© Ferenc Liszt Associazione non profit - Napoli 2 KonSequenz numero quattro - terza serie aprile 2011 3 Numero quattro - Terza serie/2011- www.konsequenz.it Direttore Responsabile: Girolamo De Simone - [email protected] Direzione Scientifica: Patrizio Marrone, Carlo Mormile, Maurizio Piscitelli Direzione Editoriale: Francesco Bellofatto, Alfredo D'Agnese, Giulio de Martino, Francesco De Rosa, Max Fuschetto Art director: Filomena Piccolo Fondatori: Giancarlo Cardini, Paolo Castaldi, Giuseppe Chiari †, Girolamo De Simone, Daniele Lombardi, Riccardo Risaliti Redazione Ente non profit Ferenc Liszt Via Gaetano Donizetti 20, 80048 - Sant’Anastasia (Napoli) [email protected] Proprietà Associazione non profit “Ferenc Liszt”. Via Duomo 348, 80133 - Napoli Registrazione presso il Tribunale di Napoli, n. 4517, 11 aprile 1994 Konsequenz - Liszt è un progetto non profit, pertanto ogni forma di partecipazione ha carattere di gratuità e liberalità. La rivista persegue finalità esclusivamente culturali, didattiche e formative. Il prezzo indicato in copertina è puramente indicativo e va comunque inteso quale libero contributo a sostegno delle spese. 4 blanc et noir Nozione d’alterità e conflitto. Alternanza bianco/nero sulla tastiera di un pianoforte. Notazione. Contrapposizione solo apparente tra temi e ritmi, cospirando polimetrie, sospensione del tempo e mescolanza di toni. Silenzio/non silenzio. Suono e rumore. Parola e musica. Conflitti creativi, blanc & noir declinando realtà grigio su grigio. Melting-pot dove i poli rappresentano quantità e non qualità. Ovvero, se tutto è B/N, nulla è realmente B/N. Riflettere i plurali di musiche e culture, le declinazioni moltiplicate di generi e stili (1+n) consente aperture sulle tonalità del vivere e del morire; spiega il resistere in terre ostili all’arte 5 sommario Mi è apparso Keith Jarrett pag. 11 Paolo Uva Sotto il selciato c’è la spiaggia Angelo Pretolani Una moratoria della creatività Giulio de Martino Anche a scuola... musica nova pag. 31 pag. 37 Maurizio Piscitelli pag. 41 L’Universo Assente pag. 44 Luca Buonaguidi Art Dessert pag. 45 Daniele Lombardi Pantano degli spiriti Antonio D’Agostino 6 pag. 46 sommario Nuragas pag. 47 Max Fuschetto Stanze Paola D’Ajello Caracciolo Are you experienced? David Capone La musica non ama le parole pag. 51 pag. 52 Vincenzo Liguori pag. 56 Silenzi pag. 59 Girolamo De Simone ‘a Maronna e’ l’Arco pag. 63 Teresa Tufano Ciò che eternamente spira Luca Buonaguidi pag. 65 7 sommario Diario di bordo pag. 67 Carlo Mormile ImprovvisAzioni vesuviane Antonello Neri Popular Games Ciro de Rosa Ai piedi del monte Francesco Bergamo 8 pag. 75 pag. 77 pag. 79 Konsequenz compie 18 anni Alla fine del '93 si consolida un progetto editoriale nato da convergenze e diversioni tra intellettuali, musicisti, critici e giornalisti. Nel gennaio del 1994 nasce Konsequenz, rivista musicale diretta da Girolamo De Simone in grado di offrire ampi spazi critici alla riflessione estetica sulle nuove musiche. Il primo passo è quello di coinvolgere i musicisti Giancarlo Cardini, Daniele Lombardi e Riccardo Risaliti. Un contributo essenziale per la fabrica di un prodotto omogeneo è offerto dalla competenza di Francesco Bellofatto e di Alfredo D'Agnese, giornalisti di calibro e di grande esperienza redazionale. Col passare degli anni appaiono tante firme di rilievo: Giampiero Bigazzi, Gabriele Bonomo, Michele Bovi, Paolo Castaldi, Enrico Correggia, Enrico Cocco, Renzo Cresti, Roberto Doati, Mario Gamba, Angelo Gilardino, Max Fuschetto, Giuseppe Limone, Guy Livingston, Sergio Ragni, Giulio de Martino, Manlio Sgalambro, Tommaso Tozzi, Federico Vacalebre, Luigi Verdi, Claudio Bonechi. Importanti fiancheggiatori di grande prestigio, purtroppo oggi scomparsi, saranno Miriam Donadoni Omodeo, Pietro G r o s s i , L u c i a n o C h a i l l y, Giuseppe Chiari. Konsequenz pubblicherà lavori di Luc Ferrari, Iain Chambers, Albert Mayr, Marco Boccitto, Walter Veltroni, D i n o Vi l l a t i c o . D o p o d u e fortunate edizioni, Konsequenz compie 18 anni e continua con coerenza comunitaria, ma nella purezza della logica associativa non-profit, con edizioni cartacee e digitali, a lanciare sogni, consegnare memorie, scatenare vortici ed effervescenze sonore. 9 Il testo «Mi è apparso Keith Jarrett» è gentilmente concesso da Paolo Uva 10 Angeli Musicanti Mi è apparso Keith Jarrett di Paolo Uva INTRO. Sì è un racconto metanoico intorno al Naples Solo piano del 18 maggio 2009 al teatro San Carlo di Napoli e, ahimè immaginato, sognato, organizzato forse dal sottoscritto, con la certa mano di Dio per inventare e quella di San Gennaro per placare i Napulitani come il Santo fece con il Vesuvio… Per questo dieci anni prima avevo già ideato un festival che chiamai Angeli Musicanti!?..e già dal secolo scorso scrivevo al suo manager Steve circa la necessità della presenza mistica del Maestro nella città da sempre sospesa tra musica e miracoli… culla di Totò e Eduardo, di Concetta Barra e Gilda Mignonette, Elvira Donnarumma, Bruni, Murolo e Caruso, di G.B.Vico,Benedetto Croce e Giordano Bruno e per le ispirazioni di Maradona, Mozart, Wagner, Goethe, Leopardi, Virgilio….nonché mia città natale! Solo dopo cinque anni iniziarono a rispondere… ”ma non è proprio cosa dear Paulo Uvo!”. Ed io da Capatosta, come asseriva mio padre Tommasino e da Grande di Spagna come asseriva mia madre Marianna, imperterrito continuavo nel mio viaggio iperreale…. Nel 2007 i primi fatti strani. Riuscii a mettere su il progetto “77million paintings for Naples by Brian Eno”e Mister Eno comparve a Napoli il 27 maggio, altro mito idealizzato in contemporanea, per inaugurare la sua videoistallazione con un Concerto! nelle grotte romane di Posillipo già frequentate dal sommo Virgilio con la sua Arcadia… 11 Un mese dopo altre cose strane. Chiamano dal San Carlo per chiedermi se volevo proporre e produrmi un concerto, non era mai successo per nessuno dal 1737 e gliene avevo sì inviati di progetti negli ultimi dieci anni. Ma non finisce qui. Nel 2008 propongono addirittura di mettere su una intera rassegna ad hoc sempre però prodotta da me con la loro collaborazione, senza sponsors e contributi….riesco ad organizzare quattro concerti nel Teatro San Carlo e quattro nel museo di arte contemporanea MADRE facendo mio malgrado un primo grande favore al suo impunito direttore, ma era stato chiesto di farlo per conto del San Carlo e poi la musica da me proposta negli anni aveva sempre creato connessioni con l'arte visiva. Un ottimo successo e sia gli angeli che i poveri diavoli napulitani sobbalzarono dalla gioia. Ma torniamo a noi, dopo la ormai solita lettera di inizio d'anno a Steve nel 2009, risponde via mail alle due di notte mentre ero al Penguin cafè di Napoli da Diego Nuzzo. Si dice turbato dalle due precedenti venute definite - “Naples nightmare”- e quindi era veramente improbabile pensare di tornarci. Capatosta risponde subito e forse tanto per... -”vabbuò, facciamo un concerto questa estate alla Certosa di Capri?…. e lui di rimbalzo,- “ma perché non possiamo al San Carlo a queste condizioni che ti allego?” Strabuzzo e faccio leggere anche a Diego che conferma, era proprio così mi aveva chiesto di organizzargli un concerto esclusivo in Solo al San Carlo! E come si fa a dormire mo? infatti resto sveglio tutta la notte e attendo fino alle nove per telefonare al direttore artistico del Teatro il maestro Gianni Tangucci… -”Uva non saprei dirle, è la cosa più difficile in assoluto tenere un 12 concerto in Solo di questo signore!…ma poi li ha i soldi e la forza per farlo?!” E il Grande di Spagna -”ma sì non è questo il problema..(Ahi!ahi!) -“se vuole ne parlo con il Commissario Nastasi che ne dice?” -“Sì grazie! Ma faccia presto..” . Blocco Steve e chiedo di inviarmi tutte le condizioni -“Paulo, vuole venire a luglio” -“bene lo facciamo…” ( ho tre mesi per organizzare tutto e intanto chiedo un prestito) -“No! Uva, il teatro è chiuso per lavori, gli proponga il prossimo Gennaio!!” u' maronnamia…! “Steve facciamo a Gennaio 2010?” - “No, ma perché non si può fare a maggio? il maestro sta schizzato per Naples!” - “Tangù, questo vuole venì a maggio..”.. -”caro Uva ma non ci sono date libere” …anche io non avrei come fare per mandare subito mezzo cachet…cazzo! Trattengo con Steve fino ad inizio aprile -si libera come per incanto il 18 maggio, Napoli ha dedicato molta musica a questo mese delle rose, porta bene… mi riscrive e gli dico -“sai, forse il 18 maggio si potrebbe…ma ..” e lui-”sì ma entro il 18 aprile devi prepagare tutto questo”: 5 voli business class N. York/Naples/N.York 5 suites al Vesuvio per 5 gg 2 limousine e 2 van a disposizione per 5 giorni con quattro autisti e mezzo cachet. Allestire nel Teatro: uno studio di registrazione con tot caratteristiche, cena con cucina in loco per 12 persone prima del concerto. “Ok Steve ti faccio sapere presto”- faccio un estratto conto bancario e mi vien da piangere…. PART 1 . Era già il lunedì della settimana di Passione a Pasqua, avrei dovuto fare tutto entro il giovedì anche perché il prossimo 13 Venerdì è il Venerdì Santo…figuriamoci a Napoli! -Caro Steve tutto ok, fammi però un favore mettimi i voli (12mila euro !) nel contratto, è più semplice … -Sì Paulo, ma entro Venerdì devono già essere accreditati sul mio conto in dollari americani la metà di tutto…altrimenti nulla (uàoh Paolo ci sei riuscito,un problema in meno!) -Sì Steve, ma sappi che bisogna fare tutto alla perfezione per cui devi avere anche tu comprensione….questa del maestro è una crazy option, io voglio assecondarvi però dammi serenità anche tu (e questo è Dio che mi mette in bocca le parole). -ok Paulo scusami ma il maestro freme… Martedì. Raccolgo idee e sviluppo la strategia. Lo staff: 1Maurizio Di Meglio mio assistente da qualche anno dovrà essere me medesimo fino alla data, già lo era da due mesi per Steve, infatti tutte le mails giornaliere erano tradotte in italiano per me ed in inglese per Steve!! 2- Chiara Barracco, nn la conoscevo ma una amica me ne parla come la persona giusta….conosco i genitori Maurizio e Mirella e mi fido, si occuperà delle relazioni, grafica, sponsors?, set up Hotels, cena, etc. 3- Daniele Mignardi, ufficio stampa, mi accordo per telefono ci eravamo incontrati una sola volta prima ma mi era piaciuto. A supporto per la grafica Francesco Quarto, per la comunicazione Francesca Castellano, assistenti alla produzione Marianna e Brunella Uva. Cambio numero di telefono, sto rintanato sempre ed esco quando nn mi vede nessuno. Contatto Angela all'Albergo Vesuvio e si mette a disposizione, due problemi in meno! Iniziano le preghiere quotidiane in banca ho solo diecimilaeuro sul conto!! -Steve 14 inviami il contratto... si stupisce di inviarlo al fax di Roma, dovrei spiegargli mezza vita del perché e del per come… nn si fidano di nessuno e tantomeno da Napoli, chiamerà al San Carlo per conferma della mia ESISTENZA….. sì esisto! Mercoledì. In banca mi dicono che con uno stratagemma FORSE riescono a farmi una liquidità da rimborsare in 15 giorni, qui San Gennaro fa sicuramente qualcosa. Per grafica, pubblicità, contratto con San Carlo, comunicato stampa e prevendita etc etc etc….. tutto dovrà essere pronto per Martedì in albis, a solo 30 giorni dall'evento, ma anche con il rischio che nn arrivino a me e a destinazione i soldi, l'ok scritto di Steve e San Carlo e che poi ci sia il SOLD OUT con biglietto molto alto forse per Napoli. Giovedì santo. Niente ancora soldi liquidi, il San Carlo preme per la firma al contratto… ma nn posso firmarlo ancora. Nel pomeriggio mi chiamano dalla banca e dice che forse entro le 11 del giorno dopo cioè venerdì santo si può fare, ricordo loro che dovranno essere in dollari - caro Uva questo sì che è proprio una cosa insormontabile! Venerdì santo. Alle 8,30 sono in banca, prendo i contanti faccio un giro perverso per Napoli con i soldi addosso in tre banche diverse e raggiungo l'obiettivo: ho tutto in dollari! Torno in banca e mi annunciano che il versamento in dollari può essere esclusivamente fatto in filiale; che grazie a Dio e San Gennaro è lì vicino… ma io lo devo fare nn in contanti ma dal conto della mia organizzazione sennò nn posso rivalere che ci sta un contratto. 15 -Ok fate quello che potete ho bisogno di stare da solo NON VOGLIO né VEDERE né sentire NESSUNO! Non ricordo cosa ho fatto o dove sono stato... ma so per certo che nn auguro a NESSUNO quelle ore piene di angoscia. Riaccendo il telefono per fare una telefonata e squilla la banca…. il signor Tarantino, da me ribattezzato semplicemente Quentin dice -HO FATTO! Gli dico- AZZ ! Mandami la copia via fax a Roma, ero ancora a Napule. Corro al San Carlo e costringo la nuova dirigente “magic women” Rosanna Purchia con la scusa degli auguri di Pasqua a firmare il suo primo contratto con me; - e vai Mignardi fai il lancio nazionale alle Agenzie!!! Luisa chiama da Roma e dice che è arrivato un fax illeggibile dalla banca…ma l'ufficio stampa è già partito… Chiamo in Banca ma è chiusa e Quentin nn risponde… Corro a Roma, fax illeggibile ma… si legge intestazione banca e mio nome e la cifra in dollari!!!! Faccio il maloppo con il contratto del San Carlo, il contratto americano da me controfirmato, copia fax banca e invio tutto a Steve. 