe goduto di rispetto. Bagnaia si costituì Comune, anche se il Podestà era nominato dall’autorità vescovile.
Nel 1498 divenne vescovo il cardinale Raffaele Galeotti Sansoni Riario, nipote di Sisto
IV, il quale, amante della caccia, pensò di
far costruire un barco a sud del castello, sotto i Cimini.
Molti furono gli interventi edilizi ed architettonici eseguiti in momenti diversi: nel 1532 fu
realizzato il ponte che congiunge la Quercia
a Bagnaia, nel 1567 invece venne approvato il piano regolatore della “Bagnaia di
fuori”, progettato dall’architetto senese Tommaso Ghinucci; l’anno successivo su committenza del cardinale Giovanni Francesco
Gambara, vescovo di Viterbo, venne trasformato il Barco in villa ed ampliato il Palazzo
delle Logge. Bagnaia passò sotto il controllo
di altre nobili famiglie tra cui si ricordano: Ludovisi, Barberini e Lante della Rovere.
Bagnaia ‘di dentro’
Vi si accede dalla porta voluta dal cardinal
Ridolfi nel 1541, sormontata dallo stemma
di Alessandro VII Chigi. A fianco una torre
cittadina. All’interno delle mura si apre una
piazza con una fontana, la quale, disegnata
dal Vignola, è stata ricostruita in epoche successive. La maggior parte degli edifici del
borgo è di epoca medievale. Importante la
presenza del Palazzo della Loggia, palazzo
vescovile, inizialmente detto palazzo delle
logge perché ce n’erano due: quella tuttora
visibile esposta verso Viterbo e l’altra sulla
piazza del castello. È il risultato di numerosi
rifacimenti dell’originario palazzo comunale
medievale, rifacimenti eseguiti tra il 1510
ed il 1590 per volere del cardinal Riario e
dei suoi successori.
La chiesa di Santa Maria, conosciuta come
chiesa della Madonna del Rosario, risale al
XIII secolo. Tuttavia ha subito delle modifiche
a seguito dell’ampliamento del palazzo delle logge; l’edificio attuale è frutto di un disegno del XIX secolo. Da segnalare anche la
chiesa della Madonna della Porta, così chiamata poiché nel 1616 vi fu trasferita l’immagine di una Madonna con Bambino (XV secolo) dipinta su un’edicola fuori delle mura
castellane, che si trovava di fronte alla porta
attuale del castello quando essa fu aperta
nel 1541.
Il Palazzo del Comune risale al XVI secolo,
fu donato dalla famiglia Gallo alla Comunità di Bagnaia, che la utilizzò come sede
comunale. All’interno vi sono interessanti affreschi del ‘500. Da ricordare infine la chiesa di Santo Stefano, che possedeva dipinti
con immagini ex voto di Madonne e Santi
(XV-XVI secolo).
Bagnaia ‘di fuori’
Nel XVII secolo Bagnaia venne ampliata
con l’aggiunta del nucleo compreso tra il
borgo medievale e la villa, su progetto del
già citato architetto Ghinucci. La parte moderna si apre a ventaglio secondo tre assi
viari che conducono a Villa Lante, partendo
da piazza XX Settembre. All’entrata del paese si nota il Tempietto di S. Rocco, cappella
esagonale del 1569.
Dintorni
BAGNAIA
39
Dintorni
VILLA LANTE
40
Sulla piazza principale si trova una fontana
eseguita da Tommaso Ghinucci, che, terminata nel 1568, è caratterizzata dallo stemma del cardinal Gambara.
Da segnalare la chiesa di Sant’Antonio Abate (XVI secolo), la chiesa di S. Giovanni Battista e la chiesa di San Carlo.
Villa Lante
Costituisce uno dei principali esempi di giardino manieristico (XVI secolo). L’atmosfera è
suggestiva, quasi irreale, creata da fontane
con giochi d’acqua, immerse nel verde del
parco.
