Le piante grasse e il senso della vita

LE PIANTE GRASSE E IL SENSO DELLA VITA
“Se è per questo non avevo nemmeno mai fatto il benzinaio”. Se lo continuava a ripetere come un
mantra, passando di giardino in giardino per la consueta attività di innaffiamento della
vegetazione e di potatura. Fino a che vide un cespuglio di piante grasse, enormi, ed afferrò il senso
della vita.
Quella mattina si era svegliato con un forte dolore di stomaco che in genere gli preannunciava una
giornata ricca di sorprese. Il dolore, in genere, era sostituito dall’ appagamento in serata, quando il
senso del giorno diventava evidente.
In realtà questa era la spiegazione romantica che Giammario dava ad una gastrite cronica, acuita
dalla recente perdita del lavoro, se poi di perdita del lavoro si può parlare.
Giammario Colotti aveva acceso un mutuo molto consistente per la realizzazione di un nuovo
impianto di distribuzione dei carburanti. Una pompa di benzina in un paese di pendolari. Un
affare. Per ottenere il credito, Giammario aveva convinto un vecchio zio, molto ricco, a credere
nella sua idea imprenditoriale.
L’esercizio dell’attività era durato appena quattro mesi, il tempo sufficiente per accorgersi che tra
le accise imposte sul prezzo, gli anticipi da dare per la fornitura di carburante, le commissioni sui
pagamenti con il POS e l’alta competizione del settore, il business non gli garantiva la quantità di
soldi necessaria a coprire i debiti. Aveva provato di tutto, per esempio aveva tenuto per tre
settimane la laconica scritta: “pagamento con Bancomat non disponibile”.
La notte prima di gettare la spugna, disteso accanto a sua moglie, aveva pensato ad un vecchio
detto che aveva ascoltato in Abruzzo durante le sue vacanze estive: “Quand abbij a fa li cappill ij,
nasce li bardisch senza li coccj!”, che nel linguaggio tricolore si traduce con un “Quando inizio a
fare i cappelli io, nascono i bambini senza testa”. Traslando il proverbio nel settore economico
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viene fuori una traduzione ancora più complessa: “il business in cui mi sono lanciato è diventato
immediatamente obsoleto, non c’è ragione d’insistere in questo settore produttivo”.
A suo zio aveva detto proprio questo, stesse identiche parole. Poi però gli aveva assicurato di aver
trovato una strada più praticabile, gli aveva assicurato che avrebbe ripagato tutti i debiti fino
all’ultimo centesimo. Era stato molto più difficile spiegare tutto a sua moglie e ai suoi due ragazzi,
già abbastanza grandi per etichettarlo in quattro e quattr’otto come un fallito.
“Laura, devo chiudere la pompa di benzina…”
“Cosa? E come campiamo?” Laura era chiaramente disinteressata alla disamina dello scenario
finanziario globale ed aveva un’unica preoccupazione: far quadrare il bilancio della sua famiglia.
“… ripagherò tutti i debiti, non devi preoccuparti!” Giammario ebbe una fitta allo stomaco molto
forte. Che fosse dietro l’angolo la sorpresa? In realtà era il suo corpo che gl’imponeva di non
perdere tempo ed arrivare al dunque.
“Farò il giardiniere.”
Laura era scoppiata a piangere, aveva nascosto la faccia nelle mani secche e inaridite da anni e
anni di Svelto all’aceto.
“Laura, non devi preoccuparti: ci penso da un po’ e credo che facendo il giardiniere, riuscirò ad
avere un reddito maggiore di quello che ho adesso. Ho già parlato con lo zio. E poi qui intorno è
pieno di villette che richiedono la manutenzione accurata degli spazi verdi.”
“Ma tu non hai mai fatto il giardiniere.”
“Se è per questo non avevo nemmeno mai fatto il benzinaio.”
Giammario continuava a raccontare tutto quello che gli era successo in quei giorni alle povere
piante e dall’inclinazione delle foglie e delle spine, provava ad intuire la loro compassione,
l’incoraggiamento, la pietas.
Davvero non aveva mai pensato che tra le righe di un’esistenza vegetale potessero essere
racchiusi i messaggi divini. Forse perché non aveva nemmeno mai creduto in Dio. Adesso, se
proprio un’entità divina doveva esistere, probabilmente era il dio Pan. Si era distratto
nell’elucubrazione sull’esistenza di Dio, giusto un attimo. Poi il suo sguardo era atterrato su uno
strepitoso cespuglio di piante grasse.
“Se è per questo…” La frase gli si era gelata in gola. Tossì. Tossì forte. Poi guardò attentamente
quelle piante, con la stessa curiosità con cui gli ufologi leggono dell’invasione degli alieni. L’ultima
volta che era stato così sorpreso, Giammario, era quando aveva assaggiato un cornetto gelato
pensato che fosse un Cuore di panna e ci aveva trovato il caramello.
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Le osservava con cura. Erano enormi, eppure non doveva innaffiarle. Hanno bisogno di poca acqua
quelli lì e il loro papà – adesso si ricordava tutto – si era raccomandato: ci penso io a loro! Le
poteva guardare e basta, poteva partecipare alla loro evoluzione, alla nascita di nuove spine o
all’ingrassamento giornaliero. Sicuramente ogni giorno avrebbe trovato in loro un particolare
diverso, ma non avrebbe potuto attribuirsi il merito della nuova vita.
Hanno bisogno di poco, le piante grasse. E pungono. Questo era il particolare più interessante. Le
piante grasse si fanno curare, richiedono poche attenzioni e soprattutto tanta discrezione, così da
garantire con ogni interlocutore sempre un rapporto cordiale e la giusta distanza.
“Tutti siamo piante grasse.”
“I miei figli sono piante grasse, mia moglie è una pianta grassa. Io lo sono. No, forse io sono il loro
giardiniere. Non l’ho mai fatto, ma c’ha più senso che fare il benzinaio. Anche a cinquant’anni,
perché? Che ci sta di così strano. Mi prendo cura di loro. Non è forse questo il senso della vita?”
Poi capì che se tutti i mestieri hanno un segreto professionale, l’arte del giardiniere è nella
discrezione e nella misura. Troppa acqua fa male, il quantitativo giusto di acqua, nel momento
sbagliato della giornata, fa male lo stesso. Ma c’è un modo d’innaffiare le piante, c’è un modo di
potarle, c’è un tempo giusto per fare tutto e per garantire loro la sopravvivenza.
“Ma tu non hai mai fatto il giardiniere, papà. Che cazzo ne sai delle piante grasse?!”
Giammario sapeva in partenza che lo scoglio più difficile da superare sarebbe stato la sua famiglia.
Quell’esclamazione irruenta del figlio lo riportò con i piedi per terra. Non gli restava che rendersi
conto del fatto che aveva qualche nemico in più, una montagna di debiti, poca fiducia e nessuna
occupazione se non la pompa di benzina.
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