21 pagine di cui 20 ok, la ventunesima era il versamento….. rinvio per due ore la ventunesima pagina, mi dà fax destinatario fuori uso…. è PASQUA!! E se Steve incassa pure i soldi e dice che nn ho mantenuto gli accordi? ma dovrò aspettare il lunedì per capire….RISORGEREMO! Nn racconto per decenza la Pasqua, scrivo un paio di mail finte serene a Steve e racconto del fax nn inviato, ma niente nessuna risposta! 16 Arriva lunedì in Albis. Mi cercano tutti tranne Steve, le banche sono chiuse, che faccio? Il San Carlo vuole aprire le vendite e mette ansia, la tipografia, la pubblicità, il Vesuvio vuole conferma etc etc. SPENGO ANCHE IL NUOVO NUMERO. Arriva martedì. Non so come arriva una mail di Steve scusandosi che era fuori lui ed anche il fax… era finita la carta… cacchio anche a loro capita!!! Attivo lo staff e il San Carlo etc etc. ma mo bisogna vendere 1300 biglietti in un mese con platea a 187 euro!!! Tra 15 giorni devo ridare i soldi in banca…. Dalla banca Quentin invia il fax a Steve,” ok Paulo!”, ma subito inizia a farmi un mondo intero di richieste e allega rider e contratti, dice che devo controfirmarli io ed anche il San Carlo, che si rifiuta, ci riesce San Gennaro (?) e accetta solo la mia firma. PART 2. Si apre la prevendita ma prima Steve obbliga di far scegliere a tale Giuseppe Frasson 35 posti a scelta -”mo chi cazzo è questo”? Mi chiama il tale e una pippa esagerata sui posti e sulla modalità di pagamento”uàoh... pagherà!” lo giro subito a Chiara Barracco!.. grande, i primi 7mila euro con bonifico! Quando si dice Frasson è come dire il capo degli angeli che il Maestro ha per girare il mondo, sì Beppe con il gruppo di amici di ogni nazionalità ovunque suona in SOLO (da specificare bene questo) per il pianeta lo seguono. Pensai tra me - “so’ pazzi fottuti”! Il comunicato funziona alla grande, gli articoli fioccano, la gente in visibilio per la notizia esclusiva, primo giorno 100 biglietti venduti e con questa media fino al settimo giorno, quindi 700 venduti ma solo quelli più economici. Una quantità esagerata di richieste di 17 accredito a Mignardi, si decide di accreditare solo i quotidiani e solo i nazionali con i responsabili spettacolo. Una quantità altrettanto esagerata anche di NON SPONSORS, compresa la RIDICOLA offerta di 10mila euro da parte di una Assessore Regionale con richiesta di non ricordo quanti omaggi a cui ho detto “NO GRAZIE!…”. Non abbiamo nemmeno dato uno dico uno di omaggi a politici o autorità… 50 solo ad amici personali o che nn avrebbero potuto pagare facilmente, forse 20 giornalisti, 2 per ogni dirigente del San Carlo, oltre al palco reale a disposizione del Commissario ed a cui ebbero addirittura il coraggio di chiedere omaggio un Assessore Non Sponsor e un altro impunito Presidente ... Passano 15 giorni e riesco a coprire la banca ma restano 400 biglietti da vendere per circa 60mila euro…. Ottimi gli articoli ma tutti ad impaurire del tipo “se si innervosice”? Se fanno foto? figuriamoci i napoletani potranno capire il genio? staranno zitti? Qui San Gennaro si ripresentò, avevo fatto già stampare sui biglietti una pippa dove si ESCLUDEVA il rimborso nel caso il concerto fosse stato interrotto per i motivi di cui sopra, oltre a dare ad ognuno degli avventori uno stampato promanibus con le AVVERTENZE. A 20 giorni dal Concerto da internet e dall'estero 200 biglietti, arrivano richieste di Hotels di 4 e 5 stelle per 300 persone…. mai visto prima a Napule! Il concerto sarà di Lunedì ma la richiesta di soggiornare è per Sabato, Domenica e ….lunedì! Ho saputo poi di affari d'oro degli Hotels sul lungomare, ai quali avevamo chiesto di sponsorizzarci qualcosa ma avevano 18 declinato perché a Napoli il Maggio era pieno e non potevano tecnicamente farlo… -“NUN CE STA nu LiETTO” possibile che dai giornali NON si evinceva questo? anzi una lamentazione generale perché dopo lo scandalo planetario MONNEZZA nessuno veniva più a Napoli. Mah…qualcuno certamente non la raccontò giusta, però in quella EMERGENZA anche il Commissario alla Protezione Civile Bertolaso riuscì ad esserci nel Palco Reale. -Restano 10 giorni e 200 biglietti da vendere a 187 euro!! se nn li vendo ho fallito tutto: mancherebbero 35mila euro al preventivato. Il 15 maggio arriverà il nostro. PART 3. Sette giorni prima arriva Tim, il tour manager, deve fare il set up preventivo a tutto: hotel, teatro, ristoranti a me, a noi, a Napoli, all'aeroporto, alle auto etc… Un nobile segugio a cui faccio da segugio, nel senso che mi troverà sempre un attimo prima di lui a controllare il tutto… è come mi aveva insegnato Totò, qui bisogna controllare anche il controllore caro Uva sennò non hai fatto il militare a Cuneo capisci… poi Totò ritorna dandomi la dritta per l'aeroporto…. poi vi dirò. Con Tim feci un accordo, non avrebbe più dovuto dire a nessuno di noi MAI durante il trascorrere della giornata -“avete visto questo e quello? ma solo la mattina seguente… -Tim, non dire a noi quello che dovrai controllare tu! - controlla prima, poi ci dici se va bene!” Trascorsero giornate fantastiche con le tre esse: Stress Sudore e Suonne . 19 All'indomani arriveranno e meno tre giorni al 18. Riunione di staff, chi fa cosa? Dopo 5 minuti di caos decido che si vedranno tutto da soli Maurizio e Chiara, io nn ci sono per nessuno e nessuno mi dovrà cercare. Si guardano negli occhi smarriti, poi spiego che Maurizio dovrà fare tutto quello che avrebbe dovuto fare e fatto Paolo Uva e Chiara invece tutto quello che avrebbe dovuto e fatto Maurizio. Maurizio alias Uva tutto il diretto ed esterno con gli attori principali della parte “artistica” e senza demandare ad altri: aeroporto, i tecnici, il San Carlo etc. Chiara alias Maurizio tutte le relazioni interne di accoglienza, rapporti dirigenti San Carlo etc.. Insomma in passato avrei fatto tutto da solo con Maurizio assistente, ma qui quello che avrei dovuto lo fanno due persone, perché è tutto molto impegnativo, una persona sola non sarebbe mai bastata…e Paulo che faà?... Sì ho passato tre giorni ad ascultare(?) senza essere visto cosa capita o succede prima di un miracolo… ogni tanto accendevo e vedevo chi mi chiamava (quanti amici nuovi in quel periodo mi cercavano!)… e se riguardava “altro” dal miracolo bene, altrimenti chiamata persa… Lo staff era chiamato da me due volte al giorno, mi dovevano dire sì bene, io ok ciao; oppure no male e pensavamo a come risolvere la cosa; ma la faceva poi sempre o Chiara o Maurizio, io NO! Quelle chiamate erano forse per me la sottile differenza tra sogno e realtà ma qual era il sogno e quale la realtà? Una specie di non-esserci, iperrealtà, trasognamento… caldo e afa erano sopraggiunti… cercavo di sentire il corpo sforzandomi di camminare a piedi la notte. Steve e gli altri la notte prima dell'arrivo avevano chiesto via mail 20 di ottemperare personalmente a tutto quello che erano gli obblighi doganali e di polizia in aeroporto, ma solo la mattina stessa intuisco e confermato da Tim che AVREI DOVUTO OCCUPARMENE IO!!! e in aiuto arriva Totò, e qui ti volevo…., “cerco il Questore il Prefetto, il Sindaco?“ No, avrei dovuto dare una marea di omaggi ammesso che sarebbero stati utili, mi confido con Guglielmo Campajola patron della Caffetteria dei Martiri dove passavo a far colazione. -”nun tià preoccupà chiamami tra 10 minuti, movvechì…” -Gugliè guarda sono le 9, loro arrivano alle 11…. Passano cinque minuti cinque e mi richiamano: – pronto Uva?che problemi ha in aeroporto? Intanto Maurizio/Uva già è lì con auto ed autista (auto nn confacente alla richiesta e vecchia, autista un simpatico enorme ragazzone dai probabili profumi pesanti visto la sua mole e il caldo) proprio il contrario di quanto richiesto. Infatti all'insaputa di tutti ero lì nn visto che controllavo tutto da lontano… E qui Totò -”possibile che il questore a quest'ora nn sta in questura?” ma è in aeroporto ad aiutarmi?! Maurizio/Uva conferma al telefono che nn c'è nulla da fare, si potrà solo aspettarli all'interno del controllo e dovranno farlo… Gli rispondo che l'autista da subito dovrà chiudersi in auto con aria sparata e che dovrà lui da solo aspettarli dentro al check…. E lui risponde –“nn capisco”- ed io …”fa niente, FAI”. Passerà un'ora fatta di ventiquattrore fin quando non scorgo da lontano prima due poliziotte con una bella signora bruna al centro in borghese, dopo un metro Maurizio, un metro ancora dietro 2 21 uomini uno alto Steve? un altro bassino l'ingegnere del suono già fonico di Freddy Mercury? dietro tre metri un omino in jeans e camiciola hawaiana con cappellino e occhialini, a fianco una bella ragazza di colore, la sua assisente etiope? e un ragazzo, il medico personale?…e dietro ancora due poliziotte in divisa… tutti con gli occhi addosso all'omino sorridente. Arrivano vicino all'auto in sosta, il loro breve tragitto per me è stata come un'altra lunga giornata, ma l'autista nn esce… Mau bussa ai vetri e tutti sorridono…uno stridio di frenata … è il Van in ritardo… continuano le risate… il Van nn è quello richiesto e nemmeno l'autista (aveva avuto un incidente l'altro)… a questo nn si abbassano i sedili… tutti ridono… tranne Mau e me da lontano che continuo a sbraitare al tel con Mau che, bravissimo… spegne il telefono!!!! Chiamo l'Hotel Vesuvio e allerto Chiara, loro si avviano io corro trafelato verso la probabile questora che nn conoscendomi si impressiona… le bacio le due mani invitandola a venire al Teatro e scappo dietro al Van e alla Mercedes vecchio tipo! Un minuto prima di loro sono al Vesuvio e sempre da lontano seguo come un paparazzo senza macchina fotografica il TUTTO…. Chiara è speciale… sorride che è una bellezza solo a pensarci. Tim al tel nel pomeriggio mi riferisce: - sì tutto bene Paolo,ma nn vogliamo essere disturbati, ti chiamiamo noi…perfetto era quello che desideravo!!! già durante la notte Tim aveva provveduto a far cambiare la suite del maestro perché l'altra era troppo piccola forse…mi incazzo e gli dico -pagate voi la differenza … risponde -parlane con Steve.. 22 Meno due giorni….. Riunione telefonica di staff . Sabato mattina appuntamento con Tim al san Carlo per set up studio per registrazione e sala da pranzo…. un casino di impedimenti tecnici o di stress? nn ho mai capito… ma Bruno Imparato e Salvatore Giannini del San Carlo sono impeccabili! risolvono sempre! Domenica, meno uno.. alle 12 arriva lo studio di reg. da Milano…. mi raccomando al Santo del Teatro, San Carlo! Intanto Mignardi chiede –allora? falsamente dico -dai il SOLD OUT! invece mancavano ancora 200 biglietti da 200!!! ma lo tengo solo per me…. Mignardi a tutti i costi chiede un incontro con la stampa nazionale alle 15 del lunedì del concerto. Senti Paolo ma arriveranno 10 caporedattori nazionali bisognerà incontrarli, che figura mi fai fare? Domenica sera alle 20 è ok al San Carlo ma mancano sempre 200 biglietti, il botteghino è chiuso e ci sta una fila fuori….. nel pomeriggio avevo pranzato con lo staff, Steve e Tim alla Caffettiera, esce fuori il problema per la suite e cerco di spiegare a Steve la cosa. Tim mi chiama in disparte e mi dice Paolo forse è meglio nn dire e paga tu …nn so chi mi tiene… dopo per forza il conto vuole pagarlo Steve e mi incazzo ancora di più…. VORREI PAGARE TUTTO IO… che me ne fotte che tu paghi cento se io pago tutto il resto? Tim mi implora di sorridere… nn lo faccio e vado via perché “devo” per loro e “voglio” per me andare in stazione a prendere mia figlia Chiara che arriva con mamma Luisa. Trascorre un secolo in una Notte napoletana dal terrazzo dell'Hotel Excelsior (attiguo al Vesuvio) per me solo….sogni paure ricordi follie risate pianti tutto quanto in questa notte…. 23 Lunedì 18 maggio 2009. Ore 9 sempre dalla terrazza NAPLES splende, leggo tutti i giornali che danno il sold out…. anche il lunedì mattina il botteghino del San Carlo resta chiuso… -ma Uva nn lo sapeva??? La gente in coda chiama ai giornali spazientita per trovare biglietti… Mignardi chiede cosa succede. … nulla ordinaria amministrazione... boni… Alle 12 arriveranno i due pianoforti Fabbrini da Pesaro in teatro... alle 14 prova aria condizionata con il caloroso ingegnere del freddo, alle 15 set up, alle 17 la prova pianoforti. Caro Mignardi cambia appuntamento con giornalisti fai alle 18 in albergo ho un problema…..sstt…mi voglio vedere la prova dei pianoforti! Senza farmi vedere da nessuno, infatti lo faccio dal palco reale nel buio, arrivando alle 17 in punto dopo essere stato a pranzo da Aldo in via Nardones a farmi coccolare, lo fa, lo invito al Concerto… mi bacia! Vedo tre pianoforti sul palco ne aveva addirittura portato uno in più, dopo poco un omino piccolo piccolo forse più piccolo di quello in aeroporto si avvicina al piano centrale e con un dito della mano dx lo tasta, un solo suono non una nota. Si sposta a quello di sin, lo tasta un solo suono non una nota lo stesso di prima. Si sposta ancora al centro lo tasta, un solo suono non una nota lo stesso per tutti e tre. Torna nel buio, ritorna su se stesso e indica di portare via quello di dx. Ripete la stessa identica situazione per quello centrale e quello di sin. il suono percepito è sempre lo stesso … Torna verso il buio ritorna su se stesso ripete la stessa cosa solo per quello di sin. Torna nel buio, passano 5,10,15 minuti l'omino sempre più piccolo fa segno di portar via il piano di sin…!!! sono le 17,30 devo scappare…. 