Raffaele Sansoni Riario, vescovo di Viterbo,
nipote di Sisto IV, alla fine del Quattrocento
volle far recintare una zona boscosa, per recarsi a caccia. Fu poi il nipote Ottaviano
Riario nel 1505 a far costruire il casino di
caccia, primo edificio innalzato all’interno
della villa. Nella seconda metà del Cinquecento il cardinal Gambara fece eseguire la
parte principale della villa stessa e del giardino all’italiana, che i critici hanno attribuito
al Vignola. Con il cardinal Montalto, Bagnaia visse uno dei momenti di massimo
splendore; fu allora che vennero affrescate
da Agostino Tassi e dal Cavalier D’Arpino la
loggia e le sale della palazzina che prende
proprio il nome del Montalto. Ultima signoria fu quella dei Lante che ottennero la villa
prima in enfiteusi (1656) poi in proprietà fino al 1933.
Si accede a Villa Lante da via Jacopo Barozzi. All’entrata del parco la Fontana del Pegaso, così chiamata per il cavallo alato al centro di essa circondato da sculture di Nereidi;
in alto Muse e Grazie gettano acqua al centro della vasca. Salendo la scala a sinistra si
giunge al giardino all’italiana, proseguendo
la strada sulla destra si arriva al parco dove
si possono ammirare: il Conservone, la Fontana dei Leoncini, il casino di caccia e la
Neviera.
Indirizzo: Via Jacopo Barozzi 71; tel. 0761.288008.
Orario di apertura: dal 1/11 al 28/02 dalle ore 8.30 alle 16.30
(chiusura biglietteria ore 16.00); dal 1/03 al 31/03 dalle ore
8.30 alle 17.30 (chiusura biglietteria ore 16.30); dal 1 al
15/04 e dal 16/09 al 31/10 dalle ore 8.30 alle 18.30 (chiusura biglietteria ore 17.30); dal 16/04 al 15/09 dalle ore 8.30
alle 19.30 (chiusura biglietteria ore 18.30). Chiuso il lunedì.
GROTTE SANTO STEFANO
Frazione del comune di Viterbo, dista circa
16 km dalla città e si può raggiungere percorrendo la Strada Teverina in direzione di
Montecalvello
Il borgo di Montecalvello, nel territorio di
Grotte Santo Stefano, è dominato da un
enorme castello costruito dal re longobardo
Desiderio nell’VIII secolo. Appartenuto nel
‘200 a messer Alessandro Calvelli, passò in
seguito ai Monaldeschi. Tra Quattrocento e
Seicento, con l’aggiunta di una parte dell’edificio, acquisì le sembianze di un palazzo.
Nel XVII secolo passò da Urbano III ai Doria
Pamphilij. Nel 1970 fu di proprietà dell’artista Balthus. All’esterno dell’edificio si possono visitare la corte e le prigioni.
Chiesa di S. Rocco
Nei pressi del castello sorge la chiesa dedicata a S. Rocco, protettore dei malati di peste. Viterbo durante il Medioevo fu infatti ripetutamente colpita da epidemie pestilenziali. L’edificio è formato da due parti: una
quattrocentesca, l’altra seicentesca. L’interno
possiede interessanti affreschi con immagini
di santi, tra cui: Santa Rosa, S. Vincenzo e
Santa Caterina d’Alessandria.
S. MARTINO AL CIMINO
Il borgo di S. Martino, situato sui Monti Cimini, dista circa 7 km da Viterbo. La storia
del paese è legata all’abbazia, attorno alla
quale nacque l’antico centro medievale modificato nel corso del XVII secolo.