24 Quando scendo, il botteghino del San Carlo ha aperto 2 ore prima per la fila creatasi… riesco solo con il palmo della mano ad inviare un saluto attraverso il vetro a Gianluca Oreto che vende biglietti sorridendo….. e mi schiaccia un occhio?! intanto nel giardino attiguo all'ingresso del Teatro entra una elegante cucina da campo… mah dico che sarà mai… strano intorno al giardino anche una dozzina di bellissimi uomini di due metri vestiti di nero e di razza nera…ecco la solita cena della combriccola della Unione che festeggia chissà cosa stasera, speriamo che nn daranno fastidio …-Paolo Uvaah ! guarda qua…tutto per te!… è la voce di Giannini da lontano… nn capisco ma saluto con la mano e sfilo via veloce. Chiamo Tim mentre attraverso Piazza del Plebiscito a piedi e mi da un ok titubante anzi ansioso!? ... chiamo Mau e mi dice no tutto a posto, chiamo Chiara e mi dice benissimo! Oddio… Giannini, la cucina, i CassiusClay … tutto per lui, già, il servizio di sicurezza per le foto etc etc. la cena in teatro (ha fatto tutto Chiara). Torno indietro saluto tutti e involontariamente forse li intimorisco con un cattivissimo -MI RACCOMANDO DEVE ESSERE TUTTO PERFETTO! -voi siete ospiti insieme a me nel Teatro più bello di Europa, portiamo rispetto a tutto! quasi in coro ma attoniti… certo!!!? Arrivo in albergo alle 18 e trovo Mignardi che senza farmi entrare in camera mi trascina direttamente sulla terrazza dell'Excelsior “mio rifugio notturno per ascultare la mia Napoli…”. Trovo una dozzina di persone e capisco subito che sono loro, i signori del bello o cattivo tempo, i giornalisti e tra i più stimati del 25 panorama nazionale. Mi sparano subito addosso - dove sta lui, quanto suona, qualcuno chiede la scaletta… nn gli rivolgo più la parola…- ma come nn sa che con lui nn esiste la scaletta, la scala etc? cosa avrà scritto sinora 'sto tipo sul giornale? Gli altri capiscono l'imbarazzo e mi chiedono, - dai parla tu… e parlo filato 15 minuti poi chiedo che ora è a Mignardi, e lui bravissimo subito dai vai Paolo devi andartene scappa…- ciao a tutti e vi raccomando nn fate foto in teatro sennò i CassiusClay (ma loro nn capiscono) vi taglieranno le mani e le lanceranno sul palco per sfamare O' MAESTRO… Bene ho un'ora abbondante…. mi ammollo in bagno, vestito nero in seta, un vecchio affarone messo solo due volte prima, con Michael Nyman a Capri nel 2005 e Brian Eno nel 2007, insomma un vestito adatto alle Biennali… Ma stavolta e dopo forse 20 anni, cravatta Hermes classic bianconera e camicia bianca; a Napoli nn avevo scarpe giuste e sfoggio le Clarks invernali modello indiana jones di 10 anni fa… erano magnifiche! Sfavillante passo in farmacia sotto l'albergo dal caro Paolo Scotto e raccomandargli di chiudere prima visto che nn sarebbe potuto entrare dopo le 20,30 in Teatro. Scappo in taxi e alle 20 in punto sono nel botteghino del Teatro dove oltre al gagliardo Gianluca Oreto che mi dice immediatamente -TUTTO A POSTO NON HO PIù UN BIGLIETTO DA VENDERE… un abbraccio con lui e vedo un tiratissimo ufficio stampa pronto con Daniele Mignardi in persona e la bella assistente Vincenza Petta a controllare le postazioni degli accreditati, un TUTTO A POSTO ANCHE CON LORO, controllo le buste omaggio dei nostri invitati, OK! Incontro volutamente e 26 fugacemente solo Luisa e Max Fargnoli, scappo da dentro senza uscire fuori, nel teatro e verso i camerini. Sono le 20,15 incontro Chiara Barracco che mi circonda con il suo sorriso dice - tutto ok gli è piaciuta molto la cena e la location - nn ci faccio caso, al momento e mi dirigo nel retro palco dove trovo pronti a tutto e con tanto di cartellini sulle giacche Bruno, Gennaro, Mimmo, Salvatore; dietro ad osservare TUTTO due CassiusClay che schiacciano l'occhio alla mia vista, ok! Chiamo al telefono Mau nn vedendolo e dice di essere nei camerini ed tutto ok! Scambio un po’ di impressioni solo con Gianni Tangucci, anche lui in disparte che controlla il tutto, ci facciamo un in bocca al lupo e alle 20,30 diamo l'ok per aprire il Teatro. Dalle quinte del palco inizio a scorgere tutto quello che per me era un po' dejavu, un Teatro San Carlo luccicante come non mai che riempie la platea in assoluto silenzio in pochissimi minuti. Nn reggo, scendo dalla scala laterale in platea e saluto i giornalisti tutti in fila 10, alzo gli occhi e Riccardo Polidori saluta con le due mani complimentandosi ed accompagnato dalla potente Rachele Furfaro, ex assessore alla Cultura… e così invece saluto calorosamente gli amici cari Girolamo De Simone, Maurizio Gemma e Angelo Cirasa, Diego Nuzzo, il notaio Vosa, Luciano Schifone, Valeria Valente assessore al Turismo che era lì nonostante avesse NON patrocinato l'evento; il sempre impunito Cicelyn, Dino Piretti e Gino Aveta amico d'infanzia colui che 20 anni prima mi aveva ricoinvolto ad occuparmi di Musica. Percepivo la preziosità delle presenze di Ornella De Rosa, Marta Bifano, Mena Cantante, Lillo Boncordo, Elena Leone, Rosa e 27 Martina, Susie Romano, Patrizia Sughi, Francesca Jacono, Diana Caldarone, Angela Coppola, Alessandra Cusani, Raffaella Tramontano, mia sorella Mena, le mie figlie Brunella e Marianna con la cara mamma Lucia… Faccio per alzare la testa e resto stupefatto, dal centro della platea qualcosa di irreale come in una vertigine mi solleva, dal teatro pieno come un uovo e senza sapere come mi ritrovo nel buio pesto e solo mi desta lo sfioramento di una piccola sagoma accompagnata da una lucina e come nel sogno di un bambino mi sento invisibile e senza peso un unicum con una musica che prende da dentro non ascoltata con le orecchie ma con e dalla pancia o dove ho creduto credo potesse situarsi un mio centro, forse l'anima. PART 4. Non so veramente quanto tempo sia passato da che sentivo quella musica , ma so per certo di aver visto gli occhi lucidi di Maurizio alias Uva, Steve, Tim, Gianni Tangucci e lucidi occhi in tutte quelle persone che penso di aver incrociato con lo sguardo e in un silenzio davvero colmo… Poi d'improvviso nuovamente quella sensazione… mi sono sentito come catapultato ancora in una diversa dimensione… in un'ora pomeridiana, forse, sul ponte di Castel dell'Ovo mentre, e come se fossi da lì uscito, l'enorme cerchio solare o lunare prende mezzo golfo, una cosa veramente straordinaria e sublime come in un film di fantascienza; riesco a catturarne una foto dal cellulare mentre una forma raggiante di uomo con aura gigante 28 proviene verso di me sul ponte… la luce del mio grembo solarelunare e di quella sagoma è troppo… sguscio sotto al ponte ed osservo da lontano tutta la gioia e la spensieratezza di quell'uomo a godersi questo tutto. Lo seguo con gli occhi e cosa fa? va a sedere al mio solito posto al tavolo del ristorante la Scialuppa di Salvatore Starita, il quale scorgendolo si avvicina e si abbracciano, proprio come facciamo io e lui sempre….. Nn so quanto altro tempo passa e mi ritrovo in albergo con tutti i giornali che parlano di un Concerto di Jarrett al Teatro San Carlo di Napoli… sconvolto mi accorgo che squilla il telefono in camera, alzo solo la cornetta senza fiatare e… -ehi CIAO Paolo sono Tim e siamo al ristorante La Scialuppa con Steve e il Maestro che vuole parlarti, te lo passo… -.Hello i'm Keith dear Paulo, grazzie is very very nice Naples, tank's!! e, Paulo inebetito - yes yes very nice Cazzo cazzo cazzo… in un battibaleno dalla camera salgo in terrazza, lì vedo dall'alto tutto quello che avevo vissuto poco prima, i miei occhi inquadrano l'angolo della pedana sul mare del ristorate, ora scorgevo tutto più serenamente, c'erano troppe cose da capire ma alla fine una soltanto. 29 Avevo fatto un sogno ed a Napoli……mi è apparso Keith Jarrett. P.S. Miracolo, non ci crederete ma Tim ha una moglie napoletana: Patrizia vive con lui tra Perugia e il Sud Africa, ma per l' occasione speciale è arrivata per il concerto del maestro nella sua città….. l'aveva sognato per troppo tempo. La bella assistente etiope invece solo a cena dopo il concerto ha ammesso in perfetto italiano che aveva vissuto a Napoli per un po' di anni…. la beccai che ordinava mozzarella e friarielli. Invece il sottoscritto da allora non insegue più molto i concerti, ma segue in giro i Concerti del Maestro ed a Steve non passa molto che propongo di organizzarne altri con loro, con la ECM si è in attesa della uscita del disco dal vivo del Naples Solo piano di Keith Jarrett al Teatro San Carlo di Napoli, una esclusiva produzione da Angeli Musicanti festival. 30 fb / performance Sotto il selciato c’è la spiaggia di Angelo Pretolani Ho deciso di chiamare così questo ciclo di mie performance quotidiane, registrate su facebook, prendendo spunto dall'omonimo titolo del film di Helma Sanders del 1975, a sua volta “carpito” a uno slogan del maggio francese. Quelle che si possono leggere ogni giorno su facebook sono vere e proprie performance, non si tratta di un lavoro di letteratura o di poesia o di haiku, è un lavoro di performance dove tutto accade veramente. Questa scrittura performativa è il riflesso dell'attanzialità dell'evento, è un doppio necessario (manent specchio dell'atto volant)… è il riflesso dell'atto eventuale, della performance. Ho iniziato questa operazione il 23 dicembre 2008. Di seguito sono riportate alcune di queste performance, una selezione effettuata privilegiando quelle che evidenziano attenzione al suono e ai suoi silenzi. GIOVEDI' 25 DICEMBRE 2008/h 21.17 Angelo ascolta My way di Frank Sinatra e intanto si pettina. Dice fra sé:”Ho preso fiato, ho preso tempo”. LUNEDI'12 GENNAIO 2009/h 12.01 Angelo avvolge i fili di una matassa di lana nera intorno alla testa. Accende dei fiammiferi; li lancia in aria, uno alla volta. Conta sul polso i battiti cardiaci. MERCOLEDI' 28 GENNAIO 2009/h 11.40 Angelo batte le mani tre volte. Sparge sale misto a cenere su una bussola dorata. Conta sul polso i battiti cardiaci. GIOVEDI' 12 FEBBRAIO 2009/h 9.37 Angelo è a torso nudo. Si percuote il petto con un ramo, a più riprese. Prova piacere. Batte i piedi ripetutamente a terra. MARTEDI' 17 FEBBRAIO 2009/h 16.56 Angelo mastica un dattero. Traccia un cerchio di cenere intorno a sé. Sputa il 31 nocciolo fuori dal cerchio. Si morde le labbra. MERCOLEDI' 18 FEBBRAIO 2009/h 17.15 Angelo intona una specie di nenia a labbra chiuse. Infila dei piccoli rami fra i capelli. Cerca di bere un sorso di latte. DOMENICA 15 MARZO 2009/h 16.58 Angelo strofina un corallo a forma di cervello su un banjo. Ha le mani fasciate da garze. Soffia davanti a sé, gonfiando molto le gote. SABATO 4 APRILE 2009/h 17.35 Angelo tiene in equilibrio sulla testa una grammatica polacca. Cerca di fischiettare l'Internazionale. Fuori piove. LUNEDI' 13 APRILE 2009/h 11.51 Angelo osserva un campo fiorito. Porta rapidamente le mani alla bocca, come se dovesse accingersi ad urlare. Silenzio, invece. MERCOLEDI' 29 APRILE 2009/h 9.55 Angelo passeggia lungo il marciapiede del binario 9 della stazione Brignole. Ascolta distrattamente gli annunci dei treni. Abbandona una foglia di alloro nella sala d'aspetto; sopra ha scritto: “Lascia che la vita ti passi attraverso”. VENERDI' 22 MAGGIO 2009/h 9.50 Angelo lascia cadere una goccia d'olio in una tazza con dell'acqua. Agita ripetutamente un mazzo di chiavi, come uno scampanellìo. Gira tre volte su se stesso strisciando i piedi. LUNEDI' 1 GIUGNO 2009/h 9.23 Angelo stringe in un pugno un fiore di oleandro, rosso. Osserva le bolle di una pentola che bolle; fantastica su memorie di cuore. Batte i piedi ripetutamente a terra. DOMENICA 5 LUGLIO 2009/h 12.42 Angelo nasconde una foglia di alloro fra i capelli. Cammina in riva al mare 32 strisciando i piedi nella sabbia. Sussurra: ”Amen”. SABATO 25 LUGLIO 2009/h 15.33 Angelo entra nel WC Uomini dell'area di servizio Isarco est , sull'autostrada per il Brennero. Ruota la testa con movimento circolare; sente scrocchiare il collo. Abbandona una foglia di alloro sopra un lavabo. SABATO 8 AGOSTO 2009/h 18.51 Angelo come sogno vero l'altro giorno avrebbe voluto registrare il suono dei campanacci di un gruppo sparuto di mucche al pascolo, ma non aveva strumenti con sé. Ha potuto solo ascoltare. Ora, firma questo quadro muovendo l'indice destro nell'aria. MERCOLEDI' 23 SETTEMBRE 2009/h 9.12 Angelo mugola un motivetto scurrile mentre mangia un grappolo d'uva. Sputa i semi su una superficie smaltata. Asperge gocce di ceralacca bronzea, alla fine. GIOVEDI' 26 NOVEMBRE 2009 /h 7.59 Angelo osserva il cielo sopra Berlino - besetzt. Stringe i pugni, ondeggia la testa e gira su se stesso strisciando i piedi. Conta mentalmente fino a 36. SABATO 27 FEBBRAIO 2010/h 17.53 Angelo batte con una matita su una bottiglia di vetro vuota; tre colpi secchi a brevi intervalli di tre, come per attirare attenzione, ma non ha nessuno intorno - volutamente, ora. Lancia la matita in aria. Conta sul polso i battiti cardiaci, si ferma a 36. MERCOLEDI' 9 GIUGNO 2010/h 21.59 Angelo stringe in una mano un sasso che non c'è, mette l'altra a mo' di visiera. Non scorge nessuna pozzanghera davanti a sé, forse per il buio. Ascolta: solo silenzio, intorno. 33 MARTEDI' 15 GIUGNO 2010/h 9.16 Angelo gira e rigira un elastico fra le dita. Lo fa suonare. Lo abbandona su una foglia di alloro in ingresso accanto al mondo antico di Becatti; deve uscire, nella pioggia. DOMENICA 20 GIUGNO 2010/h 16.35 Angelo questa sera si coprirà il viso con 13 foglie di eucalipto, bianche come lune. Tutto avverrà con estrema lentezza. Un muggito prodotto artificialmente decretà la fine dell'azione. VENERDI' 25 GIUGNO 2010/h 21.35 Angelo cammina cammina cammina con grande lentezza nella luce del crepuscolo, scalzo. Porta le mani sulle orecchie – preme, forte. Intona una nenia a labbra chiuse, come un requiem. DOMENICA 18 LUGLIO 2010/h 10.29 Angelo guarda, solo; nessun rumore intorno. Allarga le braccia – gode questo momento di silenzio in cui può riconoscersi ed espandersi, intorno. Programma: saper stare, nel divenire. GIOVEDI' 22 LUGLIO 2010/h 12.59 Angelo si riconosce in due versi di Pessoa:”Sii tutto in ogni cosa. Poni quanto sei nel minimo che fai”. Fissa con un elastico una foglia di alloro a un pettine, in una sorta di rudimentale kazoo; preme le labbra contro. Soffia, suona. DOMENICA 8 AGOSTO 2010/h 22.21 Angelo oggi in un bosco ha raggiunto una fonte silenziosa – ascoltava, ad occhi chiusi. Ha emesso un suono trattenuto, lungo, come una nenia monocorde, fino a perdere fiato. Strumento da accordare con il nuovo ambiente. DOMENICA 22 AGOSTO 2010/h 23.00 Angelo ascolta la radio – gracchia, sembra che frigga, la stazione è mal sintonizzata. Tossisce a più riprese; crea un ritmo battendo con una matita su 34 una bottiglia di vetro piena di cenere d'alloro e lascia sgocciolare il rubinetto della cucina su una pentola – l'azione avrà termine quando l'acqua riempirà la pentola. Sonorità del disordine. SABATO 25 SETTEMBRE 2010/h 15.17 Angelo decide di fare una telefonata. Traccheggia, tutt'a un tratto - non sono certo tempi di sublimità, questi. Tempo: due in battere e due in levare. DOMENICA 26 SETTEMBRE 2010/h 22.33 Angelo chiude le mani a pugno nascondendo i pollici nel palmo. Lentamente le porta sul torace, chiude gli occhi e inizia a respirare molto rumorosamente col naso. Sviluppa un ritmo, notturno – crescono vie ignote nel cuore. SABATO 2 OTTOBRE 2010/h 20.37 Angelo guarda una sua vecchia foto in bianco e nero; dice fra sé:"Cosa non sonpiù". Sbuffa, è quasi un fischio. Sorride - passività mistica, esperienza. DOMENICA 3 OTTOBRE 2010/h 10.15 Angelo molto rumorosamente si sciacqua la bocca con un collutorio alla menta. Ripensa alla foto vista ieri: prigioniero della nostalgia, mai. Nostalgia di cosa, poi? – certe volte gli pare che le cose che ha vissuto appartengano ad un altro. MARTEDI' 5 OTTOBRE 2010/h 12.27 Angelo tempo ne ha buttato via tanto, sempre. E non ha mai fatto tanto caso che tanto non sarebbe più tornato, in bianco e nero o a colori. Tanto, e non per sfida – fischia. MERCOLEDI' 13 OTTOBRE 2010/h 23.09 Angelo accigliato scruta, ma non per vedere di più: la notte è fresca e rumorosa di vento. Comodamente seduto a gambe accavallate e a braccia conserte consuma questo atto comportamentale trattenendo il respiro per qualche istante. Si sente ben composto nella mente e nel corpo - artefice senza artificio. 35 VENERDI' 15 OTTOBRE 2010/h 23.37 Angelo si siede davanti ad un muro bianco, vuol vedere - fuori la notte nera fa il suo corso. Stringe in una mano un sasso di mare, nell'altra una castagna di Lourdes; ricorda una nenia lontana, un canto a labbra chiuse. Non c'è verità, semmai più e più. MERCOLEDI' 20 OTTOBRE 2010/h 11.39 Angelo corre con lo sguardo su foto in bianco e nero sparse sulla scrivania, pensieri, ricordi, le sfiora quasi avesse paura di toccarle, tasti di un pianoforte che non si può più suonare, su', un alternarsi di bianchi e di neri. Confuso batte, batte. ¿Que hora son mi corazón? GIOVEDI' 21 OTTOBRE 2010/h 13.23 Angelo percuote con una mazza felpata una tela bianca appena comprata, senza un ritmo preciso, accidentalmente. Compone il disegno di un fior di vetro con dei chicchi di riso bianchi e neri, come pietre di un risseu (quasi ogni sagrato ligure è fatto in risseu). Fissa il disegno con la resina. SABATO 23 OTTOBRE 2010/h22.43 Angelo ascolta segreto, oh, notturno! Musicale silenzio. Incipit, ogni volta. MARTEDI' 2 NOVEMBRE 2010/h 9.01 Angelo riempie una bottiglia di avvenire, comincerà a gustarlo a piccoli sorsi da domani. La risata è arrivata, si diffonde via web. Seppellirà! 36 media Per una moratoria della creatività di Giulio de Martino Il punto da cui partire ci è imposto dalle arti (scrittura, cinema, teatro, pittura, musica) che si accomodano senza segnali di resistenza o di rifiuto nella dimensione spazio-temporale della virtualità. Si determina per la cultura una rincorsa all'attualità che rinnova l'antico paradosso di Achille e della tartaruga: l'intellettuale, l'artista, non riescono a raggiungere il presente poiché l'opera appena prodotta è già sorpassata dal flusso informativo. Il presente attuale in cui cercano di calarsi altro non è che una realtà virtuale: il mondo irreale che il capitalismo, investendo in spettacolo e comunicazione, addita al desiderio frustrato della società (1). Ciò ha certamente spostato i termini del dibattito - benjaminiano - di fine '800 e dei tempi delle avanguardie sul naturalismo (delle tecnologie) e il simbolismo aurale (dell'opera d'arte), ma ha anche corroso i termini del dibattito degli anni '50 e '60 su arte politicamente impegnata e arte funzionale al sistema capitalistico (apocalittici e integrati) (2). L'innovazione dei media apportata da scienza e tecnica - con la trasformazione dei linguaggi e delle forme della comunicazione si rivela interessante sul piano culturale soltanto quando è sorvegliata e gestita dai gruppi intellettuali, solo quando in essa si trasfondono i contenuti spirituali elaborati per tradizione e 37 dialettica dagli artisti. Quando cade il nesso tra cultura e media questi diventano campo di azione del potere politico e del potere economico, delle chiese e dei mercanti. Questo collegamento fra gli sviluppi dei media come potenziale di divulgazione del sapere e le riflessioni dei gruppi intellettuali produttori di cultura storica fu propriamente l'argomento della ricostruzione longitudinale e trasversale di McLuhan (3). Negli ultimi decenni si è compiuta la vanificazione del controllo degli intellettuali (e degli artisti) sul mondo della comunicazione, la fine del loro ruolo critico nell'interesse della società. Enzo Siciliano affermava, pochi mesi prima di morire, come si fosse giunti in Italia «alla fine della cultura repubblicana» (4). Una fine ben evidenziata dalla irresistibile intercambiabiità tra personaggi della cultura, dell'intrattenimento e della politica che la tv, attuale regina dei media, celebra ogni giorno. L'azione convergente di vari media (old media più new media) integra i tradizionali mass-media (con le relative tecnologie) e le diverse arti (con le relative tecniche e linguaggi). La letteratura e la pittura, la musica, il cinema e l'architettura, il teatro e la danza subiscono una pratica di innesto biotecnologico che le proietta nei codici della tv digitale. L'alibi di quanti predicano ancora la priorità della conoscenza sulla critica del mezzo, la necessità del suo utilizzo, il rispetto delle regole del mercato ecc. rivela una profonda incomprensione per il senso umano della cultura e soprattutto una definitiva subalternità al mondo della cultura di massa e dei suoi idoli (5). Se è dal finire degli anni '60 del 38 Novecento che esteti e massmediologi in tutto l'Occidente si interrogano sul progressivo slittamento della cultura e delle arti nello spazio/tempo virtuale, assolutamente mediocre è stata la formazione, dagli anni '80, di artisti e di neo-intellettuali che – all'ombra di ideologie liberali e democratiche – hanno cercato di praticare posizioni riformistiche rispetto al capitalismo e al mercato. Nei fatti si sono assicurati uno spazio nel palinsesto dei media e hanno imposto i loro brands inserendoli nei canali loro riservati. Sono vittime di quel sistema che ha come memoria e trasgressione la sua stessa storia virtuale: il tempo dell'arte diventa sguardo nello specchietto retrovisore della TV, innocuo revivalismo. Andrebbe invece accettata la rinuncia alla funzione critica degli intellettuali decretata dai media, come pure l'evidente destino di finire assorbiti nel loro palinsesto per diventare lo specchietto delle allodole dell'audience (6). Da ciò ne trarrei non la nichilistica rassegnazione dell'adeguamento, quanto piuttosto un invito al dissenso e all'intransigenza. L'incubo dell'intellettuale novecentesco era stato il suo isolamento, il suo sentirsi prigioniero di una torre eburnea che lo teneva lontano dalla società. Adesso l'esigenza degli intellettuali e degli artisti è diametralmente opposta: si tratta di ascendere nuovamente su quella torre, di riconquistare lo sguardo in lontananza e in profondità. Ciò comporta una scelta per l'ozio, per il non-fare: una moratoria della creatività in nome dell'arte e della cultura (7). 39 NOTE (1) In Forme e estetiche e società di massa (Marsilio, 1973), ALBERTO ABRUZZESE trattava di come alla fine Ottocento il mondo dell'arte – divenuto additivo dello spettacolo – si fosse inserito nel ciclo del capitalismo industriale. Dopo una stagione – gli anni '50 e '60 – in cui intellettuali e artisti cercarono di prendere nuovamente il sopravvento sui media è intervenuta quella rottura fra cultura critica e mondo dello spettacolo spettacolo che fu tempestivamente segnalata da HERBERT MARCUSE (L'uomo a una dimensione, 1964). (2) Mi riferisco certo ai saggi WALTER BENJAMIN (L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, 1936) e di UMBERTO ECO (Apocalittici e integrati,1964), ma soprattutto a quanti hanno colto per tempo l'ambigua curvatura dei processi tecnologici e culturali. Vedi: MARIO VERDONE, Gli intellettuali e il cinema, Roma, Bianco e Nero, 1952. Verdone chiariva come il cinema – ma lo stesso potrebbe valere per la stampa quotidiana, la fotografia, la radio, la tv – fosse sorto come modesta tecnologia da baraccone e che divenne tra '800 e '900 una vera e propria forma espressiva grazie ad artisti, letterati e intellettuali che ne reinventarono i mezzi e le strategie. Anche il suo interesse per il Futurismo storico andava in tale direzione. Vedi anche: GIAN PIERO BRUNETTA, Cent'anni di cinema italiano, vol. 1, Bari, Laterza, 1995. (3) Vedi: MARSHALL MCLUHAN, Understanding Media, 1964. (4) ENZO SICILIANO, Quel giorno di indimenticabile bellezza, Intervista ad ARNALDO COLASANTI, Roma, Fandango Libri, 2008. In questo testamento spirituale Siciliano annunciava la sparizione della generazione degli intellettuali critici dell'Italia di metà Novecento. Tornano in mente le prese di posizione di Pier Paolo Pasolini e di Federico Fellini a proposito della funzione sociale regressiva della televisione. Scrisse infatti PASOLINI: «Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre», in: Scritti corsari, 9 dicembre, 1973. (5) Vedi: ROLAND BARTHES, Miti d'oggi, 1957, tr. It., Einaudi 1974. (6) PIERRE GAUDIBERT, AZIONE CULTURALE. Integrazione e/o sovversione, Milano, Feltrinelli, 1973. (7) Vedi: GIULIO DE MARTINO, L'ozio degli antichi, Napoli, Intra Moenia, 2007 40 innovAzioni Anche a scuola... musica nova di Maurizio Piscitelli Il sistema scolastico italiano fino a pochi mesi fa presentava un vuoto enorme nel settore della formazione musicale, che è stato appena colmato con l'istituzione dei licei musicali. Se è adesso possibile seguire un percorso unitario dalla prima classe della scuola secondaria di primo grado a indirizzo musicale fino agli studi di rango accademico nei conservatori di musica, è altrettanto vero che iniziare lo studio di uno strumento a undici anni è davvero tardi. Insomma, colmato un vuoto, è emersa un'altra grave carenza, che interessa la fascia della scuola primaria. Ipotizzare una modifica ordinamentale che introduca lo studio dello strumento nella scuola primaria è impresa ardua e alquanto complessa. Si è scelto un percorso più agevole, che ha ugualmente consentito alle istituzioni scolastiche che lo vogliano di dotarsi di un potenziamento dell'offerta formativa in campo musicale, senza seguire il complesso iter della modifica ordinamentale. Una “editio minor” si dirà: molto meglio che niente, però. La soluzione è contenuta nel Decreto Ministeriale 31 gennaio 2011, n. 8, un provvedimento articolato, che reca disposizioni ad ampio raggio, che cerchiamo di esporre brevemente. Priorità assoluta va data all'esigenza