Il cenobio benedettino di S. Martino, per volere di Innocenzo III nel 1206, passò alla
comunità cistercense di Pontigny. Nel corso
del XIII secolo vennero eseguiti i lavori di costruzione non solo dell’abbazia ma anche
del complesso monastico ad essa adiacente. Tra Trecento e Quattrocento il monastero
subì un progressivo degrado, tanto da rimanere quasi del tutto abbandonato. Le sorti
del borgo mutarono con Innocenzo X, il quale nel 1645 donò le terre di S. Martino alla
cognata Olimpia Maidalchini Pamphilij; iniziava così la completa ristrutturazione dell’abitato: si eseguirono interventi sulla chiesa e
sul palatium Parvum dell’abbazia, inoltre si
progettò un nuovo piano regolatore del paese. Al Borromini fu affidato l’incarico di realizzare Porta Viterbo, la porta di accesso al
paese venendo proprio da Viterbo, su cui si
trovano lo stemma di Innocenzo X ed una lapide che ricorda la ricostruzione del borgo
su iniziativa dei Pamphilij. Dalla parte opposta del centro abitato, dietro l’abbazia, si
apre Porta Montana, sormontata anch’essa
dallo stemma della famiglia che promosse la
ricostruzione del piccolo centro.
Abbazia
Esempio di gotico cistercense, venne costruita nel XIII secolo dai monaci di Pontigny. La
facciata, circondata da due torri campanarie seicentesche sormontate da cuspidi piramidali, presenta una polifera gotica ed è
dominata dallo stemma di Innocenzo X. Sul
lato dell’edificio si notano alcune colonne,
unici resti dell’antica struttura che componeva il chiostro. La pianta della chiesa è a tre
navate, divise da pilastri a croce. La navata
centrale è caratterizzata da quattro campate, alle quali corrispondono otto campate
delle navate laterali; in alto un soffitto a crociera. Ai lati dell’abside si aprono due cap-
Dintorni
Bagnoregio. Fu fondata nel 1172 da alcuni
abitanti di Ferento che, scampati all’assalto
notturno alla cittadina da parte dei viterbesi,
trovarono rifugio presso alcune grotte non
lontane dalla Valle del Tevere. Con il tempo
si formò una comunità che venne annessa alla parrocchia di Santo Stefano dal vescovo
di Bagnoregio. Nei pressi delle grotte fu costruita un’edicola dedicata a quel santo, pertanto la località assunse il nome di Santo
Stefano. Fu a lungo feudo della famiglia Doria Pamphilij.
41
Dintorni
42
ABBAZIA DI SAN MARTINO
pelle. La chiesa termina con un coro poligonale, tipologia assai rara per l’architettura
cistercense. Nel transetto di sinistra è collocato un organo dei primi anni del Novecento. Nella navata destra un fonte battesimale
è custodito all’interno di una cancellata barocca. Il presbiterio conserva la tomba di
Donna Olimpia Maidalchini, morta di peste
nel 1657. L’abbazia è collegata al palazzo
Pamphilij tramite un corridoio esterno.
Palazzo
Doria Pamphilij
Sorge sulle rovine del “palatium parvum”,
costruzione facente parte dell’antico complesso monastico cistercense. I lavori, realiz-
zati per volere di Donna
Olimpia
Maidalchini
Pamphilij, che fece del palazzo la sua residenza, iniziarono nel 1648. Le prime
consulenze tecniche sulla
stabilità dell’edificio furono
del Bernini.
Al piano terra le colonne
del Cantinone dell’antico
fabbricato vennero rafforzate creando dei veri e propri pilastri e il palazzo fu
rialzato di un piano.
L’edificio ha forma trapezoidale e l’accesso principale
si trova al centro della facciata.
Dell’originale “scala a lumaca”, che conduceva al piano nobile, realizzata dal
Borromini, rimangono soltanto delle nicchie in stucco;
nel Settecento venne costruita la “scala romana”. Il salone principale conserva affreschi e stucchi a soggetto
mitologico.
Museo dell’Abate
Sorge all’interno dell’antico scriptorium accanto all’abbazia. Custodisce paramenti
sacri, reliquiari, calici, crocifissi e dipinti.
Tra le opere principali si segnala lo stendardo con il Salvator Mundi di Mattia Preti
(XVII sec.).
Indirizzo: P.zza dell’Oratorio 2, S. Martino al Cimino (Vt);
tel.: 0761379803. Orario di apertura: su richiesta.
Le aree archeologiche, che sorgono nei
pressi di Viterbo, costituite di necropoli ed
abitati, testimoniano la presenza di una
delle più importanti civiltà della storia: la
civiltà etrusca. Non mancano tuttavia insediamenti di epoca romana,
nella maggior parte dei casi
nati sui preesistenti siti etruschi.
Tetnie, degli Urinates Salvies e la Tomba
Grande.
Accesso libero. Per informazioni: Promotuscia:
tel.: 0761304643
Siti archeologici
Siti
archeologici
CASTEL D’ASSO
A pochi chilometri dalle Terme
dei Papi è situato il sito di Castel d’Asso. Necropoli rupestre
etrusca, caratterizzata da tombe disposte su due o tre ordini
sovrapposti, presenta scarse testimonianze del periodo arcaico; il centro infatti raggiunse il
massimo splendore tra il IV e il
II secolo a.C. Sottomesso dai
Romani, in epoca tardo imperiale rimase abbandonato, per
essere ripopolato nell’alto Medioevo, quando fu eretto un
castello di cui rimangono delle
rovine.Prevalgono tombe a dado; sulle facciate è raffigurata
la “Finta Porta”, che simboleggia la porta dell’Aldilà. Le sepolture più celebri sono:
la Tomba Orioli, che porta il
nome dell’archeologo che scoprì la località, la Tomba dei
43
FERENTO
costituito da una cavea circondata da
ventisei arcate; i nicchioni sulla scena
erano decorati con statue di Muse, attualmente conservate, accanto alla maggior
parte dei reperti rinvenuti nel sito, al Museo Nazionale Archeologico di Viterbo.
Per informazioni: Promotuscia tel.: 0761304643
Siti archeologici
ACQUAROSSA
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CASCATA DELL’ACQUAROSSA
FERENTO
Si raggiunge tramite la Strada Teverina.
La zona fu sede a partire dal IV secolo di
un insediamento etrusco conquistato dai
Romani nel 310 a.C. Municipio romano
legato ad attività agricole, commerciali e
alla lavorazione di metalli, raggiunse il
massimo splendore in età augustea,
quando vennero costruiti i principali edifici cittadini. Intorno al VII secolo d.C. il
centro subì un declino che durò fino al X
secolo, periodo in cui la città cominciò a
ripopolarsi. Ferento fu sconfitta dalla vicina rivale Viterbo nel 1172. I Viterbesi sottrassero ai Ferentani la palma, loro simbolo, che divenne, accanto al leone, emblema del capoluogo altolaziale.
Da visitare il teatro e le terme. Il teatro è
Oltrepassato il bivio di Ferento lungo la
Teverina, seguendo le indicazioni, si
giunge presso la località Acquarossa. L’area archeologica risulta particolarmente
significativa per lo studio degli insediamenti urbani etruschi, giacché a seguito
di una campagna di scavo condotta dal
1966 al 1975 dall’Istituto Svedese di
Studi Classici, a cui partecipò anche re
Gustavo Adolfo di Svezia, è stato rinvenuto un abitato risalente all’VIII secolo
a.C. Sono state individuate strade, piazze, palazzi ed una tipologia di abitazione piuttosto uniforme, caratterizzata da
due o tre stanze quali: cucina, camera e
deposito, spesso precedute da un portico. Al Museo Albornoz sono esposte ricostruzioni a grandezza naturale di edifici
che un tempo sorgevano presso l’insediamento di Acquarossa.
Accesso libero. Per informazioni: Promotuscia
tel.: 0761304643
Terme
BULICAME
Il Bulicame, una delle sorgenti principali, sorge lungo la strada omonima. Dante Alighieri,
a seguito di un viaggio a Viterbo nell’anno
giubilare 1300, lo ricordò componendo alcuni versi dell’Inferno. Da sempre considerato un
luogo affascinante e misterioso, è stato citato
da fonti storiche e in diverse occasioni legato
a credenze popolari o a eventi prodigiosi. All’interno del parco termale, il bacino principale da cui affiora acqua bollente è recintato da
una struttura trasparente; al lato una lapide riporta i versi danteschi della Commedia. Si segnalano i due complessi termali, che offrono
servizi terapeutici, ristorativi e ricreativi:
TERME DEI PAPI
Strada Bagni, tel.: 07613501
www.termedeipapi.it - Apertura: tutto l’anno.