di modificare l'angolo prospettico e di dare maggior risalto alla pratica della musica, piuttosto che allo studio della teoria e della storia della musica o all'ascolto passivo. Come diversi osservatori hanno notato, il decreto poggia sulla convinzione che 41 occorre qualificare i docenti, se si vuole che si punti alla qualità. Ricorrendo a iniziative di formazione del personale che portino una ventata di aria nuova nella nostra scuola. L'art. 2 precisa che l'insegnamento va affidato a persone competenti; assegna alle scuole il compito di reperire tali figure professionali nell'ambito dell'organico prioritariamente. È evidente che ci sono forti limitazioni nella libertà di individuare i docenti, ma occorre razionalizzare l'impiego del personale e non alimentare ulteriormente la sacca di esubero, che, per effetto della riforma e di altre variabili, aumenta vistosamente. L'art. 3 e l'art. 11 annunciano attività di formazione che qualche spiritoso commentatore, anziché informarsi, come sarebbe dovere di ogni giornalista serio, rinvia a un futuro senza data. Il Ministero ha programmato una serie di attività di formazione che sono allo start, ma che necessitano degli ultimi adempimenti formali per poter partire. La prima iniziativa di formazione, in ordine di tempo, sarà il progetto “InNovaMusica”, dedicato all'introduzione della musica pratica nella scuola secondaria di primo grado. Sempre nell'esercizio finanziario 2011, appare quella che sarà una vera sorpresa per gli immancabili detrattori che sparano sul mucchio senza avere contezza di quello che dicono, un unico progetto per tutti gli ordini di scuola, che avrà come finalità principale la formazione dei docenti di musica dalla scuola primaria ai licei musicali. Si parla tanto di curricolo, di verticalità, ma si pratica troppo poco questa strategia. Nella scuola primaria operano tanto insegnanti forniti di diploma di conservatorio che hanno le competenze sufficienti per potenziare gli insegnamenti musicali. Il corso per i docenti asseconda la prospettiva della verticalizzazione, partendo dagli anni dell'infanzia, da quando, cioè, è più agevole e utile intercettare particolari propensioni allo studio della musica e assecondarle. Favorire lo studio della musica fin da piccoli, tuttavia, non è un vantaggio soltanto 42 per coloro che decideranno di diventare professionisti in questo settore, ma per tutti gli studenti, che grazie alla pratica della musica, allo studio di uno strumento, alle esercitazioni di musica d'insieme o di musica corale, impareranno quanto sia importante ascoltare l'altro, comprenderne le ragioni, rispettarne i ritmi e le caratteristiche. Incredibile dictu, non solo sono stati previsti i fondi per la formazione dei docenti, ma anche quelli per l'avvio dei corsi nella scuola primaria, almeno in un numero di scuole pari ai licei musicali, al fine di realizzare trentasette esperienze complete di studi strumentali dalla terza classe della scuola primaria al liceo musicale e poi al conservatorio. Superato il problema dei fondi, che sono stati impegnati, resta piuttosto il problema del reclutamento dei docenti, che non può continuare a prescindere dalla valutazioni delle esperienze artistiche, al momento ignorate nella individuazione dei docenti delle discipline strumentali nei licei musicali. È pur vero che si è voluto ridurre, anzi eliminare quel pietoso accumulo di fantomatici concerti eseguiti per lo più in sale parrocchiali o presso associazioni generiche, ma non è impossibile selezionare le attività concertistiche, per esempio sulla scorta di indicazioni oggettive come il raggio di azione dell'associazione o dell'ente che organizza la stagione, - nazionale, regionale o locale - o il rango del soggetto che organizza, si tratti di fondazione lirico - sinfonica, di una associazione musicale o d'altro. Insomma, superate le remore sui fondi, da più parti si è levato un coro di consensi, che premia le intenzioni e le finalità di questo provvedimento normativo davvero innovativo, che imprime un colpo di acceleratore nella revisione degli studi musicali in Italia, complicata non poco dalla recente, piena attuazione della legge 508/99. 43 per Luciano Cilio L’Universo Assente di Luca Buonaguidi Dalla marea annegato, sei scoglio albino strappato al sole, roccia arsa dal bruno vespro, dissolta e spirata su spiagge eterne dell'eden. Sei sale emerso dal liquido informe, prezioso avorio depositato sulla riva nei giorni in deriva, lieto grano nei silenzio assordante, livido faro nella notte dell'uomo. L'onda del Tempo ti ha predato eppur altre spumose onde di Vita ti han raccolto. Le mie stanze quotidiane risuonano le note in cui evocasti 44 l'Universo Assente in stretti dialoghi con un Presente che pur mi concede scintillanti bagliori, le tue visioni. La tua musica è una preghiera a cose più alte di me.. rEsistenze Art Dessert di Daniele Lombardi Mentre lo statement “con la cultura non si mangia” del ministro dell'economia naviga da settimane in questo mare di indignati e di indifferenti, abbiamo deciso invece che “con l'arte si possono creare deliziosi dessert”. In occasione di Artour-o a Firenze ho progettato per la Fondazione Mudima Cinque Silhouettes come notazioni musicali che, con la complicità dell'esperta Laura Norfini, sono diventate cinque grandi magnifici dolci. Il giorno dell'inaugurazione se li sono mangiati con la consapevole dedizione di una performance artistica. L'azione è stata ripresa con telecamere e diventerà un video nel quale si vedono i dolci posti su delle tele progressivamente smembrati da mani rapaci, poi è previsto un montaggio della sequenza al contrario, fino a riformare l'immagine di partenza. 45 rEsistenze Pantano degli spiriti di Antonio D’Agostino la pianura dissonante irta di spine di fughe nel vago nessun nutrimento trattiene nella sequenza di infortuniil camminatore spazientito che non ritorna più nella propria casa casa persa nel buio senza notte,senza nulla il paese delle ricadute nel sonno dei sentieri preclusi all' anima dove tutti sono in fuga da tutti nel ristagno del salutarsi per strada residuo di ritualità non più rintracciate ormai difetto del vivere la rendita zoppicante e ornata abitudine cerimonia piccola devastante come una fucilata nel nulla tutto resta appesantito da una semina di grano oscuro rilascio dell' impotenza alla mano mendicante sonno retorico del potere anche qui in questo rintanarsi spigoloso degli abitatori apparenti residuo mesto e improponibile qui l' uomo si è sottratto alle cose alla terra si è diffusa nell' aria un opinione che per tutti vale 46 a trattenere un nome in ciò che non ha più sostanza, segno di pertinenza, pausa ci si esercita a produrre insediamenti contrade contratte nella preghiera delinquenziale costipate nel solco opaco di mani giunte e incancrenite nell' estenuante rituale del tempo che non dice piu nulla di niente non apre corrispondenze col sacro si eclissa nell' aria ovattata di salmi un mondo dove tutto è sfinito sede di reticenza,del perso pudore e della perduta miseria. noi non più custodi della finitezza e del lampo dell' indovino che inaugurava il campo la casa non è più materia del necessario vani e vani per indeboliti fantasmi litigiosi vicini di casa che rivendicano distanza col lamento di chi cerca ripari ulteriori e ultimati incuranti del pioppo che muore in solitudine tra un muro,un garage, una luce intermittente e un rudere da rampicanti invaso, stipato in uno spazio distante straniato manufatto non più evocante dai suoi acuti spiriti evacuato. en blanc et noir Nuragas di Max Fuschetto Nuragas è un brano scritto per 22 campanacci provenienti dalla raccolta di oggetti di uso contadino del sig. Antonio Paradiso di S. Giorgio La Molara in provincia di Benevento. L'incontro casuale coi campanacci si è realizzato in un' ampio capanno che usavamo per realizzare registrazioni. I campanacci erano sospesi a dei tubi disposti in orizzontale e l'ordine usato dal collezionista, per dimensioni e tipi, mi ha colpito. Poteva essere la soluzione sonora giusta ad un'idea che avevo in mente da un po' di tempo e che era andata sviluppandosi dopo l'incontro con altre forme altrettanto ancestrali, quelle dei nuraghes della Sardegna. L'estate precedente l'essere andato per i campi di Sindia, un paesino del nuorese, con un amico del luogo, Tonino, mi aveva reso familiari le storie della Sardegna preistorica. Guardavo da lontano quelle costruzioni imponenti e trovavo naturale accostare le forme circolari dei nuraghes, un po' a cappello a cilindro, all'idea di motivi musicali che ritornano ciclicamente sovrapponendosi spesso in modo contrastante tipici di alcune musiche non occidentali come quelle dell'Africa sub-sahariana, quella indiana o dell'isola di Bali. Nessun timbro di quelli che immaginavo, dagli strumenti classici tradizionali alle percussioni, suonavano giusti nella mia testa. Fino a quando non ho visto e soprattutto non ho 47 cominciato a far riverberare i campanacci che avevo trovato nel capanno del signor Paradiso. Ho trovato scritto da qualche parte che un detto antico recita: "Le campane sono come le persone, ognuna ha la sua voce". Prima di scrivere Nuragas ho cominciato ad appuntarmi tutto quello che mi veniva in mente e che leggevo su quest'oggetto assieme familiare e misterioso. Ogni campana ha la sua voce ... e il campanaccio dà voce all'animale che lo porta, al gruppo che lo agita, orienta il cammino e produce una tela sonora che diverte il pastore ed eccita gli animali. Un suono che conserva qualcosa di arcaico e che unisce le culture pastorali del mondo. Nell'ondulante riverbero del metallo, nella sua indipendenza da un sistema sonoro razionale e codificato, come quello della tonalità, nella libertà di una modalità di costruzione che privilegia parametri sonori legati all'uso e al contesto originale, il campanaccio può assurgere a simbolo sonoro di un mondo sospeso, sempre uguale eppure sempre nuovo nel suggerire strade all'immaginazione e nel restituire frammenti di sogno, alieno alla città che, nel suo mostrarsi sempre diversa, risuona sempre uguale. Sonaglio e campana insieme, il campanaccio stringe il cerchio tra l'uomo e l'animale in una transumanza della psiche verso l'inconscio. Scrivevo questo e anche altro. Ritornando a Nuragas, il brano sviluppa quindi un'idea di musica circolare: un'immagine che si sovrappone alle misteriose forme dei nuraghes. Le linee sonore, realizzate da campanacci suonati 48 in coppie, sono costruite con brevi motivi di due o tre suoni addizionati in sequenze sui modelli della musica balinese, del raga indiano o della musica africana sub-sahariana. Queste piccole unità musicali, questi motivi, sottoposti a processi di sostituzione - dei suoni alle pause o di pause a suoni- di variazione, di allungamento o contrazione della loro durata complessiva, producono nel tessuto sonoro un movimento incessante in cui tutto è continuamente trasformato. Nuragas è stato eseguito in prima assoluta dalle Percussioni Ketoniche il 18 Dicembre del 2010 al Teatro Savoia di Campobasso. Nuragas, postludio Andando a rileggere i miei appunti una delle cose che consideravo di maggior interesse dal punto di vista sonoro era il fatto che i campanacci producono frequenze sonore assolutamente libere in quanto chi costruisce il campanaccio valuta solo se l'oggetto deve essere piccolo o grande e che tipo di metallo ha a disposizione per realizzarlo. Da un punto di vista compositivo quindi io ho ragionato solo per frequenze alte o basse disinteressandomi completamente all'altezza del suono in termini di altezze assolute, do re mi ecc. Se successivamente questi suoni sono stati trascritti sul pentagramma è stato solo per comodità di lettura. Alcuni campanacci sono sfuggiti a una sistemazione precisa in quanto spesso a risuonare sono i suoni armonici e inoltre colpendo alcuni 49 campanacci in maniera diversa si produce una percepibile differenza nell'altezza del suono. Questa caratteristica mi ha permesso di organizzare il suono liberamente. La polifonia risultante dall'intreccio dei motivi dei campanacci mi ha poi riportato alla mente una lettura di molti anni fa che riguardava la musica della tribù Ewe del Ghana nell'Africa sub-sahariana. Il reverendo A.M. Jones, strana figura di missionario ed etnomusicologo di grandissimo valore, una delle figure di riferimento più importanti dal mio punto di vista per la musica contemporanea dell'area statunitense dagli anni sessanta in poi, aveva scoperto, tra le altre cose, che uno degli elementi che dà maggior piacere al musicista africano è il cross-rhythm, il conflitto di pattern che risulta dalla sovrapposizione di motivi il cui inizio e la cui fine non coincidono tra loro. In un passaggio della suo meraviglioso viaggio alla scoperta del pensiero musicale africano realizza un accostamento tanto audace quanto inedito: il conflitto ritmico derivante dalla sovrapposizione dei motivi musicali è per l'africano quello che l'armonia è per l'europeo. Ecco, anche in Nuragas l'armonia, intesa come sovrapposizione di suoni nello spazio sonoro, è possibile solo attraverso il conflitto, dei motivi musicali. 