GRAND HOTEL TERME SALUS
Pianeta Benessere Resort spa
Strada Tuscanese, 24/26, tel.: 07613581
www.grandhoteltermesalus.com
Apertura: tutto l’anno.
Segnaliamo il Centro Interdipartimentale dell’orto botanico dell’Università della Tuscia che
si trova nei pressi delle terme, ed è costituito
dall’Orto Botanico, dall’ Erbario della Tuscia
e dalla Banca del Germoplasma, presso il
quale è possibile ammirare collezioni vegetali e ricostruzioni ambientali.
Indirizzo: Strada Bulicame s.n.c; tel.: 0761357028
Terme
Viterbo è ricca di sorgenti termali, concentrate
per lo più in un’area compresa tra la Cassia
nord e la Cassia sud. Di origine antichissima,
furono scoperte già dagli Etruschi ed in seguito
valorizzate dai Romani che edificarono le strutture, in parte ancora visibili, nei pressi della
città. Tra Medioevo e Rinascimento diversi
pontefici ricorsero a cure termali. Accanto a
zone libere, dove poter sperimentare le benefiche proprietà delle acque, vi sono stabilimenti
che offrono servizi terapeutici e ricreativi. Le
acque viterbesi sono: ipertermali per la maggior parte (alla sorgente 40-65°C), chimicamente classificate del tipo sulfureo-solfato-bicarbonato-alcalino-terrose; termali (30-40°C) ed
ipotermali (20-30°C) di tipo bicarbonato-solfato-alcalino-terrose, carboniche e carbonico-ferruginose; risultano indicate per disturbi vascolari, respiratori, dermatologici e non solo. Il fango, prelevato al Bagnaccio, è utilizzato sia
per la fangoterapia che per trattamenti estetici.
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Eventi
Eventi
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Molte le proposte culturali della cittadina
viterbese: festeggiamenti patronali, concerti, spettacoli teatrali, esposizioni costituiscono occasioni di intrattenimento per
tutto l’arco dell’anno.
FESTE TRADIZIONALI
RELIGIOSE
SANTA ROSA
Viterbo deve fama e prestigio, in primo
luogo, ai festeggiamenti in onore di Santa Rosa, patrona cittadina: il 2 settembre,
un lungo corteo storico seguito dalla processione in cui viene trasportato il cuore
della Santa, si snoda lungo le vie di Viterbo; la sera seguente ogni anno si ripete il
trasporto della Macchina. Evento assai
singolare, si lega alla tradizione storico
culturale viterbese ed è per i cittadini un
atto di fede e devozione. Lo spettacolo
suscita forti emozioni di curiosità, attesa e
stupore. Dopo aver ricevuto una benedizione presso la chiesa di S. Sisto, cento
“facchini” trasportano a spalla una torre
luminosa attraverso le principali vie e
piazze cittadine fino a raggiungere il santuario di Santa Rosa. Il trasporto si conclude con un suggestivo spettacolo pirotecnico.