50 quando la scuola fa Cultura Stanze di Paola D’Ajello Caracciolo LE STANZE Scorrono i giorni Con i rumori di sempre. Vorrei mi fosse Ancora concesso Entrare nelle stanze Del dolore E non dovermene scappare In fretta ricacciando in gola I singhiozzi con un sorriso Stampato sulle labbra. ATTESA e le fessure nella pietra per cogliere l'impercettibile. Forse l'attesa sarà più breve Lasciando spazio al sogno. VOCE Se intorno a me Non ci fosse Questo silenzio Oltre al rumore del vento, non potrei sentire il suono della mia voce serrata nella gola che rende mute le mie parole. La nuova stagione tarda a venire pure siamo qui Con gli usci socchiusi a spiare il cielo 51 rEsistenze «Are you experienced?» di David Capone Stavolta, a quella cacchio di scrivania c'era seduto lui, JimiHendrix. Jimi mi fa "Are you experienced?" E io, più afflitto che mai, gli dò la solita risposta: "No, purtroppo. Dimmi te come faccio a essere experienced se nessuno mi dà mai una possibilità?" "Una possibilità? Ma non dire fesserie. Perché dovrebbero darti una possibilità? Sei mica un impedito." "E che dovrei fare?" "Intanto, cominciare a levare quegli occhi dal pavimento e darti un po' da fare a fottere il prossimo. O almeno a forti fottere te, ma a dovere. O una o l'altra, mai in mezzo, You know what I mean?" "Sì, forse." "Ecco, bravo." Fa strisciare due bicchieri tra fogli, penne e Fender in miniatura, tira fuori una bottiglia dal cassetto e versa da bere. "Sei un bravo ragazzo si vede, mi fai una cosa nella 'uallera." "Come, Jimi?" "Mi fai tenerezza, voglio aiutarti." 52 "Magari..." Ci penso un attimo, poi la butto lì "Perché non mi fai entrare nella band?" "Tu?" "Anche solo a reggervi gli strumenti. O a trovarvi le ragazze per la serata. Qualsiasi cosa." "Non mi sembri il tipo da 'ste cose." "Ho bisogno di lavorare." "Non mi sembri il tipo." "Che vuoi dire? Guarda che sul lavoro sono una persona seria, uno che si fa il culo, che ci si può fidare." "Appunto." "??" "Non devi disperare. Prima o poi verrà il tuo turno." Di ritorno a casa, ripenso a quello che m'ha detto Jimi. Per strada la gente s'affanna per raggiungere dei posti, va di fretta, è incazzata, non ha tempo. Io invece ho tutto il tempo che voglio. Mi fermo davanti alla vetrina di un negozio di strumenti musicali. Senza volerlo, lo sguardo mi si pianta sulla Stratocaster bianca adagiata in un angolo e non schioda più di lì. Le lacrime prendono a venir giù da sole. "Prima o poi verrà il mio turno". È una vita che va avanti così. Non bisogna disperare dice lui. Basta fottere il prossimo. O farsi fottere, però a dovere. Un bel dilemma. Solo 53 adesso mi rendo conto di non aver mai fatto nè l'una nè l'altra cosa. Mai: Troppo onesto per fottere, troppo orgoglioso per farmelo fare. Dietro la vetrina, oltre le chitarre, c'è un tizio dall'aria scoglionata infilato dietro a un bancone. Costui tutto mi sembra meno che un venditore di musica, eppure è lì. Io no. I clacson seguitano a sventrare l'aria in modo ossessivo. Alle mie spalle un autobus fischia, qualcuno mi urta per salirci sopra. "Prima o poi verrà il mio turno". La disperazione m'assale. Dallo stomaco un impeto di puro aborrimento prende a insinuarsi su su, lungo le vertebre. Un brivido mi scuote. L'impeto fa per bussare alle porte del cervello... Decido d'entrare e, prima cosa, m'avvio verso gli strumenti in vetrina. Da lì afferro la Stratocaster bianca, supero un pianoforte e vado per il bancone cassa. Mi avvicino al tizio scoglionato e gli faccio "Hai due possibilità, chi è che suonava questa chitarra?" Lui mi guarda, esita un istante, poi di colpo sembra recuperare un tono autoritario "Rimettila a posto, per favore", "Niente da fare, chi suonava questa chitarra?", "Ma che ne so, Eric Clapton, dai rimettila a posto!", "Nemmeno." Sollevo lo strumento in aria e glielo sfascio sul bancone, poi torno a sollevarlo e mando in frantumi una vetrina al mio fianco, di nuovo in aria, e un bel po' di cose vanno in pezzi, questo finché delle persone prima, e un branco di poliziotti dopo, non si danno da fare per bloccarmi e portarmi via di lì. In questura spiego le mie ragioni, non ci provo nemmeno a giustificarmi. Verso sera sono a casa. Il 54 giorno dopo ricevo una chiamata, il numero non mi è nuovo, è Jimi Hendrix. "Ehi, ho saputo che ti sei dato da fare" mi fa. "Sì, stavolta proprio non ce l'ho fatta a trattenermi." "Bene bene, sapevo che non eri del tutto un pecorone." "Come, Jimi?" "Voglio che passi qui tra un'ora, c'è lavoro per te." "Dici sul serio?" Butta giù, senza ammettere repliche. Resto per un attimo immobile, col cuore che mi va all'impazzata. Quello lì aveva ragione. Alla fine il mio turno è arrivato per davvero. Infilo la giacca, abbranco la mia Stratocaster e filo a lavorare. 55 La musica non ama le parole di Vincenzo Liguori La solerzia con cui spesso si attribuiscono alla musica virtù che naturalmente le sono estranee, induce molte menti deboli a produrre lavori o a esprimere giudizi di una scandalosa e sconcertante vacuità. Il brusio molesto di certe considerazioni fatte a piena voce o il grafismo isterico di anonimi e sedicenti teorici, sovente dimenticano l'aspetto più importante della faccenda: la musica non ama le parole. Dopotutto, è la smania interpretativa ad alimentare la fastidiosa chiacchiera che di volta in volta nasce intorno a un'opera d'arte. Senza un così chiassoso stimolo, questa imbarazzante pratica finirebbe motu proprio. Ma per fortuna, l'opera è chiusa, serrata su se stessa, fortemente protetta da un'impenetrabile solitudine. Così, tra la musica e la parola agisce una distanza. Piedi, miglia, incalcolabili chilometri le separano. Come per le Vite parallele di Plutarco è solo la circostanza artistico-letteraria a renderle affini: null'altro le lega, niente le tiene insieme. E una solenne estraneità ne celebra il mistero. 56 La musica non ama le parole se non sono canto. Non ama l'insolenza del parlato o di qualsiasi discorso che intenda sottrarle lo scettro regale col quale essa impone le sue diaboliche leggi. La musica tollera soltanto il verso misurato di un refrain, la sillaba pronunciata in accordo con i suoni, il soffio sottile di un'ugola leggera. Come un violento sbuffo di maestrale, essa ci rammenta i suoi severi comandamenti dinanzi ai quali timidamente chiniamo il capo. La parola le si affida con lo stesso candore con cui il discepolo segue il maestro. E come gli antichi pitagorici spesso non fa domande. La musica non ama le parole se non sono canto. Non ama le inutili ciance, il chiacchiericcio, il futile trastullo salottiero. Come ogni spasimo d'amore è flatus vocis, così l'introduzione al concerto, la didascalia o il programma di sala non sono che ridicoli esercizi di stile o vuoti accademismi. Tuttavia qui la parola non accampa pretese. Fa quello che deve e ritorna in silenzio da dov'era venuta. Si dice che Beethoven componesse a parole, che sul suo taccuino, anziché note, scrivesse frasi. Così, qualcuno chiedeva perplesso: «Cosa fa?», e mentre il maestro continuava i suoi nervosi appunti, un altro rispondeva: «Compone musica». Ma Beethoven amava un solitario grafismo. Scriveva parole di canti immaginari o per una musica che soltanto lui ormai sentiva. I taccuini sostituivano l'eco delle sue orecchie malate. Con la scrittura cercava di rievocare suoni che aveva perso per sempre. 57 Adesso ascoltava soltanto con gli occhi. Dicendo che il poeta – un musico in potenza – conosce il segreto della parola e il suo insondabile mistero, non si afferma nulla di nuovo. La rima, l'enjambement, l'anafora, l'ossimoro assecondano lo stupore e annullano la frustrazione che il parlato quotidianamente imprime alla voce ma, bisogna dirlo, la poesia non è ancora musica. I sussulti del tenace Rousseau per le opere di Pergolesi sono certo legati ai melodiosi accenti della lingua italiana. Eppure qualcosa gli sfugge. Ciò che egli non comprese mai, è che parlare è tutt'altro che scrivere, tutt'altro che cantare. Il suo agognato ritorno alle meravigliose sonorità di una lingua primitiva si sfascia proprio dinanzi all'impossibilità che il segno linguistico o la parola scritta assomiglino una volta per tutte al canto. Insomma, la sua sfrenata convinzione che il linguaggio sia nato esclusivamente per esprimere i sentimenti, gli fa trascurare tutto il resto. Cosicché un Da Ponte non compone arie o cavatine semplicemente mettendo insieme endecasillabi o alessandrini. Non intreccia scene o sgrana versi distillando dello stupido sentimentalismo. Egli, invece, cesella preziosi monili che il solito Mozart musica divinamente. È vero, si è detto che la musica non ama le parole se non sono canto. Ma, del resto, per il canto, non ci sono già gli usignoli? 58 en blanc et noir Silenzi di Girolamo De Simone Esiste una via del pensiero silenzioso. Essa ha qualcosa a che vedere con una dimensione segreta, di quiete, distacco, umiltà, sollecitudine, perché dimensione della mente densa d'amore e di sguardo che scorge l'altro. Il silenzio delle labbra è invece solo una delle porte per accedere al pensiero silenzioso. Il silenzio degli altri, quello sperimentato da John Cage e da Proust, è solo una delle utopie che ci riconduce alla preminenza del corporeo, cosa di cui faremmo volentieri a meno. Oggi il nostro silenzio è quasi impossibile, e il silenzio del mondo ha un che di inesorabile, talvolta minaccioso, perché quando il corpo appare, il suo umore-rumore è quasi insostenibile. Forse il silenzio peggiore è quello inevaso dell'amore. L'amore puro dei genitori, quello dei compagni di cui ci si fidava, delle persone (personne) che ci dovrebbero affiancare per una promessa di eternità troppo spesso tradita. Mani di bambini che tendono verso l'alto e non trovano abbracci, ma silenzi. E allora ripongono le mani in braccia conserte, rivolte verso di sé, verso giochi 'visti di spalle' dagli adulti, giochi dai quali veniamo esclusi, e nei quali ospite privilegiato è invece la solitudine. Una tenerezza infinita dovrebbe renderci capaci di parlare a questi silenzi infantili, 59 riempirli di rumore gioioso, un sottofondo immaginativo che eviterà loro, in futuro, di colmare quel vuoto col sottofondo artificiale di uno schermo televisivo acceso per tutta la notte; col chiacchiericcio artificiale della radio sempre accesa mentre guidiamo; con le parole vuote di senso, prive purtroppo ormai del loro retaggio sacro, che incasellano le cerimonie del nostro incedere (chiesa o stato) lungo la vita professionale o privata. Dovremmo tornare alle parole originarie, quei ''cagnolini" menzionati in greco che secondo Wilde avrebbero acceso di verità storica la formula ormai vuota del vangelo. Per accedere alle briciole cadute sotto al tavolo di una mensa densa di senso. Un bambino che gioca da solo nella sua stanza. Seduto a terra col capo chino sui suoi personaggi, custoditi al centro di un cerchio (gambe e ginocchie leggermente piegate). Le spalle verso la porta, orecchie sorde al richiamo della madre, del padre, del fratello. La solitudine dell'arte nasce forse così, ed è forse paradossale che da questo silenzio nasca l'armonia della creazione. Come se immagini si sostituissero a mancate rappresentazioni, come se una affezione sostituisse l'altra, in un gioco di rinvii non sempre virtuoso, non sempre d'esito certo o favorevole al musicista, interprete, lettore, insomma all'attore che oggi è il frutto delle vicissitudini combinatorie e ibridate dell'arte. Lo sguardo verso l'orizzonte non torna su sé stessi, non si posa sull'altro per tornare al nostro egoismo inverato dal riconoscimento dei nostri caratteri, tratti, pratiche (di classe, 60 sesso, razza, comunità), più o meno intravisti nelle azioni o sui volti degli altri. Guardiamo al prossimo con autenticità solo se non vogliamo scorgere noi stessi, solo se il riconoscimento che intendiamo effettuare non è autoreferenziale, solo se l'altro non è uno specchio del sé. Quando il discorso si fa desueto il silenzio diventa essenziale. Esso è insostituibile. Così si va talvolta per sottrazioni, e gli insiemi complessi che ne derivano, ancorché giocare su molteplici linee polifoniche, multitraccia del sentire, si consentono pause nel discorso. La sottrazione diventa Dissonanza d'assenza («Scarlact»). Non silenzio, dunque, ma «silenzi»; mescolanze tra quantità estensive e intensive. Un percorso 'da/a' che presuppone almeno 'una' qualità: la continuità data dal semplice incremento uniforme delle quantità. È una traccia kantiana, e tuttavia essa è densa di occasioni e ricadute. Parafrasando possiamo dedurre qualità. Dal reciproco rinvio (eteroriferimento) di quantità estensive a quantità intensive germogliano memoria, altro, comunità... «Egli vide che l'amore era quel segreto che il mondo ha perduto e di cui i sapienti erano alla ricerca»: Wilde sta scrivendo di Gesù, il Quale comprese che il nesso fondamentale che muove il nostro agitarci è lo sguardo posato sugli altri, e non lo sguardo boomerang, quello che interpreta il prossimo come specchio che riflette solo il nostro ego. Ho sempre immaginato l'Amore, e, a 61 scalare, 'gli' amori, le amicizie, le conoscenze, i semplici incontri, come forme-ramo di un medesimo albero. Ho sempre pensato che l'Amore non è un 'clic' che si accende o si spegne; che anche quando ci si perde, l'amore è sempre lì, in forma diversa; che anche quando ci si smarrisce, non ci si incontra più, o ci si arrabbia per amicizie che non vanno come ci saremmo aspettati, ebbene quello che è in gioco è sempre l'Amore, in una gradualità differente, con colori sfumati. Mai solo bianco o nero; talvolta grigi; tanti grigi (è il caso in cui non ci accorgiamo che sempre di amore si tratta). Non è una visione 'romantica'; tutt'altro: è postmoderna, quasi alla Deleuze. Ma non è solo Deleuze, perché i suoi fili d'erba, molteplici ed esposti al vento ed alle prospettive, seguono invece e più verosimilmente - una logica perfetta ma insondabile, non accessibile agli abituali strumenti di conoscenza. A volte, solo alcune volte, la musica ci avvolge. Ci accarezza il cuore con un alone di comprensione. Come se avesse compreso già tutto, e ce lo confermasse proprio in quell'istante. È in fondo una musica... del silenzio. Essa ci racconta della sofferenza con voce malinconica. Ci guarda con tenerezza e sembra dirci: io ci sono. Condivido la tua storia. 