La Macchina, che supera in altezza i tetti
degli edifici della città, è alta circa 30
metri e pesa 5 tonnellate, in alto è posta
la statua della Santa, che sembra vigilare
su Viterbo. Con questa tradizione si vuole
evocare la traslazione del corpo di Rosa
dalla chiesa della Crocetta a quella della
Patrona, avvenuta nel XIII secolo per volere di Alessandro IV. Il progetto della Macchina viene sostituito ogni cinque anni,
diversi pertanto i modelli che si sono susseguiti nel corso dei secoli (basti pensare
che il termine “macchina” è stato utilizzato per la prima volta nel XVII secolo per
indicare il baldacchino sul quale veniva
trasportata in processione l’immagine del-
LA MACCHINA DI SANTA ROSA
Oltre al culto di Santa Rosa, la tradizione
storico-religiosa viterbese è legata anche
alla Vergine Maria, in onore della quale
si tengono diverse processioni nell’arco
dell’anno, dai mesi primaverili a quelli
estivi; le principali: la processione della
Madonna Liberatrice, a ricordo dell’intervento miracoloso della Madre di Cristo,
che nel XIV secolo avrebbe allontanato figure demoniache dalla città; della Madonna del Carmelo (l’ordine carmelitano
infatti ebbe ampia diffusione a Viterbo);
della Madonna della Quercia, in onore
della quale ogni anno nel mese di settembre si celebra il Patto d’Amore, cerimonia
in cui si rinnova la devozione dei viterbesi alla Vergine, che nel XV secolo avrebbe messo fine ad una tremenda epidemia
pestilenziale.
Da menzionare anche S. Lorenzo, compatrono di Viterbo, che ricorre il 10 agosto ed i Santi Valentino ed Ilario.
A metà settembre, un carro trainato da
buoi trasporta in processione il dipinto
del Santissimo Salvatore, custodito durante l’anno presso la chiesa di Santa Maria
Nuova.
INIZIATIVE CULTURALI
Interessanti iniziative si svolgono tra i mesi
di dicembre e gennaio, quando a Palazzo dei Priori vengono allestite mostre per
lo più d’arte contemporanea.
In occasione dei festeggiamenti dell’Epifania la Calza più lunga del mondo percorre le vie di Viterbo, intrattenendo adulti e
bambini.
Da menzionare anche il Mercatino dell’Antiquariato, che si tiene in città ogni terza domenica del mese, dove collezionisti
o appassionati dell’”antico” possono ac-
quistare libri, stampe, mobili e giocattoli
d’epoca.
Altro evento culturale da segnalare è la
Stagione Teatrale presso il Teatro Unione,
dal mese di gennaio a quello di giugno e
da ottobre a dicembre, durante la quale
accanto alle vere e proprie rappresentazioni teatrali, sono proposti concerti e
spettacoli di danza.
Nel periodo primaverile oltre Vitarte ,
esposizione d’arte moderna e contemporanea, si tiene ormai da diversi anni S.
Pellegrino in Fiore: allestimento di fiori e
piante lungo le vie del centro, in particolare dell’antico quartiere di S. Pellegrino;
profferli, fontane e gradinate di chiese e
palazzi accolgono colorate decorazioni
floreali. A pochi chilometri dalla città,
presso l’antico teatro di Ferento, si svolge
l’omonima Stagione Teatrale, che allieta
le calde serate estive con spettacoli teatrali e musicali. Tra luglio ed agosto il Tuscia
Operafestival, iniziativa di ampio valore
artistico, propone, a Viterbo e nei paesi
della provincia, concerti lirici, jazz, danza, cinema.
Ancora nel periodo estivo nel quartiere S.
Pellegrino si tiene un evento all’insegna
della “creatività”: nel corso di Caffeina
vengono presentati libri, proposte letture
con accompagnamento musicale, concerti, mostre pittorico-fotografiche.
Altra manifestazione da segnalare il Tuscia Film Fest, rassegna cinematografica
che nel mese di luglio nel cortile della
Rocca Albornoz propone i protagonisti
del cinema italiano.
Tra agosto ed ottobre è la volta del Festival Barocco, una delle principali attività
culturali dell’intera Tuscia, in cui, protagonista la musica classica, si eseguono concerti presso chiese, palazzi, ville e giardini del viterbese ed in particolar modo del
capoluogo.
Tra ottobre e dicembre è allestita Antiquaria, mostra d’antiquariato.
Eventi
la Santa) e alcuni dei quali proposti in
scala all’interno del Museo del Sodalizio
dei Facchini.
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BeC srl - www.bec.it
Strada Teverina km 3,600 - l - 01100 Viterbo
Tel. 0761.3931
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GRAFICA E IMPAGINAZIONE ANDREA VENANZI
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