62 opera popolare ‘A Maronna e’ l’Arco e ‘e fujenti di Teresa Tufano L’opera popolare “ A Maronna ' e l’Arco e ' e fujenti” nasce da una straordinaria intuizione dell’artista Mikele Buonocore,giovane cantautore napoletano emergente della nostra terra vesuviana. E’qui,infatti,nella terra vesuviana che da secoli è vivo il culto mariano della Vergine dell’Arco,diffusosi,poi in tutto l’hinterland campano ed anche oltre,culto religioso,ma anche amore universale per la “Mater matuta”la madre al cui cordone ombelicale ogni figlio è legato sempre, dal momento della nascita fino a quello della morte. Traendo spunto dai racconti dei miracoli della Vergine venerata nel Santuario anastasiano,Michele Buonocore fa un' accurata indagine storica ed antropologica della vita sociale del momento in cui avvengono gli stessi miracoli, curando gli ambienti,i costumi,le scene di vita quotidiana dell’effemeride di una umanità ancora genuina,in cui la persona non è stata ancora toccata dalle contaminazioni,spesso eccessive,di un ambiente profondamente modificato dalle intemperanze dell’uomo. In questo ambiente l’evento prodigioso, miracolo per il credente,fenomeno naturale per il laico,diventa 63 memoria da tramandare alle generazioni future,sia come oggetto di culto,sia come evento naturale fuori dell’ordinario.Il romanzo storico di Mikele Buonocore si esalta soprattutto nelle composizioni musicali dell’opera,nelle quali riecheggiano,fra l’altro, i suoni ed i canti dei contadini attorno ai falò, per l’auspicio di un buon raccolto,e dei tanti culti secolari propiziatori delle nostre terre vesuviane,che ancora si tramandano di generazione in generazione, e sono ancora presenti in tante manifestazioni locali, nei quali alla base c’è sempre il culto della divinità femminile, diventato culto della Vergine Maria nella tradizione cristiana, come si evince da tanti santuari Mariani presenti nelle nostre terre ( Madonna dell’Arco, Santa Maria a Castello, Pompei, Montevergine ecc). La musica di Mikele Buonocore è soprattutto musica contemporanea,nella quale non è passata inosservata l’eco dei suoni del maestro Roberto De Simone,di Eugenio Bennato,Carlo Faiello e Girolamo De Simone.Pertanto,il CD che raccoglie tutte le parti musicate dell' opera è una mirabile sintesi di contenuti antichi e forme moderne, con canti dolcissimi, ma, anche travolgenti,come nel canto dei fujenti.Michele Buonocore ha voluto in questo progetto la saggezza e l’esperienza musicale di Maurizio de Franchis tramutata in direzione artistica nell’opera e l’Istituto Comprensivo “ Francesco d’Assisi” di Sant’Anastasia con il suo coro di voci bianche. 64 rEsistenze Ciò che eternamente spira di Luca Buonaguidi L'uomo vive un luogo, nel nostro caso la meravigliosa e ammalata Italia, e abita una memoria. Una memoria rappresenta “una piccola ghirlanda di senso tra uomini che non sopportano l'oblio di altri uomini”. “La vita non è qualcosa di personale”. Non esiste un punto dove fissare i propri limiti in modo da poter affermare: fino a qui, sono io. Ed io oggi non so dove finisco io e dove iniziate voi. Il sentimento che guida la nostra generazione è la nostalgia di un “altrove” significante, utopico e distante. Oggi il sentimento coincide con la sensazione dell'essenza dell'assenza e di cui solo i grandi “Veggenti” hanno sentore e presagio in anticipo sui tempi. “Il poeta che non si sottomette è un uomo mutilato”. Non si può dire che non abbiano pagato il dazio richiesto per l'alta visione ricevuta. Sono i martiri del rapimento estatico. “Mozart è morto solo, accompagnato alla fossa comune da un cane e da dei fantasmi. Renoir aveva le dita rovinate dai reumatismi. Ravel aveva un tumore che gli risucchiò di colpo tutta la musica. Beethoven era sordo. Si dovette fare la questua per seppellire Bela Bartok. Rutebeuf aveva fame. 65 Villon rubava per mangiare. Chatterton si uccise con l'arsenico piuttosto che morire di fame. Aveva diciassette anni” Oggi “viviamo in un'epoca epica ma non abbiamo più niente di epico”. Se esiste ancora tutta questa delicatezza, ed esiste, qualcuno dovrebbe aver cura di mostrarcela. Chi si occupa di cultura in Italia dovrebbe ricordarsi che la Cultura non è un ufficio di antropometria o contabilità, che non si può comprare o vendere tutto, che non bastano i magnetofoni a ricordare le "voci ormai spente”. Oggi è necessario schierarsi e scegliersi una parte dietro questa attuale linea gotica culturale, dove vivere e abitare e dove i neri e i rossi non sono uguali. Perchè uguali non sono. “I canti più belli sono quelli di rivendicazione”. Invochiamo e sosteniamo questa resistenza culturale. Gioiamone! “Resistere contro ogni velleitarismo” scriveva Gramsci dietro le sbarre dove l'avevano sbattuto, “perchè ci sono parole che sono come canarini che uno strozza fra le dita”, e queste parole resistono all'ignoranza, alle dittature, ai secoli. Non è morto ciò che eternamente spira. “I versi devono fare l'amore nella testa dei popoli” Oggi sciogliamo l'impasse. 66 Diario di bordo di Carlo Mormile Maggio 2003 Concorso di Canto Lirico F. Albanese. “Hai un viso noto.” “Forse mi hai visto in tv sul satellite. Presento il Tg di Rai News 24.”(1) “Spiacente non vedo quasi mai la tv e non ho il satellite.” “Forse abbiamo amici comuni?” “Forse.” La discussione continua ancora finché l'amica comune salta fuori: Daniela (2). Dicembre 1992 Mostra di Futuro Remoto. Daniela. Ricordavo la sua voce calda e profonda sin da quando ero studente al Conservatorio. Peccato che sia solo io a vederla così. Gli altri la vedono come il classico contralto barocco. Altro che femminilità. Quando mi hanno detto che dovevo scrivere un brano per lei avente come tema il Mare Nostrum Citreum, non ho esitato un istante. Immediata l'immagine di una sirena che sulla scena seduce il suo Ulisse (3). 10 Novembre 2003 Messaggio sulla mia posta elettronica. Grazie, Carlo. Sei una persona speciale, e mi fa piacere tanto averti conosciuto! Grazie anche per le musiche, bellissime, che ho ascoltato l'altra sera, in compagnia... ma che voglio riascoltare, da sola e poi dirti. Sarò felice di rivederti alla presentazione. Se ti va, puoi intervenire dal pubblico e dire, come compositore, quello che ti pare sulla mia poesia, anche dal punto di vista della musica... Mi farebbe piacere. Ci saranno altri interventi dal pubblico... Potresti farlo per me? Grazie. Un forte 67 abbraccio. Luigia 27 Novembre 2003 Roma Presentazione del libro “C'è un padre” di Luigia Sorrentino. Ho accettato di intervenire sulle poesie di Luigia, ma in questo momento capisco di essermi spinto imprudentemente oltre. La sala è piena di critici letterari e giornalisti, e come musicista mi sento francamente un pesce fuor d'acqua. Mi affiderò alle indagini di relazione testo musica. È quello che normalmente faccio nel mio lavoro d'insegnante. Speriamo vada bene. 4 Marzo 2011 L'applauso del pubblico è stato caloroso. Ho sudato veramente freddo quella sera, ma è stata solo una mia paura, che non ho mai confessato a nessuno, neanche a Luigia. Ricordo i complimenti ricevuti e ne sono davvero orgoglioso. Ero riuscito a entrare così profondamente nel pensiero dell'autrice che qualcuno mi chiese da quanti anni io conoscessi Luigia. 17 Maggio 2004 Dalla mia posta elettronica a Luigia Sorrentino.…Mi tace tutt'intorno motore andato in pezzi? No. Riparte lentamente ma non ha più la strada né sa dove conduce.… 21 Maggio 2004 Messaggio sulla mia posta elettronica. … Posso infuturarmi ogni giorno, come se fosse l'ultimo. Un abbraccio. L. 23 Maggio 2004 Dalla mia posta elettronica a Luigia Sorrentino. …Mi piace molto il concetto d'infuturarsi, e sin da adesso ti annuncio che prima o poi, anche se è un saccheggio, lo userò anch'io… 4 Marzo 2011. Sì. La poesia è sempre stata una delle mie passioni coltivate in un ambito strettamente privato. Non ho mai pensato di rappresentare una mia poesia, anche perché la mia poetica si esterna - spero nel migliore 68 dei modi - con il linguaggio musicale. Tuttavia l'incontro con Luigia è importante perché è il confronto con un poeta, ovvero l'esplorazione di una parte di me, celata ma presente. 28 Marzo 2006 Passo oltre il Valico. È un anno particolare questo. Non è partito con il piede giusto. Tuttavia sento un'energia strana. Non capisco se devo attribuirla alle congiunzioni astrali, oppure mi è comparsa da quando faccio gli esercizi dei cinque tibetani (4). Qualche giorno fa Marisa (5) ha eseguito alla Feltrinelli “Passo oltre il valico”, brano che ho scritto nel 2001 su testo di Novalis in occasione del bicentenario della morte del poeta tedesco. È stata quella la prima volta che mi sono misurato con un testo di poesia pura. La poesia per musica è, infatti, altra cosa. In questo caso la poesia cede in alcuni dei suoi aspetti per fare spazio al mondo dei suoni. Musicare una vera poesia è un'impresa improba. Forse è proprio per questo motivo che la cosa mi comincia a stuzzicare. È strano che questi pensieri così belli e profondi partoriscano in un luogo così banale come può essere il traffico napoletano. In questo insulso tran tran si accende forte un'idea. Musicare i giovani poeti italiani e realizzare un disco. Ne devo parlare a Luigia. Potrebbe darmi qualche suo testo e quello di qualche suo amico. Una bella sfida. Sì. Per me che sostanzialmente avrei preferito viaggiare libero nei mari del mondo, non c'è cosa che più bella che oltrepassare il valico dell'ignoto e conquistare nuove terre e nuovi orizzonti. 16 Giugno 2006. “Ciao Carlo. Domani sera mi accompagneresti a Baronissi? Devo intervistare Maurizio Cucchi (6) che è ospite della Casa della Poesia”. “Ti accompagno volentieri. Ma sei sicura che non saremo solo in tre. Io te e Cucchi?” Il dubbio è forte. Domani la Nazionale di calcio giocherà una partita del mondiale. Ma la voglia d'incontrare Luigia e di conoscere uno dei maggiori poeti italiani è più forte di qualsiasi altra cosa. Nello scorso 69 aprile Luigia mi ha inviato svariate sue poesie unitamente a quelle di alcuni suoi amici. L'incontro di domani sarà l'occasione per confrontarmi con lei sul progetto che ho immaginato nello scorso marzo. 17 Giugno 2006 Baronissi (Sa) Casa della Poesia. Sono stupito. Pensavo che a questo incontro ci fossero solo tre persone data la concorrenza televisiva. Invece noto con piacere che la sala è piena. Evidentemente la cultura in Italia ha ancora un suo peso, nonostante l'insulso bombardamento mediatico della nostra tv preoccupata solo di controllare e manipolare la coscienza delle masse. Maurizio Cucchi è un personaggio interessante. Proprio sul calcio riferisce un dato molto particolare. Quando la televisione non era così presente nel mondo del pallone, scrivere di calcio era un ottimo esercizio retorico. Lui stesso l'ha praticato agli inizi della sua carriera per alcuni quotidiani. In ogni modo la cosa più importante di questa sera sono state le riflessioni sui materiali poetici che mi ha inviato Luigia. Durante il viaggio in macchina abbiamo parlato a lungo di questa cosa e sento che l'operazione immaginata qualche tempo fa prende corpo. 7 Agosto 2006 Ischia (Na) La nascita – Luigia. Sorrentino. ha la forma di uno scudo l'ala che si spinge esternamente su ciascun lato a millimetri… “Sì. Ho cominciato dalla tua poesia. Perché s'incomincia sempre con una nascita… In questo momento sono seduto sul porto e guardo le barche che entrano ed escono freneticamente. Ti farò sapere come evolve il tutto perché questa vacanza è dedicata alla scrittura delle poesie che mi hai inviato…” 22 agosto 2006 Ischia Gennaio Paola Febbraro (7). Io devo custodire un cuore misterioso Io devo custodire un'ombra… 70 Sono seduto in riva al mare. È un punto distante dalla spiaggia e posso immergermi nei miei pensieri. Qualcuno pensa che in una giornata così calda e con così tanto sole sia impossibile pensare all'inverno. Invece in questo momento non faccio altro che pensare ai versi della Febbraro. D'improvviso sento risuonare nella mia testa il tema dell'Inverno di Vivaldi. Scatta subito un'immagine. Nevica. Dallo stereo risuonano le note dell'Inverno. Afferrato a un angolo di una finestra, guardo il grigio paesaggio e canticchio i versi della Febbraro come contrappunto alla colta citazione. 27 Novembre 2006. “Ciao Carlo. Il concerto è andato benissimo. La sala del Conservatorio era tutta piena. Ma la cosa più importante è che i tuoi arrangiamenti sono piaciuti tantissimo a Laura.(8)” “Grazie Antonella. Quando ci vediamo per Natale, ne riparliamo". Antonella Aloigi, violinista. L'ho conosciuta lo scorso anno quando è venuta a insegnare al corso «Vacanze Musicali» che l'associazione che presiedo organizza per giovani strumentisti ad arco. In questi corsi scrivo gli arrangiamenti orchestrali per i ragazzi. Antonella ha una sua associazione a Milano che svolge un'attività simile a quella della mia. Quest'estate mi ha chiesto gli arrangiamenti per questo concerto che doveva fare con i suoi ragazzi al Conservatorio di Milano. Ho accettato volentieri. Ho stima di Antonella che con i giovani musicisti lavora davvero bene. 16 Gennaio 2007 Stamattina ho parlato al telefono con Laura Moro. Lei e Antonella vogliono realizzare un progetto di elaborazioni facilitate per due violini che abbracci vari periodi storici. Le elaborazioni facilitate dovrei farle io unitamente alle note storiche. Antonella curerà la parte tecnica e inciderà i CD che dovranno essere allegati ai libri. Totale dei libri da realizzare: quattro. Suppongo che il progetto che ho con Luigia dovrà subire uno 71 stop. 22 gennaio 2010 Messaggio sulla mia posta elettronica. Gentile Maestro, su suggerimento di Laura Moro le chiedo di inviarmi al più presto la sua biografia per il comunicato stampa di Alighiero. Saluti Alice Bertolini Ufficio Stampa Edizioni Curci Con la stampa di Alighiero Romantico è terminato il ciclo dei quattro libri di elaborazioni facilitate per due violini. Sono contento di quanto prodotto, ma adesso sento di dover riprendere quanto trascurato in passato. Il progetto che avevo con Luigia vorrei recuperarlo, ma innanzitutto devo ripensarlo alla luce del tempo trascorso. Nel tempo è maturata in me una perplessità. Fare un disco di sole liriche può essere monotono? Probabilmente sì. In questo caso qual è l'ipotesi migliore? Devo rimettere in moto i pensieri e forse troverò una soluzione. Forse… 23 Marzo 2010 Oggi ho parlato con Gennaro (9). Ho pensato di fare un progetto di CD con l'orchestra Collegium Philarmonicum, omonimo gruppo strumentale dell'associazione che Gennaro ed io abbiamo costituito nell'ottobre 2002. Questo progetto riprenderebbe in parte quello che avevo con Luigia, ma è integrato dai brani strumentali in una sorta di contrapposizione tra lirica e musica pura. 4 Luglio 2004 Landscape Sono alle prese con gli arrangiamenti che i ragazzi dovranno studiare al prossimo corso di «Vacanze Musicali». Tra un'elaborazione e un'altra mi è venuta di getto un'idea. Al prossimo corso i ragazzi possono studiare un brano che contenga le principali difficoltà tecniche degli strumenti ad arco e al tempo stesso possa essere gradevole da suonare? Ho cominciato a improvvisare sul pianoforte alcuni moduli e come d'incanto questi aridi moduli tecnici hanno preso forma. La forma di un paesaggio. Dedicherò il brano a Enrico, violinista un po' svogliato ma con l'orecchio assoluto, allievo di Gennaro e soprattutto figlio mio. 72 17 Settembre 2010 Stasera Gennaro è venuto a casa mia. Obiettivo: lavorare alla preparazione del disco. Innanzitutto bisogna individuare una voce che canti i miei brani. “Sono brani adatti a una voce scura.” “Concordo.” E mentre rispondo a Gennaro, capisco che quella voce scura che avevo immaginato scrivendo le liriche era quella di Daniela. Un cerchio logico, e magico, si chiude. Non resta che programmare i tempi dell'incisione. 4 Marzo 2011 Dal 22 febbraio stiamo registrando. Occorrerà ancora tempo per finire il disco, ma il tutto sembra ben avviato. Se questo lavoro discografico incontrerà o no il favore di chi lo ascolterà, non mi è dato sapere, ma è giusto che un percorso interiore si completi e lasci posto a nuovi orizzonti. NOTE (1) Luigia Sorrentino giornalista di Rai News 24. (2) Daniela Del Monaco. Contralto docente presso il Conservatorio di Napoli. (3) Il brano era strutturato per voce di Contralto Percussione e Virtual Instrument. La cantante e il percussionista sviluppavano un'azione scenico-musicale che richiamava la leggenda della sirena e di Ulisse. Il percussionista era Alfio Antico, musicista pop che era stato per molti anni componente del gruppo Musica Nova di Eugenio Bennato. (4) I cinque tibetani, sono una serie di esercizi (secondo alcuni riconducibili allo yoga) che furono divulgati per la prima volta da Peter 73 Kelder nel suo opuscolo "The Eye of Revelation", in seguito ristampato come "Ancient Secret of the Fountain of Youth" e pubblicato in lingua italiana come "I cinque tibetani". (5) Marisa Portolano. Cantante. Componente del Laboratorio Corale San Pietro a Majella, gruppo di supporto della classe di Musica Corale e Direzione di Coro del Conservatorio di Napoli, da me fondato nell'anno 2002. (6) Maurizio Cucchi (Milano, 20 settembre 1945) poeta, critico letterario, traduttore e pubblicista. (7) Paola Febbraro, poetessa e scrittrice. Marsciano (Pg) 9/1/1956 Roma 22/5/2008. (8) Laura Moro Edizioni Curci, direttore editoriale. (9) Gennaro Cappabianca direttore d'orchestra e violinista. Direttore artistico dell'associazione Collegium Philarmonicum. 74 i dischi di konsequenz ImprovvisAzioni vesuviane di Antonello Neri Note sul disco “ImprovvisAzioni vesuviane” Iren 1-2-3-4 consta di quattro momenti dove la storia è nel primo e nel terzo con due affioramenti bachiani e diviene realtà nei restanti due. Una guerra illustre contro il tempo fu in sostanza detto essere la musica, ricorrendo al concetto contenuto nell'apertura manzoniana. Quel che si ha da dire è che la storia esiste FUORI della musica; è proprio la musica che rivela questo straordinario anello conoscitivo e lo riflette in se stessa. NON CONFUNDAR. Sì, perché sarei un mistificato(re) se aderissi alla funesta idea che, siccome in musica il tempo può essere fermo (e fermato), esso in realtà non esiste. A Maria Antonietta la testa gliela tagliarono sul serio. Deriva piantata nell'oggi è questa musica dove anche la memoria di attimi di passato eccelso deve divenire controcultura, strappata al dominio e alla sua dominante ideologia, che non domina il mio cervello. 75 Antonello Neri nasce all'Aquila nel settembre del lontano 1942, e ha vissuto in vari luoghi ma principalmente a Roma. Ha operato nel campo della musica contemporanea e di ricerca, sia componendo e sia improvvisando al pianoforte e con strumenti elettronici. Ha composto per il teatro d'avanguardia. Ha suonato in diversi luoghi del pianeta terra. Ha insegnato Lettura della Partitura nel Conservatorio A. Casella dell'Aquila e molto collaborato con la Società dei Concerti B. Barattelli di quella città. Ha tenuto corsi sul cromatismo musicale presso l'Accademia di Belle Arti di Roma. Ha tenuto corsi d'improvvisazione presso la N.Y. University. 76 recensioni: dal giornale della musica Popular Games di Ciro de Rosa Max Fuschetto Popular Games Hanagoori Music/Konsequenz, 2009 Il polistrumentista sannita rappresenta un'Italia di musicisti e compositori giovani e sensibili, perfino coraggiosi per la loro ricerca estetica, che sfuggono sovente alla visibilità perché distanti dai centri mediatici del fare musica. Il suo album, che si presenta con una garbata copertina ammiccante all'Art Déco, scorre lungo molteplici direttive: pop, elettronica, jazz, camerismo, primo '900 colto, minimalismo, stilemi world, modi di derivazione tradizionale orale. Fuschetto tesse combinazioni armoniche e stratificazioni melodiche, giocando con la fruibilità dei temi che non si traduce mai in piattezza o banalità. Il senso di questa articolazione sonora si trova nell'apertura di “A sud delle nuvole” ma non meno illuminato è il pianismo poetico di “Ye moon ye lo” e di “Bianco su nero”, dove interviene Girolamo De Simone, sodale di Max in numerosi progetti. Moduli iterativi con uso dosato di loop prevalgono nell'immaginifica “Fase Rem”. Ci trasportano nel mondo arbëreshë molisano, complice l'ugola di Antonella Pelilli,“Valle Valle” e “Portami con te”: la prima presenta un incisivo innesto percussivo di fattura afro, nel quale si riconosce la 77 mano di Giulio Costanzo leader dell'ottimo ensemble molisano Percussioni Ketoniche, la seconda combina orecchiabilità e tratto compositivo colto. Il violoncello di Silvano Maria Fusco guida “Beat of blue” rivisitazione della beatlesiana “Happiness”. Si finisce con “Bill's mood”, bel tributo a Bill Evans. Tra i tanti comprimari, segnaliamo anche Pericle Odierna (clarinetto) e Pasquale Capobianco (chitarre). Il booklet accoglie una sorta di diario di lavoro vergato da Fuschetto, interessante finestra sulle sue procedure compositive. La recensione è apparsa sul «Giornale della Musica». Viene qui riprodotta per gentile concessione dell’Autore 78 recensioni: da killedincars Ai piedi del monte di Francesco Bergamo Girolamo De Simone Ai piedi del monte Hanagoori Music/Konsequenz, 2010 Girolamo De Simone è una delle figure chiave dell'avanguardia musicale italiana contemporanea, ma il suo nome è ancora troppo poco conosciuto perfino alla maggior parte delle persone che hanno familiarità con il lavoro di Luciano Cilio e di Giuseppe Chiari, la cui eredità musicale vive oggigiorno, in parte, proprio grazie a lui. Dato che è il migliore conoscitore e interprete del lavoro di Cilio, qualcuno sicuramente ricorda il suo contributo pianistico in Dell'universo assente, la bellissima edizione della Die Schactel di Dialoghi dal presente. Al di là di questa eredità, Girolamo è uno dei più talentuosi compositori e pianisti della sua generazione, con la sua profonda attenzione verso i dettagli sonori, il suo unico approccio alla rappresentazione musicale della malinconia, e un afflato mistico che pervade tutte le sue composizioni e i suoi scritti. Da questi tre punti di vista, Ai piedi del monte sta da qualche parte tra Dell'universo assente di Luciano Cilio e il suo bellissimo Shama (anche questo su Die Schachtel), dove le atmosfere erano astratte e impalpabili, ma costruite con grandissima cura anche mediante l'elaborazione dei suoni (pianoforte, voci, field recordings, musica trovata) con l'elettronica. Ai piedi del monte è apparentemente il suo lavoro più 'classico', ma se ci concentriamo sulle tecniche che ha scelto qui per suonare il suo pianoforte, e se prestiamo attenzione al contesto culturale prescelto, ci accorgiamo di 79 quanto sia originale. Il monte del titolo è il Somma, a ridosso del Vesuvio, un punto di riferimento paesaggistico nella baia di Napoli, e Girolamo vive alle sue pendici; tra gli scopi dell'album c'è quindi quello, esplicito, di relazionarsi con le più profonde tradizioni della sua terra. Il titolo del pezzo introduttivo, Fabulae Contaminatae, è già una chiave di lettura per comprendere il suo approccio in questo disco, mentre il pianoforte solo ci trasporta in uno stato mentale malinconico, tra la tradizione classica italiana, fortemente emozionale, e la leggerezza dell'Harold Budd di The Room. Se mi si chiedesse quale sia il pezzo che ho più ascoltato in assoluto quest'anno, risponderei senza dubbio: Fabulae Contaminatae; mi rasserena e mi rincuora, ogni volta. La maggior parte delle altre tracce mostra la musica di Vincenzo Romaniello da un nuovo punto di vista, etereo, costruendo le scenografie per diverse atmosfere musicali, guardando alle origini della tradizione napoletana: Romaniello ha avuto un'influenza determinante sul suo allievo Renato Carosone, riconosciuto come il più rinomato simbolo della Canzone Napoletana, e ha trascorso gli anni più importanti della sua carriera vivendo proprio a Somma Vesuviana. La maestria di De Simone nel rielaborare materiali esistenti può essere più agevolmente intuita nel lungo brano Il tramonto e Donizetti, che egli definisce una “parafrasi da Gaetano Donizetti”, e dove una delle arie italiane più famose viene completamente trasfigurata, da una condizione passionale a una spirituale. Verso la fine dell'album, le tracce 7 (Canto dell'Arco, un pezzo tradizionale, che ci porta tra le strade di Napoli con la sua luce e il suo movimento), e 8 (Inno alla Vergine) sono suonate con una Spinetta Neupert, mentre l'ultima La Verna è stata registrata al convento della Verna con l'organo trovato lì, che conduce l'ascoltatore dall'oscurità alla luce, con la miracolosa apparizione delle campane della chiesa nel finale. La recensione è apparsa su «Killedincars». Viene qui riprodotta in lingua italiana per gentile concessione dell’Autore 80